IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itsottolineava nuovamente i pericoli che si sarebbero rinnovati dallagrave situazione che si andava protraendo. I filopiemontesi erano indignatiper il mal formulato proclama dell'intendente di Genova,indirizzato alla popolazione di Lunigiana (di tutta la Lunigiana),nel quale assicurava il mantenimento della protezione sarda, e proponevauna seconda votazione. Le popolazioni lunigianesi, che avevanogià espresso il loro voto liberamente in favore del Regno di Sardegna,non volevano rinnovarlo, per motivi di onore e di giustizia:esse non potevano sopportare il fatto che i paesi che avevano optatoper la Toscana non fossero tenuti a rinnovare il proprio voto. Unaseconda votazione, scriveva il Rezasco il 20 dicembre 1848, sarebbestata ingiusta, disonorevole e pericolosa. «Disonorevole, perchéla stessacondizione non è imposta alla Toscana, la quale ha popoli lunigianesi(tutto il pontremolese, tutto il bagnonese, tutto il fivizzanese, circa40 mila abitanti) che non dettero voto nessuno, che ubbidiscono perla forza toscana e l'indifferenza sarda. 10&, Non si riusciva a comprenderecome mai non si riconoscesse più dal governo piemontese la validitàdella prima votazione (e la si considerava non libera), da quellostesso ministro Pinelli, che l'aveva accolta, e quindi ritenuta libera,con la sua lettera del 6 ottobre all'intendente della Spezia. Non sicomprendeva, infine, come mai, in seguito a iterate proteste, si fosselimitato il rinnovamento delle votazioni alla sola Avenza. Il proclamadell'intendente di Genova era ambiguo, generico; in alcuni villaggisi era capito che tutta la Lunigiana (anche quella toscana) dovesseriesprimere il proprio vota. Sei villaggi sulla sinistra del Magra rifecerole votazioni, come Podenzana sulla destra del fiume, e tuttericonfermarono la loro fiducia nel Piemonte, Nel cantone di Calicesi comprese subito l'ambiguità del proclama, e non si volle assolutamenteaccennare a nuove elezioni. Avenza, tuttavia, con la votazionedell'n dicembre aveva optato ad unanimità per la Toscana, e ilRezasco commentava «E poi dovete sapere che non già la falsitàdel primo voto, né la mutabilità lunigianese, ma si il procedere ingratoe vile del governo sardo, traboccherebbe il sacco in favore dellaToscana, siccome dicono che sia accaduto all'Avenza .1011, Egli spe-10& La dichiarazione del ministero piemontese riconosceva per libere le annessionifatte dai lunigianesi alla Toscana.106 Il Rezasco parla di «rubata Avenza t; i risultati delle votazioni furono: trecentoquarantasettea favore della Toscana contro due a favore del Piemonte. Il 21dicembre il Rezasco scriveva al Buffa: «Insomma niuna votazione legale accadde ilgiorno 11 all'Avenza. Perché fosse legale, non una commedia sciocca e vergognosaper noi, era necessario che i toscani sgombrassero il paese, restituissero il governo9.3

ava che Gioberti mutasse opinione intorno alla Lunigiana, e che ilministero democratico provvedesse con mezzi efficaci. «I lunigianesi- concludeva con certa serena amarezza il Rezasco - benché discontenti,perché disprezzati e lasciati opprimere, se ne stettero finora,se forse col cangiare di ministero si mutasse politica a loro riguardo.Se il ministero nuovo, fatto di cappello alle usurpazioni toscane, escecol porre in dubbio al cantone di Calice il primo voto, agli altri paesiil primo ed il secondo, se continuerà a giuocare di sofismi, a non crederedi carne umana i lunigianesi, come i lombardi ed i veneti, chiudendole orecchie ad ogni richiesta, dicendo e disdicendo ad un tempo,non sciogliendo mai nulla, questa dappocaggine ed ingiustizia nostrafinirà d'irritare i lunigianesi e tutti gli uomini d'onore ». Preoccupavasoprattutto in quei paesi, che avevano chiesto l'annessione al Piemonte,la totale assenza amministrativa, l'indifferenza piemontese,i continui scontri tra autorità sarde e toscane, i pericoli per sanguinosifatti d'arme, la sempre più accentuata prepotenza toscana, checercava di usurpare dovunque. Il 23 dicembre, Federico Grossi avvertivaBuffa che centocinquanta soldati piemontesi erano direttia Parana, passando per Albiano, e che altrettanti, provenienti daaltra direzione, in egual numero erano in marcia per scacciarvi i soldatitoscani che avevano occupato quel villaggio 101. «Misembra cheprovvisorio nelle stesse persone che lo costituivano allorché fu iniquamente rovesciatodalla forza armata toscana; che da questo governo provvisorio fossero regolarmenteformati i registri di quanti avessero diritto al voto, e che dal governo medesimo, coll'assistenzae sotto la vigilanza de' due commissari sardo e toscano fossero raccolti ivoti, e fatto il verbale dello squittinio. . . I toscani non vollero uscire il territorioavenzino; laonde il commissario nostro non assistè alla votazione, la quale non sidistese né pure alla quinta parte della popolazione. E poco appresso raddoppiò laforza toscana sovra l'Avenza. Egli è un gran brutto atto codesto; vedo ancora che iprincipii del diritto si calpestano, e si lasciano calpestare: e non avrei più nulla speranzadi bene, se al ministero fosse possibile di tollerare quest'abuso. Intanto trecarabinieri sardi stanno all'Avenza a rappresentare il diritto contro quattrocentotoscani. .. Poche ore dopo alla pretesa votazione, essendo seguiti molti scandaliall'Avenza e di ferimenti e di minacce d'incendi, il vice, intendente di Sarzana signorLocatelli, pensò di condursi colà per tutelare l'ordine pubblico con una compagniadi soldati. . . Ora, che scalpore ne menano i toscani non è a dire t. L'uso della violenzada parte dei toscani appare evidente. Il governo piemontese dimostrò una completaabulia: non seppe far valere le votazioni del 24 marzo e del 24 aprile 1848, svoltein proprio favore ad Avenza. Neppure fece valere la legge di fusione dei ducati, cuiquelle terre appartenevano; la Toscana intanto si era impossessata della Garfagnana,del massese, del carrarese, di quasi tutta la Lunigiana, e cercava di carpire ancheBibola, Pallerone, Monti, Panicale, Pontebosio, che avevano chiesto l'annessione sarda.l" Parana era un villaggio di 350 abitanti, prima estense, poi parmense, fuaggregata al cantone di Calice, e all'unanimità aveva chiesto l'aggregazione sarda.Durante il ministero Balbo, i toscani tentarono di occuparla, ma furono ricacciatida un drappello di guardia nazionale della Spezia. Dopo l'armistizio Salasco, richiamatii pochi carabinieri sardi, i toscani ritornarono e la sottomisero: quegli abitanti,dapprima indispettiti, si rassegnarono a confidare nella protezione del governo di To-94www.accademiaurbense.it

