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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itpiacquero al ministero; tuttavia si insisteva categoricamente che loSperone non fosse dato. Buffa rispose che il suo lavoro era delicatìssimo,e che, se si credeva di imbrogliargli le fila, egli si sarebbe dimesso.La legge proposta dal Buffa era stata bocciata dal Senato; l'intendentePonza di San Martino era stato richiamato a Torino ed erastato nominato Farcito di Vinea 88. Lorenzo Pareto era stato nominatotenente generale e Francesco Oddini maggior generale dellaguardia nazionale di Genova. Il ministero sollecitava Buffa, affinchéchiudesse il circolo e rientrasse a Torino: le firme dell'esercito controil proclama del 18 dicembre erano salite a quindicimila, e quelle dirichiesta dello Sperone, da parte della guardia nazionale, erano innumero sufficiente. Neppure era facile al commissario, rigettata lasua proposta di legge, usare contro i lombardi i provvedimenti dellalegge di polizia del 13 luglio 1814 (gli unici che potesse usare dopoquelli del 1785), perché gli emigrati; in virtù della fusione, volevanoessere liberi e rispettati. Cesare Cabella, tornato a Genova con istruzionidel Consiglio, cercava di farsi mediatore tra il Buffa e il circolo,ed il 26 dicembre aveva avuto positive assicurazioni da alcuni dirigentidi esso, che si sarebbe sostenuto il ministero e conservata laquiete (il circolo aspettava la consegna dello Sperone). Il ministeroconfermava, anche a nome del re, la ferma volontà di non cedere ilforte, per nessun motivo.Il 26 dicembre, sottoscritta da tutti i membri del consiglio, sispediva al Buffa una nota di estrema importanza. In essa si dichiaravache la questione di Genova agitava I'intero ~tato e l'esercito,del ministero novello che noi salutiamo per Cristo t. Identico linguaggio teneva l'organodel Circolo Italiano di Genova (il circolo aveva tutto interesse a lodare Buffa).Il Pensiel'o Italiano, il 26 dicembre (n. 266) recava la notizia della dimostrazione sotto­Iineandone il significato: «Fu vera e imponente festa di Popolo che avvalora e salutacon trasporto inenarrabile la sua opera Fu prova pubblica e solenne di forte amoredel Popolo alla libertà ed all'ordine Fu onnipotente richiesta di ciò che solamentepuò assicurare la redenzione e la libertà dell'Italia ... Fu finalmente una insigne manifestazioned'amore ai fratelli dell'armata ... E plausi ed evviva furono prodigati aisoldati nei quartieri e dove s'incontravano. La. immensa moltitudine si affollava sottole finestre del palazzo Ducale ad attestare la pubblica simpatia al cittadino ministroBuffa che affacciatosi profferiva sensiitalianissimi che Genova non potrà mai cancellaredalla sua memoria. Indi con ordine si sciolse colla dignità conveniente a questopopolo che vuole niente altro che il bene della. Italia ed il ben proprio t.88 Carlo Farcito di Vinea. fu aspramente giudicato da Ilarione Petitti di Roreto(Farcito si difese con una protesta pubblicata ne Il RisOI'gimento del 3 maggio <strong>1849</strong>).Il Petitti scriveva il 27 dicembre <strong>1848</strong> a Michele Erede: «Termino coll'augurare a Genovache il Sig. Farcito non faccia piangere il S. Martino, il quale tutto che mediocre,ha almeno buon senso, ed onestà, né è un imbroglione e un cortigiano di qualunquesiasi potere t. (ARTURO CO<strong>DI</strong>GNOLA, Dagli albori, op. cit., p. 576).67

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