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Silvano Micele Difensore Civico della Regione Basilicata

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Intervento<strong>Silvano</strong> <strong>Micele</strong><strong>Difensore</strong><strong>Civico</strong><strong>della</strong> <strong>Regione</strong><strong>Basilicata</strong>G L I A T T I D E L C O N V E G N O


La profonda evoluzione che il concetto di diritti umani ha subito nel corsodegli anni si è accompagnata ad un contemporaneo forte ampliamento<strong>della</strong> mappa dei diritti sociali e di cittadinanza, conseguente alletrasformazioni economiche, sociali e culturali che hanno interessato, inparticolare, la nostra società.A fianco delle tradizionali istanze di "quando eravamo tutti più poveri"per dirla con il titolo di un libro di alcuni anni addietro (lavoro, salute,casa, istruzione) se ne sono avvertite altre più legate al progressoeconomico, alla crescita industriale, allo sviluppo <strong>della</strong> tecnologia chehanno contribuito a modificare profondamente il modo di vivere deicittadini.Si sono affermati cosi nuovi diritti (informazione, ambiente, tempo libero,privacy, pubblica amministrazione, parità e pari opportunità, e via diseguito) che hanno trovato riconoscimenti formali nell'ordinamentogiuridico dello Stato e in quello internazionale.E, però, nonostante i riconoscimenti e gli strumenti di protezione apprestatianche a livello internazionale, restano ancora grandi le difficoltà nelgarantire l’effettivo e pieno godimento di molti di questi diritti, inparticolare nella sfera dei diritti del lavoro, dei diritti umani e sociali.La traduzione dei principi in politiche concrete in grado di garantire ilpassaggio dal riconoscimento del diritto al suo effettivo godimentoincontra ancora ostacoli, resistenze, contraddizioni che, a volte, rischianodi svuotare di contenuto anche l’affermazione del principio e di crearenei cittadini uno stato di delusione e di disaffezione verso le istituzioni.Occorre, quindi, uno sforzo serio, concreto, per superare questi ostacolie soprattutto, io credo, occorre un’azione sinergica dello Stato, delleRegioni e delle Amministrazioni locali se si vuole pervenire a risultatipositivi.Il problema, com’è ovvio, riguarda i diritti di tutti i cittadini e riguarda,con una peculiarità particolare, anche i diritti dei minori, a proposito deiquali voglio ricordare che tra due giorni ricorre il 16° anniversario <strong>della</strong>Convenzione sui diritti del fanciullo fatta a New York il 20 Novembre 1989,9


10che il nostro paese ha ratificato con la legge n. 176 del 27 maggio 1991.Con legge n. 77 del 2003 il Parlamento italiano ha poi ratificato e datoesecuzione alla Convenzione Europea sull’esercizio dei diritti dei minoriadottata dal Consiglio d’Europa a Strasburgo il 25 gennaio 1996.Si tratta di due documenti fondamentali in materia di diritti dell’infanziacon i quali gli organismi internazionali, tra l’altro, sollecitano gli Statiad adottare misure e strumenti che, da una parte, incoraggino la promozionee l’esercizio dei diritti dei minori, e dall’altra, favoriscano il ricorso allamediazione e a metodi di soluzione dei conflitti in grado di prevenire edi evitare procedimenti che coinvolgano i minori dinanzi ad un’autoritàgiudiziaria.E’ quello che comunemente viene definito il sistema non giudiziario ditutela pubblica dei diritti dei minori che si colloca tra l’autorità giudiziaria(il Tribunale dei minori) e l’apparato dei servizi socio-sanitari, “in unaposizione di garanzia e di sussidiarietà, attraverso il quale trova attuazioneil principio dell’effettività dei diritti”.Sappiamo tutti che in Italia queste sollecitazioni, a differenza che innumerosi altri paesi, non si sono tradotte nella istituzione di un organismonazionale che avesse appunto le funzioni e le caratteristiche indicatedalle convenzioni e dalle risoluzioni internazionali alle quali pure l’Italiaha aderito.Le diverse proposte di legge per la istituzione del Garante Nazionale peri diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, unificate in un testo unico, sisono infatti arenate in Commissione al Senato ed è quindi impensabileche in questo scorcio di legislatura possano trovare un approdo positivo.E’ auspicabile che il prossimo Parlamento possa recuperare il terrenoperduto e approvare una legge che, attraverso l’istituzione del Garante,sia in grado di soddisfare l’esigenza di assicurare all’infanzia e all’adolescenzauna tutela più ampia di quella attuale e una protezione dei diritti dei minoriin ambiti diversi da quelli giurisdizionali. Questo auspicio vale anche perla difesa civica che in Italia manca ancora di una legge-quadro generalee, all’interno di questa, <strong>della</strong> figura del <strong>Difensore</strong> <strong>Civico</strong> Nazionale.


