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GINO PAOLI, EMOZIONI SENZA FINE - Siae

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ARTE CINEMA LETTERATURA MUSICA TEATRO RADIO TELEVISIONEVIVAVERDIIl giornale degli Autori e degli EditoriDISTRIBUZIONE GRATUITA - ANNO 76 - N° 5-6 - SETTEMBRE/DICEMBRE 2004<strong>GINO</strong> <strong>PAOLI</strong>, <strong>EMOZIONI</strong> <strong>SENZA</strong> <strong>FINE</strong>EDITORIALE il presidente Migliacci dice la verità MUSICA l'arte of ElisaINCHIESTA il "docu" dopo Michael Moore ANNIVERSARI Troisi, EduardoFICTION ecco il nuovo romanzo popolare REPORTAGE "Vivaverdi" a New YorkDVD il boom della musica da guardare TECNOLOGIE creative sì, maSocietà Italiana degli Autori ed Editori


Per chi ama lo sport, terrae mare hanno la stessa importanza.Audi e la vela.Anche quest’anno il richiamo del mare arriva fino sulla terra ferma.Ricomincia la stagione velica. Audi ne raccoglie la sfida, prendendoil largo con chi sa farsi strada anche in mezzo alle onde.Audi in Italia sceglie


VIVAeditorialeLA PURA VERITÀdi Franco MigliacciCronaca d’un attacco: prima, durante e dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha fattodecadere il Presidente e tre consiglieri per vizio procedurale, riconfermati poidall’Assemblea degli Associati il 21 dicembre. Codacons: “amici del popolo” e parcellearistocratiche. Cosa ha fatto la <strong>Siae</strong> in un anno e mezzo. Diritti in forte crescita.A un anno e mezzo dalla mia nomina a Presidentedella <strong>Siae</strong>, sento la necessità di scrivere questa letteraaperta agli Associati. Premetto che oggi vi scrivoda Presidente designato, insieme ai consiglierid’amministrazione Ivan Cecchini, Diego Cugia eGiovanni Natale, dall’Assemblea degli Associatidella <strong>Siae</strong>, tenuta il 21 dicembre del 2004;designazioni in attesa della ratifica da parte delQuirinale e del Ministero competente. QuestaAssemblea è stata convocata su indicazione delMinistero per i Beni e le Attività Culturali, per procederea nuove votazioni, resesi necessarie inseguito a una sentenza del Consiglio di Stato cheaveva fatto decadere per un vizio procedurale, nelleprecedenti elezioni, il Presidente e tre consiglieri.“Un’aggressiva campagnalegale e mediatica”Voglio innanzitutto richiamare qui la vostra attenzionesul fatto che sia in atto una aggressiva campagnalegale e mediatica orchestrata con l’obiettivo,chiaramente dichiarato, di commissariare la <strong>Siae</strong>per sottrarla al controllo della base associativa, agliautori ed editori, i soli che hanno il diritto di guidarlacon i rappresentanti legittimamente eletti.Attore principale di questo attacco alla <strong>Siae</strong> è ilCodacons, un’associazione di consumatori, che hainvocato il ritorno di un Commissario governativoalla guida della <strong>Siae</strong>, a causa di un vizio formale verificatosidurante l’assemblea del 26 giugno 2003 cheha eletto il CdA. Il Codacons dimentica però diricordare che la norma “violata” fu scritta proprio dalCommissario governativo, pochi minuti prima chel’Assemblea contestata si riunisse e che l’Assembleaera presieduta dallo stesso Commissario.Mi chiedo a quale titolo un’associazione di consumatoridovrebbe insinuarsi nelle vicende della<strong>Siae</strong>? Una risposta stupefacente la lancia lo stessoCodacons in un comunicato Ansa dell’11 dicembre2004 con il quale accampa “la garanzia di partecipazionealla gestione dell’Ente”, cioè della <strong>Siae</strong>,“anche da parte degli utenti e dei fruitori delleopere dell’ingegno”. Il Codacons giustifica questaassurda intromissione con la necessità di proteggerei consumatori dal caro prezzo degli audiovisivi!Ora, accertato che la <strong>Siae</strong> influisce sul prezzo degliaudiovisivi esclusivamente per quel che riguarda ildiritto d’autore, e secondo parametri allineati allamedia europea, è pacifico che il secondo obiettivodel Codacons - dopo quello di ricommissariare la<strong>Siae</strong> - sia meno elegantemente quello di deprezzaree erodere il compenso degli autori.Insomma, gli utenti, i consumatori, le emittentiradiotelevisive, gli organizzatori di spettacolo, iproprietari dei locali da ballo, della telefonia,dovrebbero essere - secondo il Codacons - imigliori gestori del diritto d’autore e sedere, quindi,fra gli organi sociali della <strong>Siae</strong>.“L’obiettivo del Codaconsè quello di deprezzare e erodereil compenso degli autori”Ora, in tutto il mondo considerato civile, le Societàd’Autori operano autonomamente, proprio pergarantire un adeguato ritorno ai loro aderenti, neiconfronti di chi ha interesse ad utilizzare le opere. IlCodacons ritiene che a rappresentare l’interessedegli autori e degli editori, non debbano essere glieditori e gli autori stessi, ma coloro che vedono ildiritto d’autore come il fumo negli occhi, cioè esattamentequelli che devono corrisponderlo.Basterebbe questo macroscopico conflitto d’interessia situare la <strong>Siae</strong> fuori dall’Europa e dalla Cisac(la Confederazione Internazionale delle Societàd’Autori). Infatti, nel diritto d’autore, vige la reciprocitàassoluta, perché – mi si perdoni la banalità,ma l’ignoranza grave insita in certe aggressioni mipersuade che sia giunto il momento di fare chiarezzaanche sull’ovvio - le opere tutelate nel nostroPaese non sono solo quelle italiane, bensì anchequelle straniere, e viceversa.L’avv. Rienzi, Presidente del Codacons, dichiarabonariamente di preoccuparsi della <strong>Siae</strong> e deldenaro degli autori e editori, ma non si era posto ilproblema né risparmiato quando presentò alConsiglio d’Amministrazione appena nominato,sue parcelle per 570.000 euro, pari a 1 miliardo 103mila di vecchie lire, come compenso per 7 causeamministrative in materia di ripartizione e statuto -peraltro non andate a buon fine -, patrocinate dacollaboratore legale della <strong>Siae</strong>, affidategli a suotempo dall’allora Commissario straordinario.Neppure si è posto questi problemi l’altro legale delCodacons, avv. Selmi, anch’essa officiata dalCommissario governativo, parte per le stesse causee parte per attività di consulenza, che a sua volta harichiesto quasi 250.000 euro alla <strong>Siae</strong>.“L’avv. Rienzi, Presidente del Codaconsnon si era posto il problemané risparmiato quando presentòal nuovo CdA parcelle per 570mila euro”Il Presidente appena eletto, cioè chi vi scrive e ilConsiglio d’Amministrazione si erano semplicementee doverosamente premuniti di far verificarenelle sedi legali appropriate, la congruità o menodei compensi pretesi dal Presidente e dall’altroavvocato del Codacons; compensi che erano sembrati(nell’interesse degli associati) spropositatirispetto all’impegno assunto da Rienzi e dalla Selmi.Se ciò non bastasse, giudicate voi stessi se le pretesedel Codacons non siano strumentali e artificiosequando la stessa associazione chiede, in uno deinumerosi ricorsi al Tar del Lazio, un risarcimento


di 10 milioni di euro (20 miliardi di lire) a nome diun proprio iscritto.E’ molto interessante, a questo proposito, citare lelettere che mi sono giunte da due importantiSocietà consorelle come la spagnola Sgae e la tedescaGema: “E’ con grande preoccupazione che holetto le ultime notizie che riguardano la <strong>Siae</strong>, relativead un’interferenza di un’associazione di consumatorinelle attività interne alla <strong>Siae</strong>. E’ stupefacente-scrive Enrique Loras a nome del Presidentedella Sgae - venire a sapere che una cosiddettaassociazione di consumatori, di nome Codacons,dovrebbe essere legittimata a contestare atti chefanno parte dell’autogoverno della vostra Società”.Reinhold Kreile, Presidente della Gema, aggiunge:“La vostra esperienza in Italia è un allarme per tuttele Società d’Autori degli altri Paesi e per la protezionedel diritto d’autore in generale, che è il cuorepulsante delle nostre organizzazioni, sempre sottopostoad attacchi da coloro che non voglionopagare o pagare al minimo i diritti d’autore.”Desta meraviglia che alcuni autori ed editori invecedi manifestare la loro ferma opposizione ai tentatividel Codacons di minare l’autonomia, l’indipendenza,l’autogoverno della <strong>Siae</strong>, ne cavalchino ogniricorso per impedire il ritorno della Società allagestione ordinaria da parte dei rappresentantilegittimamente eletti dall’Assemblea.Ciò lascia chiaramente intendere una grave spaccaturadi parte della base associativa - proprio quellaparte a me geneticamente più vicina - che non puònon rattristarmi e spingermi a voler assumere,quanto prima, ogni più opportuna iniziativa per unsereno e aperto confronto. Un confronto per ritrovarevalori comuni, per trovare anche nuove formedi gestione dei diritti d’autore e di sviluppo e tuteladel repertorio affidato alla <strong>Siae</strong>.“Ci vuole un confrontoper ritrovare valori comuni”Quanto alle critiche di scarsa rappresentanza dialcune associazioni in seno al CdA e ad altri organismidella <strong>Siae</strong> e d’immobilismo della Società, ritengoimportante fare alcune precisazioni. Questo CdAè stato una prima volta eletto a maggioranza relativail 26 giugno 2003. Destituito in parte, a causa delcitato vizio di procedura, lo stesso CdA è stato nuovamentedesignato il 21dicembre 2004, con la maggioranzaqualificata dell’Assemblea, a dimostrazionedella volontà degli associati di affermarne l’autonomiada ingerenze esterne, mentre 17 membri su64 cercavano di boicottarne i lavori, ancora unavolta, abbandonandola.Vale la pena ricordare che l’attuale Assemblea è stataeletta dalla base associativa composta da autori e daeditori di tutte le sezioni della <strong>Siae</strong> e che, per laprima volta nella storia della Società, nel CdA è statonominato anche un rappresentante della minoranzauscita sconfitta dalle elezioni. Questo rappresentante,Silvano Guariso, è stato scelto tra i componentidell’associazione di autori presieduta dallo stessoMogol (Uncla), che sembra essere oggi il più assiduooppositore a questo CdA e alla mia persona.Proprio Silvano Guariso mi ha sostituito nel recenteperiodo e va ringraziato per quanto ha fatto e continuaa fare. Devo anche ricordare che, per la primavolta nella storia della <strong>Siae</strong>, l’operato del CdA ècostantemente vagliato da un Comitato diverifica e controllo degli indirizzi dell’Assemblea,composto per il 50% da membri della minoranza epresieduto da un altro autore espresso dall’Uncla.Per la prima volta, infine, tutte le commissioni e icomitati sono composti da rappresentanti divisi inegual misura tra la maggioranza e la minoranza,presenti in Assemblea e il CdA ha sempre deliberato,nelle materie di competenza, nel senso dei pareriespressi da queste commissioni e da questi comitati.Cosa ha fatto il Cda in questo anno e mezzo?Ricordiamo che con il bilancio di previsione del2004 il CdA aveva denunciato di aver ereditatouna situazione che presentava una grave sbilanciooperativo tra entrate e uscite: la gestione economicapoteva, presumibilmente, chiudere inattivo solo grazie ad una entrata straordinaria dicirca 10 milioni di euro dovuta ad un creditovantato nei confronti dell’Erario.Intervenendo,sia sui costi che sulle entrate, il CdA ha potutoraggiungere l’obiettivo del pareggio senza farricorso all’entrata straordinaria prevista, ma nonancora corrisposta alla <strong>Siae</strong> dall’Erario.Nell’attuale fase di stagnazione economica, anchel’industria culturale risente di una marcata crisi deiconsumi. Inevitabile aspettarsi una riduzione ancheper il diritto d’autore collegato direttamente al consumo,o meglio alla fruizione delle opere dell’ingegno.“Per la prima volta nella storia della <strong>Siae</strong>,nel Cda è stato nominato un rappresentantedella minoranza”Invece, nel 2003 la <strong>Siae</strong> è stata in grado di ottenerenel settore musicale un aumento dei diritti del6,5% e questo per una serie di fattori (più incisivitànei controlli, importanti accordi siglati, capacità dimonitorare nuove forme di utilizzazione) tuttiimprontati ad una maggiore efficienza e a un’ottimizzazionedelle risorse della Società.In un settore notoriamente in difficoltà, comequello della discografia, i diritti sono cresciuti del5,6% e per i Dvd musicali sono aumentati addiritturadel 43,7% nello stesso anno.L’emittenza radiotelevisiva è stata ulteriormentemonitorata e regolarizzata dal punto di vista deldiritto d’autore, passando dagli 85.906.647 eurodel 2002 ai 97.987.250 euro del 2003, con unincremento del 14,5%.Il comparto Multimedialità ha registrato unincremento del 160% e, qualche mese fa, sonostati firmati importanti contratti con i più grandigestori telefonici (Tim, Vodafone, Wind, H3G)per la tutela delle musiche utilizzate come suonerietelefoniche. La grande realtà della musicascaricata legalmente via Internet, si è sviluppatain pieno con il servizio iTunes della Apple, cheha raggiunto con la <strong>Siae</strong> un determinante accordoper lo scaricamento legale di migliaia di braninel nostro Paese, con un sostanzioso ritornoeconomico per i nostri autori.In questo anno e mezzo i diritti incassatie ripartiti sono in forte aumento,“Un determinante accordo con iTunes della Appleper lo scaricamento legale dei brani musicali”La sezione Dor riscontra un aumento del 6% e la<strong>Siae</strong> si sta attrezzando per tutelare anche i formatdei programmi e degli spettacoli radiotelevisivi,un’operazione che presenta complessi aspetti giuridici,ma che va affrontata per proteggere al megliogli autori lungo tutta la fase creativa.L’ entrata a pieno regime della gestione dell’equocompenso cinematografico, ha permesso di toccare(riferito agli ultimi tre anni) il tetto di 60 milioni dieuro per gli autori, che vedranno aumentare i lorodiritti a breve, grazie ai due importanti accordi raggiuntiquest’anno con Sky e Univideo.E’ inoltre imminente, la ripartizione - attesa daanni - agli autori cinematografici dei diritti legatialle opere diffuse dalle emittenti satellitari.Nel campo della reprografia, si è proceduto a ulterioriaccordi, per tutelare le opere a stampa facendocorrispondere i giusti diritti relativi alle fotocopie,con la Crui (la Conferenza dei Rettori delleUniversità Italiane) e le Associazioni di categoriache riuniscono centri e negozi di fotocopiatura. E siè provveduto a dirimere questioni che rendevanoproblematica la ripartizione dei diritti ad autori ededitori. Quella della tutela amministrativa, nelcampo della reprografia, è un’attività ostica, checomporta anche forti rischi d’immagine, perchémolti addossano la responsabilità del “carolibri” odel “carocultura” ad una modesta royalty, a parzialeristoro per autori ed editori, che nei Paesi europeisi riscuote da anni. Il che ha comportato la necessitàdi attivare forme di tutela giudiziaria dalle quali la<strong>Siae</strong> è uscita con numerosissime sentenze positive.Ho voluto fornire queste aride, ma eloquentissimecifre, per controbattere le generiche critiche di chiha accusato la <strong>Siae</strong> d’immobilismo, in questi ultimianni. Critiche disinformate, superficiali e soprattuttoingenerose verso i moltissimi impiegati, funzionari,dirigenti, professionisti e mandatari dellaSocietà che hanno lavorato duramente su tutti ifronti, confrontandosi con interlocutori agguerritiche non perdono occasione per svilire concretamentei diritti degli autori.Diritti che invece sono cresciuti, grazie alle verifiche,alle negoziazioni, alle battaglie umane e giuridiche,alle competenze tecniche non tanto e nonsolo di chi vi scrive o dei consiglieri d’amministrazione,ma di chi ha operato sul campo quotidianamente,raggiungendo risultati più che soddisfacentiin un periodo di stagnazione dei consumi.E la tendenza positiva del 2003 trova conferma anche


nel primo semestre 2004 del settore musicale, conun andamento complessivo degli incassi per dirittid’autore che registra un miglioramento di circa l’8%,evidenziando un aumento di ben 18 milioni di euro.Fornisco solo qualche esempio, per far parlare lecifre, non le impressioni o le voci più o meno interessate.Nel settore dell’emittenza pubblica e privata(cui si aggiungono le diffusioni nei pubblici esercizi)dai 52.490.107 di euro del primo semestre 2003 si èpassati ai 57.551.242 di euro dello stesso periodo del2004. La cosiddetta classe 4a della Sezione musica(soprattutto i concerti ) è passata dai 52.490.107 dieuro del primo trimestre 2003 ai 57.551.242 di eurodello stesso periodo del 2004 (+9%).Rispetto al 2003, che aveva segnato una sofferenza,dall’estero sono giunti 10.580.560 di euro che rappresentanoil 10% in più rispetto allo stesso periododell’anno prima.Non credo che si possa parlare di una <strong>Siae</strong> immobiledipinta come una “macchina” malfunzionante difronte a percentuali d’incasso di questo tipo, anuovi importanti accordi, con la piena messa aregime di meccanismi in parte solo tratteggiati anniprima, come la riscossione e la ripartizione dellacopia privata (alla quale dovremo dare comunquepresto maggiore impulso) o l’ulteriore impulso dell’equocompenso cinematografico.“Verso una maggiore analiticitànella ripartizione dei proventi”A proposito del compenso per copia privata, è beneche gli autori e gli editori sappiano quanto sia statodifficile far capire ai legislatori che, per molti anni,gli autori e tutta l’industria culturale italiana sonostati pesantemente danneggiati da aliquote anchedell’80% inferiori rispetto a quelle di cui godono iloro colleghi europei. E sappiano anche che i produttorie gli importatori di supporti vergini riuniti nell’Asmi (forse l’avv. Rienzi vuole invitare qualcuno diloro ad entrare nel Consiglio d’Amministrazionedella <strong>Siae</strong>) stanno conducendo una battaglia senzarisparmio di colpi, per ridurre drasticamente i compensisui supporti vergini.Anche il nuovo Direttore Generale ha iniziato adoperare effettivamente, ad esempio col rinnovo acondizioni favorevoli, del contratto di servizi conl’Agenzia delle Entrate.Permettetemi di confidare che, nei prossimi mesi, sipossa rinnovare anche la Convenzione con l’Inps,convenzione che ci ha consentito di affrontare unnuovo delicato compito, con compensi che hannocertamente aiutato lo sviluppo della rete territoriale.Operazione trasparenzaStiamo procedendo a passi spediti verso una maggioreanaliticità nella ripartizione dei proventi ad autoried editori. Per la prima volta, con la ripartizione del1° semestre 2004 verranno ripartiti in maniera analitica,cioè sulla base delle programmazioni, i dirittiprovenienti dalle maggiori radio private nazionali.Saranno ripartiti sulla base dei programmi, anche icanali satellitari Raisat e quelli di Mediaset.L’assetto istituzionaleQuesta Presidenza (oggi nuovamente designata) e ilConsiglio d’Amministrazione hanno ereditato una<strong>Siae</strong> forte e debole al tempo stesso. Forte per le convenzionicon lo Stato per i servizi delegati. Debole perun non completato e ben definito assetto istituzionale,per una cospicua quantità di contenziosi, per unannoso problema legato al Fondo di solidarietà e peruna eccessiva conflittualità della base associativa.Per questo motivo abbiamo cercato di governare la<strong>Siae</strong> senza vincitori né vinti, ma facendo parteciparealle scelte anche chi era uscito sconfitto dalle elezioni.La cosiddetta minoranza è entrata quindi,come detto, nel Consiglio d’Amministrazione e neicomitati strategici, come quello per dirimere lequestioni legate al Fondo di solidarietà o l’altro perstilare il regolamento generale. Comitati necessariper questioni di vitale importanza della <strong>Siae</strong>, nonper dare premi o prebende.BilancioI conti tornano. La Società è in crescita nel settoredei diritti d’autore e il bilancio preventivo2005 prevede un risultato finale prima delleimposte di 6,8 milioni di euro e, dopo le imposte,di 58.000 euro.Qualcuno si domanderà come mai il bilancio sia insostanziale pareggio: perché è proprio d’una societàdi servizi come la <strong>Siae</strong> non “lucrare”, ma reinvestiree operare al meglio per il vantaggio dei propri aderenti,distribuendo possibilmente più diritti emigliorando la qualità dei servizi.Rapporti InternazionaliLa <strong>Siae</strong> era fuori dagli organismi direttivi dellaCisac; oggi è tornata a pieno diritto a far parte delConsiglio d’Amministrazione della ConfederazioneInternazionale degli Autori e Compositori (la Cisacappunto). I rapporti di reciprocità con le consorellesono fiorenti e improntati alla massima collaborazione.Dopo anni di assenza, la <strong>Siae</strong>, nel 2004 e nel2005 è di nuovo presente al Midem di Cannes, dacui era stata assente per molti anni.L’immagine, la promozioneQuando spendiamo i soldi, e non solo in questo settore,non ci dimentichiamo mai che sono soldi degliautori e degli editori. Molti invece pensano che la <strong>Siae</strong>sia una specie di Ministero della promozione culturaleche sempre e comunque deve elargire contributi perla crescita culturale del Paese. Alcuni ritengono addiritturache essa debba finanziare manifestazioni piùprivatistiche che pubbliche, comunque di dubbiospessore artistico e dalla trasparenza sospetta.Siamo tornati sulla scena a Musicultura di Recanati eal Club Tenco con la concessione di due premi; abbiamocontribuito alla settimana del “Venice days”(lasettimana degli autori) nell’ambito della Mostra delCinema di Venezia, collaboriamo a “Demo” la trasmissionedi Radiorai che riceve migliaia di demomusicali da chi ha passione e voglia di far musica. Incollaborazione con l’Afi e l’Imaie abbiamo varato unprogetto, a cui partecipano anche altre Società d’autoristraniere, l’Emca (European Music CopyrightAlliance) per far entrare gli autori, il diritto d’autore eil rispetto per le opere nelle scuole medie. I nostridirigenti e funzionari partecipano, in qualità didocenti, a master e seminari universitari, che hannoper oggetto il diritto d’autore. Sono stati aperti nellesedi <strong>Siae</strong> di Bari e Genova, due nuovi sportelli autori,che affiancano quelli già presenti a Bologna, Cagliari,Milano, Napoli, Palermo, Roma, con lo scopo didecentrare alcuni servizi e di fornire informazioni piùrapide e personali. Un modo di essere più vicini agliautori, ma anche agli utenti.Il futuroIl CdA si appresta a varare un piano pluriennale per lagestione della <strong>Siae</strong> e alcune linee guida di questopiano sono già state più volte espresse dall’Assemblea,ma forse oggi più che mai è necessario misurarsi concretamentesu queste linee e siamo pronti a farlo contutti i rappresentanti delle associazioni.Credo sia necessario anche confrontarsi definitivamentesu problemi reali e irrisolti come la naturadell’Ente, l’efficienza e la capillarità della reteterritoriale, l’attenzione prestata alla raccolta deldiritto d’autore: volete un Ente autonomo, espressionedell’autogoverno degli autori e degli editorio volete un Ente sempre più sottomesso al controllopolitico o di terzi sospetti interessati, chenon sono né autori né editori?Volete che questa Società utilizzi al meglio la propriacapillarità, valorizzando la grande professionalitàdella rete dei mandatari o volete che questi sianovittime di clientele?Volete raccogliere e ricevere sempre più diritti inItalia e all’estero o pensate che la <strong>Siae</strong> vada strutturataper incassare le scommesse sui cavalli e verificarei videopoker nei bar?Questi sono i problemi reali. Speriamo di ricevereda tutti gli associati un valido contributo, ma ci piacerebbesoprattutto “incassare” anche risposteconcrete e indicazioni di sviluppo praticabile, nonmere polemiche strumentali mirate a provocarenuovi caos, tese a destabilizzare questa grandeSocietà che ci unisce e non deve più sottostare aldisegno di chi ci vuole dividere.“Un Ente autonomo, espressionedell’autogoverno degli autori e degli editorio un Ente sempre più sottomessoal controllo politico o di terzi sospetti interessati?”Invito chi ha critiche e proposte da fare a confrontarsiin una tavola rotonda sulle linee guida della<strong>Siae</strong>, sul futuro “aziendale” (nel senso dell’ efficienza)e istituzionale della nostra Società. Anchecon questo scopo abbiamo varato erealizzato Vivaverdi da cui vi parlo, la nuova rivistadella Società. Forse non vi piace. O forse sì.Utilizziamo, comunque, queste pagine non solo perinformarvi, ma anche per poter esprimere il dissenso,utilizziamoleper un confronto costruttivo.Molti cari auguri, in ritardo, a tutti voi.


LADRO DI IDEE


VIVAsommario151241710 110V I V A V E R D IR U B R I C H EVIVAEDITORIALE La pura verità 2VIGNETTA 5VIVACOPERTINA 9VIVANTEPRIME 10NOVANTANOVENOVITA’ 12VIVADALL’INTERNO La Dor avvicina gli autori 75Non chiamiamola tassa 76HANNO DETTO 78VIVADALL’ITALIA 94VIVAGLOSSARIO Nel segno del contrassegno 108COSI’ FAN TUTTO Nel mondo di Rhoda Skinner 109VIVAINRETE Web&Tv 110VIVANELMONDO Quali regole per le Società? 116VIVADALMONDO 117DI BUONA NORMA Che musica suoneremo? 120VIVACONCORSI 122Anno 76 – Nuova serieNumero 5-6Settembre-Dicembre 2004BimestraleDirezione, redazionee amministrazioneViale della Letteratura, 3000144 RomaCentralino: 06.59901Redazione: 06.5990.795Fax: 06.5990.882ufficio.editoriale@siae.itwww.siae.itDirettore responsabileAlberto FerrigoloComitato editorialeLinda Brunetta, Gianni MinàOscar Prudente, Mimmo RafeleCoordinamento editorialeStefano MicocciRedazioneDaniela Caramel,Antonella Gargiulo (segr. redaz),Daniela Nicolai,Letizia PozzoArt DirectorPaolo CostanziProgetto grafico e impaginazioneB&T Communication CompanyL’ULTIMO APPLAUSO 124BOLLETTINO SOCIALE 128


40542618 62P U B B L I C I T A ’S E R V I Z IPERSONAGGI L'Ungaretti della canzone 18Due o tre cose che ci ha detto di noi 22"Senza la <strong>Siae</strong> non c'è difesa" 23INCHIESTA Bush rilancia il docu 26Verità vs. bugie 30Maya o l'illusione della realtà 32MUSICA L'arte of Elisa 34VIA ASIAGO 10 Siamo cresciuti con la radio 38TELEVISIONE C'è fiction e fiction 40Autori: siamo figli di nessuno 42Soap, agli albori di un genere 44Una soap istruttiva: il caso afghano 47RAI Juke-box Napoli 48SEOUL/CISAC 2004 Il congresso della diversità culturale 50La risoluzione proposta da Migliacci 51Le assise coreane viste da un'autrice 51Le sfide delle Società degli autori 52REPORTAGE Maratona a New York 54Parla Peter Meineck 59AUDITORIUM DI ROMA Nella Russia di ieri e di oggi 60ANNIVERSARI Guaccero o il piacere della musica 62COVERMEDIAweb: www.covermedia.comwww.covermedia.infoe-mail: cover@covermedia.comcover@covermedia.infoStampaWeb color SrlLoc. Le Campora67038 Oricola (Aq)Registrazione alla Cancelleria del Tribunaledi Roma n. 234 del 24.7.1948Questo giornale è pubblicato ai sensi dellanormativa della <strong>Siae</strong> e del Regolamento perl’esecuzione della legge 22 aprile 1941, n. 633,approvato con R. D. 18 maggio 1942, n. 1369Di questo numero sono state distribuite75.000 copieFinito di stampare gennaio 2005Hanno collaborato a questo numero:Paolo Agoglia, Ida Baucia, Enrico Bernard,Lucia Bistoncini, Alessandro Bordoni,Linda Brunetta, Daniela Caramel,Valentina Cimino, Maria Letizia Compatangelo,Dariush, Flaviano De Luca, Ughetta Di Carlo,Gianluigi Di Franco, Daniela D’Isa,Stefania Ercolani, Simona Fasulo, Aldo Garzia,Antonella Gargiulo, Lisa Ginzburg,Maria Rosaria Grifone, Maria Cristina Locori,Sapo Matteucci, Stefano Micocci,Franco Migliacci, Gianni Minà, Franco Montini,Daniela Nicolai, Michela Pellegrini,Gianluigi Pezzera, Letizia Pozzo,Giancarlo Pressenda, Gianni Profita,Biagio Proietti, Oscar Prudente, Mimmo Rafele,Monica Scalamogna, Maria Taglieri Slocchi,Ennio Speranza, Valeria Viganò, Carla Vistarini,Cristina Wysocki, Giuseppe ZiliottoF O T O C R E D I T IIn riferimento alle immagini pubblicate, l’editoree la direzione di Vivaverdi dichiarano la propriadisponibilità all’assolvimento dei diritti diriproduzione per gli eventuali aventi dirittoche non è stato possibile accertareDistribuzione gratuita


VIVAsommario72866890 101S E R V I Z IPERSONAGGI C. A. Rossi, musica compagna di vita 64INTERVISTA Celestini, quando il teatro è civile 66FESTIVAL CULTURALI Meditate, gente, meditate 68Se ritorna il piacere dell'impegno 69MUSICAFESTIVAL La musica vince se entra a scuola 70Dalla parte di chi crea 71TEATRO MUSICALE P. E. Scogna, l'opera che è in me 72DVD E la musica da guardare fa boom 80Accordo Univideo, un traguardo 83Tutti i meriti del videodisco digitale 84PROFESSIONI L'arte di dialogare 86"Doppiautore" in formato tridimensionale 88ANNIVERSARI Troisi: lieve, più forte dell'arroganza 90PERSONAGGI Romoli e Remi, sempre contro corrente 92ARTE FIGURATIVA Il caso Schifano 96ANNIVERSARI De Filippo, mito che continua a vivere 98TECNOLOGIE&DIRITTO Creative common, yes or not? 101TEATRO Per una "nuova" drammmaturgia italiana 104NUOVE DISCIPLINE Musica o musicoterapia? 112FAENZA Mei, lo Slow Food della musica di qualità 116La <strong>Siae</strong> incontra gli indipendenti 117PREMIO SIAE/TENCO Vergani, musica passione per campare 118


VIVAcopertinaVIVAVERDI9Un uomo, un artista, le sue canzoni e tante suggestioni. Periodi, epoche,momenti assai distinti, ben scolpiti nella memoria individuale e collettiva diuna nazione e che formano il patrimonio musicale, culturale, poetico di più diuna generazione. Cosa si può aggiungere ancora, su Gino Paoli, a quanto giàscritto nelle pagine che seguono? Diremo allora del fotografo, poco più chequarantenne, che l’ha immortalato per la copertina di Vivaverdi: FrancescoEscalar si appassiona alla fotografia fin dall’adolescenza, attratto dallastraordinaria forza che questo mezzo ha nel fermare gli attimi “e la verità”,dice. Escalar è un appassionato della luce e delle sue sfumature, dellerifrazioni che produce, e la usa come fonte di “ispirazione” per scolpire voltie corpi intensi e autentici. Ha ritratto artisti di fama internazionale, delcinema, della danza, della musica e del teatro. Il suo obiettivo è catturarel’essenzialità e l’interiorità di ogni personaggio attraverso il ritratto di undettaglio del corpo e che meglio esprima la sua personalità. Della propriatecnica dice: “La pellicola rimane la mia scelta, anche nell’era digitale”.Paolo Corsi Presidente FemE’ Paolo Corsi, milanese, 46 anni, il nuovo Presidente della Fem, laFederazione Editori Musicali. Iniziata la sua carriera nel settoredell’editoria musicale nel 1983 presso la gloriosa Voce del Padrone(gruppo Emi), nel 1993 passa a Mediaset come Direttore editoriale eartistico di Rti Music; successivamente diventa Direttore artisticodell’etichetta Epic della Sony Music e, nel 1996, Direttore Generaledella divisione musica leggera di Bmg-Ricordi Music Publishing.Nell’attobre del 2004 ha assunto l’incarico di Amministratore Delegatodi Emi Music Publishing Italia, vacante dopo l’improvvisa scomparsa diAntonio Marrapodi.Nuovo Segretario e nuovo direttivo all’AnartLo scorso 17 dicembre sono stati eletti i nuovi organismi dirigentidell’Anart, l’Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi Teatrali. IlSegretario Generale è ora Biagio Proietti, mentre il Consiglio Direttivo èadesso composto da Valentina Amurri, Flavio Andreini, Linda Brunetta,Massimo Cinque, Paolo Modugno e Marco Posani. Per il CollegioSindacale sono stati eletti Stefano Micocci, in qualità di Presidente,Antonio Gerotto e Berto Pelosso. L’Anart si impegna così a continuarela battaglia per i diritti degli autori, con lo scopo di rafforzare l’unionedelle varie Associazioni al fine di acquisire sempre più forza, siaall’interno della <strong>Siae</strong> che nel mondo dello spettacolo e della cultura.


VIVAanteprimeL'UOMO FLESSIBILE ALPICCOLO DI MILANODopo l'uscita del suoterzo album,L'uomo flessibile e lapartecipazione al PremioTenco, Carlo Fava èprotagonista sabato 22 edomenica 23 gennaio alPiccolo Teatro Studio diMilano, nell'ambito dellarassegna Canzonid'Autore, con il nuovospettacolo L'uomoflessibile in concerto.Cantante, attore ecompositore, nato nel1965 a Milano, doveattualmente vive, CarloFava suona il pianofortedall'età di 10 anni e cantada sempre. Nel 2000 ilsuo secondo albumPersonaggi criminali(Sony Music) è seguitodall'omonimo spettacoloteatrale al Piccolo Teatrostudio di Milano. Tra lenumerose repliche dellospettacolo, da segnalareil Festival di MusicaContemporanea "il Violinoe la Selce" di Fano direttoda Franco Battiato.GIANMARIA TESTAIN TRIOAl Piccolo Teatro diMilano il 29 e il 30gennaio 2005 è previstoil concerto di GianmariaTesta in Trio. Accanto alcantautore suonano PieroPonzo (clarinetto e sax),storico collaboratore diTesta sin dal primo discoMongolfières di cui hacurato gli arrangiamentiinsieme a quellidi Altre latitudini,ed Enzo Pietropaoli(contrabbasso) cheha suonato con ChetBaker e Rava.ANCHE MUSICACONTEMPORANEAALLA CHIGIANAAnche musicacontemporaneaall'Accademia chigianacon l'esibizionedell'Ensemble Novecentoe oltre diretto da AntonioBallista (18 febbraio),che interpreta una sceltadi canzoni italiane delperiodo compreso tra il1910 e il 1950. UnArlecchino finto morto èpensato appositamenteper i bambini con la regiae la composizione diAldo Taraballa.UNO STRAPPO NEL CIELOPER HERBERT PAGANIDall'8 al 23 Gennaio 2005 la Fabbrica dell'Attore presentaal teatro Vascello Tributo ad Herbert Pagani, (Unostrappo nel cielo) a cura di Manuela Kustermann (infoto) per la regia di Giancarlo Nanni. Ovvero, il drammadel popolo ebreo riassunto in una canzone magnifica.Herbert Pagani, morto nel 1988, si descriveva come unebreo berbero: originario della Libia di confessioneebrea, conosceva la sintesi fra la tradizione ebraica e latradizione mediterranea, a cui era così attaccato..LA CANZONE ROMANANEI FILM DI LIZZANITanto pe' cantà è un filmche vuole rilanciare lacanzone romana nelmondo, firmato da CarloLizzani. Protagoniste delfilm, che vede ElenaBonelli (in foto) nel doppioruolo di cantanteinterpretee autrice disoggetto esceneggiatura, sono ventitra le più belle melodieromane, da Quanto seibella Roma a Tanto pe'canta, da Le mantellatefino a Le Streghe. Dirige ilmaestro Pippo Caruso.Il film sarà presentato inanteprima al teatrodell'Opera il 21 febbraio.La proiezione, aperta atutti, sarà seguita da unconcerto-evento al qualeparteciperanno più disettanta musicisti,tra i quali il chitarristaPaolo Gatti e i gruppietnici Archè eAcquaragia Drom.ACCADEMIA DI S. CECILIA, MUSICAPER TUTTI ALL'AUDITORIUM DI ROMASono oltre 350 appuntamenti, che vanno da dicembrea maggio all'Auditorium di Roma per l'attivitàorganizzata dall'Accademia Nazionale di Santa Cecilia,rivolta ai giovani, le scuole e il pubblico chedesiderano avvicinarsi all'universo musicale. L'iniziativaTutti a Santa Cecilia! è alla sua nona edizione ed haampliato le iniziative di maggior successo dell'annoscorso, come concerti per bambini da 0 a 2 anni eMettiamoci alla prova!, in cui i ragazzi siedono fra gliorchestrali e c'è il babysitting musicale in occasionedei concerti del sabato pomeriggio della StagioneSinfonica, ecc. Tra le novità spiccano l'ideazione dellanuova serie Benessere, dedicata al rapporto fra laMusica e la salute, Do, re, mi, fa bene!, una serie dispettacoli eseguiti per i piccoli degenti dell'OspedaleEmatologico Umberto I di Roma, la prima esecuzionemondiale di Una nave a tre piani, opera di CarloBoccadoro, iscritto alla <strong>Siae</strong> dal 1986.Per i concerti preceduti da una spiegazione sono inprogramma domenica 30 gennaio, con l'orchestradiretta da Myung-Whun Chung la Sinfonia n. 41 K. 551Jupiter di W. A. Mozart, e domenica 13 febbraio conl'orchestra diretta da Carlo Rizzari la Sinfonia in solminore k.550 sempre di Mozart.L'iniziativa prosegue fino a maggio.


VIVAVERDI11FABRIZIO DE ANDRE' ON LINEPresto sarà possibile consultare tutto l'archivio di Fabriziode Andrè on line sul sito internet curato dal centro studidell'Università di Siena intitolato al cantautore genovese.Oltre ai documenti e foto inedite provenienti per lo più dacollezioni private, sarà possibile consultare il materialereso disponibile dalla Fondazione Fabrizio De Andrè.Dalle pagelle scolastiche alle lettere private, dalleregistrazioni alle annotazioni di pugno su libri e canzoni.Tra gli altri le sottolineature e le note sulle scalette deiconcerti per indicare i passaggi più impegnativi.INCONTRIINTERNAZIONALICON GLI SCRITTORISono previsti una seriedi incontri con autori divari Paesi d'Europa, tra iquali la Danimarca, organizzatidal SindacatoNazionale Scrittori, dopoil convegno con gli scrittorislovacchi svoltosi loscorso 13 dicembre promossosempre dal sindacatostesso,dall'Istituto Slovacco diRoma e dal Centro letterariod´informazione diBratislava. Il SindacatoNazionale Scrittori hasviluppato una serie diattività internazionali dal1977, ovvero da quandoè diventato socio fondatoredello EuropeanWriters' Congress, cheriunisce associazioni diautori, traduttori, drammaturghie intellettuali ditutti i paesi europei. Perconoscere il programmacompleto degli incontriconsultare il sito.TEATRI D'INVERNOIl Festival teatraleEstEuropaOvest' siarricchisce di unasessione invernale. Larassegna coinvolge fino amarzo 2005, i teatri di seicomuni della provinciamaceratese: PotenzaPicena, Montefano, LoroPiceno, Caldarola,Mogliano e Montecosaro. Inove spettacoli sonodedicati alla musica, allaprosa e alla comicità.Curata dal direttoreartistico Giorgio Felicetti,la rassegna debutta con ilnome di ''Teatri d'inverno”.A marzo gli ultimi trespettacoli: il 5 con GiulianaMusso interprete di Nati incasa al teatro delle Loggedi Montecosaro; il 12arriva Zenit, a cura delGloriababbi Teatro; il 17chiuderà la rassegna nellachiesa Collegiata diPotenza Picena la Litaniadi Giovanni Lindo Ferretti(in foto), AmbrogioSparagna, Vox Clara.ALBERTAZZI E PIOVANI AL CARNEVALEDI VENEZIAMaurizio Scaparro ha preparato due eventi per ilCarnevale di Venezia nell'edizione 2005. Nel corsodella prima serata Giorgio Albertazzi leggerà poesie diAndrea Zanzotto. Protagonista della seconda serataNicola Piovani (in foto) è l'autore di uno spettacolorealizzato appositamente da lui per la città lagunare.PEARL DAYSDI ELISAPearl days è il titolo delnuovo tour della 27ennecantautrice friulana (infoto) che, per oltre dueore, si esibisce in uncrescendo ritmicoincalzante. Da TogheterElisa prosegue conalcune melodie per poivirare verso una venarock, nella quale siconcede qualche"metallica" esibizione.Sono previste 24 canzoniin scaletta tra cui hitcome Gift, Labyrinth eFeast For Me. Il tour dellacantante partirà il primofebbraio al Palatriesteper concludersi il 21marzo a Torino.PAOLO CONTEDA PARIGI A BERLINOL'irresistibile ritmo delloswing delle canzoni diPaolo Conte (in foto) ritornanella sua ultima operaElegia. Per presentarlo iltour del cantautore percorrele maggiori cittàeuropee. Dopo i concertidi Firenze, Bologna eRoma (all'Auditorium),Paolo Conte, dopo i concertidi gennaio a Parigi,sarà dal 15 al 20 febbraioa Milano, il 14marzo ad Amsterdam, il17 marzo a Bruxelles, il14 aprile a Genova, il 18aprile a Monaco, il 22 aBerlino, il 24 a Vienna, il5 e 6 maggio a Messinae il 7 a Catania.MERCANTI DI LIQUORE E MARCO <strong>PAOLI</strong>NINel concerto-spettacolo l'indimenticabile voce delVajont, Marco Paolini, accompagnata dalla bandacustica Mercanti di Liquore dà vita a un insieme ditesti di vari autori. Si passa dalle filastrocche di GianniRodari alle poesie di Biagio Marin, dai versi di Erri DeLuca a quelli di Giacomo Noventa e Dino Campana perfinire con il Sergente della neve di Mario Rigoni Stern.Le date sono lunedì 28 febbraio e martedì 1° marzoGALOIS DI VIGANO' A GENOVAUna riduzione di Galois di Luca Viganò (in foto), con laregia di Marco Sciaccaluga è rappresentata al teatroDuse a Genova dal 10 gennaio al 5 febbraio 2005.Évariste Galois morì in seguito alle ferite riportate induello, il 31 maggio 1832, non ancora ventunenne.Come far rivivere in teatro la sua vita? Come coniugarela biografia e la leggenda? Viganò ha voluto farsi guidaredalla Storia, certo. E dall'Algebra. Ma concedendosianche la più totale libertà, per portare in primo piano latragedia di un ragazzo, che a vent'anni ha già vissuto trevite: quella del matematico, quella del rivoluzionario, equella dell'innamorato. E che, bruciato dalla passione,stanco e sicuro di avere fallito in ognuna di loro, non saavere più tempo di viverle ancora, sostiene l'autore.


VIVAnovantanovenovitàa cura di Daniela CaramelGIULIANO URBANI - UN LIBERALE ALLA CULTURA(CONVERSAZIONE CON PAOLO CONTI)RizzoliIl Ministro per i Beni Culturali Giuliano Urbani racconta lasua esperienza di uomo di governo in un libro-intervista,rispondendo alle sollecitazioni di Paolo Conti, giornalistadel Corriere della Sera ed esperto del settore. Il Ministrodifende appassionatamente il suo operato e rivendicacon orgoglio la sua cultura liberale, la sola a suo avvisoin grado di consentire la valorizzazione del ricchissimopatrimonio culturale del nostro paese. Urbani parla disuccessi e difficoltà, ripercorre le tappe della politicache ha contraddistinto questi ultimi tre anni alla guida diun dicastero delicato e rilevante toccando le questionipiù controverse: dalle alienazioni patrimoniali dei benidemaniali alla tutela di archivi e biblioteche, dalla stesuradel nuovo Codice dei Beni Culturali alla legge che portail suo nome, per concludere con un cenno alle iniziativeinternazionali fra cui il Progetto Agenore.L'ESORDIO DEL GIOVANE LIGA E LA SUA BANDRiservarossa Records/Warner MusicDopo il successo del loro primo singolo, Sei quella perme, con il quale hanno partecipato a numerosemanifestazioni estive, i Rio presentano il loro primo albumdal titolo Mariachi Hotel. La band, di cui fa parte MarcoLigabue, fratello minore del celebre Luciano, è nata quasiper caso, grazie all'amicizia di due musicisti innamoratidel Messico e della musica rock, cui si sono aggregatialtri tre elementi. Le diverse esperienze artistiche hannodato vita ad un progetto musicale che fonde generidiversi, unendosi a testi impegnati che raccontano la vitae parlano di sentimenti positivi, a tempo di rock.RITA MARLEY. LA MIAVITA CON BOBMondadoriLa storia di un mito, diun uomo simbolo che hareso immortale il reggaeed ha fatto conoscere lacultura jamaicana e lafilosofia rasta,diffondendone ilmessaggio dimisticismo e diliberazione. La vita diBob Marley, dall'infanzianel ghetto ai successisenza frontiere,raccontata dalla moglieRita, che gli fu vicinafino alla morte. Lanarrazione, una sorta dicoinvolgenteconfessione, è un veroatto d'amore neiconfronti di un uomodallo straordinariotalento di cui vienemesso in risaltosoprattutto il latoumano, senza celarela commozionenel ricordare ilcammino comune,prematuramenteinterrotto.FERNANDA PIVANOTHE BEAT GOES ONMondadoriUn album di ricordi, unastraordinaria galleriafotografica, unamiscellanea di scritti,disegni, dediche edocumentiaccuratamente scelti traquelli conservatinell'archivio dellaFondazione a leidedicata, raccolti a curadel fotografo GuidoHarari in un libro cheracconta per immagini lalunga vita di FernandaPivano. Tessere di unmosaico accompagnateda un commento, uncommosso ricordo dellastessa autrice, atestimonianza diun'esistenza ricca diincontri con i protagonistidella cultura italiana eamericana del nostrosecolo, fra i quali glianimatori di quella beatgeneration che harivoluzionato scelte,ideali e stili di vita delmondo intero.CARLO MISSAGLIA - NAPULE MOSpalsh/UniversalPur essendo Vivaverdi "il giornale degli autori", è il casodi spendere due parole per l'interprete delle canzoni,Carlo Missaglia, erede di quella tradizione napoletanache ha una dizione esemplare, elegante, che sa farsicapire dal pubblico italiano, che traduce la linguanapoletana in una lingua del mondo, che ha il suoesempio massimo in Roberto Murolo. Con Napule mo, lavoce di Carlo Missaglia testimonia la continuità dellacanzone napoletana classica attraverso i brani deifratelli Moscarelli: segnalato da Renzo Arbore, che lo hadefinito un lavoro nel segno di Murolo, perché iMoscarelli fanno canzoni napoletane che continuano latradizione borghese di Murolo e Fausto Cigliano,riprendendo anche elementi di ballata e di tarantella,tipici della cultura popolare. Canzoni senza tempo che,se scoperte dal pubblico, potrebbero essere eredi oprotagoniste della bella Napoli, della città signora,borghese e colta. La raccolta propone quattro inediti,So' 'nnammurate, Là, 'nncopp' 'o Vommero, l'vulesse...,Napule è accussì e Carlo Missaglia interpreta coneleganza la passione e la poesia dei testi dei due autoridi numerose canzoni di successo di Peppino Di Capri:Enrico è il poeta, conoscitore della filosofia antica edella filologia classica ha sempre dimostrato come sipossa coniugare la canzone napoletana di tradizione,con l'impegno civile; Paolo, il musicista dapprimacommissario di polizia, oggi è impegnato alla <strong>Siae</strong>, hacomposto melodie per Fred Buongusto, musiche da filme ha scritto musica per il teatro di Vittorio Marsiglia,collaborando con Gianni Belfiore, l'autore delle canzonidi maggiore successo di Jiulio Iglesias. Paolo Moscatelliora sta scrivendo la colonna sonora delle Avventure diUlisse, cartone animato per la tv, la cui sceneggiatura èfirmata dallo scrittore Luciano De Crescenzo.


VIVAVERDI13DOPPIO ALBUM IN RICORDO DI JOHN DENVERBmgUno dei cantanti più amati degli anni settanta, ungrande artista noto non solo per il suo talento maanche per le sue numerose iniziative filantropiche,viene ricordato a sette anni dalla sua tragicascomparsa. A song's best friend The very best of è iltitolo dell'album, realizzato da Bmg, che contiene venticelebri brani dell'artista, tutti rimasterizzati, più un Cdbonuscontenente alcune versioni inedite registrate dalvivo. Tra i titoli più noti, Annie's song, Leaving on a jetplane, Sunshine on my shoulders, Perhaps love.TIROMANCINOPIU' CONFERMECHE ILLUSIONIVirginCon Illusioni parallele,uscito a due anni didistanza dal precedenteCd, i Tiromancimo miranoa bissare e superare isuccessi ottenuti in Italiae all'estero. L'albumcontiene 12 canzoni,alcune delle quali scrittea quattro mani daFederico Zampaglione,leader del gruppo, e dalpadre, professore di storiae filosofia: filo conduttore,le illusioni cheaccompagnano il corsodella vita e la illuminanopur senza essere ingrado di cambiare ildestino delle persone. Lamusica riscopre il connubiotra la sperimentazionee la ricerca di sonoritànon convenzionali con l'utilizzodi strumenti elettronicianni '70, quali ilmoog, il Prophet V ed ilRhodes pianoROBERTO KUNSTLERE L'OMONIMO DISCOAliantePer gran parte del pubblicoil suo nome è legatoprincipalmente a quello diSergio Cammariere, peril quale ha scritto tutti itesti e parte delle musiche.Invece Kunstler, ildisco intitolato solo colsuo cognome, è il quartoalbum da solista diRoberto Kunstler, il musicistaromano che ha iniziatogiovanissimo la suacarriera con l’etichettaindipendente It, è riuscitoad ottenere prestigiosiriconoscimenti. Nel pienodella sua maturità artistica,Roberto Kunstler prosegueil suo percorsocreativo che conferma lesue qualità di musicistaattento alla qualità deitesti, la sua cultura distudioso della Storiadelle religioni, la sua sensibilitànel trasmettereemozioni, sensazioni,sentimenti.UMBERTO ECOSTORIADELLA BELLEZZABompianiRiccamente corredato dacentinaia di immagini dicapolavori di tutti i tempi,l'ultima fatica di UmbertoEco non è un trattato distoria dell'arte bensì unsaggio che analizza ilconcetto di bellezza el'evoluzione del senso delbello nel corso dei secoli.E' un vero e proprioviaggio nelle diverseepoche storiche,dall'antica Grecia ai giorninostri, per esaminare ivari modi un cui puòesprimersi l'ideale dibellezza (della natura, delcorpo umano,dell'armonia delle luci, deicolori, delle proporzioniarchitettoniche, perfinodel suo opposto, labruttezza) ma anche percogliere le contraddizioniderivanti dallacoesistenza di differenticanoni estetici nellastessa epoca.AA. VV.CREAZIONECONTEMPORANEASossella EditoreProdotto dallaFondazione Olivetti, ilvolume curato daMartina De Luca,Flaminia Gennari Santori,Bartolomeo Pietromarchie Michele Trimarchi sioccupa di Arte, societàtra pubblico e privato,come recita anche ilsottotitolo, con unospecifico capitolo che haper tema Dirittod'autore, diritto diseguito nell'artecontemporanea e nelmercato globale.I molti saggi di cui ècomposto vanno aformare una mappa diriferimento delle nuoveterre tra arte e comunitàintrecciando prospettiveteoriche ed esperienzepratiche con una primaricognizione di un ambitodi produzione culturale eprogettualità territorialedi grande vivacità.STEFANO PIRANDELLO - TUTTO IL TEATROTutti i testi teatrali di Stefano Pirandello (noto con lopseudonimo di Stefano Landi) sono raccolti in trevolumi curati da Sarah Zappulla Muscarà ed EnzoZappulla. Una dettagliata biografia, corredata dadocumenti inediti ed epistolari, mette a nudo i tormentiinteriori e la complessità delle vicende famigliari delfiglio primogenito di Luigi Pirandello, di cui Stefano fucostante collaboratore. L'opera teatrale, costituita da19 commedie dal sapore fortemente autobiografico,alcune delle quali portate sulle scene da registi qualiAnton Giulio Bragaglia e Giorgio Strehler, ma da tempoassenti dai nostri palcoscenici, rappresenta unesempio di teatro sociale volto al superamento deiconflitti e alla diffusione di un messaggio di fratellanzauniversale di particolare attualità.ELISA: VI PRESENTOIL MIO CAPOLAVOROSugarQuando la poesia si fondecon la musica rock puònascere un messaggiouniversale in grado disuperare ogni barriera edi veicolare forti emozioni.Con questo spirito Elisaha realizzato il suo ultimolavoro, Pearl Days, unalbum contenente diecicanzoni, tutte in inglese,che si apre con Togheter,provocatorio brano sultema della guerra.Considerando la poesiacome la massimaespressione della libertàdi pensiero, nelle altrecanzoni Elisa raccontacon sincerità sé stessa, isuoi sentimenti, i suoiricordi, cui la musicaconferisce una particolareintensità, poiché, come leistessa sostiene, a volte lamusica può essere ilmodo migliore peresprimere ciò che non sipuò dire. All'album èallegato un librettocontenente i testi originalidelle canzoni affiancatidalla traduzione in italiano,curati personalmentedall'autrice.JOHNNY DORELLITORNA A CANTARECarosello RecordsUn ritorno a sorpresa,quello di Johnny Dorelli,che, dopo 15 annidedicati ai palcosceniciteatrali ed alle fictiontelevisive, si ripresentasulla scena musicale conun nuovo album, intitolatoSwingin. L'artista,trasferitosi giovanissimonegli Usa, festeggia cosìil cinquantennale del suodefinitivo rientro in Italia.Accompagnato daun'orchestra di 51elementi, la RomaSinfonietta, direttadal M° Gianni Ferrio,che ha collaborato allarealizzazione dell'operaanche in veste diarrangiatore, JohnnyDorelli propone una seriedi brani inclusi nelrepertorio che gli valse lanotorietà e l'affetto delgrande pubblico di casanostra, fra cui You arethe sunshine of my life,Night & day, Maria,L'Immensità (brano,quest'ultimo, che loportò al successo alFestival di Sanremodel 1967).


VIVAnovantanovenovitàWALTER VELTRONI - <strong>SENZA</strong> PATRICIORizzoliPatricio, te amo. Papà. Una breve frase, il messaggiod'amore di uno sconosciuto su un muro di Buenos Aires,offre lo spunto per raccontare cinque storie ambientate neltravagliato paese latinoamericano. Storie di uomini, scritteda un uomo, per interpretare emozioni e sentimenti forti,storie in cui il senso di vuoto, la mancanza, il dolore dellaperdita, colpiscono per la brutalità della loro presenza nelquotidiano. Storie che hanno come comune denominatorelo smisurato bisogno d'amore dei protagonisti ma chesanno mettere in risalto i valori positivi dell'amicizia e dellegame affettivo che unisce le generazioni.BUIO E S'ACCENDE UNA STELLA: MIA MARTINIRai TradeIndimenticabile artista, capace di emozionare perl'intensità sofferta delle sue interpretazioni, donna dispiccata sensibilità e grande ricchezza interiore, che haespresso nelle sue canzoni tutto il dolore e la rabbia peruna vita piena di ostacoli e incomprensioni. A quasi diecianni dalla sua scomparsa, Mia Martini viene ricordatacon la pubblicazione di un cofanetto contenente tre Cdcon i brani più significativi della sua carriera. La raccoltasi apre con un inedito, intitolato Buio, che sembra voleresprimere il suo stato d'animo e la sua disperazione:Quanti interruttori ho acceso ed ho aspettato giorno/edho capito che non è la luce se non dormo/Questacaligine, quest'altra faccia della luna/Questo nero diseppia che mi spegne le stelle ad una ad una/E' Buio.VANONI-<strong>PAOLI</strong>LUNGA STORIADI NOI DUEMondadoriAncora loro. Infaticabili,eternamente giovani econ una straordinariacarica di vitalità, ad ontadegli anni. Eccoli con unlibro che racconta le lorovite, scritto a quattromani con lacollaborazione del criticomusicale Enrico DeAngelis. Ogni capitolocorrisponde ad undecennio, dagli anniCinquanta a oggi, in cuiPaoli parla di Ornella eviceversa, per costruireuna biografia ricca dianeddoti e racconti di duepersonaggi che sono lastoria della canzoneitaliana. Libro d'amore eamicizia, di sentimentiinossidabili e senza fine,che riescono a superaree sconfiggere l'inesorabilescorrere del tempo.NOTE DI CHITARRADAGLI ANNI 60Idea Produzioni MusicaliPer Alberto Radius,fondatore della miticaFormula 3, la chitarrarappresenta quasiun'appendice di séstesso e lo strumentoprivilegiato del suo stile dimusicista. Con unacarriera ultratrentennalealle spalle, Alberto Radiuspropone un nuovissimoalbum, dal titolo Pleasemy guitar, nel quale, oltrealla sua chitarra,spiccano le sonorità dellabatteria di Alfredo Golinoe delle tastiere di MauroGazzola. Alcuni dei diecibrani dell'album toccanotemi di scottanteattualità, altri gettano unosguardo ironico supersonaggi e costumi deigiorni nostri, altririportano ai ricordi ed alleatmosfere anni 60 con unpizzico di nostalgia.FRANCO BATTIATO - DIECI STRATAGEMMIWarner Music“Scorrono gli anni nascosti dal fattoche c'è sempre molto da fare e il tempo presentesi lascia fuggire con scuse condizionaliribussa ai miei pensieri un desiderio di ieried è l'eterno scontro tra sesso e castità”.Inizia così, con questo testo scritto da Battiato conManlio Sgalambro, un'atmosfera dolce ed evocativa allaPenny Lane e la English chamber orchestra, il nuovodisco di Franco Battiato, il suo nuovo magical misterytour strepitoso, filosoficamente sincero e corretto,accolto molto bene dal pubblico che lo ha portato aiprimi posti della classifica di vendita dei Cd. Il suono diquesto nuovo disco è unico, forte, le vere aquile nonvolano a stormi,uno come Battiato suona quasi tuttolui,a casa e in studio,come Lucio Battisti e pochi altri,per quanto ci ricordiamo.“Fortezza Bastiani”, presentata da Vivaverdi in anteprima,è bellissima, una lucida riflessione sul presente, manualeinvitante per una resistenza psicologica individuale.C'è un'altra canzone dove è forte L'odore di polvere dasparo, uno dei Dieci Stratagemmi, dedicato agli impulsireligiosi dell'Occidente-accidente: un odore sparso perquartieri mentre una banda accompagna le reliquie dellasanta, in un paese qualsiasi dove le truppe schierate, aun ordine sparano i fucili, sulle sponde del Mar Nero, nelsud italiano o ad Alessandria D'Egitto. Di sicuro c'è chenel brano si sente anche la presenza di Maurizio Arceri,che immaginiamo alle tastiere, con il suo ballabile krismae carisma. Risultato, un pezzo che si può riascoltaredieci volte di seguito, che ti rende difficile passare alsuccessivo. Che comunque è “I'm that”, bello, con untesto di Battiato e Sgalambro, ispirato a un anonimo del700. Il disco si chiude con “La porta dello spavento”supremo, quella che, per forza, alla fine, bisogneràattraversare: ma è come un respiro calmo, dopo unafolle corsa, anche questo in fondo è un espediente, unostratagemma, per raggiungere il mistero del dopo, è ilrespiro di un disco che vola alto, corre veloce e non siferma mai. Come la vita.


VIVAVERDI15EROS RAMAZZOTTI - DOPPIO DVDBmg RecordsEros Roma live è il titolo del doppio Dvd con cui l'exragazzo di borgata, ora star internazionale, regala aifans le emozioni che l'hanno accompagnato nel corsodel suo ultimo tour intercontinentale. Realizzato contecnologie d'avanguardia, che esaltano musiche ecoreografie, con l'ausilio di 15 telecamere, una dellequali posizionata su un elicottero, e di 96 piste digitaliper i suono, si avvale della direzione di HamishHamilton, regista di fama mondiale nelle riprese dieventi musicali. Il primo Dvd contiene la registrazionedal vivo del concerto svoltosi allo Stadio Olimpico diRoma il 7 luglio 2004, mentre il secondo contiene uncollage delle principali tappe dell'Eros 9 World Tour2003/2004, una sintesi del concerto per i bambinisvoltosi al Forum di Assago ed un dietro le quinte incui il popolare cantautore racconta sé stesso.DIEGOABBATANTUONOMILANISMIMondadoriPur abbandonando levesti dell'ultraprotagonistadi Eccezziunale veramente,DiegoAbatantuono rimaneincrollabile tifoso di federossonera. Milanismi,scritto a quattro manicon la collaborazione delgiornalista sportivoGiorgio Terruzzi, è unlibro che ironizza sulmondo del calcio, mettendonea nudo eccentricitàe aspetti grotteschi,ma è anche il garbatoracconto di episodi divita vissuta da chisostiene una squadrache ti regala il distaccoelegante del vincente,anche quando ti capitadi non vincere. Un librodivertente, che vede ilritorno alla comicità ealla satira da parte delsuo autore.MICHELE BOVIANCHE MOZARTCOPIAVAAuditorium EdizioniLa storia del plagio tra ilserio e il faceto. Autori,compositori, direttorid'orchestra e giuristi,taluni con toni ironici,altri con un approcciotecnico-giuridico, siconfrontano su unamateria delicata econtroversa. Dai mostrisacri, quali Bach eMozart, fino alle coverdi ultima generazione,il libro racconta diassonanze tra branimusicali, di testi presi aprestito dalla letteratura,di celebri vertenzegiudiziarie. Unaconclusione surrealeinvita ad affrontare ilproblema in un'otticainnovativa. ParafrasandoEnnio Morricone,l'arte è sperimentazione,il restosono solo canzonette.ALEX BARONI, ALBUM POSTUMO PER RICORDAREBmg RicordiC'è di più è il titolo di quest'album contenente brani ineditidi Alex Baroni, tragicamente scomparso due anni orsono. La pubblicazione del disco è stata fortementevoluta dalla famiglia dell'artista, sia per renderne vivo ilricordo, sia per raccogliere fondi da destinare alComitato che porta il suo nome e che prosegue leiniziative di solidarietà sempre sostenute dal cantante. IlCd contiene canzoni composte e registrate tra il 1998ed il 2002, i brani Giorno dopo giorno, E ti farò volare eCome te registrati in presa diretta e senza alcunadattamento, oltre ad un medley dedicato ai Beatles, dicui Alex era un grande estimatore.VINCENZO ZENO ZENCOVICHPENSIERO IN LIBERTA' VIGILATAIl MulinoIn una società dominata dai media, le modalità didiffusione delle informazioni debbono essereassoggettate a nuove, specifiche regole cheinteragiscano con la salvaguardia del dirittofondamentale che è La libertà di espressione (questoil titolo del libro di Zencovich) e di manifestazione delpensiero. Secondo l'autore, chi vende le informazionidovrebbe essere sottoposto alle stesse regole di chivende altri beni, mentre la libertà individuale dovrebbeessere potenziata mediante un migliore e più vastoaccesso alle fonti ed alle reti di telecomunicazioni daparte degli utenti-fruitori del servizio.BATTISTI-MOGOL, BINOMIO IMMORTALENumero Uno/BmgLe avventure di Lucio Battisti e Mogol è il titolo di untriplo Cd contenente la maggior parte del repertoriodella coppia più celebre della musica leggera italiana.Una sorta di opera omnia, 50 canzoni tra le piùsignificative che hanno accompagnato attimi di vita,emozioni e ricordi di milioni di persone. Un sodaliziodurato 12 anni, dal 1969 al 1980, come 12 sono glialbum ufficiali dai quali sono stati tratti i brani contenutinel cofanetto. A sorpresa, il primo Cd si apre con treinediti, tre canzoni, scritte per altri, che per la primavolta sarà possibile ascoltare dalla voce di LucioBattisti: si tratta di Vendo casa, La spada nel cuore e ilmeno celebre Le formiche.GIANFRANCO MIRA GORI - ROMAGNAMIAMinerva EdizioniPerché una canzone come Romagna mia ha superatoindenne lo scorrere del tempo ed è stata amata,suonata, ballata da intere generazioni? Forse perché inquelle note il suo autore, Secondo Casadei, ha saputoesprimere tutto ciò che offre la Romagna: tradizione,gioia di vivere, musica, sentimenti, passioni egenerosità della gente romagnola. In occasione dellamanifestazione voluta dal Comune di Rimini perfesteggiare i 50 anni di questa canzone, è statorealizzato il volume Romagnamia, un affettuosoomaggio al suo autore e al mondo del liscio, con icontributi e le dediche di numerosi personaggi dellacultura e della figlia Riccarda. Un prezioso documentoche testimonia la straordinaria vitalità di una canzonesimbolo,capace di rappresentare l'Italia nel mondo.


VIVAnovantanovenovitàMANGO - NELMALAMENTE MONDONON TI TROVOPendragon/ChiaroscuroReduce dai successi conquistaticon i suoi ultimialbum ed in procinto di iniziareuna nuova tournée, ilcantautore lucano abbandonatemporaneamentele vesti di musicista perindossare quelle di autoreletterario. Nel malamentemondo non ti trovo è iltitolo del primo libro diMango, una raccolta dipoesie che consentono discoprire un nuovo ed ineditoaspetto della personalitàe della sensibilitàdell'artista, il quale, nellaprefazione del suo libro,esprime quello che per luiè il significato della poesia:“...liberazione dell'animaquando chiede aiuto,quando è massimaespressione dell'uomo... Iparaocchi gettarli, i limiticapirli, vivere gli amori ecapirne, senza nostalgie, idolori del tempo che mipassa accanto”.FRANCESCODE GREGORIPAROLE E CANZONIEinaudi - Stile LiberoNon ama essere definitoun poeta, Francesco DeGregori, che rivendica lapeculiare espressivitàdelle parole comunicateattraverso la musica. Unlibro e un Dvd, curati daVincenzo Mollica,ripercorrono la trentennaleattività dell'artista: il librocontiene tutti i testi dellecanzoni, ordinaticronologicamente ecommentati da ricordidell'autore, ed è arricchitodai contributi di altri artisti,dalla discografia, da unanota biografica e dallabibliografia. Il Dvdcontiene filmati deiconcerti, apparizionitelevisive e intervistein cui De Gregori raccontasé stesso. Di lui, VascoRossi scrive: “Ogni parolache usa racchiude unmondo a sè, ogni versomi regala una sensazionenuova, intensa”.RIZ ORTOLANI IRRIPETIBILE E DA COLLEZIONE:LE PIU' BELLE COLONNE SONOREBmgThe Genius of Riz Ortolani è un tributo splendidamenteconfezionato che - per la prima volta - riassume in due Cdle musiche più significative della sua carrieracinematografica, dal primo film di fama mondiale MondoCane con More, la sua prima candidatura all'Oscar, aigrandi successi italiani ed internazionali, fino all'ineditacolonna sonora di Ma quando arrivano le ragazze? diPupi Avati, atteso in uscita nel febbraio 2005. The Geniusof Riz Ortolani è un'affermazione di densa presenza nellacomposizione innovativa, un atto di gratitudine per lanaturale inclinazione al "mai tentato prima", per l'ostinataricerca della Qualità Totale. E' un patrimonio del Paese dicui tutto il mondo gia' fa credito (Bmg Ricordi, doppio Cdcon poster ed antologico libretto di 32 pagine, granclasse. Presentazione Bmg).AMORE E INQUIETUDINE, I MOTIVI DI CELENTANOSony MusicC'è sempre un motivo per ascoltare Adriano Celentano.E C'è sempre un motivo è anche il titolo del suo ultimoalbum, undici brani in cui convivono le varie animedell'artista, da quella melodica a quella rock, da quellanostalgica alla trasgressiva e anticonformista. Filoconduttore, l'inquietudine del nostro tempo, al qualecontrapporre la forza dirompente dell'amore. Lemusiche spaziano dal rock, al jazz, al tango, alla musicaelettronica, con testi di Carlo Mazzoni e del consuetobinomio Mogol-Bella. L'album contiene inoltre un ineditodi Fabrizio De Andrè, intitolato Lunfardia, in dialettoargentino, e Quel casinha versione creola del Ragazzodella Via Gluck cantata in duetto con Cesaria Evora.NAIR CANTA SUNRISEUna grande artista italo-egiziana, dal percorso artisticoinsolito (faceva il notaio fino a 4 anni fa): interprete,musicista, autrice-compositrice dei brani del suo primoalbum dal titolo Sunrise. Si tratta una produzioneinternazionale per un album cantato in 5 lingue epresentato dal giornalista di Billboard Usa Jim Bessman,la cui prima pubblicazione è avvenuta in Giappone adopera della Jvc Victor e successivamente negli altripaesi asiatici entrando nelle classifiche di vendita.L'album è uscito ora in Italia come anteprima europea.


VIVAVERDI17ENZO JANNACCI IN CD OVUNQUELa cultura e la poesia milanese del grande artista inun nuovo album dal titolo Milano 3. 6. 2005, checontiene ben 17 famosi brani in dialetto milanesescritti 40-50 anni fa, riarrangiati, ricantati,reinterpretati e riprodotti con colori jazz dal figlioPaolo Jannacci. El purtava i scarp del tenis, Veronica,Ma Mi , Andava a Rogoredo, La Balilla, ecc., formanoun'opera di grande profilo artistico e culturale, perchéle liriche di Jannacci attingono al sociale, e sonospesso ritratti di personaggi di vita reale L'album ècommercializzato con la formula distributiva del "Cdovunque", per cui lo si può trovare in edicola abbinatoad un famoso periodico, nei negozi di dischispecializzati, nei grandi magazzini, negli ipermercati,in Internet come prodotto finito e sottoforma di filesper download a pagamento.GIORGIO GABERI SUOI PRIMI 25 ANNIBmgUn doppio Cd ricorda ilGaber degli esordi,prima che l'estrocreativo lo incoronasseprecursore di quel teatrocanzone che gli diedefama di cantautorepolitico e impegnato.La raccolta, intitolataRock'n roll, amore estorie metropolitane,contiene 54 brani, incisinel periodo che va dal1958 al 1964, oltreall'inedito Amore tichiedo un favore,composto nel 1964.Sono le canzoni in cuiGiorgio Gaber cantavastorie d'amore e diperiferie urbane, daNon arrossire a PortaRomana e celebri ballate(La ballata del Cerutti,Trani a gogò), chetestimoniano un'epoca edescrivono l'evoluzionedel cantautore, apartire dalle sue radicimusicali e culturali.FATELO ANCORA,COMBO FARANGOStorie di note/SuonimusicDistribuzioneUna miscellanea di stilimusicali (dal jazz, alfunky, al reggae) e lingue(i testi coniuganol'italiano, dialettonapoletano, frammenti difrancese e spagnolo)rappresenta lacaratteristica saliente deiCombo Farango, bandemergente vincitrice, nel2002, del PremioAmnesty International edel Premio Ritmi GlobaliEuropei. I componenti delgruppo provengono daesperienze musicalidifferenti e le lorocanzoni sono ricche diumanità anche quandotrattano con provocatoriaironia i temi sociali piùdelicati. Non lo faccio piùè il titolo del loro primoalbum contenente 13canzoni, la maggiorparte delle quali firmatedal duo Vietri-Oliverio.ALAIN ELKANN MITZVA'BompianiCosa vuol dire sentirmi ebreo? Vuole dire sentirmi mestesso. I ricordi personali di un uomo che ha girato ilmondo ed incontrato personaggi illustri, senzadimenticare le proprie origini, una velata nostalgia per iltempo in cui le ricorrenze erano occasione di gioia e disocialità, diventano spunto di riflessione per interrogarsisui grandi temi della spiritualità e della ricerca interiore.Ne deriva un messaggio di pace e fratellanza chetravalica frontiere e religioni per accomunare gli uominiin un simbolico atto d'amore universale.MARIO GIAMMETTI - GENESIS, IL FIUMEDEL COSTANTE CAMBIAMENTOEditori riunitiTerzo libro interamente dedicato ai Genesis da MarioGiammetti, cultore del celebre gruppo. Arricchitodalla prefazione dell'ex chitarrista Anthony Phillips, dauna dedica manoscritta di Phil Collins e da oltrecento fotografie, molte delle quali inedite, il libro sisuddivide in due parti: la prima propone un'analisicritica dell'intera produzione discografica deiGenesis, la seconda curata da Mino Profumo eAlessandro Berni, ripercorre la storia di tutte leesibizioni dal vivo della band.L'ELEGIA DI PAOLO CONTEWarner MusicPaolo Conte, l'artista astigiano che vanta al suo attivouna lunga serie di successi ed ha reso famosa nelmondo la canzone d'autore made in Italy, offre al suopubblico un nuovissimo album di inediti. Si intitola Elegiaed esce a distanza di nove anni dall'ultimo Cd contenentecanzoni inedite, anni durante i quali Paolo Conte hapubblicato compilation e album con le registrazioni dialcuni concerti dal vivo. Elegia contiene 13 brani nuovi dizecca ed è il preludio di un lungo tour invernale chevedrà il cantautore italiano protagonista sui palcoscenicidi numerose città e capitali europee.RITORNANO I DISCHI DEL SOLEFandango/Ala bianca/Bella ciaoTorna la più grande raccolta storica (a cura dell'IstitutoErnesto De Martino) di musica popolare italiana, lacollana de I Dischi del Sole. 50 Cd-album cherappresentano 200 anni di storia d'Italia attraverso lacanzone popolare: dai canti giacobini del doporivoluzione francese a quelli garibaldini dell'unità d'Italia,dai canti dell'emigrazione di fine Ottocento-iniziNovecento a quelli dei lavoratori, dell'osteria, deicarcerati e della Resistenza fino alle canzoni dellacontestazione anni '70(Contessa di PaoloPietrangeli, I treni per ReggioCalabria di Giovanna Marini (infoto), O cara moglie di IvanDella Mea, Nina di GualtieroBertelli, ecc.). Bella Ciao delNuovo Canzoniere Italiano,presente tra i canti dellaresistenza e del lavoro è senz'altro la canzone piùconosciuta e cantata in Italia e all'estero. Laripubblicazione avviene dopo il grande successocommerciale de Il fischio del vapore di Francesco DeGregori e Giovanna Marini, reinterpretazione di canzonipopolari prese dal questo catalogo de "I Dischi del Sole".Per l'occasione è stato prodotto un film-documentariodall'omonimo titolo, per la regia di Luca Pastore. Il filmsarà presentato in anteprima al Torino Film Festival.


VIVAVERDI18personaggi<strong>GINO</strong> <strong>PAOLI</strong>L'UNGARETTIDELLA CANZONEdi Aldo GarziaE’ un signore di settant’anni appena compiuti e benportati. I baffi e i capelli sono bianchi da un po’. Daqualche tempo, grazie a un piccolo intervento chirurgico,ha pure smesso gli occhiali che portava finda ragazzo per correggere la miopia da talpa. Il piccolocambiamento, da parte di chi non ha mai badato allook, dà al personaggio un lieve tocco di novità. Per ilresto, rimane attaccato alle cose in cui ha semprecreduto: l’amore e la libertà. E continua a fare conpassione il mestiere del cantautore, quello di chitrova le parole giuste e le coniuga con la musica perpoi cantarle, come fanno gli artigiani che produconopezzi unici e non in serie.Compone e canta da oltre quarantacinque anni (perla precisione, La gatta è del 1960 ma le prime incisionidi pezzi non suoi sono del 1959). Ora cantaperfino meglio. La voce è piena, ha le tonalità giustee emoziona. Oltre che un cantautore impareggiabile,è un interprete di prima qualità. Pochi sanno presentarsial pubblico, in teatro o in Tv, con la sobrietàe l’eleganza che gli sono abituali.Scrivere di Gino Paoli mette soggezione. Megliodichiararlo subito, a mo’ di introduzione. E’ il decanoin piena attività della musica leggera italiana.Appartiene alla categoria di coloro, e sono pochinaturalmente, che si sono tolti quasi tutti gli sfizi sianella vita pubblica che in quella privata. Ha saputopigliarsi anche numerose rivincite. Tutti hannodovuto prendere atto che la bravura di Paoli non sidiscute. Ha dovuto piegarsi anche l’industria deldisco, che a un certo punto voleva trattarlo come uncantante di revival e rifiutava di fargli incidere nuoveVita (vissuta), opere, passioni e impegno civile del cantautore che somiglia a Georges Brassense che ha fatto innamorare più d'una generazione. E che a propria volta s'è innamorato in piùoccasioni dando vita a una grande famiglia che è l'insieme di tutte le persone che ha amatocanzoni. Pure la pubblicità è andata a cercare il maestrodella canzone. Prima una marca di whisky, e luiha accettato perché non gli pareva vero che lo pagasseroper bere il liquore che più gli piace. In seguito èstata la Fiat, quando doveva lanciare la nuovaCinquecento, a chiedergli di apparire negli spot. Luiha di nuovo accettato perché il ricordo delle primeCinquecento lo inteneriva.Anche la politica, a un certo punto, è andato a cercarlo.Paoli è stato deputato del Pci dal 1987 al 1992,eletto nella circoscrizione di Napoli, prima di tornaresopra un ramo a cantare le sue canzoni perché lapolitica politicante non si addiceva a chi dichiaratuttora di non sapere, di avere il dubbio come unicacertezza e di preferire che a ogni domanda ne seguaun’altra. Le sue proposte per tutelare gli autori, diffonderela musica nelle scuole e nelle carceri minorilinon furono accettate. C’erano altre urgenze,come se la musica non aiutasse a sviluppare sensibilitànascoste e non fosse un linguaggio universale. E’tornato alla politica solo per un breve periodo comeassessore alla cultura nel comune di Arenzano, pochipassi da Genova. Ora dà il suo contributo di idee eproposte su diritto d’autore, prezzo dei Cd e pirateriadiscografica, nell’assemblea dei soci della <strong>Siae</strong>.Paoli ha scritto una decina di canzoni che resterannonel patrimonio della musica leggera non solo italiana(Senza fine, il ritratto di Ornella Vanoni dopo ilprimo incontro, ha fatto il giro del mondo e figuranel repertorio di molte orchestre). Ha superato laboa dei quattro decenni passati sui palcoscenici enelle sale d’incisione. Ha partecipato per scelta soloa cinque Festival di Sanremo (1961, 1964, 1966,1989, 2002). E due volte ci è andato per fare un piacerea due amici: Adriano Aragozzini nel 1989, PippoPaudo nel 2002 (eh sì, non sa proprio dire di no agliamici). Ma nel 2003 ha vinto il Premio alla carrierache gli è stato consegnato sul palco dell’Ariston senzadargli nemmeno il microfono per dire due parole,mentre l’anno prima era in gara (terzo classificatocon Un altro amore) e quello prima ancora facevaparte della giuria di qualità del Festival. Ci ha fattoconoscere le canzoni di Manuel Serrat, Jacques Brel,Piero Ciampi e Leo Ferré (quelle di GeorgesBrassens non le incise mai, anche se il cantastoriefrancese è stato il suo primo ispiratore e Paoli, adessoche si è tolto le lenti, gli somiglia perfino un po’con gli stessi baffi bianchi). Ha aiutato a muovere iprimi passi canori a Luigi Tenco, Lucio Dalla,Fabrizio De André e Zucchero, tra gli altri. Ha datouna mano a Umberto Bindi, quando l’Italia bacchettonacercava – come poi è avvenuto – di buttare nelcestino l’autore di Il nostro concerto perché noncelava di essere gay.


