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Donne che hanno lasciato un segno - Mezzocielo

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Processo breve: è materia di libertàQuando si ferisce il principio di eguaglianzaFranca ImbergamoOggi le emergenze dellagiustizia italiana e lerelative polemi<strong>che</strong>sembrano potersi riassumerenel tema del cosiddetto“processo breve”. Sappiamotutti <strong>che</strong> non è così; ancora<strong>un</strong>a volta sotto <strong>un</strong> titoloaccattivante si cela <strong>un</strong>a bendiversa realtà. Ma nonimporta, tutto quello <strong>che</strong> siagita da qual<strong>che</strong> anno in quanell’<strong>un</strong>iverso del processo edelle leggi penali recapurtroppo <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico filoconduttore: la violazione delprincipio di eguaglianza deicittadini dinanzi alla legge, lasostanziale sistematica elusionedi quella norma rivoluzionariascritta nell’articolo 3 dellaCostituzione. Un principio <strong>che</strong>per esistere ha bisogno <strong>che</strong> lagiustizia f<strong>un</strong>zioni. L a s c i a re ,invece, <strong>che</strong> la macchina dellagiustizia penale e civile arr a n c h iper anni, priva di risorseadeguate, senza <strong>un</strong> seriop rogetto di razionalizzazione diquelle esistenti, in mezzo amigliaia di leggi e leggine, conu ffici giudiziari irr a z i o n a l m e n t edistribuiti sul territorio, signific a ,di fatto, org a n i z z a re lo sfascioper poi scandalizzarsene.P e rm e t t e re <strong>che</strong> la cancre n ainvada <strong>un</strong> corpo già malato e poig r i d a re <strong>che</strong> quel corpo stam o rendo, ecco <strong>che</strong> cosa èaccaduto in questi anni, an<strong>che</strong>con la corresponsabilità di alc<strong>un</strong>idi coloro <strong>che</strong> rappre s e n t a v a n ol ’ a u t o g o v e rno della Magistratura.Oggi questo corpo malatoviene iscritto d’ufficio alleOlimpiadi. Il processo penalenon f<strong>un</strong>ziona? Mancano ipubblici ministeri? Mancano icancellieri, il personaleamministrativo? Le risorseeconomi<strong>che</strong> di base per pagarei servizi necessari per lagiustizia? Bene, il processodeve essere com<strong>un</strong>que breve,altrimenti il reato si estingue, icolpevoli rimangono imp<strong>un</strong>itie le vittime senza giustizia.Un principio sacrosanto qual èquello del processo giusto,garantito ed in tempi ragionevoli,viene distorto sino a diventare ilcontrario di ciò <strong>che</strong> dovre b b ee s s e re: invece <strong>che</strong> garanzia digiustizia, certezza d’imp<strong>un</strong>ità.Questo regime di particolarefavore, però, non vale per tutti.Sono esclusi i pregiudicati, ifatti di particolare gravità,mafia, terrorismo e poi i reatiin tema di immigrazione (lagran parte contravvenzioni).Ora, pur ritenendo il cosiddetto“ p rocesso breve” <strong>un</strong>a sceltadiscutibile sotto il pro fil odell’esistente, può com<strong>un</strong>quedirsi <strong>che</strong> l’esclusione dei reati piùgravi, della mafia e del terro r i s m odal regime del processo bre v esveli <strong>un</strong>a ragione generaled e t e rminata dalla loro gravità, maquesta ragione manca totalmentein relazione alla norm a t i v asull’immigrazione. Perché questireati, la gran parte contravvenzioni,sono da ritenersi più gravi degliomicidi colposi, delle tru ffe, degliabusi di ufficio nella pubblicaamministrazione, deimaltrattamenti in famiglia, soloper fare alc<strong>un</strong>i esempi?Perché poi, tornando al temain generale, le vittime dei reaticompiuti dagli incensuratidevono avere meno tutela dellevittime dei reati compiuti daipregiudicati? Non c’è bisognodel giurista per rispondere aquesta domanda; questa non èmateria per addetti ai lavori,questa è materia di libert à ,p e rché quando si ferisce ilprincipio di eguaglianza, an<strong>che</strong>le libertà costituzionali di tuttisono in pericolo.Il 25 novembre si ècelebrata la giornatamondiale contro la violenzaalle donne. I dati sonoagghiaccianti. Per ricordarnesolo alc<strong>un</strong>i: in Italia <strong>un</strong>a donnasu tre, tra i 16 e i 70 anni, nellasua vita è stata vittima dellaviolenza di <strong>un</strong> uomo; lapercentuale più alta di violenzeavviene all’interno dellafamiglia, da parte di uominiamati o conosciuti. Non è <strong>un</strong>crimine come gli altri; è <strong>un</strong>fenomeno complesso <strong>che</strong>riguarda le modalità delrapporto tra i sessi, come sonostate definite nel corso dimillenni dal pensiero maschile.Di conseguenza l’aspettolegislativo e giudiziario èimportante ma non sufficienteper contrastare tale fenomeno.Si dovrebbe portare acompimento la rivoluzioneculturale e simbolica iniziatadal femminismo <strong>che</strong> hanominato e smontato l’ordinepatriarcale. Insistere, comespesso si fa, sull’immaginedella povera donna vittima nonaiuta, anzi può trasmetteredebolezza, insicurezzasoprattutto alle più giovani efinisce paradossalmente perconfermare lo stereotipo.Dobbiamo invece ribaltarel’ordine del discorso corrente eporre con forza la domanda:perché gli uomini picchiano,L’inviolabilità del corpo delle donnemaltrattano, violentano ledonne? Perché le donne,ancora oggi, an<strong>che</strong> se sempremeno, glielo permettono?La nostra cultura, tutte lec u l t u re, <strong>hanno</strong> autorizzato /p revisto / giustificato la violenzamaschile contro le donne: daimiti greci alla lirica cortese, incui alla “domina” amata, pienadi tutte le virtù, fa da contraltarela pastorella <strong>che</strong> si puòi n g a n n a re e s t u p r a re. Per nonp a r l a re di tutti i riferimentinegativi nei confronti del generefemminile, presenti nelle opere diletterati, fil o s o fi, ecc… An<strong>che</strong>quando la rappre s e n t a z i o n e d e lfemminile è benevola o positiva,si tratta pur sempre di fig u ref<strong>un</strong>zionali a desideri, esigenzemaschili. La donna rifugio /r i p a ro / consolazione dei malidella vita. O angelo o demonio.Quanto ancora di questa culturamisogina, viene trasmesso,inconsapevolmente, senzaalc<strong>un</strong>a notazione critica, nellescuole italiane? Analizzare conattenzione, con occhio critico,sapendone pre n d e re le distanze,il nostro patrimonio culturale,m o s t r a re alle/ai ragazze/i la falsaneutralità della cultura,indicando il genere diDaniela Dioguardia p p a rtenenza dei soggetti <strong>che</strong> lap roducono, da praticaminoritaria di alc<strong>un</strong>e insegnantiilluminate dovrebbe diventaremetodo della maggior part edelle/i docenti. Ci vorrebbe <strong>un</strong>aministra della Pubblicai s t ruzione, consapevole di sè,per fare della scuola il luogoprivilegiato di presa dicoscienza, svelamento ed e s t rutturazione dell’ord i n eculturale–simbolico patriarc a l e<strong>che</strong> oggettivizza e subordina ledonne. La scuola dovre b b ei n o l t re essere luogo di ricerca evalorizzazione del vissutofemminile nella storia: dalledonne <strong>che</strong> con la loro operaquotidiana di cura e attenzionealla vita <strong>hanno</strong> larg a m e n t econtribuito alla civiltà a quelle<strong>che</strong>, coraggiosamente, sfid a n d oil potere, sono riuscite, in <strong>un</strong>remoto passato, a ritagliarsispazi non previsti di libert à ,dalle donne impegnate a part i redal ’700 nel movimento diemancipazione al femminismodegli anni ’70. Le ragazze <strong>hanno</strong>bisogno di modelli positivifemminili cui fare riferimento,o l t re e contro quelli trasmessidai massmedia. Essere liberenon significa, infatti, né imitare imaschi né diventare veline. Oggile donne, le ragazze non sonopiù disposte a subire, anzi sonospesso più determinate e piùbrave negli studi e nei concorsi.Di contro ci sare b b eu n ’ i n s i c u rezza maschile, “u nd i s a g i o ” . . .dice Miriam Mafai in<strong>un</strong> interessante articolo suRepubblica del 24 novembre,“dovuto al fastidio, persino rabbiadi fronte all’inarre s t a b i l eavanzata delle donne, al lorop rotagonismo”. Forse è an<strong>che</strong>per questo <strong>che</strong> aumentano gliepisodi di violenza e diintolleranza e <strong>che</strong> perfin ouomini con importanti cari<strong>che</strong>istituzionali usano <strong>un</strong> linguaggiosessista e offensivo. Insommaviviamo in <strong>un</strong> periodo complesso,pieno di contraddizioni, in cui perle donne, a pare re mio, è possibilesia andare avanti sia torn a rei n d i e t ro. Dobbiamo lavorared a p p e rtutto, nella società, nellapolitica, nelle istituzioni, perc o s t ru i re <strong>un</strong>a nuova civiltà direlazioni tra uomini e donne.L’inviolabilità del corpofemminile, non pre v i s t an e l l ’ o rdine patriarcale, deved i v e n t a re valore fondante di <strong>un</strong>nuovo patto sociale in cui uominie donne si riconoscano e sirispettino nella diff e re n z a .Ma questo avverrà più facilmentese per prime saranno le stesseragazze ad averlo inscrittod e n t ro di sé.2


Fotografia di Dorothea Lange, San Francisco, 1942Povera Ann Ye morta per ustioni in <strong>un</strong> laboratorio clandestinoFacevano tomaie per scarpe dentro <strong>un</strong> casolare di campagna senza alc<strong>un</strong>a norma di sicurezza. Ann vi si recava ognigiorno, all’uscita dalla scuola, per lavorare an<strong>che</strong> lei o per trovare i suoi parenti, non si sa. Ustionata al viso e con <strong>un</strong>alarga bruciatura sulla parte destra del corpo, è morta sull’ambulanza del 118 <strong>che</strong> la portava in ospedale. Dicembre2009, campagne di Corridonia, provincia di Macerata. Siamo nel centro Italia, i cui lavoratori e cittadini <strong>hanno</strong> contribuitonel secolo scorso a dotare il nostro paese di leggi civilissime contro il lavoro minorile, per l’igiene e la sicurezza dei postidi lavoro, per la prevenzione degli infort<strong>un</strong>i. Tutto bruciato, come il visino e la vita di Ann.5