Così come appare sempre più evidente l’opportunità che, indipendentementedal percorso nazionale, il Consiglio Regionale di <strong>Basilicata</strong>, continuandonella consolidata tradizione di attenzione e sensibilità verso il tema deidiritti (non dimentichiamo che la <strong>Regione</strong> <strong>Basilicata</strong> è stata tra le primead approvare l’istituzione del <strong>Difensore</strong> <strong>Civico</strong> e che nel panorama dell’Italiameridionale ci sono Regioni ben più grandi che ne sono ancora sprovviste),voglia procedere alla istituzione del garante regionale dei diritti dei minori,così come hanno già fatto il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, le Marche eil Lazio.Risulta che, in tal senso, sono state presentate o sono in corso di elaborazionealcune proposte di legge che puntano a dare piena attuazione ai dirittidei minori nella direzione indicata dalla Convenzione di New York e dallaCarta Europea di Strasburgo.So che sulla costituzione dei garanti regionali dei minori vengono avanzate(anche nel dibattito nazionale) obiezioni che nascono dalla preoccupazioneche la inflazione di questo strumento di tutela non giurisdizionale potrebbeavere effetti negativi di frammentazione (di cui peraltro già si avvertonoalcune avvisaglie) e di indebolimento <strong>della</strong> Difesa Civica, che negli ultimitempi in Italia ha subito alcuni interventi riduttivi delle sue funzioni.Penso alle recenti sentenze <strong>della</strong> Corte Costituzionale sul potere di nominadei commissari ad acta nei confronti delle Amministrazioni locali e allanuova legislazione del diritto di accesso adottata dalla legge n. 15/2005.E’ una preoccupazione che io personalmente non condivido perché ritengoche la specificità delle problematiche dei diritti dell’infanzia edell’adolescenza sia tale da richiedere un organismo altamente qualificatoe specializzato, del tutto autonomo da altri istituti di tutela. Né miconvince l’osservazione sull’indebolimento <strong>della</strong> difesa civica.Resto, infatti, convinto che il problema del rafforzamento <strong>della</strong> difesacivica non si affronta rivendicando in testa al <strong>Difensore</strong> <strong>Civico</strong> nuovecompetenze o poteri coercitivi o sanzionatori, ma creando le condizioni,legislative e amministrative, perché l’istituto possa svolgere al meglio lesue funzioni.11


12Sotto questo aspetto (permettetemi questa breve parentesi) credo siaormai indispensabile (così come lo stesso Consiglio Regionale ha da temporiconosciuto) porre mano ad una nuova legge sulla difesa civica,considerando che quella attuale risale ormai al lontano 1986 e che daallora nel campo <strong>della</strong> Pubblica Amministrazione le innovazioni introdottedalla legislazione nazionale sono state profonde e hanno cambiato allaradice il rapporto tra cittadino e apparato burocratico.Nel contesto di questo dibattito sulla figura, sul ruolo e sulle competenzedell’istituendo garante regionale per i diritti dei minori deve trovareposto anche una riflessione sulle prospettive <strong>della</strong> Consulta regionale diprotezione e pubblica tutela dei minori, istituita con la legge regionalen. 1 del 2 gennaio 2003, con la finalità di consolidare e diffondere unamaggiore attenzione alla cultura dei minori.Una riflessione che, partendo da una valutazione estremamente positivadelle iniziative svolte, raggiunga il risultato di accentuarne la funzionedi promozione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di ridefinirneil profilo di strumento del Consiglio Regionale in materia di sviluppo <strong>della</strong>cultura dell’infanzia, di approfondimento <strong>della</strong> conoscenza <strong>della</strong> condizioneminorile in <strong>Basilicata</strong> e di formazione e di aggiornamento continuo deglioperatori.Ho detto all’inizio che i principi debbono tradursi in politiche concreteper assicurare l’effettiva fruibilità del diritto. La piena salvaguardia deidiritti dipende essenzialmente dalla capacità delle autorità locali eregionali di renderli concreti e reali, in particolare attraverso specifichepolitiche pubbliche al servizio del cittadino.Questo concetto mi porta ad una considerazione su un problema, che mioccupa spesso nella mia attività di <strong>Difensore</strong> <strong>Civico</strong> e che non ho mancatodi sottolineare nelle mie relazioni al Consiglio.Intendo parlare dello stato di vera e propria frustrazione in cui viene atrovarsi il cittadino al quale la legislazione nazionale o regionale riconoscetutta una serie di diritti e che, poi, il più delle volte a causa <strong>della</strong>limitazione delle risorse economiche, di fatto si vede negate le prestazioni


