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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itall'ordine del giorno, non senza una forte minoranza, per cui Sineochiese a Buffa documenti utili da opporre ad eventuali interpellanze.Il giorno seguente, a Genova, un foglio volante, firmato dal Lazotti,conteneva una superba affermazione: «Questa sera cadrebbe laconsueta radunanza del Circolo Italiano, non potendosi riconoscerenel ministro commissario Buffa l'autorità di chiuderlo ». Poiché eradoveroso - dichiarava il foglio - evitare i disordini e lo spargimentodel sangue fraterno, il circolo, cui soltanto importava il bene d'Italia,non si sarebbe radunato fino a nuovo avviso. Pochi giorni dopo,un altro foglio volante, firmato dal Lazotti, conteneva una diffusaapologia del circolo, contraddicendo il decreto di Buffa, dimostrandoneinfondate le argomentazioni, e mettendo in evidenza le contraddizionidella politica del ministero Gioberti.Il 17 febbraio Buffa esprimeva a Sineo la speranza di concluderela sua missione a Genova senza essere costretto a porre lo stato d'assedio,sollecitava una legge per le piazze forti, un'altra per la chiusuradi tutti i circoli durante la guerra, e una terza per la restrizionedella libertà di stampa durante lo stesso periodo. Raccomandava diapprovigionare Genova in vista della guerra.Il 19 febbraio informava il Sineo che Genova era perfettamentetranquilla, che il circolo lavorava segretamente, ma che egli vegliava;sperava nella legge sulle piazze forti, la quale sarebbe stata opportunaper intimorire il partito avversario. Confidava all'amico le sueosservazioni sulla formazione di una forte estrema sinistra nell'ampreopinantenon fu, a quanto pare, esattamente informato. Il sig. Brofferio ha credutoche nel Circolo Italiano di Genova si radunasse una società, e non fosse permesso adalcuno di entrare senza la pennissione dei soci: è su questo punto che cade la miarisposta. Se il sig. deputato Brofferio avesse avuto più esatte informazioni, avrebbesaputo che nel modo con cui si è sempre radunato il Circolo Italiano dalla sua istituzionesino al presente, era libero a chiunque di entrare nel luogo dell'adunanza senzabisogno di nessun invito; di modo che le adunanze che si tenevano nel CircoloItaliano non differivano punto da quelle che .sì sarebbero potute tenere sopra unapiazza pubblica, se non in ciò che il circolo si adunava fra quattro mura e vi si entravaper una porta (ilarità). Riguardo poi all'opinione di Genova che il sig. Ministro ha dichiaratafavorevole alla determinazione presa dal ministro Buffa, debbo dire che letteremolteplici ricevute questa mattina, mi hanno confermato la medesima cosa.Quanto poi ad un'espressione che usci dalla bocca di un altro onorevole deputato(Losio) , che deplorò la sventura di Genova, io posso asserire che la città di Genovanon si è per nulla accorta di essere stata soggetta ad una sventura (ilarità). E perprovarlo basterammi il leggervi il principio di una lettera in cui si dice: «Se fostestato in Genova avreste veduto sul volto di ogni cittadino dipinta la gioia, e dimandatonela cagione, vi avrebbero risposto: Finalmente il Circolo Italiano fu chiuso •.(Vivi applausi). Cfr. FRANCO RIDELLA, La vita e i tempi di Cesare Cabella, Genova,1923, pp. 176-177.90

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