Gino Paoli con Ornella Vanonidurante la tournée del 1985.Questa foto, come quella dellapagina precedente, è tratta dallibro Paoli scritto da ArnaldoBagnasco, Franco Muzzio EditoreVIVAVERDI20Quando ha festeggiato le quattro decadi di carriera,si è esibito al Teatro dell’Opera di Roma rompendo lasacralità di quel luogo destinato solo alla musicacolta. Per l’occasione, era accompagnato da un’orchestrasinfonica che poi lo ha seguito in un giro diconcerti. In passato ha scritto alcune canzoni per ilfilm Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci(Vivere ancora, piccolo gioiello, viene da lì), per lospettacolo teatrale Emmetì di Luigi Squarzina e peralcuni film interpretati da Stefania Sandrelli (Unalunga storia d’amore ha questa genesi). E tra i primiarrangiatori dei suoi dischi ha avuto persino ilMaestro Ennio Morricone.Cos’altro chiedere alla carriera, per chi ha iniziatocome pittore e disegnatore pubblicitario tra i carruggidi Genova (tra Pegli, Boccadasse e la Foce nonpoteva che nascere Sassi) e in seguito si è trovato afare il capostipite dei cantautori genovesi pur essendonato a Monfalcone e trapiantato in fasce nel capoluogoligure? La canzone è stata per Paoli la manieradi esprimere desideri, domande, melanconie, emozionie chiedersi dei perché. Lui ha usato le canzoniper esprimersi. Le ha scelte per caso, forse solo perchélo pagavano meglio che come disegnatore ma poiha scoperto che quello era il suo mestiere. Poi, ancora,ha regalato quelle canzoni agli altri come fosserodegli utensili. E noi continuiamo a usarle e a canticchiarle.Certo, ci sono stati anche momenti di crisi.Come alla vigilia del 1968, quando le canzoni di Paoli– anche per colpa di un suo sbandamento esistenziale– non incrociavano il gusto del pubblico, le sensibilitàpolitiche del momento e lui si acconciò perqualche tempo a fare l’oste a Levanto. O come quandole case discografiche gli proponevano di incideresolo i vecchi successi degli anni Sessanta e Paolirifiutò per orgoglio, convinzione e perché sapeva chealla lunga avrebbe vinto lui. C’è stato infine il granderitorno, prima in una serata al Pincio, a Roma, nel1975 come ospite d’onore della festa dei giovanicomunisti organizzata da Gianni Borgna, GoffredoBettini e Walter Veltroni. Poi ancora in una esibizionecon Ornella Vanoni nel Festival dell’Unità diRoma del 1984, a cui seguirono una fortunatissimatournée e un disco da collezionisti (Insieme). Daquel momento in avanti, Paoli è restato sul piedistalpersonaggilo e non l’ha più abbandonato. Ha inciso dischi ognivolta che gli è venuta la giusta ispirazione, è tornatoin hit parade nel 1991 (Quattro amici al bar), hatenuto concerti, ha interpretato le sue canzoni inchiave jazz con il gruppo di Enrico Rava (trombettistaeccelso), ha partecipato alle trasmissioni televisiveche gli pareva e ora lo aspetta una nuova tournéenel 2005 ancora con la Vanoni per ricantare l’amoree lanciare l’ultimo disco, Ti ricordi? No, non miricordo (preziosa nel Cd la collaborazione nella produzioneartistica di Sergio Bardotti).Nella vita personale la fortuna è stata eguale. Paoli siè accompagnato con alcune delle donne più belledegli anni Sessanta. Si è avvicinato alla morte sparandosiuna pallottola che è rimasta a fargli compagniaa pochi centimetri dal cuore. Si è sposato duevolte (con Anna Fabbri e Paola Penzo che gli sta vicinoda trent’anni) e ha avuto quattro figli (Giovanni,Amanda, Nicolò e Tommaso) in epoche diverse perrimanere ragazzo (in Cosa farò da grande dichiara diessere più sprovveduto dei suoi figli). Da pochi anniè diventato nonno e ha sempre dichiarato che la suafamiglia è composta da tutte le persone che ha amatoe che ama perché gli amori non finiscono mai, semmaisi trasformano (di solito, per ribadirlo, indossadue fedi nella mano sinistra).Il Paoli del 2004, quello che festeggia i settant’anni,espone con eleganza il viso segnato dalle rughe chesanno di vita vissuta e di lupo di mare. Ora è un artistache ha fatto pace con se stesso, oltre che con l’amore,le donne e la quotidianità ma sa graffiareancora come i gatti. Per questo, si concede il ritornosulle scene con Ornella Vanoni. E’ la conferma dell’amiciziae della stima che si rinnova a due decennidi distanza dalla prima tournée. Si sono amati all’iniziodegli anni Sessanta, in seguito si sono detestati,poi c’è stato un percorso che ha elaborato la separazionee li ha fatti rincontrare. “Il fatto che noi permolto tempo non ci fossimo frequentati, non ci fossimovisti, non ci fossimo parlati ci procurò undanno”, racconta la Vanoni.Guai, però, a pensare che Paoli abbia rinunciato allasua vena contestatrice. Basta ascoltare Se, il Cd uscitonel 2002, per rendersene conto. Niente di nuovoa Est e Se la storia siamo noi – o Matto e vigliacco diqualche anno prima –sono canzoni contro laguerra, tutte le guerre,quelle giuste equelle ingiuste, econtro chi nonpensa con la propriatesta. E, naturalmente,ci sonocanzoni d’amore.Anche queste, comesempre, non sonobanali. Per Paoli, l’amoreassomiglia a unteorema che non si puòrisolvere: è vetrina disentimenti e emozioni,uguaglianza e non possesso,condivisione e non soloprogetto, confidenza e passioneassieme. Per questo può durareun giorno, un mese, un anno otutta la vita come canta nel recentedisco con la Vanoni (Io non t’amerò persempre è una bizzarra dichiarazione d’amore).Per questa originalità, Gianni Borgnaha definito Paoli “l’Ungaretti della canzone italiana”.La coerenza dello stile e dell’immaginario di Paoli (laparola “coerenza”non gli piace ma in questo caso èquella giusta) lo si ritrova proprio in Ti ricordi? No,non mi ricordo, l’ultimo disco inciso per l’appuntocon la Vanoni. In tempi di nuove guerre e nuovi terrorismi,la scommessa è tornare a parlare di amoretra uomini e donne, tra persone che dialogano conaltre persone e con la realtà che le circonda pensandoche “se il mondo fosse simile a te – come recitauna canzone del Cd – ci starei meglio, si correrebbedi meno, si guarderebbe più il cielo…”. Paoli ci suggeriscedi riscoprire la lentezza negli anni di Internete del consumo da bruciare in fretta. Tra le canzoninuove, spiccano Fingere di te, Boccadasse, Unaparola. Disco e tournée sono anche la maniera giustadi festeggiare due compleanni numero settanta(Ornella è nata il 22 settembre 1934, Gino il giornodopo dello stesso anno). Paoli e Vanoni, per l’occa-


sione, si sono pure raccontati in un libro-conversazionecon Enrico de Angelis (Noi due, una lunga storia,Mondadori) e hanno annunciato che alla fine delloro girovagare per l’Italia avremo forse anche un Cddal vivo e un Dvd con il meglio delle loro esibizioni.Resta da vedere come Paoli, che detesta le celebrazioni,riuscirà a evitare che la grancassa si trasformiin rievocazione anticipata.Dove sta il segreto di Gino Paoli? L’uomo e il cantantenon sono facili al primo impatto. Lui è consapevoleche gli hanno cucito addosso la fama di scontrosoe irritabile (un po’ lunatico di sicuro lo è, almenocome tutti i liguri). Lo scorso 26 settembre, tre giornidopo il suo settantesimo compleanno, Paoli hascritto sul suo sito (www.ginopaoli.it) queste parole:“L’affetto che ho sentito venire verso di me inquest’occasione mi ha stupito (in fondo miconsidero un antipatico e polemico rompicoglioni)e mi ha fatto sentire al caldo.Grazie a tutti”.L’uomo, checché se ne dica, si è sempreconcesso agli altri quando c’erauna giusta causa da difendere, anchese a lui non piacciono le bandiere ele verità di una parte sola. Ha aiutatoEmergency di Gino Strada, ha cantato control’embargo economico a Cuba, organizzato concertiper la popolazione colpita da un’alluvione a Stava, èstato testimonial di una campagna contro le mine daguerra. Lo ha sempre fatto con parsimonia, discrezione,contro le mode, cercando d’essere giudicatonon per quello che appare ma per quello che è.Poche volte ha pure fatto l’opinion maker, come nel1991 quando L’Espresso gli dedicò la copertina con iltitolo “L’amore al tempo di Andreotti” e l’occhiello:“Sorpresa d’agosto. L’Italia del malessere canta GinoPaoli. Perché?”. L’autore del reportage eraFerdinando Adornato, che voleva capire perchénell’Italia che cambiava solo due persone non avevanoabdicato: Giulio Andreotti nella politica e GinoPaoli nella musica. Tredici anni dopo, con un ribaltone,Adornato è diventato deputato di Forza Italia,Andreotti vive nell’ombra mentre Paoli è ancora lì inprima fila a dimostrare che ha sette vite, come gliamati gatti che per lui sono gli animali più liberi checi siano. L’autore di Il cielo in una stanza, Che cosac’è, Sapore di sale appartiene ormai alla storiad’Italia, alla traiettoria degli italici sentimenti ecostumi. Tra i suoi tanti primati, può vantare di averbattuto perfino la longevità di Andreotti.La spiegazione della durata artistica di Paoli sta nelsuo stile, rimasto uguale negli anni, capace di rinnovarsinelle sonorità e negli arrangiamenti graziea due raffinati collaboratori come BeppeVessicchio e Adriano Pennino. Una canzonedi Paoli, il buon intenditore, sa riconoscerladal giro armonico, dallacostruzione musicale, dalle parole cheesprimono un immaginario preciso.Per questo, non si contano più legenerazioni che si sono innamorate,divorziate, riconciliate e arrabbiatecon le canzoni di Gino.Vale la pena chiudere questoritratto con le parole dello stessoPaoli: “Non ho mai vissuto oagito in maniera diversa daquello che sentivo. La mia carrieradi cantautore è stata unabattaglia dall’inizio alla fine, nelsenso che non ho mai concessoniente, non mi sono mai venduto,non ho mai tentato di avere qualcosache non mi spettasse, non ho maicercato di ottenere qualcosa con altrimezzi se non con ciò che scrivevo ecantavo, neanche un sorriso facevo perpaura che sembrasse una maniera pervendermi”. Questa onestà dev’esserearrivata al pubblico, che ora lo amacome si amano i grandi artisti.Vi avevo avvertito dall’inizio. Scriveredi Paoli mette soggezione. Buonisettant’anni e buona tournée, cariOrnella e Gino.Aldo GarziaGiornalista


VIVAVERDI22personaggiDue o tre coseche ci ha detto di noidi Sapo MatteucciChi aveva 15 anni a metà del Sessanta, sentì chesulla scena era apparso qualcosa di diverso. Tuttol’opposto della disinvoltura, dell’ottimismo, dellemagnifiche e progressive sorti del boom italiano.L’opposto del bel canto e anche delle trasgressionifuturibili del Rock.Con Paoli il disagio, il silenzio, l’incertezza e lospleen s’infilarono dritti nel discorso amoroso checonnotava, più o meno languidamente, la canzoneitaliana. Amore e non amore, passione e assenza,pulsione e vuoto, cadenzarono le intermittenze delcuore d’una generazione che cominciava a sentirsistraniera. Nel proprio tempo e nel proprio Paese.Gino Paoli è stato, è – nella musica italiana – il primostraniero alla ricerca d’una patria interiore. Non ilrivoluzionario, ma l’uomo in rivolta, quello che,lungo la via dei sentimenti, dava cittadinanza all’inadeguatezzae allo spaesamento: sempre in un luogo esempre altrove, in cerca e in fuga, spesso a rosolarefra pienezze e rimpianti, vittima e protagonista d’uneros, appagante e devastante, che frantumava le certezze.Un maldestro, che brandiva la malinconia e lasolitudine come lente d’ingrandimento sullo scaccointeriore, ma anche come lama per sradicare falsefilantropie e ottusi entusiasmi.C’era un altrove diverso da quello dell’Italiadel benessere, coi suoi fusti da spiaggia e isorrisi a cento carati o dell’appagamentoeconomico, dello status sociale ePaoli lo incarnava con la grana dellasua voce sgraziata, miagolante, lasua miopia vertiginosa, i suoimaglioni neri (oggi quandotutti si vestono di scuro, luisceglie colori chiari), le suecanzoni erotiche e tristi, incui la gioia, sul solco d’Ovidio,tracima nell’abbandono enella solitudine. Grazie a luiimparammo anche a star solisenza vergogna e quel tanto diseduzione che può nascere nell’ombrae dall’ombra. Paoli, nellasua folgorante e iniziale appartatezza,stava dentro e fuori dalconsorzio umano, come unmisantropo amoroso; fuori edentro l’amore, nelle passioni ein fuga dalle passioni. Era della pastascabra, essenziale, corrosa diMontale; dei voyeurs asciutti e coraggiosialla Schiele, dei flaneur icastici alla Caproni,ma anche un po’ perdigiorno alla Vian.Le sue canzoni partivano da animali, cose, oggetti.Con un approccio da pittore, traguardava gatti, sassi,tazze da caffè, rubinetti e stanze da bagno, alberi sullepareti, mani e capelli sparsi sul cuscino, traducendoliin sentimenti: sovente centrava il vuoto e l’assenza,ma toccava anche il fervore della sensualità, la derivagiocosa dell’amore, sull’onda cantabile e agrodolce divalzer, strambotti e ritornelli. L’incanto formale diPaoli fu anche questo: trasmettere l’incomunicabilità(parola che a lui, anticerebrale, non piaceva) l’altrove,lo sfasamento, la solitudine, spesso con motivifischiettabili: esprimeva la disarmonia dell’essere inmodi cantabili, l’aritmia del cuore su giri di valzer.Come se la dolcezza fossecapace di sprigionarsidal suo oppostoo i “borborigmi”dell’inquietudinetraesserolinfa dallapiù acuta felicità.I suoi denigratori lo definirono noioso,lugubre, gregoriano, crepuscolare(anche se questa per i più avvertiti non eraun’offesa); ma quella era, in musica, la ripetitivitàicastica che ricordava i tic di Beckett, leinvocazioni di Brel e, nel dettato, l’inaderenzaad una concezione di pienezzeretoriche o salvifiche dellavita, come in Sartre, Camus oMoravia. Erano spiazzamentistilisticie figurativi affidati allaprima voce non canterina, chesi ascoltasse nell’Italia sonora dellaradio e dei 45 giri, o sequenze cinematografiche,in bilico fra Rivette e Antonioni,girate in musica, come la Storia d’un ricordo, unadelle sue più belle e dimenticate canzoni.Amore e non amore (Sassi), passione e afasia (Iovivo nella luna), ma anche sogni e pulsioni ad occhiaperti, come nel Cielo in una stanza, forse la più corporeaallucinazione dettata dal desiderio, che unacanzone ci abbia restituito. E anche divertimenti,spensieratezze. Luna nuova e luna vecchia, buie eluminose, insieme.E’ stato, per molti di noi, un fratello maggiore.


Un fratellodiffidentee difficileda abbordare,ma poi prontoad accompagnarci –oltre i confini di quellascampagnata che retori,genitori, presentatoritelevisivi e uomini di spettacoloci propinavano come“vita” – nel fuoco della piùsegreta controversia che unadolescente (e forse non sololui) attraversi: quella coldesiderio, con l’amore econ la paura di non essereamati. Un fratello cavalierenei labirinti dell’intimitàamorosa, dell’incertezzae del dispendio,della generosità e delladifesa, della disperazione,ma anche della leggerezza (come In un Caffè,Ricordati) dell’inquietudine ilare e brumosa, sulleorme di Prévert. Un cavaliere corazzato e vulnerabile,che ha fatto della debolezza maschile un punto diforza e seduzione, suggerendo ai maschi in erba – intempi di machismo – che le donne vengono incantatee rapite più dalla fragilità che dalla possanza virile.E’ stato un compagno di disperate vitalità, di solitudinie di slittamenti sensuali. Molte sue indimenticabilicanzoni disegnano la sensazione che innamorarsisignifica perdersi, dissanguare la propria identitàin un’eterna estate, in una stanza enorme senzaconfini o in un’ultima ora di vita amorosa.Annodava strazio e slancio sullo sfondo d’un presentesfuocato, immobilizzato nel languore dellaperdita (Vivere ancora) riuscendo a recuperare lapulsione d’un thanatos profondo per sbatterlo all’ariaaperta, fra le onde del mare, nelle pigrizie d’unitalico agosto o sui tavolini d’un bar. Mezzo piede, undito, uno sguardo, un ammicco lo ha sempre gettatonell’ al di là: da dove veniamo e dove andremo.Questo da par suo ha continuato a intonare e a fare. Ecosì, ci siamo vaccinati anche noi che lo ascoltavamo.Quando fondammo il “Club della Costa” (dedicato alui: andava da Bocca di Magra a Livorno e s’accendevasoprattutto l’estate alla Bussola di Bernardini)non glielo comunicammo mai: i proclami d’esistenzanon erano paoliani. Quelli di sparizione, sì.Come i campioni di negatività (da Leopardi a Céline,da Montale a Drieu de La Rochelle) ha fornito illasciapassare al nostro disagio, dandoci una mano adattraversare lunghi pomeriggi della seconda parte delsecolo, spesso desolati e soli – come nella Terra diEliot – eppure vivi. Regalandoci una specie d’antidotoal dolore condito con qualche buona dose di francoegocentrismo verso i padri, la morale e le visionitroppo messianiche dell’ esistenza. Ha, come gli artistiveri, speso il proprio egocentrismo, rafforzandolo.Oggi, forse, non abita più là, in quella parte diNovecento intimo, rabbioso, scomodo e appassionatoe un po’ menefreghista in cui aveva esordito.Il tempo ha inventato e reinventato anche lui, comela generazione che gli è rimasta accanto.Oggi, senza occhiali, i suoi occhi sono quelli azzurrid’un nonno-ragazzo, con i gomiti appoggiati allaveranda d’un’eterna primavera ancora un po’ incazzata,ma più dolce, che inclina all’estate.“<strong>SENZA</strong> LA SIAENON C’È DIFESA”di A. G.“La forma di pirateria più rilevante oggisi chiama in gergo ‘la copia privata’”.La <strong>Siae</strong>? “Sono un sostenitore a priori”.E poi “innovazione anche tecnologica nelcampo del diritto d’autore”, “più spazio aigiovani”, “più musica nelle scuole”,“abbassare il prezzo dei Cd”. Colloquio adampio raggio col cantautore genevesePaoli, lei qualche volta ha accennato che ilproblema con cui la musica leggera dovrebbeconfrontarsi sul versante del diritto d’autore èquello delle nuove forme di fruizione del prodottoartistico. Può spiegarci meglio il significato?Considero il discorso sulla pirateria abbastanzasuperato. Le vecchie forme di pirateria del prodottoartistico non esistono quasi più. Basta partire dallaconsiderazione che fino a qualche anno fa i supportierano il nastrino Philips o il Cd, mentre oggi il supportoè digitale. Cioè: scarichi delle canzoni in grandequantità, te le copi dove ti pare e te le senti quandovuoi. La forma di pirateria più rilevante – anche senon definirei pirateria chi si registra un pezzo perascoltarlo o per farlo sentire a un amico – si chiamain gergo “la copia privata”.Il discorso da cui parto è che la musica è ormaiascoltata su supporti diversi. I più importantisono Internet e quelli che si rifanno alle tecnolo-


VIVAVERDI24personaggiLe foto della pagina a fianco -compresa quella pubblicataalle pagine 20 e 21 - sonotratte dal libro Gino Paoli,sono 40 anni che ho 20 anni(la foto incastonata è© Daniela Scaramuzza).Sotto, copertina del 33 giriGino Paoli (Ricordi, 1961),grafica di Daniele Usellinigie digitali. Il problema è attualizzare in tale contestoil diritto dell’autore affinché venga riconosciutala propria creatività attraverso un compenso darichiedere a chi usa quella stessa creatività. Mi sembraquesta la novità metodologica con cui guardarealla questione. Paradossalmente, l’optimum sarebbeche l’artista fosse stipendiato dallo Stato e che poil’uso della musica fosse libero. Ma si tratta di un’ipotesiirrealizzabile. Bisogna invece cercare altre strade,agendo probabilmente all’origine.La <strong>Siae</strong>, in particolare, svolge la funzione di tutelareeconomicamente il diritto d’autore. Esercitandoquel ruolo, finisce anche per difendere la stessalibertà del singolo artista. Lo dico, perché gli attacchial diritto d’autore del passato sono stati pure attacchialla genialità, al talento e alla creatività. Basta estendereil discorso anche a coloro che non scrivonocanzoni: l’alternativa alla <strong>Siae</strong> sarebbe solo il monopolioda parte delle industrie che sfornano singoliprodotti per il cosiddetto mercato. Così facendo,l’industria limiterebbe la libertà creativa.Dunque, lei chiede di salvaguardare il ruolo della<strong>Siae</strong> e di estenderlo alle nuove tecnologie?Sono un sostenitore della <strong>Siae</strong> a priori, a prescinderese mi porta a casa dei denari o no. La questioneeconomica è certo importante, ma non è l’aspettoche incide di più sul mio ragionamento. Il problemaè trovare un sistema di retribuzione per gli autorinell’era delle nuove tecnologie. E questo sistema, nesono convinto, lo potrebbero costruire solo degliesperti del ramo: informatici e specialisti dellacomunicazione digitale in genere. Servirebbero unaistruttoria sul tema e poi delle prime proposte daverificare sul campo.C’è pure il problema di allargare i controlli e non direstringerli, come qualcuno propone. Mi riferiscoalle esecuzioni denominate in gergo “concertini”, o“esecuzioni dal vivo”. Troppo spesso accade che chisuona, per incassare personalmente, scrive nei bollettinidella <strong>Siae</strong> di non aver usato la tua musica maquella propria, anche se non è così. Gli ispettoridella <strong>Siae</strong> sono pochi e si finisce per controllare assaipoco il “diritto di esecuzione”.Lei sollecita la ricerca e l’innovazione tecnologicaanche nel campo del diritto d’autore?Parto dalla considerazione che in Italia, in genere,ciò che viene sempre messo in subordine è propriola ricerca. Invece la ricerca è l’unica forma seriad’investimento per il futuro. Questo vale in tutti isettori produttivi. E, a mio parere, anche per la <strong>Siae</strong>.Bisogna mettersi al passo con i tempi e con le nuovetecnologie. Per questo sono un fautore della ricerca.I giovani hanno pochi spazi in cui imparare asuonare e in cui esibirsi. Come affrontare questoaspetto del problema?Parto da un paradosso per spiegarmi. Io non apprezzochi apre una scuola per idraulici, se poi non c’èlavoro per questo mestiere. E’ meglio impegnarsiinnanzitutto ad ampliare lo spazio di lavoro degliidraulici, altrimenti è meglio dire a chi vuole esercitarequella professione di scegliersene un’altra.Io, in passato, ho fatto varie proposte a riguardo,guardandomi bene da accettare le avance che venivanofatte pure a me di aprire scuole o accademiedella musica. Chi vuole imparare a suonare o a faremusica può andare al conservatorio, è inutile checerchi un’altra strada. Imparare ciò che serve allamusica leggera è un altro discorso: tecnici, manager,impresariato in genere.Mi sono limitato a proporre di trovare qualchemigliaio di nuovi spazi dove i giovani potessero esibirsi.Attraverso un censimento sul territorio sipotevano individuare spazi industriali abbandonatie collegarli con gli enti locali. Quegli spazi potevanodiventare delle palestre dove allenarsi a suonare,imparare a suonare e imparare a esibirsi. Era unmodo per insegnare un lavoro ampliando le possibilitàper esercitarlo. Questo è il mio pallino.Poi c’è il tema antico dell’insegnamento della musicanelle scuole. Anche su questo versante lei ha avanzatodelle proposte, quando era deputato. Non è così?Certo, mi ero occupato della questione ma mi fudetto che non c’erano ovviamente i soldi per assumerealcune migliaia di insegnanti di musica nellescuole. Proposi, di conseguenza, un’altra strada:usare per alcune ore al giorno l’aula magna dei singoliistituti scolastici come luoghi dove i giovanipotessero suonare o ascoltare musica, contando sulfatto che c’è sempre un professionista generoso chepoi viene spontaneamente a dirti quello che devifare. Era sufficiente trovare l’accordo dei presidi edare qualche incentivo ai bidelli che dovevano apriree chiudere le scuole. Anche questa idea non fupresa in considerazione, nonostante l’avessi formulatasotto forma di una proposta di legge.


E il prezzo dei dischi? Non trova che in Italia siaeccessivo?Non c’è dubbio. Ci sono troppe tasse che gravano suldisco. Non siamo neppure riusciti a ridurre il pesodell’Iva sui dischi. Mi ricordo che una volta si scoprìche i discografici pagavano l’Iva più di quanto nonfacessero gli editori di riviste pornografiche. Eradavvero un controsenso.Il problema, comunque, è che 20 o passa euro sonotroppi per un Cd, anche se non si può dire che c’èstato un adeguamento del prezzo del disco al puroaumento del costo della vita. Io, per la verità, qualcheproposta l’ho avanzata anche su questo versante. Peresempio, si può movimentare il mercato del “singolo”.Perché devo comprare un intero Cd per ascoltaresolo un pezzo che mi interessa davvero? Non èforse vero che le compilation hanno avuto un effettodevastante anche sulla vendita dei Cd? Chi acquistadischi ha finito per introiettare l’idea che le compilationse le può fare da solo.Ricordo di aver inciso i primi long playing soloquando avevo già almeno cinque successi da proporreal pubblico, raccogliendoli in un unico 33 giri.Oggi, non è così: di solito si fa un Cd anche con unsolo pezzo che tira.Come abbiamo visto, tante variabili ruotanointorno allo stesso punto: la crisi del disco edell’industria discografica. Tutto si tiene?Le componenti di questa crisi sono in effetti molteplici.Finanche l’oggetto Cd rischia di diventareobsoleto. E’ come fare il libro economico rispetto aquello che metti in libreria per conservarlo e rileggerlo.A questo proposito, basta ripensare a come sitrattavano i Vinile e come si trattano oggi i Cd: nonpuoi fare una bella copertina, non ci sono art directorche le scelgono. Una volta le copertine e i dischierano oggetti quasi da collezionisti, che ognunoaveva il piacere di conservare come si conservano ilibri che si amano. Il Cd, invece, è un oggetto chepuoi accatastare da una parte o dall’altra e che non hapiù neanche il fascino che aveva il Vinile.Come spiegare altrimenti il successo delle mostredi Vinile? A me capita di girare per questi mercatinie di vedere che molte persone collezionano ivecchi dischi e vengono da me per farseli firmare.Io li guardo come fossero dei matti, ma poi capiscoche amano la specificità dell’oggetto chehanno tra le mani.Quello sulle case discografiche è un altro discorsoancora. In Italia siamo arrivati quasi al monopolio,di case discografiche ce ne sono di fatto solo due. Diconseguenza, di solito, a vincere è il catalogo. Nonvincono il disco e la sua qualità.


Nella pagina accanto, lacopertina del Dvd del filmFahrenheit 9/11 diMichael Moore, edito daFeltrinelli Real CinemaVIVAVERDI26inchiestaCINEMABUSH RILANCIA IL DOCUdi Franco MontiniIl cinema è nato in forma di documentario. Nelleprime proiezioni cinematografiche organizzate daifratelli Lumière nel 1895 venne presentato al pubblicoun breve filmato, intitolato La sortie des usines,che mostrava un gruppo di operai mentre uscivanodalla fabbrica alla fine del proprio turno di lavoro. Ilprimo grande successo della storia del cinema fuArrivée d’un train en gare, con il pubblico – cosìalmeno tramandano le leggende – che, spaventatodalle immagini di un treno in arrivo in una stazione,nel timore di essere travolto, abbandonava le sedieper fuggire fuori dalla sala. Insomma fin dalla nascitail cinema è stato immediatamente identificato anchecome uno straordinario strumento di conoscenza enelle sue molteplici variazioni, scientifiche, naturalistiche,geografiche, il documentario è stato uno deiprimissimi generi codificati.Benché ridimensionato dall’avvento della televisionee dalla nascita di nuovi media, il documentarionon è mai scomparso ed anzi quest’anno è improvvisamenterisorto a nuova gloria, come testimoniaun’articolata serie di eventi. Innanzi tutto lo straordinariosuccesso di Fahrenheit 9/11, il pamphlet antiBush di Michael Moore, primo documentario a vincerela Palma d’Oro a Cannes dopo quasi mezzosecolo, unico precedente Il mondo del silenzio diCousteau nel 1956, ma anche un film capace diincassare oltre centoventi milioni al box office americanoe oltre nove milioni di euro nel nostro paese,tradizionalmente refrattario al documentario.Proprio sull’onda del successo di Fahrenheit 9/11, inItalia, nel 2005, saranno distribuiti in sala una dozzinadi documentari. Fra i titoli annunciati SuperIl successo di Fahrenheit 9/11 di Michael Moore spinge la produzione e la distribuzione deldocumentario nelle sale. D'Oltreoceano, nel 2005, ne arriveranno in Italia una dozzina dinuovi. Decolla anche il made in Italy e tra Milano, Roma e Napoli nascono persino sale diproiezione ad hoc. E Feltrinelli dà vita a Real Cinema. Contrariamente a quanto avviene inEuropa, solo in Italia le televisioni non investono sul generesize me di Morgan Spurlock, la storia di un cineastache per un mese decide di nutrirsi esclusivamenteda Mc Donald’s mettendo a rischio la propria salute.Mondovino di Jonathan Nossiter, riflessione suglieffetti disastrosi della globalizzazione nel settoredella produzione vinicola. E ancora Salvador Allendedi Patricio Guzman, emozionante ritratto del presidentecileno e The agronomist di Jonathan Demme,dedicato al giornalista e militante dei diritti civileJean Dominique, assassinato dal regime militare diHaiti. Tanti documentari sul grande schermo rappresentanodavvero un evento straordinario, se sipensa che mediamente nel nostro paese i film diquesto tipo proposti sul grande schermo non sonomai stati più di uno o due all’anno. Ma non è tutto; ildocumentario, infatti, invade il mercato homevideo: una importante e prestigiosa casa editrice, laFeltrinelli, ha deciso di dare vita ad una nuova collana,denominata “Real Cinema”, che propone in formatoDvd una serie di documentari, di volta in voltaabbinati ad una pubblicazione, che vengono distribuitiin libreria, con l’idea che questo genere di prodottosia simile e paragonabile al libro. Il primo titolodella collana, già sul mercato, è proprioFahrenheit 9/11.Ma non è tutto; anche la legislazione italiana lanciasegnali incoraggianti nei confronti del documentario:la nuova legge sul cinema, voluta dal ministro deiBeni Culturali Giuliano Urbani e approvata dalParlamento in febbraio, per la prima volta stabilisceuna pari dignità fra i film di fiction e il documentario.Anche quest’ultimo genere, infatti, potrà accedereai benefici previsti, compreso il Fondo diGaranzia, ovvero una quota di partecipazione pubblica,che può arrivare al 50% del budget, nella produzionedi titoli di particolare rilevanza culturale. Ilprovvedimento dovrebbe incrementare la produzionenazionale di documentari pensati e realizzati perla sala cinematografica.Nonostante l’interesse mostrato anche dagli spettatoriitaliani nei confronti del genere, la produzionenazionale rischiava, infatti, di restare tagliata fuoridal boom del documentario. Non è un caso che fra ladozzina di titoli previsti per la distribuzione in salanei prossimi mesi, le presenze italiane siano limitate:un paio di titoli, cui forse, ma la cosa non è ancoracerta, se ne aggiungeranno altrettanti. “Tuttavianon si pensi – avverte Alessandro Signetto, presidentedi Doc/it, l’associazione dei documentaristiitaliani che raccoglie circa 150 fra autori e impreseche operano nel settore – che i documentari italianinon arrivino in sala perché di qualità scadente o


modesta. Il problema dipende essenzialmente dalladurata: in Italia è difficilissimo, per questioni prosaicamenteeconomiche, realizzare documentari di90 minuti, ovvero della lunghezza canonica per ilconsumo su grande schermo. Il fatto è che, a differenzadi quanto accade negli altri paesi cinematograficamenteevoluti, europei e non, le televisioni italianenon investono nel documentario. La Rai – prosegueSignetto – è l’unico servizio pubblico televisivoche non abbia creato un dipartimento per il documentario.Soltanto Rai Tre investe qualcosa nel settore.Ad esempio ha consentito a Gianni Minà direalizzare In viaggio con Che Guevara, un dietro lequinte girato seguendo la lavorazione del film I diaridella motocicletta di Walter Salles. Il documentariodi Minà, presentato con successo fuori concorsoall’ultimo festival di Berlino, ha poi vinto nell’appositasezione il festival di Montreal ed è stato trasmessosu Rai Tre. Ma eccezioni a parte, la realtà è che tuttii registi italiani trovano maggiori difficoltà nel reperirele risorse necessarie alla produzione in Italiapiuttosto che all’estero”.“La scomparsa di Tele+ - avverte GianfrancoPannone, uno dei documentaristi italiani più noti edapprezzati – ha ulteriormente indebolito il settore.Per alcuni anni infatti, Tele+ è stata l’unica emittentetelevisiva che ha investito con regolarità nella produzionee nell’acquisto di documentari italiani, consentendo,in cooproduzione con altri soggetti stranieri,la realizzazione di molti progetti. Fra il 1998 e il 2002,Tele+ ha trasmesso 357 documentari, di cui 133 diproduzione nazionale. Scomparsa Tele+, nessunaemittente televisiva si è mostrata e si mostra dispostaad entrare in progetti di produzione: al massimo siriesce ad ottenere una quota antenna, alla fine dellalavorazione. Chi non ha la possibilità di anticipare icosti produttivi resta inevitabilmente al palo. Neglialtri paesi europei il budget medio di un documentariosi aggira attorno ai 150mila euro; da noi quando siriesce a mettere insieme 80mila euro si grida già almiracolo. In queste condizioni non deve meravigliarese la visibilità dei documentari italiani nelle salecinematografiche è così modesta”.“Ma il problema – mette in guardia Davide Ferrario,che alterna regolarmente impegni nel documentarioe nel cinema di fiction – è che la tv oggi sembra inte-


VIVAVERDI28inchiestaNella pagina di destra,la foto che ritrael’Orchestra di PiazzaVittorio durante unagiornata di prove.Sotto, fotogrammi trattida Sogni di cuoio diCesare Meneghetti eElisabetta Pandimiglioressata solo a documentari a proposito di qualchecosa, funzionali a temi d’attualità e di dibattito.Personalmente, invece, penso che il documentariosia un’altra cosa: una testimonianza altrarispetto alla fiction, ma, come il cinema di finzione,bisognosa di una precisa visione estetica,che è anche conseguenza di una posizione etica edi un linguaggio assolutamente cinematografico.Il documentario è un film d’autore a tutti glieffetti, al punto che per paradosso sono quasiconvinto che i documentari linguisticamentenon possano stare in tv”.Una posizione sostanzialmente condivisa ancheda Guido Chiesa, un altro regista attivo nel cinemadi fiction e nel documentario. “Secondo me –afferma Chiesa – non esiste differenza fra cinema difinzione e documentario. Ovverosia, vi sono delledifferenze, come ve ne sono fra rock e musica classica,però sempre musica è, sempre note si usano. Ilcinema di finzione usa dei segni, sonori e visivi, cosicome il documentario. Il fatto che vi siano degliattori, che vi sia una storia e via dicendo, non implicauna sostanziale differenza. Per quanto mi riguarda,il documentario è uno dei campi in cui poter sviluppareuna ricerca sul linguaggio e sul senso chequesto veicola. Quindi è un terreno di espressione.In secondo luogo è anche un terreno di sperimentazioneper ciò che poi vorrei provare a fare con ilcinema di finzione. Il mio ultimo film Lavorare conlentezza è nato dal documentario Alice in paradiso.In definitiva il documentario è uno strumento,relativamente a basso costo, che mi permette diesprimere dei significati complessi, consentendomiun costante lavoro sul linguaggio”.Ma intanto i prodotti italiani arrivati in sala negliultimi mesi o annunciati in distribuzione per ilgrande schermo sono pochissimi. Vanno segnalatiSogni di cuoio di Cesare Meneghetti e ElisabettaPandimiglio, che racconta la storia vera di un gruppodi una ventina di giovani calciatori sudamericani chenell’estate del 2001 arrivano in Italia, ingaggiati dalFirenzuola, una squadra di C2. Affidati alle cure diun mister illustre, l’ex-calciatore argentino MarioKempes, i ragazzi, dopo aver affrontato un percorsoinverso a quello dei loro progenitori, emigrati dalnostro paese al di là dell’Oceano, si illudono di potersfondare nella patria del calcio, ma si ritrovano coinvoltiin una serie infinita di problemi burocratici,economici e sociali. Insomma un film destinato nonsolo al pubblico dei tifosi che, portando alla luce ilvolto meno noto dell’universo calcistico, mostracome un sogno si possa trasformare in incubo.Uscirà in sala all’inizio del 2005 Un silenzio particolaredi Stefano Rulli, una storia personale e autobiografica,nella quale lo sceneggiatore de La megliogioventù, racconta la propria esperienza di padre diun figlio handicappato. A questi due titoli se nepotrebbero aggiungere altrettanti: L’orchestra dipiazza Vittorio di Agostino Ferrente, che racconta lanascita di un gruppo formato da musicisti extracomunitariapprodati a Roma da tutto il mondo.All’inizio in questa orchestra multietnica sembraprevalere il significato politico, ma, un poco allavolta, dal mescolamento di esperienze varie e diversefra loro, emerge anche l’importanza e la qualitàdella proposta squisitamente musicale. E infineExcellent cadaveres, titolo ancora provvisorio, trattodall’omonimo libro di Alexandre Stille e diretto daMarco Visalberghi. Il documentario è centrato sugliomicidi di Falcone e Borsellino: attraverso le intervistecon i magistrati che collaborarono con i duegiudici in prima linea nella lotta alla mafia, emergonoinquietanti relazioni fra cosche e politica, si sottolineal’isolamento politico di Falcone e Borsellinoe si capiscono le radici di tanti fenomeni che caratterizzanola realtà dei nostri giorni. Insomma inquesto caso siamo nel genere più provocatoriamentepolitico. Non a caso, il documentario diVisalberghi è nato grazie ad un intervento economicoin prima battuta dell’inglese Bbc, di France2 e di una piccola emittente scandinava.Intanto qualcosa si muove per il documentario ingenere nel mercato di sala, dimostrazione che daprodotto alternativo il documentario si è trasformatoin prodotto di nicchia. Alcuni locali hanno avviatointeressanti esperimenti: è il caso del cinema“Anteo” di Milano; del “Politecnico” di Roma; di unadelle sale del “Modernissimo” di Napoli, che hannoiniziato una programmazione aperta anche ai documentari.“La fuga nella fantasia del cinema americano– commenta Luciano Stella, titolare delModernissimo – ha avuto come riflesso il ritorno deidocumentari. Più ci saranno film come PolarExpress o Harry Potter più vedremo una reazione daparte del cinema del reale. Il documentario riprendenuova linfa produttiva e passa in sala, perché mentreil cinema è memoria, la televisione è marmellata.Capire la realtà attraverso il racconto di una storia èfondamentale, anche quando l’argomento non è dinatura politica, ma sociale. Molti documentari sonoeccezionali sotto il profilo linguistico e visivo e questoeduca ad una nuova sensibilità ed aiuta ad unaalfabetizzazione all’immagine”.Ma in prospettiva la svolta per una maggiore visibilitàdel documentario sul grande schermo potrebbearrivare grazie al digitale. “A metà novembre – spiegaSandro Signetto – in otto paesi (Austria, Francia,Germania, Olanda, Portogallo, Regno Unito,Slovacchia e Spagna) è partito un progetto europeo,finanziato con risorse comunitarie, denominato


European DocuZone, che prevede la digitalizzazionedi alcuni cinema, con la conseguente possibilità diproiezioni fornite da un satellite o da un Cd. In questocaso sarebbero abbattute tutta una serie di costi(stampa copie e trasporti) spesso difficilmente sopportabiliper i documentari. Doc/it punta a creareanche in Italia, con il contributo del progetto europeoe dei fondi del Ministero dell’innovazione edelle attività produttive, un circuito di una ventina disale, che potrebbero essere destinate appunto aldocumentario, oltre che ad una serie di altri eventi dispettacolo, come concerti in diretta”.Ma, come già accennato, nel nostro paese la presenzadi documentari è modesta anche sul piccolo schermo.Il confronto con la realtà di altri paesi è sconfortante.Durante i recenti Stati Generali del Documentario,organizzati dall’associazione Doc/it a Bologna, dal 20al 24 ottobre scorso, sono state fornite alcune cifre: inFrancia, nel 2003, gli interventi pubblici, di reti televisiveed enti locali, nella produzione di documentarisono stati pari a 4,5 milioni di euro con un aumentodel 16% rispetto all’anno precedente ed una crescitadel 14,3% negli ultimi cinque anni. Ma anche daipaesi più piccoli emergono numeri significativi: inFinlandia esistono quattro canali analogici digitali,due pubblici e due privati, esclusivamente dedicatialla trasmissione di documentari. Nel corso del 2003le televisioni finlandesi hanno dedicato ai documentaripiù del 50% delle risorse previste per l’acquisto difilm. In Olanda, sempre nel 2003, le televisioni hannocomplessivamente acquistato oltre 1500 documentari.Davvero un altro mondo.Da noi invece, la trasmissione di documentari in televisione,oltre che numericamente assai più modesta èspesso anche nascosta. “Il problema – ha ricordato nelgià citato appuntamento bolognese, Lucia Bistoncini,direttore della Sezione Cinema della <strong>Siae</strong> – è che inItalia ancora manca una definizione specifica di documentarioed esiste una obiettiva difficoltà da parte dellaRai a riconoscere dignità autoriale al documentario,mentre sono assai più garantite le opere scientifiche edivulgative. Il problema è che il documentario puòessere di vario tipo: docu-drama, costruito con immaginidi repertorio; può essere un film di montaggio, oanche realizzato attraverso una serie di interviste. Cosìil documentario viene confuso con l’inchiesta o ilreportage giornalistico e tutto ciò rende difficile anchela tutela del diritto d’autore e la corrispondenza dell’equocompenso previsto dalla normativa”.“Spesso – fa notare Gianfranco Pannone – i nostridocumentari vengono proposti all’interno di contenitoriprestabiliti e quindi disconosciuti come documentari,ovvero come un’opera creativa frutto dell’ingegno,riconoscimento che, al contrario, vieneattribuito all’ideatore del contenitore al cui internoviene presentato il documentario. Di conseguenza,per citare un esempio per tutti, accade che all’ideatorede La macchina del tempo venga riconosciuto l’equocompenso e agli autori dei documentari propostidurante il programma non sia riconosciuto nulla”.A questo punto viene da chiedersi se i numerosi problemiindividuati non debbano ridimensionare quelclima di euforia e ottimismo che sembra caratterizzaretutte le riflessioni sul documentario in questoperiodo. In altre parole non sarà che il successo delgenere deriva esclusivamente dagli esiti per moltiversi irripetibili ottenuti da Fahrenheit 9/11?“Nessuno si illude – risponde Agnese Fontana, unadelle produttrici italiane più attive nel settore – chealtri documentari possano ottenere lo stesso successodi Michael Moore, determinato dall’asprezza deldibattito politico di questo periodo, dalla drammaticaconcomitanza della guerra in Iraq e dall’appuntamentodelle elezioni americane. E tuttavia il rilanciodel documentario ha radice profonde, è cominciatoprima che esplodesse il caso Fahrenheit 9/11. L’ondalunga del documentario risale ad almeno cinqueanni fa e si è progressivamente affermata con filmcome Buena Vista Social Club di Wenders, Quandoeravamo re di Leon Gast, Essere e avere di Philibert.Dietro il documentario c’è un interesse autentico edormai duraturo, sia a livello mondiale che nazionale.Non esistono cifre precise, ma non credo che ci sidiscosti molto dalla realtà dicendo che il mercatomondiale del documentario muove annualmentequalcosa come 450 milioni di dollari. Inoltre vale lapena di ricordare che, contrariamente a quanto accadenel cinema di fiction, l’Unione Europea esportapiù documentari di quanti ne importa. In altre paroleil documentario, oltre che un evidente valore culturalepuò essere anche una straordinaria opportunitàeconomica”. Un paese senza documentario è comeuna famiglia senza l’album di fotografie.Franco MontiniGiornalista


VIVAVERDI30inchiestaNella foto piccola, GianniMinà con Alberto Granado alFestival del Nuovo CinemaLatinoamericano dell’Avana.La foto di Allende,della folla festante e delmanifesto murale sonotratte dal documentarioSalvador Allende del cilenoPatricio GuzmanIL RINASCIMENTO DI UN GENEREVERITA' VS. BUGIEdi Gianni MinàLa rinascita del documentario è la provadel disagio ormai palese dello spettatore difronte all'informazione negata, elusa, avolte grottesca, di quasi tutte le televisionidel pianeta e di moltissimi quotidiani erotocalchi che si autodefiniscono illuminati,bipartisan e al di sopra della mischia


Il favore che ho riscontrato nel corso degli ultimimesi verso il mio film-documentario In viaggio conChe Guevara (dove Alberto Granado, il vecchio compagnodi Ernesto Guevara nell’avventura giovaniledel 1952 attraverso l’America Latina, ripercorre iluoghi di quell’esperienza con il Che, che cambiò lavita di entrambi), mi suggerisce una riflessione suimotivi del ritorno come genere del documentarionella narrazione del mondo moderno.E non sono spinto a questa analisi dalla vittoria dellamia opera al Festival di Montreal o ai Nastri d’argento,ma dalla constatazione che sono ormainumerosi i titoli di documentari che hanno sloggiato,prima di tutto negli Stati Uniti, dalle sale cinematograficheper molte settimane i film di finzionecon attori, spesso famosi.Insomma tutti noi che raccontiamo il mondo o raccogliamomemorie per immagini dobbiamo essere gratia Michael Moore e ai suoi dirompenti Bowling aCoulumbine (vincitore dell’Oscar) o Farenheit 9/11,ma la tendenza a riscoprire questo genere di “narrazionepovera”, che ha formato tanti cineasti, ha dilagatoormai fino ad affermare opere che lo stesso MichaelMoore suggeriva in un articolo dell’estate scorsadegne di esser viste, come Supersize me, Controlroom, The corporation, Orwell rolls over in his grave,Bush’s brain, Yes man e i lavori di Robert Greenwald.Certo, anche in questo caso, per logiche commerciali,sono finite nelle prime pagine dei giornali ehanno stuzzicato la voglia di sfida dei distributori,più opere nordamericane che di altri continenti,come quello latinoamericano. Eppure da sempre irealizzatori di questi paesi a sud del mondo sono laradice fertile del documentario, con autori geniali,vecchi e nuovi, dal cubano Santiago Alvarez, scomparsopochi anni fa, al cileno Patricio Guzman, cheda La battaglia del Chile, opera del ’78, fino ai piùrecenti Il caso Pinochet e Salvador Allende, ha fornitovere e proprie lezioni di come si racconta la storiacon onestà, dominio del mezzo tecnico e brillantezzaartistica e tecnica.Da 25 anni, al Festival del Nuovo CinemaLatinoamericano dell’Avana, potevi scegliere tre oquattro documentari, fra gli oltre 40 ogni volta presentati(e quasi sempre colpevolmente ignorati inItalia), che ti facevano capire la realtà, la fatica,insomma la realtà del sud del mondo o le prepotenzeimposte dal mondo dell’economia neoliberista.Mi azzardo a dire che poche opere cinematografichee pochi libri riuscivano ad avere l’incisività di queibrandelli di vita impressi in quelle opere. Era ilsegno di una rivolta in atto da anni delle avanguardieintellettuali del continente contro l’informazionecorrotta, assurda, grottesca, imperante in quelleterre dal Messico alla Terra del Fuoco. Quelle immagini(che nel nostro paese potevi vedere qualchevolta solo al Festival del Cinema Latinoamericano diTrieste) erano così efficaci che spesso quando neparlavi in Europa c’era chi le accusava di retorica. Manon era solo il pregiudizio a suggerire quei banalicommenti, era la diseducazione che il pubblico, inteoria il più evoluto del globo, aveva sulla realtà dellavita concessa alla maggior parte dell’umanità.Ora nella breccia aperta da Michael Moore si sonoinfilati quegli autori di frontiera e tutta una serie difilmakers del nord del mondo che non sopportanopiù la farsa e la menzogna rappresentata dai notiziari,dalle inchieste e dai talk show di presunto approfondimento,delle televisioni di quella parte del pianetache si dichiara morale ma non accetta di discuteresul suo esagerato livello di vita, sulla sua democraziae quindi sul suo grado di civiltà.L’affermazione di questi documentari nelle sale, neicircuiti dvd o nelle offerte dei giornali e dei magazine,è la prova del disagio ormai palese dello spettatoredi fronte all’informazione negata, elusa, a voltegrottesca, di quasi tutte le televisioni del pianeta e dimoltissimi quotidiani e rotocalchi che si autodefinisconoilluminati, bipartisan e al di sopra dellamischia. Il pubblico evidentemente crede moltomeno in questi “imbonitori”, in questi mezzi dicomunicazione comprati o creati da impresari noninnamorati dell’editoria, ma dell’uso che ne potevanofare per proteggere i propri affari. Mezzi dicomunicazione, quindi, poco propensi a un’analisibasata sull’onestà intellettuale.Così il pubblico, appena si è presentata l’occasione,è andato a cercare nel vecchio linguaggio del documentario,a volte crudo, brutale, scomposto, machiaro, esplicito (o negli incontri in piazza con intellettualiprestigiosi di tutto il mondo, ma ignoratidalle trasmissioni tv), una chiave per capire unarealtà sempre più vischiosa, complessa, che le duepaginette di “esteri” dei giornali o i quattro cinqueminuti di telegiornale, riservati ogni sera al raccontodei drammi di almeno tre paesi del pianeta, lontanifra loro anni luce, non sono più capaci di spiegaree chiarire in modo decente.E’ un fenomeno singolare e nuovo, che spiazzatutti i luoghi comuni e frantuma le certezze diquei dieci o dodici padroni dell’informazione edella comunicazione del pianeta, ormai convintidi avere sotto controllo il cosiddetto mercato equindi il cervello del pubblico.


VIVAVERDI32inchiestaNella foto piccola dellapagina accanto, laregista Ilaria Freccia.Le altre immagini sonofotogrammi tratti daidocumentariL’iniziazione (quiaccanto) e Thangam(nell’altra pagina)INTERVISTAMAYA O L'ILLUSIONEDELLA REALTÀdi Linda BrunettaCi sono molti modi di documentare la realtà.Quello scelto da Ilaria Freccia si discosta dall’inchiestadi tipo giornalistico. A differenza dei“puristi” del documentario, per i quali è fondamentaleevitare qualsiasi ricostruzione del reale,senza troppa cura per le immagini o il montaggio,perché così “è più realistico”, Ilaria Freccia sipone come autrice, il punto di vista secondo lei èineliminabile. “Hai sempre uno sguardo, dalmomento in cui tu punti una telecamera, unacinepresa, tu scegli un’immagine, un’inquadraturache vuoi comunicare. Per trasmettere un significato,delle emozioni è secondo me giusto invecerintracciare l’aspetto poetico della realtà”.I suoi riferimenti ideali sono i grandi maestri comeIvens o il nostro dimenticato, grandissimo VittorioDe Seta, il regista italiano più citato da MartinScorsese, in cui è evidente un aspetto di rigoreestetico, di ricerca formale nella composizionedell’inquadratura anche quando documenta unevento semplice, emozionante e violento come lapesca nelle tonnare siciliane.La casualità della ripresa è più televisiva, più dainchiesta. “Se non puoi controllare il prodotto finisciper fare un servizio giornalistico e lì ci sono già i giornalistiche lo fanno”. Quello che gli americani chiamanol’Essay film, quando si vuole dimostrare unatesi, come ha fatto Michael Moore quando si è postola domanda del perché gli americani hanno semprepaura? E ha realizzato Bowling a Columbine. “Ma nonè vero che il linguaggio del documentario debba esserepovero o che non debba avere un linguaggio, comese non ci possa essere un’estetica delle immagini,“Il punto di vista è ineliminabile. Hai sempre uno sguardo, dal momento in cui tu punti unatelecamera, una cinepresa, tu scegli un'immagine, un'inquadratura che vuoi comunicare.Per trasmettere un significato, delle emozioni, è secondo me giusto invece rintracciarel'aspetto poetico della realtà.” Incontro con la regista di documentari Ilaria Frecciaperché così non intervieni sulla realtà, tanto quelloche conta è il contenuto”.L’approccio di Ilaria si può definire fra l’antropologicoe il sociale, sia che realizzi un documentario su unarealtà lontana come quello sulle bambine di un villaggioindiano che lavorano dieci ore al giorno allamanifattura dei bidies, (Thangam-Raitre, 1996,selezionato a numerosissimi festival) e si ammalanodi tubercolosi perché rollare sigarette è come fumarnedue pacchetti al giorno; sia che giri il viaggio a SanGiovanni Rotondo di un gruppo di anziani (Padre PioExpress - RaiTre, 2003 -selezionato per il David diDonatello, premiato al Genova Film Festival e alFestival Libero Bizzarri). “Anche se i vecchietti nonsono diversi da quelli che incontri sotto casa tutti igiorni e il Santuario di Padre Pio l’abbiamo visto dozzinedi volte, lo sguardo antropologico impone di raccontarlocome un luogo da scoprire. A me interessanoquelle realtà che sono sempre in conflitto conqualcos’altro. Nei protagonisti di Padre Pio Expressc’è una forte motivazione religiosa, ma anche un fortedesiderio di divertirsi, due aspetti diversi, ma non incontraddizione, perché la realtà ha molti aspetti, chesono interessanti proprio perché controversi”.Dal suo lavoro come fotografa, che svolge soprattuttoa New York per vari giornali e come assistente diElliot Erwitt, ha origine la sua vocazione di documentarista,come esigenza di scoprire, raccontare edenunciare realtà sconosciute, situazioni estreme,ma anche la normalità, l’umanità, il mondo che vivedietro la notizia di tipo giornalistico.Quando nel 1996 è arrivata nel villaggio indiano perraccontare il dramma del lavoro minorile si è resaconto che non era soltanto l’aspetto più tragico diquella realtà sociale che doveva far parte della suanarrazione. In segno di rispetto per i soggetti protagonistidel documentario, persone con una vita cheha molteplici aspetti doveva imparare a conoscereanche tutto il resto: la vita del villaggio, la gioia divivere in una realtà rurale, con i riti, le amicizie, ipiccoli amori. “Perché ci si avvicina alla verità, soltantoquando il nostro sforzo è rivolto a colmare ildivario che separa il soggetto che osserva, da coluiche è osservato”. Ma per fare questo il fattore tempoè indispensabile. Per coprire quell’argomentofacendo interviste e mettendo insieme del repertoriobastavano due settimane. Ilaria è stata nel villaggioper quattro mesi, fino a quando tutti non si sonoabituati a lei e poi non si sono nemmeno più accortidella sua presenza, fino a quando è riuscita a “nonesserci”, mentre la realtà si modificava sotto i suoiocchi. “Ci sono stati giorni in cui non è successonulla e finalmente giorni in cui la vita del villaggio èstata travolta da avvenimenti eccezionali. Ha avuto il


tempo di capire, perché la realtà che si vuole raccontarespesso non corrisponde a quello che sitrova”. Il senso di verità dipende dalla capacità diascolto dell’autore, dalla sua sensibilità, dalla suacapacità di farsi “tramite”.Il problema produttivo è quindi determinante. Ildocumentario creativo così detto d’autore costa ed èpiù rischioso perché si apre a tutte le diverse possibilità,perché può succedere che la madre del protagonistasi riveli più interessante del protagonistastesso. I produttori degli altri paesi. oltre a fornirebudget notevolmente più elevati, contemplanoanche la voce della “ricerca”, per permettere agliautori di filmare a più riprese, di costruire e modificarea seconda di quello che si trova.Il documentario sulle spogliarelliste (Strippers,Channel 4, 1995) le è costato un anno di ricerca elavoro. Di una delle sue protagoniste ha documentatola gravidanza, il parto e il ritorno al lavoro. “Tuttoquello che c’era intorno a quella realtà era interessantissimo.Per capire le motivazioni interiori eranecessario risalire alle famiglie di provenienza, allanormalità della vita quotidiana. In questo modoquelli che altrimenti sono solo degli emarginati, deidelinquenti, riacquistano una dignità. Come nelcaso degli eunuchi indiani, che sono considerati deifuori casta, che hanno una tradizione antichissima,dei templi, una cultura viva (Madras Eyes, RaiCinema Fiction 1999, Premiato al festival LiberoBizzarri). “Era interessante capire al di là dell’aspettofolkloristico che tipo di persone sono gli eunuchi,che si sono divertiti molto diventando registi e protagonistidi loro stessi e in questo caso coinvolgerli percostruire insieme a loro il film, attraverso una narrazionequasi cinematografica, ricostruire con il lorocontributo le situazioni che loro volevano fosserodocumentate, andando oltre l’intervista. Per faremergere anche una dimensione interiore, onirica,per far mettere in scena dagli stessi protagonisti, iloro sogni e desideri, in un processo alchemico difusione tra ciò che vivevano e ciò che avrebbero volutovivere. Era tutto ciò che io potevo offrire loro”.Come autore a volte bisogna riuscire a non esserlo,cercare di annullarsi, pur facendo ovviamente dellescelte. Soprattutto in India, dove il cinema è moltodiffuso e amato e fa parte della vita quotidiana.“Spesso capita che dove si sta girando arrivino passanticon la bicicletta o con il bue e diano dei consiglisu come girare le scene.”Le persone che vengono riprese acquistano in questomodo una maggiore consapevolezza dei loro problemi.Anche se è impossibile che la loro esistenza possacambiare solo perché si sono ritrovati protagonisti diuno di questi documentari, è comunque importante,perché pur vivendo una realtà drammatica, almenone capiscano l’emblematicità, capiscano che c’è unsignificato che va oltre la loro condizione specifica,anche se questo non è vissuto con piena coscienza.Diverso è stato il coinvolgimento delle donne africaneprotagoniste del documentario sulle mutilazionisessuali (L’iniziazione - RaiTre, 1999, premiato alfestival dei Popoli). Sono state le stesse militantivolontarie in una Ong locale che si occupa di emanciparele donne dalla tragica tradizione della mutilazione,a indicare le situazioni che volevano far conoscere.E’ stato un documentario che ha suscitato nonpoche polemiche per la scelta di mostrare un ritualedi mutilazione su una bambina di cinque anni.“Naturalmente se devi raccontare un argomentomolto drammatico devi cercare di non indugiare sull’orroree cercare di dare dignità a quello che tumostri. Per denunciare un atto così violento è bastatofermarsi sullo sguardo della bambina terrorizzata.Quando ho dovuto filmare personalmente, perchésolo una donna poteva essere presente, mi sonodomandata se fosse lecito documentare quella situazioneper denunciarla e non cercare di evitare cheavvenisse. Avrei preferito non farlo, ma sono state lestesse volontarie della Ong a chiedermi di farlo, nellasperanza che potesse essere utile alla loro battaglia:più dolore, più orrore.”Purtroppo questo capita adogni reporter che si trova a documentare una guerra”.Il successo al botteghino di Farenheit 9/11 ci indicache esiste sicuramente un pubblico che sente il bisognodi capire la realtà, non quella virtuale dei realityshow, non quella della pseudo-informazione dei Tg.E’ importante che venga finalmente capito anche inItalia che questo genere di produzioni può essere unbusiness, che si tratta di prodotti che hanno dellecaratteristiche commerciali.“Nessun altro mezzo come il documentario permettedi vivere una realtà e nello stesso tempo di essernefuori e di poterla comunicare con una tua particolarevisione. In Occidente giudichiamo tutto attraversol’ideologia credendo di avere così in mano lachiave per capire il mondo. L’India ti insegna a capireche la realtà è maya, illusione.”Oggi che tutto è manipolato o controllato, il documentarioè ancora uno spazio di grande libertà,che ci permette di vedere la realtà anche in unaltro modo, più complesso e perciò più vero.Chissà se è proprio per questo che nel nostropaese ne vengono prodotti così pochi.


VIVAVERDI34personaggiMUSICAL'ARTE OF ELISAdi Oscar PrudenteScoperta all’età di sedici anni da Caterina Caselli,Elisa Toffoli, in arte Elisa, rappresenta una dellerealtà più interessanti e singolari della musicarock. Dotata di una voce ricca di sfumature morbide,dai toni color pastello, il giovane talento diMonfalcone riesce sempre, pur indossando differentitessuti sonori, a mantenere intatta le propriapurezza espressiva e la personalità. Un usignoloche nessuna gabbia, nessun arrangiamentoè in grado di imprigionare o di offuscarne lecaratteristiche interpretative.Mentre in tutti i paesi del Nord Europa –Scandinavia, Danimarca, Olanda, Germania, ecc. –,bilingui per tradizione e cultura, nell’ambito dellamusica pop, rock, country, jazz, ecc., gli artisti creanoe perciò cantano e registrano per lo più in inglese,in Italia spetta ad Elisa il merito di aver introdottoper prima l’usanza nell’ambito della canzoned’autore. Merito ancora più grande se si considerache i suoi brani non appartengono alla “dancemusic”,genere musicale che, dalla fine degli anniSettanta in poi, si è imposto in Italia attraversointerventi canori soprattutto in lingua anglosassone.Elisa vanta pure il primato – e non è una semplicecuriosità da sottolineare – di aver conquistato le hitparade nel nostro Paese con i suoi Cd proprio componendoe cantando direttamente in inglese adeccezione di Luce (tramonti a nord est) e di Almenotu nell’universo. Un caso sinora unico nella storiadella canzone italiana.Elisa, dai tuoi lavori mi sembra che complessivamentetu ami cantare più in inglese. Eppure seiPensa, ragiona, inventa, scrive e canta in inglese. La sua lingua d'adozione che conoscebene. Così ha introdotto in Italia un genere. Perché? “Perché l'inglese è la lingua piùmusicale che ci sia. Forse lo è anche il giapponese, ma non lo conosco”. Storia di unadelle voci più interessanti e singolari del rockcapace di dare le stesse emozioni anche nella nostralingua. Perché canti così poco in italiano?Per una questione di suono. La lingua anglosassoneè una delle più musicali che ci siano. Io sono unapatita di suoni, a livello di voce e di tutto il resto. Traquelle che conosco, l’inglese mi sembra una linguastraordinaria per fare musica; magari lo è anche ilgiapponese, ma non lo conosco.Poi c’è anche un altro motivo. Per me il canto e lamusica sono sempre stati una terapia. Cose chefanno bene all’anima. Cantare in inglese era all’inizioanche un modo personale per essere libera didire qualsiasi cosa volessi, senza farmi capire. Era unpo’ come nascondersi.Ma quando scrivi in che lingua pensi?Sì, penso in inglese perché lo conosco bene e miviene naturale comporre testi in questa lingua.Quando componi le tue canzoni, viene prima lamusica o il testo?Parto quasi sempre da una sensazione forte, che mi èdata da qualcosa al di fuori di me. Se vedo qualcosache proprio mi colpisce, mi viene come un fuocodentro, che poi devo assolutamente tradurre attraversola musica, quindi con uno strumento; se invecenon ho nulla con me, cantando e basta e poi scrivendotutto in seguito. Di solito è così: l’idea miviene partendo appunto da immagini, da cose chevedo e che mi colpiscono. Un po’ come un film, unconcetto, un tutto insieme. In genere non partoquasi mai da un’idea musicale o da un testo. Poi succedeanche quello, capita che magari un giorno misiedo al pianoforte e viene fuori un giro armonico eda lì sviluppo l’idea. Ma questi sono i pezzi collage,che sono più difficili da comporre, perché sono partoritida un processo mentale, devi inventare qualcosadi veramente bello, lo devi costruire. Invecequelle che di getto nascono da immagini esterne, chemi hanno colpito fortemente l’animo, di solito sonoanche le canzoni che vengono meglio.Nel tuo ultimo Cd Pearl Days ci sono due canzoni,Life goes on e The waves, che mi hanno molto colpito.In particolare in The waves mi impressiona ilmodo in cui emergono tutti i colori della tua voce e lanaturalezza con cui cambi spesso registro vocale. Haistudiato il metodo” VoiceCraft”?Non so neanche cosa sia!E’ quella tecnica vocale, tanto di moda nelle nostrescuole di musica, inventata e portata in Italia dall’americanaJo Estill, finalizzata all’assoluta padronanzadella voce, che permette, ad esempio, di passare


VIVAVERDI36personaggicon scioltezza dalla voce naturale al falsetto.Sì, adesso ho capito. E’ una cosa celtica. Oggi l’hannochiamata “VoiceCraft”. Ma in realtà è una tecnica cheavrà centinaia di anni, se non addirittura migliaia.Viene dal ceppo celtico del nord Europa. Non sapevoche la insegnassero in Italia, adesso mi informerò.Allora, nel tuo caso, si tratta di istinto?Sì. Però, essendo anche appassionata di studi vocali,mi sono documentata. Non ho studiato con dei maestri,ma ho fatto qualche ricerca per conto mio. Hostudiato la musica africana per vedere un po’ le radicidel gospel, del blues. Poi la musica del nordEuropa, basata sul canto femminile. E’ da lì, dalceppo celtico, che viene la tecnica del “VoiceCraft”.Tra l’altro nei Paesi nordici – in Norvegia, inFinlandia, etc. – questa tecnica del falsetto altissimoera in realtà un richiamo per le mucche, che facevanole donne alla sera per riunirle nella stalla.Utilizzavano questo suono, perché riusciva ad arrivaremolto lontano, in quanto particolarmentetondo nelle frequenze alte. Poi ho studiato anche lamusica degli indiani d’America, che usavano più omeno la stessa tecnica, esaltando soprattutto le frequenzemedie. Ho approfondito anche il cantomedio-orientale, che ha intervalli strettissimi,addirittura di un quarto di tono. Poi naturalmente hoseguito ed analizzato tutte le cantanti moderne, daMaria Carey a Christina Aguilera, che mescolanoquesti stili assieme.Anche tu ritieni di ritrovarti tra queste grandiinterpreti?Soltanto a metà, perché non ho i loro virtuosismi.Ho notato che in ogni tuo disco ti sei avvalsa dellaproduzione di un arrangiatore diverso: CorradoRustici per l’album d’esordio Pipes and Flowers,Darren Allison per il singolo Cure me, addiritturain Asile’s World accanto a Darren Allison compaionoi nomi di Howie B, Roberto Vernetti,Mauro Malavasi, Leo Zeta, Michele Centonze eadesso in Pearl Days hai collaborato con GlenBallard. Perché cambi continuamente vestitosonoro alle tue composizioni? Sei ancora allaricerca di te stessa o di un collaboratore ideale?Un po’ tutt’e due le cose. Nel senso che in ogni progettoadesso mi piace sempre di più analizzare edapprofondire il suono. Solo negli ultimi anni, dalsecondo disco in poi, ho cominciato a darmi da farein questo senso. Dipende molto dal “sound” che ènecessario creare per ogni disco.Quindi per te cambiare è ancora una necessità?Sì, sicuramente. Non è stato facile trovare la miastrada. Mi sembra comunque un percorso ancoramolto lungo, non definitivo. Fatto di continui cambiamentie crescite. In fondo sto ancora cercando.Forse sono quasi arrivata, ma sottolineo il forse.Perché hai scelto Pearl days come titolo del tuoultimo Cd? Cosa c’è di diverso in questo rispettoai tuoi precedenti lavori?Pearl Days è un titolo che racconta un momento dellamia vita, in cui si erano realizzate tante cose che nonpensavo accadessero davvero. Parlo al passato, ma inrealtà dovrei usare ancora il presente, perché si trattasolo di sei mesi fa. Ogni pezzo del Cd è una perla,un momento della mia vita. Anche questo era unconcept, proprio come lo era Lotus. Un concept“visivo”, nel senso che è fortemente narrativo. Ognicanzone racconta di persone, sentimenti, storierealmente accadute. Il cambiamento consiste nelfatto che, rispetto agli altri Cd, non sono più cosìermetica e non parlo soltanto di me stessa, oppureracconto analisi o argomenti che fanno parte propriodi percorsi personali di introspezione. In PearlDays, invece, ci sono storie di sentimenti, di persone,di fatti che sono successi e che hanno cambiato lecose, lasciando dei messaggi importanti. Questa è lamia ricerca: voglio uscire fuori da me stessa e vederequello che succede intorno a me, cercando però dimettermi sempre in relazione con gli altri.Hai scritto Written in your eyes e Joy insieme aGlen Ballard. Da chi è partita l’idea di scriveredelle canzoni a quattro mani?Intanto devo dire che lui è un personaggio poliedrico,scrive storie per film, libri, testi e musica. Hascritto per esempio per Alanis Morrisette, per gliAerosmith, per Michael Jackson Man in the mirror.Come è nata la nostra collaborazione? Io avevo ancoraun contratto con la Sony, quando ho chiesto dicontattarlo. I discografici pensavano che avreidovuto scrivere vicino a qualcuno, che non ero prontaper scrivere da sola. Comunque Glen Ballard lovolevo conoscere in ogni caso. Anche se io sonotanto attaccata alle cose che scrivo. Non è che miinteressa insomma aver successo a tutti i costi: mibasta realizzare ciò che creo, le mie cose. Con GlennBallard ho incominciato a scrivere un pezzo, poisono passati sei mesi e sono tornata da lui per comporreancora qualcosa insieme. Gli ho fatto ascoltarequello che avevo preparato per il nuovo Cd. A lui èpiaciuto molto e mi ha detto che voleva produrlo. Edè stata per me una grossa soddisfazione.Ascoltando Written in your eyes noto una differenzadi mano… Come avete lavorato in questo caso?Io ho scritto tutta la melodia, mentre invece Glen hacomposto soprattutto l’armonia. A me è venuto unpiccolo “riff” di chitarra, che lui ha poi sviluppato.In Togheter e in Life goes on la guerra fa da sfondo.Quando scrivi un testo delle tue canzoni, cisono degli argomenti che escludi a priori?No, quando scrivo non ci sono argomenti chepenso di escludere a priori. Dipende solo dai sentimentie dalle sensazioni che ho dentro e chevoglio raccontare in quel particolare momento. E’vero, in Togheter e in Life goes on ho parlato diguerra, ma in maniera diversa. Mentre in Toghetersentivo l’esigenza di descrivere la situazione attuale,in Life goes on ho parlato della Seconda guerramondiale. E lì la guerra rappresenta soltanto unfatto che ha determinato una cosa importante nellastoria che stavo raccontando. E’ il motivo per cuimio nonno non era presente a casa. Life goes on èinfatti la storia della mia famiglia. Parla di mianonna e di mia madre. La donna che lavorava inuna piccola fabbrica di gelati è mia nonna. Ed èsempre lei anche quando dico “hanno bombardatole case e hanno ucciso, tu sei una ragazza di 22 anni,incinta e lasciata in lacrime”. Mio nonno era statodeportato dai nazisti in un campo di concentramentoa Buchenwald. E dopo un anno tutti pensavanoche fosse morto, non si sapeva più nulla di lui.Nel frattempo era nata mia mamma e fortunatamente,dopo quell’interminabile periodo, miononno tornò a casa, a piedi.Dopo il successo sanremese di Luce, perché haiscelto di cantare proprio Almeno tu nell’universo?Semplicemente perché mi aveva chiamatoGabriele Muccino e mi aveva chiesto di provare afare una versione di Almeno tu nell’universo peril suo film. Mi ha raccontato quello che voleva direnel film e io gli ho detto che ci avrei pensato. Inquel momento c’era un gruppo che mi piacevatantissimo – e mi piace tutt’ora – i Figur Ros, chesono un gruppo islandese, che fa della musicalentissima, e il cantante ha come una voce biancacresciuta, è una specie di angelo caduto, con unmodo di cantare bellissimo. E’ tutto dritto, dritto,non fa mai una vibrato, niente… e poi va a questifalsetti altissimi… Ad un certo punto, mi trovavoin macchina, avevo appena parlato con Gabriele, e


mi è venuto in mente il ritornello di Almeno tunell’universo. Lo so, non c’entra niente, ho fattoun associazione completamente fantastica, assurda,ma ricantando il ritornello di questa canzone,mi è sembrato così arioso, così disteso che me losono immaginato come se fossero stati i Figur Rosa suonarlo e a cantarlo e da lì ho detto: “Aspettache provo a vedere se posso realizzarlo allo stessomodo”. Mi piaceva l’idea di fare la canzoneappunto tutta così, lenta, come se fosse propriouna ninna nanna. Ed è diventata il tema principaledella colonna sonora del film Ricordati di me.Qual è il tuo metodo di lavoro?Per me fare musica è una cosa molto naturale, devosentirmi libera. Ho fatto una scelta egoista – abbastanzarischiosa all’inizio – che porto ancora avanti:la musica è il mio gioco, è la mia passione, il miomomento di libertà di espressione. L’avrei coltivataanche se avessi fatto un altro lavoro. Non ho unmetodo. Insomma, scrivo proprio quando mi viene.Poi conservo tutto, tengo qualsiasi cosa io faccia, hoquaderni pieni di annotazioni, nel mio studiolo miregistro da sola quando voglio, a volte ci sto anchenotti intere. Anzi, essendo un appassionata di suoni,mi piace giocare un po’ con la tastiera e con le libreriedi suoni che ho dentro al computer, studiandonele varie combinazioni; e da un po’ di tempo sonodiventata una sorta di programmatore per i mieidischi. Sarebbe molto interessante avere un metodo.Solo che per me la cosa più bella è il puro istinto. Chearrivi quando deve arrivare!Cosa ti piace fare e dove ti piace vivere quandonon sei in giro per lavoro?Amo tantissimo dipingere. Quando posso, facciodei quadri e poi li regalo ai miei amici.Generalmente, quando non lavoro, mi piace stare acasa. Oppure vado a fare giretti con la mia vespetta,faccio lunghe passeggiate, esco con gli amici alcinema o a mangiare una pizza. Cose normali.Quindi il tuo rapporto con le persone, con le cose,con la vita in generale mi pare di capire che sia didisponibilità, di apertura, di positività…Sì, è vero. Anche se il lavoro mi assorbe tanto. Allafine non sto mai ferma e ho parecchie cose da fare,ma poi mi piace sempre tornare a casa e ho bisognoanche di stare da sola, per riprendermi.C’è qualcosa di te o del tuo lavoro che la gente nonha ancora capito?Credo che sia impossibile che io sia capita in tuttoe per tutto, ma come è impossibile che un chiunquealtro venga capito in tutto e per tutto.Artisticamente invece è diverso. Forse a questopunto si è compreso proprio il fatto che a mepiace scrivere, raccontare, portare messaggi ognivolta diversi e sono disposta ogni volta a cambiaretantissimo per svilupparli. Amo cambiaresempre, mai restare ferma a una forma precisa.Il passato cosa rappresenta per te? In Pearl dayspassato e presente si intrecciano in “una mappache si sta tracciando in tempo reale”, cosa inten-di dire esattamente?Intendo dire che ogni giorno qualsiasi cosa chefacciamo oppure non facciamo, comunque tracciaun percorso. Cioè tu puoi scegliere di stare sveglioe di accorgertene o di fare finta di non accorgertene,insomma puoi scegliere di essere svegliooppure di essere un po’ incosciente, però le cosesuccedono comunque. La mappa che si traccia è latua vita. E’ saper prendere quello che viene congioia o anche con dolore. Ogni sentimento è benaccetto, purché sia vero. Tutto ciò che segue il criteriodi verità, prima o poi ha il suo perché, è lì perun motivo. Le cose succedono per un motivo. C’èuna concatenazione tra tutte le cose, tra le cause egli effetti, in una specie di reazione a catena.Secondo me è sbagliato far finta di niente. E’ comedecidere di rendersi conto di aver un atteggiamentoattivo nella vita, perché l’atteggiamentopassivo non corrisponde a verità, non esiste lapassività in un essere vivente. L’essere vivente inquanto tale, solo perché esiste, fa nascere dellecose, le provoca. Tu, io, ogni persona è la causa difatti, di sentimenti, di cambiamenti rispetto adaltre persone. E in questo siamo tutti legati.Quale credi sia la tua meta?Vorrei arrivare ad essere sempre più sincera, semprepiù vera. Voglio fare delle cose autentiche, sianella vita sia nella musica. Che poi in me coincidono,perché la musica è la mia vita. Vorrei rimanereil più possibile pura, cercando di dare alla gentedelle cose vere, e migliorarmi ogni giorno.