Diritti e divieti al termine della vitaCaterina BrugnanoProsegue l’i t e rp a r l a m e n t a re deldi<strong>segno</strong> di legge suir a p p o rti tra medico e pazientecon part i c o l a re riguardo al fin evita. Frattanto, i medicicontinuano ad assistere ec u r a re, i malati a soff r i re es p e r a re, le famiglie ada ffannarsi e tribolare. Hogiustapposto, ma separato i duepiani, perché il testo delp rogetto appare enfaticomanifesto ideologico piuttosto<strong>che</strong> strumento per larisoluzione dei casi difficili. Èo p p o rt<strong>un</strong>o dar contodell’assetto attuale, dato <strong>che</strong> ilc o n f ronto in argomento scontaspesso il vizio di <strong>un</strong>aconoscenza del diritto viventeinesatta o incompleta. Oggi –dopo i casi Welby ed Englaro –il consenso inform a t ocostituisce principiofondamentale in materia ditutela della salute. Ne discendeil diritto di rifiu t a re o fari n t e rro m p e re an<strong>che</strong> terapiesalvavita – ivi compre s ealimentazione ed idratazionea rt i ficiali –, fermo restando ildivieto di eutanasia attiva. Lavolontà di rifiu t a re le cure puòe s s e re fatta valere, per il tramitedel legale rappresentante, an<strong>che</strong>da soggetti in stato vegetativop e rmanente, i cui intendimentisiano <strong>un</strong>ivocamente ricostru i b i l iin modo chiaro e preciso sullabase di <strong>un</strong>a serie di indici,dalle precedenti opinioni edichiarazioni, al carattere, allostile di vita. Il medico ha ild o v e re di rispettare ledecisioni dell’assistito e,p e rtanto, non incorre inresponsabilità penale ove allanon attivazione oa l l ’ i n t e rruzione dei trattamentisegua la morte. Non è statasposata la pro s p e t t i v adell’abbandono terapeutico,non sono stati negati pane eacqua né si è pro filata laminaccia di sottrarre gliincapaci a famiglie amore v o l iper farli morire. Lo spiritosolidaristico del nostroo rdinamento è stator i a ff e rma to, ma contemperato– almeno nella situazionee s t rema dello stato vegetativo– con l’esigenza di rispettare ilv o l e re di chi abbia manifestato<strong>un</strong> fermo orientamento sullalinea da seguire in limine vitae.Insomma, <strong>un</strong>a solidarietào ff e rta, ma non imposta.Il di<strong>segno</strong> di legge Calabròvuole, invece, <strong>un</strong> ritorn oall’assolutismo morale, conl’en<strong>un</strong>ciazione di <strong>un</strong> principiodi indisponibilità della vita dicui non v’è traccia nellaCostituzione; esso, inoltre ,ingenera confusione sui pro fil idi responsabilità penale delmedico, <strong>che</strong> erano stati chiaritidalla giurisprudenza, e vanific aquelle dichiarazioni anticipate,<strong>che</strong> molti avevano pensato diu s a re per concludere l’esistenzain maniera coerente coi pro p r ivalori. Si nega, infatti, ilc a r a t t e re vincolante dellavolontà previa e si vieta larin<strong>un</strong>cia anticipata a trattamentisalvavita o di sostegno vitalenonché ad alimentazione edidratazione art i fic i a l i ,escludendo così quello <strong>che</strong>, intutti gli altri Paesi dell’are aoccidentale, è il contenutoGli scandali sessualiesplosi questa estate,per quanto diversi l’<strong>un</strong>odal’altro, sollecitano più d’<strong>un</strong>ariflessione sulla consistenza deicosiddetti “valori” <strong>che</strong>dovrebbero costituire la basedella convivenza civile delnostro paese. I famosi “valori”di cui ci si riempie la bocca adestra ed a sinistra, ma <strong>che</strong>risultano nebbiosi, fluidi,quotidianamente modificabili equindi non in grado distrutturare comportamenti delpresente e visione del futuro.An<strong>che</strong> tra noi di <strong>Mezzocielo</strong>,pareri e giudizi non sonoomogenei. Chi s’indigna, chiricorda <strong>che</strong> tradimenti eperversioni ci sono stati in ogniepoca, chi cerca risposte incampo medico, chi,sottraendosi ad ogni riflessione,non pensa più ai fatti accaduti,come bagagli fastidiosi <strong>che</strong> siabbandonano su <strong>un</strong>a panchina(o, più propriamente, in <strong>un</strong>cassonetto della spazzatura).Ma io continuo ad esseresollecitata, in proposito, da <strong>un</strong>aserie di interrogativi (<strong>che</strong> vorreicondividere con voi).principale delle dire t t i v eanticipate. Il pro v v e d i m e n t ovuole imporre alla collettività lavisione del mondo di <strong>un</strong>a part e ,secondo <strong>un</strong> modo di pro c e d e re<strong>che</strong> non si addice a <strong>un</strong>o statoliberale di democraziap a rtecipativa e <strong>che</strong> esprime –mi sembra – ben poca fid u c i anella forza persuasiva dei valori<strong>che</strong> propone. Se si lamenta lap e rdita di significato dellas o ff e renza, edonismo oeccessivo individualismo, lareazione va articolata sul pianoculturale e delle politi<strong>che</strong> socialie non usando la spada deldivieto e della re p re s s i o n epenale per riposizionare i piattidella bilancia. Le gerarc h i eecclesiasti<strong>che</strong> dovre b b e rom e d i t a re sul perché tantic redenti rivendichino libertà dicoscienza nonchésull’insensatezza di ribellarsio l t re misura ad <strong>un</strong>a morte <strong>che</strong>,per chi ha fede, dovre b b eScandali e interrogativiSimona MafaiPrimo interrogativo.Chi si assume la responsabilità(l’onore e l’onere, si diceva <strong>un</strong>avolta) di rappresentare lacittadinanza nelle istituzioni hao non ha il dovere di condurre<strong>un</strong>a vita, non dico esemplare –<strong>che</strong> forse nel 2000 è pretenderetroppo – ma almeno corretta,sia per quanto riguardal’amministrazione del benepubblico sia per quantoriguarda i rapportiinterpersonali? C’è, in chigoverna (e gode di prestigio eprivilegi) <strong>un</strong> “di più” di doveri,<strong>che</strong> può an<strong>che</strong> limitare in partela propria privacy?Seconda domanda.La famiglia – nei confronti dellaquale, specie negli ultimi tempi,si spendono e spandono tanteparole – va rispettata prima ditutto nella lealtà di rapporti trale sue componenti (coniuge efigli)? Perché alc<strong>un</strong>e donnesopportano comportamentioffensivi del coniuge, loassolvono e lo proteggono – sidice per salvare <strong>un</strong>’<strong>un</strong>itàfamiliare, già ampiamentecompromessa – invece diesercitare la propria libertà dis e g n a re la ricongi<strong>un</strong>zione a Dioe non lo spettro dap ro c r a s t i n a re an<strong>che</strong> quando èi rrimediabilmente perduta ognipossibilità di esperienzab i o g r a fica. I pubblici poterid o v re b b e ro impegnare piùrisorse per la ricerca, le terapiedel dolore, i servizi di assistenzae le stru t t u re di accoglienza enon lasciare – come ancoraaccade, specie nel nostro sud –<strong>che</strong> il maggior peso ricada sufamiglie volenterose, mai m p reparate a fro n t e g g i a re glie v e n t i .In tema di vita e valori, primadei divieti e delle sanzioni,devono venire comprensione erispetto del dolore, manio p e rose e gesti generosi. Èquesto il significato di <strong>un</strong>a fedeautentica e di <strong>un</strong>o stato sociale,ma è <strong>un</strong> significato <strong>che</strong> non sis c o rge nella legge <strong>che</strong> ilParlamento si accinge ada p p ro v a re .scelta, <strong>che</strong> viene loro garantitadalle nostre leggi sul diritto difamiglia?Terza considerazione (e relativadomanda).Leggi e costumi possonoe s s e re contestati; ed èattraverso la contestazionedelle <strong>un</strong>e e degli altri <strong>che</strong> simodificano consuetudini egiudizi di valore. La stessap a rola “correttezza” puòe s s e re letta in modi diff e re n t i ,e forse an<strong>che</strong> irrisa. Ma <strong>un</strong>asocietà si regge sullacondivisione, da parte di <strong>un</strong>al a rga maggioranza, di costumicom<strong>un</strong>i e relative leggi.Minoranze trasgressive <strong>hanno</strong>diritto di essere rispettate e die s e rc i t a re le proprie libert àindividuali; ma i loro costumie regole non possonod i v e n t a re modello per lacom<strong>un</strong>ità, pena <strong>un</strong>a sua totaled i s g regazione. Mi perm e t t o<strong>un</strong>a citazione illustre(Niets<strong>che</strong>): Si può direveramente qualcosa a favoredell’eccezione, p u rché nonvoglia mai diventare la re g o l a.Ecco alc<strong>un</strong>e domande.Cerchiamo assieme le risposte.6


Seconde GenerazioniUna palermitana più abbronzataCindy CabriSeconde Generazioni (G2):o v v e ro figli di immigratinati in Italia o gi<strong>un</strong>ti inquesto paese da piccoli. Italianio italiani di adozione oimmigrati? Come definirli? Anzicome defin i rc i ?Io ho 21 anni sononata in <strong>un</strong>a clinica palerm i t a n a<strong>un</strong>a calda notte di giugno e sonofiglia di due mauritiani <strong>che</strong> vivonoin Italia da quasi 30 anni: <strong>un</strong>a“ p a l e rmitana più abbro n z a t a !” .Non ho nulla di diverso rispetto aip a l e rmitani doc: ho frequentato lestesse scuole, parlo la stessalingua, frequento gli stessi posti evivo nello stesso modo. Ma ciònonostante c’è ancora chi mio s s e rva come se fossi <strong>un</strong>fenomeno da baraccone o chicontinua a farmi le stessedomande: “ma tu da dove vieni?E da quanti anni vivi a Palerm o ?”o p p u re “Ma parli benissimol’italiano!” come se fosse cosìa s s u rdo <strong>che</strong> io sia in grado dip a r l a re senza sbagliare i tempi ogli accenti. Io non rinnego perniente le mie origini, ma quandomi chiedono da dove pro v e n g orispondo sempre: “Palerm o ”.Ho da poco letto “Nonc h i e d e rmi da dove vengo, macome vivo”, libro curato daFrancesca Meneghetti <strong>che</strong> hai n t e rvistato <strong>un</strong> gruppo diragazzi trevigiani di G2. Hanno<strong>un</strong>’età compresa tra i 17 e i 30anni e provengono per lo piùd a l l ’ E u ropa dell’Est e sonogi<strong>un</strong>ti in Italia per ricongi<strong>un</strong>gersicon familiari <strong>che</strong> si sonotrasferiti in questo Paese inc e rca di lavoro. Le domandeposte dalla Prof. ssa Meneghettiruotano quasi tutte intorn oall’integrazione e alle diffic o l t àincontrate nel relazionarsi congli italiani. Dalle rispostee m e rgono pareri discord a n t i :alc<strong>un</strong>i sostengono di amarel’Italia più del loro paesed’origine, altri guardano l’Italiacome <strong>un</strong>’isola sulla quale sononaufragati e <strong>che</strong> non vedonol’ora di abbandonare .Io, essendo nata a Palermo, nonposso <strong>che</strong> amare questa città equesto Paese: non credo <strong>che</strong>r i u s c i rei a considerare “casamia” <strong>un</strong> posto diverso daquesto. Ma leggendo le variei n t e rviste riportate nel libro eascoltando le opinioni di alc<strong>un</strong>iragazzi di G2 palermitani, misono resa conto <strong>che</strong> i pare r iri g u a rdo l’integrazione sonoconnessi al livello sociale dia p p a rtenenza. Maggiore èl’integrazione se più alto è ilb e n e s s e re mostrato. Unb e n e s s e re <strong>che</strong> non è dato dalconto in banca della pro p r i afamiglia, ma dalla capacità dia b b a t t e re il muro della diversitàrazziale, dimostrando <strong>che</strong> non è ilc o l o re della pelle a determ i n a re<strong>un</strong>a persona; quelli <strong>che</strong> riesconoin questo non sentono lanecessità di lottare per essereintegrati e questo è il mio caso.Al contrario coloro <strong>che</strong> sonorimasti eccessivamente legati all o ro paese d’origine, impedendola possibilità di cre a re qual<strong>un</strong>quelegame con l’Italia e con gliitaliani, sono i meno integrati. Dic e rto non posso negare di esserestata protagonista di episodispiacevoli, ma non per questocondanno la mia città, comespesso fanno molti stranieri. Ioc redo <strong>che</strong> l’ignoranza e l’incapacitàdi tro v a re argomenti a pro p r i of a v o re porti alc<strong>un</strong>e persone ada t t a c c a re ciò <strong>che</strong> loroconsiderano <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to debole, inrealtà la mia diversità è la “miaf o rza”: non sarà il colore dellamia pelle a re n d e rmi inferioreagli altri. E proprio alc<strong>un</strong>e delledomande poste dalla Meneghettir i g u a rdano la presenza o menodi <strong>un</strong>a gerarchia sociale fondatasulle diversità etni<strong>che</strong>: tutti iragazzi sostengono <strong>che</strong> esista ep u rt roppo an<strong>che</strong> io sonod ’ a c c o rdo con loro, ma ness<strong>un</strong>odi loro mostra la voglia di volerr i s a l i re questa scala dei valoric h e in fondo è stata creata daquel sentimento di resa esottomissione <strong>che</strong> moltiimmigrati <strong>hanno</strong>. Io credo <strong>che</strong>,in questo caso, ness<strong>un</strong>aassociazione di immigrati sia ingrado di poter garantire<strong>un</strong>’integrazione reale seogn<strong>un</strong>o di noi non cerca <strong>un</strong>riscatto personale o almeno ciprova. Io sto cercando di farlo,perché non ho intenzione diessere ricordata come “Cindyla ragazza di colore”.Parlano i ragazziEstratti dal libro di Francesca Meneghetti “Treviso: le seconde generazioni di immigrati si raccontano”Ri<strong>che</strong>l Mobenza(nato a Brazzaville, nel 1981. Nel 1995raggi<strong>un</strong>ge il padre in Romania e da lìviene in Italia. Oggi è ingegnere delletelecom<strong>un</strong>icazioni, con laurea consegui -ta a Padova. Lavora a Milano)D. hai trovato <strong>un</strong>a compagnaitaliana ed è nato <strong>un</strong> bellissimobambino, Lorenzo. E voi siete<strong>un</strong>a coppia mista. Come è stataaccettata questa relazione dallevostre famiglie?R . Vo rrei part i re dalla mia. Lareazione della mia famiglia èstata <strong>un</strong> disastro. Mio padre eraassolutamente contrario, perc h émi diceva: no, devi fin i re la scuola,non va bene così. In re a l t àl’ho detto a mio padre non perchégli chiedevo il permesso, masolo per informarlo. An<strong>che</strong> perchéio non ho mai chiesto niente.Poi <strong>un</strong> altro problema. Gli hodetto: guarda <strong>che</strong> quando nascequesto bambino, vado ad abitarenella casa della mia compagna,sia per aiutare lei, sia perv i v e re questa esperienza. E lui,no, non andare ad abitare là,dopo finirai per diventare <strong>un</strong>oschiavo, qua e là. Ma io ho fattodi testa mia ed ho seguito il miobambino da quando era in panciaa quando è nato. La miamamma naturale è stata contenta,però era dispiaciuta <strong>che</strong>andassi ad abitare nella casadella mia compagna, perché inAfrica c’è <strong>un</strong> piccolo dispre z z oper chi va a vivere dalla moglie,p e rdi <strong>un</strong> po’ di peso, non è tantorispettato. Da parte della famigliadella mia compagna non cisono stati problemi. Sua madremi ha chiesto solo se era <strong>un</strong>arelazione seria, an<strong>che</strong> perc h édovevano fare degli investimeniper darci <strong>un</strong>a sistemazione.Sota Hirano(nato a Tokyo,nel 1991. È in Italia dal1992. Frequenta il quarto anno dell’ITIS.Specializzazione elettronica e teleco -m<strong>un</strong>icazioni)D. In <strong>che</strong> cosa ti senti diverso,dentro di te, dai tuoi compagnidi scuola?R . A parte i tratti somatici,niente. Per questo continuo anon capre il senso del razzismo.D. A tuo parere, loro <strong>hanno</strong>mai “peccato” in pensieri,parole o azioni, di razzismo?R. Sì, diverse volte. Ma in queicasi basta pensare <strong>che</strong> sonodelle persone ignoranti e privedi cultura, anzi mi sento piùfiero di essere giapponese, a differenzadi quelli <strong>che</strong> sanno soloparlare male e bestemmiare.Oscar Gallardo(nato nel 1991 a Guatìyaquil, Ecuador.Frequenta il terzo anno del corso diinformatica all’ITIS)D. La scena del tuo futuro:l’Italia, gli Stati Uniti, l’Ecuador?R . Vo rrei <strong>che</strong> fosse l’Ecuador, perchése rimango a lavorare qui tuttala vita, mando avanti l’Italia e nonl ’ E c u a d o r, mentre io vorrei farequalcosa per il mio paese, perc h éora non è molto riconosciuto.D. Il fatto di studiare a scuola laletteratura italiana, la storia italiana,<strong>che</strong> effetto ti fa?R. Un po’ di fastidio, a esseres i n c e ro, perchè vorrei poterparlare delle mie radici. Ma vabene così.D. Una scuola italiana multietnicadovrebbe modificare l’impostazionedi queste materie?R. No, sarebbe <strong>un</strong>a perdita ditempo. Se <strong>un</strong>o straniero vienequa, deve conoscere la cultura<strong>che</strong> c’è qui, diventa <strong>un</strong> cittadino,così come deve adeguare alnuovo paese le sue abitudini,così come qui non puoi sempreascoltare la musica al massimovolume, perché non sono coseda qua, an<strong>che</strong> se a volte lo faccioper abitudine. Se vuoi studiarele tue radici, ti prendi <strong>un</strong>libro, vai in Internet e imparicom’è la tua storia.(Il libro, composto di oltre 15 interv i s t emolto ampie e bellissime, intitolato “Nonc h i e d e rmi da dove vengo, ma come vivo”,è stato curato dall’ISTRESCO, Istituto p e rla storia della Resistenza e della Societàcontemporanea. Per informazioni edacquisti, info@istre s c o . o rg, e 1 2 )8