www.accademiaurbense.itsottolineava nuovamente i pericoli che si sarebbero rinnovati dallagrave situazione che si andava protraendo. I filopiemontesi erano indignatiper il mal formulato proclama dell'intendente di Genova,indirizzato alla popolazione di Lunigiana (di tutta la Lunigiana),nel quale assicurava il mantenimento della protezione sarda, e proponevauna seconda votazione. Le popolazioni lunigianesi, che avevanogià espresso il loro voto liberamente in favore del Regno di Sardegna,non volevano rinnovarlo, per motivi di onore e di giustizia:esse non potevano sopportare il fatto che i paesi che avevano optatoper la Toscana non fossero tenuti a rinnovare il proprio voto. Unaseconda votazione, scriveva il Rezasco il 20 dicembre <strong>1848</strong>, sarebbestata ingiusta, disonorevole e pericolosa. «Disonorevole, perchéla stessacondizione non è imposta alla Toscana, la quale ha popoli lunigianesi(tutto il pontremolese, tutto il bagnonese, tutto il fivizzanese, circa40 mila abitanti) che non dettero voto nessuno, che ubbidiscono perla forza toscana e l'indifferenza sarda. 10&, Non si riusciva a comprenderecome mai non si riconoscesse più dal governo piemontese la validitàdella prima votazione (e la si considerava non libera), da quellostesso ministro Pinelli, che l'aveva accolta, e quindi ritenuta libera,con la sua lettera del 6 ottobre all'intendente della Spezia. Non sicomprendeva, infine, come mai, in seguito a iterate proteste, si fosselimitato il rinnovamento delle votazioni alla sola Avenza. Il proclamadell'intendente di Genova era ambiguo, generico; in alcuni villaggisi era capito che tutta la Lunigiana (anche quella toscana) dovesseriesprimere il proprio vota. Sei villaggi sulla sinistra del Magra rifecerole votazioni, come Podenzana sulla destra del fiume, e tuttericonfermarono la loro fiducia nel Piemonte, Nel cantone di Calicesi comprese subito l'ambiguità del proclama, e non si volle assolutamenteaccennare a nuove elezioni. Avenza, tuttavia, con la votazionedell'n dicembre aveva optato ad unanimità per la Toscana, e ilRezasco commentava «E poi dovete sapere che non già la falsitàdel primo voto, né la mutabilità lunigianese, ma si il procedere ingratoe vile del governo sardo, traboccherebbe il sacco in favore dellaToscana, siccome dicono che sia accaduto all'Avenza .1011, Egli spe-10& La dichiarazione del ministero piemontese riconosceva per libere le annessionifatte dai lunigianesi alla Toscana.106 Il Rezasco parla di «rubata Avenza t; i risultati delle votazioni furono: trecentoquarantasettea favore della Toscana contro due a favore del Piemonte. Il 21dicembre il Rezasco scriveva al Buffa: «Insomma niuna votazione legale accadde ilgiorno 11 all'Avenza. Perché fosse legale, non una commedia sciocca e vergognosaper noi, era necessario che i toscani sgombrassero il paese, restituissero il governo9.3

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