VIVAVERDI38raiVIA ASIAGO 10SIAMO CRESCIUTI CON LA RADIOdi Stefano MicocciLa voce della “grande radio” delle origini in una raccolta di tre Cd dal titolo “Via Asiago 10”.Con le voci di Frank Sinatra, Louis Armstrong e Juliette Gréco, registrate tra il 1952 e il 1953“Via Asiago 10”, un piccolo miracolo artistico italianodel 2000: la radio, la sua storia, diventano un disco, ecome nella migliore tradizione, quella per es. delcome eravamo in stile ragazzo della via Gluck,l’Audioteca radio della Rai e una label discograficaindipendente come la Twilight Music fondata dai fratelliMassimo e Claudio Zuccaroli con Paolo e PietroMicioni, danno vita ad una vera e propria collanadiscografica, chiamata appunto “Via Asiago 10”.Radioscrigno, metropolis folle, sogno necessario,forziere scassinato e aperto anche per tutti noi daDario Salvatori, il “topo d’archivi”, come lo ha definitoRenzo Arbore, infaticabile e competente, con ilcontributo dell’Imaie, ha disegnato il percorso dell’operadiscografica di ricerca, selezione, pulizia delsuono, ”defrusciazione” (il termine è un neologismo),montaggio, commento e racconto, dei primitre Cd della collana: si tratta di un concerto di LouisArmstrong, registrato presso la Rai di Firenze nel1952; tre concerti di Jiuliette Gréco, registrati tra il1952 e il 1953 nella Sala A di Via Asiago; un concerto“assolutamente unico” di Frank Sinatra registrato nel1953 a Roma nella Sala A di Via Asiago.Coprotagonista dell’evento, l’Orchestra Eclipsediretta dal maestro Armando Trovajoli, che suona perSinatra: durante il concerto, l’esordiente DomenicoModugno rende omaggio a the voice con un’ineditaNinna Nanna scritta dal bravissimo musicista-autoreFranco Nebbia, che non viene molto ricordato (lafiglia Silvia durante la presentazione alla stampa deiradiodischi targati Via Asiago 10, è scoppiata a piangereper la commozione), ma che invece per alcuniesperti di musica, radio e televisione è un personaggioindimenticabile.A proposito di “esperti”, quando si scrive perVivaverdi si è sempre un po’ condizionati dall’immaginedei suoi lettori, reali e potenziali…, gentedavvero speciale: un’élite culturale, che vive sul pianetadella creatività, popolato da esseri “bellissimi”che vanno tutti d’accordo…, chiamati autori, editori,musicisti, scrittori, anche se spesso le asperità delpianeta stesso li costringono a confrontarsi con problemiquotidiani molto concreti, a nutrirsi di grandisperanze e poche certezze; anzi, il futuro – specialmentequello della ricerca e della sperimentazione–, pare essere sempre più incerto. Però vi vediamo,autori terrestri, sentitevi osservati, vi siamo viciniper quanto vi possa interessare, ma voi manifestateviil più possibile, specialmente i nuovi iscritti della<strong>Siae</strong>: pensiamo di avere in comune un bene inestimabile,quello della passione per l’Arte in genere…amiamo il cinema, la musica e frequentarli ci dànuova forza, o – per lo meno – ci consola. La collana“Via Asiago 10”, per esempio, ci fa piacere segnalarlaalla vostra attenzione: è qualcosa di più di una seriedi dischi di esecuzioni radiofoniche live del repertoriopiù noto di grandi star della musica mondiale, inpromozione nel nostro paese… Prendete ad esempioThe Voice in Via Asiago, la partecipazione eccezionaledi Frank Sinatra alla trasmissione Radio Clubche si realizzava nella Sala A di via Asiago 10.Il documento è eccezionale, perché anche il protagonistalo è: ma attenzione, la trasmissione è di elevatolivello, è un radioshow fatto come la migliore televisionee si tratta di un Sinatra depresso, non ancorarealizzato, più noto come attore che come cantante,oscurato dalla moglie-mito Ava Gardner, che lodefiniva, da bevuta ma anche da sobria, “Mr.Si…nada”, nel senso del niente, del nulla, ma conpretese di cummannari, degne delle sue origini italiane,siciliane da parte di padre. La voce di DarioSalvatori ci racconta queste cose, ci introduce nelmondo, anzi – meglio –, nella dimensione del tempoin cui stiamo per entrare, ci racconta un Sinatra cheattraversa quella fase psicologica, esistenziale e professionaleappena descritta, e passa la voce al conduttoreoriginale di Radio Club, Guido Notari, chepresenta l’Orchestra Eclipse di Armando Trovajoli: ilmaestro si esibisce anche in uno straordinario solodi piano di The way you look tonight, jazz version cheprovoca gli applausi scroscianti di un pubblico insala esaltato, anche se rimediato all’ultimo momentoperché non era stato previsto… Sinatra lo avevapreteso, per esibirsi dal vivo con la giusta partecipazioneemotiva!Poi finalmente entra Sinatra, e qui è la vera sorpresadel disco: il grande Frank, depresso ma già grandissimo,saluta in italiano, rivendica le origini dimamma e papà, anche se – sappiamo dalle cronachedel Sinatra più “segreto” –, che sua mamma, di originegenovese, per dare un futuro al figlio che come


“italiano” avrebbe avuto maggiori problemi, glitrovò un padrino irlandese, spacciandolo addiritturalui stesso per irlandese… In fondo, però, gli occhierano chiari e la carnagione non era poi così scura!Tornando a via Asiago e all’anno 1953, viene chiamatain sala la più giovane delle fans italiane della voice, unabambina con un mazzo di fiori e tanta voglia di parlare:“Amo le sue canzoni signor Frankie, e mio padrebrontola perché le metto tutti i giorni… Di Lei possiedoperò soltanto un disco, che adesso è pure consumato…E mio padre mi sgrida, non ne può più!”.Lui si dichiara commosso, parla in italiano, le dedicaSeptember Song, le regala un disco “almeno suopadre non brontolèra piùù!”. La qualità della registrazioneè ottima, il lavoro di “pulizia”, di “detokizzazione”,definiamolo così, è ben riuscito(Stefano Lancia, a capo dello staff tecnico che hacurato il lavaggio, il trattamento, la digitalizzazione el’intero restauro dei padelloni di 40 cm. di diametro,ha rimosso i vari hiss, tock e click senza eliminare ilclima sonoro dell’epoca), ma anche quando il frusciosi fa sentire, a tratti, come nel brano eseguito daTrovajoli, non infastidisce minimamente e la qualitàgenerale rende il disco ascoltabile anche in auto,dove non occorre neanche alzare eccessivamente ilvolume. In quella stessa puntata di Radio Club èospite anche Domenico Modugno: i due si conoscono,si scambiano qualche parola, Mimmo mostra aSinatra il foglio di carta con il testo della sua NinnaNanna in cui c’è il folklore dellaSicilia, quei sapori comunquecari al Sinatra figlio.Mimmo canta, Sinatra applaude!E noi umani ascoltiamo cose checi fanno bene, capaci di alleviarele sofferenze della nostra animadi appassionati della radio: anzi,la collana “Via Asiago 10” puòessere un’occasione di riscatto,un rito di pulizia delle nostreanimelle malconce a causa dellavorìo dei dj radiocomandatidalla dea playlist.Potremmo usare la stessa tecnicaadoperata dai restauratori deipadelloni dell’Archivio Storico,grazie ai quali un patrimonio di oltre 500.000 programmi,80 anni di radio, in pratica il ‘900 in voce esuono, potrà uscire dagli scaffali per rivivere in Cdche potremo riascoltare anche per rivivere i nostriricordi più cari. Personalmente adoro il vecchio cheavanza, specialmente se il nuovo, radiofonicamenteparlando, ha già fatto il suo tempo.“Radioscrigno reinventa il passato”, dice DarioSalvatori, che è il consulente artistico del progettonemultimediale, con Laila Cella responsabiledell’Audioteca, e un gruppuscolo di validi collaboratori,tra i quali Mauro De Cillis, Annalina Ferrante,Timisoara Pinto e altri“goodfellas” da proteggerecome l’orso marsicano,visto il panoramaradio deturpato e purecondonato. Speriamoche Radioscrigno ci aiutianche ad immaginare ilfuturo, “reinventando ilpassato”, continuando lapubblicazione di altreperle, belle come questeprime tre: Satchmo livein Florence ’52, JulietteGréco, Rive Gauche onRadio e Frank Sinatra,The Voice in Via Asiago.E’ prevista la pubblicazione della quinta edizione delFestival di Sanremo del 1955, che era trasmesso dallaradio, ma in quell’anno, per la prima volta, debuttavaanche in Tv; è in vista anche la “ristampa” del programmadella radio intitolato Nati per la Musica, cheproponeva ri-arrangiamenti di temi famosi dell’epoca,a cura dei grandi nomi della musica.Buon lavoro, e poiché è vero, come dite, che “siamocresciuti con la radio”, Vivaverdi augura sinceramenteun corale in bocca al lupo e un arrivederci alpiù presto a Via Asiago 10…


VIVAVERDI40televisioneAccanto, l’attore GiorgioTirabassi in Borsellinodi Gianluca Tavarelli,fiction andata in onda suCanale 5 con un largosuccesso di pubblico.Foto Photomovie/StefanoC. Montesi (per gentileconcessione diTv, Sorrisi e Canzoni)TRA STORIA E RACCONTOC’È FICTION E FICTIONdi Mimmo RafeleLa fiction è diventata la regina dei palinsesti Tv.Almeno tre o quattro sere alla settimana si consumanoaspre battaglie tra i due network concorrenti,e qualche volta addirittura lotte fratricide fra reti“sorelle”, a colpi di miniserie, seriali, soap… Lamattina dopo, quando alle 10 in punto l’Auditelmette in rete i dati d’ascolto, si contano morti e feriti,qualcuno esulta, qualcun altro piange. Carriere didirigenti, poltrone di funzionari, utili di produttori,quotazioni di mercato di autori e registi, oscillanopaurosamente, in una sorta di ciclotimia che alternaeuforia e depressione.E siccome siamo italiani, esattamente come allo stadio,finiamo tutti per prendercela con l’arbitro… Melo confessa con una luce d’angoscia nello sguardo ildirettore generale dell’Auditel, Walter Pancini, coluiche appunto decreta ogni giorno chi ha vinto e chi haperso. Sulla base di dati oggettivi, addirittura matematici,si sgola a dire lui; secondo arbitrarie e surrettiziegriglie per pubblicitari, dicono a turno autori eproduttori frustrati, giornalisti paladini della qualitàa ogni costo (anche quello di morire di noia?)soprattutto, aggiunge Pancini, di testate cattoliche:pare che l’Auditel sia considerato da quelle parti unostrumento del demonio… Invece, aggiunge accorato,le fiction di maggior successo parlano proprio dipapi, santi, monache…Lo incontro, Mister Auditel, a Saint-Vincent dovevengono conferite le TeleGrolle, ovvero l’unico premiodedicato proprio alla fiction.Già, la fiction… Si fa presto a dire fiction, poi bastaassistere alla premiazione (che dura a causa dellaquantità dei premiati più di due ore) per accorgersiGli intellettuali storcono il naso e la snobbano, la gente comune la guarda con passione ele tributa gran successo, tanto da averla eletta regina dei palinsesti. In verità la fiction hal'ambizione d'essere il “romanzo popolare” dei nostri tempi, il moderno feuilleton in augetra Settecento e Ottocento. Genesi, storia e riferimenti italiani ed esteri visti da unprotagonista che la fiction la scriveche con questo nome si definisce un arcipelago diformati, generi, stili diversi, che vede a un estremo ilTv-movie (la cosa più simile al cinema che si fa intelevisione) e all’altro la soap (la cosa più simile allavita che si fa in televisione).La fiction è l’erede del cinema di svago, per famiglie,l’entertainment nel senso pieno del termine. Ne hapreso il posto, trasferendosi dal grande al piccoloschermo e lì, invece di rimpicciolirsi si è allargata, hascoperto di potersi lasciar andare a raccontare storiesempre più lunghe, tornando all’archetipo di ogninarrazione di questo tipo: il romanzo popolare, ilfeuilleton. Ne viene prodotta e programmata sempredi più (è stata una sorpresa anche per me che ci lavoro,nella fiction, scoprire che copre addirittura il 41%dei palinsesti nel mondo) e ha ormai soppiantato nelgusto del grande pubblico perfino i grandi film chefino a pochi anni fa erano indiscussi campioni d’ascolto.C’è da chiedersi allora cos’è che tiene insiemequesto fiume di racconti, qual è, in altri termini, il“sottinteso” culturale, l’anima di questo tipo di narrazionetelevisiva. A questo punto la maggior parte delmanuali di sceneggiatura cita Omero, il bisogno“naturale” dell’uomo di ascoltare e raccontare storiee altre giustissime banalità di questo tipo.Il discorso, però, merita di essere approfondito, se èvero che la fiction, come si diceva un attimo fa, ha la(legittima) ambizione di essere il romanzo popolaredei nostri tempi. Ma il romanzo popolare, si sa, èstrettamente legato al luogo dove nasce, ne deve inqualche modo riprodurre i colori, i sapori, gli odori.Qual è allora il modello narrativo di riferimento dellafiction? E, prima ancora, esiste davvero? Io credo disì, sono anzi convinto che per realizzare (concepire,scrivere, produrre, dirigere) fiction di qualità bisognatenere presenti gli archetipi della cultura popolare,così come si sono configurati nazione per nazione.Cercando di semplificare al massimo: per gli anglosassonil’archetipo è Shakespeare (si pensi alla sagadel Padrino, ai film di Scorsese, a Twin Peaks oattualmente ai Soprano, ecc.), per i francesi Balzac(non a caso in Francia le fiction di maggior successosono in costume, raccontano grandi affreschi storicidel 7/800). Per la cultura italiana l’archetipo, lamadre di tutte le storie, è l’Opera, il melodrammaottocentesco: Verdi, Puccini. Storie di agnizioni, dipadri e madri perdute e ritrovate, di grandi amoricontrastati, grandi odi ancestrali, grandi tradimenti.A dominare è la famiglia, i legami di sangue, l’abissosublime delle passioni… Il tutto, e questo fa la differenza,non solo e non tanto raccontato ma cantato.Questo naturalmente in una fiction deve restare nel


profondo del racconto. Non si tratta cioè di riprenderepari pari, dal melodramma o dal feuilletonvero e proprio, dei passaggi narrativi, ma tenerlipresente, appunto, come modello originario, comesostanza culturale, un po’ anche come grimaldelloper far breccia nell’inconscio collettivo del pubblico.Se non ci si vuole limitare a una fiction di puromeccanismo, quella dei manuali di sceneggiaturaappunto, che spesso produce strutture magari perfettema un po’ algide, senz’anima.Partiamo da un dato di fondo: il pubblico potenzialedi una fiction, in Italia, supera ogni sera i 25 milionidi spettatori. Una audience enorme, indifferenziata,eppure composta da singoli individui, con cui non sipuò non fare i conti. E di cui ogni autore che facciaonestamente il suo mestiere non può non sentire laresponsabilità. Quali sono, quindi, i minimi comunidenominatori culturali di una simile massa di persone?E’ questa la domanda preliminare da porsi.Quanto dicevo prima a proposito del melodramma èuna possibile risposta a questa domanda. Perchésolo dopo avere individuato questo scheletro archetipicodi “valori narrativi profondi” condivisi, è possibilepoggiarvi sopra la carne dei “contenuti”, ovveroi riferimenti storici, sociali, all’attualità, cioè iltessuto concreto del racconto. Questo non è un cinicocalcolo per catturare più spettatori possibile, ma,al contrario, il modo più onesto per assolvere a quelcompito di cui dicevo prima: la fiction come granderomanzo popolare contemporaneo.Eppure definizioni come questa fanno ancora storcereil naso a molti (illustri e rispettabilissimi)intellettuali e/o cineasti, i quali nella fiction vedonoun sottoprodotto narrativo o, peggio, una speciedi sottile veleno immesso nel corpo dei telespettatoriallo scopo di solleticarne cinicamente gli istintipeggiori. Certo non mi sogno di affermare chenon si tocchino a volte abissi di volgarità o di scempiaggine,ma soltanto che nell’attuale sistema deimedia si può anche, anzi secondo me soprattutto,con la fiction produrre opere di qualità (ovvero“informative”, “formative”, equilibratamente“spettacolari”, perfino “poetiche”) che sianoanche di grande impatto popolare.Cerco di farmi capire raccontandovi come è nata lasceneggiatura della miniserie Paolo Borsellino, cheha avuto risultati d’ascolto straordinari (oltre12.000.000 di spettatori, 42% di share, tra le primedieci fiction di maggiore ascolto di tutti i tempi), dicui sono coautore. La scelgo non per civetteria maperché posso testimoniarne direttamente la “fattura”.Quando con Giancarlo De Cataldo e il produttoree ‘anima’ del progetto, Pietro Valsecchi, abbiamocominciato a parlarne (poi si sono validamenteaggiunti un altro sceneggiatore, Leonardo Fasoli, ilregista, Gianluca Tavarelli e il giornalista diRepubblica Attilio Bolzoni, enciclopedia vivente distoria della mafia), Paolo Borsellino era un magistratoammazzato da Cosa Nostra, uno dei tanti martiriinvolontari tristemente consegnati ai libri di storiae presto sbiaditi nella memoria nazionale.Il nostro compito era farlo diventare, oggi, un’eroedell’immaginario popolare, farlo entrare nel piccoloschermo in modo così vivido, addirittura “prepotente”,da fare preferire la vicenda di quest’uomonormale, condannato a essere un eroe dall’anormalitàefferata del mondo in cui viveva e lavorava, achissà quale filmone americano fosse stato controprogrammatodall’altra parte. Tutto questo senzaraccontar balle o fare strafalcioni storici, in modoonesto ma efficace. Come?La prima cosa che si scopre scrivendo un film basatosu fatti reali è che la Storia è una grande fiction…Intanto, staccando le figure (i singoli, umani protagonisti)dallo sfondo (il fluire degli accadimenti) cisi trovano tra le mani “personaggi” spesso straordinari,poi, al contrario, mettendo sotto una lentedrammaturgica gli eventi, si scoprono “trame” per-


Nella pagina accanto ilproduttore Pietro Valsecchi.Sotto, Giorgio Tirabassi conDaniela Giordano in unascena di BorsellinoVIVAVERDI42televisioneAUTORI E TELEVISIONESIAMO FIGLIDI NESSUNOdi Biagio Proiettifette. Il criterio con cui si fa questa doppia operazionedi “distillazione” della realtà storica è la chiavedella riuscita o meno dell’opera. E’ qui che bisognachiedere aiuto agli archetipi di cui si parlava, trovarecioè nel tessuto dei fatti il ricamo delle emozioni piùvicino alla sensibilità collettiva.Ed ecco emergere accanto a Borsellino le figure fondamentalidella sua vita: la moglie, i figli. Ed ecco perché,in quest’ottica, le complesse, spesso rocambolescheindagini che portano alla sbarra Cosa Nostra nelcosiddetto “maxiprocesso” hanno nel racconto lostesso peso emotivo di una cena in famiglia, o dellafesta per i diciotto anni della figlia Lucia… Non perridurre la Storia a storia, per banalizzare e/o minimizzare(come forse continueranno ostinatamente a pensaregli intellettuali superciliosi di cui sopra), piuttosto,al contrario, per far emergere nella filigrana delracconto l’inconscio collettivo dell’agire umano, quellasostanza emotiva che accomuna l’esistenza tragicadi Paolo Borsellino a quella dei milioni di spettatoriche l’hanno seguita davanti a un teleschermo…“Il passato è la premessa per il futuro” dice BarbaraStanwyck in un famoso noir degli anni Cinquanta edio, più modestamente, potrei continuare sostenendoche la memoria è la base fondamentale dellanostra vita individuale e collettiva, se non temessi diapparire retorico visto che tutta questa premessaserve per parlare dei programmi di repertorio.Programmi di varietà, basati sul montaggio di materialedel repertorio “leggero”, attinto dal preziosogiacimento aurifero costruito dalla Rai in cinquantaanni di storia televisiva.Per il basso costo e per il buon successo di pubblico,tali programmi ora sono frequenti anche sugli schemidi Mediaset: sono diversi fra di loro per stile e pertipo di montaggio ma sono unificati da un “neo”comune, un piccolo difetto: quello di non citare maii nomi degli autori dei brani che sono la strutturaportante del programma. In verità sui titoli di testaalcuni nomi sono citati in bell’evidenza ma sonoquelli di chi ha “redatto” il programma, con il pericolosoequivoco di essere scambiati loro come autori.Coloro che hanno scritto i monologhi o gli sketch,ossatura del programma in alternanza a brani musicali– anche questi anonimi – rimangono sepoltinelle tenebre dell’oblio più assoluto e non sonoindicati neanche nei titoli di coda, dove una citazionenon si nega a nessuno.L’Anart (Associazione Nazionale Autori RadiotelevisiviTeatrali) ha di recente scritto alla Rai segnalando il problemae chiedendo una rapida soluzione: in data 22gennaio la risposta è arrivata, firmata dal responsabiledella Direzione Affari Legali e rivolta anche alla <strong>Siae</strong>. Lacitiamo testualmente:“Concordiamo con Voi che l’anonimato derivantedalla mancata segnalazione degli autori depriva tuttoil pubblico televisivo della corretta informazione inproposito e della relativa prospettiva storica, artisticae culturale del materiale di spettacolo utilizzato. Viconfermiamo pertanto che collateralmente all’inoltrodella presente lettera ribadiremo, con lettera circolarea firma del Direttore Generale, il più tassativoobbligo dell’indicazione sia del titolo che della paternitàdell’opera, come previsto dall’art. 2577, co.2^ C.C. nonché dell’art.20 della legge n. 633/1941”.Rassicurante come risposta, no? In realtà noidell’Anart non ci siamo sentiti per nulla rassicurati eabbiamo ribadito, con una seconda lettera, la gravità


del problema e l’urgenza di una radicale soluzione. Indata 22 marzo, sempre a firma dello stesso Direttoredegli Affari Legali, è arrivata la seconda risposta:“Ci sia consentito di non condividere lo scetticismoche alimenta le Vostre riflessioni in ordine alla tematicadei programmi di montaggio. Le lamentate violazionidella vigente normativa sul diritto d’autore indanno degli autori televisivi e teatrali che, in particolare,afferiscono alla diffusione di programmi dimontaggio materializzano contrasto con gli art.20 e21 LdA (Legge sul diritto d’Autore, ndr) relativamentealla paternità dell’opera. In coerenza con le assicurazioniforniteVi, abbiamo predisposto una circolare– che dovrà essere sottoscritta dal nuovo DirettoreGenerale – che dispone il tassativo obbligo delleindicazioni nei programmi di montaggio sia del titoloche della paternità dell’opera così come previstoespressamente dal Codice Civile nonché dalla leggesul diritto d’autore, ammonendo contestualmente isoggetti interessati circa le ricadute che susseguonoall’accertamento della lesione del diritto morale”.Come non si può essere d’accordo con quantosostiene il Direttore? Soprattutto perché terminala lettera assicurandoci, per la circolare da emanare,che “il nuovo testo, che si rivolge ai beneficiaricon argomentazioni decisamente più monitorierispetto al contenuto della precedente circolarerisalente a tre anni or sono, saprà perseguire lestesse finalità che avete saggiamente ripropostoalla nostra valutazione nel peculiare profilo dellatutela dei diritti dei Vostri associati”.Insomma c’è da stare tranquilli: la Rai, non solodichiara di essere totalmente d’accordo con noima s’impegna, in modo ufficiale, ad essere moltorigorosa ed estremamente severa nel chiedere ilrispetto di tali norme giacché “può essere accadutoche qualche curatore di programmi non abbiaottemperato a quanto ha formato oggetto di precisedirettive interne.” In altre parole si spera chechi abbia finora disubbidito adesso scatti sugliattenti e si uniformi agli ordini. La cosa apparestrana poiché noi sappiamo, ma la Rai sembraignorarlo, che “i curatori di programmi” citatisono funzionari e dirigenti dello stesso Ente,quindi obbligati al rispetto di circolari interne.In realtà, tanto tranquilli noi autori non siamo perché,con un piccolo espediente da scrittore di gialli,io ho omesso di citare con precisione le date dellerisposte, che sono 22 gennaio e 22 marzo ma dell’anno2002. Proprio così: quasi tre anni fa ci hanno rassicuratoche il problema sarebbe stato risolto ma, aleggere l’articolo di Maurizio Costanzo (Panorama9/9/2004) dal significativo titolo Autori nel cestino,non c’è niente di nuovo sul fronte occidentale. CitoCostanzo che parla bene di questi programmi manota: “Rilevo una sola disattenzione: il non mandarein onda, insieme ai titoli di coda, i nomi dei registi edegli autori di quegli spezzoni. (…) Sarebbe doveroso,oltre che elegante, farne memoria. Altrimenti sipuò essere tratti in inganno, dato che nei titoli ditesta si legge: un programma di Tal dei Tali e pensareche quest’ultimo sia l’autore. No, il Tal dei Tali hascelto e messo in fila segmenti di programmi scrittie diretti da terze persone. Va precisato che questoappunto riguarda la Rai, per i programmi dalla stessapresentati, ma anche la Mediaset quando proponeun collage di cose andate in onda”.Mal comune mezzo gaudio verrebbe da dire, ma inrealtà io mi chiedo: per quale ragione i network tendonoa dimenticare il nome d’autori che hanno fattola storia della televisione? Qual è il vantaggio a rendereil tutto una marmellata anonima dove nessunautore brilla più per quello che ha scritto e le nuovegenerazioni devono ignorare il nome dei vari Amurri,Verde, Jurgens, Marchesi per citare i nomi storici delvarietà? Se qualcuno sente il bisogno di mettere il suonome nei titoli di testa vuol dire che capisce l’importanzadella paternità ma perché si appropria di un’operanon sua? Per deformazione professionale, sonoabituato a chiedermi: a chi giova tutto questo? Perchési permette, da anni, la continua violazione di diritti,quando si è pronti – anche perché sostenere il contrarionon sarebbe possibile – a riconoscerli?La commissione Dor, nell’ultima riunione, ha chiestoall’unanimità agli organi direttivi della <strong>Siae</strong>d’intervenire per il rispetto dei nostri diritti, ancheper vie legali, vista l’inutilità dei vari solleciti inviatidal 2002. A nessuno fa piacere arrivare a questopunto, ma in fondo sarà sufficiente portare in tribunalele risposte della Rai per avere ragione: sonoloro stessi, in momenti diversi e con due DirettoriGenerali differenti, a sostenerlo, a chiare lettere esenza il minimo dubbio. E’ proprio sicuro che nonsi possa fare niente per evitare di arrivare ad unavertenza giudiziaria? Noi autori siamo stanchi d’essere“I figli di nessuno” ma, per non incorrereanch’io nello stesso piccolo difetto, mi affretto adichiarare di aver preso il titolo da un celebre filmdi Raffaele Matarazzo. A ciascuno il suo.


VIVAVERDI44radioSOAP OPERAAGLI ALBORI DI UN GENEREdi Simona FasuloDove, quando e perché nasce la soap? Nel numero scorso di Vivaverdi abbiamo fatto ungiro nella sua fabbrica, analizzando i reparti di scrittura e scoprendone ruoli e mansioni.A giudicare da come è lavorata sembra proprio un prodotto dei nostri tempi: consumi inserie, rapidi e poco sostanzialiDal punto di vista storico, la soap opera appartienea decenni assai diversi dagli attuali. Bisognaandare infatti molto indietro nel tempo, alla finedegli anni Venti del secolo scorso addirittura, perscoprirne le radici.Siamo negli Stati Uniti: la radio incanta milioni diascoltatori, è amata e affermata quanto il teatro e ilcinema, ma è assai più abbordabile arrivando ovunque.Le radio commerciali da un decennio spuntanocome funghi: il territorio statunitense è talmentevasto e la voglia di comunicare talmente tanta, chepresto c’è la necessità di una legge che regoli la radiofonia.Nel 1927 si decide che la gestione delle emittentivada lasciata in mano ai privati subordinandolasolo alla concessione di una licenza d’esercizio daparte della Commissione Federale. La legge diventaoperativa come Legge sulle Comunicazioni nel 1934.E la radio americana, pur rappresentando spettacoloe intrattenimento, diventa una vera e propria costosaindustria di produzione, che ha necessità di finanziatori.Li trova nelle grandi imprese che già ai tempisono dotate delle loro agenzie pubblicitarie. E così lamaggior parte dei programmi finisce per essere prodottadalle agenzie pubblicitarie. È la prima volta –ma poi sarà la regola – che «la pubblicità ha in manoe pianifica il controllo della cultura di una nazione».Le reti radiofoniche, a caccia di sponsor, individuanopresto nella fascia oraria daytime l’audience più interessantedal punto di vista della pubblicità: le donne.Chi resta in casa a pulire e ad accudire i figli? Chiascolta la radio cercando nei suoni e nelle voci la compagniache non ha? Quale miglior oggetto di pubblicitàmirata quindi per la pulizia della casa o per i prodottialimentari? Oggi spesso gli sponsor delle soap televisive– da noi come all’estero – sono case produttricidi cosmetici e di moda, oltre ai soliti detersivi e alimentari,ma allora il boom della bellezza a tutti i costiche avrebbe cambiato il mercato era di là da venire.I pubblicitari però, non erano ancora scaltri e intuitivicome oggi e restarono freddi alla proposta di occuparsidei programmi daytime. Così le radio commercialirilanciarono, offrendo forti sconti per un’ora dispazio pubblicitario, invece degli abituali quindiciminuti. Se ne giovarono le grandi aziende come laColgate Palmolive-peet e la Procter & Gamble, che,usufruendo dello sconto offerto complessivamentealla compagnia, in un’ora potevano presentare numerosemarche di prodotti, ciascuna in maniera indipendente.Naturalmente i programmi legati allamerce da pubblicizzare dovevano essere interessantiper le donne che restavano a casa, addette alle faccendedomestiche, qualcosa di simile al feuilleton, alromanzo d’appendice, storie avvincenti e appassionanti,su argomenti che potessero conquistarle.L’eroina dei primi sceneggiati radiofonici a puntateera quasi sempre una figura femminile con molti problemida risolvere, e d’altra parte il topos della “DonnaSola” era stato abbastanza comune nei romanzi americanidel XIX secolo, scritti quasi sempre da donne edestinati alle donne, spesso presentati a puntate nelleriviste, ambientati nel presente più che nel passato onel futuro, e di argomento familiare e quotidiano. Iprotagonisti erano gente comune, e la maggior partedegli avvenimenti si svolgeva tra le mura domestiche.I titoli delle prime soap radiofoniche erano già di persé indicativi: Young Widder Brown, Girl alone, Portiafaces life, The romance of Helen Trent.Le prime soap erano di natura melodrammatica, sollecitavanoil coinvolgimento emotivo, spingevano alpianto, dovevano far soffrire e sognare le donne –sole o accompagnate – che le ascoltavano. Da subito,vennero soprannominati “washboard weepies”(drammoni per lavandaie), e poi, prendendo il nomedai prodotti pubblicizzati che li producevano (saponie detersivi soprattutto), divennero “soap-operas”(opere di sapone). Nel momento della loro massimafortuna presso gli ascoltatori (1941-42), mediamenteogni quarto d’ora, dalle dieci del mattino alle sei delpomeriggio, una o più reti radiofoniche statunitensimandava in onda una soap, che veniva ascoltata conpassione da circa il quaranta per cento delle donne. Isociologi che studiarono il fenomeno scoprirono chele donne ne ricavavano suggerimenti da utilizzare perrisolvere i loro problemi personali, “molte dimostraronouna pericolosa dipendenza dalla soap radiofonica,era una specie di venerazione, grazie alla qualele industrie facevano lauti guadagni pubblicizzandosi


Nella foto qui sotto,Brizio Montinaro, voceprotagonista di CalaNormanna e Matilde.Foto Arturo Villoneattraverso il finanziamento di questi programmi”.Insomma, cominciava così la “dipendenza” dai massmedia… a piccoli passi sonori… visto che ancora silavorava senza l’immagine.Ma alla fine degli anni Quaranta, dopo le prime trasmissionitelevisive di informazione e di intrattenimento,si pensò di trasferire anche la “soap opera”nel nuovo medium, mantenendole la collocazioneoraria. Qualcuno considerò l’operazione rischiosa:la lunga serialità non sembrava adatta al mezzo, eratroppo impegnativa per l’audience diurna, le donneavrebbero continuato a preferire la soap radiofonica.Come si sa l’idea venne presto smentita dai fatti,e la soap entrò a pieno titolo nella programmazionequotidiana della televisione, anche se continuò adandare in onda ancora per una decina d’anni anchealla radio. E quando, negli anni Sessanta, le radioamericane smisero di trasmetterla, la soap operaera ormai appannaggio di tutte le tv statunitensi (eriscuoteva un enorme successo).Questa era la situazione negli Stati Uniti. La GranBretagna seguiva a ruota le iniziative americane, eanche nel resto d’Europa la soap opera radiofonicaaveva i suoi spazi. In Italia invece, le cose andavanodiversamente.La storia della soap opera radiofonica del nostropaese è unica in Europa. Basti pensare che per ascoltarneuna dobbiamo arrivare addirittura al 1983.Non che non ci fosse una naturale vocazione dellaradio alla produzione di fiction, anzi… Fin da quandol’E.I.A.R. (Ente Italiano per le AudizioniRadiofoniche) si era trasformata in R.A.I. (RadioAudizioni Italia), esistevano programmi sceneggiatiprodotti dalla Rete Rossa e dalla Rete Blu. Solo cheerano molto diversi da una soap. Per esempio uno trai più celebri, in onda dal novembre 1946, era compostodi brevi radioscene su una coppia di giovanisposi, s’intitolava Cico e Pallina, e le voci dei dueprotagonisti erano quelle di Giulietta Masina eAngelo Zanobini, mentre l’autore si chiamavaFederico Fellini (fu proprio in quell’occasioneradiofonica che i due personaggi, allora giovanissimi,si conobbero). Seguì poi nel 1948 un altro personaggioche sarebbe stato uno dei principali protagonistidello spettacolo italiano: Alberto Sordi con isuoi Compagnucci della parrocchietta. La funzionedella Radio, nei tempi difficili della ricostruzione,non era quella di intrattenere, o di “vendere” (prodottiper la casa o altro), come negli Stati Uniti, mapiuttosto quella di “educare”. D’altronde non c’eraconcorrenza – la nascita delle radio commerciali eradi là da venire –, e la Rai era quindi in una situazioneprivilegiata, avendo il monopolio dell’etere.È solo nel 1982, in concomitanza con l’acquisto daparte della televisione (Raidue) di due soap opera digrande successo negli Stati Uniti – Capitol e Quando siama (in originale Loving) – che comincia alla radio ilprogetto soap. La soap opera radiofonica, insomma,finisce per essere “un cavallo di ritorno, una sorta diprestito culturale e comunicativo fra mass-media”. Edè l’unico caso, quello nostrano, in cui la radio copiadalla Tv, con ben mezzo secolo di ritardo rispetto agliStati Uniti e trent’anni rispetto alla Gran Bretagna.D’altronde la soap opera radiofonica italiana ha presupposti,temi e realtà completamente differenti daquelli dei due paesi citati. Per prima cosa è completamenteindipendente dalla propaganda commerciale,non ha stacchi pubblicitari, è libera dall’audience.La fascia oraria di trasmissione – 8.50/9.10 –e la collocazione (Radiodue) – sono di massimoascolto per Radiorai. Il pubblico non è quello classicoper il quale era stato inventato il genere “soap”(donne sole in casa a sbrigare faccende domestiche),anzi l’orario del mattino è dedicato ai professionistie ai lavoratori in genere che ascoltano in automobilei programmi d’informazione cui segue la cosiddettasoap. Il picco orario in cui sta la soap è quello di massimoascolto, oltre il quale aumenta invece l’audiencedelle radio private. Anche i temi delle soap nonsono quelli del resto del mondo: non solo donnesole, non solo saghe familiari, non solo drammoniper lavandaie, insomma, un pubblico così misto habisogno di affezionarsi a prodotti differenziati. Lesoap radiofoniche in Italia non hanno una duratasemi-infinita, come dovrebbe essere, ma si assestanoin media sulle trenta/sessantacinque puntate(con eccezione di due casi di cui parleremo dopo).


VIVAVERDI46radioTonino Pulci (foto piccolanella pagina accanto), autoree regista di Quarto piano,interno nove.Nella foto grande, una scenada New Home, New Life, soapafghana di gran successo,soprattutto nelle zone rurali,prodotta dalla BbcGli unici tratti in comune tra la soap opera radiofonicaitaliana e quella del resto del mondo occidentale,sembrano essere la scrittura a più mani, (trannein rari casi, dove l’autore è uno solo), e l’impianto(simile a quello televisivo), teatrale più che cinematografico.Le differenze sono così evidenti che difficilmentegli sceneggiati del mattino vengono chiamati“soap” dagli stessi autori e dai dirigenti responsabili,Adolfo Pitti che con Sandro D’Amico ha l’ideadi mandare in onda qualcosa di simile alla soap e lacapostruttura Lidia Motta. Nella nota che ne presentala nascita e che data 1982 (in realtà la prima trasmissionedi soap opera radiofonica andrà in ondapoi nel luglio del 1983), si dice che “dal momentoche si è riscontrato un crescente successo di pubbliconei confronti delle ‘letture integrali a più voci’ deiromanzi più famosi della letteratura italiana, unaéquipe di specialisti sta studiando la possibilità disostituire l’abituale appuntamento del radioromanzodel mattino tradizionalmente concepito, con unaparticolare formula di originale radiofonico diverso,legato all’attualità, a una realtà domestico-socialfamiliaredi variata estrazione, fondata sulla ricorrentepresenza di pochi personaggi facilmente riconoscibili,e precisamente ‘connotati’ nel senso diuna parentela, di un’amicizia, di un amore o di unaqualsiasi relazione pubblica o privata. […]L’operazione si riallaccia ad esperienze soprattuttoamericane che risalgono alla radiofonia del 1926 e chesono state travasate in televisione più tardi con serialsinterminabili…”. Dal 3 giugno 1983 si cominciano aprodurre tre esempi del nuovo programma “Soapopera radiofonica” per complessive 100 puntate.La prima è: Due uomini e una donna, 30 puntate, diGiuseppe e Annabella D’Avino, regia di MicheleMirabella: la storia di una psicologa che ama sinceramenteil padre, commissario di polizia in pensionee il marito, avvocato, ambedue impegnati a risolvereun caso di corruzione e droga. La secondaQuarto piano, interno nove, è scritta da PaolaPascolini e Tonino Pulci, con la regia dello stessoPulci, può essere definita docudrama, e venne cosìpresentata nella scheda programmatica Rai: “Si trattadella registrazione della vita quotidiana di unafamiglia rispettabile del tutto normale, comepotrebbe trasmettercela un microfono installatonell’appartamento di qualche nostro vicino di casa”.La terza, Cala Normanna, quaranta puntate di AngelaBianchini e Carlo Di Stefano, è collocata in unimmaginario paesino dell’Italia meridionale soggettoa speculazione turistica, con proteste degliambientalisti e storia d’amore tra due giovani appartenentia due opposte fazioni.A questi primi esperimenti seguono una serie di originaliradiofonici a puntate di altrettanti autori ocoppie di autori. Ma la prima vera e propria soapopera radiofonica, per numero di puntate – 183 – eper il fatto che era scritta da una donna, aveva comeprotagonista una donna, ed era, visti i temi, direttaalle donne, è Matilde di Carlotta Wittig, in onda dal9 gennaio al 20 dicembre 1985. È una soap dal destinodi ampio respiro, essendo uno dei pochi lavoriradiofonici a diventare una serie televisiva col titoloUna donna, in onda in cinque puntate nella primaveradel 1996. La stessa Wittig racconta nel 1992 lagenesi della sua soap, commissionatale dai dirigentidi Radiodue: “Quando dicono serial scivolano viacon gli occhi, a coprire imbarazzo. Non devono avereidee cristalline sui segreti di fabbricazione di taleoltreoceanica creatura. Neanch’io li ho. Una fortuna.Dev’essere per questo che Matilde verrà poi fuoricarina. Non pensavo a Dallas, se non di striscio,come al cattivo modello di neonato da non imitare”.


UNA SOAP ISTRUTTIVA, IL CASO AFGHANOdi S. F.La storia di questa soap opera radiofonica è quella diMatilde, che, a 45 anni, vive una profonda crisi esistenziale,ripensando ai propri ruoli di moglie tradita,di madre incompresa, di giovane nonna.Seguono alla radio diversi esperimenti tra cuiAndrea e Villa dei Melograni, di quattro autori natiprofessionalmente alla radio: Ivano Balduini, TaniaDimartino, Dario Piana e Paolo Taggi. E poi numerosioriginali radiofonici di contenuti e temi diversi,accomunati dalla presenza giorno dopo giorno deglistessi personaggi impegnati in un plot che potevaindifferentemente essere familiare, storico, giallopsicologico/paranormale.Lo spazio mattutino di Radiodue, che è ancora dedicatoalla fiction, ha sempre dato soddisfazioni agliautori e agli ascoltatori, ma nessuno ha mai pensatodi produrre una vera e propria soap opera, che,secondo la definizione dell’European Journal ofCommunication, deve essere “un programma checontinua senza fine (non un numero definito di episodiche culminano in una conclusione), che mette inscena almeno due generazioni, che si occupa dellavita quotidiana dei personaggi, senza una figura unicadi eroe e che si affida ai dialoghi più che all’azione”.Qual è la funzione della soap opera? O meglio: la soap opera ha una sua funzione o è solo mero flusso televisivo,alla stregua di tutti gli altri programmi, talk show, Tv movie, telegiornali, fiction, contenitori, real Tv, chesembrano a volte una marmellata insipida e un po’ muffita? Forse vale la pena di dire che a lungo la soap – dalsuo avvento alla radio negli anni Venti, fino al suo arrivo in televisione e oltre – è stata criticata proprio perché sidiceva che fosse un genere senza “intenzioni migliorative”, un genere che non educava insomma. Nella soapinfatti non si insegna niente che già non si sappia, non si danno notizie che non siano già note, non si dibatte suproblemi che non siano stati già affrontati altrove. Le storie che vi sono contenute sono già lette, già sentite,spesso addirittura già vissute in prima persona. Quindi la soap non ha una funzione didattica di nessun genere.Almeno: non l’ha nel nostro sistema occidentale, strutturatissimo sia economicamente che socialmente. Maaltrove le cose vanno diversamente. E’ il caso dell’Afghanistan, per esempio.Nel 1996, all’arrivo al potere dei talebani, oscurate le dieci televisioni attive nel paese, la radio trasmetteva soloe unicamente notizie di regime e informazioni religiose. Far giungere una voce dal mondo “libero” sembrava deltutto impossibile, vietato, pericolosissimo. Ma qualcuno ci ha provato, ricordando qualcosa che era successodecenni primi, durante un’altra guerra…La North America Service, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, aveva prodotto la soap opera radiofonica FrontLine Family (“Una famiglia al fronte”), la storia della famiglia Robinson alle prese con le vicende della guerra. L’OverseasService, il servizio d’oltremare che irradiava i programmi radiofonici statunitensi verso l’Europa, la esportò anche nellecase degli inglesi con un risultato inaspettato: ne furono tutti talmente conquistati che non ne perdevano una solapuntata e alla fine la Bbc fu costretta ad acquisirla dagli Stati Uniti e a trasmetterla con il nome di The Robinsons.Attraverso la stessa modalità gli inglesi hanno tentato di entrare nelle case degli afghani, con le impalpabili vocidi quasi mille attori fuoriusciti dall’Afghanistan, registrate in Pakistan e da lì diffuse. Voci che hanno portato, neglianni bui del potere religioso, informazioni sull’educazione alla salute, sulle nuove tecnologie agricole, sul modo incui diminuire il rischio di saltare sulle mine seppellite in tutto il territorio.La Bbc ha prodotto quella che inizialmente dev’essere sembrata a tutti una follia, e che invece si è trasformata inun’idea vincente: una soap opera, con una storia classica da soap (due famiglie contrapposte) e un titolo NewHome, New Life (“Casa nuova, vita nuova”), che è diventata uno dei (vietatissimi) programmi più seguitisoprattutto nelle zone rurali, da gran parte della popolazione analfabeta, tenuta all’oscuro di tutto. Dalla soapradiofonica sono nati i fumetti che, sempre per immagini, ne raccontavano le puntate più importanti. Anche questisono stati considerati illegali dai talebani, ma hanno portato negli anni di isolamento qualche pur minimainformazione e consigli pratici sulla vita quotidiana, perché i più poveri e le donne – soprattutto le donne! – non sisentissero completamente soli e tagliati fuori.


VIVAVERDI48raiIn questa pagina, lacopertina di un’anticaedizione di Casa Ricordi.Nella pagina a fianco,ritratto di Nino D’Angelo,un grande interprete dellacanzone napoletana.E poi (a sinistra) l’attoreRaffaele Viviani alla Festadi Piedigrotta. Nelle duefoto piccole, copertine dellacasa editrice musicaleS. Lucia disegnate dalpittore Vincenzo Irolli.Nella foto di destra unarara stampa che rievoca irubizzi toni dei caricaturistiinglesi dell’800IERI, OGGI, DOMANIJUKE-BOX NAPOLIdi Stefano MicocciLa canzone napoletana è un universo da studiareancora. Qualcosa del suo passato è ancora da scoprire,ma riserverà ancora tante sorprese nel futuroperché Napoli, che si esprime con la musica, è incontinua evoluzione: studia e si lascia studiare, amala propria storia e la cita continuamente, ma produceanche il nuovo e lo fa a pieno ritmo rinnovandocontinuamente il proprio linguaggio, forte di unpatrimonio meraviglioso, non rinunciando mai aconfrontarsi con il presente, qualunque esso sia.Adesso, presso il Centro di produzione della sede Raidi Napoli, c’è un grande juke-box virtuale (canzonenapoletana@rai.it)a disposizione di tutti i napoletanie di tutti gli italiani che si trova proprio in città:entri, ti accomodi ad una delle postazioni, unasignorina ti dà qualche indicazione e parti per unviaggio d’ascolto di canzoni napoletane in tutte leloro esecuzioni (anche straniere), nelle diverse epochestoriche. Finora sono stati raccolti 18 mila titoli,ma l’obiettivo dell’Archivio sonoro della canzonenapoletana è mettere insieme – catalogare, schedare– fino a 100 mila brani!Realizzato con la collaborazione della DivisioneRadiofonia della Rai in collaborazione con laRegione Campania, la Provincia e il Comune diNapoli, il progetto è stato avviato due anni fa daPaquito Del Bosco, che ha avviato le ricerche pressole sedi Rai che hanno permesso di trovare le registrazionidi programmi radiofonici sulla canzonenapoletana; tra queste, le preziose serate del secondoe terzo festival nel 1954 e 1955. E’ seguita la raccoltadei nastri e dei dischi di diverse epoche e velocità,a partire dalla “nastroregistroteca” di Roma, poiNasce il più grande Archivio storico della canzone napoletana. Un progetto di Paquito DelBosco, che con la Divisione radiofonia della Rai e il Centro di produzione partenopeoritrova le registrazioni dei programmi radiofonici. Per ora sono stati raccolti 18 milatitoli, ma l'obiettivo è catalogare fino a 100 mila brania Napoli, Milano e Firenze, oltre all’invio di materialisonori da parte di privati e di cantanti del passato.Per la digitalizzazione e l’informatizzazione dell’archivioè stato adottato il sistema francese Netia esono state predisposte due linee di riversamentonelle regie di due studi radiofonici partenopei dellaRai diretta da Francesco Pinto, il quale ha coinvoltoFederico Vacalebre, il giornalista de Il Mattino che siè subito innamorato del progetto e la Livia Borghetti,direttrice della Discoteca di Stato di Roma.Ne La Mala Educación di Pedro Almodóvar, unadelle scene più significative del primo tempo delfilm riguarda la esecuzione da parte di Ignacio, losfortunato ragazzino ospite del collegio spagnolo deiSalesiani, di una Torna a Surriento con il testo cambiatoda un padre “poeta”, tutto dedicato a padreManolo, “giardiniere” della anime dei giovanetti…Pur con un testo così brutto e delirante scritto perl’occasione, la canzone napoletana è talmente bellache provoca i brividi al pubblico di tutto il mondo,pubblico che sta premiando il coraggio del cinema diAlmodóvar affollando le sale cinematografiche.Beh, questa esecuzione di Torna a Surrientonell’Archivio della Canzone Napoletana per ora nonla troverete, ma andate a visitare questo straordinariojuke-box-museum e divertitevi ed emozionatevicliccando qualcun altro dei 18.000 titoli raccolti:Vivaverdi ha scelto Dicitencello vuie, riascoltandoalcune delle sue 110 versioni proposte dall’Archiviocurato da Del Bosco.La canzone è del 1930 e oltre alle esecuzioni diFerruccio Tagliavini, Mario Del Monaco, del bravoGiacomo Rondinella o quella bellissima di PeppinoDi Capri, vi consigliamo di ascoltare senz’altro quelladi Amalia Rodriguez e Roberto Murolo che entraad un certo punto a raddoppiare la voce della grandecantante portoghese. Riascoltatela anche nella versionedi Giuseppe Di Stefano, con la sua perfettadizione, nella versione orchestrale di Al Martino, initaliano da Connie Francis, e –sempre in italiano –da Cliff Richard. La hit version di Alan Sorrenti nonpoteva mancare, ma se volete sorridere ascoltatevi laversione un po’ trucida, involontariamente umoristica,firmata The Havajan Group. Rifatevi poi leorecchie con la Dicitencello di Mario Gangi e FaustoCigliano e con la ancora moderna versione di NiniRosso. Non mancano le versioni di Mina, da StudioUno del 1967, di Nunzio Gallo, quella più recente diJosè Carreras, – con il titolo inglese di Just say I loveher –, quelle di Engelbert Humperdinck e DeanMartin. Infine segnaliamo una “chicca” della bravaMiranda Martino, in una eroticissima versione“yeah!” di Dicitencello Vuie.In molti casi mancano le date di registrazione e di


esecuzione necessarie ai ricercatori, ma i lavori sonoin corso e occorrerà la collaborazione dei discografici,magari coordinati da Afi e Fimi, di qualche grandecollezionista (vengono in mente i nomi di VittorioZivelli e dello stesso Renzo Arbore), i preziosi consiglidi un esperto come Nino D’Angelo e l’apportodella <strong>Siae</strong>, che, oltre alle indicazioni per una ulteriorericerca, potrebbe garantire la protezione delleopere contenute in questo immenso, preziosissimojuke-box chiamato Napoli, che potrebbe essererichiesto in tutto il mondo.La storia delle canzoni napoletane evidenzia spessoalcune caratteristiche costanti: la composizioneopen air dei versi, che nascono quasi sempre primadella musica e il successo immediato delle più belle,capite subito da tutti i napoletani, fatte proprie (nonpiratate!), cantate nei festival, nelle feste popolari, esubito dopo in strada. Un successo, in molti casiinternazionale. Nascono dal canto popolare anticodella Magna Grecia, in Campania però ci siaccompagna con il crò-crò, lo zuco-zuco, il calascione,il putipù e lo scetavaiasse.Nel Cinquecento trionfa la popolaresca villanella,decade alla fine del Seicento, ma i canti che eranosopravvissuti nella campagna rientrano in città ecostituiscono l’evoluzione del dialetto napoletano:Fenesta vascia e Michelemmà ne sono due esempimeravigliosi. Più tardi anche Fenesta che lucive, attribuitaa Vincenzo Bellini e alla quale Mariano Palellaadattò il testo, rifacendosi ad una antica leggenda sicilianadi cui la protagonista originaria era la baronessadi Carini. Del 1835 è Te voglio bene assaie, i versi sonodi Raffaele Sacco, la musica di Gaetano Donizetti…“Te voglio bene assaie e tu non pienze a me!” è laprima canzone popolare cantata a Piedigrotta e ilsuccesso fu, anche in questo caso, immediato. Primadi questi colpi di successo, le opere buffe teatrali –con le musiche di Cimarosa, Paisiello, Piccinni ePergolesi – davano origine alle canzonette popolariche, è proprio il caso di dirlo, in molti casi nascevano“sulla strada”.Saltiamo come canguroni olimpionici al 1880, annoin cui si inaugurava a Napoli la funicolare che dallacittà porta sul Vesuvio: il cronista mondano del“Capitan Fracassa”, la sera stessa, nel salone dell’albergodi Castellammare di Stabia, scrive una poesiasull’evento e incontra il musicista Luigi Denza…Nasce così Funiculì Funiculà e viene presentata ilgiorno dopo ai clienti dell’albergo. Applausi e già lacantano tutti, diventa poi un successone aPiedigrotta; Richard Strauss la include nel suopoema Aus Italien, lo zar a Mosca la vuole nell’elencodelle musiche preferite, per il suo juke-boxoskipersonale con tanto di neve sopra. Salvatore DiGiacomo, scrive i versi di Marechiare sulla rotondadi un ristorante dopo aver visto affacciarsi alla finestraper annaffiare i gerani una certa CarolinaCotugno (il nome si seppe dopo). Francesco PaoloTosti estasiato dalla poesia, compone la melodia.Ancora la Russia, che per un napoletano era freddapure ad agosto, ispira il maestro Di Capua che era lìper un tour teatrale, nel 1898, e invia per lettera unamelodia all’editore Bideri: la nostalgia di Napoli è laprotagonista assoluta, l’editore la trova interessante,ma la mancanza del tema classico – l’amore – lopreoccupa e ne ritarda la pubblicazione…, deveintervenire ed insistere lo scrittore di versi Capurroche difende il senso originario della melodia, la mancanzadel sole di Napoli nella Russia lontana… Il successoè senza precedenti e, sarebbe inutile ribadirloma lo diciamo lo stesso, immediato: vince infatti ilprimo premio a Piedigrotta nello stesso anno: benduecento lire! Quanto abbia reso in cento e più anniquesta canzone, in termini economici e soprattuttoculturali, è incalcolabile, ma resta una delle canzonisimboloper noi italiani, e deve farci tornare la vogliadel “mestiere dell’editore” all’indomani della “rivoluzione”rappresentata dalla tecnologia.Andate alla Rai di Napoli, cliccate anche voi in queljuke-box virtuale che è l’Archivio della CanzoneNapoletana, viaggiate nell’universo tra quelle migliaiadi stelle, senza cintura, ricordandovi solo di mettervila cuffia: ci sono già 18.400 stelle che brillano e aspettanosolo di essere ascoltate. Per i giovani molte diqueste rappresenteranno delle vere e proprie scoperte,la testimonianza della grandezza della cultura diuna città che è patrimonio di tutto il mondo.


cisac 2004SEOULCONGRESSO ALL'INSEGNADELLA DIVERSITÀ CULTURALEdi Stefania ErcolaniDue intensi giorni di assise dopo la metà dello scorso ottobre, che hanno segnato ilritorno della <strong>Siae</strong> ai vertici della Cisac dopo ben quattro anni di assenza. La mozionedel Presidente, M° Franco Migliacci sulla diversità culturale, l'intervento del DirettoreGenerale Prof. Gianni ProfitaSeoul è stata un palcoscenico suggestivo per laprincipale risoluzione approvata dal 44° congressodella Confederazione Internazionale delle società degliAutori e Compositori, quella sulla diversità culturale. Glioltre 400 delegati di ogni parte del mondo sono statiaccolti in un moderno centro congressi,tecnologicamente perfetto, addolcito dalla gentilezzaorientale degli ospiti e dalle sonorità antiche provenientidal prospicente tempio buddista. Le serate dispettacolo organizzate dagli ospiti hanno visto sfilare imaggiori artisti asiatici, con un tocco di tradizione, ladanza degli aborigeni di Taiwan, contrapposta al popcon echi mediorientali della cantante malese, allastruggente armonia degli antichi strumenti tailandesi oall’avvincente rappresentazione di moderne marionettegiapponesi. Le medaglie d’oro della Cisac hannoonorato artisti dell’area Asia Pacifico che, nei rispettivipaesi, costituiscono famosi riferimenti culturali.filesharing o la copia privata. Questa percezione haeffetti devastanti sul rispetto dei diritti e vacontrastata a vari livelli, non solo mediante azionirepressive ma soprattuto mediante campagne diinformazione del pubblico e di istruzione dei giovani.L’assemblea di Seoul ha rivestito una particolareimportanza per la Cisac poiché ha sancito la riformadello statuto, dopo un lavoro di redazione econsultazione delle società durato oltre due anni.L’aspetto più importante della riforma è latrasformazione sostanziale del sistema di corporategovernance, ora affidata a un Consiglio diAmministrazione composto di venti membri, di cuialmeno due per ciascuna area geografica (Europa,America del Nord, America Latina, Asia-Pacifico,Africa), e di almeno quattro rappresentanti di societàche amministrano opere diverse da quelle musicali(due per le arti figurative, due per cinema e teatro).La risoluzione dell’Assemblea a favore della futuraconvenzione dell’Unesco per la difesa e la promozionedella diversità culturale, illustrata dal Presidente della<strong>Siae</strong>, è stata accolta da unanime consenso. A questopasso internazionale, dovrà seguire un attivocoinvolgimento della <strong>Siae</strong> come membro costituentedella Coalizione italiana per la diversità culturale, cioè perdistinguere le opere dell’ingegno dalla merce comune,dotandole d’una inalienabile identità creativa e culturale.La <strong>Siae</strong> si sta attivando anche per sensibilizzare leautorità italiane coinvolte nei negoziati internazionali chehanno avuto ufficialmente inizio a Parigi, nello scorsosettembre. La proposta di convenzione dovrebbe essereportata alla Conferenza generale dell’Unesco che sisvolgerà a Parigi nell’ottobre 2005.Il Congresso mondiale degli autori, ospitato dalletre società degli autori coreane Komka, Sack e Kosa,nei giorni 19 e 20 ottobre 2004, è stato unavvenimento nazionale per la Corea del Sud.Purtroppo, non sempre l’analisi sullo stato dei dirittidegli autori nel mondo è stata confortante, mal’incontro ed il confronto tra tante diverse realtà haportato a riflessioni importanti circa le azioni di difesae promozione dei diritti che la Cisac ed i suoi membridevono condurre. Il direttore generale della <strong>Siae</strong>Gianni Profita è intervenuto nel panel su “Gli autori, ilpubblico e i pubblici poteri”, mettendo in luce ladivaricazione oggi esistente tra l’atteggiamento delpubblico, che accede alle opere nei modi più diversi esecondo tempi del tutto personalizzati grazie allatecnologia digitale, e la percezione del pubblicostesso, che non è disposto a riconoscere il valore deldiritto d’autore per forme di fruizione come ilORGANISMI E APPUNTAMENTIGrazie al Presidente Migliacci che ha presentato il nuovo Direttore Generale della <strong>Siae</strong> Gianni Profita ai suoi colleghistranieri, dopo quattro anni di assenza la Società italiana degli Autori ed Editori è rientrata nel vertice della Cisac.La prima riunione del nuovo Consiglio di Amministrazione della CISAC si è svolta a Seoul il 20 ottobre con lanomina di Cees Vervoord (Buma-Stemra) come Presidente per il prossimo triennio; quella del nuovo ComitatoGiuridico, organo consultivo di supporto del Consiglio stesso, del quale farà parte anche Stefania Ercolani della<strong>Siae</strong>. Ha inoltre nominato il nuovo CIS Supervisory Board, organo di direzione tecnica del Common InformationSystem della CISAC, cui è affidato il delicato compito di assicurare il coordinamento degli strumenti didocumentazione e delle regole per il loro uso. Di quest’ultimo organo farà parte anche la <strong>Siae</strong> con Antonio Brunetti.L’assemblea generale del Biem, riunita a Seoul il 22 ottobre, ha poi nominato Gianni Profita come membrodel Comitato di Direzione.A sancire il rientro a pieno titolo della <strong>Siae</strong> negli organi delle maggiori organizzazioni internazionali, siterranno a Roma, tra il 28 e il 30 settembre 2005, le riunioni del Consiglio di Amministrazione della Cisac edel Comitato di Direzione del Biem.


VIVAVERDI51Nella foto grande, unmomento della danzapopolare eseguita, qualeomaggio ai delegati, inapertura dei lavori delCongresso Cisac di SeoulNella foto piccola, il MaestroFranco Migliacci, Presidentedella <strong>Siae</strong>, tra StefaniaErcolani, Direttore UfficioRapporti Internazionali <strong>Siae</strong>(a sinistra) e Carla Vistarinidurante una pausadel congressoCISAC 2004/SEOULLA RISOLUZIONE PROPOSTADAL PRESIDENTE MIGLIACCILa Confederazione internazionale delle società degliautori e dei compositori (Cisac), riunita a Seoul inoccasione della sua Assemblea Generale nei giorni 20e 21 ottobre 2004, durante il suo 44esimo congresso:- Vista la dichiarazione universale e il piano di azionesulla diversità culturale, adottati all’unanimitàdall’Unesco nel 2001;- Vista la comunicazione della Commissione Europeaal Consiglio ed al Parlamento europeo riguardante lacostituzione di uno “strumento internazionale per ladifesa delle diversità culturali” del 27.8.2003;- Vista la risoluzione in materia approvata dalla Conferenzagenerale dell’Unesco tenutasi a Parigi nell’ottobre 2003;- Visto l’avant-projet di convenzione predisposto dagliesperti come base di discussione per i negoziatimultilaterali in seno all’Unesco, da svolgersi incoordinamento con l’Ompi e la Omc;- Presa conoscenza dell’evolversi del negoziato per laredazione di una Convenzione per la Diversitàdell’espressione artistica e culturale in sede Unesco;- Esprime soddisfazione per l’impegno che i governi dinumerosi paesi membri dell’Unesco e diverse Onghanno profuso per assicurare una corretta ed esaurienteesposizione dei principi generali di salvaguardia dellacultura e dell’industria dei prodotti culturali;- Prende atto con soddisfazione della crescenteconsapevolezza nei diversi paesi e nei negoziatimultilaterali del fatto che la salvaguardia delladiversità culturale assolve un ruolo cruciale, comebilanciamento alla crescente globalizzazione delleeconomie e come fattore di stabilità sociale, dipluralismo e di comprensione tra i popoli;- Sottolinea la necessità che tale convenzione abbiavalidità esclusiva e specifica in materia di difesa epromozione della diversità culturale rispetto ai preesistentitrattati internazionali di natura commerciale;- Sottolinea che la diversità culturale si fonda sulriconoscimento della dignità degli autori e dei loro dirittimorali ed economici, poiché le loro opere costituiscono ilpatrimonio artistico di ciascuna cultura nazionale e locale;- Rileva l’opportunità che l’Unesco sia dotata di poteri,autorità e strumenti per risolvere controversieinternazionali in materia di difesa della diversità culturale;- Invita la Cisac e gli organismi suoi membri a vegliareaffinché la convenzione affermi la pari dignità dellasalvaguardia della diversità culturale, come primariointeresse dell’umanità, rispetto all’esigenzaeconomica della liberalizzazione mondiale delcommercio e dei servizi;- Conclude invitando tutti gli organismi membri dellaCisac a sostenere con iniziative pubbliche i lavoripreparatori della Convenzione ed a sensibilizzarel’opinione pubblica ed i governi sull’importanza di un talestrumento normativo a protezione delle identità culturali elinguistiche, specie dei paesi più piccoli o meno favoriti;- Auspica che i negoziati avviati dall’Unesco dianoluogo all’approvazione di una proposta entro il termineprevisto di ottobre 2005, per procedere al varoquanto più rapido possibile di uno strumento giuridicointernazionale, volto a dare alla cultura (ed alladiversità culturale in particolare) pari dignità rispettoad altre esigenze, quali quelle collegate allo sviluppoeconomico e alla liberalizzazione del commercio.CISAC 2004/SEOULLE ASSISECOREANE VISTEDA UN AUTOREdi Carla VistariniI lavori del Congresso della Cisac hanno visto la partecipazionedi oltre cento Società di Autori delMondo, provenienti da tutti i continenti, e rappresentativedi realtà profondamente diverse. Accanto aSocietà antiche, forti e influenti nei propri Paesi,emergono anche, e finalmente, Società nate in Paesie culture che a volte a stento concepiscono l'ideastessa di un Diritto d'Autore, così come da noi acquisito.Questo lascia da una parte ben sperare per ladiffusione e la regolarizzazione di tali principi, dall'altrastimola a ricordare che mai niente è dato perscontato e che anche i diritti acquisiti possono nonessere più considerati tali, basta un cambiamentopolitico, una svista legislativa, le pressioni di varigruppi di potere, l'indifferenza degli interessati, persubire duri contraccolpi.A questo proposito, tra i vari temi trattati al Congresso,uno dei più pressanti e sentiti è stato quello riguardantele mosse che intende fare l'Ue a proposito delDiritto d'Autore e della Proprietà intellettuale. Nonpochi timori sono stati espressi in proposito.E' opportuna e indispensabile, quindi, da parte dellesingole Società di Autori, una vigilanza attenta ecompetente su questo argomento, volta a fornireanche gli strumenti di intervento nelle Sedi opportune,al fine di tutelare ogni diritto acquisito e promuovernealtresì nuovi sviluppi. Si è invocata inproposito, da più parti, una maggiore coesione delleSocietà di Autori per contrastare qualsiasi iniziativalegislativa comunitaria (incombente peraltro) tesa adepauperare e mortificare la Proprietà intellettuale.Si è pensato anche a una sorta di Manifesto UnitarioEuropeo, firmato da quanti più Autori possibile.Si è discusso da ogni punto di vista del pericoloInternet, intorno al quale si stanno finalmente foca-


Nell’immagine,il DirettoreGenerale della<strong>Siae</strong>, Prof.Gianni Profitacisac 2004lizzando interessanti sviluppi tecnologici in grado,con l'utilizzo di semplici software peraltro già sviluppatie presentati a Seoul , di riconoscere digitalmentele opere utilizzate in Rete e quindi di suddividerein maniera capillare i diritti d'Autore derivantidalla loro utilizzazione. Tutto questo è già realtà,ma va unita a una politica giuridico-economicofinanziariache coinvolga i grandi Provider mondiali,nonché le Società Telefoniche e chiunque altrolucri sul transito di Opere dell'ingegno in Rete, e lisensibilizzi finalmente all'idea di percentualizzareuna parte dei propri immensi profitti a favore delleSocietà di Autori.L'altro grande tema del Congresso è stato quello delladiversità culturale, ovvero dell'eccezione culturale,intesa come elemento distintivo inalienabile e invalicabiledel prodotto creativo e/o dell'Opera dell'ingegno,rispetto a qualsiasi altro prodotto o merce.Anche qui bisogna dire che quanto sembra elementarmenteacquisito a ogni persona di buon senso è inrealtà messo in serio pericolo dall'attacco giornalieroche si fa alle leggi che tutelano il diritto d'Autore,attacco che passa ben sopra le teste dei singoli creatoridi ogni Paese, ma vengono discusse e definite inbase a trattati internazionali e in seno a istituzionimondiali come il Wto, che non sembra vocazionalmenteessere l'Ente elettivo per la tutela dell'eccezioneculturale e dell'Opera dell'ingegno.La <strong>Siae</strong>, che per ragioni di norme Associative, vieneconsiderata in seno alla Cisac una Società musicale,dovrebbe poi adoperarsi diplomaticamente e strategicamenteper far nominare un proprio rappresentateAutore almeno all'interno del Comitato tecnicointernazionale della Cisac per i Diritti radiotelevisivie audiovisivi, per poter così garantire anche adaltre Sezioni una giusta rappresentanza all'internodegli Organi della Confederazione.Grazie poi ai buoni rapporti intrapresi sul posto ealla stima di cui gode l'Italia e la <strong>Siae</strong>, il D.G Profita èentrato a far parte del Board of Directors della Cisac,posizione strategica per affermare in modo più incisivoe fattivo quanto necessario allo sviluppo costantedel Diritto d'Autore.Carla VistariniAutore DorSEOULLE SFIDE DELLE SOCIETÀDEGLI AUTORIdi Gianni ProfitaDal dibattito congressuale sono emersi temi che saranno gli impegni dei prossimi anni:non solo mantenere viva la fiducia dei propri associati, ma anche individuareefficacemente gli sfruttamenti dei diritti da parte degli utenti, ottenere il corrispondentericonoscimento e perfezionare, infine, gli strumenti della risposta tecnologica alla sfidadigitale ormai da tutti imboccataPrendo spunto dalla recente partecipazione di unanostra delegazione, guidata dal Maestro FrancoMigliacci, al Congresso di Seoul della ConfederazioneInternazionale delle Società degli Autori e Compositori(Cisac) per svolgere qualche considerazione nelmerito di queste assise.Prima di tutto desidero sottolineare lo straordinariosuccesso ottenuto dalla <strong>Siae</strong> grazie all’ottimapresentazione da parte del nostro Presidente dellaRisoluzione sulla diversità culturale e l’Unesco checonsentirà alla produzione degli autori di tutto il mondodi mantenere una sorta di giusto “privilegio” rispetto –nel caso di un non auspicato inserimento nel “paniere”del Wto – ai normali generi di consumo, cosa cheeffettivamente rappresenta periodicamente un rischioreale. La gratitudine alla <strong>Siae</strong> per tale iniziativa è statapoi ulteriormente amplificata dalla coincidentecircostanza della presenza dell’Ambasciatoredell’Unesco, che non ha potuto non constatare lalungimiranza della nostra Società che aveva discussodella Risoluzione nel suo Consiglio di Amministrazioneprecedente al Congresso di Seoul. Credo che questaRisoluzione, che – vale la pena ricordarlo –, è stataapprovata all’unanimità, rappresenti un buon viatico perun rientro a pieno titolo nella comunità internazionaledelle Società degli autori.Mi limito qui a ripercorrere in ordine sparso iragionamenti più frequenti che sono stati sviluppati alCongresso. Negli interventi era ricorrente una frase,quasi uno slogan, che ha colpito per la sua semplicità eche sicuramente ha finito per costituire una sorta di leitmotiv dell’intera manifestazione: “La sfida delle societàdegli autori dei prossimi anni si misura con la capacitàdi mantenere viva la fiducia dei loro associati”. Siavvertiva, molto forte, l’affermazione della propriaragion d’essere, individuandola nella necessità di saperdinamicamente interpretare gli interessi degli Autori,adattandosi ai tempi e alle difficoltà poste dalle radicalitrasformazioni del mercato, registratesi conun’accelerazione straordinaria negli ultimi anni.Ha colpito la vivacità delle iniziative e, soprattutto, laconsapevolezza che il legame tra le Società e gliAutori non è un dato immodificabile, ma una conquistaquotidiana da rinnovare giorno dopo giorno(nell’accezione delle “Società degli Autori”, che quiviene usata, viene compresa la loro grande varietàche comprende gli editori, tutte le forme diespressione artistica, intellettuale, ecc.).Credo sia particolarmente utile ripercorrere alcunischemi concettuali attorno ai quali si è sviluppato ildibattito a Seoul poiché sicuramente stabiliscono unabuona base di riflessione per contribuire ad unulteriore sviluppo della <strong>Siae</strong> dei prossimi anni.Il dato di fondo – può apparire ovvio riferirlo – è che latradizionale attività della raccolta dei compensi per idiritti e la loro successiva ripartizione, purcontinuando ad essere il core business delle Società,incontra sempre più ostacoli. Infatti, la struttura tipicadelle Società, consolidatasi – e spesso cristallizzatasi– in decenni di attività e ruotante attorno alla “fisicità”dei supporti, non è più spesso in grado di confrontarsiin un contesto nel quale la digitalizzazione sembraavere notevolmente accorciato la catena delladistribuzione. E la tentazione di saltare l’anello delle


VIVAVERDI53Società, pur ancora episodica, si affaccia qua e làcon qualche subdola suggestione.Sono state, quindi, chiaramente delineate alcunearee di intervento sulle quali le Società dovrannoaccettare la sfida per stare al passo con i tempi. Una,inevitabilmente, è quella relativa alla reale attitudine adindividuare efficacemente gli sfruttamenti dei diritti daparte degli utenti e ad ottenerne il corrispondentericonoscimento. Si tratta di una vera e propriaimpresa quotidiana che richiede una struttura capacedi evolversi rapidamente, di adeguare continuamentele proprie risorse umane e materiali alla diversaconfigurazione delle aree di business e allamoltiplicazione delle forme di sfruttamento dell’operadegli autori. Su questo punto si registra un dinamismosu base internazionale che mostra come sia crucialel’attitudine delle Società a porsi in chiave “strategica”di fronte al cambiamento, senza alcuna concessioneagli allori del passato e al prestigio, per quantoimportante, accumulato negli anni.Il perseguimento dell’efficienza passa anzituttoattraverso alcuni essenziali passaggi che sono statirichiamati al congresso in varie relazioni. La stradadella risposta tecnologica alla sfida del digitale è statamassicciamente imboccata per tempo da quasi tuttele Società presenti a Seoul. Hanno particolarmentecolpito le varietà delle soluzioni informatiche che sonostate adottate e continuamente aggiornate da molte“sorelle” della <strong>Siae</strong>. Strumenti, come quelli usati dagliamericani dell’Ascap, atti a monitorarecontemporaneamente, attraverso software intelligenti,e capaci di “riconoscere” brani musicali su centinaiadi network radiofonici, sulla base di un database cheprogressivamente si autoalimenta. Reti informatiche ingrado di condividere dati tra diversi Paesi in modo daconsentire una immediata individuazione dell’aventediritto (dalla Spagna all’Argentina), proposte daglispagnoli della Sgae che hanno varato anni fa LatinNet,antesignano del moderno “network dei networks”Iswc, al quale faranno capo anche Wid e Fast-Track. Ilsaldo presidio, anticipandone l’esplosionecommerciale, attraverso l’elaborazione di nuovimodelli di business, di recenti importanti settori diintervento, come mostrato dai giapponesi della Jasrace degli stessi coreani della Sack, i quali oramairegistrano buona parte dei loro ricavi dai ringtones. Ildiffuso sforzo di rendere più agevole e friendly ilrapporto con gli utilizzatori, sburocratizzando leprocedure, rendendole sempre più veloci e facili, conpagamenti attraverso le forme più varie e dirette. Laprogressiva, conseguente, emancipazione dellerisorse umane dalla “lavorazione cartacea” per un loroimpiego in attività più redditizie, volte a far “emergere”forme di sfruttamento “sommerse”.La continua e puntigliosa ricerca di modalitàoperative interne che renda sempre meno gravoso sulricavo netto il costo di gestione del diritto. Appareevidente che tutto ciò richiede un approccio concreto,con una totale condivisione da parte degli associatidegli obiettivi e dei relativi inevitabili, quantomeno intermini progettuali, investimenti di medio periodo. Gliassociati che hanno fiducia nella propria Società – èstato più volte sottolineato a Seoul – le danno ilmandato di interpretare dinamicamente il futuro e dinon limitarsi a gestire l’esistente, mettendo, spessovanamente e in ritardo, qualche toppa sulle falle di filoniche si avviano ad esaurimento, senza preoccuparsi diaprirne di nuovi. Da qui la necessità essenziale, intesacome asset ineludibile, della fiducia dei propri associati.Ai quali occorre, però, garantire non solo la raccolta,ma anche la corretta ripartizione, con modalità cheriflettano la capacità di effettivo “tracciamento” deglisfruttamenti. Anche in tal caso l’innovazione tecnologicanella gestione collettiva dei diritti è una caratteristicache deve essere costantemente perseguita comesottolineato tra gli altri con particolare enfasi nei lorointerventi dagli inglesi della Mcps-Prs Alliance o dagliamericani della Bmi.Naturalmente i temi del progressivo diffondersi delsegmento online come fonte di ricavo e delcorrispondente pernicioso sviluppo della pirateria sonostati più volte sollevati. C’è bisogno di un formidabilelavoro per la costruzione di un sistema di licenze“efficiente ed effettivo” che preceda e governi losviluppo del comparto i cui primi esiti, all’insegna della“napsterizzazione” come purtroppo tutti ricordano,hanno lasciato il segno negativo in quella non limitataparte dei consumatori che, ancora oggi, coniuga larete internet con l’anarchia e la gratuità. Dal fenomenoderiva, per converso come deleterio corollario, laminaccia sempre più grave della pirateria online che,sommata a quella tradizionale, mina alle radici lastessa esistenza dell’industria autorale.Nessuno può illudersi – è stata opinione unanime – diaffrontare questo versante in splendida solitudine.Tutte le Società degli Autori hanno concordato che laglobalità della rete implica una globalità nella gestionedei diritti che non deve – ne può – significare, però, ilsuperamento della localizzazione nazionale perl’individuazione degli aventi diritto. Sarebbe l’inizio dellafine per tutte le Società degli Autori, ma, soprattutto,rappresenterebbe un gravissimo danno per tutti gliautori che non hanno una capacità di reddito tale dapoter rappresentare un interesse “multinazionale”.Questo tema è oggi uno di quelli più “caldi”,considerata la recente pronuncia della Commissioneeuropea che, sulla scia di vaghi ragionamenti antitrust,aprirebbe un pericolosissimo varco nella stessa logicadella gestione collettiva su base nazionale. La capacitàdi stabilire solide relazioni internazionali per lo scambiodi informazioni e di know how, il fronte comune peruna sana azione di lobbing a livello comunitario, lapromozione e la difesa dei propri repertori con unapproccio più aggressivo a livello internazionale sonoaltri punti di un ideale ordine del giorno che, emersi aSeoul, hanno però una loro diffusa attualità.Quanto alle leggi per la prevenzione e la repressionedella pirateria è apparso a tutti indispensabile unadeguato dialogo con i Governi, considerato, comericordato da molti relatori, che in molte forze politichesi insinua non di rado la tentazione demagogica epopulistica di “corteggiare” il cosiddetto popolo dellarete. Incoraggiate in questo da certi atteggiamenti dialcune star che assumono atteggiamenti affrettati: èstato ricordato il recente intervento a Cannes diQuentin Tarantino che ha chiuso un convegno controla pirateria dichiarandosi felice di mettere, grazie adessa, la sua opera a disposizione di chi per varieragioni non può permettersela!Questi temi, tutti interconnessi, possono ciascunoben diventare un passaggio di un concreto pianostrategico per tutte le Società degli Autori dei variPaesi, che, a seconda delle loro peculiarità edesigenze, possono modularne i pesi.Sono certo che molti riconosceranno nel dibattito diSeoul parecchi elementi utili anche al futuro della <strong>Siae</strong>.Spero di avere presto occasione di stabilire relazionianche informali con ciascuno al fine di alimentarequella fiducia che anche il management della Societàdeve certamente contribuire a rafforzare.


