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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itNell'autunno del <strong>1848</strong> la lotta parlamentare subalpinaavevaconcentrato intorno ad alcuni problemi vitali della operazione politicale due tendenze contrastanti, che già si erano espresse chiaramentenel corso del dibattito sul problema della fusione del Piemonte con laLombardia. Tale problema aveva definito le posizioni dei conservatori-municipalisti(retrogradi e codini e le forze dell'aristocrazia edella clerocrazia) e quelle dei liberali avanzati e moderati.L'opposizione al ministero Perrone-Pinelli si rafforzò per mezzodi un allargamento operativo di strumenti di lotta, derivanti daigruppi moderati, liberali, democratici subalpini e lombardi, che insiditale documento: «Alcuni scrittori rispettabili di parte liberale moderata, parlandodella maggioranza parlamentare del <strong>1848</strong>-49, alla quale fu apposto il titolo di dmwcratica,supposero che esso fosse un partito per operazioni politiche omogeneo e compatto,e che ogni individuo che ne faceva parte dovesse essere un democf'atico, nelsenso che si attribuisce comunemente a questa parola. Da ciò si è dedotto che gliuomini, i quali avendo appartenuto a quella maggioranza se ne sono di poi staccatidopo il trattato di pace coll'Austria al fine di costituire nella Camera subalpina ilcentro sinistro, abbiano dovuto fare un atto di resipiscenza ... La Camera del <strong>1848</strong>-49fu sempre divisa in due soli partiti, e ciascuno di essi si componeva, quanto alle opinionied alle tendenze politiche, degli elementi i pià disparati. Chi vorrà, per esempio,mettere insieme per questo rispetto il venerando De Ferrari, il moderato generaleChiodo, il moderatissimo Buffa, il Rosellini, il mio carissimo amico Lanza e tanti altri,compreso me stesso, col Moja, col Valerio, col Reta, e con tanti altri che avevano leloro opinioni e le loro tendenze? E dall'altra parte, chi vorrà confondere il Perrone,l'Al1ì.eri, il La Marmora, il Bon-Compagni, il Pinelli e tanti altri uomini di fermo caratteree nobilissimi liberali coi reazionari piemontesi e savoiardi con cui si trovavano?Sarebbe un grandissimo errore ed una solenne ingiustizia, la quale poteva perdonarsiallorquando fervevano queste lotte, e poco conoscevansi fra loro gli uomini politici,ma che al presente sarebbe imperdonabile. Ora, perché quegli uomini, non ostantel'abisso che li separava in fatto di opinioni politiche, pur si trovarono insieme nellostesso partito? La ragione è in allora il programma dei due partiti (massime dopol'armistizio di Milano) si componeva di un solo articolo, cioè: Faf'e o tlon faf'e la gtlef'f'aall'Austria; tÙt\unziaf'e, o non l'armistizio; accettaf'e o noti la mediazione dell'Euf'opa;e che nessun'altra opinione politica occorreva in allora di esprimere, né di applicare.Il repubblicano Moja ed io avevamo su questo punto la stessa opinione, sebbenemossi da motivi diversi. Sarebbesi voluto che io ed i miei amici liberali, per non votarecon lui, votassimo coll'opinione opposta coi Palluel, coi Fourraz, coi Costa di Beauregard,coi Despines? Ma dall'altra parte, questi savoiardi ed altri deputati piementesiavevano sul detto programma la stessa opinione del Ben-Compagni, dell'Alfieri, delLa Marmora: sarebbesi voluto che questi valentuomini per non votare coi reazionari,votassero contro la loro propria opinione, quantunque anch'essi fossero mossi da motivie da tendease assai diverse da quelle dei reazionari? Ma tale stato di cose è cangiatodopo la pace coll' Austria. Dopo di questa cessò di esistere la sola questione cheteneva insieme, dalle due parti, quegli elementi eterogenei, e vennero invece in questionei principali principt politici, pe' quali essi erano in lotta..•Le opinioni esageratele ho combattute appunto nel <strong>1848</strong>, allorquando appartenevo alla maggioranza d'allora,con un scritto pubblicato in Torino, intitolato La f'epubblica col!a monaf'chia costituzionale,diretto a provare che in questa monarchia potevasi avere maggiore libertàche non da una repubblica. Entrato di poi nel ministero del 16 dicembre <strong>1848</strong> ho partecipatoalla denunzia dell'armistìzio,e lo farei ancora al presente, e tanto più, dopochéil fatto ha provato che non mi era ingannato, e dopoché l'Italia fu fatta appuntodalla italianità del Piemonte e dalla casa di Savoia provata all'Italia e al mondo, esuggellata coll'ultima sanguinosa, disperata battaglia di Novara t.7

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