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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itcantone di Calice: si cercava di sfruttare il malcontento verso il Piemonteper ottenere una seconda votazione che fosse senz'altro favorevolealla Toscana 110. Anche il Rezasco era convinto che bisognassegiungere ad una soluzione, in qualsiasi modo (dopo la guerra si sarebberipresa la questione); bisognava in qualche modo togliere dall'angosciaquelle popolazioni: era necessario, per il momento, lasciareAvenza al granducato e non perdere Parana (e lo scrisse anche aicommissari a Firenze). Il 30 gennaio, rispondendo ad una lettera delLanza, il Rezasco, riferendosi alle notizie ricevute intorno ai negoziatilunigianesi, affermava: «E le dico buone, supponendo che i paesiaggregati saranno d'ora innanzi governati regolarmente dalle autoritàsarde, e che la Toscana avrà solennemente promesso di non vessareper cagioni politiche. Sotto queste due condizioni, che desideroavverate, replico che, secondo stagione, il risultato delle pratichemi sembra soddisfacente &. Era una dichiarazione di mero compiacimento,che racchiudeva, nonostante molte delusioni, motivi di fiducianell'avvenire. Il Lanza aveva scritto bruscamente al Rezasco;il deputato casalese aveva in quella missione avvertito l'ambiguitàdel suo compito, tra le istanze giobertiane e i raggiri montanelliani.110 Gioberti il 15 gennaio <strong>1849</strong> richiamava l'attenzione del marchese SalvatorePes di Villamarina «sopra le continue provocazioni che si dirigono a scienza delleAutorità Toscane alle varie popolazioni limitrofe che con unanime voto si sono aggregateai nostri Stati t. Dopo aver citato i fatti a Prato di Montedivjl.lli, Gioberti ricordavaal ministro sardo in Firenze: «Oltre le irreverenti dimostrazioni che ogni disi fanno a sfregio del R. Vessillo inalberato sul terrazzo del suddetto Governo Provvisorio,e le indegne mene del Parroco avverso alla suddetta dedizione, la sera del 7corrente certo Francesco Borrogna di Santerenzo. persona mal vista dal suddettoParroco, venne assalito da una mano di 30 e pìù sgherri uniti a dei soldati Toscani.che legatolo con funi lo trascinarono alle Carceri di Aulla, accompagnandolo collegrida di morte a tutti i ladf'i Genovesi. Un tale atto venne di più solennizzato con unballo presso la casa del Parroco, con immense acclamazioni di Evviva in favore diquest'ultimo ... A questi sconcerti per se stessi già. di grave momento si debbe aggiungereche quei paesani. mentre sortono dalle funzioni parrocchiali, vengono sempreperseguitati con minaccie di arrestarli tutti, e mandarli nelle prigioni di Volterra, ecolle grida di morte al nostro Augusto Sovrano t. (GIOBERTI, Epistolaf'io, op. cit.•volume nono, pp. 25-26). Il 20 gennaio <strong>1849</strong>, Gioberti informava il Salvi e il Lanza,intorno alle istmzioni date al Villamarina « affinché si interponesse presso il Granducaper ottenere la cessione di Parana, e mostrargli le ragioni di alta politica che debbonoconsigliare al Governo Toscano quest'atto di condiscendenza t. (GIOBERTI, Epistolal'io,op. cit.• volume nono, p. 58). Su proposta dei due commissari il Gioberti avevapreparato una convenzione ministeriale per comporre provvisoriamente la vertenza.Ad una nota al Rosellini del 21 gennaio <strong>1849</strong>. Gioberti allegava un progetto di alleanzatra Piemonte e Toscana approvato dal re e dal consiglio dei ministri (Tf'attato di pef'­petua alleanza offensiva e difensiva tra S.M. il Re di Saf'degna e S.A.I. e R. il GranDuca di Toscana, all'art. VI del quale si legge: «Quanto ai limiti dei loro rispettiviterritori e agli affari della Lunigiana, i due Governi si obbligano a lasciar le cose nellostato in cui sono presentemente, finché sia finita la guerra dell'indipendenza t (GIo­BERTI. Epistolaf'io, op. cit.• volume nono. pp. 60-62).99

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