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Introduzione ai composti del carbonio - Dipartimento di Chimica

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stearico, adoperò degli aci<strong>di</strong> simili ad esso, ma non ottenuti d<strong>ai</strong> grassi naturali.Riscaldando questi aci<strong>di</strong> con il glicerolo, ottenne <strong>del</strong>le sostanze molto simili <strong>ai</strong>grassi comuni, ma non <strong>del</strong> tutto identiche a qualunque grasso <strong>del</strong> quale siconoscesse l'esistenza in natura. Nonostante la semplicità o, se si vuole, labanalità dei meto<strong>di</strong> usati - il lettore avrà notato che si trattava sempre <strong>di</strong>riscaldare insieme le sostanze -, orm<strong>ai</strong> la strada era tracciata. Il chimicopoteva spingersi più avanti, preparando <strong>composti</strong> simili <strong>ai</strong> <strong>composti</strong> organici intutte le loro proprietà, ma <strong>di</strong>versi da qualsiasi composto organicoeffettivamente prodotto da tessuti viventi. Verso la metà <strong>del</strong>l'800, era orm<strong>ai</strong>definitivamente superata la <strong>di</strong>visione tra <strong>composti</strong> organici e <strong>composti</strong>inorganici, basata sull'attività dei tessuti viventi. Esistevano infatti <strong>composti</strong>organici che non erano m<strong>ai</strong> stati prodotti da alcun organismo. Tuttavia la<strong>di</strong>visione era utile, perché tra le due categorie rimanevano ancora <strong>del</strong>le<strong>di</strong>fferenze importanti. Queste <strong>di</strong>fferenze erano talmente importanti che latecnica <strong>del</strong> chimico organico sembrava completamente <strong>di</strong>versa da quella <strong>del</strong>chimico inorganico. Risultava sempre più evidente che la <strong>di</strong>fferenza consistevanella struttura chimica; sembrava infatti <strong>di</strong> avere a che fare con due tipi <strong>di</strong>molecole completamente <strong>di</strong>versi. Quasi tutte le sostanze inorganiche note <strong>ai</strong>chimici <strong>del</strong> <strong>di</strong>ciannovesimo secolo possedevano molecole piccole, costituite daun numero <strong>di</strong> atomi che andava da due a otto. Esistevano ben poche molecoleinorganiche importanti che arrivassero a do<strong>di</strong>ci atomi. Anche le sostanzeorganiche più semplici possedevano molecole <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci atomi o più; spessoarrivavano a <strong>di</strong>verse dozzine. In quanto alle sostanze come l'amido e leproteine, esse possedevano molecole letteralmente giganti, i cui atomi sicontavano a migli<strong>ai</strong>a e perfino a centin<strong>ai</strong>a <strong>di</strong> migli<strong>ai</strong>a.Nello stesso tempo <strong>di</strong>ventava sempre più degno <strong>di</strong> nota il fatto che tutte lesostanze organiche, senza eccezione, contenessero, nelle rispettive molecole,uno o più atomi <strong>di</strong> <strong>carbonio</strong>. Quasi tutte contenevano anche atomi <strong>di</strong> idrogeno.Il chimico tedesco Friedrich August Kekulé von Stradonitz (1829-86),generalmente noto con il solo nome <strong>di</strong> Kekulé, prese una decisione logica: inun libro <strong>di</strong> testo pubblicato nel 1861, definì la chimica organica semplicementecome "lo stu<strong>di</strong>o dei <strong>composti</strong> <strong>del</strong> <strong>carbonio</strong>". Questa definizione è stataaccettata quasi universalmente.4

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