Immagini tratte dallo spettacoloWicked, Musical e anche unagrande favola ispirata al mondodi Oz, che quest’anno ha vinto ilTony Award per la migliorinterprete e per scene e costumiVIVAVERDI54reportageL'UNICO GIOCO IN CITTÀMARATONA A NEW YORKdi Valentina CiminoAncora una volta ho seguito il mio istinto e mi sonocatapultata per una settimana di turismo teatralenella Grande Mela. Sette spettacoli in otto giorni,fuso permettendo, sono ormai la mia media.Perché? Ma perché per la mia generazione, classe‘63, l’America, nel bene e nel male, ha sempre rappresentatoqualcosa di più avanti e, nonostante piùdi 20 anni passati a lavorare con aziende e colleghiamericani, la mia immagine non è cambiata dimolto, forse è solo un po’ più malinconica.Negli ultimi dieci anni ho fatto tappa con una certaintensità nei teatri di New York e non solo nei teatricon la T maiuscola, ma anche in cantine, palestre,cortili, dove, a volte, ho visto gli show migliori. Comeè andata quest’anno?Anche qui c’è molto di riciclato,cose già viste, grandi classici e poche produzioniindipendenti che provano a tentare qualcosa dinuovo e di un po’ più critico. Una costante però c’è:l’affluenza e la partecipazione del pubblico o deipubblici che variano a seconda dei contenitori e deicontenuti, persone di livello culturale ed economicodiversi che riempiono questi grandi spazi partecipandosempre attivamente alla rappresentazione.I giorno. La prima sensazione, quasi simile all’euforia,l’ho provata sabato mattina alle 6.30 am aCentral Park (dopo un caffè da Starbucks – luogomito – in una Times Square deserta): cosa ci facevolì? Ero in coda, dietro ad almeno 100 persone edavanti a molte di più, per aspettare la distribuzioneall’1 pm dal botteghino del DelaCourte Theater inCentral Park dei biglietti per la ormai famosa rassegnaShakespeare in the Central Park, realizzata dalA piedi nudi dal Parco a Off Broadway. Diario di una full immersion di otto giorni per settedi spettacoli di teatro e musical dentro la Grande Mela, visti e scritti appositamente perVivaverdi. Una platea mondiale con un'infinità di palcoscenici, ovvero la più ampiagamma di rappresentazioni per un pubblico dai più diversi appetiti e curiosità.Indicazioni utili anche per l'Italian StylePublic Theater di NY, l’associazione pubblica delteatro della città.Due settimane di repliche gratuite, per le quali – perogni giorno di rappresentazione – vengono distribuiti500 ingressi e gli appassionati campeggiano nelparco in tranquilla attesa tra tazze di caffè, plaid, partitedi Risiko per circa sette ore. Poi arriva un gruppodi cinque ragazzi e, con due valigie e pochi accessori,mette in scena una commedia brillante fatta di miniskecth che viene ripetuta varie volte a distanza di pochimetri per intrattenere quelli che aspettano. Alla finegli attori distribuiscono i volantini del teatrino dove inOff Off Broadway vanno in scena – promozione live!Alla fine alla sera il premio: Much ado about nothingcon la regia di David Esbjornson e Sam Waterston nelruolo di Leonato, Jimmy Smits in quello di Benedettoed un cast di bravi attori, un po’ tecnici, ma di grandeensemble. Il pubblico è stato il quinto elemento dellaserata: in una moderna arena all’aperto più di 500persone che assistevano allo spettacolo, mangiandopaella, cioccolato e altri snack portati da casa, ridendoed applaudendo a tutti gli scherzi che il Bardo, più dimezzo millennio prima, aveva immaginato per loro.La messa in scena è molto curata: all’ombra dellaluna, sullo sfondo gli alberi secolari del Parco, unascenografia con un grande scalone per la casa diLeonato, giardini di aranci mobili e un pozzo per lecapriole di Benedetto ed alcune incongruenze tipicheitaliane, a Messina canzoni napoletane!Le caratterizzazioni dei personaggi sono un po’marcate come Leonato ubriacone e Benedetto innamoratomolto micione. In conclusione, una piacevoleserata stile Globe del Terzo millennio, con ungrande successo di pubblico.II giorno. Per continuare nel trend delle locationoriginali, ho assistito all’ultima produzionedell’Aquila Theatre (vedi box) una compagnia teatraledi origine inglese sbarcata negli Usa nel 1998con l’obiettivo di presentare spettacoli di contenutoal pubblico presente in molte città negli Stati Uniti.Questa volta ho assistito alla messa in scena di TheMan who would be a King di Rudyard Kipling, la storiadi due faccendieri inglesi che nel 1888 decidonodi andare dall’India al Kafiristan, nel Norddell’Afganistan, e facendosi credere i discendenti diun Re, diventare ricchi e vivere alle spalle dellapopolazione locale.Un testo sugli effetti distorti del colonialismo inglese,strapotere economico e imposizione di modelli


VIVAVERDI56V giorno. Dopo questo tuffo nel teatro di prosa nonvolevo perdere il Musical Aida di Elton John, chechiude, dopo più di cinque anni di repliche. Forseera meglio perderlo!Una versione che è a metà tra il pathos di Jesus ChristSuperstar e un’Africa alla Re Leone, visto che la produzioneè sempre Disney, musiche inconfondibilreportageNella foto grande enelle due piùpiccole di questepagine, scene trattedal musical Aida diElton John: cinquemesi di replichenella Grande Mela!culturali su etnie diverse da parte del Regno Unito.Riferimenti molto attuali, ma esattamente presentinel testo originale. La location: Barunch PerformingArts Center, il teatro di un’università del Village, dicirca 200 posti, più simile ad una palestra con tribunee luci su piloni ed agganciate alle pareti laterali. Il10% dell’incasso di ogni sera è andato all’associazionedei reduci dell’Iraq e dell’Afganistan. La presenzadi tre settimane a New York ha concluso un Tournazionale con un grande successo di critica e pubblicoovunque. La scenografia molto essenziale: un telofotografico di sfondo su cui è rappresentata la cartinadell’India e dell’Afganistan, una scrivania e pochielementi per realizzare una “microregia” che, graziead un sapiente gioco di luci, ti fa vivere un albergo diNew York, un treno indiano e un deserto immenso.Tre attori magnifici, Anthony Cochrane, RichardWillis e Luis Butelli si alternavano in più ruoli, loscrittore, il comandante e il suo compagno, con altrefigure delle tribù locali, una recitazione in un ingleseclassico che a Manhattan suona molto chic. Moltii dettagli affascinanti come la lettura dei giornalidell’epoca di Kipling che avevano titoli simili a quellidi oggi: prezzi delle materie prime in crescitaesponenziale, corruzione dei politici per interesseprivato e attori che venivano a mancare (!). Un allestimentofedele di un testo classico per parlare ditemi contemporanei.III giorno. Ho completamente cambiato direzione,sono entrata nella Mecca dell’Opera di New York, ilLincoln Center, dove ho visto un classico dei classiciFrogs di Aristofane trasformato in un One-manshowdi Nathan Lane, brillante interprete diBroadway, che dopo aver vinto il Tony Award conl’interpretazione di Max Bialystock in TheProducers, si lancia nella versione Musical di questotesto greco, e riprende la critica verso la società diallora paralizzata e vuota di valori per riproporlarelativamente al mondo di oggi, bloccato all’internodi schemi e senza più alcuna sensibilità per il prossimo.Lo Show ambientato nell’antica Grecia... ai giorninostri, racconta la storia sempre del Dio Dionigiche parte per un viaggio nel tempo superando ilpopolo delle rane, che rappresentano l’immobilismodel mondo, per riportare indietro in questa versionemoderna, non Euripide, ma George Benard Shaw,considerato l’uomo di grandi valori in grado di smuoverela vita senza interessi veri degli uomini di oggi.Tantissimi i riferimentiattuali alla politica americanae mondiale, grandi mezziproduttivi e belle coreografie,ma musiche e testi destinatiad un immediato passaggiovisto l’intenso numero di battuteche si susseguivano ad unavelocità impressionante.Al finale c’è uno scontro frontaletra Shaw e Shakespeare per deciderechi può essere più utile aimoderni per riprendersi dallacrisi, i valori di Shaw o le passionidi Shakespeare, non si svela nulla adire che la vittoria viene conseguitadal Bardo che ha il compito di riportarcia camminare su un terreno diemozioni per battere il malcostumee la corruzione moderna!A parte il titolo, il Musical offre unlavoro molto ricco di grande divertimentobaricentrato sulle battute da 1linea di Lane, la visione americanadei peripatetici di Atene che diventauna specie di Comedy Hall.IV giorno. A questo punto una scelta più tranquilla,un teatro di Times Square ed un testo classico, moltopiù fedele al titolo: Slyfox, di Larry Gelbart, con lamagica interpretazione di Richard Dreyfuss, chegigioneggia circondato da altri bravi attori come EricStroltz per la regia di Arthur Penn. La messa in scenaè molto lineare ed è tutto basato sui ritmi esilarantiche Dreyfuss dirige con gran maestria interpretandodue ruoli, il malato ed il suo giudice, escamotage etrucchi scenici di gran classe. Un momento di rarabellezza è stato il dopo spettacolo in cui tutto il cast èrientrato sul palco per un incontro con il pubblico, edove per più di mezzora si sono sottoposti alle domandedel pubblico, la sensazione piacevole di essere nelcuore del mondo dove un premio Oscar chiacchieracon te del più e del meno, senza secondi fini. Dreyfussha anticipato che sarà in scena a Londra per l’aperturadi The Producer nel West End. Da non perdere!


mente del baronetto inglese, chesi assomigliano molto tra loro ericordano le sue canzoni piùfamose. Una scenografia, in realtàmisera a parte una piscina verticaledi grande effetto e una coreografiamolto poco creativa, con un colpodi vita, i cattivi vestiti e mossi allaMatrix! Un finale lieto peraccontentare il pubblico americanocon Aida e il suo principeche si ritrovano nel terzo millennioal Museo Egizio. Un tipicoesempio di grande prodottodi massa adatto a fare dollari, tramerchandising, Cd e sponsor.VI giorno. A questo punto avevobisogno di vedere qualcosa didiverso e l’ho trovato in un teatrodel Village dentro una scuola elementare,dove una semplice stanzacon pedana ospita un Cult dell’OffBroadway: Bug, di Tracy Letts, vincitoredi diversi premi nell’ultimoanno e di cui hanno già acquisito idiritti cinematografici. Si trattadi un X-file dal vivo: una tramaben congeniata, che lascia apertaogni soluzione tra la paranoia ela persecuzione e il reale controllodi Echelon del mondo attraverso iBug, le zanzare che vengono iniettate nel corpo delprescelto, un ex Marine e tramite lui su altri esseriumani per fare dei test. Un testo che tiene con il fiatosospeso per un continuo di colpi di scena, al passaggioda una versione all’altra della storia.Molto avvincente come idea di spettacolo anche seforse il tema conduttore un po’ esagerato non portaad una forte identificazione con la storia dei quattroprotagonisti in uno squallido motel perso nel nienteamericano. Bravi gli interpreti, nudi in scena nellaparte finale, recitano in modo molto naturale conuna regia molto pericolosa tra fiamme vere e finte inuna stanza di 10 metri per 10.Grande apprezzamento del pubblico che lo ha decretato“il testo Off dell’anno”.VII giorno. Come ultimo spettacolo sono riuscitafinalmente a trovare i biglietti per Wicked, il musicalche quest’anno ha vinto il Tony Award per la migliorinterprete e per scene e costumi. Idina Menzel èveramente molto brava, con una grande estensionevocale e capacità interpretativa, un premio meritatoma lo show, nel suo insieme, è molto banale, unagrande favola che si basa sul mondo di Oz, ma soloper ricreare il classico triangolo amoroso di dueragazze innamorate dello stesso principe azzurro chealla fine di più ore di uno spettacolo fantasmagorico,capisce di amare la strega, più forte anche se verde dipelle, che la bella principessa dagli occhi blu! Storiainutile per creare uno show veramente da premio:scenografie megagalattiche con artisti che volano,un mostro che si muove sopra i graticci del palcosce-


VIVAVERDI58reportageNella pagina accanto (fotopiccola) è ritratto PeterMeineck, direttore eproduttore artisticodell’Aquila Theater Company.Sotto, le locandine dispettacoli dell’Aquila Theater.Le altre immagini sono trattedal Musical Avenue Q,rappresentato a Broadwaynico, fondali fantastici e un finale del primo atto conil costume della protagonista che riempie tutto ilboccascena! Un grande lavoro tecnico dalle scenografiaincredibili e costumi impressionanti, masenza una storia e soprattutto un’ottima orchestrache suona della musica assolutamente dimenticabile,non male per un Musical!Il vincitore di quest’anno dei Tony Awards per ilmiglior spettacolo è Avenue Q, libretto e colonnasonora che io avevo già visto l’anno scorso ancoranon molto noto, ma già promosso da Off Broadway aBroadway. Si tratta di un Musical con i protagonistidei pupazzi che simboleggia la vita nei quartieri piùlimite di Manhattan, l’area che ha le Avenue chiamatecon le lettere: A, B, C... e la storia si ambienta nellaparte più remota Q.La trama si basa sulle vicende più comuni, amorinon corrisposti, disoccupazione di giovani artisti eamanti omosessuali che non riescono a dichiararsi.Musiche molto piacevoli che si cantano volentieri,una scena molto colorata e piena di cassetti a sorpresae attori–animatori dei pupazzi che cantano emuovono i protagonisti, con anche un piccolomostro come proprietario degli appartamenti. Unastoria a lieto fine, per uno show che fa volare la fantasia,dopo pochi minuti non si vedono più le persone,ma solo i personaggi e le loro storie, tutte moltoreali. Un grande successo che, grazie al pubblico cheha sostenuto questo progetto da quando è nato neiquartieri Off, l’ha portato a vincere il premio piùambito del mondo dei Musical.Alla fine di questa full immersion nel mondo del teatroamericano, la grande madre del teatro moderno, aparte una grande ubriacatura di emozioni contrapposte,cosa dire? La vera differenza è che ogni spettacolo,in America, nasce come un avvenimento per coinvolgereil pubblico, a partire dai teatri di quartierefino alle grandi Produzioni, dove lo spettatore è parteintegrante del progetto, e questo si sente. C’è sempreuna grande energia per cercare di osare di più, anchequando non ci sono grandi mezzi a disposizione, perchése l’idea è forte questa riesce a passare comunque,magari per un passaparola sotterraneo.All’inizio forse questo era vero per tutto il teatro, maoggi da noi è stato un po’ dimenticato in funzione diprogetti nati per gratificare attori e registi, giustificandocosì la sempre più bassa attenzione e pocadisponibilità da parte dei potenziali spettatori. InEuropa, dove il teatro è nato, a partire dalle Rane,quelle vere, si dovrebbe investire di più perriprendere la leadership, imparando, comesempre dal nostro grande fratello d’oltreoceano,come fare per far capire,amare e partecipare ilTeatro dal pubblico.In Italia, secondo me,non manca certo lacapacità creativa pertrovare temi importantie veri da condividere,che, se sviluppaticon l’obiettivo di stimolarela sensibilità del pubblico,possono creare piccoli e grandisuccessi, riuscendo a far emergere,anche qui, il nostro Italian Style.Valentina CiminoConsulente Produzioni Teatrali


Aquila Theater Company, negli ultimi anni hapresentato diversi lavori – sia a New York, sia intour per tutto il paese – sempre con gransuccesso di pubblico e di critica:IL VOLO DELL’AQUILA THEATERPARLA PETERMEINECKMUCH ADO ABOUT NOTHINGW.ShakespeareTHE IMPORTANCE OF BEING ERNESTO.WildeOTHELLOW. ShakespeareTHE MAN WHO WOULD BE A KINGR. KiplingCOMEDY OF ERRORSW. Shakespearedi V. C.E’ un piacere parlare con Peter Meineck, il Produttoredella Compagnia teatrale Aquila di origine inglese chedal 1998 si è trasferita a New York, con un precisoobiettivo: portare in scena i grandi testi classici perdimostrare che si può imparare dalla storia.Peter, da dove nasce questa vostra scelta artistica?L’idea è di mettere in scena un collegamento tra lamoderna esperienza americana e la profondità storicaeuropea in modo da far acquisire questo backgroundculturale anche ai giovani, soprattutto aquelli che vivono fuori dalle grandi città negli Usa,dove questi temi sono completamente nuovi e spessopercepiti come lontani. Noi abbiamo deciso direcitare negli Stati Uniti per sensibilizzare tutti gliamericani attraverso il teatro, facendo conoscere lacultura millenaria europea in un paese giovane comegli Stati Uniti e sensibilizzare sui temi moderni dellaconvivenza globale.Aquila ha creato uno stile tutto suo nel mettere inscena i classici: quali sono i punti di forza delvostro linguaggio?Aquila ha uno stile inconfondibile: fedele al testooriginale in un’ambientazione moderna con collegamenticon la realtà americana di oggi. Il messaggioche vogliamo dare è chiaro: siamo tutti figli delnostro passato che è un patrimonio per tutti, americanicompresi. I nostri spettacoli hanno semprecentrato l’obiettivo, con il pubblico che si fermavolentieri alla fine dello spettacolo a parlare con ilcast dei temi trattati.Per me questo è il valore sociale del teatro, che facevagià parte della vita teatrale nella vecchia Europache deve essere esportato in America, soprattuttooggi. In questo particolare momento tutti i media digrande impatto come cinema, televisione ed anche igiornali – una volta molto più attivi di oggi – si stannoappiattendo su temi molto generici per non traumatizzarel’opinione pubblica americana con la gravitàdi quello che succede soprattutto fuori dai confinidella nazione. Il teatro comunica con piccoligruppi alla volta, ma riesce a trasmettere temi profondie può scuotere e far discutere il pubblico sulleconseguenze attuali di comportamenti umani giàvisti in secoli di storia. L’ultimo tema che abbiamotrattato è stato il colonialismo: dagli errori dell’imperoinglese al dominio economico americano, ilpasso è molto breve: ma spesso per gli americani ètutto nuovo ed è necessario riportare davanti agliocchi un passato che loro non hanno mai studiato.Una Missione davvero onorevole, ma come è strutturatala vostra compagnia?Aquila è una società di no-profit, in tutto siamo circa40 persone tra artisti, team organizzativo ed insegnantidella scuola di recitazione. Noi viviamo principalmentedei contributi di Fondazioni e di privati.Inoltre organizziamo per la New York Universitycorsi di recitazione e workshop di specializzazionetutto l’anno.Cosa ci dobbiamo aspettare per la prossima stagione?I nostri progetti quest’anno prevedono una stagionemolto ricca, faremo quattro spettacoli: Ciranode Bergerac di Rostand, Clouds di Aristofane, Theinvisibile man di Wells e Twelfth Night diShakespeare, per creare un abbonamento comeappuntamento fisso con Aquila a New York e andarepoi in tour in tutto il paese.E in Europa non tornerete più?In effetti avrei in progetto di creare un tour perl’Europa, dopo parecchi anni di assenza, con un testocomprensibile da tutti anche se interpretato in linguainglese, ma completato con movimenti ed un allestimentoche permettano un’immediata comprensione.Interessante, e in attesa di vederli da noi, una seracon Aquila a New York è sicuramente da non perderee forse tra qualche stagione ci sarà anche una locationgestita da loro che offrirà molto altri servizi culturali,come incontri, mostre e dibattiti.


festivalAUDITORIUM DI ROMANELLA RUSSIA DI IERI E DI OGGIdi Letizia PozzoPer tutto il mese di dicembre le strade, i foyer, la cavea, la libreria del Parco della Musicaall'Auditorium si sono vestite delle note e dei colori della tradizione russa per una festadedicata alla cultura millenaria di questo Paese. Al Russkij Festival, organizzato dallaFondazione della Musica di Roma, ha collaborato per la parte classica e per il teatromusicale l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia.Il Festival ha rappresentato un viaggio, un’occasione perfar scoprire a tutti, adulti e bambini, nuove tendenzeculturali della Russia ancora poco conosciute in Europa emesse in scena attraverso le diverse discipline artistiche:dalla musica al teatro, dal cinema alla fotografia.Musica e danzaLe sale dell’Auditorium hanno ospitato le nuovetendenze della musica elettronica russa con SainkhoNamtchylak e il suo ultimo brano Who stole the sky?,prodotto da Tony Bowers. Al brano hanno contribuitomusicisti come Stefano Bollani, Vittorio Cosma,Giancarlo Parisi. La performance rappresenta unamescolanza di generi tra la worldmusic e electropop.Insieme a queste nuove tendenze chi si è avventuratoin questo angolo-specchio della cultura russa hapotuto anche scegliere di ascoltare brani di musicaclassica russa con interpreti d’eccezione come ValéryGergiev e Yuri Termirkanov. La danza ha avuto comeprotagoniste Tatyana Baganova, tra l’altro coreografadel balletto ispirato all’opera di Stravinskij Le Nozze, inprogramma il 22 e il 23 dicembre, e Olga Pona, altracelebre figura della danza russa in versione moderna,con gli spettacoli Cinemania e Fissando l’infinito.TeatroIl teatro di prosa si è presentato con le prime nazionalidelle opere di Lev Abramovic Dodin assieme al Corodi Mosca, uno degli spettacoli-evento nel corsodell’ultima stagione per il pubblico di Leningrado.Achè e Piotr Fomenko, con il Theater Studio di Moscahanno proposto Guerra e pace. Inizio, in programmadal 17 al 31 dicembre, nell’elaborazione di EverettDixon (durata quattro ore e diviso in tre parti, secondoi tre luoghi dove si sviluppa la vicenda): SanPietroburgo, Mosca e Lyssye Gory. Lo spettacolo èstato premiato al festival “La maschera d’oro” nel2002. Il teatro moscovita “Teatro-studio PiotrFomenko”, fondato da Fomenko stesso, ècaratterizzato da un particolare sistema didattico incui i futuri attori e registi studiano insieme. Nellescene scelte dalla prima parte dell’opera di Tolstojnascono e si riflettono in modo straordinario tutte levicende successive del romanzo: vicendeinternazionali, politiche, di guerra, di coraggio, eanche cose molto private, tragiche. Il teatro, fondatoufficialmente nell’agosto 1993, esiste da più diquattordici anni. In nove stagioni teatrali, ha realizzato13 messe in scena.CinemaNegli ultimi tre giorni di dicembre si sono potutivedere cinque film, inediti per l’Italia, che hanno incomune la censura e l’opposizione del regime statale.I film della rassegna, curata da Naum Kleiman,direttore del Museo del cinema di Mosca, sono inlingua originale con i sottotitoli in italiano.Una sezione del festival si è occupata dell’operagrafica di Sergei Eizenstein. Celebre come regista eteorico del montaggio cinematografico, l’autore diOttobre e della Corazzata Potemkin ha semprecoltivato una grande passione per il disegno, sia sottoforma di cartoni animati che di scenografie teatrali oriproduzioni delle opere d’arte classica italiana chestudiò in gioventù da autodidatta. La mostra rivela unaspetto poco noto del maestro sovietico, tracciandoun ideale percorso culturale tra la Russia e l’Italia.LetteraturaDi particolare interesse è risultato il programma diincontri letterari con i massimi rappresentanti dellaletteratura russa contemporanea eccezionalmenteriuniti a Roma. Fino a metà dicembre un autore russoe un autore italiano si sono confrontati sul tema delledifferenze, le similitudini, le affinità e le idiosincrasieche esistono fra i due paesi, in un viaggio metaforicoalla ricerca della nuova anima russa, europea,internazionale, ma ancora legata profondamente allalingua e alle radici, al sentimento di un “continente” incontinuo cambiamento. Nel mettere insieme gliscrittori si è cercato di rispettare affinitàgenerazionali, interessi letterari e sensibilità comuni


VIVAVERDI61come nel caso di Vladimir Vojnovic ed Enzo Siciliano(vedere nello specifico il box).FotografiaPer tutto il mese di dicembre ingresso libero per duemostre fotografiche: la prima, con foto di AlexanderRodchenko sul circo quale metafora della vita,sottolinea la solitudine dell’artista; la seconda mostraè stata invece sulla Russia moderna di Igor Moukhin,un fotografo che ha cercato di catturare con lamacchina fotografica l’energia dello spazio sociale edelle persone concrete, dando vita a immagini chiaree drammatiche della Russia che si affaccia alventunesimo secolo. Si è trattato di una cronacafotografica delle grandi città, fissando gli ultimimomenti del secolo che stava terminando. Il suolavoro è stato apprezzato da grandi fotografi, tra iquali Henry Cartier Bresson e William Klein. Leimmagini presentate all’Auditorium di Roma hannocome soggetto “i giovani”. In modo sottile e delicato illavoro rivela aspetti comuni dei problemi dei giovanicittadini di Mosca.Fiabe, scacchi e circoNell’immaginario di adulti e bambini la Russia evocaprincipalmente due cose: gli scacchi e la fiaba. E ilParco della Musica si è trasformato nel luogo chesvela il fascino delle fiabe di tradizione russa e delgioco degli scacchi. Gli scacchi sono in Russiamateria d’insegnamento scolastico e i più grandicampioni provengono dalla scuola russa.LETTERATURA. ALLA RICERCA DELLA NUOVA ANIMA RUSSADifferenze, similitudini, affinità, idiosincrasie, aspettative..., fra noi e loro alla ricerca della nuova animarussa. Al Russkij Festival è andata in scena anche la letteratura, con una serie d’incontri d’alto livello frascrittori italiani e russi.E ogni incontro, tarato su interessi e sensibilità comuni, ha messo a confronto esperienza e immaginazione,passato e futuro, rimpianto e speranza per delineare la Russia sognata e quella vissuta.Di scena i volti dei più noti rappresentanti d’una letteratura in rinnovamento, eccezionalmente riuniti a Roma,che ha allargato i suoi confini, col cuore a Mosca e la testa a New York, Parigi, Londra. Al Bookshoopdell’Auditorium si sono incontrati dal 4 al 15 dicembre Edoardo Albinati, recente vincitore del PremioViareggio con Svenimenti, edito da Einaudi, e Ruben Gallego, autore del drammatico e lancinante Bianco sunero, proposto in Italia da Adelphi, Rosetta Loy e Ludmila Ulickaja, Prigov e Riviello, Vojnovic e Siciliano,testimoni d’una generazione che ha vissuto il ‘900 dai due lati opposti della “cortina di ferro”.L’occasione di conoscere da vicino i protagonisti della letteratura russa di oggi ha riservato, alla fine, unasorpresa: l’incontro, a cura di Mario Caramitti, con uno scrittore-mito per i russi contemporanei, che dadieci anni si è chiuso in un assordante silenzio: Sas^a Sokolov, autore di tre romanzi che hanno segnato laletteratura russa degli anni’70 e’80.Così, a vent’anni dalla Perestrojka, siamo entrati, con grandi emozioni, nella Russia di ieri e di oggi. (S. Ma.)All’Auditorium uno spazio, lo “Scacco Matto”, apertoanche agli adulti e allestito con venti tavoli da giocoper Scacchi e Dama. Per i più grandi, ogni sabatopomeriggio un Maestro di scacchi ha giocatocontemporaneamente contro 20 avversari. Nel trattodi strada fra la Serra e l’Auditorium una grandescacchiera “vivente”, con pezzi a dimensione umana,teatro di partite viventi. Una ludoteca, dedicataesclusivamente ai bambini, è l’angolo dove si sonoraccontate, elaborate e interpretate le fiabe russe conil coinvolgimento dei bambini travestiti nei personaggidella fiaba. Non poteva mancare la pista di ghiaccio,allestita nella Cavea dell’Auditorium, palcoscenico delCirco Statale di Mosca.


VIVAVERDI62anniversariNella pagina accanto, ilMaestro DomenicoGuaccero al tavolo dilavoro mentre stascrivendo una partiturae (foto piccola) accantoa un sintetizzatore.Sotto, lo spartito dellacomposizione Variazioni2 per orchestra d’archiDOMENICO GUACCEROIL PIACERE DELLA MUSICAdi Alessandro SbordoniNel folto panorama della contemporaneità musicaleitaliana degli anni Cinquanta-Ottanta, DomenicoGuaccero si segnala per una particolare versatilità eampiezza di visione, tradottasi poi in una multiformeattività, davvero a tutto campo. Scomparso purtroppoprematuramente nel 1984, ha lasciato, oltresettanta composizioni per i più svariati organici (dalsolista al teatro), una mole impressionante di scritti– è in corso di pubblicazione da parte di NuovaConsonanza, in collaborazione con Ricordi LeSfere e la Lim Editrice, il volume che neraccoglie l’integrale. Si tratta di unvolume di ben 550 pagine, a cura diAlessandro Mastropietro.Accanto a questo notevolissimoimpegno teorico, nonmeno importante è peròstata la prassi musicaleconcreta, che ha potutospaziare nei più svariaticampi di attività: dall’improvvisazioneall’organizzazione, dall’attivitànel sindacato(il Sindacato MusicistiItaliani presieduto allorada Goffredo Petrassi)all’insegnamento. Percapire la figura e il pensierodi Guaccero è infattiimportante tener presentequesto rapporto estremamenteelaborato, ma anche strettissimo,Scomparso ventanni fa, il Maestro Guaccero è stato nel folto panorama della contemporaneitàitaliana l'artefice della contaminazione tra vari generi musicali e il rapporto con le “arti dellavisione”. Un impegno basato sull'improvvisazione e il “pensiero aleatorio”tra teoria e pratica. Nella premessa ad una raccolta disuoi scritti, del 1981, egli si definisce proprio un“musicista operativo”: “Ed è chiaro che ne ho trattatonon da storico o musicologo,ma da musicista operativo (compositore, organizzatoree talvolta esecutore): quindi con l’occhioalle vicende pratiche, le cose da fare (…)”.In questa stessa premessa emergono con chiarezzadue degli interessi maggiori del suo pensiero musicale:la contaminazione tra vari generi musicali e ilrapporto con le arti della visione, fino alla gestualitàe al teatro. Quella della musica “impura”, cioè di unamusica che fosse in grado di riassorbire al suo internole divisioni per generi (musica colta, “extracolta”,classica, etc.), sostanzialmente finalizzate alla commerciabilitàdel prodotto musicale, è stata perDomenico una preoccupazione costante. Ne sonotestimonianza non solo partiture aleatorie comeSinfonia 2, che appunto mette in gioco stratificazionidi generi musicali e “oggetti sonori” della piùdiversa natura, ma anche la sua attività di improvvisatore.Vale la pena di ricordare l’esperienza delgruppo di improvvisazione con Mario Schiano,Bruno Tommaso e il sottoscritto: un’esperienza chemise appunto a confronto, in un accordo totale, duemusicisti dell’area “colta” e due musicisti dell’area“jazz”. L’esperienza si concretizzò poi nel discoDeDé, che rimane una testimonianza verace dellegrandi possibilità di incontro tra musiche “diverse”,possibilità di incontro che Guaccero vide con chiarezzae non si limitò a teorizzare, ma, in quell’intreccioappunto di teoria ed operatività di cui s’è detto,


ealizzò poi anche in svariate occasioni.Oltre alle partiture completamente scritte, l’improvvisazionee il pensiero aleatorio hanno rappresentatouna parte notevolissima dell’impegno musicaledi Guaccero. Si trattava beninteso di un impegnovisto anche con ironia (“Una risposta che dosovente a chi mi chiede ragione, magari tecnica osintattica, di quello che faccio è: ‘Perché mi piace’”),che però si traduceva in una considerazione assaiseria delle possibilità reali che questo tipo di pensierooffriva al compositore di allora, specialmente neiconfronti di un pensiero musicale contemporaneoche in quegli anni si andava sempre più irrigidendoin uno sterile accademismo. Il suo saggio L’alea dasuono a segno grafico rimane uno dei momenti piùsignificativi di questa riflessione, i cui esiti sonoosservabili in numerose partiture. Si veda per tuttela partitura di Variazioni 2, che rappresenta forseuno dei punti più alti di questa attitudine, fino adarrivare ai “tarocchi” elaborati graficamente perRota, per arpa e nastro.La questione della grafia musicale è sempre stata alcentro dell’attenzione di Domenico, anche perché,nel suo inevitabile intreccio con la presenza nelsociale e comunque con la “commerciabilità” dell’oggettosonoro, partituradisco o concertoche fosse, nonpoteva non riverberarsisu una prassimusicale che si volevalibera, aperta all’incontrotra generi,multimediale e anzi “intermediale”. Una approfonditaformazione filosofica lo portava a considerare laquestione della grafia in tutta la sua rilevanza, siastorico-sociale sia culturale, coinvolgendo “il complessodei problemi di estetica, linguistica, antropologia(e politica, perlomeno culturale) dei nostrigiorni.” (Contributo alla de/composizione, NuovaConsonanza ed., 1984, pag. 121).Che non si trattasse di una fredda riflessione, cioè diun teorizzare arido fine a se stesso, lo stanno a dimostrarenon solo le molteplici collaborazioni con altrimusicisti, i numerosi gruppi di improvvisazione, itantissimi allievi, l’instancabile partecipazione adistituzioni quali Nuova Consonanza e l’Istituto dellaVoce, l’invenzione della Scuola Sperimentale diComposizione e il lavoro nel sindacato, ma anchel’”emozione” con la quale si accostava al comporre eal suonare, che lo conduceva verso esiti financhereligiosi – di una religiosità certamente non fideisticae bigotta, ma profondamente sentita, non a casocon risvolti esoterici importanti, riflettentisi direttamentesulla creatività (si veda Rappresentazione etesercizio). Sicuramente il suo rapporto con la tradizionedell’Occidente, musicale e culturale, non eradi passiva accettazione, ma fecondamene creativo,tanto da portarlo alla convinzione che “Più passa iltempo e più mi convinco che esso non passa invano(…) I fili si possono rintracciare molto lontano. Ed èquasi l’emozione di chi, all’improvviso e da vivo,sente l’aria di altri pianeti.”Alessandro SbordoniCompositore,Presidente di Nuova Consonanza


Nella pagina accanto il maestroCarlo Alberto Rossi con NunzioFilogamo e con Cino Tortorella,in arte Mago ZurlìVIVAVERDI64personaggiCARLO ALBERTO ROSSIMUSICA COMPAGNA DI VITAdi Michela PellegriniE se domani… il mondo si svegliasse senza saperepiù nulla di musica, perdendosi nell’oblio di un’identitàtesoro per l’anima e benessere per la mente,forse non sarebbe poi così grave. Pianoforte a portatadi mano, basterebbe una semplice nota o unaccordo di una delle canzoni di Carlo Alberto Rossi,per ritrovare subito la definizione giusta della parolamusica, quella vera, fondata sul “valore, la funzionalitàe la concatenazione dei suoni”. Caratteristicheben note al Maestro romagnolo che, a partire daglianni ’40, ha saputo alimentare e valorizzare il panoramamusicale italiano e non solo.Classe 1921, di Rimini come Federico Fellini e SergioZavoli, anche lui ha rincorso una passione e, nelfarlo, non ha certo perso tempo: a sette anni i primipassi nel modo delle note; a quindici l’esordio insiemead altri studenti del Liceo Berchet di Milano, cittàche non ha più abbandonato, assieme al quintettovocale i “Borboni”; a sedici la prima canzone pubblicata;a diciannove, dopo l’arruolamento volontario,la rinuncia, quella di diventare medico, complice ilfatale incontro con l’editore ungherese LadislaoSugar… E da qui, ne ha fatta di strada il nostroMaestro! Come autore e compositore, ma anchecome editore (nel 1950 fonda la Casa EditriceAriston; nel 1952 la C. A. Rossi Editore) e discografico(dà vita alla Juxe Box srl). Bande reggimentali,orchestre prestigiose, cantanti di rara bravura.La parola d’ordine è stata “incanto”. Sì, perché tuttisono rimasti stregati dall’abilità del suo muoversicon disinvoltura in un repertorio di ben seicentotemi musicali che dagli slow, passando per un valzerlento, è arrivato fino al ritmato swing americano.Una vita interamente dedicata alle melodie, come autore, compositore, editore ediscografico. Dalle bande reggimentali a Mina, da slow di eccezionale bravura passandoper un valzer lento fino ai ritmi brillanti di gusto swing: interpretati da Ray Charles, NatKing Cole, Bing Crosby, Tom Jones, Maurice Chevalier, Dean Martin, Ertha Kitt. Il Maestroromagnolo svela segreti e fantasie della sua creativitàEmblema di quel musicare colto, autentico e a voltecomplesso, ma con una forte carica emotiva che nellasemplicità dei sentimenti raccontati ha trovato sempreun canale di accesso preferenziale per arrivarealla gente, Carlo Alberto Rossi è vanto di un Paese lacui cultura musicale ha ben poco a che fare con latecnologia. Ed è nel ricordo, quello senza tempo,delle sue melodie che la memoria si rinsavisce,recuperando nozioni base come il valore e l’unicitàdegli strumenti musicali. A dirigerli, una strutturaarmonica originale e mai ripetitiva, ancora in perfettasintonia con la voglia, per fortuna mai passata dimoda, di emozionarsi all’ascolto di una canzone. Echi, ancora oggi, non prova allegria nel canticchiareLe mille bolle blu di una Mina insuperabile o l’impetodi una passione incontenibile nel riascoltateAmore baciami? Di sicuro la nostalgia e l’incertezzadi un classico della canzone italiana, E se domani,riscoprono la meritata e completa serenità in Se tunon fossi qui. Un trionfo d’amore e di ottimismo, giàpresagito nel 1957 da ’Na voce, ‘na chitarra e ‘o poco‘e luna. Un privilegio, quello di provare sensazioniuniche, spettato anche a personaggi della portata diMina, Ray Charles, Bing Crosby, Tom Jones, NatKing Cole, Maurice Chevalier, Dean Martin e ErthaKitt, le cui voci hanno splendidamente interpretato itesti musicali di Rossi.Le note dei suoi spartiti, infatti, sono uscite allo scoperto,spingendosi ben oltre le ordinarie vie dellasperimentazione e contagiando tutti con l’inguaribilevirus del buon musicare. Parolieri, cantanti ededitori discografici uniti dall’irrefrenabile voglia dinon passare inosservati ai suoi occhi. Occhi vispi,attenti, che hanno inseguito il successo senza neancheaccorgersene, troppo presi dalla passione, a suavolta soggiogata da una creatività acuta e coinvolgente,che si è persa nei meandri di un non-luogo, quellodei pensieri, in cui la fantasia ha fatto da spalla abrillanti idee. Un ingegno umano dai mille interessi,eclettico e brillante… Scopriamo il perché.Maestro, so che lei si è occupato anche del tema dellatutela del diritto d’autore e di come debba esserecompensato. L’interesse mi spinge subito alla primacuriosità: chi è stato il primo autore, il primo creativodella storia dell’umanità?Senza dubbio il creato è stato la più colossale, inimmaginabileopera del più grande Creativo che lamente umana possa immaginare. L’aminoacido e ilprotozoo con le loro ‘catene’ possono spiegare solo lamateria con la quale si è espresso il primo grandeAutore. Dopo 2000 anni la Scienza è riuscita a penetrarenell’atomo e a scomporlo, per ironia della sorte


BUON NATALE A TUTTOIL MONDOdi Carlo Alberto RossiIl Natale deve servire a portare la pace, ovunque, e a ricreare un ambiente famigliare, anche là dove si èperso, che consolidi tutti gli affetti. Serve anche a fare delle promesse che bisogna poi mantenere. Bisognache i bambini abbiano di ogni Natale un ricordo che si porteranno in vecchiaia con racconti ai nipotini. Hoscritto un brano, mai lanciato, Buon Natale a tutto il mondo, con testo in quattro lingue. Le parole sono diGiorgio Calabrese. Ho pensato il motivo in modo che potesse essere facilmente intonato dai bambini edesse soddisfazione ad un coro di voci. Mi immagino questi bambini vestiti di una tunica bianca, con inmano una candelina accesa. Luci basse... fa così:atomo significa ‘indivisibile’, ma non nasconde lasorpresa di fronte al bambino che dice mamma. La‘scintilla’ che Egli infuse col suo soffio di vita nellacreazione dell’uomo rimane ancora il miracolo piùgrande e misterioso. Quel soffio di vita fu il primoenorme esempio di animazione sulla terra, da cuipresero vita le creature più strane. Fra gli animali,l’uomo, la creatura più complessa dotata non solo diistinto ma anche d’intelligenza superiore. All’uomo,il grande Autore affidò il destino della terra.Immaginiamo di trovare subito questo nostro preistoricoantenato già alle prese con problemi non faciliquali quello di procacciarsi il cibo, di difendersi dallebestie feroci, di trovare un luogo coperto dove rifugiarsi.Obbligatori la caccia e la pesca tutti giorni per sfamarsi.Se la fame aguzza l’ingegno, fu l’intelligenza diun creativo a fare di una pietra un’arma adatta alla caccia,di un bastone una clava. Su quel primitivo ‘inventore’si era posato in modo particolare il soffio e l’amoredi Dio. Il grande Autore aveva voluto donare allaTerra una creatura diversa, sensibile e ricca di curiositàmai spente. Quella creatura diede presto i segni delproprio ingegno distinguendosi nel creare anche piccoligiochi per i bambini e oggetti di uso comune.Istinto e intelligenza: due doni preziosi del primitivo“inventore”, che si è evoluto fino al primo cantautore…Il primitivo fu visto mentre aspettava il sorgere delsole, muto, in ginocchio con l’occhio fisso ad orientea spiare il primo, tremulo brivido di luce, impotentea trovare le risposte alle tante domande cheurgevano nella sua mente. Una mattina, mentre erain attesa del sole, lo sentirono emettere un lungogrido che si spense in un soffio. Sorpreso, ci riprovòfacendo il primo tentativo di modulare, costringendola voce ad abbassarsi per poi alzarsi lentamenteverso l’acuto. Sgraziato, in un primo tempo, e storditodall’emozione di quel suono che irrompeva comeun torrente nella piana deserta, capì di aver trovato ilmodo di salutare il sole con una maggiore partecipazionedel proprio corpo. Destò tra i suoi compagnicuriosità e interesse. Qualcuno cercò di imitarlo. Mal’imitazione fu priva di riconoscimenti. Come “lui”nessuno sapeva salutare il sole e fu così che un mattinodove era solito recarsi ad attendere l’alba, trovòqualcuno che lo stava aspettando.Forse il primo Cantautore nacque così, e quando qualcuno,spontaneamente, gli offrì una focaccia comericompensa, quel nostro antenato capì che poteva farea meno da quel momento di andare a caccia e a pesca.Una notte, mentre stentava ad addormentarsi, pensòdi dedicare alla luna ciò che lo aveva reso celebre con ilsole: così si assicurò una focaccia anche per la sera. Unsuo amico, alla fine di una giornata faticosa per avercacciato a lungo, suscitò interesse e risa quando vollemimare con gesti, salti e grugniti, le fasi della catturadi un grosso animale. Qualcuno lo pregò di ripetere lascena tanto si era divertito e lui fu ancor più bravo econvincente. Fu anche molto esplicito nel chiedereuna focaccia come avveniva già per il “cantautore”.Gliela procurarono e subito qualcuno, invidioso,disse: ecco un altro che non andrà più a caccia… Forseil primo modello di rappresentazione scenica nacquecosì per opera del primo autore-attore.Il binomio creazione-focaccia, cioè il cibo comecompenso per il creativo, divenne regola per tutti ifuturi autori, costretti a suonare, cantare, recitare,ballare e divertire in cambio della minestra, agliordini di padroni qualche volta generosi, spessoingrati e sempre più esigenti, in cambio del tozzo dipane. Ciò che nessuno poté togliere al nostro antenatofu la simpatia e l’ammirazione della gente semplicee soprattutto l’amore delle donne.Amore e ammirazione: davvero fu tutto così semplice?“No, purtroppo. Due furono i fatti principali checominciarono a condizionare i creativi di alloracome conseguenza dell’evoluzione del pensieroumano. Il terrore della morte, che indusse il concettodi divinità negli uomini, quindi il bisogno di“credere” e di inventare un rituale che appagasselo spirito e la fantasia. Canti religiosi e propiziatoriaccompagnarono le funzioni pubbliche. Ilsecondo fatto fu la creazione dello Stato. Questidue ‘poteri’ hanno sempre in qualche modo condizionatoi creativi. Nel bene e nel male. Nelbene, quando ebbero protezione e incitamento,nel male quando gli stessi protettori li volleropiegare ai propri fini di potere intervenendo sullaloro libera creatività, condizionandola agli obiettivipolitici e temporali del momento. Titiro e lasua “fistola” sono un raro momento di indipendenzacreativa. Nella notte dei tempi due potentifari illuminarono il mondo di allora: la polis grecae l’urbs romana. I creativi diventarono semprepiù importanti, anzi immortali.Maestro, da genio creativo che ha re-inventato un’artepersonalizzandone il modo di porsi nei confrontidel suo stesso evolversi, cos’è per Lei la Musica?La mia compagna ideale, l’unica dalla quale non ci sipuò dividere.So che lei è un grande amante delle lingue latino egreco antiche. A parte Euterpe, Musa della musica,nella sua vita c’è stata una Musa ispiratrice?Penso che la fantasia di ciascuno di noi sia la veramusa ispiratrice.Oggi, oltre ad un passato ricco di bei ricordi, cos’èimportante per lei?Continuare a pensare come ho sempre pensato e,soprattutto, i miei figli Giorgio e Rossella, che sonola parte più importante della vita che sto vivendo.Vorrei tanto che loro provassero le emozioni e lesoddisfazioni che ho avuto dalla mia vita.


VIVAVERDI66Torniamo alle differenze nel modo di lavorarerispetto agli esordi.Oggi per me è cambiato il modo di costruire unospettacolo. Se prima “preparare” voleva dire anchecapire la tecnica, interrogarmi su cosa sono le tecnicheteatrali, adesso non me ne importa nulla. Di fattonon faccio mai prove. Compio ricerche lunghissime,meticolose, ma dopo vado direttamente in scena. Lepersone con cui lavoro sono terrorizzate. Anche direcente (per il debutto di Scemo di guerra allaBiennale a Venezia) ho provato solo al momentodella prova generale. Io non ho paura, per esempiodi non ricordare le battute o non rispettare i tempi(spesso non so neanche la durata effettiva di unospettacolo). Non ho paura perché so la storia: peranni l’ho meditata, me la sono raccontata e riracconintervistaAscanio Celestini inuna foto di FedericoRiva tratta dallospettacolo Radioclandestina.Nella pagina chesegue, l’attore in unritratto di GuidoLaudani. Più a destra,Celestini nellospettacolo Scemo diguerra, Roma 4 giugno1944. Foto MailaIacovelli e Fabio ZayedASCANIO CELESTINIQUANDO IL TEATRO E' CIVILEdi Lisa GinzburgLimpido e contento: Ascanio Celestini appare così.Uno che dal lavoro è letteralmente travolto, ma peramore. E che per questo, per la necessità di riannodaretra le mani il filo della sua passione, è più chedisponibile a raccontare di sé, del proprio percorsoprofessionale. “I primi spettacoli teatrali – inizia – liho visti a Roma, all’Università; né a Morena né aFrascati (i luoghi dove sono cresciuto) c’era modo divedere teatro. Iscritto a Lettere, mi ero appassionatoall’antropologia. Al Teatro dell’Ateneo ho vistoMoscato, Barberio Corsetti, Remondi e Caporossi,Marco Paolini. Era il teatro fuori dal pregiudizio delteatro, diverso dalla consueta letteratura teatrale. Laparola aveva un ruolo importante, era parola detta,orale. Poi, per caso, ho cominciato a fare un laboratorioteatrale; e subito ho sentito che era la stradagiusta per unire l’antropologia che avrei voluto studiare,e la pratica del teatro. A Roma ho seguito lascuola di Perla Peragallo, che aveva lavorato moltianni con Leo De Berardinis. Ho tentato due provini,a Milano e Genova, andati male tutti e due. Tornato aRoma ho cominciato a fare maschere in cuoio, elavorare alla Commedia dell’Arte. Dopo l’occupazionedell’Università, esperienze di scena saltuarie, hocapito che se volevo seguire la via del teatro dovevolasciare Roma. Ho avuto l’occasione di lavorare conuna compagnia sul Monte Vaso, tra Pisa e Livorno. Cisono rimasto due, quasi tre anni, facevamo vita incomune, teatro di strada e Commedia dell’arte. Lì hocostruito il primo spettacolo da palco, Cicoria, conGaetano Ventriglia, e con quello ho girato variFestival. Contemporaneamente avevo cominciato alavorare a spettacoli più vicini al lavoro di ricerca“In Tv vediamo gli orrori di Falluja e subito dopo la pubblicità. C'è una spirale dellacomunicazione che ha livellato tutto, e questo omologarsi di orrore e normalità noncomporta solo un problema semantico della comunicazione, è qualcosa che riguarda lanostra percezione personale: un dramma che coinvolge ciò che ci accade e come lopercepiamo. La comunicazione dovrebbe interrogarsi su se stessa e non lo fa, perchécommercialmente va bene. Lo fa invece il teatro”antropologica: Baccalà, una vera e propria fiaba, Vitamorte e miracoli, che porto ancora in giro, uno spettacololegato a racconti della tradizione contadina”.Poi?Poi, nel 1999, ho presentato un progetto al Teatrodi Roma per un bando indetto dall’allora direttoreMario Martone, e sono stato tra i sette vincitori delconcorso. Era un progetto dettagliatissimo il mio,avevo indicato persino i movimenti scenici, assolutamentetutto. Così ho realizzato La fine delmondo. Penso che per molti versi c’era già moltodella mia visione del teatro, ma non ancora l’ideache della scrittura drammaturgica facessero partedelle interviste. Mancava la lunga fase preparatoriadi registrazioni su cui lavoro adesso prima diogni spettacolo. Allora era tutto più astratto, legatoa una ricerca che non avevo fatto io.Così, ad esempio, il caso di L’ordine è già stato eseguito,che poi è diventato il mio Radio clandestina.Fu Mario Martone a segnalarmi il libro diAlessandro Portelli (edito da Donzelli, ndr). Lo lessie rimasi colpitissimo. Non c’erano grandi novitàcirca i fatti, ma molti elementi nuovi dal punto divista del metodo. Il ruolo dei “testimoni”, quello erastraordinariamente nuovo. Dalla storia come avvenimentosi passa al punto di vista dei suoi osservatori.Il mio con il libro di Portelli è stato un incontrofatale, in un certo senso: perché mentre leggevopensavo “ma io queste cose le so già!”, e intantoandavo avanti, rapito…


tata nella testa, e mi è del tutto chiara. Nel pensare ecostruire mentalmente lo spettacolo, lego insieme leimpressioni che ho ricevuto ascoltando le persone.Ma non riascolto le registrazioni, a meno che nondecida di usarle per lo spettacolo (come nel caso diFabbrica). Può essere che ci ritorni molto tempodopo, per altri motivi. Ma altrimenti quello è unmateriale di partenza, sul quale poi costruisco la storia.Alla storia, poi, penso continuamente. Ci pensocome uno ripensa a quel che gli è successo. Rispettoa qualcuno che racconta quel che gli è accaduto, io houna libertà in più, ed è quella di poter raccontareanche ciò che avviene nella mia testa. Quando non soancora cosa succederà, è perché ancora non l’ho scoperto,trovato dentro di me.Quando sei in scena, senti di avere un rapporto conil pubblico, di essere realmente il tramite di un raccontorivolto agli spettatori?C’è stato un grosso cambiamento durante l’ultimoanno. Prima, per me, era molto importante che il pubblicocorresse dietro alla storia. L’attenzione, penso,non deve essere né sull’attore né sullo spettatore masull’immaginario che viene evocato. Dunque io comenarratore dovevo essere velocissimo, così da nonlasciare spazio ai ragionamenti degli spettatori. Volevoche la vicenda arrivasse loro in maniera immediata,che quella del pubblico fosse una fruizione fatta diimmagini. Io correvo e il pubblico doveva affrettarsidietro di me, fare fatica. Nell’ultimo spettacolo, Scemodi guerra, invece è stato diverso: c’è l’idea del dialogocon gli spettatori. Probabilmente perché questa è unastoria che mi appartiene, mi è arrivata da mio padre edè quella a cui sono più legato, che più chiarisce il miolavoro e la mia ricerca. Così adesso sento che posso rallentareanche tutti gli altri spettacoli, che io stessoposso pormi in maniera un poco più quieta.Si parla molto di “teatro civile”. L’aggettivo “civile”nel tuo caso è da riferirsi alla relazione con il pubblico,o invece a quella con le persone che tu intervistiper preparare i tuoi spettacoli?Entrambe le cose. Ma l’espressione “teatro civile”penso sia stata usata anche perché non si potevausare quella “teatro di narrazione”, dato che tutto ilteatro narra. L’essere civile del teatro non è legatoall’argomento, ma piuttosto in quanto è reazione auna crisi della comunicazione. Il fatto che si è creatauna spirale della comunicazione che ha livellato ognicosa (per capirci: in Tv vediamo gli orrori degliassassini compiuti a Falluja e subito dopo la pubblicità),questo omologarsi di orrore e normalità, noncomporta solo un problema semantico della comunicazione,è qualcosa che riguarda la nostra percezionepersonale, un dramma che coinvolge ciò che ciaccade e come noi lo percepiamo. La comunicazionedovrebbe interrogarsi su se stessa – e non lo fa, perchécommercialmente va bene. Lo fa invece il teatro:per cui se un attore va in scena a raccontare una storiache nasce da un avvenimento che coinvolge lacollettività, quell’attore fa un teatro che è “civile”non perché parla del Vajont, o delle Fosse Ardeatine,Aldo Moro, ma perché si interroga sulla comunicazionestessa.“Civile” quindi è un teatro che fa riflettere i suoispettatori?Sì certo, ma è un tempo che il pubblico trova dopo,quando torna a casa. E poi per la dimensione civile èimportante il punto di vista, che deve essere personale.Da quattro anni ormai io lavoro con un gruppodi donne di Rubiera, un piccolo paese dell’EmiliaRomagna, e lì, per dire, c’è una donna che racconta ilsuo 25 aprile, la dichiarazione di guerra, i morti diReggio Emilia nel 1943. Oppure il caso di mio padre,che raccontava del 4 giugno del 1944 e parlava diquel giorno; il resto era “la guerra”, quel giorno erala sua storia. Queste visioni personali parlano allacollettività con grande efficacia proprio perché sonocosì intime. E perché sono riferite da attori che sonopersone innanzitutto, e si mettono in gioco comeindividui (un esempio è Moni Ovadia, che ormai vain scena come se stesso, non più come attore; o ilCarlo Cecchi di Finale di partita). E’ civile il teatro incui civile è anche l’atteggiamento dell’artista.Vuoi dirci qualcosa del lavoro sul manicomio a cuistai lavorando?Intervisto soprattutto infermieri, e medici. Le prerogativedei miei incontri devono essere la massimalibertà lasciata agli intervistati, e il massimo del lorocoinvolgimento circa il lavoro che io ho in mente difare. Se intervistassi anche dei pazienti, degli schizofreniciper dire, queste due dimensioni, la secondasoprattutto, non potrebbe verificarsi. E allora nonsarebbe corretto, più niente. L’onestà e la paritàdevono essere massime. Lo spazio che scelgo, ilmanicomio in questo caso, è uno spazio metaforico,e i racconti devono essere utilizzati da me in sensoaltrettanto metaforico.A questo si aggiungono molti altri lavori. Con l’editoreDonzelli uscirà il libro e il Dvd di Radio clandestina,con Einaudi il libro di Scemo di guerra. E poisingoli progetti: uno si realizzerà a maggio, alCotonificio di Pordenone, su storie raccolte da ungruppo di ragazzi che hanno seguito un corso sullefonti orali. Poi farò qualcosa per i 100 anni della Cgil.E poi vorrei trovare un modo per “chiudere” il progettoche porto avanti da tre anni con gli anziani diRubiera. Ma ancora non so come.


VIVAVERDI68festival culturaliIn questa pagina, i filosofi MassimoCacciari, e Umberto Galimberti.Il titolo della scultura è: Città cheguardano il mare di Luigi Mainolfi(foto Pino Dell’Aquila)Nella pagina di sinistra, il gruppomusicale cubano “Desandann”;segue, da sinistra a destra, padreErnesto Cardenal assieme alloscrittore Eduardo Galeano;infine, il giudice Giancarlo Casellicon Teresa MatteiMODENA/FILOSOFIAMEDITATE, GENTE, MEDITATEdi Linda BrunettaModena, un sabato pomeriggio di metà settembre. Ilsole ancora caldo batte sulla piazza davanti allaGhirlandina, una delle più belle chiese romanichedel mondo. Una folla eterogenea, ragazzi muniti dizaino, anziane signore munite di taccuino, giovanicoppie munite di bambini, si sistema ordinatamentesulle sedie di ferro della piazza, sulle groppe dipietra dei leoni della chiesa, per terra. Saranno duemila,tremila persone. Un signore inizia a parlare del“Mondo come artefatto: cosmo e caos nel Timeo diPlatone”. Che argomento! Mi aspetto che tutta questagente seduta qui a sudare si alzi sbuffando eabbandoni il relatore al suo destino. Mi vengonosubito in mente quei dirigenti televisivi che mettonomano alla pistola solo perché usi troppi congiuntivi,perché bisogna scrivere come parla la “ggente”, chenon vuole pensare, non vuole sapere, non vuoleimparare… Invece no: “questa” gente rimane adascoltare attenta fino alla fine, resta seduta finoall’ultima parola del relatore, Mario Vegetti, restaseduta ad ascoltare anche il dibattito e trova nelTimeo di Platone le argomentazioni per sollevaredomande sul proprio presente. Sto sognando?No, sono al Festival della Filosofia di Modena,Carpi e Sassuolo, quarta edizione, tema: il mondo.Relatori da Cacciari a Galimberti, da Augé a RemoBodei, da Marramao a Andreoli. Ancora incredulami reco alla tavola rotonda su “Ipotesi sul mondofisico: teorie del tutto tra loop e superstringhe”. E’affollatissima anche quella.Eppure non si vendono gadget, non ci sono rockstar, né veline, né segretari di partito, non si fannoprovini per un reality show: si ascoltano i filosofi.Persone che si accalcano e si siedono per terra ad ascoltare impegnati, vivaci eappassionati dibattiti, folle di giovani e non più tali che chiedono o reclamano idee,riflessioni, ipotesi, sapere. In una parola, confronto. E' il successo dei Festival culturali ingiro per l'Italia. Appunti di viaggioQuesto pubblico, che conta centoquattromila presenzenei tre giorni della manifestazione, non pagaun biglietto ed è libero di alzarsi quando vuole perunirsi all’altro fiume di gente che lungo la viaEmilia dà libero corso allo shopping settimanale,fra l’altro frenetico da queste parti.Credo che noi autori e i nostri committenti, che indiverse forme ci rivolgiamo ad un pubblico,dovremmo fermarci per una pausa di riflessione (seancora siamo in grado!) e analizzare per due minutiil crescente successo dei Festival culturali e delle letturepubbliche di classici come il Purgatorio,l’Eneide, l’Iliade. “Stiamo assistendo in modo evidentead un cambiamento di mondo. Di fronte all’enormenecessità di essere aggiornati per riuscire avalutare le grandi trasformazioni che stiamo attraversando,gli strumenti culturali che abbiamo adisposizione si dimostrano obsoleti”. E’ il motivoper cui, mi spiega Michelina Borsari, DirettriceScientifica della Fondazione San Carlo a cui è statochiesto di programmare e dirigere il Festival dellaFilosofia, si sta diffondendo a macchia di leopardoquesto bisogno di approfondimento, di pensieromeno fragile. “E’ necessario pensare il presente” –aggiunge – ”Non si tratta di fare la filosofia, ma diriformulare categorie su questo presente che è opacoper tutti, per i ragazzi quanto per gli adulti”.La scelta di temi che attraversano la vita di tutti,come felicità, bellezza, vita, mondo, che hanno datoil titolo alle varie edizioni del Festival, corrispondealla volontà di fornire al pubblico uno strumentointerpretativo. I filosofi sono chiamati a chiarire isignificati di queste esperienze più che nella storiadella filosofia, nel presente, ma non viene lororichiesto di semplificare il loro pensiero.“Ciò che è complesso” – afferma Michelina Corsari– ”non viene semplificato. La gente viene per ascoltarei filosofi e questo è dimostrato dalla maggioreaffluenza alle 40 conferenze che a tutte le altre manifestazionicollaterali”.Il contenuto allo “stato puro”, batte lustrini e paillettes.Qui c’è tutto un territorio che parla, che diventaspazio del dibattito pubblico: dalla piazza, si riverberanelle scuole, dove gli insegnanti si riallacciano aitemi dibattuti nel corso del Festival; nel treno checollega i tre comuni, visto come luogo dove il dialogoè meno codificato, più ravvicinato, dove i filosofi sisiedono e parlano con i pendolari. “La cultura è statavista per anni come patrimonio, dentro l’edificio, ilmuseo. Ora ci si sta rendendo conto che la contemporaneitàpromuove altre forme dello stare insiemecon la mediazione culturale. Forse – conclude – sitorna a casa senza risposte, ma avendo focalizzatoquali sono i problemi, e che la ‘fatica’ del pensiero è


una possibilità di arricchimento. Nella nostra epocaci sono tanti saperi, le verità sul mercato sono tante,è bene che imparino a confrontarsi con gli argomentipiuttosto che con le armi.” Questo è un pubbliconon solo attento, ma anche generoso e civile, tantoda partecipare numeroso all’iniziativa collateraledelle Asl locali con la donazione di sangue, di organie anche testamenti interi. Il Festival non è solo unevento, ma lascia una tangibile traccia “provocando”il restauro di sale e palazzi che lo ospitano.Ne traggo la conclusione che esiste una quota crescentedi pubblico, di elettori, chiamiamoli anchecompratori di prodotti, profondamente insoddisfatta,diciamo in parole povere “stufa marcia” del nullache viene propinato quotidianamente. Pronta aricevere come a dare. Lo slogan, l’ideologia, l’atto difede non bastano più. La società è più civile di chipensa di interpretare le sue esigenze.Mi viene voglia di suggerire agli stanchi organizzatoridei festival di partito che una quota crescente dipaese ha più fame di cultura che di piadina. La maggiorparte delle persone che affollano questi Festivalcerca disperatamente un antidoto alla volgarità televisiva,ma soprattutto al vuoto. Anche nei talk-show,di destra o di sinistra, che si pretendono di approfondimento,gli argomenti sono appena sfiorati, inun’insulsa “toccata e fuga”, tanto che ci si domandache utilità possano avere, oltre ad essere una vetrinamediatica per chi vi partecipa.L’anno prossimo il tema del festival della Filosofiasarà I cinque sensi. Filosofi e artisti lavoreranno anchesulle deprivazioni sensoriali, gli organizzatori hannoattivato un programma con le biblioteche per la letturadi testi filosofici che verranno raccolti e forniti aiciechi. E nell’apprendere che agli organizzatori diquesto festival è stato chiesto di esportarlo in Canada,al Cairo, ad Algeri, a Parigi e a Barcellona, prima provoun sentimento di genuino entusiasmo, poi di irritazioneper l’insopportabile ottusa politica nostrana cheevidentemente tende all’eliminazione del “fattore C”,C come Cultura e dei suoi portatori sani.Azzardo questa ipotesi trasgressiva: forse dopodecenni in cui si è giocato al ribasso, possiamo provarea giocare al “rialzo”. Chi ha il coraggio di farlo,batta un colpo.Fine della pausa di riflessione.PIACENZA/POESIASE RITORNA IL PIACEREDELL’IMPEGNO CIVILEdi Gianni MinàLa folla che ha applaudito per giorni,quest’estate, le giornate della filosofiaa Modena non è un caso isolato inItalia e ribadisce, unitamente al rinascimento deldocumentario nel panorama della comunicazionedel nostro tempo, una esigenza che, evidentemente,sta maturando nel pubblico, tramortito dai realityshow della televisione e dal chiacchiericcio di unapolitica ormai grottesca, ma, sorprendentemente,non ancora prostrato, non ancora disposto a farsimettere k.o. dal trionfo dell’insulso e dell’inutile inun ring dove oggigiorno tutti sognano un talk show oaspirano a una “nomination”.Il pubblico, al contrario di quello che pensano alcuniautori televisivi ma anche i produttori di certi filme gli editori di certi libri, sa amare ancora la filosofiae la poesia, così come, al contrario di quello che pensanomolti discografici, il pubblico sa sognare ancoracon le canzoni di chi sa scriverle e non vive solo dirap sgangherati ogni giorno martellati e venduti datanti interessati dj alla moda. Il pubblico insomma(ed in questo è eroico), ha ancora fame di conoscenza,ha ansia di godere l’arte e di capire lo stato delmondo e di indovinare la sorte che l’aspetta, dopoche, sovvertendo ogni logica e il buon senso, quotidianamentequalcuno, senza pudore, ribadisce dauno schermo televisivo, da una radio o da un giornale,che fare la “guerra preventiva” è morale e ancheineluttabile. Sonocerto di questo risvegliodella gente perconoscenza diretta.Da cinque anni do unamano a Piacenza a dueamici che fanno i librai per diletto(uno lavorava in banca e l’altro lavoraancora all’ospedale civico). I duesi sono messi in testa, con l’aiutoprima della Provincia e poi delComune, di far transitare dalla piazzadel Duomo della loro città, ognianno a settembre, alcuni dei testimonidel tempo capaci di squarciare con i loro interventiall’ombra della cattedrale il velo dell’ipocrisiarappresentato dall’attuale contesto politico e dall’attualecirco mediatico e pseudo culturale.La cosa più singolare è che l’occasione che ha dato ilvia a questa annuale kermesse della conoscenza,denominata, non a caso, Carovane, è un premio letterariointitolato al grande poeta meticcio cubanoNicolas Guillén, che nel 2002 avrebbe festeggiato icento anni. Nel suo nome sono stati insigniti aPiacenza Roberto Retamar (fondatore della prestigiosaCasa de las Americas dell’Avana, vero crogiuolodell’intellettualità latinoamericana), la cilena CarmenYanez Sepulveda (sopravvissuta alle torture di VillaGrimaldi, il laboratorio delle sevizie della dittatura diPinochet), Mario Benedetti (vate esiliato in Spagna ditutti coloro che in Uruguay si sono negati venticinqueanni fa alla logica dei desaparecidos scelta dalla dittaturamilitare dell’epoca) ed Ernesto Cardenal (fratetrappista, poeta esimio ed ex ministro dell’educazionenella breve stagione della rivoluzione sandinista). Conloro gli organizzatori del Premio Guillén hanno volutorendere onore anche a uomini che hanno scelto divivere una vita al servizio degli altri o al servizio dellelotte per i diritti negati a molti dei propri simili. Esempre con un soffio di poesia. Persone come GinoStrada, padre Alex Zanotelli, don Luigi Ciotti, e i leaderdel movimento brasiliano dei Sem Terra.Così queste giornate in versi si sono trasformate, neltempo, anche in giornate della conoscenza basatasulla vita vissuta o su un’esistenza dedicata, e la cittadinanzadi Piacenza, anno dopo anno, ha riempitosempre di più, pomeriggio e sera, una piazza, quelladel Duomo, dove le parole erano scandite dai rintocchidella campana della cattedrale.Inoltre, questi poeti della parola e della vita hannofinito per attrarre altri testimoni del mondo, chiamatida Maurizio e Renzo, i due librai che avevanopreso gusto a questi seminari pubblici. Nel 2003sono arrivati, per esempio dagli Stati Uniti, BruceJackson, docente all’Università di Buffalo, che sibatte per la verità sui 3.000 cittadini nordamericanidesaparecidos per le leggi antiterrorismo varate dalgoverno di George W. Bush, e poi Wayne Smith, l’unicodiplomatico di Washington che, alla fine deglianni ’80, per conto del presidente Carter, trattò lapace con Cuba, poi sfumata per la vittoria alle elezionipresidenziali di Ronald Reagan. E, prima e dopodi loro, anche gli scrittori Luis Sepulveda e PatriciaVerdugo (cileni), Mempo Giardinelli (argentino),Paco Ignacio Taibo II (messicano), Eduardo Galeano(uruguayano) e Svi Schuldiner (israeliano). E quest’annoil Premio Nobel per la Pace argentino AdolfoPérez Esquivel, che scampò per miracolo ai “voli dellamorte” che la dittatura argentina, alla fine degli anni’70, riservava agli oppositori politici, che venivanodati in pasto ai pescecani al largo di Buenos Aires.Ognuno di questi protagonisti, come tanti altri arrivatidai punti più disparati del mondo, ha tenutoavvinto il sentimento e la coscienza di centinaia dicittadini in cerca di una testimonianza che li riconciliasse,dopo le banalità della televisione, con unadescrizione seria del mondo che viviamo, magaricruda ma sincera, un racconto che facesse appello allaloro sensibilità, alla loro capacità di pensare e chenon volesse invece farli assopire nel sonno di unaragione ormai ostaggio del mercato o delle mode.Se i cittadini in massa sono tornati in piazza per parlaredi poesia e di filosofia o per riassaporare il piaceredell’impegno civile, non è per caso, e forse nonè persa la battaglia dei poeti, degli scrittori e anchedei pensatori, degli artisti e degli autori.


musicafestivalDISMALA MUSICA VINCESE ENTRA A SCUOLAdi Gianluigi PezzeraAppuntamento a Rimini il 24 aprile prossimo per “Scuola Musicafestival”, un'iniziativa nataper premiare dirigenti scolastici e insegnanti che sapientemente utilizzano la musica pereducare. E dare riconoscimenti a studenti e genitori, che hanno scelto con entusiasmo epassione di affrontare il suo apprendimento come insostituibile e naturale componente delpercorso formativo. Colloquio con Antonio Monzino, Presidente DismamusicaScuola Musicafestival è un appuntamento fortementevoluto da Dismamusica, promosso dal Coram e dalMinistero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca-Direzione Generale per lo studente e DirezioneGenerale per gli ordinamenti scolastici, incollaborazione con il Siem; un appuntamento che peril quinto anno consecutivo si propone alle scuole ditutta Italia e che avrà il suo momento conclusivo aRimini, il prossimo 24 aprile, con un Concertone finaleda “Guinness dei primati”. Ne parliamo con AntonioMonzino jr, Presidente di Coram e Dismamusica.Come nasce questa manifestazione?Scuola Musicafestival è nata come una feliceintuizione all’interno di Dismamusica (l’Associazioneche riunisce gli operatori dello strumento e dellepubblicazioni musicali, ndr). Stavamo cercando ilmodo di dare valore, all’interno della scuola italiana, achi sceglie di fare della musica e della praticamusicale un punto di riferimento nel camminoformativo di giovani e giovanissimi. Un modo per“premiare” dirigenti scolastici e insegnanti chesapientemente utilizzano la musica per educare, e allostesso tempo un modo per “premiare” studenti egenitori che hanno scelto con entusiasmo e conpassione di affrontare l’apprendimento della musicacome insostituibile e naturale componente delpercorso formativo.In effetti, se pensiamo ad altre manifestazioni parallelealla formazione scolastica tradizionale, ad esempio losport, ci sono molte occasioni per verificare lapreparazione e lo sviluppo di un percorso: siorganizzano infatti tornei, gare e concorsi a ogni livello,sia cittadino, regionale, provinciale o nazionale. Per lamusica, invece, non c’era un evento di respiro nazionaleparagonabile a questi avvenimenti: in associazioneabbiamo pensato di farci promotori di questa iniziativadandole anche un contenuto spettacolare, così che sipossa stimolare chi ancora non può contare, nellapropria formazione, su questa disciplina.A chi si rivolge, in particolare, questo concorso?Scuola Musicafestival non è un concorso. La ringrazioper darmi la possibilità di sottolinearlo. Lo abbiamochiamato “Festival” proprio per questo: perché offrealle scuole l’opportunità di confrontarsi le une di frontealle altre, di offrire al pubblico l’ascolto dei risultatiraggiunti e ai ragazzi la possibilità di esibirsi di frontea una platea allargata e molto attenta. Ma non ci sonovincitori né vinti: chi vince è al contempo la Musica ela Scuola, o meglio, chi vince è la Musica a Scuola,con tutti i valori che essa porta con sé.Scuola Musicafestival si rivolge peraltro ai ragazzidella scuola primaria e secondaria di primo grado (leex scuole elementari e medie inferiori) ed è aperto siaa istituti a indirizzo musicale, sia – naturalmente – aogni scuola al cui interno ci sia qualcuno che segueun percorso musicale. Nessuno è perciò escluso. Ilfestival è inoltre suddiviso in due grandi sezioni(Musica e Ricerca) per dare spazio a chi, nella scuola,suona e a chi, sempre nella scuola, svolge una seriedi percorsi di ricerca legati alla musicaapprofondendo tradizioni, strumenti, percorsi culturalio antropologici, scientifici o ludici, artigianali o ancheletterari legati alla musica e alla pratica musicale.Con queste premesse quali sono i risultati finora ottenuti?Devo riconoscere che ogni anno si ricrea, a Rimini,quella che è stata definita la “magia” di ScuolaMusicafestival. Una vera e grande Festa della Musicache culmina nel Concertone Finale, quando proprioquasi per magia i singoli gruppi partecipanti,provenienti dalle venti Regioni italiane, siscompongono e si ricompongono formando una solagrande orchestra: quasi 1.500 ragazzi sopra unimmenso palco, dove suonano e cantano tutti insieme(con l’aiuto dei loro insegnanti disseminatinell’organico) una composizione inedita ed arrangiataper loro, diretti da un unico maestro. E ogni anno,dopo una sola giornata di prove (i ragazzi siconoscono solo al loro arrivo a Rimini), questa folla digiovanissimi musicisti, in età compresa tra i 6 ed i 14anni, riesce a incantare il pubblico con l’attenzione, la


VIVAVERDI71Nelle pagine, AntonioMonzino, Presidente diDismamusica.Gli alunni della scuoladurante le prove delconcerto di MusicafestivalDALLA PARTE DI CHI CREAdi Franco Migliaccicompostezza e allo stesso tempo l’esuberanteentusiasmo che si trasforma in musica.Al di là di questo, i numeri sono imponenti esottolineano il successo dell’iniziativa: centinaia discuole da tutta Italia si iscrivono entro la fine didicembre di ogni anno, inviando nastri, Cd,videocassette e Dvd delle loro proposte musicali. Traqueste scuole, una attenta Commissione coordinatada Siem e dai funzionari del Miur sceglie le quaranta(due per regione) che vengono invitate a Rimini per lafase finale, alle quali si aggiungono le scuole invitateper meriti speciali e le scuole della sezione ricerca.Scuola Musicafestival coinvolge quindi, nel suopercorso semestrale, quasi 12.000 ragazzi, ciò chesignifica 12.000 famiglie. Un campione importante,nel panorama scolastico italiano, che, attraverso illinguaggio della musica, scopre i valoridell’aggregazione sociale, della solidarietà dellaconvivenza civile e ci comunica con gioia il ruolo dellamusica nella nostra educazione.Iniziative come quella di Scuola Musicafestival sono davvero benvenute nel nostro Paese.Paese del “bel canto”, in cui però la musica rischia di essere la cenerentola fra tutte le arti.Come Presidente della Società Italiana degli Autori ed Editori a cui aderiscono 70 mila autori (in buona parteautori musicali) sono particolarmente felice che la musica entri da protagonista nelle scuole, e che ai piùgiovani sia data, finalmente la possibilità di scoprirla in maniera viva e concreta.Probabilmente alcuni fra i ragazzi che partecipano alla quinta edizione di Scuola Musicafestival, domanisaranno dei musicisti e degli autori.Comporranno una canzone, ne scriveranno il testo o ne cureranno l’arrangiamento, scriveranno una suiteper archi o un oratorio, insomma creeranno opere musicali.Saranno gli aderenti alla SIAE di domani e la SIAE lavorerà per loro come lo fa per gli autori di oggicontrollando quando e come le opere siano utilizzate e raccogliendo i giusti diritti d’autore che poi andrannoai creatori delle opere. La SIAE lavora per gli autori non solo in Italia, ma in tutto il mondo, grazie allareciprocità in atto con tutte le altre Società consorelle, offrendo quindi una copertura planetaria ai suoiaderenti. Senza organismi come la SIAE gli autori non potrebbero vivere del proprio lavoro, e non avrebberol’autonomia che è necessaria ad ogni creazione degna di questo nome.Nell’epoca di Internet e nello sfruttamento sempre più massiccio della musica (e non solo) i singoli autori echi produce i contenuti rischia di essere trascurato e abbandonato. Solo interlocutori forti e uniti come laSocietà d’Autori possono far sì che i diritti degli individui che pensano, elaborano, creano siano difesi egarantiti. Non a caso il fondamento del diritto d’autore è stato elaborato dalla Rivoluzione Francese, dallesue esigenze di rispetto per la libertà dell’uomo e delle sue manifestazioni.In sintesi, qual è dunque il messaggio di ScuolaMusicafestival?Scuola Musicafestival nasce per valorizzare chi, oggi,fa musica a scuola. Per sottolineare l’importantelavoro culturale svolto da dirigenti scolastici,insegnanti, studenti e famiglie che, dando credito allamateria “musica”, offrono ai giovani uno straordinario“cibo per la mente”. La Musica, infatti, sviluppa nelbambino capacità cognitive, cerebrali e dimemorizzazione normalmente sopite, perché stimolaaree del cervello che non sono solitamente utilizzate.Non solo. Chi studia musica e pratica lo strumentomusicale riesce ad assimilare con grande facilità lematerie tecniche e scientifiche. E non basta ancora: lamusica d’insieme, che è poi quello che ScuolaMusicafestival vuole valorizzare, educa a una socialitàpiù tollerante, a una accettazione di sé e dell’altro cheè importante scuola di vita e di convivenza civile. Etutto questo, naturalmente, nel segno della Musica,che, non dimentichiamolo, è sempre gioia, gioco,svago. Soprattutto per giovani e i giovanissimi... Nonpossiamo poi non ricordare che, attraverso illinguaggio della musica, noi tutti, per l’intero percorsodella vita, possiamo comunicare le nostre emozioni edi sentimenti fra di noi e con il mondo che ci circonda,e ciò indipendentemente dalla nostra lingua, dall’etnia,cultura, ambiente o classe d’appartenenza.Mi piace sottolineare che la grande sensibilità diFranco Migliacci, nel suo ruolo di Presidente <strong>Siae</strong>, ciha consentito di riprodurre e avere, nel bando inviatoa tutte le scuole italiane, il logo della Società degliAutori ed Editori ed una lettera di presentazione delruolo importante a tutela della creatività svolto dallastessa <strong>Siae</strong>.


VIVAVERDI72teatro musicaleNelle foto cheritraggono questoservizio, dueatteggiamenti delMaestro Flavio EmilioScogna mentre èintento a dirigerel’orchestraFLAVIO EMILIO SCOGNAQUELL'OPERA CHE E' IN MEdi Ennio SperanzaFlavio Emilio Scogna dà molta importanza all’espressione.Le sue opere presentano una forte tensioneemotiva e un impatto istantaneo, intenso,memori della tradizione ma non a questa supinamentelegate. In sintesi, Scogna non si avvale deirecuperi tonali oggi di moda, non è un utopista allamaniera dei fautori della Nuova e Nuovissima musica– oggi sempre più sparuti –, non fa l’occhiolino alpop, al rock e al postminimal, non fa insomma ilgioco della tre carte per poi proclamarsi sic et simplciterpost-postmoderno ma in fin dei conti comunicativo.Flavio Emilio Scogna, compositore e direttored’orchestra, accetta il molteplice alla sua maniera.Con lui siamo partiti proprio dal teatro musicale edalle sue due opere Anton del 1985, a novembre del2004 ripresa (la quinta) al Teatro Sociale di Rovigo, eLa memoria perduta (su libretto della scrittrice GinaLagorio) del 1991, andata in scena per una serie dicomplicate vicende solo nel 2002 nell’ambito dellastagione del Teatro dell’Opera di Roma.Lei crede ancora nella forza di una tradizione operisticaitaliana?Io credo che la fine dell’opera italiana tradizionalesi ha con la Turandot di Puccini. Dalla secondametà del Novecento si parla di teatro musicale,ma una strutturazione in momenti topici e insnodi – chiamiamoli pure scene – è cosa sempreattuabile ed efficace. Per La memoria perduta,che tratta di profughi, di potere politico e mediatico,sentivo di aver bisogno di un libretto con unadrammaturgia palpabile. Ma l’ho trattato inmaniera completamente diversa. Il pericolo eraCompositore e direttore d'orchesta, il ligure Scogna ha una formazione molteplice chemette in pratica senza strizzatine d'occhio compiacenti alle mode. I suoi grandi amorisono Stravinskij, Mahler, Monteverdi. E quelli odierni? “È imbarazzante dare una risposta.Molti sono alle mercé di idee che lasciano il tempo che trovano”quello di scrivere un’opera non solo “ottocentesca”,ma anche di ricalcare cose già fatte, e inveceho lavorato sul testo, sulla parola con una sorta dirilettura di quella che era la “parola” intonata daifiorentini. Parlerei, se non fosse anacronistica lalocuzione, di “recitar cantando”. Il libretto c’è:così il pubblico può anche seguire una storia, unavicenda. La precedente esperienza di teatromusicale, Anton, era invece costituita da unassemblaggio di testi disparati e vari, senza unadrammaturgia così strettamente mimetica.Una domanda provocatoria: l’opera è morta anchese si continua ad ascoltare e a fare opere, oppure ètutto un abbaglio e questo presunto cadavere stasempre in piedi?È un cadavere difficile da seppellire, nel senso chenon mi pare un cadavere. Volente o nolente noi italianiabbiamo nel nostro Dna il melodramma. Anche sesiamo critici, anche se non ci interessa, ce lo portiamodentro. Certo, non si può più scrivere un’opera, ouno stesso brano di musica, come si scriveva centoanni fa, ma allo stesso modo non si può scrivere piùun romanzo senza considerare le esperienze diProust o di Joyce. Anche del romanzo dicevano cheera morto. Poi è arrivato Kundera. C’è quindi spazioper poter rileggere il passato con un occhio al futuro.Ma come mai proprio noi italiani diamo così pocaimportanza alle novità del nostro teatro musicale?È un fatto che non so se si spieghi solo con la mancanzadi fondi. Oggi in effetti i teatri italiani, trannerare occasioni, fanno dell’antiquariato, comportandosicome fossero dei musei e dando pochissimapossibilità ai compositori di poter essere rappresentati.In questo io sono stato comunque molto fortunato.Ma pensi se oggi i cinema dessero solo filmdegli anni venti o trenta… Quello che mi stupisce èche anche in quei teatri in cui c’è la direzione artisticadi un compositore raramente si mette in scenamusica d’oggi. Se il pubblico non conosce, non comprende,se non comprende difficilmente amerà.Quando dirigo, personalmente cerco sempre dimettere nei miei programmi pezzi nuovi. E non solomiei, si badi bene. Anzi…Dopo l’invasione del molteplice, un compositoreoccidentale dov’è che può volgere il proprio sguardoper poter essere in grado di “dire” veramentequalche cosa?Una domanda difficile. Siamo in un mare magno. Iosto portando avanti una ricerca da anni senzadimenticarmi della tradizione da cui provengo e sucui ho studiato, ho lavorato e lavoro ancora oggi. Nonsi inventa nulla. Si costruisce sempre a partire dalla


storia e la storia è anche memoria. Trovo inoltre cheoggi, più che mai, esista un pluralismo musicale, cisia molta vitalità e varietà di linguaggi e già questo, diper se stesso è senz’altro un buon segno. La rotturadi un linguaggio, di una sintassi (rappresentata dallamusica tonale) è stato il grande evento dell’inizio delNovecento: le possibilità che si sono offerte ai compositorisono state tantissime. La disintegrazione diquesta lingua che è rimasta per le espressioni musicalipiù semplici, penso alla musica di consumo, hagenerato a sua volta un altro linguaggio derivato inparte dal vecchio, in parte dal nuovo, che, ci ha avvantaggiatonotevolmente. Il pensiero musicale è la scopertadi un discorso coerente che si svolge e si sviluppasimultaneamente su diversi piani: il compositoreoggi deve, secondo me, tenere vivo un linguaggio chesappia coniugare forma espressiva, inventiva e suggestionivisive, che se pur non traducibili concretamentein musica, alimentano il pensiero svolgendoun forte ruolo emotivo e non testuale.Può definire il suo linguaggio, il suo stile?Parlare della propria estetica musicale o delle proprietecniche può risultare anche tedioso e non sempreconvincente. Definire il proprio linguaggio èquindi sempre molto arduo. Posso dire che sto lavorandoassiduamente al concetto di continuità melodica,o, meglio ancora, su una linea continua deltempo musicale, secondo un’idea quasi proustiana:un frammento che, trasformato, può a sua voltagenerare altre idee, nascenti dallo stesso pensiero inun flusso musicale continuo, ininterrotto. Tuttoquesto, credo, sia dovuto alla frequentazione in vestedi direttore d’orchestra di opere del passato: Wagnere Mahler in particolare. Credo inoltre fortementenell’artigianato, nel musizieren che sono sicuramenteuna costante granitica nel mio modo di operaree mi riferisco anzi e soprattutto all’attività direttorialedi lavori non miei dove percepisco la responsabilitàdel totale rispetto del testo e della migliore etrasparente realizzazione di esso. Ritengo gli indirizziseguiti nei miei lavori abbastanza chiari e delineatie una linea rossa è possibile rintracciarla attraversoalcune opere che, indubbiamente, hanno avuto,almeno per me, un certo peso e fortunatamente unacerta diffusione sia in campo concertistico, sia incampo discografico. Quadri (1983) per orchestra,Come un’onda di luce (1985), Cadenza seconda(1986) per pianoforte, Anton (1984-88), Musicareservata (1990), Diaphonia (1991), La memoriaperduta appunto, arrivando a Concentus (1995) perorchestra e Amadeus, mio caro, piccolo aforisma del1998. Tenga presente che i titoli pubblicati sino adoggi sono oltre cinquanta e ognuno di essi rappresentauna precisa tessera nel mio mosaico compositivo.Da quando ho cominciato a scrivere le primenote non posso dire di aver cambiato rotta: non sonostato vittima di mode e non ho avuto repentine folgorazioni,ma ho semplicemente percorso una stradache credevo e credo coerente.Che cosa cerca di dire Flavio Emilio Scognaattraverso la sua musica?Il compositore ha una responsabilità che è quella diessere consapevole dei tempi in cui vive e di esprimerequesta consapevolezza con il suo proprio valore.Cerco quindi di testimoniare un’esistenza, unarabbia, di essere civilmente responsabile nellasocietà di oggi. Inoltre credo che l’artista debbaessere una sorta di spugna e assorbire tutto e naturalmentefiltrare attraverso il suo modo di agire.In talune interviste ha criticato i grafismi inutili dimolta produzione odierna e, quindi, un certo mododi pensare la musica. Lei collabora con gli strumentistio cerca sempre di arrivare al massimo delle possibilitàconsentite dallo strumento?Tenga conto che l’altro mio mestiere, che a questopunto ha assorbito una grossa fetta della mia attività,è, come le ho detto, quello del direttore d’orchestra,quindi la mia collaborazione con gli strumentisti è in


VIVAVERDI74teatro musicaleun certo senso strettissima. Credo di avere unaconoscenza dell’orchestra e delle possibilità dellevoci maggiore di quella di un compositore che, purtroppoper lui, non può usufruire di tali contatti quotidiani.Io invece frequento regolarmente strumentisti,musica di repertorio e musica di autori di oggi,ho diretto quasi duecento prime assolute di autori ditutto il mondo, un training assai fecondo.Utilizza solo le voci tradizionali o ha provato anchequelle commistioni che oggi vanno tanto di moda?Assolutamente voci tradizionali. Se lei si riferisce alfatto di far cantare in un’opera o in un pezzo cantantidi musica pop, rock, etc. solo per contare su unacassa di risonanza maggiore, non è il mio caso. Pensoche operazioni del genere non portino né il pubblicodella musica di consumo ad avvicinarsi all’opera néil pubblico della musica operistica o colta, a interessarsidi fenomeni popolari: sono operazioni a perdere.Appoggio il molteplice in musica, è importanteavere uno sguardo in tutte le direzioni, però questiammiccamenti furbetti li detesto, mi paiono dellecose di uno squallore aberrante.Se si volge indietro vede delle persone a cui deve diregrazie per averle insegnato qualcosa di fondamentalenel campo della musica? Ci sono degli incontri chehanno cambiato la sua vita?Indubbiamente. Nella vita di ognuno ci sono dellepersone che dal punto di vista della formazione contanopiù di altre, che in qualche modo posso consideraredeterminanti. Senza dubbio l’incontro conLuciano Berio, ligure di ponente come me, ha significatomolto. Con lui ho collaborato per diversi annie sono stati anni di grande arricchimento. A un certopunto, non senza tensioni, ho dovuto recidere il cordoneche ci legava, e in qualche modo “uccidere ilpadre”. Ma naturalmente ognuno deve seguire lapropria strada per trovare una sua precisa collocazionenel mondo.Genova, Bologna e Roma, città della sua formazionedi spezzoni della sua vita: a quale di queste si sentepiù consentaneo, più vicino?Genova è la città vicina alla mia città natale, Savona:la Liguria ha un forte peso nel mio animo. Roma, civivo ormai da quindici anni. Bologna, vi ho studiatoe vissuto sia alcuni momenti di passaggio che determinatiimpegni giovanili. Ma Roma ormai è la miacittà d’adozione.Ci può fare il nome di un compositore del passato edi uno del presente a lei vicini?Sono tanti e cambiano con gli anni perché cambiamonoi. C’è stato un grande amore per Stravinskij, c’èstato e c’è un amore viscerale per la figura di GustavMahler, forse perché lo sento molto vicino. Se parliamodi prevalenze del cuore rispetto ai compositoridel passato, direi Monteverdi. Per quelli di oggi èimbarazzante dare una risposta. Le posso solo direche c’è un gruppo di compositori che lavora secondoil mio modo di pensare, e un altro gruppo che secondome è veramente alla mercé di mode e di idee chelasciano il tempo che trovano.Ennio SperanzaMusicista e musicologo, scrittore, sceneggiatore,pubblicista e saggista, docente universitario


VIVAdall’internoVIVAVERDI75RADIOTELEVISIONELA DOR AVVICINA GLI AUTORIRita Taglieri SclocchiNon creano più con la penna d’oca ma con strumenti tecnici elaborati, ma così facendogli autori - più che le proprie esigenze - rischiano di soddisfare quelle della produzione edell’emittente. Gli esiti della riunione milanese dello scorso 25 novembreMai, come negli anni recenti, il mondo dello spettacoloha visto tanti e rilevanti cambiamenti rispetto alle formetradizionali. Il cambiamento ha investito sia il mondodelle rappresentazioni dal vivo che, in mododecisamente più marcato, quello dello spettacolotelevisivo. E’ evidente che quando parliamo di televisioneintendiamo riferirci non solo al mezzo di comunicazioneal pubblico, noto a tutti, ma anche ad altri mezzi diretticomunque a trasferire immagini e suoniindipendentemente dallo strumento tecnico adottato.In questo contesto, in continua evoluzione, l’attività daparte della Sezione Dor a favore degli autori delleopere “radiotelevisive” cresce, con una particolareattenzione soprattutto verso quelle televisive, nellequali si riscontra anche una diversa attività da partedell’autore, che non è più solo il “creatore” dell’opera,la cui realizzazione viene affidata ad esperti tecnici,ma è colui che partecipa, momento dopo momento,alla concreta realizzazione del suo progetto.Parafrasando uno degli autori intervenuti all’incontroche si è tenuto a Milano, nella Sede regionale della<strong>Siae</strong> il 25 novembre scorso, l’autore televisivo oggi“non crea più con la penna d’oca” ma con strumentitecnici elaborati, facendo fronte più che alle proprieesigenze creative alle esigenze della produzione edell’emittente. Per tale motivo l’autore è ”meno autore”o, dobbiamo addirittura dire, “c’era una volta l’autore”come riporta il titolo di un articolo di Valentina Amurri eLinda Brunetta apparso sul n. 3 del Vivaverdi? No!,hanno ribadito concordi e quasi in coro gli autoripresenti all’incontro, associati e non associati.L’evento milanese, fortemente voluto dallaCommissione Dor, come preannunciato su Vivaverdi,per incontrare autori del mondo televisivo di un’areache, per la sua distanza dalla sede istituzionale della<strong>Siae</strong>, risente di una minore informazione sull’operatodell’Ente, ha visto presenti – oltre a rappresentanti dellaDirezione Generale, tra cui il Vice Direttore Generale e ilDirettore della Sezione Dor, nonché il Presidente ed ilVice-Presidente della Commissione –, autori associati enon, e, tra questi ultimi, autori molto giovani cui la <strong>Siae</strong>è risultata essere pressoché sconosciuta.Durante la riunione è stata illustrata l’attività di tutelache la Sezione Dor svolge in favore dei propriassociati evidenziando, in particolare, quali possanoessere per un autore, nella fattispecie impegnato nellarealizzazione di opere radiotelevisive, le maggiorigaranzie ed i vantaggi economici della gestionedell’opera da parte della <strong>Siae</strong>. In termini meramenteeconomici, essi sono legati non tanto alle primeutilizzazioni dell’opera sia via etere che via satellite, icui compensi sono oggetto di trattative con leemittenti, ma dal vedersi riconosciuto il pagamento didiritti anche per le repliche e per le utilizzazioni neipubblici esercizi, per i diritti di riproduzione, per lacopia privata, per le utilizzazioni all’estero. Dall’altraparte, la garanzia è per l’autore di essererappresentato nella fase contrattuale da un ente che èportatore degli interessi di una pluralità di soggetti epertanto più forte in fase di negoziazione.Ed è sempre a favore dell’autore televisivo che laSezione Dor si è fatta portavoce della necessità che ilformat trovi una sua tutela giuridica autonoma,svincolata dall’opera definitiva, che garantiscaall’ideatore dello stesso il riconoscimento dei suoi diritti,oltrepassando quindi quello che attualmente il depositodel format rappresenta presso la sezione: una provacerta della priorità dell’idea. (cfr. articolo “Un futuro peril format” di P. Agoglia in Vivaverdi n. 1/04 .Sempre nel corso dell’incontro milanese è stato fattopresente che la Commissione della Sezione Dor haapprovato una revisione dei generi delle operetelevisive in allineamento con la struttura ed i contenutidei nuovi programmi televisivi che saranno sottopostialle emittenti in fase di rinnovo degli accordi. I nuovigeneri, così come predisposti, riflettono pienamente leesigenze emerse nel colloquio con gli autori milanesi,che può dirsi perfettamente riuscito tanto che glistessi hanno chiesto nuovi ed ulteriori incontri che laSezione Dor promuoverà anche altrove, perché sia la<strong>Siae</strong>, uscendo dal palazzo, ad andare incontro agliautori, supportandoli ed informandoli, ricevendone incambio supporto ed informazione sul mondo dellatelevisione vista dall’autore.Rita Taglieri SclocchiResponsabile documentazionee Servizio estero Sezione Dor


