IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itcano, ma chi disse allora da largo partito guardami Dio, ebbe più criterioche chi adorava quel gran cartellone teatrale s, Il discorso sottolineavale contraddizioni del ministero, dichiarando che nulla diconcreto era stato fatto, e che il connubio democrazia-monarchia eraun mito. Il7 gennaio, nella seduta del Circolo Italiano, si riprendevail tema della costituente montanelliana e se ne approfondiva la dimensionein quella del giorno 9.L'Austria, mandando un nuovo corpo di croati a Piacenza, erasempre più minacciosa e si temeva un attacco verso la Liguria; ilConsiglio raccomandava sempre più energicamente di non cedere ilforte; il commissario manteneva una posizione ambigua tra il ministero,la guardia nazionale, le richieste democratiche. Il Circolo Ita­Iiano riprendeva vigore. L'8 gennaio, Sineo scriveva: «Al circolo,a quest'ora bisogna assolutamente imporre silenzio. Se ci troviamodi nuovo con un centro di agitazione a Genova, tutti i nostri eroicidisegni se ne andranno in fumo. .. Bisogna assolutamente finirlacon quell'affare di Genova, che ci ha pel corso di tre grosse settimanerallentato l'andamento del nostro ministero •. Buffa intanto provvedevaper incoraggiare il commercio: il lO gennaio aveva assistito allaprima adunanza della commissione creata in Genova per la revisionedelle norme relative al commercio e all'industria dal punto di vistalegislativo, economico ed amministrativo. Aveva preso contatti concommercianti e negozianti per il prestito della banca di Genova.Giuseppe Ansaldo, che fu poi presidente del tribunale di commercio,ebbe parecchi incontri con lui e fu elemento di mediazione tra i commerciantie il commissario. Il 12 gennaio, l'Ansaldo inviava al commissariouna memoria relativa al prestito di 20 milioni della bancadi Genova al governo; in essa si prospettavano gli aspetti della congiunturagenovese. «Gli effetti temuti di questo imprestito-scriveval'Ansaldo - cominciano a realizzarsi, e solo la perdita del 2à %sulla permuta dei biglietti: perdita ognor progressiva, e il discreditoall'estero, per cui il cambio su Genova essendo rovinoso, si esiggonoi rimborsi su scudi effettivi, e a noi rimane la carta. Da ciò ne provienela scarsità del numerario, e questa fa ribassare il corso deibiglietti di banca •.Il 13 gennaio, Giorgio Doria si era dimesso dal grado di maggioreaddetto allo stato maggiore della guardia nazionale, e, il giornostesso, Lorenzo Pareto rassegnava al Buffa la sua carica di comandantegenerale della medesima. La situazione era incerta e il vento73

www.accademiaurbense.it.reazionario spirava da ogni dove; chi temeva di essere trascinatonelle sedizioni e di non poterle eludere. era costretto a dimettersi daun posto di responsabilità: la questione del forte era sempre più seria.Il Times attaccava Buffa e, giocando sul cognome lo chiamava (C buffone.; il Circolo Italiano nella seduta del 12 gennaio attaccava PioIX, la politica aristocratica, e sosteneva l'urgenza della ripresa dellaguerra. Appena avuta notizia delle dimissioni del Pareto e del Doria,i componenti lo stato maggiore, parte si dimisero, parte si ritirarono ela guardia nazionale restò improvvisamente senza comando. Buffain quello stesso giorno assumeva egli stesso provvisoriamente il comandodella guardia, e pubblicava un proclama nel quale si leggeva:(C Questa sera alle 6 aspetto al quartier generale gli ufficiali d'ognigrado: nel momento del bisogno vedrò chi accorre volonteroso, vedròchi manca: conoscerò chi ama la patria coi fatti, e chi l'ama soltantocolle parole. Genovesi! Tralle difficoltà d'ogni sorta io mi sentocrescere l'animo, pensando che sono in mezzo a voi. Cittad.hri cheamate l'ordine e la libertà stringetevi attorno a me, ed io vi giuroche secondato da tutta la brava guardia nazionale' manterrò illesi el'uno e l'altra •. Il contegno deciso e il coraggio del commissario piacquero;il ministero suggeriva al commissario che era giunto il momento.dì chiudere il circolo, perché il bisogno dell'ordine era sentito datutti. «Se impiegherai un giusto e salutare rigore, tutti applaudiranno,e non v'avrà chi possa accusarti d'incostituzionalità ... Abbiamobisogno di mostrarci forti in Genova si per le altre provincie,particolarmente per la Savoia, si per l'esercito e ancora per l'estero,che ci ridonerà credito s, Bisognava mandare a confine i perturbatoriprincipali.Il re aveva intanto nominato Lorenzo Pareto sindaco di Genova,il quale non volle accettare e il generale Giacomo De Asarta comandanteinterinale della divisione militare di Genova. Al Circolo Italiano,nella seduta del 14 gennaio, Didaco Pellegrini affermava cheBuffa era ingannato dall'aristocrazia, dichiarò rovinosa l'idea giobertianadel regno dell'alta Italia, la quale doveva essere una, e non aUae bassa; Gioberti continuando nel suo errore avrebbe perduto il soccorsodegli altri governi democratici, i quali volevano combattereper l'Italia e non per un principe. Il Lazotti si diffondeva sulla CostituenteItaliana a mandato illimitato e 001 suffragio universale. Siparlò inoltre del diritto del popolo per lo Sperone. Sineo il 15 gennaiolodava il contegno e il proclama del Buffa: «Facciamo tuttiplauso a te del tuo proclama. Ecco veramente come bisogna proce-74