Nuove battaglie, nuove meteSi può costruire pensiero libero solo uscendo da ogni appartenenzaFrancesca VassalloSono venuta a contattocon il pensiero delladifferenza da pochi anni,in <strong>un</strong> momento in cui nella miavita avvenivano importanticambiamenti. Ho vissuto iltempo delle battagliefemministe in contesti culturalidi stampo patriarcale dove ilp e n s i e ro v i e n e“ o p p o rt u n a m e n t e ” separatodalla lotta. Questo mi permetteoggi, con <strong>un</strong>a nuovaconsapevolezza, di distinguerele conquiste di civiltà, tappedecisive e irrin<strong>un</strong>ciabili delmovimento femminista, daldinamismo di <strong>un</strong> pensiero <strong>che</strong>parte da sé e <strong>che</strong>, piuttosto <strong>che</strong>ripiegarsi su se stesso, attingealla vita.I traguardi raggi<strong>un</strong>ti da <strong>un</strong>apolitica femminile sono ilrisultato di battaglie <strong>che</strong>rivendicano diritti storicamentenegati e offesi, conquiste da cuinon si torna più indietro perc h étoccano la dignità della donna eil suo posizionarsi nel mondo, ilp e n s i e ro è qualcosa <strong>che</strong>, nelc o n f ronto con la re a l t à ,diversamente dai primi, non èmai <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di arrivo, mapassaggio e snodo da cuir i p a rt i re sempre .Guai a fissare le conquiste dipensiero facendone luoghiobbligati e oggettivi per tutte,alla stessa stregua dei diritticivili. Così facendo si ricade inlogi<strong>che</strong> maschili, quelle su cuisi è fondato per secoli <strong>un</strong>ordine rigido e indiscusso, lacui egemonia si regge su <strong>un</strong>pensiero neutro <strong>che</strong> ha forgiatoe “orientato” le menti,sacrificando le differenze.Questo non vuol dire <strong>che</strong> ci sia<strong>un</strong>a forma nel pensiero delladifferenza <strong>che</strong> lo rendericonoscibile e dicibile, ma lasua forza non risiede in <strong>un</strong>astruttura concettuale coerente,quanto piuttosto in <strong>un</strong>linguaggio incarnato.Quando si perde il contattocon <strong>un</strong> pensiero in movimento,i comportamenti si omologano,le soggettività sbiadiscono e cisi espone all’intransigenza.Ogni percorso individuale ocollettivo <strong>che</strong> si ferma ait r a g u a rdi raggi<strong>un</strong>ti, diffic i l m e n t esi lascia toccare e spostared a l l ’ i n c o n t ro con la n o v i t à c h eogni esperienza porta in sé. Perv e d e re il nuovo e accoglierlo,o c c o rre la disponibilità ad <strong>un</strong>riposizionamento del pensiero edelle proprie scelte “eti<strong>che</strong>” e<strong>un</strong>a rimessa in discussione delles i c u rezze raggi<strong>un</strong>te.<strong>Donne</strong> (e uomini) <strong>che</strong>,sottraendosi alla logica diffusa,<strong>hanno</strong> il coraggio di compierefino in fondo <strong>un</strong> percorso diconsapevolezza attraversato dalri-pensamento, testimoniano lafiducia in <strong>un</strong> processointellettuale e spirituale <strong>che</strong> siconfronta con lo scorrere di<strong>un</strong>a vita <strong>che</strong>, come la bellezza,non è mai uguale a sé stessa.La liberazione non è solorompere le catene <strong>che</strong>tengono legate, per poifermarsi a nuove “certezze”,ma sapere cosa rendeveramente prigioniere e trovarein sé e da sé la forza e la luceper compiere i passagginecessari, lasciandosiinterpellare dalla realtà, an<strong>che</strong>quando questa ci tiene strette.Non basta disfarsi, tout court,di <strong>un</strong> passato <strong>che</strong> ha fatto maleper essere libere, ma capire edistinguere, attraverso <strong>un</strong>pensiero libero daappartenenze ideologi<strong>che</strong>, ciò<strong>che</strong> rende libere veramentean<strong>che</strong> quando questo dovessepassare da legami (o daseparazioni) dolorosi.Nell’accostarmi alle filosofe del’900, e nel confrontarmi conl’attuale pensiero femminile hotrovato risposte e luce a ciò<strong>che</strong> cercavo da sempre. Lacosa straordinaria è <strong>che</strong> ciò <strong>che</strong>mi è arrivato immediatamenteda queste letture (a differenzadi <strong>un</strong>a scrittura neutra, di cuimi ero sempre nutrita), non èstata solo la ric<strong>che</strong>zza deicontenuti, ma <strong>un</strong> linguaggioaderente alla mia corporeità.Questo ha trasformato la“comprensione” dei testi incibo dell’anima. Non dovevouscire da me per capire certescritture femminili, mascorgere dentro di me, queip<strong>un</strong>ti di luce, <strong>che</strong> misospingevano in avanti nellaconsapevolezza e nell’azione.Ho percepito la differenza tra<strong>un</strong> pensiero filosofico classico,dove la mente “riposa” in <strong>un</strong>asistematicità formale elinguistica e <strong>un</strong> pensiero dovela mente respira e dialogacontinuamente con il cuore econ la vita, <strong>un</strong> pensiero e <strong>un</strong>linguaggio veri, con tutte lecontraddizioni, il dinamismo,le aperture <strong>che</strong> le cose vere<strong>hanno</strong> in sé.Le grandi filosofe, le misti<strong>che</strong>, lepoetesse della storia passata erecente, non si fermano ad <strong>un</strong>aL’or<strong>che</strong>stra di donne“41° parallelo” comincia il suo viaggioIl 41° parallelo è il parallelo com<strong>un</strong>e a Roma e New York,Salonicco ed Oporto. È questo il nome ass<strong>un</strong>to da <strong>un</strong>a or<strong>che</strong>stratutta al femminile, appena costituitasi a Roma, con <strong>un</strong> organicodi 18 musiciste.Hanno dichiarato promotrici e promotori (le partecipanti sonostate selezionate da Têtes de bois): “Abbiamo pensato <strong>che</strong> <strong>un</strong>’or<strong>che</strong>stradel genere potesse offrire <strong>un</strong>a occasione di più alledonne <strong>che</strong> vogliono fare musica. Il nostro fine è mettere in contattoil più possibile le culture del mondo attraverso la musica”.Tra le componenti dell’or<strong>che</strong>stra la cantante Nada e la tenacemusicista Giovanna Marini.Il primo concerto si è tenuto prima di Natale all’Auditorium diRoma. Patrocinava l’iniziativa Amnesty International. Sono statelette lettere di ragazze sfruttate, maltrattate e discriminate divari paesi, di Oriente e di Occidente.Le musi<strong>che</strong> erano legate ai luoghi di provenienza delle lettere, e sia l t e rnavano brani tradizionali con brani originali scritti appositamenteper il concerto. L’ o r<strong>che</strong>stra si propone di cre s c e re e di accogl i e re nuove partecipazioni, tra cui <strong>un</strong>’or<strong>che</strong>stra rom di Istanbul.f o rma letteraria, ma <strong>hanno</strong> ilcoraggio e la capacità dicambiarla continuamente, senzasnaturarla nella sostanza, comelibera espressione di <strong>un</strong>a vita<strong>che</strong>, in molte di loro, haconosciuto travagli e soff e re n z ei n e n a rrabili, legate alla lorocondizione femminile e non solo.<strong>Donne</strong> <strong>che</strong> <strong>hanno</strong> costruitosapere, quasi sempre sono statedonne di azione, donne <strong>che</strong> sisono lasciate toccare dal doloresenza restarne schiacciate, e<strong>che</strong> non <strong>hanno</strong> esitato a“spostarsi”. Questo spiega incerti casi l’apparenteevoluzione <strong>che</strong> in molte attualifilosofe sembra contraddire illoro pensiero originario.Quando l’obiettivo di <strong>un</strong>/<strong>un</strong>aintellettuale è quello diconsolidare e difendere itraguardi raggi<strong>un</strong>ti, o quandosi scrive per <strong>un</strong>’affermazionepersonale, la scritturararamente è libera e diversa,capace di arrivare ai cuori ealle intelligenze.Una pensatrice (o <strong>un</strong>p e n s a t o re) <strong>che</strong> traccia nuovevie, fuori dal contestoculturale di appartenenza, neldesiderio di re s t a re fedele a séstessa, va accolta nell’integritàdel suo percorso intellettuale,al di là di ogni riduzionismoideologico <strong>che</strong> vorre b b ep re n d e re, di essa, le part i“utili” a raff o rz a re leconquiste già fatte,congelando, di fatto, ilp e n s i e ro. Ciò <strong>che</strong> non vienecapito o disturba, ciò <strong>che</strong>sembra <strong>un</strong> torn a re indietro ,non è <strong>un</strong>’involuzione mal ’ e s p ressione di <strong>un</strong> autenticop e rcorso intellettuale <strong>che</strong>a ffonda nella vita. La ric<strong>che</strong>zzae la bellezza di <strong>un</strong> pensierodiverso (di uomo o di donna)è dato dalla libertà dia c c o g l i e re dentro di sé i p<strong>un</strong>tidi luce <strong>che</strong> si pre s e n t a n oquando ci si confronta senzap reconcetti con la re a l t à .Questa prospettiva esponeovviamente ad <strong>un</strong>a dolorosasolitudine, perché si puòcostruire pensiero libero solouscendo da ogni appartenenza,prendendo le distanze daicondizionamenti ideologici edalle dipendenze, e quando cisi sottrae da quelle dinami<strong>che</strong>di potere <strong>che</strong> riguardano tutti,uomini e donne.10