L’interno di unabiblioteca dilettura. FotoGiuseppe ZiliottoVIVAdall’internoNOTE SUL DIRITTO DI PRESTITONON CHIAMIAMOLA TASSAdi Ida BauciaMa neppure balzello o ticket. Più semplicemente il diritto di prestito rientra tra i diritti esclusiviriservati all'autore e all'editore assieme al diritto di riproduzione, di diffusione e di comunicazioneDal momento in cui è stato avviato dalla Commissioneeuropea il procedimento di infrazione nei confrontidell’Italia, si è attivato un forte dibattito tra i sostenitoridella legge sul prestito nei termini indicati dallaDirettiva europea 100 del 19 novembre 1992 e coloroche sono contrari all’introduzione di questa normativaanche in Italia. Prima di affrontare l’argomento, è beneriepilogare sinteticamente i fatti che hanno causatol’avvio della procedura di infrazione.La Direttiva 100/1992 emanata allo scopo diarmonizzare le leggi dei Paesi membri in materia dinoleggio e prestito di libri imponeva l’obbligo delriconoscimento di una remunerazione a favore degliautori anche per il prestito nelle biblioteche pubbliche,ma consentiva agli Stati membri di poter esonerarealcune categorie di istituzioni dal pagamento deidiritti. Con il Decreto Legislativo n. 685 del 16novembre 1994, che modifica alcuni articoli dellalegge 633/1941 sul diritto d’autore, l’ Italia harecepito la Direttiva 100/1992 ma di fatto ne havanificato lo spirito, esentando le bibliotechepubbliche dal pagamento di qualsiasi compenso per ilprestito dei libri. Le possibilità di deroga inserite nellaDirettiva con carattere di eccezionalità sono diventate,nella legge italiana, esenzione generalizzata alpagamento dei diritti. Di qui l’invito allo Stato Italiano,oltre che a Spagna, Francia, Lussemburgo, Irlanda ePortogallo ad adeguarsi nei termini stabiliti e l’avviodella procedura di infrazione.Il provvedimento comunitario ha, dunque, scatenatosubito reazioni accese e contrastanti. Sono statipubblicati sulla stampa e diffusi in Internet una miriadedi articoli nei quali sono stati espressi i vari punti divista. I termini più comunemente usati dai detrattoriper indicare l’importo da corrispondere per ottenere illibro in prestito dalle biblioteche pubbliche sono stati:tassa sulla cultura, balzello, ticket. Prima di affrontarecon serietà un problema, è, tuttavia, indispensabiledefinirne con esattezza l’oggetto. Tanto più in unaquestione così delicata come quella posta oraall’attenzione pubblica con il procedimento dellaCommissione Europea. In pratica, si deve avere benein mente, una volta per tutte, di che cosa si stiaparlando. Di una tassa certamente no, tanto meno diun balzello!La tassa viene definita come quella prestazionepecuniaria dovuta ad un ente pubblico nella misurastabilita dalla legge per un servizio pubblico. Ilbalzello, invece, viene definito come tributo esoso edingiustificato. Il ticket infine è un tributo parzialeversato allo Stato per la fruizione di un servizio. Sitratta, quindi in ogni caso di tributi prelevatidirettamente o indirettamente dallo Stato e che vannoad incrementare le casse dello Stato.Nel caso in esame si sta parlando di altro, si staparlando di un compenso, di una remunerazione dariconoscere a favore di colui che ha creato l’operariprodotta nel libro, l’autore ed il traduttore, e di coluiche ha prodotto materialmente il libro, sostenendo irischi imprenditoriali dell’operazione, cioè l’editore. Sista parlando dell’opera dell’ingegno di natura creativasulla quale l’autore ha ogni diritto. La legge sul dirittod’autore n. 633 del 1941, e successive modificazioni,pone, infatti, all’autore una serie di diritti di naturapatrimoniale che riguardano ogni forma diutilizzazione dell’opera ed una serie di facoltà morali adifesa del rapporto tra l’autore e la sua opera.L’autore ha una sorta di dominio sulla sua opera.Salvo alcune eccezioni, egli può autorizzare o vietareche la sua opera sia utilizzata pubblicamente. Ha,comunque, sempre diritto a percepire un compensoquando la sua opera viene utilizzata da altri e questocompenso rappresenta il suo guadagno, laremunerazione per il suo sforzo creativo.Quando l’opera è riprodotta su un libro, l’autorepercepisce di norma una percentuale sulle vendite dellibro. Lo stesso avviene quando l’opera è riprodotta suun supporto di qualsiasi altra natura, come nel casodella cassetta, del Cd, del Cd-rom, ecc. Quando l’operaviene letta o recitata in pubblico, l’autore percepisce ingenere una percentuale sul prezzo del biglietto diingresso o comunque un compenso anche minimoquando la lettura avviene nell’ambito di uno spettacologratuito. Anche quando l’opera è diffusa per radio etelevisione, l’emittente radiofonica e l’emittentetelevisiva sono tenute a corrispondere all’autore uncompenso. La legge parla di ogni tipo di utilizzazione,sia essa a pagamento che a titolo gratuito. Il diritto diprestito rientra tra i diritti esclusivi riservati all’autore edall’editore insieme al diritto di riproduzione, didiffusione, di comunicazione, ecc. Esso ha peroggetto l’opera riprodotta a stampa nel libro. Il libropuò essere venduto, letto in pubblico, noleggiato, presoin prestito. L’opera uscita dalla sfera privata dell’autorepuò essere più facilmente fruita dal pubblico. E’ di tuttaevidenza la funzione di diffusione della cultura che siattua attraverso il libro. Ma perché le motivazioniculturali debbono essere motivo per negare all’autoreed all’editore la giusta remunerazione, allorquando il


VIVAVERDI77libro non viene più letto dal solo acquirente o almassimo dalla sua sfera familiare ed amicale, maattraverso la pratica del prestito, viene messo adisposizione di una miriade di utenti?E’ bene che il libro circoli e con esso le idee e lacultura, ma ciò non può e non deve costituire un pesoa carico dell’autore e dell’editore. Il problema dellabassa affluenza nelle biblioteche pubbliche o degliinvestimenti inadeguati nel settore non può ricaderesull’autore e sull’editore e diventare motivo perpretendere l’esenzione dal pagamento dei diritti.Semmai il problema dovrebbe investire la collettivitàche potrebbe farsi carico di questo onere. Gliinvestimenti pubblici che riguardano l’allestimento e lagestione delle biblioteche pubbliche potrebberoestendersi anche all’assolvimento del pagamento deidiritti, come avviene in altri paesi europei.In molti paesi del Nord Europa la remunerazione èstata introdotta già prima della Direttiva europea.In Danimarca esiste dal 1946, nel Regno Unito dal1979. Anche la Francia, che era parimenti finita nelmirino della Commissione europea per non averpromulgato i decreti attuativi, la legge ce l’ha dal2003, ma non ha ancora promulgato i decretiattuativi. Ovunque, il riconoscimento del diritto ed ilpagamento del compenso, comunque attuati, nonsono stati di intralcio alla diffusione della cultura edalla circolazione delle idee. In ultima istanza anchel’eventuale introduzione di un contributo parziale acarico dell’utente, proposta da alcuni, potrebbe nonessere poi così catastrofico. Tariffe contenute per ilprestito del libro potrebbero risultare facilmentesostenibili per il cittadino. Non è detto che la fruizionegratuita dei libri incrementi la richiesta dei libri inprestito. Serve, invece, una idonea politica diinvestimenti nel settore e di adeguati interventi dicoinvolgimento della cittadinanza.Il richiamo della Commissione Europea ha di fatto“ricordato” allo Stato italiano il persistere di unalacuna normativa che non era stata finora colmata.SCRITTORI E EDITORI DI LIBRI. COSA FA LA SIAE PER LORO?La <strong>Siae</strong> si pone come intermediario tra l’autore e l’editore da una parte e l’utilizzatore dall’altra, e ciò in base aquanto previsto dalla legge sul diritto d’autore (n. 633 del 1941 e successive modificazioni). L’attività che la <strong>Siae</strong>svolge a favore dei propri membri, autori ed editori, è un’attività essenzialmente di natura economica che sisostanzia in tre azioni fondamentali: il rilascio di autorizzazione per l’utilizzo dell’opera, l’incasso dei diritti, laripartizione degli incassi tra gli aventi diritto, autori, traduttori ed editori.Questi interventi, in ambito letterario, si riferiscono ad alcune forme di utilizzazione economica delle opere quali lalettura, la recitazione in pubblico, la riproduzione di ogni tipo, la diffusione sulle reti radio televisive e su Internet,ma in questo ultimo caso solo per l’uso frammentario delle opere. La <strong>Siae</strong>, normalmente, non interviene nellapubblicazione del libro in quanto il rapporto è regolato dal contratto stipulato direttamente tra autore ed editore.Può, tuttavia, su mandato dell’autore, svolgere una funzione di vigilanza sulla corretta esecuzione del contratto daparte dell’editore e attraverso la produzione dei “bollini” <strong>Siae</strong> è in grado di esercitare un controllo accurato sullatiratura dei libri. Queste attività sono seguite dalla Sezione Olaf (Opere Letterarie - Arti Figurative) della <strong>Siae</strong>.E’ vero che l’attività di intermediazione è riservata per legge alla <strong>Siae</strong>, tuttavia l’autore e l’editore non hannoalcun obbligo di servirsi della <strong>Siae</strong>. Essi possono, infatti, curare direttamente i rapporti con gli utilizzatorinegoziando direttamente le condizioni per l’utilizzo delle opere. E’ del tutto evidente, però, che la gestionediretta è molto difficile per il singolo autore ed anche per l’editore, che ben difficilmente potrebbero seguiretutte le utilizzazioni delle proprie opere, tanto più se l’opera non è utilizzata nella sua interezza. Infatti, la<strong>Siae</strong> opera su tutto il territorio nazionale attraverso una fitta rete di Sedi Regionali (13) , di Filiali (34) e diAgenzie mandatarie (600) ed è in grado di assicurare un controllo veramente capillare sul territorio. Inoltre,garantisce la tutela delle opere all’estero attraverso rapporti di reciproca rappresentanza con le SocietàAutori operanti negli altri paesi. C’è da dire, a questo punto, che anche l’utente è, a sua volta, facilitatodall’avere un unico interlocutore, senza dover reperire e contattare, per esempio, prima di allestire unospettacolo, una quantità di aventi diritto e dover trattare singolarmente i termini per l’utilizzo.In alcuni casi, come per la copia privata (cioè i supporti vergini audio e video di qualsiasi tipo) e per lafotocopia dei libri (ma solo per uso personale ed entro il limite del 15% del libro) non è, invece, consentitol’esercizio diretto da parte dell’autore e dell’editore, ed è la <strong>Siae</strong> che è stata investita dalla legge delcompito di incassare i compensi dovuti. Trattandosi, in questi casi di licenze legali non è prevista la richiestadi autorizzazione ma solo il pagamento dei diritti.Qualsiasi iniziativa che verrà promossa in sedelegislativa in direzione del riconoscimento del dirittodell’autore e dell’editore, anche per quanto riguarda ilprestito nelle biblioteche pubbliche troverà la <strong>Siae</strong>favorevole e disponibile ad ogni forma dicollaborazione, sia a livello consultivo che operativo.Tanto più se le decisioni che verranno assunte nongraveranno eccessivamente sull’utente finale e nonrappresenteranno in alcun modo ostacolo che non siasuperabile per l’attività delle biblioteche, la cuifunzione ed importanza sono riconosciute da tutti.C’è da aggiungere, infine, che gli autori – e con essila <strong>Siae</strong> – sono in attesa che sia recepita un’altradirettiva comunitaria, la n. 84 del 2001, in materia didiritto d’autore, che riguarda la regolamentazione delcosiddetto diritto di seguito (droit de suite). In questocaso la norma da introdurre nella legislazionenazionale si rivolge all’artista delle arti figurative perfarlo partecipe della fortuna delle proprie opere,attraverso il riconoscimento di una percentuale sugliincrementi di prezzo nelle vendite successive allaprima. Con l’introduzione delle due norme, quella sulprestito e quella sul droit de suite verrebbe aperfezionarsi ulteriormente l’assetto legislativoriguardante la tutela delle opere dell’ingegno.Preme, comunque, ribadire che le opere dell’ingegno,a qualunque livello si pongano, fanno parte delpatrimonio, oltre che dell’autore, dell’intera comunità.Esso deve essere sempre più incrementato ancheattraverso il giusto riconoscimento sia morale cheeconomico dell’attività svolta dall’autore. L’accessogratuito alla cultura seppure in nome dell’interessepubblico non ne favorisce lo sviluppo. Al contrario,l’autore liberato da vincoli economici è più stimolatoad esprimere ed estendere al massimo la suacreatività. L’editore, d’altro canto, è anch’esso spintoad investire nel settore se trova il giusto tornaconto.Per concludere, si può affermare che l’autore non vivesolo di apprezzamenti, riconoscimenti e gloria,quando va bene, ma dei frutti del proprio lavoro, chedeve essere remunerato come ogni altro lavoro. Nontassa quindi, ma giusto compenso!Ida BauciaResponsabile Supporto GestionaleSezione Olaf <strong>Siae</strong>


VIVAhanno dettoARNOLDSCHWARZENEGGER,GOVERNATOREDELLA CALIFORNIA“Moltissimi musicisti,attori, scrittori eprogrammatoridell’industriadell’intrattenimentodedicano la lorocarriera a creareprodotti chearricchiscono la nostrasocietà e ognuno di lorodeve fare la sua parteper proteggere laproprietà intellettuale”.Ansa, 22 settembre 2004NICOLA BONO,SOTTOSEGRETARIOPER I BENICULTURALI“L’editoria è un po’ lacatena di trasmissionetra passato, presente efuturo. Quindi vaguardata con estremaattenzione e, senecessario,va sostenuta”..Com, 9 novembre 2004UTO UGHI“Si sta sistematicamentediseducando il pubblico.Se i giovani frequentanopoco la classica non ècerto colpa loro, nessunogliel’ha mai fatta neanchesentire. Ci vorrebbealmeno la par condicio,la scelta su cosa vedere oascoltare. Invece incambio gli hanno dato il‘Grande fratello’, la feccia.Per sostenere lamusica occorre nonarrendersi mai”.Corriere della Sera,12 ottobre 2004CARDINALETARCISIO BERTONE“Il messaggio dellamusica trascende lediversità e le divisioni e,pur mantenendol’originalità del genio diciascun artista, ha uncarattere di universalitàche ne fa segno di pace edialogo”.La Repubblica,17 novembre 2004MAURIZIO GASPARRI“La musica è illinguaggio universale,l’espressione dellastoria e della tradizionedi un popolo.La digitalizzazioneallarga ancora di piùgli orizzonti e rendequesto patrimonioinestimabile allaportata di tutti.La pirateria puòuccidere la musica”.Italia Oggi,9 ottobre 2004MARIO LUZI“La poesia e la cultura,le lettere sono lacoscienza linguisticadel Paese e possonocostituire argine aitanti fronti di crisi cheminacciano la civiltà,dall’invadenzamediatica allaclonazione.Mi piacerebbe poterlavorare per questo”.La Repubblica,15 ottobre 2004LAURA PAUSINI“Non capisco perchétutti abbiamo gioito dicuore per la vittoriadelle nostre medagliealle Olimpiadi, mentrequando un artistaitaliano ottiene unimportantericonoscimentointernazionale si fafatica addirittura apassare l’informazione.Il problema è che lamusica è sempre pococonsiderata a livello diinformazione e diistituzioni. Del resto leleggi sul calcio si fannoimmediatamente,quelle sulla musica nonriescono a vedere laluce. La gente non ha lapercezione di cosa c’èdietro la realizzazionedi un disco, di quantocosti produrlo”.Musica e Dischi,ottobre 2004GIGI D’ALESSIO“L’Italia continua adessere un Paese malatodi esterofilia,soprattutto per ciò checoncerne la musica:invece sarebbenecessario puntare dipiù sulla musicaitaliana creando così unindotto maggiore. Lacrisi della discografia èuna cosa seria con genteche perde il lavoro.L’80% della musicaalla radio è straniera,ma non per questo menobrutta; siamo sicuri chesia tanto sbagliatal’idea francese dellequote che impongonoalle radio di nontrasmettere più del 50%del repertorio estero?”.Ansa, 26 ottobre 2004GIUSEPPE LATERZA“Lamentarsi che inItalia si legge poco nonserve... Convieneiniziare dalle concretee originali esperienzedi promozione dellalettura che partono dal‘basso’. Da ogni angolodel nostro Paese.Cominciando con ilricordare che, dasempre, è il‘passaparola’ il mezzopiù efficace per ladiffusione dei libri”.Il Sole 24 Ore,24 ottobre 2004“I buoni libri aiutanoad affrontare il presentevedendo e progettandoil futuro, accendono lafantasia e la creatività.La lettura non è unlusso, è molto di più:è un piacerenecessario. Leggerevuol dire saper vivere”.Il Mattino,5 novembre 2004


VIVAVERDI79GIORGIO BATTISTELLI“In Italia c’è unaconcezione ripetitiva emuseale del teatrod’opera oppure s’inseguel’evento effimero. Inveceil pubblico, per potercrescere, deve avere lapossibilità di entrarenelle problematiche delteatro musicale attuale”.Il Giornaledello Spettacolo,22 ottobre 2004CORRADO AUGIAS“Va rafforzata lacultura del libro intelevisione: in un filmcome La megliogioventù lo spettatorevedeva i personaggi chepossedevano libri e lileggevano. Quello che latelevisione può fare è diriuscire a reintrodurre illibro nella vitaquotidiana, farrientrare la lettura frale attività normali”.ANSA,15 dicembre 2004OMAR PEDRINI“Vorrei strapparela promessa aidiscografici dipuntare sulla qualitàinvestendo in progettilungimiranti,senza mirare solo aifacili successi. Si diceche la musica costatroppo: io credo che lamusica abbia un costoadeguato al valore chepossiede. Se ciimpegneremo tutti nelladirezione della qualità ,sarà un contributofondamentale”.Musica e Dischi,novembre 2004SAMUELE BERSANI“La musica è cambiatae anche i cantautorisono una razza in via diestinzione. Oggi conquesto termine si indicaanche chi non componenecessariamente sia lamusica che i testi, equesto è sbagliato”.Ansa, 29 ottobre 2004GIUSEPPE GIULIETTI“Occorre dar vita ad unmarchio di qualità per labuona comunicazione.Proponiamo inoltre dicostituire una rete dicittà per promuovere eadottare nuovi autori,format e nuoviricercatori, affinchési ponga al centrodella televisione laqualità e non solo gliindici di ascolto”.www.articolo21.comPAOLO CONTE“Il disco èimprescindibile, è unfatto documentaristico,perderlo sarebbe unatragedia assoluta.Qualche tempo fa dissiche potevo tornare asuonare soltanto, comeall’epoca deisaltimbanchi, ma erauno scherzo.”.Adnkronos,3 novembre 2004CATERINA CASELLI“Il Cd racchiude in sédue cose fondamentali:la sommadella creatività e dellacompetenzaprofessionale di artistie tecnici e un insiemedi rapporti complessiche garantiscono agliautori la protezione delfrutto del loro lavoro intutto il mondo. InItalia il 40% del nostromercato se ne va indischi taroccati e copieillegali. Cosìdiminuiscono iprogetti. E con menoprogetti ci sono menospunti creativi, menoposti di lavoro, si puòsbagliare, osare dimeno e si alimenta uncircolo vizioso dovetutto si impoverisce”.Musica e Dischi,novembre 2004Foto GuindaniBONO, LEADERDEGLI U2“La generazione di miopadre parlava dibomba atomica, noi diarmi di distruzione dimassa, ma non c’èdifferenza. Nonostantequesto ciascuno di noipensa piuttosto a comespremere il tubetto delsuo dentifricio”.Adnkronos,8 novembre 2004MAURICE BEJART“Oggi se guardi la tv tiviene voglia dispararti. Se guardi aigiovani viene voglia diaiutarli. Invecchiandosenti sempre piùl’importanzadell’infanzia”.La Repubblica,14 ottobre 2004PASCAL LAMY,COMMISSARIO ALCOMMERCIO EUROPEO“La pirateria e lacontraffazionecontinuano a crescereogni anno e hannocreato delle industriedirette soprattutto daorganizzazionicriminali. Adottareuna nuova legislazionesulla proprietàintellettuale è un fatto.Ma la concezione distrumenti appropriatiper tradurla in realtà èben altro. Questa è lanostra priorità”.http//europa.eu.int/comm/index_it.htm


VIVAVERDI80dvdINDUSTRIA E MERCATOE LA MUSICA DA GUARDAREFA BOOMdi Flaviano De LucaPer qualcuno è il salvagente dell’industria discografica,per altri una boccata d’ossigeno o, in alternativa,una temporanea gallina dalle uova d’oro. Il prolungatoboom del Dvd musicale sta portando un po’ di buonumorenel settore dell’audiovisivo. In Inghilterra,Robbie Williams ha venduto in una sola settimanaben 250 mila copie del Dvd Live at Knebworth, da noiDe André in concerto è andato esaurito più volte,superando le 30 mila copie dopo varie ristampe.Il successo dei filmati musicali su Dvd è un fenomenoche non accenna a placarsi, unico segmento delmercato in perenne ascesa, in Italia e nei maggioripaesi europei. Arrivata nel nostro paese al traino delsuccesso del nuovo mezzo audiovisivo, il Digitalvideo disc, ovvero la musica da vedere e da ascoltare,si è confermato in questi ultimi due anni una nicchiainteressante e una fonte di guadagno importante(raggiungendo ormai il 7% di tutte le vendite delcomparto musicale mentre negli altri mercati europeievoluti – Francia, Spagna, Germania – è già oltreil 10% ). Nei primi sei mesi del 2004, in Italia se nesono vendute già 935 mila unità e toccherà probabilmenteentro fine anno i 2 milioni di pezzi venduti,con un fatturato vicino ai 25 milioni di euro. Le stimeattuali parlano di un tasso di crescita del volumed’affari del 150 % e del fatturato pari al 136% rispettoall’anno scorso. Solo nel 2003 gli imprenditori delsettore avevano festeggiato il milione di pezzi entratinelle case degli italiani (per la precisione1.318.000). E a questi dati bisognerebbe aggiungereanche il buon andamento del lancio del Dvd musicalein edicola, con numeri coperti da estrema riservatezza(gli analisti del settore valutano per esempio,Non solo negli Stati Uniti e in Inghilterra ma anche in Italia il Dvd musicale vive unastagione davvero eccezionale, sbaragliando le vendite dei Cd. Con numeri e proporzioniassai differenti, naturalmente. Ma la tendenza è in atto. Parlano Ivan Storti (Emi/Virgin),Federico Kujawska (Fimi), Luciano Rebeggiani (Bmg), Riccardo Bacchetti, addetto allevendite di un grande magazzino della Capitalecon stime prudenti, in almeno 300-500 mila pezzismerciati dai giornalai nel 2004 con un fatturato cheoscilla tra i 4 e i 6,5 milioni di euro).Da ottobre dell’anno scorso la Fimi-Nielsen stapubblicando una classifica settimanale di venditeche ha registrato il record del video di Vasco Rossi,Live San Siro 03, il Dvd in assoluto più venduto diquesti ultimi anni in Italia, che è stato per mesi alprimo posto e ha raggiunto le 170 mila copie vendute(e potrebbe toccare la vetta delle 200 mila perNatale, poiché è tuttora in vendita a un prezzo ribassato,19.90 euro, andando a insidiare il primatoassoluto di Mina che ha venduto 210 mila copie deldvd Live in studio, nel 2001). Il rocker di Zocca è unpersonaggio particolare, dominatore anche dellaclassifica discografica con l’ultimo album Buoni eCattivi, un interprete sanguigno e verace, quasi unfratello maggiore per le giovani generazioni, comeha dimostrato il concerto gratuito di settembre aCatanzaro, seguito da oltre 400 mila persone. “VascoRossi è una benedizione e un caso a parte – sostieneIvan Storti, responsabile Emi/Virgin del settore –,può contare su un bacino di pubblico fedele eimmenso, così anche gli altri suoi due Dvd più vecchi,Rewind e Raccolta, sono dei long-seller e vannolo stesso benissimo, restando vicini alle 15 milacopie. Per Natale puntiamo su un’antologia di videoclipdi Franco Battiato e sul primo Dvd di TizianoFerro, però i nostri titoli più richiesti sono generalmentestranieri, da Queen: Live at Wembley Stadiuma Peter Gabriel vol.1. Tutto il settore sta vivendo quest’epocad’oro, come quindici anni fa quando tutto ilcatalogo in vinile venne passato su Cd. Ora il Vhs stascomparendo e tutti i videoclip di un artista vanno acomporre delle raccolte in Dvd che hanno maggioreappeal per il pubblico perché hanno dei contenutiextra, dall’intervista al backstage, dai minidocumentari(che si trovano nel Dvd di Manu Chao,Babilonia en guagua), alle curiosità (in Pink Floyd atPompei c’è una storia della città e anche una mappadegli scavi)” conclude Storti.Per Federico Kujawska, delle Relazioni estene dellaFimi, “ormai i lettori Dvd presenti in Italia hannosuperato ampiamente i 4 milioni e anche il mercatosta crescendo di conseguenza. L’allargamento delladomanda è una condizione chiave di tutto il settoreanche perché aumentano di riflesso i titoli disponibili.Il Dvd musicale va benissimo e adesso anche gliartisti italiani cominciano a mettere in cantiere qualcosad’originale con contenuti extra e altre amenità.Finora erano delle semplici antologie di videoclip conintervista e poco altro. Il concerto dal vivo è però il


LA TOP TEN DEI DVD MUSICALI *Vasco Rossi S, Siro 03 Emi 170.000Riccardo Cocciante Notre Dame de Paris Sony 55.000Fabrizio De André De André/in concerto Bmg 38.000Claudio Baglioni Tutto in un abbraccio Sony 33.000Giorgia Ladra di vento Bmg 20.000Elisa Lotus Sugar 20.000Ligabue Fuori come va? Tour Wea 20.000Eros Ramazzotti Stile libero Bmg 18.000Nomadi Il viaggio continua Wea 16.000Francesco De Gregori Mix Sony 13.000* dati forniti dalle case discografiche aggiornati al 30 settembre 2004


VIVAVERDI82dvdvero trionfatore del mercato, probabilmente perchél’alta qualità digitale riesce a rendere meglio l’acusticae le sensazioni da prima fila. Insomma il Dvd è ilmezzo ideale per rivivere le emozioni di un concerto”.Ed è probabilmente per questo motivo che moltiappassionati sono alla ricerca di quell’esibizionemitica del proprio beniamino, quella di cui hannosentito parlare dagli amici o dagli specialisti. PerNatale uscirà anche il megaconcerto di beneficenzaentrato nella storia, quel ‘Live Aid’ del 13 luglio 1985,in simultanea tra Londra e Philadelfia, mandato inmondovisione per la raccolta di fondi a favore dellapopolazione dell’Etiopia colpita dalla carestia. Si esibironodecine di artisti, compresi Madonna, NeilYoung, U2, Bob Dylan, David Bowie, Sting, LedZeppelin, The Who, Santana, Elton John e pure PaulMcCartney, ma il microfono non funzionò durantela sua esecuzione di Let it be allo stadio di Wembley el’ex Beatle l’ha reincisa apposta alcuni mesi fa.“Ma si sta affermando anche un’altra tendenza –aggiunge Kujawska –, quella di mettere sul mercatola versione Dvd dei vecchi album”. E’ il caso degliOasis che hanno celebrato i dieci anni di attività conil loro primo doppio Dvd Definitely Maybe, conquattro ore di materiale audio e video inserite in unmenù interattivo comprendente i brani dell’interoalbum (uscito nell’agosto 1994 esaurendo subito laprima tiratura) tutti in videoclip, più un’ora di documentarioche testimonia la registrazione dei pezzi epoi interviste a collaboratori e amici nonché alcuneapparizioni televisive.Per quanto riguarda l’interattività, insuperato restaFour flicks dei Rolling Stones, cinque ore di musicain quattro Dvd, con un disco dedicato a ogni concerto(New York, Londra, Parigi) dove era possibile scegliereil Rolling Stone preferito e seguirlo sul palcocon una telecamera dedicata, vedendo lui e ascoltandoil sound complessivo della band luciferina. “Unpunto da sottolineare è che, per il momento, nei Dvdmusicali la pirateria non esiste – racconta RiccardoBacchetti, addetto alle vendite di un grande magazzinodella capitale –. La superiore qualità audiovideodel supporto originale e la diffusione degli impiantihome theatre tagliano le gambe agli eventuali falsificatori.L’ascoltatore vuole una riproduzione di altolivello e l’ottiene solo con un prodotto di qualità, conun prodotto garantito. I veri trionfatori di quest’annosono i Pink Floyd, richiesti da un pubblico di adultima anche da molti ragazzini. Per un periodo sonoriusciti a essere in classifica con tutti e tre i loro Dvd,il Live at Pompei, il primo vero rock film, girato negliscavi della cittadina vesuviana nel 1967, poi The darkside of the moon, tutti i videoclip dell’album del 1973e The Wall, il concept album del 1980 destinato adiventare uno dei più celebrati spettacoli della storiadel rock. E per Natale è addirittura in arrivo Pulse, untitolo che esisteva già in videocassetta, con diverseesibizioni storiche e materiale televisivo”.Osservando i titoli esposti nei negozi, si capisce che ilconcerto tira fortissimo mentre i cosiddetti filmrock,da Tommy degli Who a Rude Boy coi Clash, faticanomolto di più a farsi largo tra gli scaffali.Insomma il Dvd musicale, grazie alla superiore qualitàaudiovideo e alla presenza di contenuti addizionali,ha consentito di rivitalizzare titoli con flusso diricavi esaurito da anni. “E’ il caso delle sontuoseriedizioni Dvd di Elvis Presley, cofanetti anche graficamentemolto eleganti – confessa LucianoRebeggiani della Bmg –. Sono state rilavorate integralmentee pensate per un pubblico di fan, mettendodentro special televisivi e anche materiale ineditoottenuto dai fan club, tutte le prove delle canzoni eanche i titoli di testa, filmati amatoriali con un occhioanche a giovani teenager che si avvicinano oggi almito Elvis. Per il resto puntiamo su Eros, Live aRoma, un Dvd con lo show tenuto da Ramazzotti il 7luglio allo stadio Olimpico di Roma e molti contenutiextra, persino lui dentro l’albergo che si prepara”. Lostorico è stato rinvigorito dalle potenzialità del Dvd.Tra i gruppi più venduti in Italia ci sono i Queen, inun celebre concerto, Live at Wembley Stadium, ilrecente Robbie Williams con What we did last summere un epico Bruce Springsteen, Live at Barcelona,tutti oscillanti intorno alle 30 mila copie. Tuttavia lanuova euforia non riguarda solo la musica rockanche il Dvd Arie Sacre di Andrea Bocelli è andatoabbastanza bene, in tutta Europa.Per il prossimo futuro, il prezzo medio dei prodottinovità dovrebbe diminuire ancora avvicinandosi aquello dei Cd e sono già in preparazione alcune collaneeconomiche, sia Emi che Universal, con Dvd diqualche stagione fa a 13,90 euro. Intanto gli U2 hannopubblicato alcuni loro nuovi brani (Are You GonnaWait e Neon Lights) solo su Dvd single e non fannoparte del loro ultimo Cd, atteso per fine novembre.Pure il re delle classifiche olandesi, Marco Borsato,ha fatto uscire il suo nuovo prodotto musicale, Zien,solo su Dvd video, sbaragliando la concorrenza. Lasensazione è che il Dvd musicale ha aperto un nuovocorso e ancora molte sorprese dovranno arrivare.


ACCORDO UNIVIDEOUN TRAGUARDO APRIPISTAdi Lucia BistonciniNella foto a sinistra gliOasis, la copertina deldisco dei Pink Floyd ela raccolta dei concertiLiveAid dal 1985Con la firma, l’8 ottobre scorso presso la <strong>Siae</strong>, dell’accordoquadro con Univideo per l’equo compensodovuto dai produttori per la vendita dei videosupportiriproducenti opere cinematografiche ed assimilate,siamo finalmente entrati in una fase di normalizzazionedi rapporti con l’editoria audiovisivaoperante in Italia. Si tratta di un bel traguardo, alungo atteso ed inseguito, che farà sicuramente daapripista all’altra importante trattativa sul mercatoparallelo dell’home video, il noleggio.L’impianto dell’accordo utilizza definizioni, procedureamministrative e modalità operative già adottatedalla <strong>Siae</strong> nei rapporti con tale comparto di utilizzatori,tanto nell’ambito del rilascio di licenza per lariproduzione videografica relativa alla componentemusicale contenuta nei supporti, che nel rilascio delcontrassegno <strong>Siae</strong> (il cosiddetto “bollino”).Per una prima messa a fuoco, circoscriverei l’informativasull’accordo ai seguenti dati salienti: per l’adattamentodei dialoghi di opere straniere il compenso,che si applica sulla tiratura effettuata dal produttore,è determinato nella misura di euro 0,014.Gli autori di soggetto, sceneggiatura e regia percepirannoinvece un compenso percentuale sul prezzodelle quantità (novità o ristampa) prodotte.Ai fini della determinazione del compenso, il prezzounitario da prendere in considerazione è quellopraticato al dettagliante (cosiddetto P. P. D.) alnetto delle spese di confezionamento (10%), ovveroil prezzo al pubblico imposto o suggerito, al nettodi Iva e abbattuto del 30% per renderlo omologo alP. P. D., con una deduzione del 31% a titolo di riconoscimentopredefinito dei resi.Le aliquote percentuali applicabili sono: il 2,5% perFirmata l'8 ottobre scorso, da tempo attesa e lungamente inseguita, l'intesa per l'equocompenso dovuta agli autori cinematografici sui Dvd può diventare un documento pilotaper un'altra importante trattativa: quella sul noleggioi film di lungo e corto metraggio a soggetto, di animazioneo a carattere documentario, i film Tv, leminiserie televisive di finzione; l’1,6% per documentaritelevisivi ed home video, i telefilm e le serietelevisive di media e lunga durata, le sit-com, i cartonio le serie di cartoni animati.Un abbattimento del 30% del compenso è riconosciutoa titolo di promozione per la valorizzazionedell’utilizzo del repertorio italiano.L’accordo è operativo dal 1° novembre 2004 ed hadurata biennale; si applica retroattivamente dal 1°gennaio 2004, con una riduzione del 20%, sullabase della dichiarazione – che i produttori sarannotenuti contrattualmente ad effettuare – delle caratteristichedei supporti editi da gennaio ad ottobre2004. Per il periodo pregresso, dal 1998 al 2003,l’accordo prevede una separata convenzione da stipulareentro l’anno corrente.Proviamo ora a vedere quali sono le cifre del mercatodi riferimento. I dati economici del settore risultantidal Rapporto annuale 2004 realizzato da SimmacoManagement Consulting per Univideo, presentatonel luglio scorso, sono incoraggianti: il fatturatocomplessivo dell’home video sfiora gli 830 milioni dieuro nel 2003, con un incremento del 15% sull’annoprecedente; la vendita, tra tradizionali canali distributivied edicola, rappresenta in termini economici il67% del mercato totale, con 50,5 milioni di pezzivenduti tra Dvd (22,5 milioni di pezzi, di cui 5,5 inedicola) e Vhs (28 milioni di pezzi equamente distri-buiti fra normali canali distributivi ed edicola).Se il 2003 è caratterizzato dall’esplosione dei consumidel Dvd nel noleggio (+114% sul 2002, da 80,1 a 171,8milioni di euro) e nelle vendite in edicola (+781% sul2002, da 7,8 a 68,8 milioni di euro), il valore dellavendita del Dvd nei canali distributivi rappresenta inassoluto la cifra più significativa, con 309, 4 milioni dieuro (+60% sul 2002), contro i 114,2 milioni di eurodel Vhs, che subisce forti contrazioni tanto nella venditanei tradizionali canali distributivi (-33%), che inedicola (-43%), che nel noleggio (-36%).Le previsioni per il 2004, sempre secondo lestime Univideo, indicavano a luglio una crescitadel mercato complessivo (vendita + noleggio) intermini di fatturato intorno al 6%, fino a superaregli 880 milioni di euro.Quindi il mercato di riferimento che fa da sfondoall’accordo per equo compenso dovrebbe attestarsiintorno ai 586 milioni di euro.Una crescita più marcata dipenderà dall’incrementodel tasso di penetrazione degli apparecchi a letturaottica (Dvd Player): se tale tasso, valutato al 25%nella prima metà del 2004, dovesse superare a fineanno il 40%, le vendite di Dvd potrebbero aumentarein misura ancora più significativa. Le stime indicherebbero30 milioni di dischi venduti, per un fatturatodi 500 milioni di euro, con un valore complessivodel mercato home video che sfiorerebbe i1.000 milioni di euro. Un auspicio che molti, credo,sarebbero contenti di formulare.


VIVAVERDI84dvdINTERVISTATUTTI I MERITIDEL VIDEODISCO DIGITALEdi Sapo MatteucciI numeri parlano assai chiaro: il primo semestre del2004, sull’onda di quanto avviene nel resto delmondo, conferma il successo del Dvd cinematograficoe musicale nel nostro Paese. Rispetto all’ultimosemestre 2003, il noleggio di supporti è aumentato –in termini di volumi –, del 45%: i Dvd hanno registratoun +112%. Il Dvd musicale, in particolare, neiprimi sei mesi di quest’anno ha mostrato – rispettoallo stesso periodo dell’anno scorso – una percentualedi vendite maggiore del 150%, con un fatturatoche cresce del 136% (si veda, in particolare, il serviziodi apertura). A Davide Rossi chiediamo pertanto,quali sono i fattori principali di questo successo?“Il Dvd risponde ad un’esigenza fondamentale daparte dei consumatori: quella di poter godere all’internodelle proprie mura domestiche del contenutocinematografico con un elevatissimo grado di qualitàaudio e video. Un livello che nessun altro media èin grado di offrire: si può dire che abbiamo l’esclusivasull’intrattenimento domestico per il pubblicopiù esigente. E’ vero che sta facendo capolino l’altadefinizione televisiva, ma credo che la superioritàdel Dvd resterà assolutamente incontrastata eincontrastabile da qualsiasi altra forma di fruizione.L’affermazione del supporto digitale, trainante perl’intero mercato audiovisivo in entrambi i compartidel noleggio e della vendita, corrisponde però a unosforzo imprenditoriale eccezionale da parte di tuttele aziende in esso impegnate. Un impegno in terminidi innovazione tecnologica, di marketing e distributivoche deve farci considerare con molta attenzionee realismo l’attuale sviluppo del mercato. Ilmomento è decisamente delicato, oserei dire peri-Delle ragioni del successo, che ne fa il fenomeno del momento, di quello che comporta e delleprospettive future di questo mezzo o supporto di comunicazione, ne parliamo con DavideRossi, presidente di Univideo, che associa le principali aziende di produttori del settorecoloso, a causa dei forti investimenti che tutto ilcomparto ha sostenuto e continua a sostenere percreare un’offerta sempre più articolata e ricca”.Quali sono le tappe di questo incremento e quali problemiha comportato per l’industria del settore?Nel giro di pochi anni il lettore Dvd ha raggiunto 5milioni di famiglie italiane, stimolando notevolmenteil consumo di opere audiovisive. Questo ha comportatola necessità di modificare tutta la filiera produttiva,effettuando una vera e propria riconversione industrialeche naturalmente necessita di alcuni anni pervenire ammortizzata finanziariamente. Il Dvd, inoltre,ha creato un’onda di interesse molto forte da partedei produttori cinematografici, che premono perpoter sfruttare anche nel canale video la ricchezzadelle loro library. E ancora: per molti nostri imprenditoril’esposizione con le banche è stata e continua adessere importante.Subiamo, come tutta l’industria manifatturiera, i problemistrutturali dell’economia italiana, in particolareil complicato rapporto con il credito, i costi dell’energia,la arretratezza delle infrastrutture per i trasportisu gomma e la rigidità del mercato del lavoro. Inoltre imargini divengono sempre più ridotti anche a causadei costi, saliti alle stelle, del petrolio dal quale si traeil policarbonato che non è mai stato così caro. Stessodiscorso vale per i box e tutte le materie plastiche.Ma la pirateria è sempre in agguato, vero?Nell’ambito di questo scenario siamo anche nelpieno di una discussione circa le vie di accessotelematiche al prodotto audiovisivo, nelle qualisi gioca una partita decisiva. Non si può accettare,infatti, la logica secondo cui tutto ciò cheporta l’etichetta “Internet” è buono e, dunque,anche lo scaricamento illegale di contenutiprotetti dal diritto d’autore. E’ unmodo di guardare all’economia decisamenteautolesionista e irresponsabile.Sono tanti, dunque, i fattori di impegnoma anche di preoccupazione.Il mercato audiovisivo vola sulle alidel Dvd. Ma non vorremmovedergli fare la fine di quel giovaneviolinista che a quindici anniincantava le platee di tutto ilmondo con il suo genio e a ventidueera già finito nel dimenticatoio, contutte le sue belle speranze. Siamo ottimisti,ma anche molto prudenti.Sappiamo che se non avessimo questogrande successo commerciale l’intero settoredell’home video sarebbe a rischio.Insomma, dobbiamo essere speciali per avereil diritto di esistere.


Davide Rossi,presidentedi UnivideoC’è però un fenomeno nel fenomeno: la vendita travolgentedel Dvd musicale. Come si spiega?Il Dvd si è confermato negli ultimi mesi l’unico supportoin grado di rivitalizzare la “musica da guardare”,grazie alla coerenza tra il target del contenutoeditoriale e quello della nuova tecnologia. Anche inquesto caso i dati registrano una crescita a due cifre:le ultime rilevazioni effettuate da SimmacoManagement Consulting parlano di un incrementodell’82% del volume di unità di prodotto consegnateal trade da parte degli editori specializzati nei priminove mesi del 2004, rispetto allo stesso periodo del2003. Per un valore di 14,7 milioni di euro. Non cipuò che dare soddisfazione una performance cosìpositiva, in grado di rincuorare un’industria, quellamusicale, negli ultimi anni così umiliata dalla distribuzionedi prodotto contraffatto. Ma ancora una voltaè un prodotto audiovisivo l’ancora di salvataggio. E’frutto di un preciso sforzoe talento imprenditoriale;dopo avere conquistato un ruolo fondamentaleper l’industria cinematografica in Italia, ormai losfruttamento in Dvd pesa per il 40% sul fatturatocomplessivo di un film mentre la sala cinematograficasi aggira intorno al 25% ed è oggi in grado di rivitalizzareanche quella musicale offrendo nuove chancedi accesso al consumatore. Ma non possiamo faretutto da soli. Occorre il riconoscimento di un patrimoniodi immagine e di apprezzamento che, comespiegavo, va tutelato adeguatamente.E poi c’è anche la vendita in edicola.Che risultati dà?L’edicola è un fenomento congenito al sistemadistributivo italiano, che – a fronte della mancanzadi una diffusione capillare di realtà specializzate insoftware quali ritroviamo nel regno Unito o inFrancia –, ha trovato in questo canale un veicolostraordinariamente efficace per arrivare al consumatorecon operazioni dirette e immediate.L’edicola è un canale di vendita né più né meno dellevideoteche o della Grande Distribuzione. Un ambitoche può offrire al Dvd accessi privilegiati per uncerto tipo di prodotto, penso al catalogo già precedentementesfruttato, e non per un altro, come puòesserlo un prodotto novità o lo stesso catalogo ma direcente edizione. Credo inoltre che sia stata un’ennesimaprova di talento imprenditoriale aver sfruttatoquesto vettore con operazioni mirate sul Dvd,che hanno trovato grande apprezzamento nel pubblico.Un mercato si crea e si allarga anche così.Qualcuno dice che la pirateria non intacca la venditadei Dvd musicali, perché il supporto originale ha unaqualità tecnica imprescindibile per gli acquirenti.E’ fuori discussione che i Dvd contraffatti non possiedanola qualità dei prodotti digitali originali, nédi quelli musicali né di quelli appartenenti adaltri generi. E una follia pensare che unacopia masterizzata, venduta in unasquallida custodia di plastica trasparentecon la copertina mal fotocopiata,possa costituire un’alternativa reale aun prodotto confezionato ad arte, dieccezionale qualità audio e video earricchito con contenuti specialispecificamente creati. Soprattuttoper questo odiamo la pirateria:perché imbarbarisce il rapportodel pubblico con le opere, perchésvilisce il ‘tauma’, la magia dellacreazione artistica.Con la <strong>Siae</strong> Univideo ha appenafirmato l’accordo per ilcosiddetto “equo compenso”,quali saranno i risvoltie gli effetti?Come rappresentante diun’industria culturale,Univideo intende mantenereun rapporto stabile e di grandeattenzione nei confronti degli autoridi opere cinematografiche. Questa è lalinea di condotta che ha deciso di adottare eche è sfociata, lo scorso ottobre, nell’accordo con<strong>Siae</strong> e nel versamento di compensi adeguati per losfruttamento delle opere stesse a mezzo di Vhs e Dvdin tutti i canali di vendita dal gennaio 2004. Perquanto attiene al periodo precedente, siamo disponibilie ci impegniamo a una contrattazione cheidentifichi aliquote di versamento altrettanto adeguatee ragionevoli. Stesso ragionamento va fattoanche per tutti i diritti connessi spettanti agli artistiinterpreti ed esecutori .Che cosa si aspetta per l’anno prossimo?L’industria audiovisiva italiana intende continuare ilsuo cammino secondo un paradigma di “innovazioneresponsabile” che mi sembra l’unica strada percorribileda chi voglia innovazione su tutti i fronti,nelle tecnologie e nella ricchezza dell’offerta eresponsabilità nel gestire con equilibrio un potereimprenditoriale che ha il suo peso all’interno delsistema audiovisivo nel suo complesso. Ma le incognitesono molte. Le minacce allo sviluppo del mercatonon mancano, va difesa e ulteriormente diffusauna cultura del rispetto del diritto d’autore che ilsemplice accesso a Internet tramite banda larga nonpuò e non deve cancellare o disattivare. Le istituzionidevono sapere che lotteremo fino in fondo perdifendere una realtà economica che produce valore,innovazione e occupazione in maniera straordinariamentedinamica e competitiva.


VIVAVERDI86approda. “Ed è esattamente in questa delicatissimafase che il suo intervento diventa determinante alsuccesso o meno del film proiettato al cinema o in tv.Così l’adattatore si trasforma in co-autore della sceneggiaturadell’opera originaria”. Ottoni ricorda unaneddoto: “In un film mi è capitato di dover andareben oltre il normale apporto creativo. Si tratta di BigNight, distribuito alcuni anni fa dall’Istituto Luce. Ilfilm racconta la vicenda di due fratelli italiani emigratiin America per aprire un ristorante a New York.I due parlano malissimo l’inglese e incontranoenormi difficoltà non solo a comunicare in quellalingua aliena, ma anche a fare apprezzare la cucinaitaliana al gusto degenerato dell’American middleclass. Isabella Rossellini, che ha un ruolo non secondarionel film, aveva detto all’incaricato del Luce chela pellicola non poteva essere doppiata in italiano, inquanto sarebbe stato impossibile eliminare il gapcultural-linguistico esistente tra i due emigranti e lapopolazione locale. Non senza difficoltà, sonoriuscito a convincere la direzione artistica del Luce adoppiare i due fratelli – che nel film originale siesprimono in un italiano assolutamente ridicolo –nel dialetto della regione italiana dalla quale provengonoil maggior numero di cuochi: l’Abruzzo. E colprezioso aiuto di Roberto Pedicini, abruzzese doc,che ha doppiato uno dei fratelli, è venuto fuori ungioiello di doppiaggio che ha notevolmente contriprofessioniNella foto: Filippo Ottoni, Presidente AidacDOPPIATORIL'ARTE DI DIALOGAREdi Letizia PozzoLa categoria dei dialoghisti è vicina, per analogia, aquella degli sceneggiatori. Eppure è ancora semisconosciutasia dal pubblico che da alcuni addetti ailavori. Si tratta in ogni caso di un mestiere davvero“doppio” che si basa sulla continua ricerca di concettiin una lingua diversa da quella originale delfilm. Concetti che devono conservare l’essenzadella sceneggiatura e, allo stesso tempo, piegarsialle esigenze del “sincrono”, cioè il movimentodelle labbra degli attori.Dal 1998 la legge sull’equo compenso riconosce aidialoghisti il ruolo di autori a tutti gli effetti. Il lorolavoro può ricevere una remunerazione per ogni passaggiodocumentato sulle reti televisive con le quali la<strong>Siae</strong> effettua accordi. Il recente accordo <strong>Siae</strong>-Univideo ha ad esempio confermato il compenso peri dialoghisti anche nell’home video. Sul sitowww.aidac.it, l’autore dei dialoghi di un film è definitocome colui il quale “di fronte a una moviola o a unmonitor traduce, traspone, elabora, riscrive e sincronizzasui movimenti della labbra, parola per parola,battuta per battuta il dialogo originale, trasformandolo,con attenzione certosina e nel massimo rispettodell’opera e del suo spirito, in un testo completamentenuovo chiamato ‘adattamento’”. Insomma,un’arte vera e propria, “l’arte di dialogare”.Filippo Ottoni, autore di adattamenti come Big Fish,Another Country, Il piccolo Buddha, presidente dell’Aidac l’associazione che dal 1976 riunisce gli autoridei dialoghi, sostiene che “chi legge il film non vedeil film”. Ed è quasi uno slogan. Significa che “chilegge i sottotitoli in un film in lingua originale nonriesce a vedere la fluidità, l’espressività e le scelte“Il doppiaggio? E' un artificio, ma tutto è artificio nel cinema”. Storia, tecniche e problemidi un mestiere “doppio” e di qualità attraverso i racconti di Filippo Ottoni (presidenteAidac), Alberto Pifferi (autore), Elettra Caporello (scrittrice)artistiche di regia che danno valore al film. Nellostesso tempo il dialoghista è la figura più importantee in ombra del doppiaggio di un’opera audiovisivanella quale sono impegnati diverse professionalità:il direttore del doppiaggio, l’assistente al doppiaggio,gli attori-doppiatori, il fonico di doppiaggio, ilsincronizzatore e il fonico di mixage. “La più inombra perché, oltre ad affrontare il compito di trasferirenel nostro parlato i contenuti linguistici e culturalidi un’opera straniera da sola, ha anche un ruolomeno appariscente di chi presta la voce agli interpretioriginali dell’opera” dice ancora Ottoni, che sullaparticolarità dell’adattamento rispetto alla traduzioneletteraria sostiene: “Una ipotetica traduzione letterale(o anche letteraria) di un dialogo cinematograficoavrebbe solo valore formale, in quanto trasferirebbe,sì (quando è ben fatta), il senso di quantoviene detto dai personaggi, ma con ritmi e lunghezzeinutilizzabili in un doppiaggio. La traduzione, inoltre,ha il privilegio delle chiose e delle note a piè di pagina,che servono ad illustrare i passaggi di cui non esistel’equivalente nella nostra lingua; un mezzo assolutamenteproibito nel doppiaggio”.Nei confronti della sceneggiatura il dialoghistarispetta pertanto i valori originari del testo, senzarinunciare all’apporto creativo necessario a rendernequanto più possibile ampia e completa la fruizionenella lingua e nella cultura del paese in cui il film


uito al successo commerciale del film”.Il dialogo, però, spesso rischia di essere sacrificatoalle esigenze del “sincrono”, vero? “Più che sacrificato,direi che ne è subordinato. E a volte anche violentato.Prima della grande diffusione del doppiaggio,pochi italiani avrebbero detto: ‘Non ci possocredere’. Ora lo si sente molto spesso, anche nei filmitaliani, perché quella allocuzione riproduce bene ilsincrono di ‘I can’t believe it’. E questo non è che unodegli esempi. Una difficoltà insormontabile s’incontraquando si ha un personaggio in primissimopiano che pronuncia in inglese la parola ‘death’ e tunon puoi non doppiarla che con ‘morte’, ignorandoper forza le labiali. Ma le difficoltà maggiori siincontrano quando ci si trova a dover trasferire concetti,costumi, leggi e atteggiamenti morali a noi sconosciuti.In questi casi solo l’abilità e la cultura deldialoghista possono risolvere il problema”.Già, quasi un mestiere da scrittori! Uno dei pionieridegli adattamenti, Alberto Piferi, autore dei dialoghidi migliaia di film tra cui Rocky, Arma Letale, JFK,spiega a Vivaverdi com’è cambiato il mestiere deldialoghista da quando si usava la moviola: “Quando illavoro si svolgeva in moviola, la selezione era moltodura per le difficoltà che comportava il mezzo. Lavideocassetta ha spinto chiunque possedesse unvideoregistratore a ritenersi un adattatore. Ma nonsarà mai abbastanza ribadito il concetto che l’adattatoreè un mestiere da scrittori e non si riesce a farlobene se scrittori non si è. Un giornalista cinematograficodi New York era convinto che i doppiatoriconoscessero perfettamente l’inglese e improvvisasserodavanti al microfono! In realtà, i registi americaninon sanno cosa sia il doppiaggio, lo ritengonouna specie di ‘sottotitolaggio’ parlato, e quasi semprese ne disinteressano. Occorre ‘tradurre lo spiritoe non la lettera’. Le battute di Woody Allen risultanoincomprensibili perfino nel Middle West americano.Figuriamoci in Italia, se non venissero trasformatecercando appunto di mantenerne lo spirito purcambiandone la forma. Una delle prime regole chemi furono insegnate è che il pubblico non fa caso aun sinc imperfetto se la battuta è fulminante.Viceversa, a volte si vede che l’adattatore ha fattosforzi assurdi per rispettare il sinc, col risultato ditirare fuori una frase farraginosa, sgrammaticata equasi priva di senso”.E che i cambiamenti non siano stati del tutto positivinegli ultimi tempi lo conferma anche ElettraCaporello, che, dopo aver vissuto a New York diecianni, ha scritto i dialoghi di film come L’attimo fuggente,L’onore dei Prizzi, La dea dell’amore: “Il passaggiodalla moviola al videoregistratore ha più omeno coinciso con l’abnorme aumento delle ore dadoppiare – spiega Caporello –, la conseguenza logicaè stata che moltissime persone si sono improvvisateadattatori. Non si trattava più di possedere o noleggiareuna moviola, era sufficiente il videoregistratorecasalingo. Il livello professionale ne ha molto risentito.Oggi, dopo aver ottenuto i diritti d’autore, la situazioneè ulteriormente peggiorata: direttori, attori,assistenti, fonici, parenti&affini si sono messi a scriveredialoghi. E i dialoghisti non sono neanche aiutatida un rapporto diretto con sceneggiatori e registiche sono purtroppo praticamente inesistenti. Inalcuni casi si ha a che fare con un supervisor, incaricatodal regista di seguire i doppiaggi. All’inizio isupervisor ignoravano quasi completamente l’italianoe rivedere un copione con loro comportava unafatica più improba di quella di scriverlo”.E il rapporto con la <strong>Siae</strong>? Tutti d’accordo:“Occorrerebbe aumentare le potenzialità dellaSezione cinema. Ma il rapporto Aidac-<strong>Siae</strong> èstato fin dall’inizio, e continua ad essere, digrande collaborazione”.Nei due ritratti firmati daArturo Villone, Claudia Razzie Luca Biagini che hannodato la voce a celebri attoridi fama internazionale


VIVAVERDI88I sottotitoli non sono una valida soluzione?Il dialoghista non ha alcuna riserva nei confronti deisottotitoli, che da quest’anno sono anche inclusinella normativa del Contratto nazionale del doppiaggio.Ma ci sono una serie di obiezioni di fondo,che possiamo elencare: il sottotitolo è una “riduzione”– dal 40 al 70 per cento – del testo originale e haun effetto deturpante sull’immagine; il temponecessario alla lettura dei sottotitoli prende allospettatore circa la metà della durata di un film, equindi metà del film non viene quasi vista; il sottotiprofessioniDIALOGHISTI“DOPPIAUTORE” IN FORMATOTRIDIMENSIONALEdi Letizia PozzoNella foto Mario Paolinelli,vicepresidente Aidac, ritrattoda M. Battista.Nella pagina accanto, MarioCordova e Angiolina Quinterno,due celebri doppiatori“L’adattamento ai fini del doppiaggio non è che unponte tra culture diverse e il dialoghista ne è ilcostruttore, l’autore di una traduzione tridimensionale”.E’ una definizione di Mario Paolinelli, il vicepresidentedell’Aidac che dal 1979 svolge la professionedi dialoghista. Innumerevoli i suoi adattamenti,da Malcolm X a Assassini nati, da Monsoon weddinga 2046. Da profondo conoscitore dei problemidi questo particolare genere di lavoro d’autore analizzacon Vivaverdi i problemi del settore.“Le esigenze dell’industria dell’audiovisivo – esordisce– hanno ridotto un raffinatissimo lavoro discrittura a un inevitabile costo accessorio. In questo‘mestiere’ troppo spesso contano solo la velocità diesecuzione del lavoro e la capacità di offrire un prodottomedio, omogeneo e senza troppe ricercatezzenel linguaggio. Per fare qualche esempio, alcunesocietà utilizzano per la traduzione dei sottotitoli odei documentari studenti universitari, pagandoli l’8per cento della retribuzione di un professionista, odividono il lavoro tra più dialoghisti – come se la traduzionedi un romanzo venisse affidata a più traduttori!–, o addirittura doppiano i film all’estero, conrisultati tragicomici. Quello che soffre di più questasituazione è il cinema europeo, il cinema d’autore.Una casa di distribuzione europea, infatti, non puòpermettersi di spendere grosse cifre per la realizzazionedi un doppiaggio, perché la spesa forse nonrientrerà con gli incassi. In definitiva, la qualità èsempre di più un concetto astratto, in un mercato incui per accrescere gli utili le regole non vengonorispettate e che non viene ‘osservato’ né dalla critica,né dagli autori originari, né dai distributori”.“Le esigenze dell'industria dell'audiovisivo hanno ridotto un raffinatissimo lavoro discrittura a un inevitabile costo accessorio. Bisognerebbe smettere di cedere i diritti diutilizzazione per l'estero e cominciare a gestirli direttamente, recuperando con l'aiutodella <strong>Siae</strong> i diritti delle opere che costituiscono il patrimonio cinematografico italiano eche al momento, invece, rimpinguano le library delle multinazionali dell'intrattenimento”.Colloquio con Mario Paolinelli, dialoghista di professione e vicepresidente AidacQuali provvedimenti sarebbero utili?Per esempio la creazione di un elenco professionaledi dialoghisti abilitati a operare sui prodotti per iminori e l’apertura di un Registro delle Imprese didoppiaggio da parte dell’Autorità per leComunicazioni, con regole di accesso ed esclusione.E’ un’azione urgente, necessaria prima che la situazionediventi insostenibile.Occorrerebbe forse un intervento di “politica culturaleeuropea”…Sì, per favorire lo sviluppo di un sistema difinanziamento dei doppiaggi di film comunitari,soprattutto film d’autore, servirebbe un’“Agenziaeuropea per il doppiaggio”, che, oltre a fissare lenorme per uno standard qualitativo, eroghifinanziamenti mirati anche attraverso la gestionedi un consorzio europeo di inserzionisti pubblicitariche abbiano interesse a sostenere in mododiretto il doppiaggio dei film di elevato interesseculturale. Questo potrebbe convincere anche gliautori e i produttori italiani che doppiare le proprieopere è l’unico modo per vederle circolaresui mercati stranieri.Rimane però la vexata quaestio: doppiaggio sìoppure no?Secondo i dati della Iec/Lintas, meno dell’uno percento degli italiani conosce una lingua straniera alpunto tale da esser in grado di seguire e comprendereun dialogo nella lingua originale. E non sarà uncaso se tutti gli autori che si dichiarano contrari aldoppiaggio continuano a far doppiare i loro film. IlDvd, comunque, risolve ogni problema: potendoospitare fino a otto colonne sonore doppiate e trentaduesottotitolate, offre a ognuno l’opportunità difruirlo come preferisce.


tolo – essendo scritto – non può per sua natura renderei diversi registri espressivi della lingua parlata.Cosa ha fa l’Aidac per garantire la qualità delle versionidoppiate?La nostra associazione ha stabilito un codice di comportamentodegli associati per salvaguardarne laprofessionalità e cerca di sensibilizzare gli autoricinematografici di tutto il mondo sul destino deipropri film negli altri paesi. Avevamo anche ottenutoche la qualità nel doppiaggio fosse tra gli obiettividel contratto Stato-Rai, ma il comma è stato cancellatonell’ultimo rinnovo. L’Aidac sta poi organizzandoun corso di aggiornamento professionale per gliassociati, partecipa con propri docenti ai corsi dispecializzazione organizzati da varie università italiane,fa parte delle associazioni “monitorate” dalCnel in attesa di riconoscimento pubblico. Sta infineoperando, con i colleghi francesi, per fissarenorme Uni-Iso per la certificazione della qualità.Tutta questa attività, però, sarebbe bene fosse sostenutadalle istituzioni – il Dipartimento delloSpettacolo e l’Autorità per le Comunicazioni – atutela della lingua italiana, degli autori originari, deiprofessionisti e degli utenti, tra cui i minori.Quali regole possono garantire la libera circolazionedel cinema e della fiction?Nel settore audiovisivo la globalizzazione del mercatosta producendo come conseguenza l’aumento diCOS’E’ L’AIDACLa sigla sta per Associazione Italiana Daloghisti Adattatori Cinetelevisivi ed è l’associazione, unica in Italia (enel mondo), che dal 1976 riunisce gli autori dei dialoghi adattati in italiano per il doppiaggio e per laproduzione audiovisiva. L’associazione tutela gli interessi economici e morali degliaderenti; promuove le opportune forme di assistenza e previdenza a favore dellacategoria e vigila sulla loro corretta applicazione; assume ed appoggia tutte leiniziative che nel campo tecnico, giuridico, amministrativo, culturale e socialeinteressino la categoria e svolge ogni altra attività ritenuta necessaria o utile alraggiungimento dei propri fini. L’ammissione di nuovi soci è regolata da una prova d’esame. Sul sitowww.aidac.it sono disponibili gli atti dei convegni e le pubblicazioni curati dall’Associazione.domanda di prodotti e la frammentazione dei canalidi diffusione e quindi del pubblico, con il rischio diun appiattimento delle identità culturali. La rispostaeuropea delle “quote” obbligatorie di opere europeeda trasmettere in tv, o l’esperienza spagnola con la“licenza di doppiaggio”, non possono considerarsiche misure transitorie, e in ogni caso la strategia nondovrebbe essere di difesa ma di attacco: bisognapensare meno a proteggersi, e cominciare a muoversipiù dinamicamente, partecipando a questo mercatoglobale e non subendolo passivamente. Lo strumentopotrebbe essere un consorzio tra i principaliorganismi distributivi sul modello di Unifrance cheopera fin dal 1994, per l’adattamento delle opere aidiversi “bacini linguistico-culturali”, con un marketingmirato ai nuovi sistemi di diffusione di Dvd,tv via cavo, ecc., che hanno superato del 200 percento gli incassi delle sale. A monte, però, bisognerebbesmettere di cedere i diritti di utilizzazione perl’estero e cominciare a gestirli direttamente, recuperando– con l’aiuto della <strong>Siae</strong> – i diritti delle opereche costituiscono il patrimonio cinematografico italianoe che al momento, invece, rimpinguano (senzaperaltro esser utilizzati) le library delle multinazionalidell’intrattenimento. E’ un’azione che non sipuò più rimandare se si vuole passare dalla posizionedi terra di conquista a quella di elemento dinamicodella circolazione culturale.Che cosa può fare la <strong>Siae</strong> per il doppiaggio?Un progetto potrebbe essere la gestione da parte dellaSezione cinema di tutta la contrattualistica tra autoridell’adattamento e titolari dei diritti di utilizzazione(distributori e reti televisive), attualmente di fattoinesistente, anche perché il Contratto nazionale èstato stipulato tra i professionisti e le imprese di doppiaggio,che sono mere società di servizio che organizzanole lavorazioni. Una gestione da parte della <strong>Siae</strong> ditutta questa partita renderebbe più chiari i rapporti,garantendo anche gli interessi dei titolari dei diritti,che in una situazione confusa come quella attuale (epenso alla prossima utilizzazione degli audiovisivisulle reti informatiche e alla loro necessaria codificaper l’individuazione degli aventi diritto), potrebberovedersi ostacolato lo sfruttamento delle opere.


VIVAVERDI90anniversariNella pagina afianco, l’attoreMassimo Troisi in unritratto di RenatoRizzardi/TemaCom,e in una scena delfilm Il postinoMASSIMO TROISILIEVE, PIU' FORTEDELL'ARROGANZAdi Gianni MinàNel mese di giugno del 2004 sono stati dieci anni cheMassimo Troisi se n’è andato anzitempo da questomondo. E nell’anno che si sta per concludere,Massimo avrebbe compiuto cinquant’anni. Lemanifestazioni per ricordarlo sono state poche e, inalcuni casi, modeste e provinciali, come una seratasu Raitre organizzata dal Comune di San Giorgio aCremano dove c’era tutto meno lo spirito e l’ereditàdi Massimo Troisi.Ho custodito nel mio ufficio un programma in duepuntate su Massimo registrato quasi due anni fa alTeatro Bellini di Napoli, intitolato Noi meridionali,presunti emigranti, che è un percorso diverso sulmondo artistico e umano di Troisi, sulle sue scelte,sul modo di proporsi, sulla sua generazione che haregalato a Napoli, venticinque anni fa, un incredibilerinascimento culturale nel teatro, nel cabaret, nelcinema, nelle arti plastiche e figurative oltre che nellamusica. Il programma finora è stato visto solo daalcune centinaia di spettatori al Festival Sergio Leonedi Torella dei Lombardi (provincia di Avellino) doveuna sera dell’estate scorsa abbiamo ricostruito lo spiritodella singolare amicizia che ha avvicinato aMassimo un burbero e visionario creatore di cinemacome Sergio Leone, complice un viaggio in un villaggiovacanze della Costa d’Avorio.Il programma nato con l’idea di presentarlo a Rai Trenon ha potuto finora essere proiettato per una questionedi diritti delle sequenze de Il postino utilizzateper spiegare meglio la personalità di Troisi e il perchédell’innamoramento per il libro dello scrittore cilenoAntonio Skármeta che ha ispirato il film-testamentodi Massimo. Volle girare, infatti, Il postino a rischioL'attore napoletano faceva parte della generazione di quei comici, spesso inventori di ungenere, lettori ironici del quotidiano, interpreti sarcastici della società in cui vivevano.Un essere umano leggero, forse stonato in un'epoca e in una società dello spettacolonella quale imporre la propria presenza è il comportamento di modadella propria salute (rinviando l’intervento al cuoregià programmato) perché la storia, riambientata inItalia del postino Mario Ruoppolo, che attraversoPablo Neruda e la sua poesia scopre la coscienza civilee muore in una manifestazione di piazza repressadalla polizia dell’epoca di Scelba, lo aveva emozionatocosì come i versi del grande Nobel cileno, esule nel’51-’52, proprio fra Napoli e Capri. Quella scoperta loaveva incuriosito e gli aveva rivelato l’universo appassionatodell’autore del Canto general.Spero che un giorno o l’altro le autorizzazioni a trasmetterequesto omaggio arrivino per ricordare agliitaliani un attore e autore inimitabile. Perché quelviaggio nel mondo e nelle idiosincrasie di Troisi, conle testimonianze di Antonio Skármeta, Pietro Ingrao,Roberto Benigni, Ettore Scola, di attori comeMariano Rigillo e Linda Moretti, di Enzo Decaro,Massimo Bonetti, Anna Pavignano (sceneggiatrice ditutti i film di Massimo) e anche di Enzo Gragnanielloe James Senese, quel viaggio è un’occasione unica perriflettere sulla modernità artistica di Troisi, sulla venainnovativa della sua comicità, sul suo linguaggio, sulsuo cinema e perfino sulla sua passione civile.Per ricordarlo, ora che ci manca da dieci anni, mi piaceriproporre lo spirito di quanto scrissi allora sull’Unità.Massimo Troisi era un essere umano leggero, lieve,forse stonato in un’epoca ed in una società dellospettacolo dove imporre la propria presenza, esserearroganti, è il comportamento di moda. Massimosapeva stare al mondo rendendo gradevole la vita deisuoi amici e della gente che gli era cara senza sfioraremai gli altri con le sue angustie. Del suo “cuoremalato”, operato a Houston per due volte, non parlavamai, al massimo ci scherzava sopra facendo ilverso alle parole di una immortale canzone che talvoltaintonava cercando di imitare Sergio Bruni. Siera fatto conoscere come comico negli anni ‘70 con ilgruppo La Smorfia composto, oltre che da lui, daEnzo Decaro e Lello Arena, ed aveva raggiunto il successocon Non Stop, una di quelle trasmissionilaboratoriodella Rai inventate da Bruno Voglinodove nascevano spesso artisti che duravano moltopiù di una stagione e comici non schiavi di una battutao incapaci di andare oltre i due minuti di esibizione.Erano comici spesso inventori di un genere,lettori ironici del quotidiano, o interpreti sarcasticidella società in cui vivevano. Fu la stagione, oltre chedi Troisi, di Benigni, di Verdone, di Grillo. Sono passatisoltanto 25 anni e sembra un’eternità. La Tvschiava dell’audience, la Tv commerciale ha disintegratoanche la capacità di far ridere intelligentemente.E non dico questo perché Troisi, come gli altri cheho citato, erano indicati come “comici di sinistra”,cosa che oggi apparirebbe un peccato. “Scusa, ma da


che parte potevo stare? – mi disse una volta Troisisorridendo – Songo nato a San Giorgio a Cremano eal pizzicagnolo che ogni mattina mi dava pane e mozzarellaio dicevo sempre di aver fede, perché ai poverici pensa Dio. Pover’omme. Un giorno, stanco disegnare sul quaderno dei crediti, mi disse ‘nonsarebbe meglio, aspettando Dio, che a saldare ilconto passasse tuo padre?’”. Nel cinema fu una rivelazionecon Ricomincio da tre, un film del 1981 dovec’erano tutti i dubbi e le disillusioni della sua generazione,ma anche tutto il suo senso della vita, la suafilosofia basata sull’arte di accontentarsi, forseanche un po’ della sua famosa pigrizia. Fu questo ilsentimento che Massimo apprezzava come una cultura,più che il timore di non riuscire a ripetersi, aconvincerlo ad aspettare più del previsto prima didirigere Scusate il Ritardo. Amava le donne e lo sporte voleva aver tempo per queste due passioni. “Chil’ha detto che non è serio amare due donne nellostesso momento e perder tempo per fare la formazionedella propria squadra?”. Quando il Napolivinse lo scudetto fu memorabile l’intervista a cui micostrinse nella trasmissione organizzata per l’occasionefacendo finta di essere l’unico napoletano anon aver avuto la notizia e commentandola sorpresocon tutti i luoghi comuni che riguardano il calcio e leinterviste. Ricordo ancora come un incubo gioioso lepuntate intere in cui Massimo e Benigni occupavanoBlitz, il programma domenicale che vent’anni fafacevo su Raidue. Come i grandi del neorealismosapeva cogliere il particolare delle cose, delle situazioni,perfino i tic delle persone e trasformarli in unaintrospezione ironica. Eduardo De Filippo mi disseuna volta che era un comico di domani con le radicinel passato. Sotto la sua pigrizia nascondeva peròtalvolta una volontà di ferro. Il postino di Neruda, ilfilm con Philippe Noiret terminato il giorno primadi morire, lo aveva inseguito per anni, dopo averscoperto, come ho scritto, il libro di Skármeta, unautore cileno del quale mi aveva chiesto ogni dettaglio.Forse per una volta ha voluto controllare il suocuore per riuscire a portare a termine un progettoamato. Se la storia è andata così, è stata una dellepoche volte che ha permesso al suo raziocinio di prevaleresulle passioni. Ci manca tanto, Massimo.


VIVAVERDI92personaggiIn queste pagine,Lando Fiorini conAldo Fabrizi eCarlo Dapporto;in “Ciak ci gira”;la copertina delnuovo disco, unalocandina e unamonografiasu Romolo Balzanidi SangiulianoCANZONE ROMANAROMOLI E REMI,SEMPRE CONTRO CORRENTEdi Stefano MicocciLa “Fiorineide” continua: Lando Fiorini è statoaggredito dal classico male oscuro, un polipo che si èrivelato una piovra tentacolare e instancabile, e –dopo tre interventi chirurgici –, il dolce-Landofuriosoè rinato e più vitale che pria, per dirla allaPetrolini. Il nuovo spettacolo, che ha inaugurato lastagione 2004-2005 di Pufflandia (più di duecentopersone ogni sera per un anno di “tutto esaurito”,estate esclusa), s’intitola Ciak si gira!/ Aridatece lalira e, inutile dirlo, ruota intorno al “dramma deglieuri”, che tutti, anche i più colti e sfegatati europeisti,condividono nella solitudine della spesa quotidiana.Anche se magari non hanno il coraggio diconfessarlo. Scritto dai fedelissimi Longo e Natili, lospettacolo è divertente e persino emozionante: conLando Fiorini ci sono Mela Battaglia, CamilloToscano e la nuova saràfamosa Valentina Sulli, avvistatadallo stesso Fiorini fra altre undici stelle.C’è anche un disco, triplo, prodotto da MarioLimongelli, arrangiato da Adelmo Musso, cheFiorini ha voluto reintitolare Come se po’ spiegàcos’è l’amore: perché è amore quello che sente, piùforte che mai, per il pubblico italiano, per quelloromano, per la famiglia, i figli Carola e Francesco chesono stati la più efficace delle terapie di riabilitazione,fisica e artistica, morale e spirituale. E amore,ancora, per il lavoro, per l’azienda-Puff e i suoinumerosi dipendenti: anzi, sotto questo aspetto,Lando Fiorini rappresenta più che mai, un esempioda seguire, specialmente in questi tempi difficili peril teatro in genere, creando strutture di spettacolostabili o itineranti, programmando nel tempo lapropria crescita e affermazione. A parte i casi deiDopo un anno di pausa forzata, Lando Fiorini è oggi di nuovo in gran forma: ha debuttatoda poco con un nuovo spettacolo nel suo Puff, intitolato “Ciak, si gira!/ Aridatece la lira”,e ha anche pubblicato un triplo Cd. E tutto questo dopo aver sognato Romolo Balzani...televisivi Zelig o del teatro-tv di Serena Dandini,l’Ambra Jovinelli, o del Parioli di Costanzo, grazie aiquali l’eventuale successo di un nuovo artista puòessere anche immediato.“Quanno stavo pe’ morì m’è apparso Romolo…”, ciha detto Leopoldo Fiorini in arte “Lando”, semprefiero di ricordare le sua palestra di vita rappresentatadai famosi, storici “Mercati Generali”, che oggi aRoma, il caso vuole siano diventati il Village culturaledella Capitale. Ma non doveva essere il fratellocainodi Remo, il Romolo che è “apparso” aFiorini…: “Dicevo ai medici, fateme vive, c’ho ancora‘n sacco de cose da fa’…, e poi ho dormito e forsesognato, in romano, come capita a noi trasteverinidoc! “. Quel Romolo apparso in mezzo ad altri personaggipiù familiari, deve essere stato Balzani,Romolo Balzani: quello che, per molti suoi estimatoriitaliani e stranieri, rappresenta “la canzone romana”per eccellenza, senza voler togliere niente adaltri autori e poeti nati a Roma, l’autore di Barcaroloromano, L’eco der core, Pe’ Lungotevere e tante altrebelle e nobili canzoni romane, Balzani l’ottavo, nonoo decimo (fate voi) “Re di Roma”.Sangiuliano, autore di un bel libro su Balzani(Balzani fra spettacolo e folklore, edito da NuovaSpada), definì l’artista “Re di Roma”… Ma la Romadi cui si parla è intesa come la Roma trasteverina, lastessa di Lando Fiorini. Balzani, con Pio Pizzicaria,iscritto alla <strong>Siae</strong> come “autore di parte letteraria”, inun fortunato pomeriggio del 1926, verso l’ora delponentino, affacciandosi al Lungotevere s’accorseroche “…er barcarolo va contro corente…”, e Balzanideve averlo ricordato in sogno, ancora una volta,anche al sofferente Fiorini, momentaneamenteallettato, forzatamente lontano dalle scene.“Roma è una città sorda?”, ha scritto PaoloPietrangeli, “Balzani grida così forte da farsi sentire.Roma è una città eccessiva? Balzani non conoscemisura. Lui suscita ammirazione non imbarazzo.Balzani è un autore eccezionale, il cantante perfettoper la Capitale”. E Balzani deve aver gridato forteanche a Fiorini: “Ricordati che er barcarolo va…”.Del resto, che nella vita si debba remare contro corrente,nel mondo in guerra come nell’era immediatamentepost-bellica della Roma di Romolo Balzani,se n’erano accorti in tanti, e – ingrato compito degliartisti – era raccontare anche questo: ScottFitzgerald concludeva Il grande Gatsby con questaamara convinzione e Dorothy Parker, dopo averremato sempre e comunque contro corrente, intitolavail suo libro più autobiografico, Tanto vale vivere.E questa è stata la scelta di Lando, la prova di volontà,l’impegno vitale, per se stesso, per i suoi cari, peril pubblico: in queste piccole grandi storie di artisti,per queste incarnazioni umane del “vissi d’arte, vissid’amore”, l’astinenza da pubblico, che applaude, che


ide, è una molla in più: per guarire, per tornare amettersi quei buffi costumi, imparare le nuove battute,esercitare le corde vocali, liberare la gola offesada tubi e cannelle che ti hanno aiutato a respirare, adormire, a fare strani sogni.“…Pescatò’ rema ancora, viè avanti, senti er ventomo’ s’arza a ponente, pia li remi e viè’ giù pe’ corente;scorda tutto e ritorna quaggiù .Nun soffrì quanno tutto s’incanta, guarda er fiumec’invita a sognà.Oggi è festa e Trastevere canta.Su ritorna tu pure a cantà.”(Barcarola Trasteverina, di Balzani, con i versi diUmberto Bertini).PREGHIERA DEDICATA A LANDOHo sognato di camminare in riva al marecon il Signoree di rivedere sullo schermo del cielotutti i giorni della mia vita passata.E per ogni giorno trascorso apparivanosulla sabbia due orme,le mie e quelle del Signore.Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma,proprio nei giorni più difficili della miavita.“Signore, io ho scelto di vivere con tee tu mi avevi promessoche saresti stato sempre con me.Perché mi hai lasciato soloproprio nei momenti più difficili?”E Lui mi ha risposto:“Figlio, tu lo sai che io ti amo e non ti hoabbandonato mai.I giorni nei quali vi è soltantoUn’orma sulla sabbiasono proprio quelli in cui ti ho portatoin braccio”(Anonimo brasiliano)Romolo Balzani insomma aveva l’autorevolezza perripescare il Lando acciaccato…, l’artista romanocantato da Anna Magnani, Gabriella Ferri, ClaudioVilla, citato da registi come Bolognini, Pasolini,Bertolucci e Fellini, morto nel 1962, ha spronatoFiorini ad alzarsi e cantare, rispettando anche i suoidoveri di imprenditore: il Puff è un’azienda, un teatro,un ristorante, quel palazzotto di via Gigi Zanazzoche ha compiuto 36 anni, dove lavorano a ritminotevoli circa trenta persone, aspettava il suo Landocon la porta socchiusa, ma a cuore aperto… Il Puff halanciato tanti, fra i migliori attori italiani, come scrivevanoAmendola e Corbucci, “tranne MarcelloMastroianni e sir Lawrence Olivier, al Puff hannorecitato tutti…”. Il teatro iniziò il suo ciclo di spettacolinel 1968, con la rivista-cabaret intitolata Così ècome ci pare di Mancini, Micali, Piegari e GianniMinà, con Fiorini, Enrico Montesano e SolveyD’Assunta. Poi sono passati dal Puff, GianfrancoD’Angelo, Lino Banfi, Leo Gullotta, FiorenzoFiorentini, Giusy Valeri, va ricordato MarcelloMarchesi fra gli autori!Lando Fiorini “si ferma” al Puff, dopo aver girato ilmondo con Rugantino di Garinei, Giovannini e lemusiche di Armando Trovajoli. I primi anni sonostati duri, non c’era una lira per nessuno, ma il cantattore-imprenditoreha tenuto duro, ed eccolo qui,36 anni dopo a parlare proprio di Nostalgie con la Nmaiuscola, per come eravamo… e persino per lavecchia indimenticata “lira”!Bentornato Lando e… cento di questi Puff, continua“a spiegà cos’è l’amore”, c’è sempre “un sogno dentrouna canzone”.


