IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net
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www.accademiaurbense.itun grave torto, ma lo cancellava, quando acconsentiva ad entrare nelministero, senza chiedere nessuna modificazione. Era confessioned'errore e riparazione del fallo. Lè cose cosi ritomavanoal punto incui erano da principio. Egli ha dichiarato al cospetto del Consiglioche la sua politica era affatto conforme alla nostra. Gli ho letta unatua lettera, fu contentissimo della tua politica; la lodò assai. Si vedevache aveva avuto prevenzioni contro noi, forse più ancora controte in particolare. ma le mostrava svanite •.La Marmora - riferiva il Sineo - sarebbe rimasto poco alministero, avendo espresso il desiderio, prima che si denunciassel'armistizio, di recarsi personalmente a comandare una divisionenuova, che si stava organizzando a Sarzana, per essere pronta all'esecuzionedi un progetto. che non si poteva riferire per lettera, madi cui si sarebbe data spiegazione. «Ti trasmetto in un foglio a parte- concludeva Sineo - brevi cenni sulla nostra politica. Ne scorgil'importanza del secreto. Meglio abbruciarlo, acciocché non resti •.Mancano gli elementi necessari per conoscere il contenuto diquel foglio: non era certo il progetto d'intervento armato in Toscana,perché Buffa ne ignorò l'esistenza fino alle dimissioni di Gioberti(Sineo ne era però a conoscenza): era probabilmente riferito un pianodi guerra di diversione attraverso l'appennino tosco-emiliano.L'ambiente democratico torinese, specialmente il groppo dellaConcordia, disapprovò l'entrata del La Marmora nel ministero, avendoegli fatto parte di quello pinelliano. Il giornale di Valerio affermavache il La Marmora, nonostante la sua condotta precedente e le sueidee politiche, aveva dimostrato di aderire ai principi del ministerodemocratico. Quell'articolo bastò per strappare al generale una dichiarazionea Valerio in cui lo informava che se egli aveva accettatoil portafoglio, non aveva per questo rinnegato i principi che professavanel Gabinetto precedente, poiché il ministero Gioberti era unacontinuazione della politica pinelliana, e che egli era stato consigliatoad entrare nel ministero democratico dai suoi amici politici Pinelli,Revel ecc. e protestava contro le illazioni della Concordia. I deputatifìloministeriali, in un'adunanza privata, dichiararono di attaccareil ministero perché nella persona del La Marmora aveva accoltoun elemento opposto alle caratteristiche di un governo democratico(il numero di questi deputati era salito a ottanta). Nel corso di quell'adunanzasi creò una commissione, la quale si recò al ministero adinvitare i membri del Consiglio a quella riunione. Vi andò Sineo,al quale fu riferito l'assunto politico di quel groppo parlamentare;85
www.accademiaurbense.itRanco chiese a Sineo se per la mutazione avvenuta al ministero erastato interpellato Buffa: alla risposta negativa di Sineo, l'assembleamanifestò motivi di scontentezza. La Marmora fu costretto a dimettersi,perché la sua risposta alla Concordia non poteva essere tolleratadal ministero. Tecchio scriveva il 5 febbraio «E noi, anche daquesto lato avremo guadagnato, perché egli esce attestando di avereper noi simpatia l).Nella seduta del 6 febbraio del Circolo Italiano l'accento reazionarioalla politica ministeriaie si era manifestato più diffusamente,Si era proposto un indirizzo al console svizzero in Genova affinchéconsigliasse il suo governo di ritirare i soldati svizzeri da Napoli,altrimenti il circolo avrebbe preso delle misure spiacevoli contro isuoi connazionali che si trovassero in Genova. Si disse che se il Piemonteavesse continuato nel rifiutare la costituente montanelliana,si sarebbe proceduto ai fatti, e Genova avrebbe fatto da sé; si proposeroprogetti sovversivi, si accusò Gioberti di malafede, si osservòche per vincere la guerra era inderogabile la Costituente Italiana:la forza del solo Piemonte non sarebbe bastata. Si rilevò inoltre lanecessità del mandato illimitato, e si indicarono le cause per cui nonera stato accettato dai ministero piemontese.Il circolo aveva intanto cercato di entrare in contatto col colonnelloAvezzana, per mezzo di lettere del Lazotti e rivolgendogli unindirizzo a stampa, deliberato nella seduta del 4 febbraio. L'Avezzanarifiutò decisamente l'azione del circolo nei suoi riguardi, e mostròrigore contro alcuni gruppi di guardia nazionale che avevanogridato viva la Costituente Italiana.Buffa, il 6 febbraio sera, parti per Torino, dopo aver rivolto unappello alla guardia nazionale, nel quale la invitava a mantenerl'ordine durante la sua breve assenza. Giunse a Torino alle undicidi mattina del 7 e riparti alle due pomeridiane del giorno seguente.Il suo viaggio, in un momento cosi tempestoso, aveva uno scopo preciso:concertare la dichiarazione politica del ministero, chiarire inmodo definitivo il problema di Genova, decidere intorno alla guerra,discutere intorno alla nomina del generale Chiodo a ministro diGuerra e Marina, e per consigliarsi intorno allo scioglimento degliartiglieri della guardia nazionale di Genova, che erano in fermentoper la Costituente Italiana. «Il Re mi ha mostrato molto piacere diaverti veduto - gli scriveva Sineo 1'8 febbraio - egli fa conto sullatua fermezza».Il giorno 8 febbraio agenti del circolo diffondevano in Genova86
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