L’immaginee gli eventiAlmodovar: <strong>un</strong> gioco a incastri,<strong>un</strong> susseguirsi di flash back<strong>un</strong> po’ faticosoUna storia d’amore trafatalità, gelosia,tradimenti, <strong>un</strong>a storiadrammatica, an<strong>che</strong> se nonpriva d’ironia, <strong>che</strong> ha lecaratteristi<strong>che</strong> di <strong>un</strong> noir manon è <strong>un</strong> noir; fino all’ultimo tifa credere a <strong>un</strong> assassino <strong>che</strong>trama nell’ombra, ma non c’èness<strong>un</strong> assassino, a meno <strong>che</strong>non si voglia armare la manodel destino.Un gioco di mas<strong>che</strong>re, tempi,livelli narrativi e registriestetici. Un vertiginososusseguirsi di travestimenti e diflash back, <strong>un</strong> po’ faticoso daseguire, ma <strong>che</strong> ben siincastrano nel dipanarsi di <strong>un</strong>astoria non nuova: <strong>un</strong>a donnacontesa da due uomini, primaescort, poi attrice, cede, in <strong>un</strong>primo momento, al ricattoaffettivo dell’uomo <strong>che</strong> lavuole tutta per sé, offrendole<strong>un</strong> matrimonio e quindi larispettabilità, ma imponendo ildominio assoluto sulla vita esulla morte. Ma lei, Lena, <strong>un</strong>asempre splendida PenelopeCruz, è <strong>un</strong>a donna libera, <strong>che</strong>non accetta ricatti e non vuoleessere oggetto di scambio, nonal prezzo di ingoiare e subire leregole di <strong>un</strong> uomo, <strong>che</strong> leprovoca disgusto e nausea, e<strong>che</strong> pur di seguirla eassecondarla, e di nonp e rderla, diventa il suop ro d u t t o re. Ma Lena ha altriorizzonti e si innamora,ricambiata, del suo regista, <strong>che</strong>le apre <strong>un</strong> altro mondo, <strong>un</strong>mondo di collaborazione, distima e di grande passionalità.Ma proprio quando, fuggendodall’epilogo e dallarealizzazione del film, decidedi riscattarsi dall’altro, <strong>un</strong>evento crudele quantoinatteso, mette la parola fine ecambia per sempre ildipanarsi della matassa, sarà ildestino a decidere della suavita. In Los Abrazos Rotos,P e d ro Almodovar è abile nelf o rn i re al pubblico <strong>un</strong>complicato gioco di incastri ditempi e livelli narrativi diversi,<strong>che</strong> formano in <strong>un</strong> gioco <strong>un</strong>po’ faticoso la trama del film<strong>che</strong> si avvale fra l’altro, dinumerosi richiamicinematografici. Il film nel film,gioco felicemente realizzato daFrancois Truffaut in EffettoNotte. An<strong>che</strong> qui la trama dellaEmma Dantee la sua Carmen magneticaEcosì la nostra Emma, dicui siamo org o g l i o s i s s i m i ,ignorata a Palerm o ,molto apprezzata all’estero, èa p p rodata in <strong>un</strong>a terra, l’operalirica, per lei ostile e di cui nonparla la lingua. E il risultato èfantastico, <strong>un</strong> non luogo, <strong>un</strong>Sud del mondo, affollato dic roci, chieri<strong>che</strong>tti, sacerd o t i ,a rredi sacri, incombente cert o ,per <strong>un</strong>o stato laico, maiblasfemo, <strong>un</strong> mondorassicurante per don Josè eMicaela, <strong>che</strong> si contrappone einquina l’altro: quello diC a rmen fatto di trasgre s s i o n e ,ribellione, antiperbenismo.Bellissime le scene corali, enon è facile, per chi viene da<strong>un</strong> teatro sperimentale fatto difiction cinematografica sisovrappone e confonde con latrama del film, e si fatica arincorrere la protagonista neisuoi vari travestimenti, più ditutte <strong>un</strong>a Penelope Cruzbiondo platino (<strong>un</strong>’offesa aisuoi colori mediterranei), e piùdi <strong>un</strong>a volta Almodovar si rifàa se stesso. Tuttavia mi sembra<strong>che</strong> la realizzazione non sia trale più felici, e an<strong>che</strong> se GliGiusi Catalfamopo<strong>che</strong> persone, dirigere <strong>un</strong>amoltitudine. Inquietanti le luci<strong>che</strong> sono più <strong>che</strong> altro ombreminacciose sulle vite deip rotagonisti, affascinanti einsoliti i costumi. Il risultato:<strong>un</strong>o spettacolo magnetico, incui ogni cosa ha <strong>un</strong> suo perc h é ,come il volto delle sigaraie,c o p e rto da fiori, perc h éinvisibili, app<strong>un</strong>to; come ladolce e stuc<strong>che</strong>vole Micaela,<strong>che</strong> sotto la t<strong>un</strong>ica porta già ilvestito bianco da sposa, madrenata, <strong>che</strong> mette in atto tutti it ruc<strong>che</strong>tti della mamma, quellatradizionale, <strong>che</strong> trema e pre g aper il figlio, bravo ragazzoc e rto, ma fatalmente attrattodalle m a l e f e m m e n e <strong>che</strong> loinsidiano e lo irretiscono. Ci èAbbracci Spezzati è <strong>un</strong> buonfilm, senz’altro da vedere, nonè certo tra i suoi più riusciti,manca lo sberleffo, quelsenso del grottesco <strong>che</strong> has e m p re caratterizzato le sueo p e re e <strong>che</strong> lo ha imposto apubblico e critica,d e c retandone il successo.Bello il gioco delle immagini,il protagonista, <strong>che</strong> in <strong>un</strong>incidente d’auto, ha persopiaciuta molto questa Carm e n ,non olografica, libera dis e d u rre soldati, di ostentare lesue grazie, di vantarsi dellesue conquiste, di corro m p e ref<strong>un</strong>zionari e di farecontrabbando, così come l’havoluta Mérimée. Un veroshock, per l’Opéra-Comique, alsuo esordio a Parigi nellontano 1875, <strong>un</strong> fallimentoa rtistico per <strong>un</strong> pubblico <strong>che</strong>voleva essere divertito, magarieccitato, non certo scioccato.Un autentico fiasco per Georg eBizet, morto pre m a t u r a m e n t e ,a soli 36 anni, <strong>che</strong> non haavuto il tempo di conoscerne ilsuccessivo trionfo a Vi e n n a ,an<strong>che</strong> se più rassicurante nellaf o rma. Emma può staretranquilla, i grandi successisono sempre osteggiati in <strong>un</strong>primo tempo, le novità e ilcoraggio in teatro non sempresono accompagnati dalgradimento del pubblico, <strong>che</strong>ha bisogno di tempo perm e t a b o l i z z a re tutto ciò <strong>che</strong> nonrispetta i canoni dellan o rmalità. Non tutto ilpubblico, però.Ci sono invece quelli <strong>che</strong>, comenoi, apprezzano e sientusiasmano per ogniinnovazione, per chi vac o n t ro c o rrente, per chi ècoraggioso e geniale, come lo èquesta Carmen, di cui siamoo rgogliose perché Emma è <strong>un</strong>adi noi, e <strong>che</strong>, com<strong>un</strong>que, è stata<strong>un</strong> trionfo. Meritatissima lastanding ovation di <strong>un</strong> quart od’ora.. E abbiamo an<strong>che</strong>t repidato per lei, quando,pallida, aggrappata al braccio diDaniel Barenboim, si èp resentata sulla scena tra moltiapplausi e forse altre t t a n t iBuh! Ma, stiamo sicuri, è <strong>un</strong>aC a rmen a cui il tempo darà lagiusta dose di trionfo assoluto.È la prima alla Scala, bellezza!non solo la donna <strong>che</strong> haamato più di ogni altra cosa,ma an<strong>che</strong> la vista e la suastessa identità, tornerà av e d e re con gli occhi delfiglio, <strong>che</strong>, scru p o l o s a m e n t e ,nel tempo, è riuscito am e t t e re insieme i vari tassellie <strong>che</strong>, alla fine, riesce a dareal padre <strong>un</strong>a nuova identità,e al film <strong>un</strong> nuovo epilogo.G. C.15


Fotografia di Letizia Battaglia, Piazza Politeama, Palermo, 2008Il libro “Storia vera diC a rmela Iuculano”racconta il l<strong>un</strong>go ed o l o roso percorso diconsapevolezza ecambiamento <strong>che</strong> Carm e l aRosalia, giovane donnasposata con <strong>un</strong> mafioso,compie per riuscire a dare aip ropri figli e a se stessa <strong>un</strong>f u t u ro diverso. C. Rosalia,nata in <strong>un</strong> paesino vicinoP a l e rmo , a Cerda, racconta ad<strong>un</strong>’altra donna, nata aB e rgamo e vissuta a Milano, lasua storia di sposa di mafia.L’autrice diventa la sua voce,accompagnandola finoall’inizio di questa sua,attuale, seconda vita sottofalso nome, in <strong>un</strong>a cittàlontana. Dal giorno del suopentimento è infatti entrataUn doloroso percorsodi cambiamentoCarla CeratiStoria vera di Carmela Iuculano - Una giovane donna<strong>che</strong> si è ribellata ad <strong>un</strong> clan mafioso - Ed. Gli Specchi - Marsilionel programma di pro t e z i o n e ,in quanto testimone deglia ffari criminali di <strong>un</strong>a coscavicina a Bern a rdo Pro v e n z a n o .Carla Cerati ricostruisce lastoria di C. Rosalia da quandoè <strong>un</strong>a ragazzina, spiegandocome an<strong>che</strong> chi proviene da<strong>un</strong>a famiglia non coinvolta inattività criminali, possar i t rovarsi a essere part eintegrante del sistema mafiosoe come riuscire ac o m p renderlo e rifiutarloavvenga solo dopo <strong>un</strong>d o l o rosissimo calvario. È <strong>un</strong>astoria di donne. L’idea dell i b ro parte dall’avvocata di C.Rosalia, Monica Genovese, laquale affida a Carla Cerati ilmateriale processuale e ilcompito di trasform a r l o ,insieme alle parole di Rosalia,in <strong>un</strong>’import a n t i s s i m atestimonianza. Per Carla iniziacosì il viaggio in <strong>un</strong>adimensione in cui il tempo,per le donne <strong>che</strong> vi abitano,sembra essersi fermato: <strong>un</strong>mondo in cui le donne sonosolo comparse silenziose,s u b o rdinate, complici evittime del marito, dell’uomodi casa e della sua violenza. Ilcambiamento in C. Rosaliaavviene oltre <strong>che</strong> per amoredei figli, an<strong>che</strong> perc h équalc<strong>un</strong>o riesce a farlei n t r a v e d e re <strong>un</strong> <strong>un</strong>iversodiverso da quello <strong>che</strong> le eradato conoscere nel circ o s c r i t t omondo in cui era nata ec re s c i u t a .Questa è la storia di <strong>un</strong>adonna, sposa di mafia, e dellesue figlie, della sua avvocata, di<strong>un</strong>a poliziotta e di <strong>un</strong>ascrittrice e della speranza digenerare il cambiamento <strong>che</strong>ancora e sempre le donne tutteportano nel cuore.17