VIVAdall’Italiaa cura di Daniela d’IsaSIAE: NO AI PIRATI“Non è possibile ignorare i danni causati dalla pirateriaagli autori e agli editori, ma anche a tutti coloro chelavorano nella filiera dello spettacolo e della culturaitaliana – ha dichiarato il Direttore Generale <strong>Siae</strong> GianniProfita – E’ per questo che bisogna unire le forze percombattere sì le azioni, ma anche la diffusa mentalità checonsidera la pirateria una specie di peccato veniale”. Lefotocopie, per esempio, vengono perlopiù vissute comeuna normale prassi alternativa all’acquisto del libro. Inrealtà la legge consente la riproduzione, per usopersonale, di non più del 15% di ciascuna pubblicazioneprotetta. Violare questa norma è un reato. Anche la Corted’Appello di Palermo lo ha riconosciuto, condannando a4 mesi di reclusione oltre ad una multa di 1.800 euro eall’interdizione dell’attività commerciale per 9 mesi, uncopista del capoluogo siciliano che aveva messo su unavera e propria attività editoriale illecita. A scoprire il reato,insieme alle Forze dell’ordine, erano stati proprio icontrolli della <strong>Siae</strong>, cui va, in rappresentanza degli autorilesi, il risarcimento del danno.A PADOVANO, NIDI E MINELLONOIL 47° ZECCHINO D’ORONo, non è buonismo dire che ogni anno l’appuntamento(a fine novembre) con lo Zecchino d’Oro fa bene al cuore:Cino Tortorella (o è meglio dire il Mago Zurlì?) è unpersonaggio con cui molti di noi sono cresciuti e alzi lamano chi non ha mai cantato una delle mille canzoni disuccesso uscite da 47 edizioni della popolare rassegnadell’Antoniano di Bologna, le cui azioni benefichecontinuano a moltiplicarsi insegnando ai bambini che lasolidarietà è molto più importante del consumismo che licirconda. Quest’anno a presentare lo Zecchino c’eraanche Cristina Chiabotto, la bionda Miss Italia, chesembra veramente una fatina delle fiabe. E alla fine unasola canzone, Il gatto puzzolone, si è aggiudicato duepremi: Zecchino d’Oro e Zecchino d’Argento. Nella fotoecco il piccolo interprete, Mauro Farci di Ninnai (Cagliari),tra gli autori del brano: Federico Padovano (testo),Alessandro Nidi e Cristiano Minellono (musica).RIAPERTI LA SCALA E LA FENICELa scelta è caduta sulle opere di due illustri italiani,Europa riconosciuta di Antonio Salieri e La Traviata diGiuseppe Verdi. I due più importanti teatri lirici del BelPaese, La Fenice di Venezia e La Scala di Milano, hannoriaperto i loro sipari rispettivamente il 12 novembre e il7 dicembre. Distrutto quasi completamente da unincendio nel 1996, il teatro veneziano era stato in realtàreso al mondo e ai veneziani circa un anno fa con iconcerti del Coro e dell’Orchestra stabile. In novembreperò La Traviata di Giuseppe Verdi diretta da LorinMaazel ha inaugurato la stagione lirica della Fenicericostruita. Per la Scala i lavori di restauro, iniziati nelluglio del 2002, hanno rispettato i tempi previsti.L’equipe di progettisti, guidata dall’architetto ticineseMario Botta, ha creato due nuove grandi strutture: una aforma di parallelepipedo contenente una torre scenica,che sovrasta la facciata settecentesca (i milanesi cidovranno fare l’occhio) e permette un più veloce cambiodelle scene e l’altra, ellittica, con camerini, mensa e altriservizi. L’Europa riconosciuta di Antonio Salieri (la stessache inaugurò la Scala nel 1778), ha messo insieme trevecchi amici: Riccardo Muti (maestro concertatore edirettore d’orchestra), Luca Ronconi (regia teatrale) ePier Luigi Pizzi (scene e costumi).POETI A FIUMICINOA novant’anni il neosenatore a vita Mario Luzi puòvantarsi di aver inaugurato un nuovo modo di presentarelibri: il lancio in aereoporto. A metà novembre, infatti,Luzi – che fu tra i fondatori dell’Ermetismo e che per piùdi una volta ha sfiorato il Nobel per la Poesia –, hapresentato allo scalo romano di Fiumicino due suoiinediti, un dramma dal titolo Pietra oscura e l’epistolariointrattenuto con un altro grande poeta del Novecento,Giorgio Caproni. “Ovunque si può fare cultura – hadichiarato Luzi –, l’aeroporto può essere certo un luogodi ispirazione, anche per i suoi contrasti”.DEMO-SIAE: UN PREMIO ALLA SPERANZAIn tre anni Demo, la trasmissione di Radiouno Rai, inonda tutte le sere alle 23.30 circa, è diventato un cultper musicisti esordienti. E la <strong>Siae</strong>, che insieme alservizio pubblico ha a cuore la promozione dellacreatività, il 23 novembre nel corso di una festaorganizzata al “The Place”, un locale romanospecializzato nella musica live, ha voluto premiare gliautori Michael Pergolani e Renato Marengo e RadiounoRai, rappresentata dal vice direttore Gianfranco D’Anna,cui il Direttore Generale <strong>Siae</strong> Gianni Profita haconsegnato una targa. Testimonial come Niccolò Fabi,Mimmo Locasciulli, Luca Barbarossa e Dario Salvatori,hanno presentato cinque artisti, selezionati tra i 12.000che hanno inviato i loro demo: Cocò Gullotta e laSantorini Orchestra, Marydim, Alessandro Hellman,Condominio Abracadabar e gli A67. Il premio,consegnato dal Presidente <strong>Siae</strong> Franco Migliacci, èandato a quest’ultimi, un gruppo rap napoletano che haconquistato il pubblico per la forza non solo dellamusica, ma anche delle parole di denuncia di chi, comeloro, vive ogni giorno in mezzo alla “guerra di camorra”.E aver vinto il Premio <strong>Siae</strong> è come aver realizzato unsogno per i ragazzi di Secondigliano-Scampia: il 23dicembre s’è svolto al parco Troisi di San Giovanni aTeduccio, nel grande concerto contro la camorraideato e presentato da Pierluigi Diaco, organizzato conla direzione artistica di Federico Vacalebre, insieme aTeresa De Sio, Pelù, Raiz, Beppe Barra, EnzoGragnaniello, i Zezi, i 24 Grana, Sal da Vinci e MauroPagani, c’erano anche loro, gli A67, loro che untraguardo lo hanno già raggiunto cantando e suonandocon i big del rock e del pop napoletano e non solo.


VIVAVERDI98anniversariEDUARDO DE FILIPPOUN MITO CHE CONTINUAA VIVEREdi Maria Letizia CompatangeloUn giorno, cercando dei materiali sulla Scuola didrammaturgia di Eduardo De Filippo all’Universitàdi Roma, mi sono imbattuta nella registrazione videodella sua conferenza-spettacolo a Montalcino tenutanell’estate del 1983. Credo sia stata la sua ultima esibizionein palcoscenico: una lezione straordinariasulla figura e sul ruolo in teatro della “spalla”, dallaricerca delle sue radici nella Commedia dell’Arte,all’esemplificazione di vari casi attraverso i secoli,tra drammaturgia e scrittura scenica, sino a culminarenella celebre scena tra Pasquale Lojacono e ilsuo dirimpettaio, l’invisibile eppure fondamentaleProfessor Santanna. La scena della preparazione delcaffè, che Eduardo recita con l’ausilio di due sedie euna coperta, con le quali ha ricostruito il famoso terrazzinodella casa di Questi fantasmi!.Avevo già visto la registrazione nel video sulla Scuoladi drammaturgia realizzato da Ferruccio Marotti perla Biennale di Venezia, e anche in altre occasioni,eppure non ho resistito alla tentazione di guardarlaancora in versione integrale, dimenticando tuttal’urgenza delle documentazioni che avrei dovutoreperire. A distanza di vent’anni me la sono godutacome la prima volta, ma in questo caso, al di là dell’emozioneche l’immagine e la voce roca di Eduardoriescono sempre a suscitare in me, mentre rigustavoe attendevo le sue battute, sono rimasta anche moltocolpita dalla qualità teorica del ragionamento, in uncerto senso “oltre” il fascino del suo essere in scena,che ovviamente tendeva ad assorbire prepotentementetutta l’attenzione.Sin qui, nulla di strano. Si sa che rivedendo o rileggendoqualcosa che si è molto amato se ne possonoIl grande drammaturgo napoletano è scomparso il 31 ottobre di vent’anni fa ma oggi cirimane ancora la sua “ombra filmata”, per usare le sue stesse parole. Ricordo di unastudiosa attraverso la rievocazione di un episodio molto particolare: la registrazionevideo della conferenza-spettacolo tenuta a Montalcino nell'estate dell'83 intorno allafigura e al ruolo della “spalla” in teatroapprezzare particolari che ci erano sfuggiti di primoacchito o semplicemente erano rimasti indietro,percepiti eppure nascosti, annidati sul fondo delnostro palcoscenico mentale. E’ il pregio delleseconde letture. Ma poi c’è stata una folata di vento.Quasi incredula, nel buio della saletta di visione,sono rimasta a guardare cosa è successo. Era un soffioun vento non molesto ma dispettoso, un vento dimezz’estate che ha scompigliato e fatto volare via daltavolo in proscenio le carte su cui Eduardo avevascritto gli appunti per la conferenza, quasi a sottolinearnela fine: basta, è fatta, via questi fogli! E inveceEduardo, mentre il pubblico applaudiva festante echiedeva il bis, ha cominciato ad inseguirli, queifogli, interdetto, affannato, affacciandosi anche inquinta per chiedere sottovoce di aiutarlo a recuperarli:“... Sono tre giorni di lavoro!”.Nessuno dalla platea se n’è accorto, solo la registrazioneha colto quegli attimi, restituendoli sulloschermo. Il buffo è che dopo vent’anni mi è parso divederli per la prima volta, e sono diventati per me unnuovo, indelebile ricordo di Eduardo. Un ricordoprezioso ma mediato, anzi “mediatico”, nel quale hoperò riconosciuto alcuni dei suoi tratti che istintivamenteavevo intuito e tanto amato.Provo a spiegarmi. A parte il fatto che nessunopoteva supporre che quella lezione-spettacolosarebbe diventata la sua ultima esibizione in palcoscenico,ammettiamo anzi che Eduardo, all’epocaimpegnato nella traduzione in napoletano antico deLa tempesta di Shakespeare, avesse altre performancein programma... dal momento che nonsarebbero certo state altre conferenze sullo stessotema, a che cosa potevano servirgli ormai queifogli?! “... Sono tre giorni di lavoro!”.E’ stato come se la quinta alle sue spalle si fosse sollevataper mostrarmi qualcosa di più intimo e segreto,il laboratorio della sua magia. Osservando l’esilefigura di Eduardo rincorrere i fogli svolazzanti per ilpalcoscenico, con quel suo rispetto profondo per lapagina scritta, frutto di lavoro e di fatica, che però èanche volontà di dominio, irriducibile bisogno ditenere in pugno la situazione, mi è sembrato di riconoscere,concentrata, tutta la sua filosofia e alcuniinsegnamenti fondamentali del maestro di drammaturgia:“Un vero autore deve anche saper buttare sestesso!”, benché, alla fin fine, “non si butta mai niente”,perché, come è successo a lui con Questi fantasmi!e con il soggetto di Simpatia, “un’idea che nonha trovato posto in una commedia, magari sarà


Eduardo De Filippo dietro lequinte di Napoli milionaria alFestival di Spoleto del 1977perfetta per un’altra”. E poi: “Non esiste l’improvvisazione”,in palcoscenico tutto deve essere provato econcordato, “a meno che non si dicano solo sguaiataggini,ma allora parlano tutti insieme e non si capisceniente”. E soprattutto: “Non esiste la magia”.Secondo Eduardo, artefice magico un po’ Sik Sik esempre più Prospero, la magia del teatro è il risultatodella capacità di mettere insieme tre cose: un buontesto, dei bravi attori e una buona regia. A dir la veritàlui aveva detto, intenzionalmente, “accoppiarequeste tre cose”, che mi sembra renda molto bene l’ideadella quadratura del cerchio da cui soltanto puòscaturire l’incanto del teatro. E comunque si richiedestudio, preparazione, fatica. E lui studia, si prepara,fatica, anche a ottantatré anni, ogni volta che devepresentarsi di fronte ad un uditorio, sia esso di studentio giornalisti, di senatori o ragazzi del Filangieri.Guardando la sua “ombra filmata”, per dirla con lesue parole, mi è venuto da sorridere: aveva ragionenell’esserne geloso, perché è vero che continua a parlarci,anche dopo la morte dell’attore, e oltre le sueintenzioni! Continua a raccontare suscitando riflessioniimpensate e una calda sensazione di vicinanza,di riconoscimento: “... Sono tre giorni di lavoro!”. Seun genio del teatro, un mito vivente quale lui è nel1983, insegue le sue pagine scritte perché nulla ècasuale, improvvisato, abborracciato in ciò che fa difronte al suo pubblico – benché col suo carisma possaormai permettersi di dire e fare ciò che crede, anchesemplicemente esserci – e soprattutto perché nulla sifa senza un costo, allora forse ha senso la ricerca diqualcosa di più, la fatica artistica, nonostante tantevolte mi appaia vittorioso il contrario.


tecnologie&dirittoOPEN SOURCE/CREATIVE COMMONSYES OR NOT?di Monica ScalamognaLo scorso 24 e 25 settembre si è tenuto presso l'Università di Pavia il XIII incontro didiritto industriale su un tema ritenuto tanto attuale quanto scottante: l'utilizzazione disistemi di software libero e dell'”open source” per valutarne vantaggi ed eventualisvantaggi. S’è discusso anche dei creative commons, che teorizzano un libero scambio,regolamentato, di opere protette dal diritto d'autoreQuasi un conclave. Il mondo accademico del diritto siè riunito per valutare vantaggi e svantaggi di processicome l’open source e i creative commons, sia perquanto riguarda la tutela legale da adottare nei casi diutilizzo di questi prodotti, sia per quel che concernegli aspetti meramente economici che derivanodall’affermazione dei sistemi di software “libero” sulmercato on line, mercato che di per sé già incontranotevoli difficoltà di regolamentazione sia a livellonazionale che comunitario.Per descrivere il fenomeno è innanzi tutto necessarioimpostare una distinzione tra i diversi modi di gestire ivari modelli di free software, ognuno dei quali prevededelle libertà più o meno estese all’interno dellefunzioni teoriche e logiche per le quali è stato creato.Ma, prima di tutto, cosa significa o cosa s’intende persoftware “libero”?Con questo termine, in realtà, si identificano duecategorie fondamentali di riferimento, le quali sonocomunemente intese per definire il modo in cui iprogrammi di free software sono utilizzati; la prima,che è quella più diffusa, prevede la possibilità per gliutilizzatori di software libero, di usare, studiare,modificare e ridistribuire questo tipo di programmi. Inquesti casi il software può essere spesso usato on linesenza alcun pagamento, o anche off line con un costopari a quello della distribuzione. L’aggettivo “libero”,non indica necessariamente che il prodotto non possaessere messo in commercio a pagamento.Molte persone, tuttavia, tra le quali Richard Stallman,che fin dal 1985 si è impegnato nella costituzionedella Free Software Foundation, hanno riconosciutol’importanza di diffondere prodotti software chepotessero rispondere a requisiti di altà qualitàattraverso circuiti liberi, regolati da licenze generali dicopyleft, con le quali l’autore conserva il copyright,ma autorizza, secondo le modalità stabilite dallalicenza, la modificazione e la redistribuzione dellecopie modificate all’interno dello stesso circuito“libero”. Molti di questi prodotti sono stati introdotti inalcuni Paesi del Terzo Mondo per i quali i costi per ilsoftware proprietario erano risultati inaccessibili.Per quanto riguarda le licenze di copyleft,caratterizzate dalla rinuncia alla segretezza del codicesorgente, e dall’esaurimento della facoltà dell’autore diopporsi all’elaborazione della sua opera, si può direche queste sono licenze adottate per definire unatutela legale che, come sopra accennato, serva agarantire che le elaborazioni derivate dal programmaoriginale, rimangano all’interno del sistema di freesoftware in modo che gli utilizzatori successivi godanodegli stessi diritti rispetto ai precedenti; al riguardo,sono previste conseguenze legali per chi non rispettigli standard previsti dalla licenza. E’ importante rilevareinoltre, che tali clausole non sono obbligatorie per lelicenze utilizzate nei sistemi open source.La seconda categoria di riferimento, invece, serve aquel tipo di software che è messo a disposizione delpubblico gratuitamente per poter essereesclusivamente usato o anche copiato, come adesempio lo stesso programma di Acrobat Reader, chetutti ormai normalmente utilizziamo.In che modo questi modelli costituiscono unaopportunità o una minaccia rispetto al modello delsoftware proprietario? E, come vengono a modificarsile regole della concorrenza sul mercato con lacondivisione e l’elaborazione di questi sistemi disoftware “gratuito”? Il concetto di diritto d’autore, inbase a quanto sino ad oggi previsto, necessita inquesta materia di una revisione sistematica dellenorme? Che cos’è infatti l’open source e in che modocostituisce una istanza eversiva rispetto alla tutelaprevista dal copyright?Queste alcune tra le domande poste nell’ambito delconvegno. Varie sono state le interpretazioni, ognunadelle quali ha cercato di semplificare e mettere in luce gliaspetti che più possono interessare la società ed inparticolare i fruitori di tali servizi. In realtà cosa avviene?La novità consiste nella nascita e nello sviluppo dicommunity finalizzate al libero scambio di software.L’adesione a queste comunità è vincolata al rispetto distandard comportamentali formalizzati attraverso unalicenza d’uso, licenza che prevede il libero accesso alsoftware creato in formato sorgente (ovvero al linguaggiodi programmazione con cui è scritto il programma),concedendo agli utilizzatori la possibilità di apportaremodifiche al software purché le stesse rispettino glistandard comportamentali previsti dalla licenza.Questo rappresenta un ulteriore esempio di quellafilosofia che vede Internet come strumento di liberoscambio delle idee e di diffusione della conoscenza,senza vincoli né commerciali né strumentali.Possiamo infatti rinvenire all’origine di questoprocesso, lo sviluppo di una prospettiva libertaria chetenta via via di sostituire una dimensione piùpragmatica, concentrata maggiormente sui contenutipatrimoniali della tutela delle opere dell’ingegno.Sebbene tale argomento sia stato già ampiamenteaffrontato da tutti i punti di vista, sta emergendocomunque un nuovo problema che incideprofondamente sia sui principi fondamentali delcopyright che sulle regole del commercio e dellaconcorrenza. In merito al diritto d’autore, possiamoosservare che con le licenze open source, l’autorerinuncia alle sue prerogative, ma non al legame conl’opera; tuttavia, pur riconoscendo la paternitàdell’opera a colui che pone in “rete” il primo software,


VIVAVERDI101Foto Getty Imagesarà oltremodo difficoltosostabilire se e come le modificheapportate successivamente alprogramma stesso, possanorientrare nella regolamentazioneprevista per le “elaborazioni”secondo le norme previste dallalegge n. 633 del 1941 (agliarticoli 7 comma 1, 10 comma 1e seguenti, e all’art. 64-bis).Alla luce di queste osservazioni, èopinione condivisa che il modelloopen source coesista con ilmodello normativo preesistente eche si sia potuto sviluppare solomuovendosi nell’ottica del dirittod’autore. In questo senso, il primopresuppone l’esistenza delsecondo, in quanto ne detienel’arsenale difensivo, che consistenella possibilità di rilascio dellelicenze che pongono una serie divincoli all’utilizzazione.Per quanto riguarda ilmercato, invece, sonoevidenti gli aspetticonnessi allaconcorrenza sleale,in quanto talesoftware,apparentementeprivo di costi,potrebbe porsi inconcorrenza con ilsoftware proprietario,senza dare peraltro le stessegaranzie fornite per un prodottocommerciale attraverso contratti diassistenza e, comunque, attraversola responsabilità civile che grava sulproprietario del marchio cui ilprodotto fa riferimento. In tal senso varilevato il carattere deboledell’organizzazione dei mondi opensource, che si sostiene basandosiesclusivamente suelementi di carattere fiduciarioed il cui sistema ha potuto realizzarsisoltanto muovendosi all’interno dellalogica del copyright.Un’altra sfida, oltre a quella delsoftware “libero”, è stata lanciata almondo del copyright nel settoredella musica; nel mese di settembrescorso, infatti, un gruppo dimusicisti di fama mondiale, tra iquali David Byrne e Gilberto Gil(attuale Ministro della cultura inBrasile), insieme alla rivistamensile Wired, hanno organizzatouna serata-concerto a New York ilcui incasso è statodevoluto all’organizzazione no-profit“Creative commons” (il cui logo è riconoscibile come“some rights reserved”), organizzazione il cui scopo è didiffondere in rete opere musicali, artistiche,cinematografiche, scientifiche e letterarie, attraverso unsistema di licenze applicabili ad ogni tipo e forma dicreazione. Gli artisti protagonisti dell’evento si sonoanche impegnati con Wired, al lancio e alladistribuzione di un Cd che conterrà brani che potrannoessere scaricati da Internet, scambiati in rete e, allostesso tempo, essere rimessi in circolazione dopo


tecnologie&dirittoessere stati modificati. Il principio fondamentale che èalla base di questo sistema si basa sullo scambiolibero, ma regolamentato, di opere protette dal dirittod’autore. La tutela della proprietà intellettuale viene in talsenso garantita attraverso l’obbligo, per gli utilizzatori,di osservare specifiche norme riguardanti sia l’uso chela distribuzione di tali prodotti, evitando però diincorrere in una eccessiva regolamentazione che possaostacolare o limitare la circolazione delle opere stesse.L’idea, nata negli Stati Uniti nel 2001, dall’impulso diLawrence Lessig, docente nella Facoltà diGiurisprudenza di Stanford, si fonda sulla convinzioneche il pensiero e la conoscenza non debbanoincontrare confini di alcun genere, né tecnici nègiuridici, in quanto patrimonio libero e inestimabiledell’umanità intera. Per raggiungere tale obiettivo,bisogna sviluppare la diffusione delle idee e dellacreatività attraverso l’utilizzo delle risorsetecnologiche di cui la società contemporaneadispone; tale principio risponde in primo luogo allanecessità di favorire la diffusione e lo sviluppo dellaconoscenza mettendo chiunque voglia farlo incondizione di accedere e disporre delle opere per lequali gli autori abbiano rilasciato gratuitamente il loroconsenso, potendo utilizzare le stesse nel rispetto deilimiti previsti dalla licenza creative commons.Questo orientamento di pensiero tende inoltre amettere in evidenza come gli stessi creatori,qualunque sia il carattere delle loro opere, siano essedi natura scientifica o, più genericamente di carattereculturale, riceverebbero in questo modo ugualmentedegli stimoli allo studio e alla ricerca, nel momento incui la “libera” circolazione e condivisione di tale lavororisultasse funzionale ad una diffusione della lorocreatività attraverso spazi sempre più ampi, concepitiall’interno della visione moderna di una società vissutaormai come “villaggio globale”.In tal senso, bisogna quindi considerare che, oltreall’aspetto patrimoniale, garantito dall’esclusivamonopolistica sull’opera, un’altra spinta alla produzionedi opere intellettuali può essere costituita dalperseguimento di interessi metaeconomici, come ildesiderio di successo o di fama e l’interesse adaccrescere la conoscenza mettendo a disposizionedella collettività le proprie risorse intellettuali. Ma inche modo l’autore di un’opera, sia essa un libro, unfilm, una canzone o qualunque altro genere espressivopuò attualmente disporre in merito alle modalità diaccesso e distribuzione delle proprie creazioni?Concretamente l’autore può, collegandosi al sito deicreative commons, predisporre una licenzapersonalizzata, scegliendo se aderire o non aderire adalcune clausole che si configurano come basegiuridica di tale sistema. In prima istanza, quindi,l’autore deve decidere se autorizzare la distribuzionedella propria opera a condizione che in essa vengaMA E’ L’UNIONE CHE FA LA FORZA…di Sapo MatteucciCominciamo col dire che la sigla creative commons non significa affatto cancellazione del diritto d’autore.Alla base del progetto, cioè la libera messa in rete, ad alcune condizioni, delle proprie opere c’è infatti unprincipio basilare del diritto d’autore: il consenso del creatore dell’opera. Vi sono poi una serie di vincoli,come spiegato nell’articolo accanto, che ribadiscono sia la paternità (nome e cognome dell’autore), sia lafacoltà di concedere a terzi lo sfruttamento economico della propria opera, sia la possibilità di autorizzareeventuali modifiche. E allora, la novità dove sta? Sta in una specie di deregulation controllata – se così sipuò dire – della circolazione delle proprie opere su Internet. Una deregulation che può immediatamenteessere ricondotta all’ordine (cioè all’inibizione di circolazione, alla fruizione solo dietro pagamento, ecc.).Ma, si pensa, creative commons può essere la chiave pratica e non solo “filosofica” per far conoscere ipropri lavori in una prima fase “senza diritti” che farebbe spaziare le opere in una prateria infinita. I dirittiarriveranno (e verranno imposti) dopo, col successo. Questo, almeno, in teoria.Le società d’autori come dovrebbero comportarsi con i propri aderenti che optano per la corsia creativecommons? Non potrebbero derogare al mandato esclusivo che, con l’iscrizione, viene loro conferito. E questonon tanto o non solo per regioni giuridiche, ma per almeno due altre ragioni. La prima, importantissima, è cheuna delle principali cause che hanno dato origine alle Società d’autori – non a caso in tempi di nascita didiffusione organizzata delle opere e di tecnologie di riproduzione – è stata quella della propria solitudine, direnderli paradossalmente meno liberi: di essere preda altrui, vincolandoli appunto a cedere di propria scelta iloro diritti esclusivi. Difenderli dalla propria libertà di cedere per un tozzo di pane, per un ricatto, per un pattoleonino, i diritti agli utilizzatori: gli impresari teatrali, un tempo, le televisioni o le radio, i detentori di tecnologie,che usano contenuti per vendere la propria merce, oggi. Questo non perché l’autore non sia in grado digiudicare, ma – più semplicemente – perché la sua non è una sensibilità né commerciale né giuridica.Sensibilità che invece gli utilizzatori delle loro opere posseggono in somma quantità. L’autore è, allora comeoggi, un singolo davanti all’organizzazione; un soggetto innanzi al sistema e solo un sistema può difenderlo. E’chiaro che se fossero possibili deroghe individuali, le Società d’autori si smaglierebbero, non potendo, di fattousufruire d’un coeso ed effettivo potere di contrattazione. E’ il legame tra conferimento assoluto (cioèdovere/potere di contrattare le opere), vastità del repertorio, numero degli aderenti che fa la forza. Una forzanecessaria perché le Società d’autori non si confrontano con anime pie, ma con potentati economici, portatorid’interessi, detentori di poteri. La seconda ragione è di ordine pratico: se ogni aderente ad una Società cheamministra collettivamente i diritti (col vantaggio che abbiamo visto prima) dovesse amministrare ogni operacon criteri individuali (autorizzare gratuitamente in certi casi, variare le tariffe dei compensi in altri, ecc) levarianti e i costi amministrativi sarebbero insostenibili.D’altra parte l’iscrizione non è un obbligo e chi vuole può tutelarsi da sé.indicato il suo nome come autore, inoltre puòscegliere se concedere o meno a terzi losfruttamento economico del proprio lavoro e, allostesso tempo, decidere se autorizzare eventualimodifiche a condizione che le opere così modificatepossano successivamente essere rimesse incircolazione attraverso il circuito dei creativecommons. Dopo aver formalmente adempiuto a taliobbligazioni l’autore deve inoltre indicare il formato dautilizzare per diffondere la sua creazione scegliendotra i formati video, audio o testo.Questo progetto di “libero” scambio al quale anchel’Italia ha concretamente iniziato a collaborareattraverso l’attività di alcuni Istituti di ricerca, hariscontrato qualche interesse da parte dei vari operatoridel mercato on line; tuttavia non va dimenticato che icontenuti forniti dagli autori attraverso i creativecommons sono messi a disposizione del pubblicogratuitamente e che questa operazione, pur favorendonotevolmente la diffusione delle opere, può comunquegenerare uno squilibrio all’interno dei processi diproduzione e distribuzione dei beni che si avvalgonodegli usuali strumenti di diffusione commerciale.In questo senso, l’evoluzione di un sistema fuori dainormali circuiti di mercato, in cui tutti i diritti sonostati preventivamente riconosciuti e disciplinati dallalegge, potrebbe creare un fenomeno dideregolamentazione del settore, venendo a mancareun’uniformità di trattamento nella tutela di qualunquetipo di diritto legato alla produzione di opereintellettuali e al loro sfruttamento commerciale. Talesistema, infatti, senza dubbio può ritenersi funzionalee utile rispetto alla distribuzione in rete di opere digiovani autori emergenti, ma può allo stesso temporisultare inconsistente per quanto riguarda l’aspettocommerciale per coloro i quali, avendo faticosamenteconquistato fama e autorità nei settori di propriacompetenza, ritengono per questo di dover esseretutelati e retribuiti per il loro sforzo intellettuale.Monica ScalamognaRicerca e sviluppo Mercati Multimediali


VIVAVERDI104teatroNella foto dellapagina a fianco,una scena da CioniMario di Gapare fuGiulio, ArmuniaFestival. FotoChiara SbranaPER UNA "NUOVA"DRAMMATURGIA ITALIANAdi Enrico BernardL’avventura della drammaturgia italiana del ‘900 siapre e si chiude con due eventi straordinari: i premiNobel per la letteratura a Luigi Pirandello, 1934, e aDario Fo, 1997. Se accanto a questi due “mostrisacri” del teatro italiano si aggiunge un grande personaggioche avrebbe meritato un altro Nobel,Eduardo, ci si può facilmente rendere conto dell’importanza- spesso sottovalutata - della drammaturgiaitaliana contemporanea anche sulla narrativa.Purtroppo in Italia il Teatro è stranamente consideratocome un genere secondario. Antologie emanuali scolastici raramente rendono l’idea del teatroche non viene trattato – come altrimenti avvienenelle altre letterature europee – alla stregua di unacomponente essenziale della letteratura nazionale.Perfino il Pirandello teatrale viene citato un po’ laconicamente,prediligendo senz’altro il narratore suldrammaturgo. A Dario Fo e Eduardo non viene resadel tutto giustizia mentre di Betti, Chiarelli o Rossodi San Secondo non ci sono pressoché tracce nelleantologie. Figuriamoci che fine fanno i nuovi autoriche non hanno alcun riscontro rispetto ai colleghinarratori che invece godono di ben altra considerazionee attenzione.Invece, ecco il motivo della mia lamentela, la drammaturgiaitaliana della seconda metà del ‘900 èmolto feconda e ricca di nomi, idee, esperienze: inAutori e drammaturgie, la prima enciclopedia delteatro italiano contemporaneo, da me curata fino al1993, sono stati catalogati ben 600 autori professionalmenterappresentati tra il 1950 e il 1990. Molte lesorprese, tra cui un giovane Roberto Benigni in vestedi semi-coautore di un monologo che porta la firmaE' uscito per l'editore (e autore) Enrico Bernard E&A, il primo volume della collana delleopere complete Il Meridiano del Teatro dedicato a Giuseppe Manfridi “Il Teatrodell'Anarchia”, 360 pagine, rilegato, 50 Euro. Bernard, curatore anche dell'Enciclopediadel Teatro italiano contemporaneo Autori e drammaturgie, ci invia il contributo che seguee che volentieri pubblichiamodel poeta Giuseppe Bertolucci (Cioni Mario diGaspare fu Giulia, rappresentato al teatroAlberichino di Roma nel 1975); oppure un’operateatrale che segna il debutto di un giovane scrittore,Umberto Eco, non ancora alle soglie del successo (Leforbici elettroniche del 1963). Considerando i duePremi Nobel ottenuti da drammaturghi italiani, lagrande figura di Eduardo, i battesimi teatrali di unfuturo Oscar come Benigni e di un best seller internazionale,Umberto Eco, viene spontaneo domandarsi:come mai il teatro di autore italiano contemporaneonon viene preso seriamente in considerazionee non trova lo spazio e il rispetto che si è guadagnatosul campo?Prima di imbarcarmi nella risposta ad un interrogativocosì complesso, voglio pormi un altro problema,la cui soluzione forse mi aiuterà ad individuare leragioni dell’isolamento del teatro dalla letteraturanazionale: chi sono e che cosa vogliono questi 600 (oforse più) autori del teatro italiano contemporaneo?Tra i romanzieri che si sono dedicati anche al teatro,ci sono: Moravia, Pasolini, Bernari, Berto, DaciaMaraini (nata veramente come autrice teatrale poipassata alla narrativa), Domenico Rea, Savinio,Sciascia, Siciliano, Silone, Starnone, Tabucchi,Tomizza, Zavattini, Flaiano, Alvaro, Arpino, Soldati,Bacchelli, Bontempelli, Brancati, Bufalino, Buzzati,Calvino, Cambria, Camilleri, Campanile, Cassieri,Compagnone, Consolo, Cuomo, Dessì, Gadda,Natalia Ginzburg, Joppolo, Jovine, La Capria,Lagorio, Landolfi, Levi, Malaparte, Manganelli,Nigro, Ottieri, Parise, Sanvitale, Savinio, Patti, Pirro,Pomilio, Benni, Baricco, Rodari e Umberto Eco, ElsaMorante e Alba de Cespedes. Ai narratori vannoaggiunti i poeti, anche autori di teatro, tra i quali spiccanoalcuni nomi: Luzi, Sanguineti, Ripellino,Zeichen, Buttitta, De Libero, Gatto, Doplicher,Testori, Pecora, Porta, Bertolucci, Balestrini,Ceronetti, Bianca Maria Frabotta, Patrizia Valduga.Non pochi copioni portano la firma di cineasti come:Soldati, Lizzani, Wertmüller, Antonioni, Brusati,Squitieri, Cerami, Fiastri, Vasile, Sollima, Pinelli,Biraghi, Festa Campanile, Piscicelli e, tra i più giovani,Reali e Winspeare. Troviamo poi altri autori diteatro nel mondo dell’informazione e della televisione:Costanzo, Augias, Biagi, Montanelli, Angelini,Freni, Tesei, Di Mattia, Storelli, Guardamagna,Veller, Giagni, Ronsisvalle, Santanelli. Anchenumerosi attori sono stati tentati dalla scrittura teatrale:Tofano, Buazzelli, Gassmann, Manfredi, Foà,Raf Vallone, Albertazzi, Trieste, Franca Valeri, SattaFlores, Giancarlo Sbragia, Salemme, Bellei, Fiore,


Silvestri, Mauri, Benvenuti, Bigagli, Branciaroli,Cinieri, Molé, Moscato, Quartullo. Ci sono poi i registi-autoricome Patroni Griffi, Sepe, Squarzina,Fersen, Missiroli, Enriquez, De Simone, Cobelli,Chiesa, Castri, Calenda, Pressburger, Scabia,Scandurra, Syxty, Camerini, Zucchi, Gregoretti.Esiste un teatro dei critici: Apollonio, De Monticelli,De Chiara, Jacobbi, Pandolfi, Massarese, Favari,Cordelli, Garrone, Soddu, Taffon, Prosperi, Crovi,Terron, Cappelletti, Romeo, Codignola, Moscati,Pensa, Ciullo, Cirio, Verdone, Lunetta, Ippaso,Soddu, Garrone, Vallauri, Cimnaghi e Puppa. Per ilteatro hanno poi scritto pittori (Salvatore Fiume eDomenico Purificato), figli d’arte (Stefano LandiPirandello, Alessandro Fo, Mario Prosperi, MattiaSbragia, Antonello Riva figlio di Mario, MariaAntonietta Bertoli figlia di Pier Benedetto,Alexandra La Capria, Luigi De Filippo figlio diPeppino, nonché lo stesso Eduardo, figlio diScarpetta), fratelli e sorelle d’arte (Luca Archibugifratello di Francesca, Peppino De Filippo, TitinaCarloni De Filippo, Lucia e Paolo Poli), madri e figlid’arte (Luisa e Mario Santella), mogli d’arte (PaolaRiccora moglie dell’autore Ettore Capriolo), compagned’arte (Rossella Or per anni vicina a CarmeloBene), padri d’arte (Roberto Mazzucco padre diMelania, Nico Garrone padre del cineasta Matteo),nipoti d’arte (Giorgio Serafini nipote di GiorgioProsperi), produttori teatrali (Fabbri, Chiti, Chirico,Galdieri, Chiocchio, Lunari, Moretti, Franchini,Petrini), notai (Siri), ancora giornalisti (Altomonte,Barzini, Gotta), saggisti (Almansi, Celli), imprenditori(Aceto, Bassetti), editori (Longanesi, Bompiani,Curcio, Lerici, Giorgetti, Bernard), ingegneri(Adorisio), operai (D’Onghia), avvocati (Betti, Faggi,Carsana, Conti, Morante, Marino), artigiani orologiai(Contarino), alti funzionari (Familiari), sindacalisti(Occhipinti), medici (Giordano, Spagnolo,Talarico), pubblicitari (Tosto), traduttori(Frassineti, Dallagiacoma, Groppali), sceneggiatoritelevisivi (Zardi), doppiatori (Sanna), bibliotecari(Aufiero), autori di radiodrammi (Franchi, Bruck,Codecasa, Fayad), psicanalisti (Musatti, Gozzi),direttori di accademie d’arte drammatica (Musati,Salveti), insegnanti (Roberta Sandias), compositori(Menotti) germanisti-scrittori (Magris) germanisti-docenti(Saito), germanisti-critici (Chiusano),docenti (Fratti, Meldolesi), storici (Sani), politologi-costituzionalisti(Negri), vittime della mafia(Fava) nonché un politico-giornalista-seneggiatore-regista-autoreteatrale-editore-deputato-scrittorecome Guglielmo Giannini, il fondatore del partitoUQ (l’Uomo Qualunque) che, nato nel 1881 emorto a Roma nel 1968, ha scritto una ventina ditesti teatrali tra la prima e la seconda metà del ‘900sintetizzando nella sua opera e nella sua stessa esistenzal’estrema, forse eccessiva fertilità del teatroitaliano del XX secolo.Finiti? No, potrei aggiungere i dimenticati (Wilcock,Federici, Cappelli), i disillusi, cioè quelli che hannosmesso di scrivere per protesta contro il superficialemondo letterario italiano (Pistilli), i “transvestit”(Wardal) – il termine, per altro, risulta da un incrociotra “transessuale” e “travestito” (dal francese “en travestit”)serve a definire in maniera non offensiva, ecomunque su un piano artistico, un genere di teatroche non può essere caratterizzato solo in chiave(omo)sessuale –, gli scomparsi più o meno giovani(Ruccello, Bertoli, Moscato, Veller), i plurirappresentati(Manfridi, Cavosi, Sarti)… eccetera eccetera. Manon sono un po’ troppi? Certo è che questo stravagantee travolgente – come un fiume in piena – elenco diautori per fasce professionali o per Dna familiaredocumenta, quanto meno, il fatto che il teatro italianonella seconda metà del XX secolo (e non ho citato chemeno della metà degli autori che andrebbero presi inconsiderazione) sia comunque da sempre un banco diprova per tutte le arti letterarie e figurative del nostro


VIVAVERDI106teatroDa sinistra a destra,Luigi Pirandello incamerino con EviMaltagliati; Dario Foin una foto di CorradoMaria Falsini e (nelriquadro) GiuseppeBertoluccitempo: dal cinema alla narrativa, dalla poesia allamusica, dalla pittura alla saggistica, addirittura anchedalla politica alla lotta alla mafia.A questo punto, però, potrebbe insinuarsi il dubbioche il pregio della ricchezza del teatro italiano comportiun rovescio della medaglia, ossia rappresentianche il suo limite: scrivere per il teatro sembrerebbeessere diventata, nella seconda metà del ‘900, unamoda, una specialità nazionale. Si scrive per averesuccesso, per far soldi, per combattere la mafia, perfare letteratura, tra una sceneggiatura e l’altra, tra unreportage e l’altro, quando non addirittura nellepause di una causa penale, nelle attese di un consultomedico, visto che giornalisti, medici e avvocati hannouna vena teatrale sempre aperta! La <strong>Siae</strong>, che hointerpellato prima di venire qui, ha perso il contodelle opere di prosa sotto tutela dal 1950 ad oggi. Hochiesto: diecimila? Risposta eloquente: molte di più.Siamo, insomma, noi italiani, tutti autori teatrali?No, le cose non stanno proprio così.Non voglio naturalmente sostenere che non vi sianoaltre numerose “chicche” drammaturgiche, in tantaabbondanza di materiali. Ma il troppo storpia,soprattutto quando dietro a tanto impegno non siintravede sempre un’idea strutturale sul teatro,quando cioè l’autore non elabora una “propria”visione della scena, una filosofia della drammaturgia.Il dubbio è lecito: è tanto necessario questo fondamentoteorico alla drammaturgia? Il teatro nonnasce forse dalla rappresentazione del reale, senzatanti preamboli astratti?Voglio permettermi un breve, laconico resumé cheserve solo a fissare alcune tappe del nostro discorsocirca essenza e significato della drammaturgia. Findalla notte dei tempi, il teatro è stato il volano delpensiero filosofico attraverso la drammaturgia: nelteatro di Eschilo, Sofocle, Euripide, la scena è illuogo dove il drammaturgo trasforma la rappresentazionereligiosa primordiale in dialogo, cioè interrogativoe riflessione umana sul divino e sul significatodell’esistenza. E anche quando il teatro si è successivamentetrasformato in intrattenimento – lacommedia nasce con Aristofane e Plauto – è rimastopur sempre una forma di divertimento, dove di-vertiresignifica letteralmente uscire dal quotidiano perentrare nel paradosso, quindi ancora una volta nellafilosofia. La Commedia dell’arte italiana che si fondasul lazzo e sulla risata, scaturisce dall’esigenza –come ci ha mostrato Dario Fo – di rivolgersi a Dio oad un Ideale di giustizia bypassando i potenti chediventano oggetto di scherno in chiave ideologica.Machiavelli e Giordano Bruno con la Mandragola e ilCandelaio hanno dato vita ad un teatro sponsor delpensiero filosofico. E il successivo teatro di Goldonisi fonda sulla grande riforma del teatro italiano, cioèsulla caduta della maschera, affinché i personaggidella commedia mostrino il loro vero volto e l’umanasofferenza delle loro comiche peripezie(Arlecchino e la sua cronica quanto rivoluzionariafame). Pirandello ha poi ribaltato i termini deldiscorso riproponendo la maschera sul volto degliattori, nell’intuizione che la società borghese delprimo ‘900 avesse trasformato la vita in finzione e larealtà in apparenza esteriore. Ma c’è di più:Pirandello ha posto a fondamento della sua drammaturgiaun concetto teorico come l’Umorismo, derivandolosenza molte variazioni dall’Ironia del movimentoromantico tedesco: una forma di dissociazionedal reale-apparente che comporta il disincanto ela percezione della propria vera essenza. Eduardo,che di umorismo ed ironia ne ha da vendere, haincarnato sul suo viso la maschera stessa della sofferenzaplasmandola, sulle orme della grande lezionedel teatro napoletano di Viviani, di Petito e di suopadre Scarpetta, sui personaggi di un popolo, quellonapoletano, sempre alla ricerca di unespediente per sopravvivere e dare unsenso alla propria esistenza. Eduardoha altresì elaborato una metafisicadel quotidiano, fin dai titoli delle suemaggiori opere: Natale in casaCupiello con un esplicito rimandoescatologico, Questi fantasmi,La grande magia, ecc.Insomma, senza filosofia e senzaideologia non ci sarebbe il Teatrodella Commedia dell’arte e DarioFo, non ci sarebbero Goldoni,Pirandello, Eduardo, così come nonesisterebbe il teatro di Eschilo e Sofocle,Aristofane e Plauto. Come si fa a concepire il teatrosenza la drammaturgia, la drammaturgia senza filosofiae la filosofia senza un’idea, una logica d’Autore(che significa Creatore Unico) nell’ambito dellapropria creazione?Qualcuno si domanderà: ma perché è necessaria unapremessa drammaturgica? In fondo il teatro èdrammaturgia di per sé! Risponderò con un esempio:in architettura la forma precede la costruzione,il progetto non si elabora mano a mano che il palazzoviene su, non è insomma intrinseco alla costruzione,ma la anticipa. Lo stesso avviene nell’arte,nella pittura ad esempio, dove la tecnica e la teoria,


devono essere messe a disposizione dell’intuizioneartistica. Tanto più ciò è necessario in un’arte comeil teatro che – per antonomasia, cioè lo dice il nomestesso – non è riproduzione del reale, ma rappresentazionedella realtà che si trasforma in realtà rappresentata.Come interviene allora la drammaturgia,in qualità di bagaglio tecnico dell’autore, in questoprocesso? Ebbene la drammaturgia dà il “marchio difabbrica”, o se vogliamo usare una parola più appropriata,lo stile che, a sua volta, produce la riconoscibilitàdell’autore stesso: il suo DNA. E’ attraverso ladramma-turgia di Pirandello, il cosiddetto “pirandellismo”,per esempio, che riusciamo a riconoscereun testo di Pirandello da un’opera di un altroautore che, qualora dovesse riprodurre lo stile“pirandelliano”, non sarebbe per nulla originale.L’importanza della tecnica ai fini della forma, quindidell’opera drammaturgica, è affermata daPirandello stesso nel saggio Soggettivismo e oggettivismo:“Chi concepisce la tecnica come alcunchéd’esteriore, cade precisamente nellostesso errore di chi concepisce comealcunché di esteriore la forma.Chi imita una tecnica, imita unaforma, e non fa arte, ma copia,o artificio meccanico”.Questo è il punto: senza unaoriginale elaborazionedrammaturgica, avremo ache fare con testi di teatropiù o meno ben scritti,attuali o magari di successo.Ma non potremoriconoscere subitol’autore, né accorgerci della novità del testo che cisembrerà un “artificio” come dice Pirandello, cioènon arte, - ché per essere tale deve risultare innovativa,- ma riproduzione. E’ quello che accade al teatroitaliano della seconda metà del ‘900, a parte alcuneeccezioni, tra cui naturalmente Eduardo e Dario Fo.Gli autori più giovani – a differenza della generazioneprecedente, per intenderci Pasolini col suoManifesto per un Nuovo Teatro, Luzi e Testori col teatrodi poesia – non si danno molto da fare da un puntodi vista teorico: raramente elaborano nuove tecniche,nuove forme. Basti pensare che il mensile di teatroRidotto lanciò nel 1993 un’inchiesta tra gli autori cercandodi pubblicare interventi sulle rispettive “poetiche”.Ebbene, a quell’inchiesta intervenni solo iocol Manifesto del Teatro S-naturalista, una propostache ha molto incuriosito Dario Fo: il Manifesto èancora oggi disponibile nel sito www. archiviofrancarame.ital link Poetiche d’autore la visione del teatrodi Enrico Bernard. Ma nessun drammaturgo italianosi è aggiunto alla mia proposta, neanche per contrastarlacon un’altra idea di drammaturgia. Il Manifestodel Teatro S-naturalista è diventato così l’ultima concezioneteorica del teatro italiano in un secolo, il XX,che sul finire ha mantenuto solo in parte le promessein fatto di novità in campo artistico dei suoi inizi(Pirandello, Antonelli, Chiarelli ecc.).Non starò qui ad analizzare i motivi di un similefenomeno nell’ambito della drammaturgia italianacontemporanea, motivi che sono svariati e forsedipendenti dal dominio dello spettacolo televisivo edalla pigrizia intellettuale che sembra sempre piùcolpire gli artisti. Fatto sta, però, che ciò ha prodottolo strano effetto che, con tanti autori in circolazione,sia mancata, e manchi, non solo una vera e propriadrammaturgia nazionale, ma addirittura – comedicevo – un’idea innovativa di drammaturgia. Alpunto che, negli anni ‘60-‘70, a prevalere in campodrammaturgico, salvi i casi di Eduardo e Dario Fo, èstata la sperimentazione; la quale ha però respinto almittente il testo scritto dal romanziere, dal medico odal notaio o dall’avvocato, per tuffarsi nella ricercadell’essenzialità e del senso originale del teatro. Sulpiedistallo della grande drammaturgia italiana dellaseconda metà del ‘900, accanto ad Eduardo e Fo, vacollocato allora un drammaturgo-attore che ha fattodel rifiuto della drammaturgia testuale – soprattuttoaltrui – la sua originale drammaturgia contro il teatrodei commediografi: Carmelo Bene.Credo tuttavia, in conclusione, che buona parte delladrammaturgia italiana contemporanea, pur neldisordine e – oso dire – nella superficialità teorica,nasconda una potenzialità filosofica, cioè di analisidel reale, indiscutibile. Tutto sta nel riuscire adorganizzare la produzione drammaturgica, supportandogli Autori stessi nell’approccio teorico e nelriesame critico dei loro lavori, dando la possibilità diuna visione complessiva delle opere. Costringendolialtresì ad una sintesi, addirittura in una parola, dellaloro drammaturgia. Nasce da questa esigenza la collana“Opere Complete - Il Meridiano del Teatro” dicui è in uscita il primo volume dedicato al Teatrodell’Anarchia di Giuseppe Manfridi cui seguirà ilmio Teatro S-naturalista e molti altri autori comeVincenzo di Mattia, Renato Giordano, Maria LetiziaCompatangelo, Giuseppe Liotta, Pietro Favari e,spero, molti altri.


VIVAglossarioDIRITTO D'AUTORENEL SEGNO DELCONTRASSEGNOa cura di Giancarlo PressendaVivaverdi pubblica a puntate questo glossario, che comprende alcuni tra i termini piùutilizzati nel mondo <strong>Siae</strong> e nel diritto d'autore. Talvolta si è privilegiata la semplicità e lasintesi rispetto al tecnicismo del linguaggio giuridico e anche all'approfondimento.L'attuale legge sul diritto d'autore n. 633/1941 e successive modificazioni (si veda laBiblioteca giuridica all'indirizzo www.siae.it ) è ovunque abbreviata nella sigla L.A.COMUNICAZIONE AL PUBBLICOLa nozione di “comunicazione al pubblico” dell’opera èstata introdotta dalla direttiva della Comunità Europeasu taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti connessinella Società dell’informazione (2001/29 CE) ed è statarecepita dalla legge italiana sul diritto d’autore (articolo16). Essa ha sostituito la precedente nozione di“diffusione” ampliandone i confini ed i contenuti. Per“comunicazione al pubblico” dell’opera si intende infattila sua messa a disposizione del pubblico mediante unodei mezzi di diffusione a distanza, con filo o senza filo,quali il telegrafo, il telefono, la radio, la televisione, viaetere via cavo o via satellite, codificata o non codificatainclusi i servizi on demand. L’elencazione dei media èesemplificativa e la definizione comprende anche ognialtro mezzo analogo a quelli elencati.La comunicazione al pubblico è oggetto di dirittoesclusivo dell’autore.CONNESSI (DIRITTI)I diritti connessi (o “vicini”) al diritto d’autore sonodiritti che spettano a soggetti diversi dall’autore surealizzazioni che non costituiscono propriamente delle“opere” ovvero su prodotti. Si tratta cioè dellaprotezione di “oggetti” diversi dall’opera dell’ingegnoma comunque collegati allo sfruttamento di un’operadell’ingegno. I diritti connessi esistono soltanto neilimiti in cui essi sono espressamente previsti dallalegge. La L. A. dedica ai diritti “connessi” il Titolo II(artt. 72 e seguenti). I diritti “connessi” riconosciuti eregolamentati dalla L. A. sono pertanto i seguenti:- i diritti spettanti ai produttori fonografici sulle proprieregistrazioni (artt. 72 e ss.);- i diritti spettanti ai produttori di operecinematografiche o audiovisive (art. 78 bis);- i diritti spettanti alle emittenti radiotelevisive suipropri programmi (art. 79);- i diritti spettanti agli artisti interpreti ed esecutorisulle loro prestazioni artistiche (artt. 80 e seguenti);- i diritti relativi alla pubblicazione di inediti dopo la scadenzadel termine di tutela del diritto d’autore (art; 85 ter);- i diritti relativi alla pubblicazione di edizioni critiche diopere di dominio pubblico (art. 85 quater);- i diritti relativi ai bozzetti di scene teatrali (art. 86);- i diritti relativi alle fotografie (artt. 87 e ss.);- i diritti relativi alla corrispondenza epistolare (artt. 93 e ss.);- i diritti relativi al ritratto (artt. 96 e ss.);- i diritti relativi ai progetti di lavori dell’ingegneria (art. 99);- i diritti relativi al titolo, alle rubriche e all’aspettoesterno dell’opera (artt. 100 e ss.);- i diritti del costitutore della Banca Dati.Ogni diritto “connesso” ha una sua propriaregolamentazione ed un proprio termine di tutelastabilito dalla legge.CONTRASSEGNO SIAEIl contrassegno <strong>Siae</strong> – altrimenti noto come “bollino” o“vidimazione” – viene apposto sui supporti fonograficie audiovisivi destinati alla distribuzione in Italia in formadi speciale bollino anticontraffazione, e attestal’avvenuto controllo del prodotto sotto il profilo deidiritti d’autore e di taluni diritti connessi al dirittod’autore. Per quanto riguarda i supporti contenentisuoni, voci, immagini e sequenze, programmi perelaboratore e multimediali, il contrassegno <strong>Siae</strong> èregolato dall’art. 181 bis L. A. e da un regolamento diesecuzione approvato con Decreto del Presidente delConsiglio dei Ministri (dpcm 11.7.2001 n. 338) che nefissa le caratteristiche, le modalità di applicazione e icosti. Molto spesso si confonde l’applicazione delcontrassegno con il pagamento alla <strong>Siae</strong> dei dirittid’autore per le opere da essa amministrate. In realtà sitratta di adempimenti concettualmente distinti seppurcontestuali e il contrassegno <strong>Siae</strong> – che riveste unafunzione pubblicistica di controllo – deve essereapposto su tutti i prodotti destinati alla distribuzione inItalia anche nel caso che essi contenganoeventualmente opere libere da diritti. Per quantoriguarda i libri, invece, il bollino <strong>Siae</strong> non rientra nellaprevisione e nelle funzioni di cui al citato articolo 181bis della L. A. ma in quella dell’articolo 123 della leggestessa, integrato dall’articolo 12 del Regolamento diEsecuzione (RD 18 maggio 1942 n. 1369).Questi contrassegni sono previsti, quindi, nell’ambitodelle disposizioni sul contratto di edizione di opereletterarie e assolvono ad una funzione di controllodella tiratura delle copie nell’interesse degli autori.L’obbligo di contrassegnare le copie delle opereletterarie grava sugli editori e può essere assoltoanche mediante l’apposizione della firma autografadell’autore su ciascun esemplare, modalità di controlloperaltro oggi in ampio disuso.COPIA PRIVATASi intende con questo termine la riproduzione di operedell’ingegno protette dal diritto d’autore effettuata peruso personale da soggetti privati, su supporti verginie mediante apparecchi di registrazione e/oriproduzione domestici. Il fenomeno ha avuto a partiredalla fine degli anni ‘80 un grande sviluppo, inconcomitanza alla diffusione degli apparecchi diriproduzione domestici e dei supporti vergini a prezzisempre più contenuti. Per indennizzare l’industria deicontenuti (autori, editori, produttori, artisti) delleperdite connesse alle mancate vendite, la leggeitaliana, così come avvenuto in molti altri paesi, haintrodotto con la legge 1.2.1992 n. 93 un “prelievocompensativo” sui supporti vergine audio e video esugli apparecchi di registrazione audio e video. Ladisciplina normativa è stata poi innovata con ilDecreto Legislativo 9.4.2003 n. 68 che ha recepito ladirettiva 2001/29 della Comunità Europea sulla“armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore edei diritti connessi nella società dell’informazione”.Attualmente, quindi, il fenomeno delle riproduzioni aduso personale è regolato dai nuovi articoli 71 sexies,septies e octies introdotti nella L. A. dal citato decretolegislativo. Il compenso fissato dalla legge è posto acarico di chi fabbrica o importa nello Stato, a finicommerciali, tali prodotti e la sua riscossione èaffidata alla <strong>Siae</strong> che ne cura anche la distribuzionealle categorie degli aventi diritto. Il compenso per“copia privata” in tal modo corrisposto, e incluso nelprezzo finale del supporto vergine e dell’apparecchiodi registrazione o riproduzione, legittima lariproduzione privata per le persone fisiche purché neilimiti dell’uso strettamente personale, con esclusionedi ogni fine commerciale diretto o indiretto.


Foto di Elisabetta Catalanocosì fan tuttoVIVAVERDI109NEL MONDO DI RHODA SKINNERdi Valeria ViganòCi vorrebbe più di una pagina per testimoniare tuttal’attività di Lidia Ravera che giace contigua, prossimaalla letteratura. Perché lei rappresenta perfettamenteuna delle qualità preconizzate da Calvino nelle sueLezioni Americane: la molteplicità. Eppure, a benvedere, Lidia Ravera contiene in sé tutte le prerogativeconsegnate dallo scrittore italiano al nuovo millennio, haleggerezza (mai priva di malinconia), ha la rapidità (è unafuria scatenata e veloce), ha anche la visibilità (nei moltimodi interpretabili), ha l’esattezza (per quella suacapacità di intervenire puntualmente nel presente conlucidità). Il mondo immaginato da Calvino è quindiinterpretato dalla poliedrica Lidia alla lettera. Perinclinazione oltre che per adesione. Quando comincia araccontarmi tutto ciò che ha fatto nella sua vita miaccorgo subito che ha anche il dono della precocità.Allora si andava via presto di casa. Lei l’ha fatto adiciott’anni ma già a scuola scriveva su un giornale, IlPane e Le Rose, e un suo articolo sulla sessualità delleadolescenti le procura la denuncia della preside. Sipresenta così, già combattiva, già efficace sul terrenodella realtà. E dopo tre mesi di esperienza a Panorama,dove la polemica innescata a scuola aveva avutoestimatori, decide di andare a scrivere su un giornalepiù orientato verso le sue idee, ABC. Poi scrive per laRai, Casa Cecilia è il suo primo sceneggiato, un grandesuccesso, e la sceneggiatura le entra nel sangue e simoltiplicherà nel corso di vent’anni.Da l’idea Lidia di voler provare tutto, ogni formaespressiva, e ancora oggi la sua curiosità è insaziabile,la sua capacità critica del presente ancora è praticapolitica. Non ne ha persa nemmeno una goccia daquando scriveva i film per Bertolucci Giuseppe, OggettiSmarriti, Amori in corso, delicata storia di un’amiciziafemminile che sfocia nell’attrazione. Ma fin da CasaCecilia, in cui la protagonista è una donna dentistaemancipata con un marito casalingo in un coraggiososcambio di ruoli, le sue donne narrate, sceneggiate,rese teatrali, descritte con la voce della radio sonoforti, in cammino, anticonformiste e intere in se stesse.Con questo pseudonimo la scrittrice Lidia Ravera ha firmato romanzi rosa e testi perprogrammi radiofonici. Era tanto tempo fa. Ma la sua vita di autrice, con gli anni si èarricchita di una moltitudine di esperienze e una molteplicità di scritturaAnche quando scriveva romanzi rosa sotto lopseudonimo di Rhoda Skinner o conduceva RadioAnch’io. Seppure possiate non crederci Lidia ha scrittoanche fotoromanzi e canzoni con Giovanni LombardoRadice. Ha scritto slogan pubblicitari e i testi di JohnnyDorelli a Premiatissima. Scrive le parole cheaccompagnano il documentario di Giuliana Gamba,prodotto dall’ormai famosa organizzazione “Un ponteper…”, sulle donne del Kurdistan. Mi dice che scrivere èun dono di natura, lei proprio non può farne a meno. E’onnivora, eclettica e una lavoratrice instancabile. Nonc’è week-end in cui il suo computer non sia acceso.“Lavoro molto e mi piace”, aggiunge mentre non smettedi rispondere ai telefoni e davanti a noi troneggia unameravigliosa palestra in miniatura, una di quellemacchine compatte in cui puoi fare tutti gli esercizi.Quando capita che la incontri mentre corre in pineta almare con al polso un orologio che misura passi e battiti,mi sembra un extraterrestre che sa fare tutto, unaformidabile creatura nella quale corpo e mente vannoalla stessa velocità. Non si ferma mai, Lidia, che arrivaalle presentazioni dei libri letteralmente correndo maelegantemente si cambia scarpe prima di entrare inlibreria e ripone quelle da running in una graziosa borsache si porta all’uopo. Mentre Lisa, la sua lupetta-collie cigira intorno in cerca di coccole, Lidia mi annuncia chesta scrivendo il libretto di un’opera su Dottor Jekill e Mr.Hide e guarda caso il buon dottore si trasforma in unadonna. “Ha parti in versi”, racconta elettrizzata, “che miimpegnano molto. Ma è così stimolante!”. Sembra chenulla la spaventi anzi rappresenti costantemente unasfida. Da vincere naturalmente. La sua vita è pienissimasempre in movimento tra conferenze, presentazioni,riunioni che prende molto sul serio. “Le donne sono piùserie degli uomini, si preparano per queste cose,quando devono parlare in pubblico e esprimere un puntodi vista”. Sottolinea questo fattore, si considera unaprofessionista seria. Eppure quando mi parla dinarrativa diventa più concentrata. Mi dice che è unadelle poche che potrebbero vivere di quello, sì, di librivenduti, di letteratura quindi. Ma non vuole. “Laletteratura impone tempi lunghi, imprevedibili”. Forseanche momenti di un vuoto straziante, mi verrebbe daaggiungere. Lei i momenti di vuoto non sa cosa siano.Quando le domando di quella benedetta voce cheappartiene allo scrittore, meno vincolato al linguaggiocodificato e alla committenza, risponde sicura: “Il timbroè lo stesso. E’ la tua voce, sia quando scrivi romanziche altre cose. E’ una voce riconoscibile quando seinella felicità narrativa e quando obbedisci alla regoleaustere di un semi-elaborato qual è una sceneggiaturaper esempio. Ma l’occhio è lo stesso, lo sguardo è unosolo, il proprio”. Spiega ancora: “Una persona ha unapoetica personale, dentro questa c’è anche unacoerenza politica”. Per questo ha deciso di non scriverepiù per la televisione, perché non poteva più usarlaquella voce, diventava afonia, afasia. Lei vuole mostrarele cose non evocarle. Così sta lavorando a un nuovoromanzo, di cui ha gettato via molte pagine che lesembravano inautentiche. “Se sento una nota falsa in ciòche scrivo, lo butto via”. E’ così che è ripartita da zero,per niente scoraggiata, forse le esce solo un piccololamento che non la spaventa. Se con le sceneggiatureera talmente veloce e sicura nella scrittura e aspettavaa consegnarle, pur pronte, per evitare ogni sospetto,con un romanzo no, è proprio diverso. Ha spostato ladata di consegna alla Rizzoli. Il titolo me lo da inanteprima, in cucina mentre versa il caffè con faretipicamente femminile del parlare di grandi cose tra ifornelli: Un amore tardivo. Bello.


VIVAin reteWEB&TVa cura di Maria Rosaria GrifoneWeb tv: una televisione da guardare sullo schermo delpc o un sito Internet dalle caratteristiche televisive?Entrambe le cose. Il nuovo medium, nato dalla sintesi tral’interattività tipica della rete e l’impatto coinvolgente dellatelevisione, offre la possibilità di fare una comunicazioneaudiovisiva per certi versi più avanzata e più efficace.L’integrazione dei due mezzi di comunicazione, televisivoe telematico, permette, inoltre, una maggioreindirizzabilità delle informazioni a target specifici, mentrel’utente, da parte sua, ha a disposizione unaprogrammazione che lo vede soggetto attivo nelpassaggio dell’informazione, con la possibilità diinteragire con un prodotto sia in diretta sia on demand.La web tv, quindi, non è semplicemente distribuzionedi materiali audiovisivi via Internet, è soprattutto unterreno fertile per sperimentare nuovi linguaggi etestare modalità innovative di fruizione dei contenuti.Per rendere al meglio, dal punto di vista tecnologico,la web tv ha bisogno di una linea Internet a bandalarga (Adsl o fibraottica), chespettatore può decidere cosa vedere in qualsiasimomento, senza vincoli di orario e di palinsesto, dellaprogrammazione di RaiUno, RaiDue e RaiTre.Dall’agosto 2002 è attivo Culturalweb, il quotidiano online del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. E’ unmodo innovativo e veloce di fornire ai cittadini notizie,interviste, recensioni, immagini, filmati su fatti epersone legati al patrimonio culturale italiano, al mondodello spettacolo e a quello dello sport. E’ disponibileall’indirizzo www.culturalweb.it oppure attraverso il linkpresente sul sito istituzionale del Ministero(www.beniculturali.it). Il quotidiano ha una sezione webtv, Culture.tv, che si definisce “la televisione dei beniculturali italiani”. E’ una vera e propria televisione suInternet che offre un ricco palinsesto di trasmissioni etelegiornali culturali per raccontare agli italiani arte,storia, letteratura, avvenimenti del teatro e della danza,del cinema e dello sport.Si rivolge ad un pubblico interessatoLive, il canale televisivo in diretta web di Rosso Alice,ogni giorno vanno in onda quattro ore di programmi indiretta, poi replicati per raggiungere venti ore algiorno di trasmissione. Quattro webjay conducono arotazione programmi dedicati all’attualità, allamusica, al cinema, ai videogiochi e“videochiacchierano” con gli utenti che si colleganoutilizzando personal computer dotati di webcam.Recentemente Telecom Italia ha annunciato, inoltre,un’intesa con Microsoft per la sperimentazione dellapiattaforma Iptv (Internet Protocol Television).L’obiettivo dell’alleanza tra il principale operatoretelefonico italiano e Microsoft è duplice: assicurarestandard di sicurezza più elevati nella gestione deicontenuti on demand che vengono acquistati su RossoAlice e successivamente verificare l’efficacia di alcunefunzionalità innovative che potrebbero cambiare ilmodo di vedere la televisione. Collegando la tv alcomputer, e quindi alla rete, saràpossibile vedere un programmaquando si vuole e non nell’oragarantisce una maggiorevelocità nella connessione.Ma che cosa offrono le televisioni che trasmettono viaInternet? Le web tv spaziano ormai su diversi argomenti:si possono vedere in tempo reale notiziari informativi,musica, sport ed altro. I canali video on demand danno,invece, la possibilità di vedere sullo schermo delcomputer videoclip musicali, telefilm, cartoni, intervistee quant’altro, ovunque e in qualsiasi momento.Dal grande serbatoio della Rai è nata, ad esempio,Rai Click (www.raiclick.rai.it), la prima tv on demandin Italia. L’archivio contiene circa 1.500 video: film,telefilm, sceneggiati, documentari, cartoni animati,telegiornali, dossier, musica, e tanto altro. Loall’approfondimento di tematiche dicarattere culturale anche lapiattaforma web, sviluppata da CultNetwork (www.cultnetworkitalia.com), il canaleculturale visibile nel bouquet digitale Mondo Sky –canale 142. Diventata uno spazio complementare e uncontenitore autonomo rispetto al canale televisivo,include anche una sezione video (Area Cult) pensatacome un web magazine dedicato all’approfondimentodelle tematiche culturali.Telecom Italia con il portale Rosso Alice(www.rossoalice.it) e Wind con Libero Broadbandpresentano contenuti on demand che spaziano daifilm agli eventi sportivi, alla musica, ai videoclip, aigiochi, all’informazione, alla videocommunity. Su Alicestabilita dalpalinsesto. Volendo, il programma potrà anche esserescaricato per essere rivisto in ogni momento.Proseguendo nello sviluppo dei contenuti a bandalarga, Telecom Italia ha firmato un accordo biennalecon Warner Bros. International Television pertrasmettere su Rosso Alice oltre cento film l’anno.A partire dal 1° dicembre tutti i navigatori dotati dicollegamenti in banda larga possono acquistare sia ititoli nuovi, sia i classici della library Warner. Tutti i filmsono fruibili in modalità streaming nel corso delle 24ore successive al momento dell’acquisto. L’accordoprevede, inoltre, che le due società si impegnino acollaborare contro la pirateria on line.


VIVAVERDI111Anche Wind ha grandi progetti per la banda larga epunta soprattutto sulla musica con un music store, unnegozio di musica on line con un catalogo di 450 milabrani che sarà attivo sul portale Libero (www.libero.it).Intanto il nuovo portale broadband.libero.it giàpropone un bouquet di contenuti Adsl on demandscaricabili sul computer: musica, film, videoclip,giochi. Entro l’anno la tv di Wind avrà anche un’offertalive, fruibile in modo interattivo sul pc.Tiscali, l’altro grande protagonista dello sviluppo diInternet in Italia, dopo aver lanciato le video news(filmati su notizie di cronaca), ha in programma neiprossimi mesi un’offerta di video on demand.Una web tv molto originale è My-tv, “la primatelevisione nata dal web” (www.my-tv.it). Il palinsesto diMy-tv è costituito da servizi video, non ha fasce orarierigide, tutti i contenuti restano a disposizione 24 oresu 24, con libertà di programmazione e di interazioneper l’utente. I programmi di My-tvsono articolati in tre areeguarda con il mouse”. Propone filmati e trasmissionidi vario genere.LDMweb.it (www.ldmweb.it), invece, grazie all’utilizzodella tecnologia streaming media, realizzatrasmissioni in cui tutte le persone munite di webcampossono intervenire in tempo reale proponendodomande agli ospiti in studio su argomenti relativi allapolitica, allo sport, alla musica, al cinema, alla sanitào all’economia.Se la maggior parte delle web tv presenta un’offertamolto variegata, alcune si caratterizzano per la lorospecializzazione. E’ il caso di Coming Soon(www.comingsoon.it), la televisione dedicata al mondodel cinema, con anteprime, trailer, recensioni, elencodei film in proiezione nelle sale ed archivi video.Far conoscere meglio gli autori contemporanei è,invece, l’obiettivo di Nonleggere.it(www.nonleggere.it), il canale streaming dedicato allaletteratura che offre anche video interviste aiprotagonisti del mondo letterario.sia in diretta, sia on demand, poiché ogni filmato vieneinserito automaticamente in un data base consultabiledall’utente secondo le sue necessità.“La Pa che si vede” è lo slogan di TelePa(www.telepa.it), la web Tv del Ministero della FunzionePubblica e del Formez che informa quotidianamentesulle attività della pubblica amministrazione italiana conapprofondimenti sulla comunicazione e focus sulpanorama europeo. Vuole essere una fonte diinformazione specializzata non solo per gli operatoridel settore, ma per tutti i cittadini. Sulla scia di TelePa,sono nati canali televisivi veri e propri trasmessi viaInternet dalle amministrazioni locali, alcuni dei qualioffrono notiziari e approfondimenti giornalistici, dicultura, di spettacolo, di economia e di sport.L’offerta di contenuti da parte delle televisioni suInternet spazia dunque in molti campi, ma attualmentela web tv rimane ancora un mezzo che non conquistail grande pubblico. Tuttavia il continuo aumento delnumero di connessioni veloci ad Internet dimostra chel’impatto della rete anche sulfuturo della tv è destinato acrescere.integrate:musica,spettacolo e attualità.Bluchannel (www.bluchannel.tv) si presenta come“la stream tv”. Offre un’ampia copertura informativasu cultura, cinema, eventi, incontri, scienza, nuovimedia e sport. Opera, inoltre, nel campo dellaproduzione di video giornalistici, format multimedialie web movie per il mercato stream tv.Deejay Tv, nata nel 1983 come un appuntamento suItalia 1, è diventata un canale a sé stante e può essereseguita via web. Basta cliccare sul pulsante “Guarda laTv” che si trova su ogni pagina del sito www.deejaytv.it.Italia TV (www.italiatv.it) si definisce “la Tv che siBloomberg Television Italy è il canale televisivo italianovia web di informazione non-stop dedicato al mondo degliaffari. E’ inserito nel sito www.bloomberg.com, uno deicinque siti di finanza ed economia più visitati del web.Anche Yahoo, conosciuto come uno dei miglioricollettori di contenuti a livello mondiale, ha prodotto unsuo canale di web Tv dedicato al mondo finanziario,Finance Vision (http://vision.yahoo.com/). Grazie adun’impostazione semplice e diretta, Finance Vision si èfatto apprezzare dagli utenti di Internet come una fontespecifica di notizie su tutto ciò che concernel’economia di oggi. La programmazione disponibile è


nuove disciplineNella pagina disinistra Gianluigidi Franco,musicista epsicologo,accanto alpercussionistaTony EspositoDIDATTICAMUSICA O MUSICOTERAPIA?di Gianluigi Di FrancoIn Italia se ne parla dal 1978 ma solo oggi cominciano ad esserci attività di tipoistituzionale, che prevedono la possibilità di erogare un titolo e quindi garantire unapotenziale serietà del professionista. Di che si tratta? Il musicoterapista è una figura acavallo tra il socioeducatore ed il riabilitatore“…Sapore di sale, sapore di mare, che hai sulla pelle,che hai sulle labbra …”; “…Caro amico ti scrivo cosìmi distraggo un po’…”. Sono melodie conosciute, maanche l’incipit della 5ª sinfonia di Beethoven oppure lamelodia senza testo di una canzone napoletana o,ancora, l’uso di un frammento ritmico scelto perimprovvisare con la voce, con le percussioni o con unmetallofono.E’ l’ascolto del brano di Gino Paoli o di Lucio Dalla, maanche la ripetizione e la variazione di uno di questi,oppure ancora è la parodia del testo che rispetta lamelodia o la creazione di un brano ex novo, che puòtenere conto dello schema classico di una canzonepopolare. E’ la voce di un bambino oppure è la voce delbambino che è dentro di noi; è la possibilità di usare lamusica in un’accezione più ampia come uno strumentoulteriore per facilitare l’espressione di sé e migliorare lacomunicazione fra le persone, siano queste affette dadisturbi diagnosticati, oppure da persone normali chemanifestano la necessità di un supporto che le aiuti amigliorare queste componenti.Queste mie affermazioni partono da un lavoroappassionato ed entusiasta che svolgo da 25 anni comeoperatore culturale della musicoterapia, ma nasconoancor prima dal musicista compositore che fa il suopercorso e arriva ad interpretare e co-comporre, tra glialtri, brani di successo quali Kalimba de luna con TonyEsposito (con cui ho ricevuto il Disco d’Oro e del qualesono state fatte oltre 25 versioni in tutto il mondo), Astu-as(entrambi vincitori del Disco per l’Estate) o anchePapa Chico che insieme con gli altri continua ad essereun hit d’ascolto soprattutto nel Nord Europa.Queste affermazioni partono da tale base e sirivolgono, in particolare, a tutti i compositori di musicaleggera e non, per far capire quale importanza ecollocazione la musica e le composizioni relativepossano avere in questo contesto.E’ interessante aggiungere a questo livello di come datanti anni a Londra presso il Centro Nordoff-Robbins dimusicoterapia, fra i più qualificati e rappresentativi, cisia il supporto di artisti quali George Michael ed EltonJohn e di come spesso a suonare con i bambini delCentro ci sia Phil Collins. In America è musicoterapistaun certo Stanley Jordan e in Italia si sono aperti aduna formazione di questo tipo musicisti come FaustoMesolella (Avion Travel), Brunella Selo, Josè Molina(Gipsy Kings), Grazia Di Michele e hanno manifestatoun interesse specifico anche Franco Mussida (Pfm),Rino Zurzolo (bassista di Pino Daniele), FrancescoD’Errico, Giovanni Imparato (Orchestra Italiana diRenzo Arbore). Tutto ciò per far capire l’importanza dicome la competenza musicale di base non debbanecessariamente riguardare solo quella classica, maanzi poter provenire dall’ambito leggero e popolare,poiché è quello tra l’altro che contiene maggiormenteil senso dell’improvvisazione e il lavorare in manieracreativa su giri armonici tipici della musica popolare.La musicoterapia è un contenitore disciplinarericonosciuto da oltre 30 anni in molti paesi del NordEuropa come anche in Italia e, dopo fasi preparatorie,comincia ad aprirsi ad una possibileistituzionalizzazione. Poiché l’ottica della materia è ditipo multidisciplinare, essa prevede l’approfondimentoin settori diversi, quali l’area medica per la conoscenzadi alcune patologie descritte nella casistica per le qualil’uso della musica svolge una funzione utile (sindromedi Down, autismo infantile, morbo di Parkinson, disturbievolutivi dello sviluppo, balbuzie evolutiva, riabilitazionepsichiatrica dell’adulto, coma lieve, etc.), l’areapsicologica per la conoscenza di alcuni concetti basequali quello di emozione, relazione, meccanismi didifesa, espressione, comunicazione, etc. Ed ancoral’area musicoterapica, cioè la storia dellamusicoterapia, dei suoi “modelli riconosciuti”,soprattutto delle tecniche adoperate, dove si parla conun linguaggio aderente ad una competenza musicale dibase: ascolto di brani conosciuti scelti in manieraselettiva per i bisogni del singolo soggetto, tecnicheimprovvisative, tecniche empatiche (imitazione,microvariazione, sincronizzazione, botta e risposta,etc.), drammatizzazione sonora, composizione dicanzoni (che vuol dire partire da elementi semplici eaiutare il soggetto ad esprimere in formaestemporanea ad esempio una melodia, doveprobabilmente potrà comparire un testo edaccompagnarlo con ritmo e con l’armonia).Oggi tutti parlano della musicoterapia come unanuova disciplina per una nuova professione. Comesempre succede in questi casi è importante e nellostesso tempo difficile stabilire i criteri di formazione ele caratteristiche specifiche del profilo professionale.Una cosa è certa. In Italia si parla di musicoterapia dal1978 ma soltanto oggi cominciano ad esserci attivitàdi tipo istituzionale, che prevedono la possibilità dirilasciare un titolo e quindi garantire una potenzialeserietà del professionista. E’ altrettanto evidente cheper arrivare a questo punto c’è stato bisogno di viverefasi pionieristiche, che hanno portato allasperimentazione di modelli di intervento con alterne


VIVAVERDI113vicende. Sicuramente il processo però è servito perfare chiarezza sulla strada da percorrere e fornireelementi di ordine disciplinare e interdisciplinare,affinché oggi si possa più facilmente pianificare unprogetto formativo ed identificare che cosa e doveesattamente l’operatore di musicoterapia (cosiddettomusicoterapista seguendo l’accezione anglosassone di“Musicterapist”) possa intervenire e svolgere la suafunzione in ambito psicopedagogico (prevenzionenell’ambito della scuola primaria e secondaria),riabilitativo (l’uso del suono della musica comestrumento di supporto ad altri interventi in centri diriabilitazione infantile, tossicodipendenza,psicogeriatrici, comunità terapeutiche, etc.) esociosanitario (l’uso di tecniche mirate finalizzate asedare l’ansia del paziente, del nucleo familiare e deglioperatori sanitari e parasanitari in ambito ospedaliero).Poiché le provenienze culturali che confluiscono nelladisciplina sono molto diverse, si può dire che per moltotempo questa multidisciplinarietà poteva essereconsiderata una “multiconfusionalità”. Nell’ottica dellarelazione fra Istituti differenti e le minori resistenze traambiti disciplinari diversi diventa più facile pensare aduna sintesi e ad una opportuna collocazione di questadisciplina in un luogo ed in una prospettivapossibilmente gestita da varie realtà istituzionali checollaborano. Ad esempio, si parla della Facoltà diMedicina, del Conservatorio di Musica, della Facoltà diScienze della Formazione e di Associazioni odorganismi privati che apportano il know how specifico.Da questo punto di vista, oltre ai Corsi a carattereprivato con differenti sponsorizzazioni e patrocini, chenegli ultimi anni fioriscono ormai dappertutto sulterritorio nazionale, la musicoterapia si sta collocandosempre di più nell’istituzione pubblica: è diventatatecnica all’interno di Scuola di Psicoterapia, è diventataun Master post-laurea alla Facoltà di Medicinadell’Università di Padova, alla Facoltà di Medicina delPoliclinico “Gemelli” di Roma, alla Facoltà di Scienzedella Formazione dell’Istituto Universitario Suor Orsola diBenincasa di Napoli; è diventata un Corso riconosciutodal Miur nel 2003 quale Corso Sperimentale della nuovaRiforma dei Conservatori, come all’ “U. Giordano” diFoggia dove gli allievi hanno conseguito per la primavolta il titolo di Laurea in Musicoterapia.E’ evidente che più tale processo andrà avanti e più lesingole Regioni dovranno tenerne conto ed operaresul territorio per identificare sempre meglio e di piùcome utilizzare nei propri contesti territoriali laprofessionalità di questi operatori.Prevalentemente il musicoterapista che cosa devesaper fare?deve esprimere la capacità di stabilire con l’altro/irelazioni empatiche con l’uso del suono della musica;deve saper fare un’osservazione delle operazioni checonduce, le quali devono essere a loro volta leggibilidagli altri operatori con cui si trova ad operare;deve sapere effettuare una valutazione progressiva delpercorso, nel senso che deve fare riferimento ad unpiano metodologico, a partire dall’ipotesi di trattamentodei bisogni della persona/e con cui è in atto il processo,per capire quali risultati si stanno ottenendo o se siaopportuno modificare qualcosa.La figura del musicoterapista è una figura a cavallo tra ilsocioeducatore ed il riabilitatore, calato specificamentenell’uso delle tecniche musicali e lì, dove opera in uncontesto terapeutico riabilitativo, interviene suindicazione del terapeuta (medico o psicologo) ed ècontrollato da questi in tutto il suo percorso.Ma la musica c’entra e direi anzi che la competenzamusicale in senso lato costituisce il prerequisito peraccedere ad una prospettiva di tipo strettamentemusicoterapeutico.E’ per questo che c’è bisogno di informazione,sensibilizzazione e coinvolgimento di altre Istituzionimusicali che operano per un patrimonio musicaleanche di generi quali il jazz, la musica leggera, lamusica popolare, etc.Gianluigi Di FrancoMusicista, compositore, musicoterapista, socio <strong>Siae</strong>Direttore Corso Musicoterapia Isfom Napoli eConservatorio “U. Giordano” di Foggia


VIVAnel mondoGESTIONE DEI DIRITTIQUALI REGOLEPER LE SOCIETÀ?di Stefania ErcolaniSono numerose le vicende che possono far volgere lo sguardo verso le società degliautori straniere per capire in che misura differiscono dal modello <strong>Siae</strong> di ente pubblico abase associativa, sottoposto alla giurisdizione del Tar e del Consiglio di Stato. E' facilecosì scoprire che nessuna società di gestione collettiva dei diritti in Europa o nel mondooccidentale ha una situazione giuridica simile alla <strong>Siae</strong>. Ma, possiamo aggiungere, cheanche le società straniere si differenziano le une dalle altreNella Comunità, le più distanti sono la societàtedesca Gema e la società britannica Prs. La prima èsoggetta ad una regolamentazione specifica, dettataper tutte le organizzazioni di amministrazione collettivadei diritti attive in Germania, mentre la seconda è unaSociety Limited by Guarantee, come una qualsiasiimpresa di servizi. Tra le due situazioni (legge specialein Germania e totale deregulation del settore in GranBretagna) si situano, con diversi caratteri, tutte le altresocietà degli autori, esclusa la <strong>Siae</strong>.Benché svincolata da obblighi speciali in relazione allasua composizione, la Performing Right Society èsottoposta ai controlli dell’autorità Antitrust britannica,che è intervenuta molto pesantemente nel 1985 suisuoi sistemi di gestione e sulle regole associative. Irisultati dell’indagine della Monopolies and MergersCommission sono pubblicati in un volume di oltre 300pagine. La Mmc ha presentato anche proposte dimodifica delle rules of association, che sono stateadottate dalla società. Inoltre, nel Regno Unito lecontroversie sulle tariffe non sono sottoposte allamagistratura ordinaria bensì ad uno speciale organismodenominato Copyright Tribunal, che – con una specialeprocedura – può indicare la misura dei compensi e lecondizioni delle licenze rilasciate dagli organismi digestione collettiva del diritti d’autore o connessi.Ben più complessa la situazione tedesca. L’attivitàdi gestione dei diritti è regolata da una legge quadroche risale al 1965, modificata varie volte, l’ultima il 10settembre 2003. In 21 articoli sono stabilite le regolefondamentali cui devono sottostare le organizzazionicome la Gema per i diritti d’autore o la Vgl per i dirittidegli artisti, ecc. Infatti in Germania, non soloesistono società diverse per categorie di opere (laGema per la musica, la Bildkunst per le arti figurative,la Wort per le opere letterarie, ecc.), ma esistonoanche organizzazioni composite, dotate di autonomiagiuridica ed operativa, che agiscono nell’interesse dipiù categorie di titolari, come ad esempio la Zpu(Zentralstelle für Private Überspielungsrechte), cheriscuote il compenso per copia privata per conto dellageneralità dei beneficiari.Indipendentemente dal tipo di organizzazione, aciascuna di esse si applica la HrhWg (legge sullagestione dei diritti). Ciascuna deve ottenereun’autorizzazione dal Patentamt (autoritàamministrativa in materia di proprietà intellettuale),che è tenuto a concederla, d’intesa con l’autoritàAntitrust, se sono rispettate le condizioni di legge.La legge stabilisce anche gli obblighi ed i doverifondamentali delle società tedesche in materia diripartizione dei diritti, di trattamento degli associati edi attività a sostegno della cultura, ferma restando lanatura privatistica di questi organismi.Le controversie sulle tariffe sono decise da unUfficio arbitrale appositamente nominato ogni quattroanni dal Ministero della Giustizia. Le decisioni deltribunale arbitrale possono essere impugnate avanti algiudice ordinario. Le controversie sulle regoleassociative e sul contratto di adesione sonosottoposte con la stessa procedura all’Ufficioarbitrale e, se non c’è accordo sulladecisione, alla magistratura. Considerata laspecializzazione e la complessità delle decisioni, èraro che il giudice federale si discosti dalleconclusioni dell’Ufficio arbitrale.A conclusione di queste brevi osservazioni, basticonstatare che esistono in tutti i paesi controversie econtrasti di interessi sulle regole di ripartizione e sulladivisione dei poteri nelle società degli autori; tuttavia,anche dove siano previste regole specifiche per lagestione collettiva dei diritti, controversie di questo tiponon pongono in discussione l’autonomia delle società.