www.accademiaurbense.it.reazionario spirava da ogni dove; chi temeva di essere trascinatonelle sedizioni e di non poterle eludere. era costretto a dimettersi daun posto di responsabilità: la questione del forte era sempre più seria.Il Times attaccava Buffa e, giocando sul cognome lo chiamava (C buffone.; il Circolo Italiano nella seduta del 12 gennaio attaccava PioIX, la politica aristocratica, e sosteneva l'urgenza della ripresa dellaguerra. Appena avuta notizia delle dimissioni del Pareto e del Doria,i componenti lo stato maggiore, parte si dimisero, parte si ritirarono ela guardia nazionale restò improvvisamente senza comando. Buffain quello stesso giorno assumeva egli stesso provvisoriamente il comandodella guardia, e pubblicava un proclama nel quale si leggeva:(C Questa sera alle 6 aspetto al quartier generale gli ufficiali d'ognigrado: nel momento del bisogno vedrò chi accorre volonteroso, vedròchi manca: conoscerò chi ama la patria coi fatti, e chi l'ama soltantocolle parole. Genovesi! Tralle difficoltà d'ogni sorta io mi sentocrescere l'animo, pensando che sono in mezzo a voi. Cittad.hri cheamate l'ordine e la libertà stringetevi attorno a me, ed io vi giuroche secondato da tutta la brava guardia nazionale' manterrò illesi el'uno e l'altra •. Il contegno deciso e il coraggio del commissario piacquero;il ministero suggeriva al commissario che era giunto il momento.dì chiudere il circolo, perché il bisogno dell'ordine era sentito datutti. «Se impiegherai un giusto e salutare rigore, tutti applaudiranno,e non v'avrà chi possa accusarti d'incostituzionalità ... Abbiamobisogno di mostrarci forti in Genova si per le altre provincie,particolarmente per la Savoia, si per l'esercito e ancora per l'estero,che ci ridonerà credito s, Bisognava mandare a confine i perturbatoriprincipali.Il re aveva intanto nominato Lorenzo Pareto sindaco di Genova,il quale non volle accettare e il generale Giacomo De Asarta comandanteinterinale della divisione militare di Genova. Al Circolo Italiano,nella seduta del 14 gennaio, Didaco Pellegrini affermava cheBuffa era ingannato dall'aristocrazia, dichiarò rovinosa l'idea giobertianadel regno dell'alta Italia, la quale doveva essere una, e non aUae bassa; Gioberti continuando nel suo errore avrebbe perduto il soccorsodegli altri governi democratici, i quali volevano combattereper l'Italia e non per un principe. Il Lazotti si diffondeva sulla CostituenteItaliana a mandato illimitato e 001 suffragio universale. Siparlò inoltre del diritto del popolo per lo Sperone. Sineo il 15 gennaiolodava il contegno e il proclama del Buffa: «Facciamo tuttiplauso a te del tuo proclama. Ecco veramente come bisogna proce-74

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