Sei anni di storia giovanile in<strong>un</strong>a città di mediedimensioni del centro Italia:San Benedetto del Tro n t o ,i m p o rtante porto pes<strong>che</strong>reccio estazione turistica di secondacategoria (rispetto alle vicineRimini e Riccione). Con <strong>un</strong>linguaggio fresco e dire t t ol’autrice ci trasporta nei primianni ’80, in mezzo a giovani dai14 ai 20 anni, tra baru ff escolasti<strong>che</strong>, passioni politi<strong>che</strong>,i n s o ff e renze familiari, f<strong>un</strong>ere ip e rcorsi di droga, timide e poisguaiate esperienze sessuali,specie con le turiste. Tutto giraa t t o rno alla rotonda – p i a z z acentrale della città, con fontana esedile circ o l a re, dove ci si siede, sispettegola, si progetta, si giocaalla “roulette russa” col pro p r i odestino. Le pagine forse più bellesono quelle <strong>che</strong> narr a n ol’amicizia tra gli studenti e imarinai, <strong>che</strong> raccontano loro los f ruttamento selvaggio subìto suip e s c h e recci (non esisteva <strong>un</strong>contratto di lavoro!) ma an<strong>che</strong>L’autore ci offre <strong>un</strong>alettura sciolta e amabileattraverso la vita e lastoria di Ignazia, <strong>un</strong>a donnafuori dal com<strong>un</strong>e. Tra fantasiae realtà si intrecciano in questepagine le storie di tre mondinei primi del ’900: Marettimo èl’ultima isola delle Egadi la piùlontana dalla Sicilia e ancorapiù lontana dal continente,l’Italia <strong>che</strong> dice deiMarettimari: puzzano di pescesalato; e poi ancora l’America<strong>che</strong> ospita il padre di Ignaziaemigrato a New York in cercadi fort<strong>un</strong>a e <strong>che</strong> non farà piùritorno nell’isola.Ignazia è gia bambinaprodigio, a 5 anni impara aleggere e a scrivere da solaattraverso gli epitaffi incisisulle tombe dei suoicompaesani. Diventerà prestoil p<strong>un</strong>to di riferimento per gliottanta abitanti dell'isola,favolosi viaggi intorno al mondo.Un pezzo da antologia è ilracconto del naufragio della naveRodi davanti al porto. È la vigiliadi Natale, e la cittadinanza, <strong>che</strong>aspettava i familiari per la festa,si mobilita invano verso “loStato” (Capitaneria, Pre f e t t u r a ,M i n i s t e ro della Marina) perché sitenti di raggi<strong>un</strong>gere il re l i t t o ,quanto meno per re c u p e r a re lesalme. I giovani, quasi tuttipoliticizzati e molti di “Lottacontinua” guidano lemanifestazioni <strong>che</strong> acquistanof o rme di tipo quasii n s u rrezionale (blocchi stradali,occupazione della ferrovia). Solodopo tre giorni le vedette dellamarina si metteranno in mare ,ma successivamente <strong>un</strong>a decinadi giovani sarà arrestata. Poian<strong>che</strong> questa tragedia passa,a rriva la droga (…nel giro diEnzo Di PasqualeIgnazia, Fazi editore, - e 16,00prima maestra dei piccolimarettimari, poi lei vieneaffidata la corrispondenza degliemigrati, sbriga piccolefaccende burocrati<strong>che</strong> per chine necessita; è amata, stimatama an<strong>che</strong> desiderata dagliuomini dell'isola, ma Ignazianon ha tempo per questo.Onda dopo onda scorre la vitanei tre mondi ma Marettimo èsempre lì immobile con i suoiostinati, vecchi pescatori e igiovani <strong>che</strong> vogliono fuggire.Ancora Ignazia, ormai adultama energica e innovativa comesempre riuscirà a trattenerliconvincendo gli isolani <strong>che</strong><strong>un</strong>’altra strada è possibile tra ilvecchio e il nuovo, ospitare ivisitatori dell'isola, <strong>un</strong> primopasso verso il turismo natonell'isola negli anni ’80. Unadonna eccezionale, <strong>un</strong>aattraente storia ricca di fascinoe suggestioni.Silvia BallestraI giorni della rotonda.Rizzoli, - e 18,50pochi anni, cominciarono a morirea decine. Tutti gli storici, tutti i piùduri, tutti i peggiori); an<strong>che</strong>questa fase si sbriciola in miller i v oli; ed ecco i giovani <strong>che</strong>parlano di letteratura e di cinema(non sono gli stessi di prima, magli somigliano), e si avviano al a s c i a re per sempre – per studi oper lavoro – la città e la suarotonda. Un importante criticoletterario ha espresso delle riserv esu questo romanzo, sostenendo<strong>che</strong> vi è <strong>un</strong>a rappre s e n t a z i o n emeccanica del passaggio deigiovani dalla consapevolezzaantifascista, alla adesione a“Lotta continua”, alla fuga nellaclandestinità e al terrorismo. Ionon condivido questa riserv a .Silvia Ballestra non spiega négiudica; racconta, con le paro l edegli stessi protagonisti (primari esecondari, <strong>che</strong> poi si confondonoRaccolta delle re l a z i o n ied interventi di <strong>un</strong>a ff a s c i n a n t eseminario tenutosi l’annoscorso nell’Università diP a l e rmo (Facoltà di scienzedella form a z i o n e ,D i p a rtimento Arco eD i p a rtimento scienze sociali).Tema del seminario: riletturadelle tragedie di Sofocle(A n t i g o n e) e di Euripide(E c u b a), alla luce dellep roblemati<strong>che</strong> odierne dellagiustizia e del dolenter a p p o rto tra potere ecoscienza (singola ecollettiva) oggi: qualiriflessioni e indicazionipossiamo ricavare, per lanostra attualità, da questimiti? Giuristi, letterati,sociologi, filologi si sonol’<strong>un</strong> l’altro diventando <strong>un</strong>a sort adi personaggio collettivo) ilsuccedersi degli eventi, vissuticon la leggera inconsapevolezzadell’età. Non spiega e nongiudica: neppure nel casot e rribile del rapimento diR o b e rto Peci (le Brigate Rosse,per “p<strong>un</strong>ire” Patrizio, <strong>che</strong> –passato prima in clandestinità si èpoi “pentito”, uccideranno ilfratello minore, con perf e t t amentalità mafiosa). Racconta enon commenta: parlano, in suavece, le lacrimae re ru m. Ilromanzo si divide in tre part i ,<strong>che</strong> la Ballestra chiama“movimenti” come si trattasse di<strong>un</strong> concerto, modificando divolta in volta l’occhio narr a t i v o :la terza persona, la primapersona, la seconda persona. I“movimenti” <strong>hanno</strong>rispettivamente le date di <strong>un</strong>anno: 1981, 1983, 1985. Non è<strong>un</strong> capolavoro, ma gli si avvicina.Fidiamo nel “passa parola” per<strong>un</strong> libro vero, <strong>che</strong> vale la pena die s s e re letto. S. M.Alessandra Dinoe Licia Callari (a cura di)Coscienza e potere,narrazione attraverso il mito, Mimesis, - e 15,00c o n f rontati su questo tematessendo <strong>un</strong>a trama ricca distimoli critici ed an<strong>che</strong> diindicazioni operative positive.Scrivo Alessandra Dino eLicia Callari nel Prologo: “Èstata proprio la radicalità delletemati<strong>che</strong> affrontate: ilfondamento del potere, ladisobbedienza, la libertà delsoggetto, la ragion di stato, gliintrighi e gli inganni dellapolitica, ecc., a rendere piùsemplice il confronto adistanza di più di duemilaanni, a consentire di coglieretracce di continuità, tra passatoe presente. Un ritornoall’indietro, per rilanciare neldibattito contemporaneoquestioni eti<strong>che</strong> fondamentali,spesso trascurate da modelliimperfetti di democrazia.Più <strong>che</strong> <strong>un</strong> libro, <strong>un</strong>aprovocazione – <strong>un</strong>afreccia lanciata almondo, perché qualc<strong>un</strong>o/araccolga la sfida e ne traggaispirazione per riflessioni,analisi, ricer<strong>che</strong> – dentro efuori di sé. Anna MariaSciascia percorre i sentimenti,le angosce, le decisionicoraggiose di Lietta Pirandello,Anna Maria SciasciaIl gioco dei padri - Pirandello e Sciascia, Avagliano, - e 5 , 0 0legatissima al padre (<strong>che</strong>chiama papi, papetto, papettino)e condizionata da lui:attraverso l’epistolario e latestimonianza della figlia di lei(Maria Luisa Aguirre D’Amico)si squarciano i veli di <strong>un</strong>rapporto intenso, visto consospetto dalla stessa madre,Antonietta – trascinatacontrovoglia dalla isolataAgrigento ai circoli intellettualidi Roma. In controluce, condelicatissima sobrietà, MariaSciascia accenna (le ultime trepagine) ad <strong>un</strong>a comprensioneprofonda verso ambedue ledonne, <strong>che</strong> confina con <strong>un</strong>aquasi identificazione, sia perquanto riguarda “l’amoreincondizionato per il padre” daparte di Lietta, sia “per <strong>un</strong>apercezione di inadeguatezza edinferiorità” dell’<strong>un</strong>a e dell’altraverso due giganti della letteratura.18


