IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net
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www.accademiaurbense.itpartito democratico in Genova aveva poco sèguito, e che pertantosarebbe stato facile abbatterlo, mantenendo il rigore. Il circolo iniziòa denigrare l'uffìcìalità della guardia nazionale, a dichiararla responsabiledella non ancora avvenuta consegna dello Sperone.Si parlava dell'influenza del vicario capitolare, canonico GiuseppeDeferrari, e dei gesuitanti sul commissario, al quale si mandaronopromemoria indicanti gli elementi retrogradi nell'ufficialitàdella guardia nazionale (Lorenzo Pareto era definito «uomo imbecille) e superstizioso). Il circolo aveva iniziato in silenzio un nuovoattacco: voleva che il ministero usasse energia contro gli aristocratico-gesuitantie continuasse la intrapresa linea democratica, altrimentiil popolo avrebbe fatto da sé, e poteva essere la guerra civile.Il 30 dicembre, Michele Giuseppe Canale, il noto storico genovese,mandava al Buffa, firmata anche da Nicolò Accame, una memoriasul presidio dello Sperone 110, nella quale combatteva i tre argomentiprincipali che venivano propagandati da chi si opponeva al presidiodel forte, cioè: a) che si faceva torto al governo; b) diffidenza verso'le truppe; c) impossibilità di effettuare e conservare il presidio. Dimostravainfondata la tesi di coloro che sostenevano l'incompetenzadella deliberazione della guardia nazionale, perché operata da unamaggioranza relativa, e l'illegalità di tale deliberazione, relativamentealla forma adottata di votazione. L'opinione democraticaincominciava a biasimare il commissario, a considerarlo un voltafaccia,un venduto all'aristocrazia Il. Buffa era tra due fuochi: ilcircolo e il ministero. Nonostante che il Sineo gli scrivesse il l0 gennaio1849 «in queste circostanze, spogliare il governo di uno deiforti principali di Genova, che non è certamente estraneo alla difesaesterna, sarebbe biasimato da tutti, si dall'estero che nell'interno,e dai liberali più vivi, non meno che dagli altri; ci screditerebbe edentro e fuori », egli persisteva nell'idea di lasciare ancora qualchetempo in sospeso la questione: aveva fatto conoscere le nuove circo-80 Interessante, su questo argomento, è uno scritto del Canale, Il presidio delloSperone dato alla Guardia Nazionale (datato 23 dicembre 1848), pubblicato in LaGuardia Nazionale e le cose presenti, Strenna per l'anno 1849, Genova, pp. 85-97.t1 Verso la metà di gennaio 1849, Buffa era definito «codino. dal Circolo Italiano.Il 19 gennaio 1849, Ilarione Petitti di Roreto scriveva a Michele Erede: «Ècurioso davvero veder comprendere il Buffa ed anche il Pareto colla Sig.ra B.[ianca]R.[ebizzo] fra i codini, e noi miseri, che siamo pure a tale appellazione infamementecondannati, dobbiamo tenerci fieri d'aver tai compagni •. Ed il 21 gennaio: «Sento,che il Buffa è desideroso di veder finita l'incumbenza sua, e da quanto ella mi diceparmi n'abbia motivo, s'esso pure pericola nella taccia di codinismo, (ARTURO CODIGNOLA, Dagli albO'Yi, op. cito pp. 588, 593).71
www.accademiaurbense.itstanze, e la necessità di nuove misure di difesa, ma voleva conoscerepiù a fondo la posizione del circolo (i cui effetti polemici già erano inatto), e non voleva neppure dare adito a contrasti nell'ambito dellaguardia nazionale. Il 2 gennaio Sineo riprendeva lo stesso tema conefficace concretezza, facendosi portavoce del Consiglio, il quale erafermissimo nell'idea che lo Sperone non si dovesse a nessun costocedere. D'altra parte l'accettazione del forte era stata votata da unatenue maggioranza, riguardo al numero effettivo dei militi, i quali,adottando la votazione aperta e palese, erano stati suggestionati;e tale votazione non poteva considerarsi totalmente libera; a scrutiniosegreto, i risultati sarebbero stati opposti; le nuove emergenzeavrebbero offerto al commissario la possibilità di disimpegnarsi condecoro. • Quando avremo risolto questo affare dello Sperone, allorapotremo agire con energia contro coloro, che cercano di suscitarl'esercito e rendercelo ostile - sottolineava Sineo -. Se i militarimostrano di volersi acquietare e rinunciare alle corse proteste, cosadi cui non siamo per anco sicuri, l'è solo nella certezza, in cui credonodi essere, che lo Sperone non sarà ceduto s, Buffa temeva dicompromettere il suo onore e insisteva nella volontà di, dimettersi.Gli sembrava che, i colleghi sottovalutassero la sua difficile posizione,e che serpeggiasse in essi una certa diffidenza nei suoi riguardi. Sineo,in un'altra lettera del 3 gennaio 1849, gli dichiarava apertamente cheil Consiglio apprezzava molto la di lui opera, in ragione delle gravidifficoltà che si andavano continuamente addensando, ma dissentivadal commissario per il rifiuto del forte: le sopravvenute circostanzeerano una esplicita giustificazione di tale rifiuto.Il 6 gennaio, al Circolo Italiano, il cittadino Federico Weber Ilattaccava violentemente il ministero Gioberti: • Appena sparsa lanuova della venuta in Genova del ministro Buffa, molti si radunavanosotto le finestre della sua dimora, molti di questi erano invasi edingannati dalla parola democratico e non vedevano nel nuovo' mini..stro munito di pieni poteri, che il secondogenito di Dio; i cauti invece,memori dei passati tranelli, non vedevano che un nuovo commissarioregio, mandato da Gioberti. . . I fatti fìnadesso san scritti in ungran proclama che ci regalava al domani, veramente quasi repubblinPartecipò assiduamente all'attività del Circolo Italiano. Pur non avendoavuto parte preminente nei moti di Genova del marzo-aprile 1849, fu escluso dall'amnistiae condannato a morte in contumacia sotto l'imputazione di essersi recato,incaricato dal Reta, presso la Divisione Lombarda, al cui comando portò la somma dilire diecimila, ottenuta dal tesoriere del comune. Fu graziato nel 1856.72
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