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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itcon agire in siffatto modo, si tenda a provocare una guerra civile s,affermava e concludeva: «Alla vigilia della costituente e della guerra,siffatte cose mi pajono vere imprudenze, se non peggio •. Il 29 dicembreil Rezasco scriveva con tutta fretta che se la missione di PasqualeBerghini in Toscana doveva avere per principale scopo la questionelunigianese, il ministero avrebbe fatto una pessima scelta,essendo l'inviato giobertiano ostile ai problemi di quei paesi cheavevano chiesto l'aggregazione piemontese: sarebbe stato un banaletiro di diplomazia del Gioberti «per legittimare i suoi trascorsi •.Il Rezasco aveva anche suggerito un progetto per comporre la vertenza,rettificando in alcuni punti la linea di confine, e aveva sollecitatoBuffa affinché lo facesse conoscere ai suoi colleghi, e fosse utilizzatodal Berghini, qualora avesse a discutere intorno alla Lunigiana.(Per Rezasco, Berghini andò «a mercatare »). «Se voi conoscestela condizione miserabile de' lunigianesi sardi - insisteva inuna lettera del 30 dicembre - i pericoli in che si trovano, le minacce,le paure, lo sgomento, voi la sentireste con me ». Bastava un ordinamentoprovvisorio per frenare le prepotenze toscane e per sollevare. gli animi: era necessario trovare un mezzo di conciliazione, se sivoleva riprendere la guerra. Il regio delegato Luigi Battolla (delegatoad assistere alla votazione di Avenza) il 30 dicembre non avevaancora ricevuto risposta ai suoi numerosi rapporti informativi indirizzatiall'intendenza del Levante e a quella generale di Genova. IlBattona, non era intervenuto alle votazioni di Avenza dell'H dicembre,per non compromettere (C l'interesse e il decoro del regiorìno, Tornati i carabinieri sardi, i toscani che presidiavano quel villaggio, non volleroandarsene, anzi aumentarono di numero (erano 26 soldati toscani contro due carabinierisardi) e inasprirono quella popolazione con nuove vessazioni: tentarono di arrestareil parroco, imposero gravi imposte. I paranini avevano già progettato una rivoltaarmata. Ad impedire un sicuro spargimento di sangue, il presidente del governoprovvisorio di Calice, chiese all'intendente della Spezia l'intervento delle milizie,affinché facessero sgombrare i toscani da Parana. Il 21 dicembre, l'intendente inviava29 soldati dell'XI di linea; all'intimazione di evacuare, i toscani risposero che se nesarebbero andati soltanto a fucilate. Il giorno seguente il numero dei toscani era salitoa 46; il loro capitano intimò al tenente sardo di ritirarsi, perché Parana appartenevaalla Toscana, essendo stata abbandonata dai carabinieri sardi e occupata daisoldati toscani. La mattina del 23 dicembre i soldati piemontesi erano duecento (iltenente nella notte aveva fatto richiedere nuove forze). Ad una ferma intimazionedei piemontesi, i toscani furono costretti a sgombrare Parana. Il fatto di Parana fuin realtà la prima posizione decisa delle autorità sarde verso gli oltraggi toscani. Tuttavia,si presentava sempre più necessaria una transazione. Il 24 dicembre riferendointorno a quei fatti, il Rezasco sottolineava al Buffa la necessità di chiudere gli occhi• ai modi indecenti con che la Toscana s'impadronì di gran parte di Lunigiana _, editrovare una soluzione, rettificando razionalmente la linea di confine, o aggregando ipaesi che avevano fatto dedizione al Piemonte e riprendere il problema dopo la guerra.95

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