Un equilibrio sospeso trac o n c retezza materiale epoetico incantocaratterizza i modi e le form econ cui Cordelia von denSteinen (Basilea, 1941)c o n figura la realtà. Modellandosapientemente la creta, l’art i s t asvizzera allieva di MarinoMarini, rende in form eplasti<strong>che</strong> di straord i n a r i ae fficacia espressiva, gli oggettied i gesti della vita quotidiana.Le sue terrecotte solide emorbide insieme, dai contorn ilievemente ondulati e dalles u p e rfici vivacemente ru v i d e ,esprimono <strong>un</strong>a modalità liberaed originale di lavorare <strong>un</strong>amateria <strong>che</strong> potenzia edaggi<strong>un</strong>ge significato alle sueo p e re. Cordelia, infatti, impastacon la terra i suoi stessi gestiq u o t i d i a n i <strong>che</strong> prendono form anegli oggetti d’uso com<strong>un</strong>e – ipiatti, le uova, il telefono, lemaglie intrecciate, i libri – enelle azioni <strong>che</strong> ogni giorn ocompiono soprattutto le donne.N a t u re morte, gesti, leggere es c r i v e re, in movimento, sonod<strong>un</strong>que le aree temati<strong>che</strong>centrali della sua poetica, tuttein stretta interazione. Nellavalorizzazione dell’esperienzadel quotidiano, tuttavia, l’art i s t ane sovverte l’immaginariocom<strong>un</strong>e per mostrare lecapacità creative dei gesti <strong>che</strong>ogni donna compie ogni giorn oe <strong>che</strong> ogni giorno risignificano iln o s t ro stare al mondo.U n ’ i m p resa per la quale ènecessaria <strong>un</strong>’E n o rme pazienzasembra dire Cordelia con lagrande scultura del 1999,r a ffigurante <strong>un</strong>’imponentefigura femminile impegnata am e t t e re in ordine le tessere di<strong>un</strong> enorme puzzle sparseaccanto a lei. Cordelia traduce,così, visivamente la capacitàfemminile di conserv a z i o n edell’esistenza, l’attenzione delledonne a pre s e rv a re la vitaattraverso i modi laboriosi ep recisi del loro fare. Bloccandooggetti, gesti, corpi nellasolenne – e silente –immutabilità dellar a p p resentazione, l’art i s t arestituisce a quei gesti <strong>un</strong>a bellezzaed <strong>un</strong> incanto a-temporali.Non si tratta, infatti, dicom<strong>un</strong>e “realismo”; perquanto la descrizione siameticolosa e non tralasci ildettaglio, davanti alle sueo p e re ci coglie <strong>un</strong> senso distraniamento, poiché lascultrice induce in noi <strong>un</strong>ap e rcezione inusuale del re a l e :la semplificazione della form a ,l ’ e s t rema concentrazione sulgesto, il ribaltamentodimensionale fra figure umaneGesti quotidiani eternati nella cretaLa cura amorevole dell’esistenza nelle terrecotte di Cordelia von den Steinened oggetti raff i g u r a t icontribuiscono ad infondere<strong>un</strong> senso di suggestioneimmaginativa. Il suo scopo èp roprio svelare e strappare alsilenzio la voce delle cose <strong>che</strong>restituisce, non più mute, aln o s t ro sguard o : “Il golfdiligentemente lavorato amaglia non ci parla forse di oredi paziente e riflessivasolitudine? E il cucchiaio <strong>che</strong> èstato ottant’anni sulla nostrat a v o l a , non dice qualcosa deig i o rni di abbondanza e deig i o rni di ristre t t e z z a ?” s c r i v el ’ a rtista. Gli oggetti d’ognig i o rno sembrano, pert a n t o ,r i v e l a re non solo le pro p r i ei n n u m e revoli storie edMariella Pasinatiambiguità, ma an<strong>che</strong> lep roprie potenzialitàa l t e rnative. Così, la scultura diC o rdelia si fa an<strong>che</strong>“ n a rrazione” seguendo <strong>un</strong>re g i s t ro a volte ironico, a voltepiù amabilmente riflessivo.Ecco, allora, Il grande re g i s t ro( 2 0 0 2 ) l ’ e n o rme volume <strong>che</strong>“accoglie” la donna <strong>che</strong> lolegge, sdraiata fra le suepagine e <strong>che</strong> racchiude in sétutta la leggibilità del reale, L ap o l t rona aspetta (2002) dove ill i b ro, i fogli, la copert aabbandonati attendono <strong>che</strong>a rrivi il tempo del riposo,L i b e r a t o (2001) in cui lamassiccia catena <strong>che</strong> dovre b b ei m p r i g i o n a re è indossata comeFotografia di Sallysciarpa e, ancora, le opere incui l’artista mette a temal ’ o ff e rta, lo scambio, larelazione - Gesto gentile(1999), Lo scambio (2000). Ecome accade, infine, nelleo p e re dove protagonista è ilmovimento, <strong>un</strong> tema <strong>che</strong>,come dice la stessa art i s t a ,“p o rta in sé inquietudine eincertezza … Forse elaborare iltema del moto, esprimerlo madi fatto annullarlo nella staticitàdella materia è <strong>un</strong> modo persospendere l’inquietudine”.Uscire/entrare, salire/scendere,saltare, viaggiare assumon o ,ovviamente, an<strong>che</strong> <strong>un</strong> sensosimbolico, come in R i n n o v a t ef a t i c h e (2005) dove la donnar a ffigurata spinge cond i fficoltà <strong>un</strong> peso su <strong>un</strong> pianoinclinato (ma lo stesso valeper il salire le scale Col pesodei libri, 2006 o altre operes i m i l i ) .“P o rt a re con sé <strong>un</strong> fort ecarico è insieme <strong>un</strong> attopratico e quotidiano quanto<strong>un</strong>a fin troppo ovviaindicazione metaforica” dice,infatti, l’artista <strong>che</strong> però noncade mai né nella re t o r i c a ,né nell’ideologia, nellac e rtezza <strong>che</strong> nelle pieghe delreale è possibile districarequella ingarbugliata matassadi verità di cui <strong>un</strong>a donnat rova il bandolo, comeC o rdelia ci ha mostrato piùdi <strong>un</strong>a volta (Non è facile,1998-99 – Il Bandolo, 1999,– Un grande compito, 2004).19


A proposito di terremoti e altri disastriErnesta MorabitoIl 2009 è stato fortementecaratterizzato, tra le altre cose,da due catastro fi naturali: ilt e rremoto in Abruzzo e la frana diGiampilieri, nel messinese. Sull o ro grado di prevedibilità e di“ a rginabilità” si può dire molto,ma preferiamo lasciare la paro l aagli esperti. Ernesta Morabito hai n t e rvistato due geologi: GiuseppeGi<strong>un</strong>ta, Ordinario di Geologiastrutturale dell’Università diP a l e rmo, coord i n a t o re di <strong>un</strong> gru p -po di ricerca sulla sismotettonica eMario Tozzi, Geologo, primor i c e rc a t o re al Cnr, esperto di divul -gazione scientifica di eventi natu -rali e di sismologia.Interpellato, ecco cosa ha detto ilP rof. G i u s e p p e G i u n t a: “ N e l -l ’ A p p e n n i n o Centrale, come inSicilia, gli sforzi tettonici sonolegati all’evoluzione geodinamicadi queste aree e agiscono su tuttala crosta <strong>che</strong> reagisce deform a n-dosi, talora ro m p e n d o s i l u n g os u p e rfici di faglia, generando terremoti.Più grande è la faglia,maggiore è l’energia liberata.Quindi è possibile conoscere ilp e rché e il come di <strong>un</strong> terre m o t o ,ma non si è ancora in grado dic o n o s c e re il “dove” e il “quando”,perchè gli studi di caratteregeologico e sismologico riesconoa fare previsioni “pro b a b i l i s t i c h ema non deterministi<strong>che</strong>”, quindinon sufficienti a poter pre d i recon esattezza <strong>un</strong> determ i n a t oevento, perché “i segnali” non siè ancora in grado di riconoscerlitutti e di tradurli in “dati” utili ad<strong>un</strong>a previsione. ProtezioneCivile, Istituto Nazionale diG e o fisica e Vulcanologia, Cnr,Enea, ed altri organismi pre p o s t i ,tutti molto qualificati e di altop ro filo, sono insufficienti a risolve re il problema della pre v e n z i o-ne. Non bastano solo leggi ed e c reti, se non sono accompagnatida <strong>un</strong>a “fil o s o fia” di vitacivile. Certo ci sono paesi, comela California e il Giappone dovela cultura dei rischi è maggiore .Quella <strong>che</strong> va evitata è la semplificazione,perché può succedere<strong>che</strong> si inneschi <strong>un</strong> processo di circolazionedi notizie non basate sudati scientifici. In ItaliaP rotezione Civile e Vo l o n t a r i a t o<strong>hanno</strong> fatto passi da gigante, maquello <strong>che</strong> manca è laMitigazione, cioè la pre v e n z i o n ea livello locale, per mettere ins i c u rezza cittadini, beni, edific i ,monumenti, e far sì <strong>che</strong> si vivaL’inganno nucleareTino ZandigiacomiLa maggioranza del Parlamento ha approvato iil ritorn oall’opzione nucleare per l’approvvigionamento di energ i a ,rovesciando il risultato del referendum col quale <strong>un</strong>a largamaggioranza di cittadini aveva bloccato la costruzione delle centralitermonucleari in Italia. Cosa è cambiato da allora? In sostanza niente:i pericoli, la tecnologia, i tempi di costruzione di <strong>un</strong>a centrale, la suadurata produttiva, i costi sono rimasti gli stessi. Soprattutto è rimastaimmutata l’incognita sullo smaltimento delle scorie radioattive. A <strong>che</strong>serve, a chi serve costruire quattro centrali nucleari <strong>che</strong> alla finefornirebbero solo il 25% della energia occorrente al paese, cioè 2400megawatt? Confrontiamo questa opzione con altre possibili. I tempi.O c c o rrono 10-12 anni per pro g e t t a re, localizzare, costru i re, mettere inf<strong>un</strong>zione <strong>un</strong>a centrale term o n u c l e a re. Quindi potremmo avere elettricità(i primi 600 megawatt) solo dal 2022. Ma ci dice il GSE (Gestore deiS e rvizi Elettrici) nel solo 2008 sono stati installati in Italia impianti apannelli fotovoltaici con <strong>un</strong>a capacità produttiva di 417 megawatt e <strong>un</strong>aumento del 429 % rispetto al 2007. Continuando con lo stesso ritmop o t remmo avere col fotovoltaico già alla fine di quest’anno <strong>un</strong>a quantitàdi energia elettrica equivalente alla produzione della prima centralen u c l e a re, con <strong>un</strong> anticipo di almeno 10 anni. In 4-5 anni potremmo averetutta l’energia prodotta dalle 4 centrali previste. L’economia. Il costo dicostruzione delle centrali dovrebbe essere pagato dal popolo italiano,sia <strong>che</strong> lo Stato finanzi direttamente il lavoro, sia <strong>che</strong> conceda incentivie favori a imprenditori privati. Poi famiglie e aziende continuerebberoa pagare le bollette dell’energia. In sostanza pagare due volte. Con ipannelli fotovoltaici installati sul tetto di casa, <strong>un</strong>a famiglia siprodurrebbe l’elettricita occorrente senza pagare altro <strong>che</strong> l’impiantoiniziale. Lo stesso vale per le aziende, <strong>che</strong> già stanno passando inn u m e ro rapidamente crescente all’autoproduzione coi pannelli.L’ammortamento della spesa. Una centrale nucleare è produttiva per25 anni, poi resta il problema di abbatterla e, peggio ancora, quello mairisolto dello smaltimento delle scorie radioattive. Sul cui costo si <strong>hanno</strong> orai primi dati, provenienti dalla Francia <strong>che</strong> ha costruito <strong>un</strong> primo sitosperimentale per lo stoccaggio della parte più pericolosa delle scorie (durata300’000 anni) del costo di 15 miliardi di euro, quanto tre centrali. Bastaquesto a chiarire <strong>che</strong> il nucleare è <strong>un</strong>a tru ffa. I pannelli fotovoltaici durano25 anni come le centrali, ma poi il silicio di cui sono costituiti è riciclabile.Il lavoro . Dicono <strong>che</strong> la costruzione delle centrali creerà lavoro. Per chi?L a v o ro per po<strong>che</strong> migliaia di persone, lauti guadagni per po<strong>che</strong> grandii m p rese. Pro d u rre con pannelli fotovoltaici la stessa quantità di elettricità di<strong>un</strong>a centrale term o n u c l e a re signific h e rebbe invece mobilitare la ricerc a ,r i c i c l a re industrie in crisi, dar lavoro a centinaia di migliaia di persone. Datala situazione, sarebbe <strong>un</strong> forte contributo a superare la crisi. La dipendenzad a l l ’ e s t e ro . In attesa dell’entrata in f<strong>un</strong>zione delle centrali nucleari, perdecenni dovremmo continuare a comprare elettricità (come ora dallaFrancia, dalla quale dovremmo comprare an<strong>che</strong> la tecnologia) e gas ep e t rolio. Col fotovoltaico saremmo rapidamente autosufficienti e il silicio èabbondante in natura an<strong>che</strong> da noi. La difesa dell’ambiente. C o lfotovoltaico (non inquinante perchè utilizza solo le radiazioni solari) inpochi anni potremmo abbattere il consumo di gas e petrolio, cioè diminuiref o rtemente l’emissione di CO 2 in atmosfera, rientrare nelle indicazioni deip rotocolli di Kyoto e dare il nostro contributo alla salvezza del pianeta. Lademocrazia economica. Le centrali nucleari presuppongono <strong>un</strong>agestione centralizzata, in mano a qual<strong>che</strong> potentato. Che dominerà ilm e rcato e imporrà la sua volontà e i suoi prezzi. Il fotovoltaico signific ap roduzione decentrata dell’energia, capacità dei singoli di pro g r a m m a resecondo le proprie necessità. Cioè più democrazia. Con <strong>un</strong> coro l l a r i o .Poichè nell’Italia meridionale i pannelli fotovoltaici producono circa il30% di energia in più <strong>che</strong> nel settentrione, il Sud potrebbe forn i ree n e rgia al Nord e pagarsi il suo sviluppo. To rna la domanda iniziale, achi serve costru i re quattro centrali termonucleari? Non certo allo Stato<strong>che</strong> ha già problemi di bilancio, non certo ai cittadini italiani.con <strong>un</strong> margine di sicurezzaan<strong>che</strong> in luoghi ad alto rischiosismico”. Mario To z z i, conduttoretra l’altro di “Gaia”, interro g a-to in merito ha risposto: “Orm a id o v remmo aver capito <strong>che</strong> <strong>un</strong>terremoto provoca vittime edanni solo se ci sono edifici malc o s t ruiti o mal ubicati. Il 45% delt e rritorio italiano è catalogatou fficialmente come sismico e suquesto insiste quasi il 40% dellapopolazione, quasi 25 milioni dicittadini. Solo <strong>un</strong> quarto deglie d i fici è in grado di re g g e re terremotiforti senza lesioni di rilievo,mentre 15 milioni di italianialloggiano invece, in abitazioninon sicure. La situazione poi siaggrava se si considerano le abitazioniabusive in aree a rischionaturale, <strong>che</strong> non obbedisconoad alc<strong>un</strong> criterio di sicurezza, equelle in cui i proprietari, approfittandodei vari condoni edilizi,<strong>hanno</strong> agito contro le re g o l e ,sopraelevando o intaccando imuri maestri. Sono 2.965 su8.102 i com<strong>un</strong>i a rischio, doveper rischio sismico si intendonoi danni <strong>che</strong> pro v o c h e rebbe <strong>un</strong>f u t u ro eventuale terre m o t o .Tutto questo ammesso <strong>che</strong> imateriali adoperati siano di qualità.Il cemento è armato solo sec’è abbastanza ferro e poca sabbia.Occorre quindi <strong>che</strong> nontutti diventino costruttori; <strong>che</strong> ip rogettisti sappiano quel <strong>che</strong>fanno e <strong>che</strong> i direttori dei lavorinon barino per accontentarei n t e ressi inconfessabili; <strong>che</strong> leautorità preposte contro l l i n o ;<strong>che</strong> i cittadini non interv e n g a n oa l l ’ i n t e rno delle proprie case,intaccando i muri maestri e les t ru t t u re portanti. Invece, nonviene speso <strong>un</strong> centesimo nelrisanamento antisismico deglie d i fici pubblici, anzi, si pro g e t-tano opere faraoni<strong>che</strong>, <strong>che</strong> stornanodenari dall’<strong>un</strong>ico uso sensato<strong>che</strong> si dovrebbe fare in <strong>un</strong>contesto come il nostro. Si ipotizzano“piani edilizi” <strong>che</strong> perme t t e re b b e ro la sopraelevazionedegli edifici, proprio <strong>un</strong>a dellecause più frequenti di crollo dat e rremoto. Si pensi <strong>che</strong> già nel1908, i terremoti di Messina eReggio Calabria sono statoaggravati dall’avere ignorato, giàallora, le norme antisismi<strong>che</strong>borboni<strong>che</strong> <strong>che</strong> vietavano,app<strong>un</strong>to, l’innalzamento a più didieci metri di altezza e il sovraccaricodegli edific i ! ”20