VIVAdal mondodi Cristina WysockiVIVAVERDI115COPYRIGHT WORLDLa situazione del diritto d’autore sui brani musicaliscritti in collaborazione da vari autori potrebbe essereuniformata, in ambito Ue, in base ad un documentodella Commissione Europea. Attualmente, gli Statimembri trattano simili opere sia come scrittecongiuntamente che come lavori collettivi ma ildocumento indica che “sarebbe opportuno chiarire icriteri per calcolare il temine della tutela nel settoremusicale (…) introducendo una regola analoga aquella in vigore per le opere cinematografiche”. Iltermine di tutela per tali opere è infatti calcolato sulladata di morte dell’ultimo coautore sopravvissuto. Unaregola del genere dovrebbe appianare l’attualesituazione, per cui le opere scritte congiuntamentepossono essere ancora sotto tutela in un Paese e dipubblico dominio in un altro.NORDIC BUSINESS REPORTLa società d’autori finlandese Teosto ha richiestopubblicamente, nel corso di una trasmissione delcanale nazionale d’informazione Yle24, una modificaalla legge sul diritto d’autore. Si tratterebbe di teneresotto maggiore controllo alcuni espedienti chepossono danneggiare, anche gravemente, l’incassodei compensi sulla vendita dei supporti vergini chesono corrisposti agli autori a titolo di “risarcimento”per la copia privata. Recentemente, infatti, unrivenditore finlandese on-line ha sperimentato unsistema di vendita ai consumatori finlandesi tramite lasua filiale estone, evitando così di versare ilcompenso per diritto d’autore e senza essere perquesto sottoposto ad alcuna sanzione. (NordicBusiness Report, 29 settembre 2004)L’annuario 2004 della società spagnola Sgae offreun’ampia panoramica sui dati dei concerti tenuti inSpagna l’anno scorso. Si calcola che il numero deiconcerti di musica leggera, 101.323, sia aumentato del4%, malgrado una diminuzione del 3,6% nelle presenze:22 milioni e 700mila, con un aumento del 10% negliincassi dalla vendita dei biglietti, che ha raggiunto quasi116 milioni di euro. La Sgae rileva che, se i grandiconcerti negli stadi sono diminuiti del 22%, si èregistrato un grande incremento di concerti didimensioni più contenute. I concerti di musica classica,16.502, sono invece diminuiti dell’8%, probabilmente acausa del decremento (-11,6%) dei concerti gratuiti, conuna flessione dell’8,6% nel numero delle presenze, chesi attestano intorno ai 5 milioni.Il Rappresentante statunitense per il Commercio etre dipartimenti governativi hanno lanciato unacampagna antipirateria intitolata “Stop!” (StrategyTargeting Organized Piracy: strategia per colpire lapirateria organizzata). Il programma prevedeprincipalmente l’assistenza alle società statunitensi perfar rispettare i loro diritti, il controllo affinché le mercipirata non entrino negli Stati Uniti e l’aggiornamentodelle norme sul diritto d’autore. Nello stesso tempo, ilDipartimento di Stato statunitense ha annunciato unostanziamento di 1,19 milioni di dollari a supportodell’applicazione delle leggi sulla proprietà intellettualein tutto il mondo, e in particolare in Paesi quali ilBrasile, il Pakistan, la Corea del Sud e la Malesia.Dopo quasi quattro anni di trattative, il Comitatoper le Licenze Musicali Radiofoniche, che rappresentagran parte delle quasi 12.000 emittenti radiofonichestatunitensi, e la società d’autori Ascap – con i suoipiù di 190.000 associati – hanno siglato un nuovoaccordo per le royalties. Eliminando del tutto ilsistema che collegava il pagamento delle royaltiesagli incassi delle emittenti, ci si baserà invece sullapotenza della stazione radio e sulla quantità di musicamessa in onda. L’accordo, da quasi 1,7 miliardi didollari e con effetto in parte retroattivo, avrà durata dinove anni, perfezionando le tariffe di licenza per ilperiodo 2001-2003 e stabilendo i nuovi importi per il2004-2009. Vi saranno incluse anche le emittenti viaInternet. (Daily Variety, 19 ottobre 2004)Il mercato polacco dell’editoria è in costantecrescita e sta attirando molti investitori stranieri, comeBertelsmann, Macmillan, Reed Elsevier e Reader’sDigest. Si prevede che le vendite dei libri in Poloniaavranno un incremento, nel 2004, del 5%,raggiungendo il miglior risultato degli ultimi tre anni, esuperando, in percentuale, la Germania (+0,7%), laGran Bretagna (+0,6%), la Francia (+3%) e gli Stati Uniti(poco meno del 2%), pur trattandosi di una nazione, intermini economici, ben più povera di quelle occidentali.Ciò si rispecchia anche negli incassi dell’editoria: più dinove miliardi di euro in Germania, a fronte dei 500milioni di euro in Polonia. Nell’ambito dell’Est europeo,la Polonia è in netto vantaggio per titoli pubblicati e permedia di copie stampate, differenziandosi ampiamente,ad esempio, dalla Slovacchia, dove un terzo dellapopolazione non legge libri, per cui si stima che levendite caleranno quest’anno del 10-15%.Il rapporto tra la diffusione globale di Internet e leleggi nazionali sul diritto d’autore sta creando delledifficoltà al Progetto Gutenberg, biblioteca virtuale cheraccoglie on line le opere della grande letteraturamondiale, fuori diritti, per facilitarne l’accesso. Unmembro australiano del progetto ha recentementeinserito sul suo sito web, per lo scaricamento gratuito,il romanzo di Margaret Mitchell Via col vento (1936).Mentre i diritti della Mitchell scadono in Australia nel1999, per la legge statunitense il libro è ancoratutelato fino al 2031, per cui i legali del patrimonioMitchell hanno ottenuto l’immediata rimozione del testodal sito, né il Progetto Gutenberg possiede i fondi persostenere processi che probabilmente perderebbe. Isiti Internet accessibili in tutto il mondo, nel rispetto deldiritto d’autore, dovranno quindi attenersi, tra le legginazionali, a quelle che attribuiscono alle opere il piùlungo termine di tutela.


VIVAVERDI116faenzaNella foto sopra GiordanoSangiorgi; a sinistra, SapoMatteucci premia Nada;Nicola Arigliano conSangiorgi e Roberta BarberiniMEETING ETICHETTE INDIPENDENTILO SLOW FOODDELLA MUSICA DI QUALITÀdi Sapo MatteucciAdriano Celentano è stato il primo a scegliere la stradadell’autoproduzione, creando nel 1961 la propriaetichetta: il Clan Celentano. Da allora, su questastrada, si sono susseguite in Italia moltissime tappecon molti nomi: dagli Stormy Six alla Cramps diGianni Sassi (Alberto Camerini, Eugenio Finardi)della metà degli anni’70, alla Ira di Alberto Pirelli,che nel 1984 lancia i Litfiba, fino agli Isola Posse, aiMau Mau e agli Almamegretta. Nei primi anni ’90,Gianni Maroccolo lancia i Marlene Kuntz, creaSonica e con essa il Consorzio ProduttoriIndipendenti; tra i suoi artisti annovera i Csi, gliStatuto, i Timoria. Sull’onda di queste novità, lemajor realizzano strutture interne autonome checon un proprio budget, lavorano suprogetti innovativi. LaPolygram da vita allaBlackout Italia cheproduce i CasinoRoyale e i ModenaCity Ramblers, mentrela Sony, sotto l’etichettaNoys, sforna, fragli altri, i Bluvertigo e Yo YoMundi. Intanto da qualche anno, a Faenza, il mondodegli Indipendenti si riunisce al Meeting delleEtichette Indipendenti e proprio al Mei, nel 2001,nasce Audiocoop, guidata da Giordano Sangiorgi,che abbiamo intervistato.Sangiorgi, cos’è AudioCoop e com’è nata?AudioCoop è stata costituita nel 2001 ed è la terzaassociazione di categoria di discografici italiani, conDal 26 al 28 novembre s'è tenuto a Faenza l'ottava edizione del Meeting delle EtichetteIndipendenti, che riunisce gruppi, studi di registrazione, case produttrici e operatori delsettore. Il successo di un'iniziativa che si batte contro la “mcdonaldizzazione” dellamusica. Ne parliamo con Giordano Sangiorgi, presidente di AudiCoopFimi e Afi. E’ stata costituita nell’ambito del Mei edassocia circa 110 indies e rappresenta circa il 4-5%del mercato discografico italiano. Fra le sue iniziativepiù importanti c’è la continua sollecitazione perrealizzare una legge sulla musica in grado di sostenerela nuova scena musicale italiana (sostegno a operaprima, festival, quote in radio e promozione all’estero)e l’abbattimento dell’Iva sul Cd al 4% per equipararlocosì agli altriprodotti culturali.Per noi è statomolto importanteil rapportocon la<strong>Siae</strong> per poteraccedere con inostri associatialla ripartizione per idiritti sulla copia privata ed è stato da poco conclusoanche un accordo con Scf (la Società che riscuote idiritti connessi per l’utilizzo di prodotti fonografici)per ottenere la ripartizione dei diritti connessi deigrandi media radiotelevisivi, anche per le indies italianedi area pop-rock. Con la Fimi abbiamo partecipatoal Midem di Cannes fin dal 2001. Promuoverela musica italiana all’estero è uno degli impegni fondamentalidi Audiocoop, che ha ottenuto il riconoscimentodel Ministero della Attività Produttive peressere presente al Popkomm di Berlino, al MusicWorks di Glasgow e al Womex di Essen, proprio perfar conoscere la nostra musica.Come è organizzata e quali i temi all’ordine del giorno?Ha 15 sedi regionali e ha stipulato accordi con lanuova Accademia della Canzone di Sanremo.Sostiene alcuni tra i più importanti festival peremergenti come Coop for Music e Diesel-U-Music,oltre al network del MeiFest che associa più di sessantafestival per emergenti da tutt’Italia. Abbiamoanche appoggiato il lavoro di distribuzione indipendentedi MediaMusicaItalia di Hullaballoo e di altre15 indies e di Microstore di Storie di Note.Attualmente Audioccoop sta lavorando per la valorizzazionedel mercato indies nel suo complesso, stipulandoaccordi con la piattaforma on line di PeterGabriel e con la nuova distribuzione su telefonia conla Tim, affinchè la nuova produzione musicale indipendentesia al passo con i nuovi modelli distributivi.Collabora strettamente con il programma Demo dellaRai per la valorizzazione della musiche prodotte dalleindies e sta lavorando per un accordo con Rai Trade.Tra i suoi obiettivi c’è l’adesione a Impala, il networkeuropeo degli indipendenti, e la presenza – che vorremmoinsieme alla <strong>Siae</strong> –, al prossimo Midem 2005.


FAENZA/MEI. LA SIAE INCONTRA GLI INDIPENDENTIdi Maria Cristina LocoriVoi vi definite “produttori indipendenti”. Può spiegarecosa significa concretamente?Audiocoop associa etichette e produttori discograficiindipendenti che motivano la loro adesione, praticandol’esercizio della solidarietà e dell’informazionereciproca, della rivendicazione di istanzecomuni e della difesa del proprio lavoro. Riteniamoche in un mondo discografico e musicale controllatoda poche multinazionali, “indipendente” sia coluiche non fa parte – appunto – di questi gruppi, con ilrelativo “libero arbitrio” sui propri mezzi e sullapropria creatività. Siamo molto attenti all’autonomiadei musicisti e agli elementi di ricerca e d’innovazione.Questi sono, in sostanza, i tratti salienti dellanostra identità. Non va dimenticato poi, anche iltratto essenziale, già detto, dell’attività di promozionee di crescita professionale per tutti gli aderentiall’Associazione. Insomma ci confrontiamo colmercato cercando d’innovare e di mantenere intattala passione. Tutto ciò non potrebbe essere vistocome uno stato un po’ infantile della produzione, incui i sogni prevalgono sulla realtà?E’ facile infatti imbattersi in proclami di questo tipo:”L’industria discografica deve puntare alla qualità”.Ma chi la stabilisce la qualità?La critica, il pubblico. La qualità “premiata” si puòriconoscere di fatto solo dopo e non prima.. Solo isogni riescono a sfidare lo status quo e a modificarlo.Qualche anno fa era impensabile trovarci di frontealla realtà di questo mercato indipendente, che nelnostro Paese è riuscito a imporsi come “marchio”.Qualità significa un certo modo di lavorare: faresquadra, lavorare con la passione degli artigiani inuna bottega e creare un network tra gli operatori delsettore da coinvolgere nelle realizzazioni. Bisognacredere in quel che si fa e assumersi anche dei rischi,sapendo che si lavora in un contesto, anche dal puntodi vista della creazione del gusto, determinato daquello che genericamente si può definire il potere el’organizzazione d’un industria culturale molto forte,capace di spendere molto per promuovere un disco.Per fortuna ci sono ancora delle riserve radiofoniche,che permettono di proporre prodotti non “allineati”.Se fosse un cocktail, la ricetta potrebbe essere più o meno questa: prendi uno shaker, mettici dentro 300espositori, 400 artisti, spruzza 7 convegni stimolanti, insaporisci con dei premi, agita i 25.000, versa iltutto su un tappeto di testi ed ecco servita l’ottava edizione del Meeting delle Etichette Indipendenti (Mei).La formula funziona e dietro le quinte c’è un affaticato quanto soddisfatto Giordano Sangiorgi, direttoreartistico dell’iniziativa e presidente di Audiocoop, l’associazione che segnala la crescita continua dellaproduzione discografica indipendente e la stima attualmente intorno ad un quarto dell’intero mercato.Una realtà importante, quindi, che ha l’esigenza di farsi conoscere dalle istituzioni e di confrontarsi al suointerno. Da qui la sezione congressuale, nella quale in rapida successione si è parlato, fra l’altro, diResistenza, riviste musicali, del futuro della musica dal vivo nell’Era Digitale, delle prospettive della musicaetnoautorale, dei festival degli emergenti. Momenti di dialogo proficuo si sono registrati anche in occasionedei convegni cui la <strong>Siae</strong> ha partecipato con Manlio Mallia (I nuovi modelli di distribuzione della musica, sullatutela dei diritti con la diffusione delle moderne tecnologie) e Sapo Matteucci (La <strong>Siae</strong> incontra gliindipendenti), vivaci e costruttivi confronti in apertura dell’assemblea degli associati Audiocoop.Ai dibattiti sul futuro si sono affiancati i riconoscimenti per i successi raccolti in un passato anche recenteda alcuni operatori del settore: in particolare la serata inaugurale, al Teatro Masini, è stata dedicata aivent’anni di attività dell’agenzia “Cose di Musica”, che ha visto esibirsi molti dei propri artisti, come Pacifico,Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Omar Pedrini, La Crus, Carlo Fava, Tetes de Bois, Samuele Bersani,Daniele Silvestri e Piccola Orchestra Avion Travel, menrtre i Pooh e Gianna Nannini hanno partecipato adistanza con affettuosi saluti e ringraziamenti. Fra i diversi riconoscimenti (miglior autoproduzione, solista,tour, etichetta, produzione artistica), la <strong>Siae</strong> ha premiato Nada (come autrice dei testi e compositrice) e leedizioni Danny Rose per il miglior album indipendente 2004 Tutto l’amore che mi manca.Quali sono i principali problemi che i produttoriindipendenti devono affrontare?Sinteticamente sono questi: far capire che il lavorodel produttore discografico deve avere dignità culturale,pari a quella, ad esempio, d’un editore librario.Ci vuole una legge sulla musica che affronti problemiquali l’Iva al 4%, le quote in radio, la promozionedella nostra musica, il sostegno economico alla produzionedi opere prime italiane. Insomma far crescerela musica al di fuori d’un obbligato processo di“mcdonaldizzazione”. Noi siamo lo Slow food dellamusica di qualità, ma non siamo bambini. Vogliamodifendere i nostri diritti, per esempio per lo sfruttamentodelle nostre produzioni on line, sulla telefonia,ecc., e migliorare anche i canali distributivi.Audiocoop, Mei, è un tutt’uno?All’inizio sì. Audiocoop è nato proprio all’internodel Mei da un’idea di Luca Fornari, GiampieroBigazzi, Giulio Tedeschi, Enzo Onorato, OresteZurlo e qualche altro. Oggi è diverso: i partecipantidel Mei sono cresciuti a dismisura e vannoben al di là dei componenti di Audiocoop.E come sono i vostri rapporti con la <strong>Siae</strong>?Buoni. Un avvio positivo, che va rafforzato. La <strong>Siae</strong> haampiamente riconosciuto ruolo e potenzialità diAudiocoop, ma dovrebbe fare di più. Appoggiare lerichieste di Audiocoop al Governo, operare convenzionie sostenere la partecipazione degli indipendentiad appuntamenti importanti fuori d’Italia.Ad esempio?Il Midem.I produttori indipendenti sono spesso stati una fucinadel nuovo: Litfiba,Csi, Marlene Kuntze, Timoria,Subsonica ed altri. E oggi che nomi si possono fare?Tantissimi, sia nuovi che storici. Talmente tanti – ilMei in questo senso è davvero una vetrina amplissima– che una lista sicuramente finirebbe coldimenticare qualcuno. Mi preme però segnalaretutti quelli che con il loro lavoro non si fermano maialla ripetizione di un sound di successo ma continuanoa cercare l’innovazione e la contaminazione.Sono quelli che guardano un passo avanti e contribuisconoa costruire la nuova scena.Come si risolve il grande dilemma: essere indipendentipuri, oppure affidarsi alle grandi case discograficheper la distribuzione?Con la propria coscienza, come sempre. Credo che lamigliore cosa sia certamente quella in cui ci si affidaad indipendenti per la distribuzione, ma allo stessotempo se rimane una propria totale autonomia creativa,artistica e produttiva, l’essere distribuiti da unagrande casa discografica non toglie niente al tuo lavoroe permette di farlo arrivare al maggior numero dipersone possibile. Noi lavoriamo comunque fin daora per creare una rete e un network indipendenti.


VIVAVERDI118premio siae/tencoSTEFANO VERGANILA MUSICA? UNA PASSIONEPER CAMPAREdi Letizia PozzoNella foto,Daniele Vergani“La mia per la musica, più che una professione, laconsidero una passione eppure, nonostante questamia convinzione, ci camperei volentieri”. Cosìla pensa Stefano Vergani. Ha appena ventidueanni il cantautore di Bernareggio in Brianza cheha ricevuto a Sanremo il Premio <strong>Siae</strong>-Imaie/ClubTenco per il 2004 come miglior autore emergente.Questo è il suo primo riconoscimento e l’haricevuto sabato 30 ottobre, nel corso della terzaserata della 29ª edizione della rassegna della canzoned’autore. Quasi non se l’aspettava.“Ho cominciato a scrivere da giovincello, all’età di 16anni, per gioco – raccontaVergani a Vivaverdi –, e,se può interessare, ho vissutogli ultimi due anni inun seminterrato aBologna dove ho scrittoqualche canzone che miporto ancora dietro.Scrivere è per me come ungioco, un modo per esprimerequello che sentono iragazzi della mia età e ilPremio <strong>Siae</strong> è una confermadel fatto che ci sono riuscito, per questo motivo nesono davvero contento”. Ora Stefano Vergani va intournée riscuotendo un successo di cui non sembraancora del tutto consapevole. Eppure, nonostante siaagli inizi della sua carriera, ha già ottenuto notevoliconsensi in due manifestazioni. Prima del PremioTenco, che rappresenta un particolare tributo allacapacità creativa, Vergani era stato chiamato alControfestival di Mantova. “Per fortuna che hannoI MOTIVI DI UN PREMIOEcco la motivazione con cui il Premio della <strong>Siae</strong>è stato assegnato a Stefano Vergani: “L'originalepersonalità gli consente di far conviverefelicemente nelle sue composizioni i più diversimotivi ispiratori: dai cantautori colti allo spiritodella migliore tradizione popolare. Benché ancoranella sua fase aurorale, ottiene risultati di grandeintensità e genuinità, destinati a migliorareulteriormente e con la rapidità dei treni chesfrecciano nelle sue canzoni”.Ventidue anni appena, di Bernareggio in Brianza, Stefano Vergani si è distinto come ilmiglior autore emergente, nell'ambito della 29a edizione del Premio Tenco del 2004, “perl'originale personalità che gli consente di far convivere felicemente nelle sue composizioni ipiù diversi motivi ispiratori”. Prime dichiarazioni tra aspettative e ambizioni.sentito le nostre canzoni quelli del Controfestival,prima non ci conosceva nessuno, abbiamo inciso undemo, l’abbiamo spedito, gli organizzatori l’hannoascoltato e lì è iniziato tutto”.La caratteristica delle sue perfomances è quell’effettoparticolare che esercita sul pubblico: quando sipresenta sul palco lui,insieme all’OrchestrinaPontiroli che l’accompagna,riesce a coinvolgeregli spettatori con unamusica che è insieme unascoperta e una riscopertadi vecchi motivi. Qualcosanelle sue canzoni ricorda imodelli melodici diFabrizio de André eVinicio Capossela. “Eperché no?”, dichiaraVergani, che riprende le tonalità dei suoi cantautoripreferiti con una carica molto personale ed un’interpretazionesurreale. Ed è un fatto che Stefano e lasua banda finiscano immancabilmente con il provocarela reazione di ogni singolo spettatore presentetrascinandolo poi a cantare a squarciagola comenelle migliori tradizioni popolari.Le sue canzoni sono scritte interpretando e rivisitandoalcuni pezzi storici della musica dei cantautoriitaliani confezionati in un formato che riporta adun’atmosfera un po’… retrò.Nell’immediato futuro Vergani ha dinanzi a sé un tourin varie città, tra cui Roma con tappa al “The Place”,nel mese di febbraio, mentre attende l’uscita del suodisco d’esordio, La musica è un pretesto, la sirena unametafora, prevista per gennaio 2005. Sembra introverso,come lo sono tanti suoi coetanei, ma la musicagli schiarisce le idee: “E’ una vera sfida quella dellamusica, una sfida che deve intraprendere solo chi sela sente davvero e per riuscire occorre anche unabuona dose di fortuna”. Ma la vera difficoltà perVergani è nelle scelte musicali perché “non è facile lastrada della musica di qualità che è l’unica che miinteressa e meno male che c’è il canale della musicaindipendente, ma bisogna saper cercare…”.E lui come ci è arrivato? Da dove è partito? “Ho studiatochitarra quando ero bambino poco e male”. Verganidice che di fronte alla moda dilagante di Internet“preferisco giocare al biliardino e, anche se i dischicostano troppo, non sono d’accordo su chi scaricamusica dalla rete in modo illegale, perché per me èimportante, più di ogni altra cosa suonare, ma… perchénon poter anche vivere di questa passione?”.Per quanto riguarda la <strong>Siae</strong> dice di avere “le idee confuse…,almeno fino al primo rendiconto”. Nell’attesasi è iscritto dallo scorso febbraio alla Sezione musica.


PREMIO MAZZELLALA DRAMMATURGIA E' GIOVANEdi Maria Cristina LocoriConsegnati lo scorso 25 ottobre al Teatro Quirino di Roma, da Guido Mazzella, i premiintitolati a Michele, il figlio scomparso. Tra gli sponsor la <strong>Siae</strong>, che invita gli esordienti adun corretto rapporto con il diritto d'autore ed è disposta a sostenere i loro primi passiL’attenzione che Guido Mazzella, drammaturgo eregista, ha posto nell’ideazione e nell’organizzazionedel Premio dedicato allo scomparso figlio Micheleriflette tutta la complessità dell’approccio delmondo giovanile al teatro. Premiare una drammaturgiagiovane significa infatti comprendere a fondola necessità che di volta in volta i laboratori dellescuole medie inferiori e superiori – che hanno partecipatonumerosi alla seconda edizione del concorso– hanno voluto portare sul palcoscenico, ponendol’accento ora sul recupero delle tradizioni popolari,ora sull’esigenza di dare spazio alla pura fantasia, oraproducendosi in rivisitazioni dei classici studiati ascuola o sperimentandosi nella commistione frarealtà scenica e realtà vissuta.Un approccio a tutto tondo, guidato da insegnantiassai attenti alla scelta dei temi e alla cura dell’allestimento,ha consentito ai finalisti di questa manifestazionein crescita di presenziare alla serata finale,che si è tenuta nel Teatro Quirino di Roma il 25 ottobre.Da tutta Italia sono arrivati con grande entusiasmogiovanissimi attori/autori e generosi registi chehanno avuto l’occasione per una vetrina di tuttorispetto con brevi esibizioni che si sono alternatecon la premiazione vera e propria.A esprimere un apprezzamento sincero per l’impegnoe per i risultati ottenuti, sono intervenuti, tra glialtri, il sottosegretario ai Beni culturali con delega alteatro on. Nicola Bono, il quale ha sottolineato lafunzione pedagogica del teatro in quanto stimola lacapacità di analizzare e rielaborare la realtà, lamentandoperò il fatto che non faccia ancora parte deiprogrammi didattici, e gli sponsor, fra cui la <strong>Siae</strong>, inrappresentanza della quale era presente il responsabiledella Comunicazione Sapo Matteucci.Consegnando il primo premio ai giovanissimi edemozionati vincitori per le scuole di primo grado(Scuola Media statale “Piaget-2 giugno” di LaSpezia), Matteucci li ha invitati ad un correttoapproccio con il diritto d’autore, sottolineando cheindipendentemente dall’età si è autori quando sicrea un’opera e pertanto è auspicabile la formazionedi una vera coscienza di autori che consenta ai piùmotivati di operare anche una eventuale futura sceltaprofessionale con consapevolezza e maturità. Inquest’ottica la <strong>Siae</strong> si è resa disponibile a guidare iprimi passi dei giovani autori.Un tocco internazionale alla serata è stato portato dadue rappresentanti del “Young Playrights” di NewYork, con il quale Guido Mazzella ha annunciato unacollaborazione in vista della prossima edizione delconcorso. La giuria, composta da personalità dellospettacolo quali Mico Galdieri, Presidente Eti, gliscrittori Romeo de Baggis e Nuccio Messina, gli attoriIda Di Benedetto, Virginio Gazzolo, AnnaMazzamauro, Aldo Miranda, Mariano Rigillo, AnnaTeresa Rossini, Gerardo Scala e Max Tortora, hainfine lodato le scuole medie superiori per la qualitàe l’originalità dei testi.Alcuni attori e attrici appartenenti alla giuria hannoscelto e interpretato i passi più significativi delle ottoopere finaliste, frutto, per la cronaca, dei laboratoriteatrali di quattro licei classici, tre scientifici e unartistico, distribuiti su tutto il territorio nazionale.Primo premio alla giovane torinese Federica Maltese,autrice del curioso De siderio. Storia di una cariocinesi,che trae spunto dall’evoluzione di una cellulaper portarne in scena le umanissime considerazioni.


VIVAconcorsia cura di Daniela NicolaiTutte le segnalazioni di concorsi e premi riportate in queste pagine sono fatte a scopo puramente informativoe senza alcuna responsabilità da parte della <strong>Siae</strong>. Per i testi integrali dei bandi e per conoscere le modalità dipartecipazione è necessario rivolgersi agli organizzatori delle singole manifestazioni. Gli organizzatori dipremi e concorsi sono pregati di inviare, a corredo del bando o del regolamento, un’illustrazione e, sepossibile, una rassegna stampa relativa alla manifestazione, nonché una comunicazione circa i risultati dellastessa. I concorsi che compaiono in questa rubrica saranno pubblicati anche in una apposita sezione del sitoInternet della <strong>Siae</strong> insieme a quelli che non è stato possibile segnalare a causa dei tempi redazionali.CONCORSO SUESSOLA FILM FESTIVALIl concorso della sezione musicale del Suessola FilmFestival è rivolto a interpreti privi di contrattodiscografico in possesso di un brano inedito dapresentare alla gara. E’ prevista una quota dipartecipazione. Il materiale richiesto dal bando diconcorso dovrà pervenire entro il 21 febbraio 2005 aSuessola Film Festival, Concorso Musicale c/o UfficioInformaGiovani del Comune, via Napoli, 81027 SanFelice a Cancello (Ce). Al brano vincitore andrà unpremio di 500 euro. Per informazioni rivolgersiall’associazione “Il sogno sempre”, via Botteghino 92,81027 San Felice a Cancello (Ce), e mailpresidente@ilsognosempre.it,musica@suessolafilmfestival.it; sito Internetwww.suessolafilmfestival.it, www.ilsognosempre.it.TROFEO GIACOMO LEOPARDIL’associazione culturale Marche “Colle dell’Infinito”organizza, insieme con l’assessorato alla Cultura delcomune di Recanati, il Centro studi Leopardiani e ilCentro mondiale della Poesia, la terza edizionedell’incontro-premio letterario “Trofeo GiacomoLeopardi”. Si potrà partecipare con due poesie ineditea tema libero, da inviare entro il 28 febbraio 2005. E’prevista una quota di iscrizione. Per richiedere il bandoe per ulteriori informazioni rivolgersi a: Premio letterario“Trofeo Giacomo Leopardi” c/o Associazione culturaleMarche “Colle dell’Infinito”, via Ceccaroni, 62019Recanati (Mc), tel. 071.970387 - 071.7572063.PREMIO BIANCA D’APONTEL’Associazione musicale Bianca d’Aponte bandisce laprima edizione del concorso nazionale “Sono un’isola:io, donna per una canzone d’autore” riservato a donnecantautrici. Sono ammesse a partecipare cantautricisingole o in gruppo. Ogni candidata dovrà inviare duecanzoni inedite, in lingua italiana o in dialetto di duratanon superiore a 4 minuti e 30. Le domande dovrannoessere spedite per raccomandata con ricevuta diritorno a: Associazione musicale onlus Bianca d’Aponte,via Nobel, Pal. Pirolo, 81031 Aversa (Ce) entro il 30marzo 2005. Alla vincitrice sarà assegnata una borsadi studio di 2.500 euro. Per ulteriori informazioni: tel.335.5895084, sito Internet www.biancadaponte.itUNA VOCE DAL SUDLa Redland Edizioni Musicali indice il II Festival dellacanzone d’autore “Una voce dal sud” al quale possonopartecipare, con un brano inedito in lingua italiana,tutti i cantautori e gruppi musicali senza limite di età,liberi da contratto editoriale e discografico. E’ previstauna quota di iscrizione.Le domande dovranno pervenire entro il 31 marzo2005 alla Redland Edizioni Musicali, Via Spine Rossine10, Putignano (Ba). Per richiedere il bando diconcorso: tel. 348.3929213, 330.785545,080.4054591, e mail redland@aruba.it.PREMIO CO_SCIENZELa compagnia teatrale Le Nuvole – Teatro stabiled’innovazione bandisce la prima edizione del concorsodi drammaturgia scientifica “Co_scienze”. Sonoammesse opere drammaturgiche inedite che nonabbiano già ricevuto premi in altri concorsi e che nonsiano ispirate a romanzi, film o scritture teatrali. Lalunghezza deve essere non inferiore alle 5 cartelle enon superiore alle 10. La scadenza per inviare ladomanda di partecipazione è il 15 aprile. Il premioconsiste nella messa in scena del testo vincitore acura della compagnia. Per informazioni: Le Nuvole -Via Coroglio 104 - 80124 Napoli, e maillenuvole@cittadellascienza.it oppureinfo@lenuvole.com, sito Internet www.lenuvole.com.CONCORSO DI COMPOSIZIONE VIERI TOSATTIL’Associazione Musica e Arte, in collaborazione con il XVIMunicipio del Comune di Roma, bandisce il Concorso diComposizione “Vieri Tosatti” aperto a tutti gli iscritti (diqualsiasi nazionalità e senza limiti d’età) dei ConservatoriMusicali e Istituti Musicali Parificati Italiani. Questa primaedizione riguarda composizioni, non edite, mai eseguitee mai premiate, per orchestra da Camera della duratamassima di 10 minuti. Ogni compositore potràpartecipare al concorso con un’unica partitura che dovràessere inviata entro il 28 febbraio 2005 al seguenteindirizzo: Associazione Culturale Musica e Arte - ViaCosimo Giustini n. 9 – 00151 Roma. Al vincitore saràassegnato un premio di 1.000 euro. Per informazioni,contattare la segreteria del concorso al numero06.58209051 oppure all’e mail: info@musicaearte.it.CONCORSO NAZIONALE PER CANZONI INEDITEL’Associazione napoletana arte cultura musica diErnesto Guarino organizza un concorso per canzoniinedite. Per partecipare, è possibile inviare la schedadi iscrizione e il materiale richiesto dal bando diconcorso entro il 30 aprile 2005. Per richiedere ilbando completo e il regolamento della manifestazionerivolgersi a ANACM, via Salvator Rosa 53, 80135Napoli, tel. e fax 081 5499073, cellulare 3282999485, e mail anacm@libero.it,anacm@tiscalinet.it, sito Internet www.anacm.it.CONCORSO DI POESIA “RINASCITA PIEDILUCO”L’Associazione Rinascita Piediluco con il patrocinio delParlamento europeo bandisce la V edizione delconcorso letterario di poesia dal tema: “Sulla via delmare hai sospinto nel vuoto il tuo fedele amico, con lazampetta pendula ti ha inseguito tra sfrecciantimacchine. Ora giace sul ciglio della strada”.L’elaborato dovrà pervenire alla AssociazioneRinascita Piediluco, Casella Postale 11, via IVNovembre 35, 05038 Piediluco (Tr) entro il 30 aprile2005. Per ulteriori informazioni: 0744.59007,338.2892882.


VIVAVERDI121PREMIAZIONIRACCONTI NELLA RETE 2004I novecento iscritti al sito www.raccontinellarete.ithanno decretato i primi sei classificati tra i 150racconti partecipanti al Premio Racconti nella Rete2004 organizzato dall’associazione culturaleLuccAutori. I sei racconti vincitori entrano a far partedell’antologia “Racconti nella rete 2004” (Newton &Compton Editori) insieme ai diciannove indicati dallagiuria tecnica. I racconti più votati sono: Un amaroritorno di Fabio Ranucci; Brividi caldi di Gianluca Barni;Camera oscura di Simona Genovali; Il segreto diTonino Cercacheticerca di Renato Patarca; Anni discuola di Giovanni Ferreri; EAN 13 di Sante Bandirali.CONCORSO ONDE MUSICALISi è svolto a Taranto dal 24 al 30 giugno 2004 ilconcorso “Onde Musicali”, sotto la direzione artisticadel M° Silvia Nevoli. Nella Sezione Composizione ilprimo premio non è stato assegnato: secondo premioad Alessandro Altavilla per la composizione di unbrano elettroacustico; terzo premio a Rosario Fronte(composizione per strumento solo) e a FrancescoAltieri (brano elettroacustico); quarto premio aMaurizio Lucchetti (composizione per ragazzi) e aAntonio Scarcia, Antonello Mura, Leonardo Rossi(brano elettroacustico); merito a Stefano Cabrera(composizione cameristica), Luigi Fiorentini(composizione per complessi bandistici), DaniloGirardi (brano elettroacustico). Il Premio PiccoliJazzisti è andato a Fabrizio Simone.IV CONCORSO LETTERARIO RINASCITAPIEDILUCOL’Associazione Rinascita Piediluco rende noti i nomidei vincitori del IV concorso letterario europeo: 1°classificato Giuseppe Pinna, 2° classificato RenoBromuro, 3° classificato Luciana Luppi. SeguonoVitantonio Boccia e Viola Di Muzio (ex aequo);Gabriella Bianchi, Igea Frezza Federici, PaolaCallandria e Giuseppe Nalli (ex aequo), MargheritaGiacometti, Giacomo Capozzi, Sergio Arrai.CONCORSO ROCCO RODIOIl terzo concorso europeo di composizione “RoccoRodio” si è concluso con la proclamazione deiseguenti vincitori: Sezione I (organo solista) 1° premioa Pierdamiano Peretti per la composizione Sakura e aGorka Cuesta per Litanie lauretane; Sezione II (organoin formazione da camera) 1° premio a Vanni Morettoper la composizione Modus mutandi; Sezione III(musica per la liturgia) 2° premio ex aequo a MaurizioLeggi per Ricercare per incontrare e a Giulio Zoppiper Come Primavera.CITTÀ DI UDINEIl V Concorso Internazionale di MusicaContemporanea “Città di Udine” organizzato dalComune di Udine e dalle Edizioni Musicali Taukay haassegnato i seguenti riconoscimenti: il primo premioassoluto per la sezione “Musica elettroacusticaanalogica e digitale” è stato assegnato a Jean-François Laporte per Dans le ventre du dragon; per lasezione “Composizioni per gruppo strumentale dacamera” sono stati selezionati Per Bloland conDissent, Maxwell Dulaney con Implosions, BarbaraMagnoni con Omaggio a Schoenberg, Jeffrey Robertscon Skimming e per la sezione “Musicaelettroacustica analogica e digitale” ElisabethAnderson con Neon. Menzione speciale per Yu-ChungTseng con T. J. Chi.ALFEO GIGLIIl concorso nazionale di composizione per flautoe chitarra “Alfeo Gigli” è stato vinto da MarcoReghezza con Non c’è duo senza trio.Il secondo posto è stato assegnato a Silvia Colasantiper la composizione Notturno.CORTO PER SCELTA 2004La giuria di “Corto per scelta” ha assegnato i premidella rassegna di cortometraggi organizzatadall’Associazione “Arancia Meccanica”. Il primopremio della sezione Corto Marche è andato, exaequo, a Cafè l’amour di Giorgio Valentini e a Tengo laposizione di Simone Massi. La sezione Corto Italia havisto vincitore Cane rabbioso di Cesare Meneghetti edElisabetta Pandimiglio. Al secondo posto deadline diMassimo Coglitore. Premio del pubblico e Granpremio della giuria a Rosso Fango di Paolo Ameli.PREMIO “IL CONVIVIO”Il premio di poesia, prosa e arti figurative si èconcluso con la consegna dei riconoscimenti aGiardini Naxos il 17 ottobre 2004. L’elenco deivincitori è disponibile sul sito dell’associazione alseguente indirizzo: www.il-convivio.com.CONCORSO GARCÍA LORCAL’Associazione culturale Due Fiumi ha comunicato ivincitori del 15° Concorso nazionale letterario “GarcíaLorca”. 1° premio poesia singola a Sandra Angeletti;1° premio silloge inedita a Pompeo Benatti; 1° premiopoesia edita a Maria Grazia Cabras; 1° premioracconto inedito non assegnato; 2° premio a MariaLuisa Seidita Porcellana; 1° premio narrativa edita aEnrico Berio; 1° premio sezione romanzo storico aPiera Egidi Bouchard; 1° premio sezione testoteatrale a Daniela Musini.GIORNATE DELLA PERCUSSIONESi è svolta il 15 e 16 ottobre 2004 la manifestazione“Giornate della percussione” organizzata dalConservatorio Pergolesi di Fermo. Sono stateeseguite in prima assoluta le opere di Luigi Marinaro(Specchio), Paola Calderone (Cosmogonie II),Vincenzo Sorrentino (Question). In questa edizionesono stati segnalati i compositori Anna Carla Magnan,Roger Catino, Roberto Galli e Vincenzo Sorrentino lecui opere saranno eseguite nel 2005.MUSICA <strong>SENZA</strong> PAROLEIl 12 ottobre si è svolto il terzo festival “Musica senzaparole” dedicato a brani inediti e fisarmonicisti permusica da ballo. Il concorso per brani inediti è statovinto da Melodie rouge di Aichino-Peretti. EdoardoVianello ha ricevuto il premio alla carriera comeautore e Fiorenzo Tassinari come solista. Premio aBarbara come orchestra emergente e a AthosBassissi premio alla carriera come fisarmoncista.


di buona normaXIII E XIV LEGISLATURACHE MUSICA SUONEREMO?di Paolo AgogliaL'attuale XIV Legislatura, raccogliendo sollecitazioni già emerse nella precedente, vedeun fiorire di iniziative parlamentari e di governo rivolte alla riforma di vari settoriartistici. Tra questi, anche quello della musica, ambito di espressione artistica, dicreatività e produttività imprenditoriale che forse più di altri presenta in Italia, anche permotivi squisitamente storici, una estrema differenziazione di problematiche. Due puntateper raccontare un panorama istituzionale in continuo fermento, a partire dalla XIIILegislatura, iniziata nel 1996, e dare qualche informazione in piùLa XIII LegislaturaLa presentazione nella scorsa XIII Legislatura di duedisegni di legge governativi recanti uno la nuovadisciplina dell’attività musicale (Atto Senato n. 2619),l’altro quella dell’attività teatrale (Atto Camera n.3433) segnò la ripresa nel settore dello “spettacolo”di una iniziativa riformatrice interrottasi nei secondianni Ottanta. La normativa contenuta nella Legge n.163 del 30 aprile 1985 (“Nuova disciplina degliinterventi dello Stato a favore dello Spettacolo”,istitutiva del Fondo Unico dello Spettacolo) – volta asuperare la frammentazione e la separatezza deisettori, ad assicurare un intervento finanziariopubblico programmato e a predisporre strumenti diincentivazione indiretta – non fu infatti seguitadall’approvazione delle leggi di riforma della musica,del cinema, della prosa, delle attività circensi e dellospettacolo, evocate dalle norme transitorie di quellastessa legge.Nello specifico settore musicale la riforma avviatanella XIII Legislatura mirava a dare una sistemazionead una normativa stratificatasi per circa trenta anni, apartire dalla Legge 14 agosto 1967, n. 800 “Nuovoordinamento degli enti lirici e delle attività musicali”.Incardinato nei lavori della 7a Commissionepermanente (Istruzione pubblica, Beni culturali,Ricerca scientifica, Spettacolo e Sport) del Senato,l’A.S. 2619 “Disciplina generale dell’attività musicale”,comunicato il 4.7.1997, venne abbinato ad omologheproposte di legge di iniziativa parlamentare: l’A.S. n.755 “Norme per la tutela e la protezione della musicaleggera italiana”, primo firmatario Sen. Servello (An),comunicato il 20.6.1996, l’A.S. n. 1547 “Norme atutela della promozione e valorizzazione delleespressioni musicali popolari contemporanee”, primofirmatario Sen. Mele (Ds), comunicato il 24.10.1996,l’A.S. n. 2821 “Norme a tutela della promozione evalorizzazione delle espressioni musicali popolari edei relativi interpreti ed esecutori”, Sen. Polidoro (Ppi),comunicato il 15.10.1997. Furono altresì abbinate lePetizioni n. 313 e n. 388 promosse rispettivamentedai Sigg.ri Salvatore Acanfora e Giovanni Mottola.Fu redatto un testo unificato di tutti i disegni di leggeindicati ed iniziarono lunghi lavori parlamentari,Relatrice del provvedimento la Sen. Maria RosariaManieri (Rinnovamento Italiano). Il 20 settembre 2000l’Assemblea del Senato approvò, in prima lettura, untesto finale, titolato “Disciplina degli interventi pubbliciper la promozione, il sostegno e la valorizzazionedelle attività musicali” trasmesso dal Presidente delSenato a quello della Camera dei Deputati ilsuccessivo 25 settembre 2000 ed ivi incardinatocome Atto Camera n. 7307.Iniziò dunque la seconda lettura del testoapprovato dal Senato, il quale, presso la VIICommissione permanente (Cultura, Scienza eIstruzione) della Camera dei Deputati, videl’abbinamento con numerosi altri progetti di leggepresentati da deputati di molti gruppi parlamentari. Atale stato dei lavori sopraggiunse, nel 2001, la finedella XIII Legislatura.Nella breve rassegna, i contenuti essenziali del testonormativo approvato dal Senato il 20 settembre 2000.Il testo esordiva definendo la musica mezzo diespressione artistica e di promozione culturale, in tuttii suoi generi e manifestazioni, aspetto fondamentaledella cultura nazionale e “bene culturale” (art. 1).Apparve significativo l’ingresso tra le definizioninormative della “musica popolare contemporanea”,intesa come “ogni forma di espressione musicalediversa da quella lirica, sinfonica e concertistica”, in taledefinizione a contrario trasparendo un intentofortemente pragmatico del Legislatore di tener contodella precedente stratificazione normativa per indirizzarecorrettamente l’operatività delle successive disposizioni.La normativa in commento individuava, quindi, qualiprincipali profili dell’intervento pubblico nel settoredelle attività musicali:1) l’assetto “istituzionale”, in ordine alle competenze diStato, regioni ed enti locali; 2) la programmazione el’unitarietà dell’intervento; 3) il sostegno alla ricerca ed


VIVAVERDI123alla sperimentazione; 4) la formazione dei giovani e lavalorizzazione di esperienze di apprendistato esterneall’itinerario formativo tradizionale; 5) la promozionedella produzione musicale italiana; 6) la politica deglispazi; 7) il sostegno alla musica popolarecontemporanea. Due potevano dirsi i profili connotantil’intervento pubblico: la cooperazione tra le istituzioni,la programmazione (generalmente triennale).Un pluralismo degli interventi pubblici richiedeva alcontempo una unitarietà di conduzione, tra l’altro alfine di individuare le responsabilità nella gestione dellerisorse. A questo riguardo veniva prevista lacostituzione di un Centro nazionale per la musica –secondo un’innovazione analoga a quella recata dall’A.C. n. 3433 “Disciplina generale dell’attività teatrale”che prevedeva un Centro nazionale per il teatro,chiamato a succedere all’Eti – congegnato (artt. 7 esegg.) come una società per azioni con capitalesociale interamente sottoscritto dallo Stato. Una seriedi organismi collegiali, variamente distribuiti ed acarattere prevalentemente consultivo, nesupportavano l’azione.In ordine alla allocazione delle risorse, il contributofinanziario statale allo svolgimento delle attivitàmusicali era alimentato essenzialmente da due fonti: ilFondo Unico per lo Spettacolo e il Fondo per lapromozione della musica popolare contemporanea (dinuova costituzione). Riguardo al Fus (art. 6), ilsostegno per il suo tramite alle attività liriche econcertistiche veniva improntato ad unaprogrammazione triennale effettuata sulla base diprogetti formulati dai soggetti musicali, secondo criteristabiliti con regolamento governativo. Il Fondo per lapromozione della musica popolare contemporanea(art. 23), veniva invece disciplinato da un regolamentogovernativo, su proposta del Ministro per i beni e leattività culturali, di concerto con l’allora Ministro dellefinanze. Un apposito comitato veniva istituito perl’ausilio all’attività di governo in materia di indirizzi nelsettore della musica popolare contemporanea (art.25). La promozione della musica popolarecontemporanea veniva altresì conseguita attraversol’incentivazione di strutture polifunzionali per l’ascolto,a tal fine prevedendosi che l’Istituto per il creditosportivo intervenisse con priorità a fini di realizzazioneo ristrutturazione di impianti sportivi, rendendoli adattianche allo svolgimento di attività musicali.Le modalità del finanziamento del Fondo per lapromozione della musica popolare contemporanea(art. 24) erano due: una, consistente nel riversamentodella metà degli importi delle sanzioni e delle penepecuniarie “irrogate per reati di pirateria musicale inordine ai quali la Società italiana degli autori ed editori(<strong>Siae</strong>) ha operato per l’eliminazione dei colpevoli” (art.24), l’altra, costituita dalla reintroduzione del “dirittosul pubblico dominio musicale” (ex “dirittodemaniale”), i cui proventi, incassati dalla <strong>Siae</strong>,dovevano dalla stessa essere trasferiti al Fondo.In ordine ai soggetti delle attività musicali (artt.26-31) la normativa in commento, nella consapevolezzache la Legge n. 800 del 1967 ricomprendeva inun’unica disciplina realtà eterogenee (teatri ditradizione, orchestre, società di concerti, festival,ecc.), mirava ad una più compiuta definizione diciascuna di queste realtà avendo ancora una voltariguardo alla programmazione dell’attività.Alcune disposizioni (artt. 32 e 33), poi, riguardavano laformazione musicale, nell’intento di coinvolgere piùsoggetti nel processo di integrazione formativa,verosimilmente anche allo scopo di curare gli aspettidistinti della formazione dei professionisti e della piùgenerale diffusione della educazione musicale.Gli artt. 34-36 avevano invece ad oggetto il sistemadelle residenze multiculturali, caratterizzato dalconcorso di più soggetti e di attività di produzione edistribuzione diverse (teatrale, lirica, musicale, di danza).Il testo normativo, infine, prevedeva una delega alGoverno per la disciplina dell’attività di agente dispettacolo, secondo taluni principi posti all’art. 37.(1. continua)


l’ultimo applausoCARLO RUSTICHELLI,LA GRANDEZZA DI UN MAESTROCarlo Rustichelli, autore di centinaia di colonnesonore, per due volte candidato all’Oscar per lemusiche di Le quattro giornate di Napoli diretto daNanny Loy e di Divorzio all’italiana di Pietro Germi, eranato a Carpi nel 1916: ci ha lasciato il 13 novembre2004, all’età di 89 anni.Prima di parlare della sua straordinaria carriera,diciamo subito che era anche una persona simpatica,si faceva amare da tutti: lo ricordano in molti, anchealla <strong>Siae</strong>, a cominciare da Fabio della portineria, tra iprimi ad accoglierlo e a ricevere, ogni volta uncioccolatino dal Maestro, così, per pura simpatia...Poi gli uffici della Sezione Musica, il Presidente FrancoMigliacci, che ha voluto ricordarlo a nome di tutti isoci e iscritti della Società degli Autori ed Editoriinsieme con il Direttore Generale Gianni Profita.Personalmente ricordo la copertina di un 45 giri diuna canzone in romanesco, Sinnò me moro chescoprimmo in un film, un grande film di e con PietroGermi, Un maledetto imbroglio: la cantante era unagiovanissima Alida Chelli, l’interpretazione era moltomoderna, pur nel rispetto della atmosfera dellatradizione noir della canzone in romanesco, sembravaun classico, un evergreen, ma era scritta per il film diGermi del 1959: Germi-Ingravallo, commissario dellaSquadra Mobile di Roma, indaga su un doppio delitto,un vero “pasticciaccio”, liberamente ispirato al libro diGadda, scritto magistralmente da Alfredo Giannetti,Ennio De Concini e lo stesso Germi.Carlo Rustichelli ha scritto musica per il cinema diPietro Germi (L’uomo di paglia, Sedotta eabbandonata, Divorzio all’italiana) ma, come EnnioMorricone, non è propriamente un autore di colonnesonore dei film: infatti ha scritto, realizzato, direttouna musica per il cinema spesso co-protagonista delfilm stesso. Ha collaborato con Mario Monicelli, per ilquale ha scritto le musiche di Amici miei e deL’Armata Brancaleone con Vittorio Gassman e GianMaria Volontè e, anche in questo caso, la canzoneche era nel film, è rimasta nella storia e si cantaancora oggi, a distanza di quasi quarant’anni, perchéil film è del ‘66... La musica fu premiata con un“Nastro d’Argento”; per Le quattro giornate di Napolidi Nanni Loy è stato candidato all’Oscar; perFlorestano Vancini ha composto la musica deLa lunga notte del ‘43 e per Gillo Pontecorvo lamusica di Kapò, la storia di un’orfana ebrea che in unlager nazista diventa appunto kapò, con SusanStrasberg, un film del 1960 scritto dal regista conFranco Solinas: musica drammatica, di orrore eamore, in bianco e nero, per il film forse più amatodal maestro Rustichelli.Ricordiamo anche la musica per il film di BernardoBertolucci, La commare secca, del 1962, il primo filmdi Bertolucci ,un altro delitto, sempre a Roma, sullerive del Tevere. Il soggetto era di Pier Paolo Pasolini.E quella per Divorzio all’italiana è una musicaspettacoloche ha entusiasmato prima l’Europa, poi ilmondo, che racconta con Germi “l’onore”, il delitto, gliamori di Marcello Mastroianni e la teenager StefaniaSandrelli, la giustizia e l’ingiustizia: l’Italia.L’Amministrazione comunale di Carpi, dedicherà alSuo concittadino e grande Maestro Carlo Rustichelli,l’Auditorium della città. Un saluto da tutta la <strong>Siae</strong> vaalla signora Evi, ad Alida e Paolo. (Stefano Micocci)In alto, il Maestro CarloRustichelli con la moglie Evi,la figlia Alida Chelli e il figlioPaolo. Sotto, una scena dalfilm L’Armata Brancaleoneda lui stesso musicato.


VIVAVERDI125IL “CUORE MATTO” DI TOTO’ SAVIOIl caro ed indimenticabile Totò, napoletano verace, eraun artista completo: chitarrista, cantante, autore,compositore, arrangiatore, produttore, scopritore ditalenti, direttore d’orchestra. A sei anni già suonava lachitarra. Sua madre un giorno gliela spaccò in testa,ma lui – caparbio – fortunatamente continuò a suonare.A 13 anni “faceva” i matrimoni portando i soldi a casa.A 14 vince il concorso nazionale radiofonico e qualcheanno dopo il suo nome è scritto nell’albo d’oro dei piùgrandi chitarristi del mondo. A 17 anni entra a far partedel quartetto “Marino Marini” con il quale gira il mondoin vedette nei più grandi teatri: “l’Olimpia” di Parigi,dove conosce Edith Piaf e Brigitte Bardot, il “Palladium”di Londra con Ella Fiztgerald, Jerry Lewis, Nat KingCole, la “Carnegie Hall” di New York, etc… Ha vendutomilioni di dischi come cantante solista. Totò aveva unasplendida voce calda e roca, che perse nel 1990 dopoaver subito un’operazione per un tumore alla gola.Poi, nella frizzante estate della costa Azzurra, ci siamoconosciuti. Io bionda parigina e lui moro napoletano.È stato un colpo di fulmine. Dopo poco ci siamosposati a Milano nella chiesa San Fedele in Piazza SanFedele, e come pioveva quel 29 ottobre! E, con ilpassare del tempo, cresceva sempre il nostro grandeamore. Io già cantavo. Dopo poco abbiamo formato ilnostro gruppo musicale: Jacqueline e Totò Savio. Annivissuti mozzafiato, di città in città, lavorando comeforsennati otto ore a notte, senza una lira, mangiandouna pizza in due e dormendo dove capitava, non dirado in macchina, la testa sempre nella musica e nelnostro sogno. Totò già componeva, aveva fatto Cuorematto nel 1967. Dopo dieci anni di questa vita dura ebellissima allo stesso tempo (avevamo vent’anni),decidemmo, ma a malincuore di sciogliere il nostrogruppo, affinché Totò potesse consacrarsi allacomposizione. Così scrisse per i più grandi cantantiitaliani e stranieri successi internazionali (si veda il box).Pedro Almodovar, nel suo ultimo film La malaeducación ha messo Cuore matto. L’ultimacomposizione sua è una commedia musicale splendidache spero di fare rappresentare prossimamente.Vivo, in questo momento terribile, del calore deiricordi vivissimi nel mio cuore della nostra vita sempreinsieme. La notte in cui, trepidante, con MassimoRanieri aspettammo i risultati e poi la vittoria diVent’anni alla “Canzonissima” del ’72, festeggiandopoi in un ristorante di Campo de’ Fiori. Le partite acarte fino all’alba a casa nostra, a casa di Massimo,con Celentano, Morandi ed amici. MaledettaPrimavera a San Remo con Loretta Goggi nell’82. Congli “Squallor” si entrava in sala di registrazione amezzanotte con bottiglia di whisky, ghiaccio ebicchieri. Tantissimi amici e colleghi, tutti seduti perterra e i tecnici che non riuscivano a lavorare tantoridevano! Bei tempi!!! Totò era un grande artista, unesempio di vita, un uomo eccezionale per la suaumanità, umiltà, gentilezza, generosità, il suo spiritobrillante, la sua solarità spiccatamente napoletana e lasua forza morale straordinaria. Per 15 anni hacombattuto in silenzio, con una dignità commovente,la battaglia terribile contro la malattia – i medici e lasanità italiana vergogna! –, senza lamentarsi mai, erasolo preoccupato per me, di lasciarmi da sola…Totò amava la vita più di chiunque altro, non si è maiarreso, né mai ha perso la speranza, né il suosplendido sorriso fino all’ultimo insieme a me.Avevamo 3 passioni.1 – la nostra2 – la musica3 – il mareTotò era anche un grande marinaio, e con la nostrabarca, per più di vent’anni, abbiamo solcato ilMediterraneo. Quando gli chiedevo: “Quanto mi ami?”,mi rispondeva: “Più del mare”. (Jacqueline Savio)L’HIT PARADE DEL MAESTRO TOTÒ SAVIOCuore mattoCantata da Little Toni (Sanremo, successo mondiale)Vent’anniCantata da M. Ranieri (Vincitrice Canzonissima)Erba di Casa miaCantata da M. Ranieri (Vincitrice Canzonissima)Via del conservatorio Cantata da M. Ranieri (Vincitrice Canzonissima)L’amore è un attimo Cantata da M. Ranieri (Seconda Euro festival)L’ultimo amicoCantata da F. CalifanoLe notti d’agostoCantata da F. CalifanoMaledetta Primavera Cantata da L. Goggi (Sanremo, successo mondiale) ProduttorePieno d’amoreCantata da L. GoggiC’è di mezzo il mare Cantata da L. GoggiStralunata Roma Cantata da L. GoggiL’aria del sabato sera Cantata da L. GoggiNotte all’operaCantata da L. GoggiPerché ti amoCantata da “I Camaleonti” (Vincitrice disco per l’estate)Lady BarbaraCantata da Renato dei “Profeti” (Vincitrice disco per l’estate)Ricetta di DonnaCantata da O. VanoniMarineroCantata da MilvaDa lunedìCantata dai “San Francisco” (Jacqueline e Totò Savio)MieleCantata da “Il giardino dei Semplici” (Sanremo) ProduttoreIl gatto nel bluCantata da Roberto Carlos (Sanremo, successo internazionale)Il Pianeta LiberoCantata da Zarrillo (Sanremo) ProduttoreLa rosa bluCantata da Cantata da M. Zarrillo (Sanremo, successo internazionale)Due come noiCantata da Il Puma (Sanremo, successo internazionale)La testa come un pallone Autore Totò SavioNella sua versatilità ha creato uno stile innovativo e dissacratore, emulato poi damolti, nelle demenziali performance dei 20 LP degli “Squallor”.Tutte le musiche, gli arrangiamenti, e la realizzazione dei 20 LP sono di Totò Savio,tutte le canzoni sono cantate da lui;- ha scritto numerose sigle televisive di successo, ed è stato per più di 10 annidirettore d’orchestra nelle trasmissioni Rai: Sabato sera, Ieri Goggi e Domani, ViaTeulada 66, Canzonissime, Cocco, Ci Siamo, Bellezze sulla neve, Raimondo,Fantastica italiana, Luna di miele, Stasera mi butto con Rimini, Rimini, Rimini diventa“inno della Romagna”;- compositore di colonne sonore per fiction e serial tv rai: quali Ritratto donna,Diagnosi con Philippe Leroy, etc.;- compositore di colonne sonore per film La Patata Bollente di Steno, Giochid’estate di Bruni, Arrapaho, Uccelli d’Italia di Ciro Ippolito etc.


l’ultimo applausoGIUNI RUSSO, L’ORGOGLIO CAPARBIODI UN’ANIMA INQUIETALo scorso settembre, a soli cinquantatre anni, appenacompiuti, Giuni Russo ha concluso il suo “transitoterrestre”. Ogni essere umano che se ne va, lascia,nel ricordo e nella vita delle persone che restano, unapropria ed unica traccia. Giuni Russo ha lasciato unsolco: quello della sua voce. La voce che il grandepubblico ricorda per Un’estate al mare, la “voceceleste” che nei concerti nelle chiese si è innalzata alcielo in sublimi melodie di preghiera, la voce lirica cheinterpretava le romanze di Bellini e Donizetti e che,utilizzando armonici ed iperacuti, riproduceva allaperfezione il verso dei gabbiani.La stessa voce, con un mai dimenticato accentosiciliano, che i suoi amici ricordano nelle “sered’agosto che profumano l’aria”, divertirsi acanticchiare, a suo modo, le canzoni di altri artisti,magari davanti ad un piatto di pasta con le sardecucinato, con maestria, dalla stessa Giuni.Gli inizi della carriera di Giuni Russo risalgono al 1967con una vittoria al Festival di Castrocaro e lapartecipazione al Festival di Sanremo dell’annoseguente. Ma il successo vero e proprio, quello chefece conoscere al grande pubblico la voce che già daallora sembrava non avere limiti di estensione, arrivònegli anni ’80: la collaborazione con Battiato, l’albumEnergie – che ancora oggi è un piacere riascoltare –la hit Un’estate al mare e poi altri significativi albumcome Mediterranea ed altri successi come Alghero.Dopo questo periodo e questi brani, inizia per GiuniRusso un periodo da dissidente: in disaccordo coidiscografici che pretendono da lei solo altri brani dicassetta, si ritrova tagliata fuori dalla promozione,dalla stampa, dalle manifestazioni importanti. Ma concaparbietà, orgoglio e coraggio, a fianco di MariaAntonietta Sisini, che fin dagli inizi della carriera èstata la sua più stretta collaboratrice e coautrice ditutti i suoi brani, Giuni ha seguitato dritta per la viache la sua voce voleva percorrere.L’altra parte della produzione di Giuni Russo, non notaal grande pubblico e riservata solo ai suoi più attentiestimatori (perle, per questo, ancora più preziose) vada A casa di Ida Rubinstein, fino all’ultimo splendidodisco tutto dedicato alla canzone partenopea Napoliche canta: suite musicale di elegante e pregevolefattura, colonna sonora dell’omonimo film muto,recentemente recuperato, di Roberto Leone Roberti.Anche se Giuni ha realizzato questo disco quando lamalattia, purtroppo, stava ormai prendendo ilsopravvento, qui la sua voce è più bella che mai esincronizzata alle immagini del film è spesso,addirittura commovente. In questo disco è anchepresente un brano originale, A cchiu bella, una vera epropria romanza creata da Giuni sui versi di unacelebre poesia di Totò.Questo è un altro aspetto dell’artista Giuni Russosconosciuto ai più: la sua attività di autrice. Moltedelle sue melodie sono nate proprio nella sua voce,praticamente pensate così: già cantate. Nel 2003,certa di avere tra le mani un brano molto bello eraffinato, Morirò d’amore, Giuni ha voluto, contestarda determinazione, partecipare al Festival diSanremo. Il successo di critica e di pubblico ottenutoin quella vetrina, fa ancor più rimpiangere, per ilpassato, lo spazio negatole dalla poca lungimiranza dialcuni discografici.Giuni Russo era una donna completa e concreta, pienadi energia, capace di gesti forti ed azioni prorompenti,di scelte orgogliose e caparbie. Ma anche un’animainquieta e sensibile che, particolarmente negli ultimianni, aveva affrontato un percorso interiore diprofonda ricerca spirituale. In questo ambito sicollocano alcuni bellissimi brani ispirati dai versi diSanta Teresa d’Avila e di altri mistici.Particolarmente toccante è oggi, dopo la sua morte,riascoltarla nel brano La sua figura: uno scintillanteraggio “non terrestre” di amore e di vita, tratto daGiovanni della Croce. Su di una struggente melodiainfinita, la voce infinita di Giuni canta: “Sai che lasofferenza d’amore non si cura se non con la presenzadella sua figura…Come un bambino stanco ora voglioriposare e lascio la mia vita a te”. (Patrizia Lazzari)BRUNO BETTINELLI, UN FORMATORE DI GIOVANIE’ scomparso l’8 novembre scorso nella sua Milano ilcompositore Bruno Bettinelli. Nato il 4 giugno 1913,Bettinelli si è diplomato in pianoforte, musica corale ecomposizione al conservatorio “Giuseppe Verdi” dovepoi è tornato come insegnante dal 1938 ottenendonel 1957 la cattedra di composizione che ha formatomolti musicisti delle nuove generazioni. Criticomusicale, membro dell’Accademia di Santa Cecilia edell’Accademia “Luigi Cherubini” di Firenze, è autore dinumerose composizioni sinfoniche, dapprimaispirandosi a moduli costruttivi prevalentementecontrappuntistici per poi sperimentare lo spazioatonale e dodecafonico. Ricordiamo, fra tutte,“Sinfonia da camera” (1938) e “Varianti” (1970). Per ilteatro musicale ha composto Il pozzo e il pendolotratto da un racconto di Edgar Allan Poe. (D. N.)ROBERTO EINAUDI, IL SILENZIODELLA DISCREZIONEIl cognome Einaudi suscita nel bibliofilo la visione divolumi sobri, di algida eleganza, impercettibilmentedecorati dalla sottile figurina dello Struzzo. E ilpensiero corre al suo fondatore, Giulio, intellettualecoraggioso e infaticabile. La figura di Roberto Einaudi,fratello di Giulio e figlio di Luigi, secondo presidentedella Repubblica, è più discreta e silenziosa. Ma nonper questo meno importante nella storia della celebrecasa editrice. E’ stato Roberto, nei decenni difficiliseguiti al boom economico a prendere le redinidell’amministrazione e a traghettare l’azienda oltre lesecche dei momenti di crisi, lui, manager cresciutonell’industria siderurgica e fedele conservatore deiricordi di famiglia (ha creato la Fondazione LuigiEinaudi che custodisce l’immensa biblioteca dell’excapo di Stato). A 98 anni Roberto se ne è andato, inpunta di piedi, in una giornata di luglio trascorsa nellacasa paterna di Dogliani, sulle colline del cuneese.Con lui scompare un esponente di una generazioneirripetibile di imprenditori e uomini di cultura.(Daniela Nicolai)


VIVAVERDI127Da sinistra, MarioScarpetta, Luca DeFilippo e GianfeliceImparato nello spettacoloAspettando Godot.Foto Studio LeperaMARIO SCARPETTA, ATTORE QUASI PER CASOMario Scarpetta è morto la mattina di una domenicad’autunno a metà novembre. Aveva 51 anni ed era ilpronipote di un grande protagonista della scena italiana,Eduardo. Suo padre era un ufficiale di aeronautica che,a sua volta, era figlio di Vincenzo, erede diretto diEduardo Scarpetta. Il suo ricordo è indissolubilmentelegato all’immagine di un attore-regista atipico, popolaree schivo, dotato di una comicità sardonica e surreale.Una maschera della filosofia napoletana.Si racconta che Eduardo De Filippo fosse andato ungiorno a casa sua chiedendogli di recitare insieme, e lui,che non ci pensava per niente, si fosse ritrovato adintraprendere questa strada di attore-autore per purocaso. Forse naturalmente risucchiato in forza delleamicizie e delle parentele con i grandi del teatronapoletano. Seguendo però l’invito di De Filippo fece ilsuo esordio come comparsa nel 1972 in Le bugie conle gambe lunghe, come attore nel Li nepute de lusinneco e Tuono di marzo. Ma il suo vero debutto fu conUomo e galantuomo con Isa Danieli e Luca De Filippo.Subito dopo ha creato una sua compagnia con ilrepertorio del bisnonno riuscendo anche a dargli untocco di rinnovamento. Un suo memorabile spettacolo,Miseria e nobiltà, fu portato ad Edimburgo nel 1988.Molti se lo ricordano ne I dieci comandamenti di RaffaeleViviani, rappresentazione che nel 2000 che riscosse ungrande successo anche grazie alla partecipazione di unpersonaggio come Mario Scarpetta.Il suo ultimo progetto era rappresentare Monsieur dePourcegnac con Carlo Cecchi, che l’avrebbe vistosulla scena a partire dal marzo del 2005.(Letizia Pozzo)LA MUSICA COLTA E RAFFINATADI DORA MUSUMECIE’ deceduta l’11 ottobre nell’ospedale Garibaldi di Catania,dove era stata ricoverata un mese prima a seguito di unincidente stradale, la musicista Dora Musumeci. Natanella città siciliana nel 1934, si era dedicata al repertorioclassico, jazz e blues facendosi portavoce di una musicacolta e raffinata che aveva saputo rielaborare nellesonorità legate alla tradizione popolare della sua terra.“Con Dora Musumeci scompare una grande artista,sensibile e versatile, che ha saputo rappresentare pertantissimi anni, in Italia ed all’estero, la plurisecolaretradizione musicale catanese” ha affermato il presidentedella Provincia regionale di Catania, Raffaele Lombardo,nel corso della cerimonia di commemorazione. (D. N.)GLI “ALMAMEGRETTA”PERDONO STEFANO FACCHIELLIIl 1° novembre 2004 è morto improvvisamente per unincidente stradale il musicista Stefano Facchielli.Era nato a Roma nel 1966 e faceva parte del gruppo“Almamegretta” con il quale ha portato avanti ungenere innovativo per la scena musicale italiana, fattodi contaminazioni e mescolanze di suoni elettronicicon la tradizione mediterranea. Ha lavorato anche conMassive Attack, Bill Laswell, Adrian Sherwood,Ligabue, Mauro Paganie con il chitarristagiapponese TaketoGohara. Era noto alpubblico con lopseudonimo D-Rad.(D. N.)SANTE ROMITELLI,MUSICISTA E UOMO DI CINEMA“Rimarrà sempre nel ricordo di quanti l’hanno amatoper la sua sensibilità e il grandissimo talentomusicale”. Con queste parole la moglie Marina ricordaSante Romitelli, musicista e uomo di cinema, nato aPanicale il 7 gennaio 1921 e deceduto il 30 ottobrescorso. Questa sua passione per la settima arte, chelo ha portato a dirigere il Centro umbro dicinematografia e televisione, segna fin dall’iniziol’evolversi della sua carriera. Dopo gli studi dipianoforte e composizione musicale, infatti, sidiploma in regia all’Accademia di cinematografia distato e inizia a lavorare con i maestri del cinemaitaliano: Luigi Chiarini, Umberto Barbaro, AlessandroBlasetti, Francesco Pasinetti. Coniugando il suointeresse per il cinema al suo talento musicale,diventa uno dei più rinomati autori di colonne sonore:sono sue, ad esempio, le musiche di un classicodell’horror made in Italy, Il rosso segno della follia diMario Bava, interpretato fra gli altri da Laura Betti ede Il Saprofita di Sergio Nasca, di Isabella duchessadei diavoli di Bruno Corbucci, del film documentario diDaniel Costelle La grande battaglia del Pacifico e dimolte pellicole dirette, fra gli altri, da GianfrancoParolini. Per il teatro ha musicato il Sade di CarmeloBene mentre per la musica sinfonica ricordiamo la suaAve Maria dedicata a Papa Giovanni XXIII e le Laudesu testi di Metastasio. Ha composto brani di musicaleggera di grande successo interpretati da GianniMorandi fra cui Mondo d’amore (scritto con BrunoZambrini e Franco Migliacci) e Il mondo cambierà(scritto con Renzo Cioni e Franco Migliacci).(Daniela Nicolai)


ORGANI SOCIALIbollettino socialeASSEMBLEA DEGLI ASSOCIATIAPPROVAZIONE DEL BILANCIO PREVENTIVO 2005L'Assemblea degli associati <strong>Siae</strong> ha approvato, il29 novembre, il Bilancio di Previsione per il2005, presentato dal Consiglio diAmministrazione, che prevede un risultato diesercizio, prima delle imposte, di 6,8 milioni dieuro e, al netto della tassazione, di 58.000 euro.Rispetto all'andamento registrato nel 2004risultano in crescita gli incassi per diritti d'autore:in particolare del 3,6% per la Sezione Musica,anche per effetto del buon andamento degliincassi nel settore dell'emittenza radiotelevisiva.Buoni si prospettano anche i risultati della SezioneCONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONERIUNIONI DEL 7 E 23 SETTEMBRE 2004Nella riunione del 7 settembre 2004, il Consigliodi Amministrazione ha, in primo luogo, preso attodelle dimissioni del prof. Paolo Germani dallacarica di Presidente del Collegio dei Revisori.In materia di regolamento di organizzazione efunzionamento previsto dall'art. 22 dello Statutodella <strong>Siae</strong>, è stata approvata una delibera quadrorelativa alle linee fondamentali di organizzazionedegli uffici, in relazione alle funzioni attribuite perLegge e per Statuto al Direttore Generale.Il Consiglio di Amministrazione ha poi approvato,in materia di equo compenso, il rinnovo degliAccordi con le emittenti La7 e Mtv.Nella riunione del 23 settembre 2004, il Consigliodi Amministrazione ha approvato alcuniprovvedimenti relativi alla gestione del dirittod'autore: in particolare, in materia di copia privata,è stato deliberato l'adeguamento dei compensi, aRIUNIONE DEL 14 OTTOBRE 2004Nella riunione del 14 ottobre 2004, il Consiglio diAmministrazione, visto il parere favorevoleespresso dalla Commissione della Sezione Olaf hadeliberato, in materia di gestione del dirittod'autore, l'aggiornamento Istat delle tariffe per lalettura o recitazione in pubblico delle opereletterarie, nonché l'autorizzazione all'adesione della<strong>Siae</strong> all’ Ifrro (International Federation ofReproduction Rights Organizations) a partiredall'anno in corso. Il Consiglio, inoltre, preso attodelle istanze espresse da diversi esponenti dellacategoria autori delle arti figurative, ha deliberatola costituzione di un Comitato per le arti figurative,Cinema, con un incremento del 12% derivantedagli incassi per equo compenso, soprattutto inrelazione al rinnovo degli accordi con importantiemittenti nazionali (Sky, Mediaset e Rai.Le altre Sezioni : teatro e radiotelevisione (Dor),lirica, opere letterarie e arti visive (Olaf) dovrebberoregistrare aumenti in linea con l'inflazione. Sidelinea invece una flessione nel comparto Servizi,che comprende la Convenzione con l'Agenzia delleEntrate del Ministero delle Finanze, con l'Inps e conl'Enpals, anche in relazione alla politica delcontenimento dei costi attuata dallo Stato.seguito dei nuovi criteri dettati dall'entrata invigore del Decreto Lgs 9.04.03 n. 68.Il Consiglio ha poi adottato provvedimenti inmateria di cessioni di opere italiane all'estero. Lostesso ha inoltre deliberato il patrocinio ed ilsostegno alla realizzazione del laboratorio creativodal titolo “Percorsi di Cinema”, organizzatodall'Anac in collaborazione con la nuova Casa delCinema. Nella medesima seduta è stata, altresì,deliberata l'adesione della <strong>Siae</strong> alla proposta dicollaborazione avanzata dall'Audiocoop,nell'ambito del Meeting delle Etichette Indipendentiin programma a Faenza dal 26 al 28 novembre2004 ed è stata decisa la partecipazione della<strong>Siae</strong> alla III Fiera della Piccola e Media Editoria,a Roma, presso il Palazzo dei Congressi dall'8 al12 dicembre 2004.composto dai seguenti membri: Daniela Romano eAlberto Gasparri per la pittura; Oliviero Toscani perla fotografia; Enzo Carnebianca per la scultura;Stefano Disegni per il disegno.Il Consiglio di Amministrazione, in merito allapromozione culturale, ha deliberato il patrocinio edil sostegno alle seguenti iniziative: Club Tenco - 29°Rassegna della Canzone d'Autore; FondazioneFranco Capuana; Camminando per il mondo -Premio Chatwin; Associazione Amici della Musicadi Alcamo; Associazione Gli Amici di Musica/realtà;Convegno internazionale di studi e Mostra storicodocumentariasu Domenico Guaccero.SEZIONE MUSICARIUNIONE DELLA COMMISSIONE DISEZIONE DEL 29 SETTEMBRE 2004La Commissione della Sezione Musica, presiedutadal dott. Gianfranco Borgatti, si è riunita in data29 settembre 2004. Hanno partecipato allariunione il Vice Direttore Generale dott. AngeloDella Valle, il Direttore della Sezione Musicadott.ssa Sabina Riccardelli e il Dirigente degliUffici Ripartizione ed Utilizzazioni dott. AntonioColuccini. Il Direttore Generale, prof. GianniProfita, è intervenuto alla riunione per porgere ilsuo saluto ai Commissari.La Commissione ha proseguito nell'esame dellevigenti norme di ripartizione, al fine dellaformulazione del parere da fornire al Consiglio diAmministrazione sui criteri per l'anno 2005 dasottoporre al Ministro vigilante. Hanno inparticolare costituito oggetto di esame i settoridel ballo con strumento meccanico e delconcertino dal vivo.Per quanto attiene alle norme dell'ordinanza diripartizione, è stato esaminato il settoredell'emittenza radiotelevisiva: la Commissione haespresso parere in relazione alla modifica di alcunicoefficienti di valorizzazione, in esito all'analisi deidati e delle simulazioni richieste agli Uffici.La Commissione ha inoltre espresso parerefavorevole in relazione alla possibilità diripartizione analitica di pubbliche esecuzioni diopere musicali in catene commerciali, purchérisultino sussistere, nei casi concreti, ipresupposti essenziali individuati.Il dott. Filippo Gasparro, Direttore dell'UfficioRelazioni con il Pubblico ed Organizzazione Eventi,è intervenuto alla riunione per illustrare alcunerichieste di contributo e/o patrocinio della Societàad iniziative o manifestazioni. La Commissione haespresso parere positivo in relazione a cinquerichieste, ai fini della loro sottoposizione alComitato ex art. 21 dello Statuto sociale.