collegate a questi diritti. Penso, ad esempio, al grave disagio che viveil mondo <strong>della</strong> disabilità costretto ad ogni finanziaria a fare i conti coni tagli al fondo per le politiche sociali, che rendono più difficile il rispettodei loro diritti, dall’abbattimento delle barriere architettoniche agliinsegnanti di sostegno, alle pensioni di invalidità, al lavoro.Di qui la necessità di adottare tutte le misure necessarie per dare pienae coerente attuazione ai contenuti <strong>della</strong> legge-quadro per la realizzazionedel sistema integrato di interventi e servizi (la legge 328 del 2000) il cuiarticolo 1 solennemente afferma che “la Repubblica assicura alle personee alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuoveinterventi per garantire la qualità <strong>della</strong> vita, pari opportunità, nondiscriminazione e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce lecondizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare,derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni dinon autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 <strong>della</strong> Costituzione”.E’ nel quadro dell’attuazione di questi principi che si deve dare rispostaanche all’esigenza <strong>della</strong> costituzione dell’osservatorio regionale sullepolitiche sociali, all’interno del quale prevedere un’apposita sezione perla protezione e pubblica tutela dei minori, in esecuzione di quanto previstodalla citata legge regionale n. 1 del 2003.L’osservatorio regionale per il disagio minorile, con compiti di raccoltae di elaborazione dei dati relativi alla condizione dell’infanzia edell’adolescenza in <strong>Basilicata</strong>, può essere un utile strumento perapprofondire la conoscenza di un mondo che, allo stato attuale, presentaampi margini di approssimazione e di lacunosità.Nell’avviarmi alla conclusione voglio svolgere un’ultima considerazionesu un aspetto che io ritengo molto importante nella nostra discussione.Mi riferisco al rapporto tra minore e informazione e alla necessità diassicurare in questo rapporto un alto livello di tutela del diritto allaprivacy del minore, alla esigenza di proteggerlo da interferenze, informazionie programmi che possono risultare dannosi alla sua crescita armonica eal suo processo educativo.13


14Viviamo in una società nella quale lo sviluppo tecnologico nel campo <strong>della</strong>comunicazione (televisione, internet, telefonia, giornali, ecc….) ha subitoaccelerazioni impressionanti; l’uso a volte disinvolto ed enfatizzato dellenotizie riguardanti i minori o la scelta di programmi che non presentanoun’utilità sociale e culturale o la proposizione di informazioni non corrette,non soltanto contrastano con gli articoli che la convenzione di New Yorkdedica al rapporto minore/informazione, ma finiscono per ledere il dirittoalla privacy, per nuocere alla crescita culturale del minore, per insinuarein lui l’immagine di una società dai valori non corrispondenti alla realtà.Il programma annunciato l’altro ieri da Kofi Annan e dal MIT di Bostonnel Summit di Tunisi sul controllo di Internet, denominato “un portatileper ciascun bambino del mondo”, costruito con una tecnologia innovativache punta a sostituire anche i libri di testo, dà la misura del peso semprecrescente che sul processo educativo del minore, dopo la famiglia e lascuola, ha il sistema <strong>della</strong> comunicazione di massa e quindi <strong>della</strong> necessitàche in questo settore più che in altri ci si attenga ad un profilo di equilibrioe di sobrietà.Di contro a questa preoccupazione, non sfuggono certamente i contributiimportanti che, a partire dalla ormai lontana Carta di Treviso per finirealle più recenti prese di posizione di tutti i soggetti interessati, in particolarela Federazione Nazionale <strong>della</strong> Stampa Italiana e l’Ordine dei giornalistihanno dato alla costruzione di una cultura dell’infanzia nel nostro paese,a salvaguardia <strong>della</strong> dignità e dello sviluppo equilibrato dei bambini edegli adolescenti, riuscendo a coniugare insieme rispetto dei diritti deiminori, diritto/dovere di cronaca, etica e deontologia dell’informazione.Spero di essere riuscito a darvi conto di ciò che intendiamo dibatterequesta sera (ovviamente le mie lacune saranno colmate autorevolmentedagli ospiti che saluto e ringrazio) e dall’obiettivo che vogliamo realizzare:contribuire a tenere viva l’attenzione dei soggetti istituzionali, scientificie professionali nonché dell’opinione pubblica più generale su un tema digrande importanza per la nostra società, quale è quello <strong>della</strong> condizionegiovanile, e degli strumenti pre-giurisdizionali di protezione e di garanzia


dei diritti di cui le istituzioni possono dotarsi per affrontare e risolverein una strategia comune i problemi e i bisogni dei minori.Grazie a tutti per la vostra partecipazione.15

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