Ridere e piangerea cura di Simona MafaiBonino o Polverini? <strong>Donne</strong>,com<strong>un</strong>que. <strong>Donne</strong>, comeultima spiaggia. Per ridare <strong>un</strong>po’ di speranza, di fiducia, dipulizia entrambi glischieramenti politici italiani<strong>hanno</strong> scelto – per la corsa alladirezione della Regione Lazio– <strong>un</strong>a donna. Dopo tantiscandali, miasmi, pettegolezzi,ipocrisie – <strong>un</strong> po’ d’aria pulita,<strong>un</strong>’autorevolezza <strong>che</strong> nonderiva dal potere. L’elettorato,crediamo, ha tirato <strong>un</strong> sospirodi sollievo: si ricomincia arespirare. Ci auguriamo contutto i cuore <strong>che</strong> ambeduesappiano condurre <strong>un</strong>acampagna elettorale serena, <strong>un</strong>confronto sulle cose da fare,fornendo <strong>un</strong> esempio diconfronto politico civile edemocratico.Senza farsicondizionare dagli uomini alleloro spalle.La nuova guerra ècominciata. E purtroppo ciriguarda da vicino, e non sicombatte su trincee lontane. Èla guerra contro gli immigrati,e degli immigrati contro iresidenti e rischia, se non cisaranno interventi urgenti eintelligenti di investire moltecontrade italiane. L’orridavicenda di Rosarno in Calabriain cui si sono intrecciatiinsieme: sfruttamentopadronale, intermediazionemafiosa, violazione di ognilegislazione sul lavoro,crescente degrado ambientale,incapacità e disorientamentodelle istituzioni (a cominciaredal Governo a finire ai com<strong>un</strong>ipiù o meno commissariati) èpiù di <strong>un</strong> segnale d’allarme: è<strong>un</strong> insieme di tuoni <strong>che</strong> puòpreann<strong>un</strong>ciare <strong>un</strong> uragano. Difronte a questi eventi, lepolemi<strong>che</strong> politi<strong>che</strong> degliultimi mesi risultano risibili.Dal dolore l’organizzazionee la lotta. Si è costituito inSenegal <strong>un</strong> collettivo di donnecontro l’emigrazioneclandestina. L’ha fondato YayiBayam Diouf, <strong>un</strong>a donna dipoco più di cinquant’anni, <strong>che</strong>tre anni fa ha perso l’<strong>un</strong>icofiglio, imbarcatoclandestinamente versol’Europa: <strong>un</strong>a tempesta al largodella Mauritania lo ha travoltoinsieme ai suoi compagni.L’associazione conta oggi 375donne: fanno campagne disensibilizzazione sui problemireali <strong>che</strong> i giovani rischiano ditrovare in Europa, cercando didissuaderli dalla emigrazionepur <strong>che</strong> sia; cercano dicostruire possibilità di lavoroin patria, con progetti dimicrocredito, turismosostenibile, artigianato. “Dopola morte del mio <strong>un</strong>ico figlio –dice Yayi Bayam Diouf – hoincontrato il capo villaggio, perdirgli <strong>che</strong> le donne dovevanoessere più ascoltate. Oggi sonovicepresidente della miacom<strong>un</strong>ità. Sono la primadonna della mia etnia (i lebou)ad avere l’autorizzazione diparlare in pubblico”.U n’impresa scientifica <strong>che</strong>ci lascia perplesse. I naut<strong>un</strong>no da <strong>un</strong>a sonda spaziale èstato lanciato <strong>un</strong> missile Centaursulla l<strong>un</strong>a. Il missile ha apert o<strong>un</strong> cratere amplissimo sullas u p e rficie l<strong>un</strong>are, e sono statirilevati resti di ghiaccio <strong>che</strong>d i m o s t re re b b e ro <strong>che</strong> – sotto ilsuolo l<strong>un</strong>are – vi è pre s e n z ad’acqua. L’ u o m o ,evidentemente, dopo aversconvolto <strong>un</strong>’ampia porz i o n edella terra, mettendo a rischio ilclima e il movimento dei mari, sip repara – con enorme dispendiodi danaro (Obama si èdichiarato pronto a fin a n z i a re ,p a re per <strong>un</strong> altro miliardo didollari!!!, l’invio di <strong>un</strong> nuovorazzo con altri missili, perp e rf o r a re la crosta del nostrop o v e ro satellite. Bene, bravi, bis!Angela Merkel: Il verticesul clima non è stato <strong>un</strong>fallimento. Basta con lecriti<strong>che</strong> al vertice diCopenaghen, ha dichiaratoAngela Merkel, promettendo<strong>che</strong> la Germania si impegna adoperare in vista della prossimaconferenza sullo stesso tema<strong>che</strong> si terrà a Bonn nel 2010.“L’accordo di Copenaghen è<strong>un</strong> primo passo verso <strong>un</strong>nuovo ordine sui cambiamenticlimatici. Un primo passo:niente di più, ma an<strong>che</strong> nientedi meno. Chi criticaCopenaghen si <strong>un</strong>isce aglisforzi di quelli <strong>che</strong> voglionofrenare e non andare avanti”.Ispirazione ecologica eaffari (mafiosi?).Capitalismo e mafia, losappiamo benissimo, sannoprofittare di tutto. La Sicilia èla regione italiana <strong>che</strong> si è piùdotata di “pale” per produrreenergia, raggruppate in 28cosiddetti “parchi eolici”gestiti da società di vario tipo,<strong>che</strong> incassano notevolicontributi statali e regionali. .Non vi è alc<strong>un</strong>a sicurezza <strong>che</strong>tra le imprese impegnate sianoassenti capitali mafiosi. Unaprima indagine della guardia difinanza, partita da Avellino,dove ha sede <strong>un</strong>a di questesocietà, ha portato alsequestro di sette “parchiDisastro immaneTragedia in <strong>un</strong>’isola troppo infelice. Decinedi migliaia di morti per il terremoto ad Haiti.eolici” allocati in Sicilia e alladen<strong>un</strong>cia di <strong>un</strong>dici persone. Ilboom delle “pale” eoli<strong>che</strong> si èverificato sotto il governoCuffaro.Quattro siciliani su dieci(pari al 42%) non paganol’imposta sul reddito.P e rché disoccupati o conredditi (veri o dichiarati)inferiori al minimo tassabile.Questi i dati emersi nelle“ G i o rnate dell’economia”,tenutesi a Palermo. Grande losquilibrio nei confronti delN o rd, ove la media di chi nonpaga tasse sui redditi è del 27%.Regione Lombardia:arrestato l’assesoreProsperini,delegato allosport e al turismo eRosanna Gariboldi, mogliedel deputato Abelli – vicecoordinatore nazionale delP d L . Il primo, sempre distintosinelle campagne in difesa dellafamiglia e della cristianità, èaccusato di tru ffa e turbativad’asta (avrebbe incassato, tral ’ a l t ro, <strong>un</strong>a tangente di 230.000Ä in relazione ad <strong>un</strong> appalto di7 milioni di Ä per pro m o z i o n etelevisiva del turismol o m b a rdo); la Gariboldi Abelli,p a rtecipe in numerose societàimmobiliari, sarebbe coinvoltain <strong>un</strong>a tru ffa relativa a bonific h e(fasulle o sopravalutate) diu n ’ a rea (Santa Giulia) diMilano. Commentiamo allabuona: i contratti fasulli non lifa solo la mafia e le speculazionisulle aree edificabili non sifanno solo in Sicilia.Un critico d’arteimplicato nella truffaall’erario tentata daTanzi.Il ben noto imprenditore dellaParmalat, sotto processo ormaida anni, aveva nascosto <strong>un</strong>aparte del suo patrimonioattraverso l’acquisto di opered’arte: quadri di Van Gogh,Chagall, Monet, Manet,Modigliani, ed altri. Laproprietà delle singole opere èrivendicata parte dalla moglie,parte dalla figlia e dal genero.Il critico d’arte Paolo Del Bosco– <strong>che</strong> probabilmente avevaconsigliato gli acquisti – erastato incaricato di venderli intutto o in parte. Mal’operazione non è riuscita ed iquadri sono stati sequestrati. 90.Paola Binetti dichiara: “Ioresto nel PD se c’èpluralismo”. Commentandol’uscita dal PD di FrancescoRutelli, seguito poi dalladeputata cattolica DorinaBianchi, la Binetti hadichiarato: “Io spero <strong>che</strong> nelPD ci sia spazio per esprimere,in modo collaborativo, la miasensibilità sociale ed etica.Considero positivo tutto ciò<strong>che</strong> riduce la conflittualitàesasperata”.L’Austria approva <strong>un</strong>anuova legge sulle“partnerschip registrate”.In base ad essa si riconosconoalle coppie gay pari diritti edoveri rispetto alle coppiee t e rosessuali “trannel'adozione, l'inseminazionea rt i ficiale ed il nome dimatrimonio”. Decine dicoppie si sono già re g i s t r a t econ la nuova.21