SEZIONI SERVIZI E UFFICIVIVAVERDI129SEZIONE MUSICARIUNIONI DELLA COMMISSIONE DI SEZIONE DEL 14 E 25 OTTOBRE 2004La Commissione della Sezione Musica,presieduta dal dott. Gianfranco Borgatti, si èriunita in data 14 ottobre e 25 ottobre 2004.Hanno partecipato alle sedute il Vice DirettoreGenerale dott. Angelo Della Valle, il Direttore dellaSezione Musica dott.ssa Sabina Riccardelli e ilDirigente degli Uffici Ripartizione ed Utilizzazionidott. Antonio Coluccini.Nella seduta del 14 ottobre, la Commissione haproseguito nell'analisi e nella formulazione dipareri in relazione ad alcune disposizioni didettaglio contenute nell'ordinanza di ripartizione erelative al settore dell'emittenza radiotelevisiva.Il resto della seduta è stato dedicato all'esamedei criteri di ripartizione del settore concertini dalvivo, in relazione al quale la Commissione haesaminato e discusso varie ipotesi diregolamentazione.Nella seduta del 25 ottobre, convocata per laprosecuzione della seduta del 14 ottobre, laCommissione ha ultimato l'esame del settoreconcertini dal vivo, nonché del settore copiaprivata audio e video, con la formulazione delrelativo parere per i criteri 2005.Gli Uffici hanno inoltre fornito i risultati dell'analisicompiuta, su richiesta dei Commissari, inrelazione ai tempi e modalità di pratica attuazionedi quanto proposto dalla Commissione stessa peril settore del ballo con strumento meccanico.Il dott. Fabio Rossi, Direttore della SezioneMusica Mercato Fonovideografico, è intervenutoalla riunione per informare i Commissari circa glisviluppi internazionali connessi al contrattoBiem/Ifpi e, per quanto attiene al mercatoitaliano, ha illustrato lo stato delle trattativerelative al contratto <strong>Siae</strong>/Fimi.RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DI SEZIONE DEL 17 NOVEMBRE 2004La Commissione della Sezione Musica, presiedutadal dott. Gianfranco Borgatti, si è riunita in data 17novembre 2004. Hanno preso parte alla riunione ilVice Direttore Generale dott. Angelo Della Valle, ledott.sse Sabina Riccardelli, Loredana Sabbi eFrancesca Giovagnorio, il dott. Antonio Coluccinied il dott. Renato Montesano.Il Presidente della Commissione della Sezione OlafGirolamo Potestà è stato ascoltato in relazione alletariffe per supporti da allegare ad opere librarie diuso scolastico. La Commissione ha esaminato evalutato l'andamento degli incassi nei settori dellepubbliche esecuzioni, dell'emittenza radiotelevisiva,dei diritti fonomeccanici, della multimedialità(Internet e telefonia mobile) e delle rimesse estero,nonché le previsioni degli Uffici per l'anno 2005,concordando le modalità per la redazione di undocumento di approfondimento da sottoporre alConsiglio di Amministrazione al fine di segnalare gliinterventi ritenuti utili.E' stata discussa la situazione relativa ai contratti<strong>Siae</strong>/Rti e <strong>Siae</strong>/Rai, e, per quanto attieneall'accordo <strong>Siae</strong>/Rti, la Commissione ha espressoparere favorevole in merito ai termini delle inteseprospettate dagli Uffici. E' stata inoltre condivisal'opportunità di segnalare al Consiglio diAmministrazione la questione della qualità dei datidi programmazione forniti dalla Rai, proponendo unventaglio di possibili soluzioni.E' stata esaminata la bozza di accordopredisposta, su richiesta del Ministerodell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, per ladisciplina delle utilizzazioni di opere protetteeffettuate da parte degli Istituti Afam (AltaFormazione Artistica e Musicale). La Commissioneha espresso al riguardo parere favorevole.La Commissione ha inoltre discusso la questionedei diritti d'autore (riproduzione meccanica) per isupporti realizzati ed utilizzati dai Dj come copielavoro, di recente regolamentate, per quantoattiene ai diritti connessi, da un accordo tra laSocietà Consortile Fonografici (Scf) ed il SindacatoItaliano Locali da Ballo (Silb-Fipe).COMMISSIONE TECNICAELABORAZIONIIn data 25 novembre 2004 si è riunita laCommissione Tecnica Elaborazioni, presieduta dalDirettore della Sezione Musica dott.ssa SabinaRiccardelli per delega del Direttore Generale prof.Gianni Profita. La Commissione previa illustrazionedelle pratiche da parte dell'Ufficio Tecnico, haproceduto all'esame di 98 depositi di elaborazioni,formulando il parere di competenza circa lapossibilità di accettazione in tutela ai fini sociali.ELENCO DEI CONTRATTI GENERALIDI CESSIONE PER L'ESTERONOTIFICATI ALLA SIAEAi sensi della normativa sociale in materia, si dànotizia qui di seguito dei contratti generalistipulati da editori originali con sub-editoristranieri per la gestione da parte di questi ultimidel repertorio dell'editore cedente.Cedente: STAR EDIZ. MUSICALICessionario: PRIME DIRECTION INC. (JASRAC)Data: 01/01/2001Territorio: GIAPPONE, HONG KONG, TAIWAN,SOUTH COREA, INDONESIA, FILIPPINE, TAILANDIA,SINGAPORE, MALESIA, CINA, SRI LANKACedente: DO IT YOURSELF GROUP SRLCessionario: BUCKS MUSIC LIMITED (PRS/MCPS)Data: 01/01/2003Territorio: GRAN BRETAGNA, IRLANDACedente: ANTIBEMUSIC SRLCessionario: BUSY MUSIC FRANCE(SACEM/SDRM)Data: 01/07/2000Territorio: FRANCIACedente: EDIZ. MUSICALI GABRIC SRLCessionario: ROTON SRL (UCMR)Data: 01/07/2002Territorio: ROMANIACOMITATO DISCIPLINAREIl giorno 15 ottobre 2004, presso gli Uffici dellaDirezione Generale in Roma, si è riunito il ComitatoSezionale per le sanzioni disciplinari, presiedutodal Vice Direttore Generale dott. Angelo Della Vallesu delega del Direttore Generale prof. GianniProfita. Il Comitato ha esaminato 36 praticherelative ad accertamenti di irregolareprogrammazione musicale. Dopo aver valutato ladocumentazione esistente agli atti, gli eventualiprecedenti e le giustificazioni degli interessati ovefornite, tenuto conto del genere e della gravitàdelle infrazioni commesse, ha irrogato sanzioni daun minimo di € 300 ad un massimo di € 3.000 .Cedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC HUNGARY (ARTISJUS)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: UNGHERIA, REPUBBLICA CECACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC (TAIWAN)LTD (MUST)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: TAIWAN


SEZIONI SERVIZI E UFFICIbollettino socialeCedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC A.G. SUISS (SUISA)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: SVIZZERACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC A.B. (STIM/NCB)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: SVEZIA, DANIMARCA, ESTONIA,FINLANDIA, ISLANDA, LITUANIA, LETTONIA,NORVEGIACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC (PTY)LTD(SAMRO/SARRAL)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: SUD AFRICA, NAMIBIA, ZIMBABWE,LESOTHO, BOTSWANA, SWAZILAND, MOZAMBICOCedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC LTD (BMI/HFA)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: USA, CUBA, ECUADOR, VENEZUELACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC ESPANOLA S.A. (SGAE)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: SPAGNA, PORTOGALLO, ANDORRACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC PACIFIC PTE LTD(COMPASS)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: SINGAPORECedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC (TAIWAN)LTD (MUST)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: TAIWANCedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC HOLLAND B.V.(BUMA/STEMRA)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: OLANDA ed EX-COLONIECedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC DE MEXICO S.A. DEC.V. (SACM)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: MESSICO, AMERICA CENTRALECedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC (IRELAND) LTD(IMRO/MCPS)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: IRLANDACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC (S.E. ASIA) LTD(CASH/MCSC)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: HONG KONG, CINA, FILIPPINE, INDIA,INDONESIA, MACAO, MALESIA, THAILANDIA,VIETNAMCedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC (UK)LTD (PRS/MCPS)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: REGNO UNITO, ISRAELE, GRECIA,BRITISH COMMON., TURCHIACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC K.K. (JASRAC)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: GIAPPONECedente: PEERMUSICCessionario: PEER MUSIKVERLAG GMBH (GEMA)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: GERMANIACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC FRANCE SARL(SACEM/SDRM)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: FRANCIA, ALGERIA, EGITTO, TUNISIA,TERRIT. SACEMCedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC DE COLOMBIA S.A.(SAYCO)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: COLOMBIA, PERUCedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC CHILE (SCD)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: CILECedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC CANADA(SOCAN/SODRAC)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: CANADACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC MUSIKVERLAG Ges.MBH (AKM/AUME)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: AUSTRIA, RUSSIA, REP. CECA,POLONIA, REP. SLOVACCACedente: PEERMUSICCessionario: SOUTHERN MUSIC PUB. CO PTYLTD (APRA/AMCOS)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: AUSTRALIA, FIJI, COREA, NUOVAGUINEA, NUOVA ZELANDACedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC ARGENTINA (SADAIC)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: ARGENTINA, BOLIVIA, PARAGUAY,URUGUAYCedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC DO BRASIL EDICOESMUSICAIS (UBC)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: BRASILECedente: PEERMUSICCessionario: PEERMUSIC (BELGIUM) S.A.(SABAM)Data: 01/07/2001 RinnovoTerritorio: BELGIO


VIVAVERDI131SEZIONE MUSICACESSIONI EDITORIALI DI REPERTORIVARIAZIONI DI REPERTORI REGISTRATE NEL 2° semestre 2003I sottoelencati Editori Musicali iscritti hanno effettuato la cessione di tutto il proprio catalogoa favore delle Edizioni a fianco indicate:Editore cedenteEditore cessionarioTAGOMAGOPASSODOPOPASSOBOLLETTINOVERNAZZAHOTEL GINEVRACECI BRAMANTE-CANAVERALSAVIOFUEGOFIRST ORGANIZATIONSDO S.a.s.STRABALLO di Zanelli MarinaSTRABALLO S.r.l.INTERNATIONAL SPORTS DEV. B.V.LA CROISETTEMOBILE CASE IT. (ex DARDO)BELLA TULICANTROPO di Scardia AntonioBELLA TUVENTIQUATTRESIMA ORA di Venturi L.BLUMUSICNUOVA LEO SAXARDIENTECRESUS ENTERPRISESSOFTWORKSLE NUOVE DISSONANZE di Calvi PatriziaPANDORABEITEMPI S.a.s. BEITEMPI S.r.l. (70%)LA PIACENTINA (30%)PM S.r.lMUSSIDA MUSICAGERMONTKALEIDOFONIL GALEONE di Tafuri IdaLA ROSA DEI VENTIOBOTZMICHELE e la Magical Music BandCALLASCALLAS MUSICA di Anelli AlbertoI sottoelencati Editori Musicali hanno effettuato cessione del proprio catalogo(escluso il fondo editoriale) a favore delle Edizioni a fianco indicate:Editore cedenteEditore cessionarioITALFONODINO VITOLA EDITORETOTANO BENVENUTO di Bonizzoni R.MONDOPOP BENVENUTO di Bonizzoni R.CALIFFOFUEGODOMORFUEGOBATTIMANOREGNO UNITOI sottoelencati Editori Musicali hanno effettuato cessione del proprio catalogo, limitatamentea parte della propria quota editoriale, a favore delle Edizioni a fianco indicate:Editore cedenteEditore cessionarioLUNA PIENADO IT YOURSELFROSSODISERASOUL TRADE MUSIC PUBL.I sottoelencati Editori Musicali hanno effettuato cessione del proprio catalogo limitatamentea parte del proprio repertorio a favore delle Edizioni a fianco indicate:Editore cedenteEditore cessionarioPRIMA LINEAROBA MUSIC VERLAG GMBHDI DI SOUND di Barbieri SandroCIVITASI sottoelencati Editori Musicali hanno effettuato cessione del proprio catalogo, limitatamente a partedella propria quota editoriale e a parte del proprio repertorio a favore delle Edizioni a fianco indicate:Editore cedenteEditore cessionarioCASI CICLICILINEA DUEEMI MUSIC PUBL. ITALIA (catalogo Ciclope records) UNIVERSAL MUSIC ITALIAPLF MUSIC di Falabrino P.UNIVERSAL MUSIC ITALIASYNCH LABWARNER CHAPPELL MUSIC IT.DELIBERA N. C/338IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONENELLA riunione del 23 settembre 2004;VISTE le delibere del Presidente del 30 luglio1984 e del 18 luglio 1985 in materia dicessioni da e per l'estero di opere assegnatealla competenza della Sezione Musica;VISTE le proposte formulate nelle sedute del 17febbraio e 28 aprile 2004 dalla Commissionedella Sezione Musica in merito allaregolamentazione della materia;RITENUTA l'opportunità di modificare ladisciplina sociale attualmente in vigore inragione della mutata realtà di mercato, più voltesegnalata dalla base associativaDELIBERA1) La quota cedibile in materia di diritti di pubblicaesecuzione e radiodiffusione è incrementata a12/24 (in luogo degli attuali 6/24), laddoverappresentino la totalità della quota editoriale.La quota massima cedibile in materia di diritti diriproduzione meccanica è fissata al 75% (in luogodell'attuale 50%) senza possibilità di incrementonell'ipotesi di anticipo.Nel caso di opere alle quali risultino interessati piùeditori originali, la quota massima cedibileseparatamente da ciascuno di essi puòcorrispondere al 100% della quota riconosciutaglidal bollettino di dichiarazione (in luogo dell'attuale50%), con cessione a suo esclusivo carico e conil totale delle quote cedute che rispetti i limitimassimi.Il limite minimo di durata dei contratti di cessioneal fine del loro riconoscimento sociale è abolito.2) L'attuale normativa in materia di cessioni dae per l'estero (delibere indicate in premessa) èrettificata in conformità, effettuando i necessariaggiornamenti come di seguito indicato:Cessioni da e per l'esteroNorme generaliART. 1I contratti di cessione tra editori associati,mandanti o comunque rappresentati dalla <strong>Siae</strong>ed editori stranieri, aventi per oggetto i dirittirelativi a opere che rientrano nella competenzadella Sezione Musica, sono riconosciuti ai sensi


SEZIONI SERVIZI E UFFICIbollettino socialedelle vigenti norme sociali, quanto alla loroapplicazione nei territori nei quali la <strong>Siae</strong>esercita direttamente o indirettamente laprotezione di dette opere, alle condizioni e neilimiti di cui agli articoli seguenti.Cessioni per l'esteroART. 2Relativamente ai territori stranieri nei quali la<strong>Siae</strong> ha una rappresentanza organizzata ai sensidell'art. 180, 3° comma, della legge 22/4/1941n. 633, la cessione ad editori stranieri èriconosciuta a condizione che i diritti oggettodella cessione continuino ad essere amministratidalla Società attraverso detta rappresentanza.L'editore cedente è tenuto a conformare ilcontratto di cessione alla norma di cui sopra.ART. 3La cessione deve essere notificata alla <strong>Siae</strong> dalcedente mediante apposito modulo predispostodalla Società, sottoscritto da tutti gli aventi diritto.In mancanza di tale sottoscrizione, questi ultimidevono essere informati dell'avvenuta cessione,fermo restando che l'editore cedente si assume lapiena e incondizionata responsabilità della liceitàdella cessione stessa in tutte le sue condizioni.Gli aventi diritto aderenti a Società straniere con lequali la <strong>Siae</strong> abbia un accordo di rappresentanzadevono essere informati attraverso la Società diappartenenza.Nei casi di contratti di rappresentanza o diagenzia tra l'editore originale associato,mandante o comunque rappresentato dalla <strong>Siae</strong> eun editore straniero, in base ai quali sia affidata aquest'ultimo la gestione per un determinatoterritorio straniero di tutto il repertorio disponibiledel cedente, quest'ultimo assume piena eincondizionata responsabilità nei confronti degliaventi diritto interessati e dei loro aventi causa,senza che sulla <strong>Siae</strong> gravi alcun onere oltre aquello di dare notizia, mediante pubblicazione sulbollettino sociale, della stipula dei contratti stessi.Relativamente alle eventuali composizioni i cuidiritti rimanessero contrattualmente acquisitiall'editore straniero oltre la scadenza del terminedel contratto di rappresentanza o di agenzia, ilcedente dovrà notificare tale condizione con lemodalità previste dal primo comma.ART. 4La quota dei proventi totali attribuiti al cessionarionon può essere superiore a 12/24 o comunquealla totalità della quota editoriale relativamente aidiritti di pubblica esecuzione e di radiodiffusione eal 75% relativamente ai diritti di registrazione e diriproduzione meccanica. Tali quote massimeincludono anche la quota eventualmente destinataall'adattatore e/o arrangiatore del testo.Nei casi di opere alle quali siano interessati piùeditori originali, la quota massima cedibile separatamenteda ciascuno di essi non può eccederela quota riconosciutagli nel bollettino di dichiarazione,purchè il totale delle quote cedute daidiversi editori rispetti i limiti massimi sopra indicati.ART. 5I proventi che, al netto della quota ceduta,risultano accreditati alla Società dalla propriarappresentanza all'estero, sono ripartiti agliassociati proporzionalmente alla quota che loroassegna il bollettino di dichiarazione.Tuttavia, nella ripartizione dei proventi suddetti,è posta a carico dell'editore cedente:a) la quota relativa ai proventi prodotti dallautilizzazione di un determinato film e per lecomposizioni musicali espressamentecomposte per detto film o in esso utilizzate perla prima volta, a condizione che l'editore abbiasegnalato tali caratteristiche all'atto dellanotifica della cessione;b) tutta o parte della quota ceduta, in caso diaccordo in tal senso degli aventi diritto originaliinteressati notificato alla Società.ART. 6L'editore cedente ha l'obbligo di notificare allaSocietà gli eventuali importi corrispostigli a titolodi anticipazione dall'editore cessionario.Detti importi possono essere recuperatidall'editore cessionario in occasione dellaripartizione dei proventi maturati per diritti diriproduzione meccanica, alle seguenti condizioni:a) che il recupero sia effettuato su una quotanon superiore al 75% dei proventi dicompetenza degli aventi diritto originali;b) che l'esistenza e l'ammontaredell'anticipazione siano portati a conoscenzadegli aventi diritto originali a cura dell'editorecedente;c) che l'editore cedente comunichitempestivamente alla Società l'avvenutorecupero dell'anticipo.Cessioni dall'esteroART. 7La cessione a favore di editori associati,mandanti o comunque rappresentati dalla <strong>Siae</strong> èriconosciuta sulla base delle norme socialivigenti in materia.La quota che la <strong>Siae</strong> è complessivamenteautorizzata a trattenere a favore degli aventidiritto rappresentati è fra questi ripartita allecondizioni stabilite dal bollettino di dichiarazione.La cessione che, ai sensi del commaprecedente, abbia per oggetto opere di autoriassociati, mandanti o comunque rappresentatidalla <strong>Siae</strong> non può avere l'effetto - per ilterritorio di competenza diretta della <strong>Siae</strong> - diridurre le quote attribuibili agli autori stessi al disotto dei minimi previsti dalle norme socialivigenti in materia.L'editore cedente, che non sia l'editore originaledell'opera oggetto della cessione, non puòconcorrere alla ripartizione.Norme comuniART. 8L'editore cedente o cessionario è tenuto adavvertire la Società della eventuale scadenzadel contratto tre mesi prima della data dellascadenza stessa.ART. 9La cessione dei diritti di riproduzione meccanicaè riconosciuta a condizione che risultichiaramente che la cessione medesima èregolata da una delle seguenti clausole:a) l'editore cessionario ha il diritto di parteciparealla ripartizione per i fonogrammi prodotti nelterritorio assegnatogli indipendentemente dalterritorio nel quale tali fonogrammi vengonovenduti;b) l'editore cessionario ha il diritto dipartecipare alla ripartizione per i fonogrammivenduti nel territorio assegnatogli,indipendentemente dal territorio nel quale talifonogrammi sono stati fabbricati.E' ammessa l'adozione esclusivamente di unadelle citate clausole.3) La presente deliberazione è immediatamenteesecutiva ed abroga le delibere presidenziali inmateria di data 30/7/1984 e 18/7/1985.Restano tuttavia impregiudicati gli effetti dicontratti di cessione stipulati anteriormente allaentrata in vigore della presente delibera, acondizione che i contratti stessi:a) siano conformi alla normativa sociale vigenteal momento della loro stipulazione;b) siano stati a suo tempo notificati alla <strong>Siae</strong> o,per quanto concerne i contratti generali di cui alsecondo comma dell'art. 3, siano notificati alla<strong>Siae</strong> entro il 31 dicembre 2004.


VIVAVERDI133SEZIONE CINEMARIUNIONE DELLA COMMISSIONEDI SEZIONELa Commissione della Sezione Cinema,presieduta dall'autore Emidio Greco, si è riunita indata 12 novembre 2004. Alla riunione, cui eranopresenti tutti i componenti della Commissione, hapartecipato, anche in veste di segretario, ilDirettore della Sezione, Lucia Bistoncini.Dopo l'approvazione del verbale della precedenteriunione del 10 giugno 2004, recante fra l'altro ladiscussione sullo schema di accordo per lapercezione dell'equo compenso sulla vendita divideosupporti contenenti repertorio amministratodalla Sezione - accordo quadro firmato dalla <strong>Siae</strong>con Univideo l'8 ottobre scorso ed operativo dalsuccessivo 1° novembre -, la riunione è stataprevalentemente dedicata all'esame eproposizione dei criteri generali di ripartizione deicompensi derivanti da copia privata video e dagliaccordi con le imprese di diffusione televisivasatellitare a pagamento, per la successivasottoposizione, secondo le previsioni statutarie,al Ministro vigilante.La Commissione ha esaminato lo schema diaccordo in corso di trattativa con Sky Italia,recependo il contenuto delle proposte degli Ufficie formulando valutazioni e indicazioni sullacongruità della misura del compenso globaleannuo atteso dalla definizione dell'accordo.La Commissione ha infine espresso il parere dicompetenza, previsto in materia di promozioneculturale dal 1° comma dell'art. 21 dello Statuto,su una richiesta di patrocinio e contributo, peruna manifestazione da organizzareprossimamente.SEZIONE DORRIUNIONE DELLA COMMISSIONE DISEZIONE DEL 18 OTTOBRE 2004La Commissione della Sezione Dor presieduta daBiagio Proietti, nella riunione tenutasi il 18ottobre 2004, dopo aver approvato il verbaledella riunione del 21 giugno 2004, ha chiesto allaSocietà di valutare l'opportunità di inviare alla Raiuna lettera di diffida da parte del Servizio Legalein relazione alla mancata citazione del nome degliautori nei programmi televisivi costituiti dalmontaggio di brani tratti da opere preesistenti.Ha chiesto inoltre un ampliamento del sito <strong>Siae</strong>con particolare riferimento all'iniziativa “Gli autoriDor si presentano” che dovrebbe ospitare ilcurriculum esteso ed il repertorio degli autori,con formule da studiare, ed essere tradotto ininglese per favorirne la comprensione anche agliutilizzatori stranieri. Ha preso poi atto che ilprogetto ormai completo nei suoi vari aspetti dimonitoraggio delle trasmissioni radiotelevisiveverrà nuovamente presentato al Consiglio diAmministrazione con gli approfondimenti richiestidallo stesso. Infine la Commissione haconfermato i vigenti criteri di ripartizione deicompensi globali di competenza della SezioneDor incassati dalla <strong>Siae</strong>.DECISIONE DEL COMITATO TECNICOSi informa che su decisione del Comitato Tecnicoper le Opere Radiotelevisive, che ha tenuto contodelle istanze avanzate da alcuni autori, a partireda ottobre 2004 è sufficiente il deposito di soli 5copioni per la validità della dichiarazione di opereche superino le 5 puntate appartenenti allaseconda classe ovvero produzioni derivate e/ocomposite e alla terza classe ovvero produzionicomplementari di fascia A e B.SEZIONE OLAFRIUNIONE DELLA COMMISSIONE DISEZIONE DEL 21 SETTEMBRE 2004La Commissione della Sezione Olaf presieduta daGirolamo Potestà, si è riunita presso la DirezioneGenerale della Società il giorno 21 settembre2004. Alla riunione cui hanno partecipato tutti icomponenti della Commissione sono intervenutianche il Direttore Generale della <strong>Siae</strong>, prof. GianniProfita ed il Vice Direttore Generale, dott. AngeloDella Valle.Prima di affrontare la revisione delle tariffe relativealle utilizzazioni in Internet delle opere letterarie, laCommissione ha dato mandato agli Uffici sezionalidi effettuare un monitoraggio circa l'effettivoutilizzo di repertorio tutelato, l'esito del qualeverrà relazionato in una delle prossime riunioni.La Commissione ha espresso parere favorevoleall'incremento nella misura del 2,5% delle tariffevigenti in materia di utilizzo di repertorio letterarioin spettacoli vari e circa l'introduzione di unanuova tariffa individuata in € 75,00 da applicarenel caso di manifestazioni effettuate inbiblioteche o librerie con capienza inferiore a 100posti, costituite esclusivamente da utilizzo direpertori letterari tutelati senza uso di repertoriamministrati da altre Sezioni.La Commissione si è dichiarata, inoltre,favorevole in ordine alla tutela mediantesottoscrizione di apposito mandato della figuradel cessionario di diritti di utilizzazioneeconomica di opere delle arti figurative, giàproposta nel corso della precedente riunione.La Commissione, infine, ha espresso il proprioapprezzamento per l'approvazione da parte delConsiglio di Amministrazione della convenzionestipulata tra la <strong>Siae</strong> e le organizzazionirappresentative degli autori ed editori, avente adoggetto l'attività di monitoraggio ed elaborazionedati per la ripartizione dei proventi in materia direprografia, relativamente alla quale già inprecedenza la stessa Commissione avevaespresso il proprio parere favorevole.


SEZIONI SERVIZI E UFFICISEZIONE OLAFRIUNIONE DELLA COMMISSIONE DISEZIONE DELL'11 NOVEMBRE 2004La Commissione della Sezione Olaf presiedutada Girolamo Potestà si è riunita presso laDirezione Generale della Società il giorno 11novembre 2004. Alla riunione, cui hannopartecipato tutti i componenti dellaCommissione, è intervenuto anche il ViceDirettore Generale, dott. Angelo Della Valle.Nel corso della riunione sono stati esaminati icriteri di ripartizione indiretta (copia privataaudio/video, ritrasmissione via cavo diprogrammi Rai, comunicazione a mezzoapparecchi radio televisivi nei pubblici esercizi)utilizzati dalla Sezione Olaf, prima che sianosottoposti, da parte del Consiglio diAmministrazione che li approva preventivamente,al vaglio del Ministero vigilante.Ai Commissari sono state distribuite le bozze deicontratti per il conferimento di mandato allaSezione Olaf da parte di scrittori, autori delle artifigurative, fotografi, ecc., che saranno esaminatinel corso della prossima riunione e che, rispettoa quelli forniti in precedenza, già recepisconoalcune innovazioni introdotte negli ultimiaggiornamenti del Regolamento Generale incorso di approvazione.Il dott. Luigi Cecere, Direttore della sezione, investe di segretario, ha dato comunicazione circal'avvenuta nomina, da parte del Consiglio diAmministrazione, del Comitato Arti Figurative delquale fanno parte Enzo Carnebianca, StefanoDisegni, Alberto Gasparri, Daniela Romano edOliviero Toscani. Il dott. Cecere ha anche datoinformazione circa la partecipazione dellaSezione Olaf, con un proprio stand, alla III Fieradella piccola e media editoria (Roma - Palazzo deiCongressi 8 - 12 dicembre 2004) e delleiniziative adottate in occasione di talemanifestazione. Ha, inoltre, relazionato sullostato delle fasi di monitoraggio e di elaborazionedei dati relativi agli incassi per la riproduzione amezzo fotocopia effettuati dalla <strong>Siae</strong>, ai fini dellaprossima ripartizione agli aventi diritto, oltre chesullo stato delle indagini condotte sulle retitelematiche circa l'effettivo utilizzo di repertoriotutelato e sulle problematiche connesse airapporti con la Rai circa l'utilizzazione delrepertorio letterario sulle reti nazionali.SEZIONE LIRICAIl 23 settembre si è riunita, presso la Sede dellaDirezione Generale, la Commissione dellaSezione Lirica presieduta dal M° LorenzoFerrero. Alla seduta hanno preso parte anche icoreografi Luciano Cannito e Giovanni Di Cicco,componenti del Comitato tecnico.L'ordine del giorno prevedeva l'approfondimentodelle problematiche più delicate relative alla tuteladelle coreografie e la proposta di istituzione dipremi della Sezione Lirica destinati alle diversefigure interessate al teatro musicale.Riguardo al primo punto, si è discussodell'esigenza, molto sentita tra i coreografi, dipoter liberamente impiegare, nei balletti, musicapreesistente tutelata, esigenza che si scontra conil diritto del compositore di opporsiall'utilizzazione dei propri lavori in particolari vesticoreografiche o al loro accostamento a musichedi altri autori, come nel caso di balletti costituitida un collage di brani musicali.Sono state inoltre prese in esame le attuali quotedi ripartizione dei diritti tra parte coreografica eparte musicale, che i coreografi giudicano nonadeguate al loro contributo.Al termine della discussione, la Commissione hariconosciuto la necessità di semplificare le procedureper l'utilizzazione di musica preesistente tutelata e dimodificare in favore del coreografo le attuali quote diripartizione dei diritti; ha ritenuto inoltre di esseregiunta, attraverso gli incontri dedicati all'argomento egrazie anche al prezioso contributo dei coreografiinvitati, ad una visione più completa e chiara dellediverse e complesse problematiche riguardanti latutela delle coreografie e l'attività dei coreografi; si èpertanto impegnata a definire la proposta di unaIl 26 ottobre si è riunita, presso la DirezioneGenerale della Società, la Commissione dellaSezione Lirica presieduta dal M° Lorenzo Ferrero.La seduta è stata prevalentemente dedicata alladeterminazione di una proposta diregolamentazione delle opere coreografiche cheimpiegano musica preesistente tutelata.L'utilizzazione da parte dei coreografi direpertorio musicale tutelato genera, infatti,problemi di tipo morale (l'autorizzazione degliaventi diritto delle musiche) ed economico (laripartizione dei diritti d'autore), perl'approfondimento dei quali la Commissione haincontrato, nelle precedenti riunioni, i duebollettino socialeRIUNIONE DELLA COMMISSIONE DI SEZIONE DEL 23 SETTEMBRE 2004nuova disciplina della materia nella prossima riunione.Riguardo al secondo punto all'ordine del giorno, laCommissione ha espresso il proprio rammarico perla mancanza, nel Comitato per le attività promozionalidi cui all'art. 21 dello Statuto, di un rappresentantecompositore di musica classica, auspicandonel'inserimento in futuro.Tenuto conto delle disponibilità dei fondi adisposizione, la Commissione ha definito laproposta di istituzione dei seguenti Premi dellaSezione Lirica per il Teatro musicale, daassegnarsi con criteri oggettivi e non qualitativi:- premio in denaro per opere liriche e ballettiitaliani rappresentati all'estero (anche perpremiare l'impegno promozionale degli editori);- premio in denaro per balletti italianirappresentati in Italia su musica appositamentecreata (per incentivare la collaborazione tracoreografi e compositori);- premio in denaro o riconoscimento non onerosoper una nuova opera lirica ed un nuovo ballettoitaliani rappresentati in Italia;- premio intersezionale in denaro oriconoscimento non oneroso per l'utilizzazionedel repertorio della Sezione Lirica in campocinematografico e televisivo;- riconoscimento non oneroso all'Istituzione(enti, teatri, uffici stampa, ecc.) che si siaparticolarmente distinta nella programmazionedella stagione teatrale, nella promozione diopere nuove o nell'organizzazione di spettacoliin luoghi non convenzionali;- riconoscimento non oneroso a registi, scenografie costumisti che si siano particolarmente distintinel corso della stagione.RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DI SEZIONE DEL 26 OTTOBRE 2004coreografi facenti parte del Comitato Tecnico.Tenuto conto anche di quanto emerso da taliincontri, la Commissione ha concordato sulla paridignità di trattamento della componentecoreografica e di quella musicale e, nell'ambito diquest'ultima, dei diversi repertori utilizzati(classica, pop, ecc). Ha pertanto proposto unaripartizione dei diritti economici al 50% tramusica e coreografia, fatti salvi gli accordipreesistenti tra compositore ed editore, e lacreazione di un data base nel quale sianosegnalati i repertori musicali che, per la loroutilizzazione in abbinamento a coreografie, nonnecessitano di espressa autorizzazione da parte


VIVAVERDI135degli aventi diritto.La Commissione ha quindi auspicato che l'operacoreografica possa essere gestita interamentedalla Sezione Lirica, a prescindere dal genere dimusica utilizzata. Ha inoltre ribadito l'opportunitàdi un'unica gestione, da parte della SezioneLirica, dei lavori del teatro musicale, essendovenute a cadere, nel corso del Novecento, lecaratterizzazioni dei diversi generi.Ai fini della successiva formalizzazione da parteRIUNIONE DEL COMITATO TECNICOIl giorno 27 ottobre si è riunito, presso la Sedesociale, il Comitato Tecnico della Sezione Liricaper l'esame di elaborazioni di opere di pubblicodominio ai fini dell'accertamento dell'esistenzadel carattere creativo previsto, per laprotezione, dall'art. 4 della Legge n. 633/1941sul diritto d'autore.Il Comitato, che annovera tra i propricomponenti anche rappresentanti di coreografi,del Consiglio di Amministrazione, sono stati infineconfermati, per l'anno 2005, i vigenti criteri diripartizione dei compensi relativi al diritto dicomunicazione al pubblico a mezzo di apparecchiriceventi televisivi e radiofonici (i cosiddettipubblici esercizi) e per la riproduzione privata peruso personale e senza scopo di lucro difonogrammi e di videogrammi (copia privataaudio e copia privata video).si è riunito per la prima volta dopo ladesignazione del maggio scorso.Nel corso della seduta ha esaminato, per lerelative valutazioni di propria competenza, 17elaborazioni della parte musicale o della parteletteraria e ha discusso i criteri per l'accettazionein tutela delle coreografie elaborate dal repertoriodi pubblico dominio.UFFICIO RAPPORTI INTERNAZIONALILE RAPPRESENTANZE ORGANIZZATE NEI PAESI STRANIERIAlbaniaSez. Musica: ALBAUTOR, Rruga “Sami Frasheri”Pallati 20/1, Shk. 1, Ap. 1, Tirana.Tel.+355 42 34742 Fax +355 42 34742;email albautor@san.com.alAlgeriaSez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:Office National du Droit d’Auteur (ONDA), 49rue Abderrazak, Hamla, Bologhine, Alger.Tel. +213 21 950101 - +213 21 951494Fax +213 21 951753 e-mail: onda@wissal.dzAndorraSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMArgentinaSez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:Sociedad Argentina de Autores y Compositoresde Musica (SADAIC), Lavalle 1547 (C1048AAK),Apartado especial n. 11 - Sucursal 44 BuenosAires 1444 – Tel. +54 11 43712883Fax +54 11 43798650 - +54 11 43750821,e-mail lfraticelli@sadaic.org.arwww.sadaic.org.argSez. Dor e Sez. Cinema: Sociedad General deAutores de la Argentina (ARGENTORES), J.A.Pacheco de Melo, 1820 - 1126 Buenos Aires.Tel. +54 11 48112582Fax +54 11 48126954;email mentradas@argentores.org.arwww.argentores.org.arAustraliaSez. Lirica e Dor: Australasian Writers’ GuildAuthorship Collecting Society (AWGACS), 8/50Reservoir Street, Surry Hills, NSW 2010.Tel. +61 2 92812973Fax +61 2 92814321;e-mail awgacs@awg.com.au - www.aug.com.auSez. Musica: Australasian Performing RightAssociation Ltd. (APRA), 6-12 Atchinson Street,St. Leonards, NSW 2065.Tel +61 2 99357900 Fax +61 2 99357999;e-mail apra@apra.com.au - www.apra.com.auSez. Olaf (arti figurative): VISCOPY- Level 1, 72-80 Cooper Street, Surry Hills, NSW 2010.Tel. +61 292802844 Fax +61 292802855;e-mail viscopy@zipworld.com.auwww.viscopy.comDiritti di riproduzione meccanica: AustralasianMechanical Copyright Owners Society Ltd.(AMCOS), 6-12 Atchinson Street, St. Leonards,NSW 2065. Tel. +61 2 99357900Fax +61 2 99357709;e-mail info@amcos.com.auAustriaSez. Musica: Staatlich Genehmigte Gesellschaftder Autoren, Komponisten und Musikverleger(AKM), Baumanstrasse 8-10 Postfach 259,1031 Wien. Tel. +43 1 717140.Fax +43 1 71714107;e-mail direktion@akm.co.at - www.akm.co.atSez. Olaf (arti figurative):Verwertungsgeselschaftbildender Künstier(VBK), Tivoligasse 67/8 - A1120 Wien.Tel. +43 1 8152691 Fax +43 1 8137835;e-mail vbk@nextra.at - www.vbk.atDiritti di riproduzione meccanica:-repertorio musicale: Gesellschaft zurWahrnehmung mechanisch-musikalischerUrheberrechte Gmbh (AUSTRO-MECHANA),Baumanstrasse 10, Postfach 55, A-1031 Wien.Tel.+43 1 71787631 Fax: +43 1 712 71 36;e-mail office@aume.at-repertorio drammatico, drammatico-musicale eletterario: Wahrnehmunggesellschaft fürUrheberrechte (LITERAR-MECHANA), LinkeWienzeile 18, A1060 Wien 6.Tel. +43 1 5872161 Fax +43 1 58721619;e-mail office@literar.atSez. Cinema: VerwertungsgesellschaftDachverband Filmschaffender (VDFS),Bösendorferstrasse A-1010 Vienna.Tel. +43 1 5047620 Fax +43 1 5047971;e-mail vdfs@eunet.at - www.vdfs.at


SEZIONI SERVIZI E UFFICIbollettino socialeBelgioSezioni Lirica e Dor (per le utilizzazioni in linguafrancese): Società francese SACD, sede aBruxelles - Rue du Prince Royal, 87.Tel: +32 2 551 03 20 Fax: +32 2 551 0325; e-mail infos@sacd.be - www.sacd.beSezioni Musica, Dor, Olaf, e Diritti di riproduzionemeccanica: Société Belge des Auteurs,Compositeurs et Editeurs (SABAM), Rue d’Arlon,75-77 B-1040 Bruxelles.Tel. +32 2 2868211 Fax +32 2 2306942;e-mail info@sabam.be - www.sabam.beBeninSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica: Societàfrancese SDRMBoliviaSezioni Lirica e Dor: Sociedad Boliviana deAutores y Compositores de Musica (SOBODAY-COM), Calle Canada Strongest n° 1808 - PlantaBaja, Oficina 03 - P.O. BOX 5107 La Paz.Tel.+591 2 2489888 Fax: +591 2 2489882;e-mail sobodayc@ceibo.entelnet.boDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAEBosnia ed ErzegovinaSez. Musica: Sine Qua Non Copyright Agency(SQN), Branilaca Sarajeva 47, 71000 Sarajevo.Tel./fax +387 33 200720; e-mailsqn@bih.net.baBotswanaSez. Dor: Società sudafricana DALROBrasileSez. Musica: União Brasileira de Compositores(UBC), Rua Visconde de Inhauma, 107 Centro–RJ CEP 20091000 Rio de Janeiro.Tel. +55 21 22233233 Fax: +55 21 25168291; e-mail ubc@ubc.org.br - www.ubc.org.arPer un determinato repertorio: SociedadeIndipendente de Compositores e AutoresMusicais (SICAM), Largo Paissandu 51 - CEP01034-010 São Paulo.Tel. +55 11 2238555 Fax +55 11 2224357;e-mail sicam@opus.com.br -www.somsicam.com.brSez. Dor: Sociedade Brasileira de AutoresTeatrais (SBAT), Av. Almirante Barroso, 97 - 3°Andar 20031, 005 Rio de Janeiro.Tel +55 21 5446966 Fax +55 21 2407431;e-mail sbat@sbat.com.br.Diritti di riproduzione meccanica: AssociaçãoDefensóra de Direitos Autorais Fonomecánicos(ADDAF), Av. Rio Branco, n° 18 - 12° andar,Edifício Itororó, 20090-000 Rio de Janeiro.Tel. +55 21 2263 5173 Fax +55 212332080;e-mail presidencia@addaf.org.br -www.addaf.org.brSez OLAF (arti figurative):Associação Brasileira Dos Direitos de AutoresVisuais (AUTVIS)– Av. Ibirapuera 2033, 7°/72Cep 04029-901, Sao Paulo –SP – Brasil –Tel. +55 11 50525053 –e-mail: autvis@autvis.org.br - www.autvis.org.brBulgariaSez. Musica: Bulgarian Society of Composersand Authors for Performing and MechanicalRights (MUSICAUTOR), 73 Vassil Levski blvd,1000 Sofiya. Tel. +35 92 9801035Fax +35 92 9800253; e-mail musautor@tea.bgSez. Dor: TEATERAUTOR - 54 rue Kniaz Boris I,1763 Sofiya. Fax +35 92 9531697;e-mail teautor@bgnet.bgSez. Cinema: FILMAUTOR - 67 Dobri Voynikovstr. 17, Sofiya 1164. Tel. +35 92 664736Fax +35 92 946069; e-mail filmautor@bitex.comBurkina FasoSez. Musica: Bureau Burkinabé du Droitd’Auteur (BBDA), BP. 3926 Ougadougou 01.Tel. + 226 324750 Fax +226 300682;e-mail bbda@liptinfor.bfDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMBurundiSezioni Lirica, Musica, Dor e Diritti di riproduzionemeccanica: Società belga SABAMCamerunSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMCanadaSez. Musica: Society of Composers, Authorsand Publishers of Canada (SOCAN), 41Valleybrook Drive, Don Mills, Ontario, M3B 2S6.Tel. +1 416 445 8700 Fax +1 416 4457108;e-mail socan@socan.ca - www.socan.caSez. Olaf (arti figurative), diritti di riproduzionemeccanica e copia privata: Société du Droit deReproduction des Auteurs, Compositeurs etEditeurs (SODRAC), 759, Carré Victoria, Suite420 - Montréal (Quebec) H2Y 2J7.Tel. +1 514 8453268 Fax +1 514 8453401;e-mail sodrac@sodrac.com - www.sodrac.comCiadSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMCileSezioni Lirica e Dor: Sociedad de AutoresNacionales de Teatro, Cine y Audiovisuales(ATN) Terranova 315 - Providencia - Santiago.Tel. +56 2 3708794 Fax +56 2 3708070;e-mail info@atn.cl - www.atn.clSez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:Sociedad Chilena del Derecho de Autor (SCD),Condell 346 - Providencia - Santiago.Tel. +56 2 3708000 Fax +56 2 2090905;e-mail dgral@scd.cl - www.scd.clSez. Olaf (Arti figurative): Sociedad de Gestiónde los Creadores de Imagen Fija (CREAIMA-GEN), Terranova 315, Providencia, SantiagoTel +56 2 3708778 Fax +56 2 3708070;e-mail info@creaimagen.cl - www.creaimagen.clCinaSez. Musica: Music Copyright Society of China(MCSC), 5/F Jing Fang Building, n° 33 DongDan San Tiao - Beijng 100005.Tel. +86 10 6523 26 56 Fax +86 10 6523 2657 - www.mcsc.com.cnCiproSez. Musica: Società inglese PRSDiritti di Riproduzione Meccanica:Società inglese MCPSColombiaSez. Musica: Sociedad de Autores yCompositores de Colombia (SAYCO), Carrera19, n. 40-72, Apartado Aéreo 6482 Bogotà.Tel. +57 1 320 23 99 Fax +57 1 2855224 -www.sayco.orgDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAECommonwealth Britannico, limitatamente aiterritori associati e dipendenti ed ai Paesi diseguito elencati: Antigua, Bahamas, Barbados,Belize, Brunei, Cipro, Dominica, Ghana (solodiritti di riproduzione meccanica), Giamaica,Grenada, India, Kenya, Kiribati, Malawi (solo


VIVAVERDI137diritti di riproduzione meccanica), Nigeria,Seicelle, St. Kitts e Navis, St. Lucia, St. Vincente Grenadine, Tanzania, Trinidad e Tobago (solodiritti di riproduzione meccanica), Tuvalu,Uganda, ZambiaSez. Musica: Società inglese PRSDiritti di riproduzione meccanica:Società inglese MCPSCongoSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMCorea del SudSez. Musica: Korea Music CopydghtAssociation (KOMCA), KOMCA BuildingNaebalsan-dong 649, Gangseo-gu, 157-280,Seul. Tel. +82 2 36600950Fax +82 2 3660 0984;e-mail inter05d@komca.or.kr - www.komca.or.krSez. Olaf (arti figurative): Imprima KoreaAgency (SACK),102, Jeil Bldg.,1626-3, SeochoDong, Seocho-Ku, Seoul 137-878.Fax +822 5973049; e-mail copyright@sack.or.krCosta d’AvorioSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMCosta RicaSez. Musica: Asociación de Compositores yAutores Musicales de Costa Rica (ACAM),Apartado Postal 100 Norte, 25 Este de PizzaHut - Paseo Colon San José.Tel. +506 221 7292 Fax +506 2231684 ;e-mail acamcr@sol.racsa.co.cr -www.acamcostarica.comDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAECroaziaSez. Musica: Croatian Composers Association(HDS-ZAMP), Rendiceva ulica, PP 959 28b-c -10000 Zagreb. Tel. +38 51 2310548Fax +38 51 2332177; e-mail zamp@hds.hr -www.hds.hrCubaSez. Musica: Agencia Cubana del Derecho deAutor Musical (ACDAM) Calle 6 - 313, E/13 y15 Vedado, CP 10400, La Habana.Tel. +537 302818 Fax +537 334347;e-mail acdam@acdam.cu - www.acdam.cuDanimarcaSez. Musica: Seiskabet til Forvaltning afInternationale Komponistrettigheder i Danmark(KODA) -Landemaerket, 23-25 – PO BOX 21541016 Copenhagen. Tel. +45 33 306300Fax +45 33 306330; e-mail info@koda.dk -www.koda.dkDiritti di riproduzione meccanica: NordiskCopyright Bureau (NCB), Frederiksgade 17Postbox 3064-1021 Copenhagen.Tel.+45 33 368700. Fax +45 33 364690;e-mail ncb@ncb.dk -www.ncb.dkSez. Olaf (arti figurative): COPY-DAN -Østerfaelled Torv 10 - 2100 Copenhagen.Tel. +45 35 44141400 Fax +45 35 441414;e-mail billedkunst@copydan.dk - www.copydan.dkEcuadorSez. Musica: Sociedad de Autores yCompositores Ecuatorianos (SAYCE), Avenida10 de Agosto, n. 43-147 y Rio Coca-Quito.Tel. +593 2 243083 Fax +593 2 462638;e-mail matriz@porta.netDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAEEgittoSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMEl SalvadorDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAEEstoniaSez. Musica, Lirica, Dor e OLAF (arti figurative):Estonian Authors’ Agency (EAU), Lille 13 -Tallinn 10614. Tel. +37 2 6684360Fax +37 2 6684361;e-mail eau@eau.org - www.eau.orgDiritti di riproduzione meccanica:Società danese NCBFigiSez. Musica: Società australiana APRADiritti di riproduzione meccanica:Società australiana AMCOSFilippineSez. Musica: Filipino Society of Composers,Authors and Publishers (FILSCAP), 1365 E.Rodriguez Sr. Ave, Quezon City, ManilaPilippines 1102. Tel. +63 2 7226981Fax +63 2 7229450; e-mail filscap@iconn.com.phFinlandiaSez. Musica: Säveltäjäin Tekijänoikeustoimistoteosto r.y. (TEOSTO), Lauttasaarentie,1 - SF00200 Helsinki. Tel. +358 9 681011Fax +358 9 677134;e-mail teosto@teosto.fi -www.teosto.fiDiritti di riproduzione meccanica:Società danese NCBSez. Olaf (arti figurative): KUVASTO-Yrjönkatu ilIso Roobertinkatu 20-22, II floor 00120Helsinki. Tel. +358 9 680 17 11Fax +358 9 6123651;e-mail kuvastory@kuvastory.fi -www.kuvastory.fiSez. Cinema: KOPIOSTO - Hietaniemenkatu 2,00100 Helsinki. Tel. +358 9 431 521Fax +358 9 3152377;e- mail kopiosto@kopiosto.fi - www.kopiosto.fiFranciaSezioni Lirica, Dor e Cinema: Société desAuteurs et Compositeurs Dramatiques (SACD),11bis rue Ballu - F - 75442 Paris Cédex 09.Tel. +33 1 40 23 44 44Fax +33 1 45267428;e-mail: infosacd@sacd.fr - www.sacd.frSez. Musica: Société des Auteurs,Compositeurs et Editeurs de Musique (SACEM),225, Avenue Charles de Gaulle - F-92521Neuilly sur Seine, Cédex. Tel. +33 1 47 15 47 15Fax +33 1 47451294 - www.sacem.frSez. Olaf:(opere letterarie): Société Civile des AuteursMultimedia (SCAM), 5, Avenue Vélasquez,75008 Paris. Tel. +33 1 56 69 58 58Fax +33 1 56695859;e-mail documentation@scam.fr - www.scam.fr(arti figurative): Société des Auteurs des ArtsGraphiques et Plastiques (ADAGP), 11, rueBerryer - 75008 Paris. Tel. +33 1 43 59 09 79Fax +33 1 45634489;e-mail adagp@adagp.fr - www.adagp.frDiritti di riproduzione meccanica: Société pourl’Administration du Droit de ReproductionMécanique des Auteurs, Compositeurs etEditeurs (SDRM), Cité de la Musique, 16 - Placede la Fontaine aux Lions - 75019 Paris.Fax +33 1 47154973GabonSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMGambiaSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMGeorgiaSez. Musica: Georgian Society of Authors andPerformers (GESAP), Tbilisi 380015, Kostavastr. 63. Tel.+995 32 33 56 79


SEZIONI SERVIZI E UFFICIbollettino socialeFax +995 32 252724;e-mail gesap@gol.geGermaniaSez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:Gesellschaft für musikalische Aufführungs -und mechanische Vervielfältigungsrechte(GEMA), Rosenheimerstrasse 11 - 81667Postfach 800767 München.Tel.+49 89 4800300 Fax +49 89 48003969;e-mail gema@gema.de- www.gema.deSez. Olaf (arti figurative) e Sez. Cinema: VGBILD-KUNST, Weberstrasse, 61 - 53113 Bonn.Tel. +49 22 8915340 Fax +49 22 89153439;e-mail info@bildkunst.de - www.bildkunst.deSez. Cinema: VG WORT - Goethestrasse 4980336 München. Tel. +49 89 514120Fax +49 89 5141258; e-mail vgwort@online.de- www.vgwort.deGhanaSez. Musica: Copyright Society of Ghana(COSGA), Private Mail Bag, Ministries POB M,41 Accra. Tel. +233 21 7011988Fax +233 21 224282;e-mail: cosga@ghana.com -www.copyright@ghana.comGiamaicavedi Commonwealth BritannicoGiapponeSez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:The Japanese Society of Rights of Authors,Composers and Publishers (JASRAC), 3-6-12,Uehara, Shibuya-Ku, Tokyo 151 8540.Tel. +81 3 34812121 Fax +81 3 34812154;e-mail intl@pop02.jasrac.or.jp -www.jasrac.or.jpSez. Olaf (arti figurative): Société pour laProtection des Droits Artistiques (SPDA),Shimbun Kaikan#600 8-4 Ginza 3 Chome,Chuo-Ku 104-0061 Tokyo, Japan.Tel +81 3 55242252 Fax +81 3 55242253GibutiSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMGreciaSez. Musica e Diritti di ríproduzione meccanica:Société Anonyme Hellénique pour la Protectionde la Propriété lntellectuelle (AEPI), Fragoklisias& Samou Street, 51, Amaroussio, 15125Athens. Tel. +30 1 6857494Fax +30 1 6851949; e-mail info@aepi.grSezioni Lirica, Dor e Olaf (opere letterarie):Société de Protection du Droit d’Auteur (SOPE),Fragoklisias & Samou Street, 51 - Amaroussio.15125 Athens. Fax +30 1 6853174;e-mail sope@hol.grGuatemalaDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAEHaitiDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAEHondurasDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAEHong KongSez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:Composers and Authors Society of Hong KongLtd. (CASH) 18/F, Universal Trade Centre, 3Arbuthnot Road, Central.Tel. +852 2 8463268 Fax +852 2 8463261;e-mail general@cash.org.hk - www.cash.org.hkIndiavedi Commonwealth BritannicoIndonesiaSez. Musica: Yayasan Karya Cipta (KCI): GoldenPlaza Fatmawati Block C12, Jl. RS. Fatmawatin° 15, Jakarta 12420. Tel. +622 1 75905884fax +622 1 7656051; e-mail info@kci.or.id -www.kci.or.idDiritti di riproduzione meccanica:Società olandese STEMRAIrlandaSez. Musica: Irish Music Rights Organization(IMRO), Copyright House, Pembroke Row,Lower Baggot St., Dublin 2.Tel. +353 1 6614844 Fax +353 1 6763125;e-mail info@imro.ie - www.imro.ieDiritti di riproduzione meccanica:Società inglese MCPSSez. Olaf (arti figurative): Società inglese DACSIslandaSez. Musica: Samband Tonskalda og EigendaFlutningsréttar (STEF) Laufasvegur 40 - 101Reykjavik. Tel. +35 4 5616173Fax +35 4 5626273;e-mail stef@stef.is - www.stef.isDiritti di riproduzione meccanica:Società danese NCBIsraeleSezioni Lirica, Musica, Dor e Diritti di riproduzionemeccanica: Société d’Auteurs,Compositeurs et Editeurs de Musique en lsraël(ACUM), P.O.B. 1704 - Ramat-Gan 52117.Tel. +972 3 611 34 14 Fax +972 3 6122629;e-mail acum@acum.org.il; www.acum.org.ilJugoslavia (Serbia e Montenegro)Sezioni Musica, Olaf (opere letterarie) e Diritti diriproduzione meccanica: Drustvo za zastituautorskih prava (SOKOJ), Misarska 12-14 - YU-11000 Beograd. Tel. +381 11 3238761Fax +381 11 3236168;e-mail sokoj@sokoj.org.yu - www.sokoj.org.yuLesothoSez. Dor. Società sudafricana DALROLettoniaSez. Lirica, Dor, Musica, Olaf (arti figurative):Copyright and Consultation Agency (AKKA/LAA),A. Caka str.97, Riga 1011. Tel. +371 7506131Fax +371 7315620;e-mail info@akka-laa.lv; akka@apollo.lvDiritti di riproduzione meccanica:Società danese NCBLibanoSez. Musica. Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica.Società francese SDRMLiechtensteinSezioni Lirica e Dor: Società svizzera SSASez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:Società svizzera SUISASez. Olaf (opere letterarie): Società svizzeraPRO LITTERIS-TELEDRAMASez. Cinema: Società svizzera SUISSIMAGELituaniaSezioni Lirica, Musica, Dor e Olaf (arti figurative):Lietuvos Autoriu Teisiu Gynimo AsociacijosAgentura (LATGA-A) J. Basanaviciaus g. 4b,Vilnius. Tel. +370 5 2651600Fax +370 5 2651377;e-mail latga@latga - www.latga.lt


VIVAVERDI139Diritti di riproduzione meccanica:Società danese NCBLussemburgoSezioni Lirica e Dor: Società francese SACDSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMSezione Olaf (arti figurative):Società francese ADAGPMacedoniaSez. Musica: Musical Copyright Society (ZAMP),Metropolit Teodosij Gologanov 58, 91000Skopje. Tel. +389 9 1234953fax +389 9 1122301;e-mail zamp.macedonia@hotmail.comMadagascarSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMMalawiSez. Musica: Copyright Society of Malawi(COSOMA), Aquarius House - Lilongwe 3.Tel. +265 1 751 148 Fax +265 1 740073;e-mail cosoma@sdnp.org.mwDiritti di riproduzione meccanica:Società inglese MCPSMalaysiaSez. Musica: Music Authors’ CopyrightProtection (MACP), N° 6-3, Jalan 3/114, KuchaiBusiness Centre, Jalan Kuchai Lama, 58200Kuala Lumpur.; Tel. +60 3 7984 50 89Fax +60 3 7984 50 90;e-mail macp@streamyx.comMaliSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMMaltaSez. Musica: Società inglese PRSDiritti di riproduzione meccanica:Società inglese MCPSMaroccoSezioni Lirica e Dor: Società francese SACDSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMMauritaniaSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMMauritiusSez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:Mauritius Society of Authors (MASA), 3rd FloorNPF Building, Douglas Sholte St. Bassin,Republic of Mauritius, Tel. +230 4 672219Fax +230 4 540578 ; e-mailcopyrightsoc@intnet.mu - www.masa.muMessicoSez. Musica: Sociedad de Autores yCompositores de Musica, S. de A. (SACM),Mayorazgo, 129 - Col. Xoco - 03330 MéxicoD.F. Tel. +52 55 6047733 Fax +52 556047923; e-mail sacm@sacm.org.mx -www.sacm.org.mxDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAESez. Olaf (arti figurative): Sociedad Mexicanade las Artes Plásticas (SOMAAP) Av. GeneralMariano Escobedo 373 5°Piso Col.ChapultepecMorales C.P. 11570. Tel. +52 55 312082Fax +52 55 6056512;e-mail somaap@prodigy.net.mx.Sezioni Lirica e Dor: Sociedad General deEscritores de México (SOGEM), J.M. Velasco,59 - San José Insurgentes, México 19 D.F.Tel. +52 55 55933566 Fax +52 55 55936017;e-mail : pjaubert@sogem.org.mxMonacoSezioni Lirica e Dor: Società francese SACDSez. Musica: Società francese SACEMSez. Olaf (opere letterarie):Società francese SCAMSezione Olaf (arti figurative):Società francese ADAGPDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMNauruSez. Musica: Società australiana APRADiritti di riproduzione meccanica:Società inglese MCPSNicaraguaDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAENigerSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMNorvegiaSez. Musica: Norsk KomponistforeningsInternasjonale Musikkbyra (TONO) - Boks 9171Grönland 0134 Oslo. Tel. +47 2 2057200Fax +47 2 2057250;e-mail tono@tono.no -www.tono.noDiritti di riproduzione meccanica:Società danese NCBNuova ZelandaSez. Musica: Società australiana APRADiritti di riproduzione meccanica:Società australiana AMCOSSez. Olaf (arti figurative): Società inglese DACSPaesi Bassi (e Antille Olandesi)Sezione Musica: Het Bureau voorMuxiekAuteursrecht (BUMA) Postbus 3080 -2130 KB Hoofddorp. Tel. +31 23 7997999Fax +31 23 7997777;e-mail info@bumastemra.nl -www.bumastemra.nlSezioni Lirica, Dor e Olaf (opere letterarie):Literarie Rechten Auteurs (LIRA), Postbus3060, 2130 KB Hoofddorp.Tel. +31 23 7997806 Fax +31 23 7997700;e-mail info@cedar.nlSez. Olaf (arti figurative): BEELDRECHT –Postbus 75982, 1070 AZ Amsterdam.Tel. +31 20 5891840 Fax +31 20 41242;e-mail info@beeldrecht.nl - www.beeldrecht.nlDiritti di riproduzione meccanica:Stichting tot Exploitatie van mechanischeReproductierechten der Auteurs (STEMRA),Siriusdreef 22-28, 2132 WT Hoofddorp.Tel +31 23 7997999 Fax +31 23 7997777;e-mail info@bumastemra.nl - www.bumastemra.nlSez. Cinema: VEVAM, P.O Box 581 Postbus581, 1000 AN Amsterdam.Tel. +31 20 676 5088 Fax +31 20 6765837;e-mail info@sekam.org - www.sekam.orgPanamaSez. Musica: Sociedad Panameña de Autores yCompositores (SPAC): Calle 50 y Elvira MendezFinal, Segundo Duplex, Primer Alto, Panama.Telephone: +507 264 76 64Fax +507 2232993; e-mail spac@pty.comDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAEPapua Nuova GuineaSez. Musica: Società australiana APRADiritti di riproduzione meccanica:Società australiana AMCOSParaguaySez. Musica: Autores Paraguayos Asociados(APA), Av. Chile, 850 - Asunción.Tel +595 21 497 711Fax +595 21 492750; e-mailapa@quanta.com.py


SEZIONI SERVIZI E UFFICIbollettino socialePerùSezioni Lirica, Dor, Olaf (opere letterarie) eDiritti di riproduzione meccanica:Agenzia della SIAE di Lima, FONOPERU(v. agenzie della SIAE all’estero)Sez. Musica: Asociación Peruana de Autores yCompositores (APDAYC), Av. Petit Thouars5038, Miraflores, Ap.do postal 18-0718, Lima18, tel +51 1 24 26 964 fax +51 1 44 63922; e-mail apdayc@apdayc.org.pe -www.apdayc.org.peSez. OLAF (arti figurative) : Asociacion Peruanade Artistas Visuales (APSAV), Los Frailes 181URB. SANTA FELICIA – LA MOLINA.Tel. + 51 1 3488590 fax +51 1 349 0593;e-mail apsav@terra.com.pe - www.apsav.org.pePoloniaSezioni Lirica, Musica, Dor e Diritti di riproduzionemeccanica: Stozarzyszenie Autoròw(ZAIKS), 2, rue Hipoteczna - P-00-092Warszawa l. Tel. +48 22 8281705Fax +48 22 8289204;e-mail info@zaiks.pl - www.zaiks.org.plPortogalloSezioni Lirica, Musica, Dor, Olaf e Diritti diriproduzione meccanica: Sociedad Portuguesade Autores (SPA), Avenida Duque de Loulé 31 -1069 Lisboa Codex. Tel. +35 1 213594400fax +35 1 213530257;e-mail geral@spautores.pt - www.spautores.ptRegno UnitoSez. Musica: The Performing Right Society Ltd.(PRS), Copyright House 29/33 Berners Street -GB London W1T 3AB. Tel. +44 20 87694400Fax +44 20 73064455; e-mail info@prs.co.uk- www.mcps-prs-alliance.co.ukSezioni Lirica, Dor, Cinema e Olaf (opere letterarie- per determinati tipi di utilizzazione): TheAuthors’ Licensing and Collecting Society Ltd.(ALCS) Marlborough Court, 14-18 Holborn -London EC1N 2LE. Tel. +44 207 3950600Fax +44 207 3950660;e-mail alcs@alcs.co.uk -www.alcs.co.ukSezione Olaf: (arti figurative): Design and ArtistCopyright Society Ltd. (DACS), ParchmentHouse 13 Northburgh street, London EC1VOJP. Tel. +44 207 3368811Fax +44 207 3368822; e-mail info@dacs.co.uk- www.dacs.co.ukDiritti di riproduzione meccanica: Mechanical-Copyright Protection Society Ltd. (MCPS),29/33 Berners - London W1T 3AB. Tel. +44208 7694400 Fax +44 207 3064455; e-mailinfo@mcps.co.uk - www.mcps-prs-alliance.co.ukSez. Cinema: The Directors’ and Producers’Rights Society (DPRS), 20 - 22 Bedford Row,London WC1R 4EB. Tel. +44 207 2690677Fax +44 207 2630676;e-mail info@dprs.org - www.dprs.orgRepubblica CecaSezioni Lirica, Dor, Olaf (opere letterarie) eCinema: Divadeini a Literární jednateistvi (DILIA),Kratkeho 1 -190 03 Praha 9. Tel. +420 2 8389 15 87 Fax: +420 2 83 89 55 99email info@dilia.cz www.dilia.czSez. Musica e relativi Diritti di riproduzionemeccanica: Ochranny Svaz Autorsky (OSA),Trida Cs. Armady 20 - 160 56 Praha 6 –Tel. +420 2 203 151 11 Fax +420 2 333 43 073;e-mail osa@osa.cz - www.osa.czRepubblica CentrafricanaSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMRepubblica del CongoSezione Musica e Diritti di riproduzionemeccanica: Société Nationale des Editeurs,Compositeurs et Auteurs (SONECA), BoitePostale 460-Kinshasa 1. Tel. +243 98236161Fax +243 4306545;e-mail soneca_dda@yahoo.frRepubblica DominicanaDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAERepubblica SudafricanaSez. Musica: South African Music RightsOrganization Ltd. (SAMRO), POB 31609, 2017Braamfontein, Johannesburg 2001.Tel. +27 11 4895000 Fax +27 11 4031934;e-mail samro@samro.org.za - www.samro.org.zaSezione Dor: The Dramatic Artistic and LiteraryRights Organisation (DALRO), POB 31627,2017 Braamfontein – Johannesburg.Tel. +27 11 4036635 Fax +27 11 4039094;e-mail dalro@dalro.co.za - www.dalro.co.zaDiritti di riproduzione meccanica. South AfricanRecording Rights Association (SARRAL), POB31091, 2001 Braamfontein.Tel. +27 11 3391333 Fax +27 11 3391403;e-mail sarral@pixie.co.zaRomaniaSez. Musica: Uniunea Compozitorilor siMuzicologilor Din Romania (UCMR), CaleaVictoriei, 141-71102 Bucaresti.Tel. +401 2127977 Fax +401 2118577;e-mail ada@ucmr-ada.ro - www.ucmr-ada.roSez. Cinema: DACIN-SARA, Rue Mendeleev2830, Sector 1, 70164 Bucarest.Fax +401 6506114RuandaSezioni Musica, Dor e Diritti di riproduzionemeccanica: Società belga SABAMRussiaSezioni Lirica, Musica e Dor: Russian Authors’Society (RAO), B. Bronnaia, 6a - 123995Moscow. Tel. +70 95 2034599Fax +70 95 2001263;e-mail rao@rao.ru - www.rao.ruSalomoneSez. Musica: Società australiana APRADiritti di riproduzione meccanica:Società inglese MCPSSamoaSez. Musica: Società australiana APRADiritti di riproduzione meccanica:Società australiana AMCOSSan MarinoSezioni Lirica, Musica, Dor e Olaf: vedi Agenziadella SIAE di San MarinoSenegalSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMSingaporeSez. Musica: Composers and Authors Societyof Singapore Ltd. (COMPASS), 37 Craig Road,Singapore 089675. Tel:+65 6 3236630 Fax:+65 6 3236649; e-mail compass-admin@compass.org.sg- www.compass.org.sgSlovacchiaSezioni Lirica, Dor, OLAF (opere letterarie) erelativi Diritti di riproduzione meccanica:Slovenská Literárna Agentúra (LITA), Mozartova9 - 815 30 Bratislava. Tel. +421 2 62802248Fax +421 2 5802246;e-mail lita@lita.sk; www.lita.sk


VIVAVERDI141Sez. Musica e relativi Diritti di riproduzionemeccanica: Slovensky ochranny Zväz Autorsky(SOZA), Ratislavova 3, 821 08 Bratislava. Tel.+42 12 5556 9362 Fax +42 12 5669409;e-mail soza@soza.sk - www.soza.skSloveniaSez. Musica: Société des Compositeurs,Auteurs et Editeurs de Slovénie (SAZAS/DSS),Trzaska cesta, 34 - 1000 Ljubljana.Tel +386 1 4 23 8110 Fax: +386 1 4 23 8126;e-mail info@sazas.org ; www.sazas.orgSpagnaSezioni Lirica, Musica, Dor, Olaf (opere letterarie)e Diritti di riproduzione meccanica:Sociedad General de Autores de España(SGAE), Fernando VI, 4 - Apartado 484, 2008Madrid. Tel. +34 91 3499550Fax +34 91 3102120;e-mail sgae@sgae.es - www.sgae.esSez. Olaf (arti figurative): VEGAP, Gran Via,16.5° Derecha, 28013 Madrid.Tel. +34 91 5326632 Fax +34 91 5315398;e-mail infomad@vegap.es - www.vegap.esStati Uniti d’America(e Portorico e Isole Vergini)Sez. Musica: American Society of ComposersAuthors and Publishers (ASCAP), One LincolnPlaza - New York, N.Y. 10023.Tel. +1 212 621-6000 Fax. +1 212 724-9064;e-mail info@ascap.com -www.ascap.comPer un determinato repertorio: Broadcast Musiclnc. (BMI), 320 West 57th Street - New York,N.Y. 10019. Tel. +1 212 5862000Fax +1 212 2462163; e-mailinternational@bmi.com -www.bmi.comPer un determinato repertorio:SESAC lnc. - 55, Music Square East, Nashville,TN 37203. Tel. +1 615 3200055Fax +1 615 3299627; e-mail info@sesac.com -www.sesac.comDiritti di riproduzione meccanica: Harry FoxAgency (HFA), 711 Third Ave. New York,N.Y.10017. Tel. +1 212 3705330Fax +1 646 4876779,e-mail harryfox@harryfox.com -www.harryfox.comSez. Olaf (opere arti figurative, per il solo territoriodegli USA): Artists Rights Society (ARS)536 Broadway, 5th Floor New York, NY 10012-3915. Tel. +1 212 4209160Fax +1 212 4209286email info@arsny.com - www.arsny.comSveziaSez. Musica: Foreningen Svenska Tonsättareslnternationella Musikbyra (STIM), P.O. Box27327 - SE 102 54 Stockholm.Tel. +46 8 7838800 Fax –46 8 6626275;e-mail info@stim.se - www.stim.seDiritti di riproduzione meccanica:Società danese NCBSez. Olaf (arti figurative): Bildkonst UpphovsrattI Sverige (BUS), Drottningholmsvägen 10,11242 Stockholm. Tel. +46 8 54553380Fax +46 8 54553398;e-mail bus@bus.se - www.bus.seSvizzeraSezioni Lirica, Dor e Cinema (per repertoriofrancofono): Société Suisse des Auteurs (SSA),rue Centrale, 12/14, 1003 Lausanne.Tel. +41 21 3134455 Fax +41 21 3134456; -email info@ssa.ch - www.ssa.chSez. Musica e relativi Diritti di riproduzionemeccanica: Société Suisse pour les Droits desAuteurs d’Oeuvres Musicales (SUISA) -Bellariastrasse 82 - CH 8038 Zurich.Tel. +41 1 4856666 Fax +41 1 4824333;email suisa@suisa.ch - www.suisa.chSez. Olaf (opere letterarie e arti figurative):PRO LITTERIS-TELEDRAMA,Schwamendingenstrasse n° 10 - 8050 Zurich.Tel. +41 43 3006615 Fax +41 43 300 66 68;email mail@prolitteris.ch - www.prolitteris.chSez. Cinema (per repertori non francofoni):Société Suisse pour la Gestion des Droitsd’Auteurs d’Oeuvres Audiovisuelles (SUISSIMA-GE), Neuengasse, 23, 3001 Berna.Tel: +41 31 313 36 36 Fax: +41 31 313 36 37;e-mail mail@suissimage.ch - www.suissimage.chSwazilandSez. Dor: Società sudafricana DALROTaiwanSez. Musica: Music Copyright IntermediarySociety of Chinese Taipei (MÜST), 3F, 130Nanking East Road, Section 4 Taipei Taiwan.Tel. +886 2 25707557Fax +886 2 25707556;e-mail service@must.org.tw - www.must.org.twThailandiaSez. Musica: Music Copyright Ltd. (MCT),23/17-18 Soi Soonvijai Rama 9th RoadBangkapi Sub-District, Huaykwang DistrictBankgok 10320. Tel. +66 2 203104950Fax +66 2 2031051;e-mail mctsupat@asianet.co.thTogoSez. Musica: Bureau Togolais du Droit d’Auteur(BUTODRA), POB 14053, Lomé.Tel. +9 228 2221839 Fax +9 228 2226900;e-mail butodra@caramail.comDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMTongaSez. Musica: Società australiana APRATrinidad e TobagoSez. Musica: Copyright Organization of Trinidadand Tobago (COTT), 45C Jerningham ave.,Belmont, Port of Spain. Tel. +1 868 6236101Fax +1 868 6234755;e-mail cott@cott.org.tt -www.cott.org.ttTunisiaSezioni Lirica e Dor: Società francese SACDSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMTurchiaSez. Lirica e DOR: Società francese SACDSez. Musica: Società francese SACEMDiritti di riproduzione meccanica:Società francese SDRMUcrainaSez. Musica: Ukrainian Agency of Copyright andRelated Rights (UACRR), 34 B. Khmelnytskyi st.,01030 Kyiv. Tel. +38 44 2242238Fax +38 44 2464966;e-mail uacrr@uacrr.kiev.ua -www.uacrr.kiev.uaUngheriaSez. Lirica e Dor: Agence Théatrale HOFRA, H-1061 Budapest Andràssy ùt 23.Tel. +36 1 4620880 Fax +36 1 4620881;e-mail hofra@matavnet.huSez. Musica e Diritti di riproduzione meccanica:Bureau Hongrois pour la Protection des Droitsd’Auteur (ARTISJUS), P.B. 593 - H 1539Budapest Mészaros u. 15-17.Tel. +36 1 4882602Fax +36 1 2121544;e-mail info@artisjus.com - www.artisjus.comSez. Olaf (opere letterarie) : Bureau Hongroispour la Protection des Droits d’Auteur (ARTIS-JUS), P.B. 593 – H 1539 Budapest Mészarosu. 15-17. Tel. +36 1 4882602Fax +36 1 2121544; e-mail info@artisjus.com -www.artisjus.comSez. Olaf (arti figurative): Collecting Society ofHungarian Creative Artists’ Association (HUN-GART): Falk Miksa u. 30., H-1055 Budapest.Tel. +36 1 3024386Fax +36 1 3023810;e-mail hungart@com.kibernet.huwww.kibernet.hu/hungart.


SEZIONI SERVIZI E UFFICIbollettino socialeUruguaySezioni Lirica, Dor, Musica e Dirittidi riproduzione meccanica: Asociación Generalde Autores del Uruguay (AGADU), CalleCanelones 1122 - Montevideo. Tel. +59 829003188Fax +59 8 29013951;e-mail agadu@agadu.org - www.agadu.comVenezuelaSez. Musica: Sociedad de Autores yCompositores de Venezuela (SACVEN), AvenidaAndrés Bello, Edificio Vam, Torre Oeste, piso 9y 10 - Caracas 5190-1050 Caracas.Tel. +58 212 5077211 Fax: +58 212 5077287;e-mail dirgral@sacven.org - www.sacven.orgDiritti di riproduzione meccanica:Società spagnola SGAEZimbabweDiritti di riproduzione meccanica:Società inglese MCPSAGENZIE DELLA SIAE ALL’ESTERO(costituite ai sensi dell’art.140 del RegolamentoGenerale della <strong>Siae</strong>)LimaAgente per il Perù: FONOPERU Indirizzo: EmilioAlthaus, 121, Of. 803, Lince - Lima - Telefono efax: +511 704888.San MarinoAgente per la Repubblica di San Marino: Dott.Andrea Lombardi - Via 3 settembre, 99 - 47891Dogana, San Marino -Telefono e fax 0549 909630.Sono disponibili i due CD–Rom relativi agli elenchi realizzati dalla Sezione Musica:Elenco Locali da Ballodistribuiti sul territorio nazionale, e suddivisi in due tipologie(discoteche, locali di varia natura), per genere di manifestazione(ballo dal vivo e/o al suono di strumento meccanico)e per caratteristiche di attività continuativa, stagionale,saltuaria). Per l’acquisto è dovuto un corrispettivo diEuro 288,00 (Euro 240,00 + IVA 20%).Elenco Indirizzi Esecutori Musicali(Singoli e Complessi), che hanno effettuato dal“vivo” sul territorio nazionale, esecuzioni musicaliin trattenimenti danzanti, concertini e pianobar. Per l’ acquisto è dovuto un corrispettivo diEuro 216,00 (Euro 180,00 + IVA 20%).Entrambi gli elenchi, che si riferiscono all’ anno 2002, possono essere acquistatial prezzo complessivo di Euro 360,00 (Euro 300,00+IVA 20%).Gli interessati potranno rivolgersi a:SIAE – SEZIONE MUSICA - Utilizzazioni - Viale della Letteratura, 30 – 00144 ROMA.Per ulteriori informazioni:Tel. 065990.873 – 065990.294 – 065990.592 – 065990.792 Fax 065990.019 E–mail: utilizzazioni.musica@siae.it


ORGANI SOCIALIVIVAVERDI143SOSTITUTODEL PRESIDENTESilvano GuarisoCONSIGLIODI AMMINISTRAZIONEGiuseppe AfeltraTino CennamoGiuseppe de VergottiniAugusto PistolesiASSEMBLEAMUSICAAutoriVincenzo BarbalargaGiancarlo BigazziFabio Massimo ColasantiGiovanni D'AmmassaLucio DallaAldo D'ArgenioCamillo FacchinettiEzio LeoniMarco MarianiClaudio MattoneFranco MicalizziMassimo NardiMariella NavaGino PaoliRenato ParetiAntonio RagagliaEditoriAla Bianca Group SrlBonaparte Edizioni Musicali SrlBuena Suerte Edizioni Musicali SncCasadei Sonora Edizioni Musicali SncDipiù SrlEdizioni Caramba SrlEmi Virgin Music Publishing Italy SrlF.M.A. Edizioni Musicali e Discografiche SrlMedia Songs SrlMelodi Casa Editrice SrlMusic Union SrlSony Music Publishing SrlSugar SrlUniversal/MCA Music Italy SrlUniversale Edizioni Musicali SrlWarner Chappel Music Italiana SrlFILM E OPERE ASSIMILATEAutoriUgo GregorettiMario PaolinelliAndrea PurgatoriDomenico Rafele detto MimmoProduttoriBianca Film SrlCecchi Gori Group Fin.Ma.Vi. SpaFilmauro SrlItalian International Film SrlDRAMMA E PROSA, RIVISTAE COMMEDIA MUSICALE, OPERETTA EOPERE RADIOTELEVISIVEAutoriValentina AmurriAnnabella CerlianiGiulio PerrettaEnrico VaimeFabio ViscaCarla VistariniEditoriEdizioni Musicali Grandi Firme della Canzone SrlItalcanto SrlConcessionari/CessionariD'Arborio di Ficarelli M.P. & C. SncDitta Flavia TolnayOPERE LETTERARIE, MULTIMEDIALI E DELLEARTI PLASTICHE E FIGURATIVEAutoriSimona FasuloGianni MinàStanislao NievoMaria Luisa SpazianiEditoriArnoldo Mondadori SpaGarzanti Libri SpaGiulio Einaudi Editore SpaHoepli Ulrico Casa Editrice Libraria SpaOPERE LIRICHE, BALLETTI, ORATORI EOPERE ANALOGHEAutoriGiorgio BattistelliSalvatore SciarrinoEditoriCarisch SrlEdizioni Curci SrlGDM Music SrlMercurio SrlCOMMISSIONI DI SEZIONESEZIONE MUSICAAutoriSilvio AmatoGianfranco Borgatti (Pres.)Fabio Massimo CantiniLuciano ColelliAugusto CollettiniGianni DrudiBruno Mario LavezziMario LimongelliFlavio Emilio ScognaFranco ZauliEditoriAccordo Edizioni Musicali SrlAlfredo Gramitto RicciAllen Klein Music Publishing SrlFranca Ferrario (V. Pres.)Bideri Cevel SpA Silvia Bideri VillevieilleEmergency Music Italy Srl Pietro ColasantiGalletti-Boston Srl Anna GallettiLeonardi Edizioni Musicali Srl Piero LeonardiSym Music Srl - Anna LombardoniTiber Srl Andrea CotromanoUnione Edizioni Musicali Sas Roberto RinaldiUniversal Music Italia Srl Claudio BujaSEZIONE CINEMAAutoriEleonora Di FortunatoEmidio Greco (Pres.)Domenico MezzatestaMassimo SaniVittorio Benito SindoniProduttoriInternational Dean Film SrlAdriano De Micheli (V. Pres.)Racing Pictures Srl Alessandro FracassiWarner Bros Italia SpAPaolo FerrariSEZIONE DORAutoriFlavio AndreiniLinda Brunetta Caprini (V. Pres.)Roberto CavosiMichele MirabellaMarco PosaniBiagio Proietti (Pres.)ConcessionariAntonia Brancati Srl Antonia BrancatiD'Arborio Sirovich Paola Paola Perilli


ORGANI SOCIALIbollettino socialeSEZIONE OLAFAutoriLuciana GravinaMario LunettaAlessandro Occhipinti (V. Pres.)Natale Antonio RossiEditoriAdelphi S.p.A. Francesca SintiniEdumond Lemonnier SpABarbara FavataPrincipato Giuseppe Casa Editrice SpA -Girolamo Potestà (Pres.)R.C.S. Libri SPA Alberta LocatiSEZIONE LIRICAAutoriMarco BettaLorenzo Ferrero (Pres.)Dario OliveriEditoriB&W Italia Srl Giancarlo LucarielloSonzogno Casa Musicale Sas Piero OstaliSugar Music SpA Teresita Beretta (V. Pres.)COLLEGIO DEI REVISORIPresidente Giancarlo SettimiGiuseppe Dell'AcquaAndrea MalfacciniSilvio NecchiCarlo PontesilliSupplentiRiccardo AcerneseBenito Di TroiaCONTROLLO INTERNOFranco TonucciNUMERI UTILIDIREZIONE GENERALEcentralino 06 59901fax centrale 06 59647050/52SEZIONE CINEMAtel. 06 5990062/322fax 06 5990006cinema@siae.itSEZIONE DOR(Opere drammatiche eradiotelevisive)tel. 06 5990243/743fax 06 5990758dor@siae.itLinea diretta con la SezioneDOR tel. 06 5990090(dalle 9.00 alle 12.30)SEZIONE LIRICAtel. 06 5990250fax 06 5990247lirica@siae.itLinea diretta con la SezioneLirica tel. 06 5990251SEZIONE MUSICAtel. 06 599025706 5990275/593fax 06 5990280musica@siae.itCentro di ConsulenzaMusicale Pitagoratel. 06 5990591pitagora@siae.it(apertura al pubblico econsulenze telefoniche dirette:mercoledì e giovedì dalle 9.30alle 12.30)UFFICIO ACCORDI PER IDIRITTI DI ESECUZIONEtel. 06 5990282/039fax 06 5990205accordi.autori@siae.itSEZIONE OLAF(Opere Letterarie e Arti Figurative)tel. 06 5990311fax. 06 5990028/319olaf@siae.itPUBBLICO REGISTROCINEMATOGRAFICOtel. 06 599032506 5990328/329fax 06 5990006prc.cinema@siae.itREGISTRO PUBBLICOSPECIALE PROGRAMMI PERELABORATOREtel. 06 5990351fax 06 5990319inediti.olaf@siae.itDEPOSITO OPERE INEDITEtel. 06 5990312/232fax 06 5990319inediti.olaf@siae.itSERVIZIO ISCRITTI E SOCIinformazioni:tel. 06 5990626/958fax 06 5990058sis@siae.itSERVIZI DI ANTIPIRATERIAtel. 06 5990060fax 06 5990492antipirateria@siae.itSERVIZI DIVERSIFICATItel. 06 5990081fax 06 5990526servizi.diversificati@siae.itSERVIZI ERARIALItel. 06 5990853fax 06 5990849erario@siae.itUFFICIO MULTIMEDIALITA'tel. 06 5990668fax 06 5990041segreteria.multimedia@siae.itUFFICIO STATISTICAtel. 06 5990627fax 06 59647050statistica@siae.itUFFICIO STAMPAtel. 06 5990695fax 06 5990093press@siae.itUFFICIO EDITORIALEtel. 06 5990629/699fax 06 5990882ufficio.editoriale@siae.itUFFICIO ORGANIZZAZIONEEVENTItel. 06 5990231/480fax 06 5919671eventi@siae.itUFFICIO PER LE RELAZIONICON IL PUBBLICOtel. 06 5990623/806fax 06 5990435urp@siae.it(apertura al pubblico:dal lunedì al venerdìdalle 9.00 alle 12.30 -martedì e giovedì anchedalle 14.30 alle 16.00)UFFICIO DI GESTIONEDEL FONDODI SOLIDARIETA'tel. 06 5990355/352fax 06 5990633BIBLIOTECA E RACCOLTATEATRALE DEL BURCARDOtel. 06 6819471fax 06 68194727Roma - via del sudario, 44biblioteca.burcardo@siae.itwww.theatrelibrary.org(apertura al pubblico:dal lunedì al venerdìdalle 9.00 alle 13.30)


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