Valore D(onna)Le donne e il sacroSu questo tema, col patrociniodella Società Siciliana per laStoria Patria, si è tenuto aPalermo <strong>un</strong> seminario di tregiorni, con contributi dieccellenza da parte dinumerose Facoltà <strong>un</strong>iversitarieitaliane e straniere. Dee,maghe, sacerdotesse, sante –recitava il sottotitolo delconvegno: le relazioni <strong>hanno</strong>spaziato dalle rivisitazioni deimiti pagani del mondo classico(le dee, Demetra ed Hera,Dioniso), alla religiositàpopolare, in particolare nelmondo contadino, nell’ambitodel cristianesimo, con diffusifenomeni di curatrici, dallamatriarcalità delle religioniafro-brasiliane ad indaginiterritorialmente più definite: leprati<strong>che</strong> rituali rumene, lestregonerie nelle vali alpine,ecc. Aspettiamo con ansia lastampa degli atti.Daria D’AngeloIl 9 settembre scorso alla Fondazione Banco di Sicilia – Villa Zito di Palermo è stato presentato ilprogetto UWIN (“Unicredit Women’s International Network”), <strong>un</strong> incontro tutto centrato su comefar crescere le professionalità femminili. “Non trattiamo questo tema perché è politicamentecorretto – ha detto l’ amministratore delegato di Unicredit -– Parliamo della “Diversity” in quanto è nelnostro interesse… Dobbiamo utilizzare il programma Diversity di Unicredit come catalizzatore di <strong>un</strong>cambiamento culturale ben più significativo. Dobbiamo cambiare il modo di gestire le nostre risorse –dice Alessandro Profumo sostenendo da sempre <strong>che</strong> «le donne devono giocare <strong>un</strong> ruolo più forte intutte le parti della vita pubblica italiana». Il primo passo è stato la creazione di <strong>un</strong> network-donneUnicredit, con il fine di promuovere in rete la com<strong>un</strong>icazione fra donne e lo scambio di esperienze econsigli. Fra i p<strong>un</strong>ti deboli evidenziati, per esempio, si è sottolineato il problema della visibilità. Si èsottolineato infatti <strong>che</strong> le donne non fanno autopromozione. Dalle testimonianze è emerso <strong>che</strong> non c’èstata <strong>un</strong>a focalizzazione sul far crescere in modo strutturato le donne leader, è stato necessario <strong>un</strong>percorso di analisi per capire le dimensioni del fenomeno, per capire perché le donne manager sidimettono e quali stereotipi continuano a sussistere. Nonostante le scelte difficili nella vita personaledelle donne, <strong>che</strong> inevitabilmente implicano rin<strong>un</strong>zie pesanti e, talvolta, sensi di colpa non indifferenti,sono state riconosciute alle donne importanti capacità relazionali e gestionali, qualità la cui valenza èindubbia per i risultati di ogni azienda. Il progetto, chiamato Valore D, dovrebbe significare <strong>che</strong> tra nonmolto <strong>un</strong> numero crescente di donne potranno occupare posti finora riservati ai soli uomini, muovendoda <strong>un</strong> criterio di meritocrazia <strong>che</strong> annulli la “diversità” e migliorando le prestazioni organizzative edeconomi<strong>che</strong> del nostro paese.Se, e quando tutto questo si attuerà non potremo <strong>che</strong> dire “Era ora”.Sindacaliste scrivonoIl coordinamento <strong>Donne</strong> dellaFisac-CGIL di Palermo, ha datovita a <strong>un</strong> Laboratorio delle idee,per condurre indagini, esporrepensieri ed elaborazioni, al di làdei confini strettamente sindacali.Il “5 novembre (giornata perf e rm a re la violenza sulle donne)ha prodotto e diffuso <strong>un</strong>volantino, <strong>che</strong> riportava la storiadelle tre sorelle domenicane,<strong>che</strong> combatterono contro ladittatura del proprio paese, epoi furono catturate, tort u r a t e ,ed uccise. Era il 25 novembredel 1960: da lì ha origine la datac o n t ro la violenza <strong>che</strong> oggi sicelebra in tutto il mondo.Quote sì, quote noI tentativi di assicurare per legge<strong>un</strong>a maggiore pre s e n z afemminile nelle istituzionielettive, proseguono <strong>un</strong> po’ intutta Italia con successi edinsuccessi. È certamente <strong>un</strong>successo la norma inserita nellaOstilità ai minareti: non solo in Svizzera!nuova legge elettorale dellaRegione Campania (ericonosciuta legittima dallaCorte Costituzionale) <strong>che</strong> dàa l l ’ e l e t t o re la facoltà di esprimere<strong>un</strong>a o due pre f e renze: inquest’ultimo caso si deve votarealmeno per <strong>un</strong>a donna;altrimenti ambedue le pre f e re n z es a r a n n o annullate. È statoa l t resì deliberato <strong>che</strong> durante lacampagna elettorale gli spazitelevisivi dovranno esserer i p a rtiti al 50% tra i due generi.In controtendenza la Pro v i n c i adi Isernia (Molise) il cuiP residente ha re s p i n t ol’ingi<strong>un</strong>zione del TAR <strong>che</strong>, inbase alla legge re g i o n a l e ,contestava la mancanza dialmeno <strong>un</strong>a donna in Gi<strong>un</strong>ta. IlP residente della provincia, taleLuigi Mazzuto (PdL) hadichiarato <strong>che</strong> ness<strong>un</strong>a donnaera stata eletta in Consiglio, enon poteva (non voleva)i n d i v i d u a rne <strong>un</strong>a all’esterno.Ci si è domandati come risponderebbe il nostro paese a <strong>un</strong> referendum simile a quello tenutosi inSvizzera relativo alla costruzione di minareti nel proprio territorio. Interrogata “a freddo” con <strong>un</strong>sondaggio informale, la popolazione italiana si è pron<strong>un</strong>ciata in maggioranza contro la costruzionedi minareti, esattamente come in Svizzera (il 46% degli interrogati a favore di <strong>un</strong>a legge <strong>che</strong>proibisca la costruzione di nuovi minareti). Se si prospetta l’ipotesi della realizzazione di <strong>un</strong>amos<strong>che</strong>a o di <strong>un</strong> minareto nei pressi della propria zona di residenza, la percentuale di chi si dichiarapreoccupato o scontento si accresce ulteriormente, sfiorando il 70%. È diffusa l’opinione <strong>che</strong> iluoghi di culto degli islamici possano essere in qual<strong>che</strong> modo collegati con attività terroristi<strong>che</strong>.DirezioneRosanna Pirajno (direttrice responsabile)Letizia Battaglia ( a rt dire c t o r )Simona Mafai (coordinamento)RedazioneBice AgnelloCarla Aleo NeroGiusi CatalfamoSilvana FernandezGisella ModicaLeontine RegineMaria Concetta SalaStefania SavoiaShobhaFrancesca TrainaImpaginazioneLetizia BattagliaGiusi CatalfamoHanno collaboratoCaterina BrugnianoGiuseppe BurgioCindy CabriCarla CeratiDaria D’AngeloDaniela DioguardiMaria Chiara Di TrapaniFranca ImbergamoErnesta MorabitoMariella PasinatiAnna ScialabbaMasha SergioFrancesca VassalloTino ZandigiacomiEditoreAssociazione <strong>Mezzocielo</strong>Responsabile EditorialeAdriana Palmerie-mail:mezzocielo.posta@yahoo.itIl lavoro redazionalee le collaborazionisono forniti gratuitamenteStampaIstituto Poligrafico Europeo srlContrada ZaccanelliRoccapalumba (Palermo)Reg. al Trib. di Palermo il 19-3-’92Quota associativa annua:ordinaria: e 28,00sostenitrice: e 60,00c/cp. 13312905 Rosanna Pirajno,V.le F. Scaduto, 14 - 90144 Palerm oSostieni <strong>Mezzocielo</strong> Regalati o regala <strong>un</strong> abbonamento per l’anno 2010w w w. m e z z o c i e l o . i tda febbraionuovo settimanale sul web per diffondere e confrontare le nostre idee nel più vasto mondo22


Suor Julieta da tre anniormai in Italia, mozambicanadi Porta Palazzo,nella più totale gratuità di servizioalla “Torino Plurale”, èconvocata in Corso Verona,all’alba del 4 novembre 2009,per non chiarita integrazionepratica… <strong>che</strong> sarà?!... Dopo<strong>un</strong>a vigilia <strong>che</strong> ci ha viste, previdenti,presso l’ingessataCancelleria della Curia arcivescovile,a raccogliere firme etimbri, garanti di autenticità,da parte di <strong>un</strong> “pianeta ecclesiastico”piuttosto griffato, <strong>che</strong>poco ci appartiene, ma <strong>che</strong> –tuttavia – nelle ridondanzeburocrati<strong>che</strong> ci è necessario…ci portiamo, allo sp<strong>un</strong>tar delgiorno ai cancelli dellaQuestura, di Corso Verona,sezione immigrazione.Veramente se ne vedono “ditutti i colori”, fino al coloredella vergogna, <strong>che</strong> è quellodella pelle di chi è italiano equasi non vorrebbe più esserlo,di fronte a certe espressioni divolgare disumanità, di stupiditàabissale, di negazione ostinatadi evidenze, di orgoglio dirazza <strong>che</strong> richiama altri tempi...Nel silenzio oscillante tra rabbiae sgomento, nell’umido di<strong>un</strong>’alba resa più fredda dalloGesù, <strong>un</strong>a suora senza permesso di soggiorno!Da Torino <strong>un</strong>a incredibile storia verascenario circostante, dai toniespressionisti, abbiamo visto efotografato con gli occhi, con ilcuore e con l’adrenalina amille! Una fiumana muta, intensione tra rassegnazione erivolta… inquietante, forsepericolosa?! Giovani mammenigeriane e marocchine conpiccoli intirizziti in carrozzina,fermi ai cancelli dalle 4 delmattino, marocchini e albanesi<strong>che</strong> vivono di espedienti, finoalla “vendita del posto incoda” a 50 euro, cinesi assortidentro il loro PC portatile, <strong>che</strong>ingannano l’attesa ignari delmondo circostante seguendofilm sottotitolati dai coloritaglienti, anziani di ogni lingua,pazienti e rassegnati, come vecchicani da caccia, fieri neiricordi… giovani coppie dell’est<strong>che</strong> si scaldano reciprocamentefra baci e massaggi aipolpacci... Poliziotti <strong>che</strong> sembranousciti dalle tele diGrosz, con manganello inmano e forti dei segni di <strong>un</strong>potere, contro la fiumana inermee congelata, <strong>che</strong> ha il poteredel <strong>segno</strong>… sbrodolanominacce ironi<strong>che</strong> sulle espressionisgomente di <strong>un</strong>a giovanemoglie filippina, appellandola“signorina” di fronte al maritoFotografia di Tina Modotti, Gli anni luminosi, Scala, Messico, 1924-26italiano, <strong>che</strong> si vergogna d’essertale… Tra <strong>un</strong>a coppia albanesee il cinese videodipendente,due suore, di cui <strong>un</strong>a “straniera”,<strong>che</strong> da tre anni lavoragiorno e notte, gratuitamente,per costruire integrazione con eper la Chiesa, con e per ilCom<strong>un</strong>e “sta”, sospesa nelmistero di <strong>un</strong>a “integrazioneburocratica”: ancora le vienerichiesto di “lasciare leimpronte”… come se nonbastassero tutti i segni seminatiin tre anni di strada, in mezzoalla gente…ma le “impronte”danno più garanzia dell’impronta!...della caparbia,costante, quotidiana volontà dicostruire <strong>un</strong> meglio per tutti…E si tratta di “impronte per laScientifica” ...perché pres<strong>un</strong>tapotenziale delinquente...tuttofa pensare... Che dire?! ...oltrela rabbia, l’indignazione, l’impotenzadi fronte alla stupidità?...Contro i cattivi,ammesso <strong>che</strong> ce ne siano, sipuò combattere, ma contro glistupidi, di cui l’esistenza ècerta… <strong>che</strong> fare?!... Nonvogliamo cercare soluzioni preferenzialiper le religiose o perla chiesa, <strong>che</strong> ben più potrebbefare e dire al riguardo del pac<strong>che</strong>ttosicurezza, ma si vorrebbesemplicemente dar voce achi non ha voce, den<strong>un</strong>ciare ladisumanità delle procedureburocrati<strong>che</strong> e la disorganizzazione,mista a frustrazione inacidita,dei nostri “sportelliamici”...dove si viene accoltida operatrici <strong>che</strong> maneggianoil tuo passaporto m<strong>un</strong>ite diguanti usa e getta, come tufossi appestato e non si curano<strong>che</strong> tu, in coda magari da treore al freddo, se ti scappa lapipì sei costretto a farla in“cessi” assolutamente allucinanti...eppure ci siamo chieste:“qual è il luogo più infetto?”...le tur<strong>che</strong> dellaQuestura o il cuore umano!?...Dobbiamo poter raccontarequesti flashes, perché è ora <strong>che</strong>se ne parli... an<strong>che</strong> noi... lepolemi<strong>che</strong> sui crocifissi toltidai muri non servono... le radicicristiane dovrebbero spingercia togliere i crocifissi dallestrade!...perché Gesù Cristo...dicono, “passasse risanando”...Con affetto e tutta la forza di<strong>un</strong> magnificat <strong>che</strong> vorre b b erealmente “abbattere i potentidai troni e risollevare gliu m i l i ” .Le Sorelle di Porta Palazzo23


Obiettivo non dimenticarePalermo, Oratorio di San Lorenzo, 1969.Sparisce la Natività del Caravaggio.La sua scomparsa rimane <strong>un</strong> misteroper 30 anni. Oggi sappiamo <strong>che</strong> la telaè andata in pasto ai porci e ai topi.Grazie alla mafia di Cosa nostra.Veramente, di tutto cuore, grazie!24

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