IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itdei forti alla guardia nazionale un indice della sua forza, una baseper una eventuale rivoluzione. L'elemento borghese-moderato dellaguardia capi le finalità di tale propaganda: il ministero democraticosi era compromesso a Genova per mezzo del manifesto di Buffa;bisognava in qualche modo porre un argine. Non c'era che una via:porre forti limitazioni, chiedere soltanto il presidio di un solo forte,e sperare nel ritardo della concessione. 1120 dicembre, come era statoannunciato, la guardia nazionale doveva pronunciarsi in ordine all'accettazionedei forti. Si credeva che fosse chiamata in massa la guardia,invece si consultò la sola ufficialità. Ci fu malcontento tra i militi,pareva che la democrazia si fosse cambiata in oligarchia: si volevache guardia e popolo fossero chiamati ad esprimere la propria opinioneintorno ad una questione di vitale importanza. Nonostante l'azionedel circolo, la popolazione senti più che mai il peso di una forteresponsabilità: si pensava al peggio, e si esprimeva il desiderio che iforti e le porte della città fossero custoditi dalle truppe di linea, eche queste non partissero.Il 20 dicembre, Sineo, riferendo al collega intorno alla dura battagliasostenuta in Parlamento e in Senato relativamente al proclama,e al malcontento che fermentava nell'esercito (già duecentoufficiali avevano firmato una protesta contro il Buffa), scriveva:«Non tanto per neutralizzare tutte queste mene, quanto per gli altrimotivi di un'intesa, il consiglio sarebbe d'avviso che, tentate, comefesti, sino all'estremo le vie di conciliazione, tu abbia, quando queitentativi non abbiano riuscita, ad entrare in un sistema di forza edi rigore verso i pochi faziosi. La tua proclamazione ha dovuto convinceretutti gli uomini di buona fede. Se il Circolo Italiano continuaad eccitar moti, a seminare la discordia e le inquietudini, converrà dicoglierlo in contravvenzione ... Se ciò avviene bisogna ordinare immediatamentela sospensione del circolo. L'immensa maggioranzadi Genova applaudirà a questa misura .. , Se ti occorresse di fareun nuovo proclama, bisognerebbe dare larga lode all'esercito e cercareindirettamente di cancellare quell'impressione che nacque dalprimo proclama. Aggiungerò essere desiderio del gabinetto che tupubblichi ad ogni modo un nuovo proclama per avere occasione diattestare quanta sia la nostra venerazione verso l'esercito •. Si rilevachiaramente da questo documento il gioco politico del ministero:tentare in Genova di pacificare il circolo con i mezzi più ampi dellaconciliazione; intervenire però col rigore, denunciandone l'incostituzionalità,qualora i mezzi blandi non avessero prodotto alcun ef-57

www.accademiaurbense.itfetto. Si voleva avere in attivo un pretesto valido per chiudere il CircoloItaliano: Buffa, per frenare il disordine genovese, aveva provocatouna reazione nell'esercito, nell'estremo tentativo di conciliazione.Non era però cosi facile il gioco, e Buffa ne fornirà le prove 78:il direttivo del circolo era scaltro, lavorava alla chetichella, e controllavale mosse del ministero. I democratici genovesi avevano capitol'antifona, e aspettavano, sollecitando cautamente, le concessionipromesse. Non era facile per il commissario, come indicava il Sineo,passare dal sistema mite a quello rigoroso, per il fatto che il circolonon gli offriva il minimo pretesto (in quei giorni) per poterlo censurare.Gli uomini «di buona fede », di cui parla il Sineo, avrebberodovuto comprendere la politica ministeriale, e anche questa era unavalutazione sfocata. L'impressione nell'ambito liberale-moderato erastata cattiva, e in quello democratico lasciò molta incertezza. Si credevaanche che bastasse un manifesto di lode all'esercito per frenarele sottoscrizioni alla protesta, che circolava rapidamente in Torinoe fuori. Il Circolo Italiano, intanto, mimetizzato dietro lettere disingoli cittadini, o di gruppi appartenenti alla guardia nazionale,informava il Buffa intorno alle istanze democratiche. Il 20 dicembre,David Morchio 79 gli scriveva che, nonostante referenze diverse diderivazione aristocratico-clericale (che già si riteneva agisse sul ministrodemocratico) il popolo genovese non voleva che si venisse meno alleseguenti istanze: a) l'allontanamento dell'intendente Gustavo Ponzadi S. Martino; b) la destituzione dell'intero stato maggiore della guardianazionale, tranne il colonnello Oddini 80 (essendo impossibile,78 Il problema della immediata chiusura del Circolo Italiano, sollecitata ripetutamentedal consiglio dei ministri, costringerà più d'una volta il Buffa a rassegnarele proprie dimissioni. Il ministero non poteva certamente rendersi conto delle gravidifficoltà che il commissario doveva incontrare per compiere tale atto.7t David Morchio, da Genova (1798-1875). Combattè nel 1820 tra i costituzionaliin Spagna; tornato in patria prese parte attivamente alla politica democraticagenovese. Fu escluso dall'amnistia in seguito all'insurrezione di Genova del marzoaprile1849, fu condannato a morte in contumacia. Fu attivissimo nel Circolo Italiano.80 Il capitano Francesco Oddini fu eletto maggiore generale della guardia nazionaledi Genova, dopo le dimissioni di Lorenzo Pareto. Egli fu duramente attaccatodagli ufficiali del 180 reggimento di Fanteria, i quali lo denunciarono ai genovesi inqualità di codardo e millantatore. Nel numero 310 del RisOf'gimento si legge una Protestadegli ufficiali del 180 Reggimento Fanteria contro il capitano Oddino (sic) nella qualesi legge: 8 Gli ufficiali del l8Jno Reggimento, ammiratori del vero merito, e sinceriapprezzatori delle liberali instituzioni di cui la Nazione va lieta, scorgendo con qualeinsultante tracotanza il loro antico commilitone Capitano Oddino cerchi innalzarsiai primi gradi della Milizia Nazionale di Genova spacciandosi qual uno dei forti e generosipropugnatori della patria indipendenza, credono loro stretto dovere l'avvertirequesta illustre Popolazione, che il Capitano Oddino durante la guerra non fu taleda meritarsi la pubblica confidenza. Millantatore finché il fuoco del nemico fu lontano,58

www.accademiaurbense.itfetto. Si voleva avere in attivo un pretesto valido per chiudere il CircoloItaliano: Buffa, per frenare il disordine genovese, aveva provocatouna reazione nell'esercito, nell'estremo tentativo di conciliazione.Non era però cosi facile il gioco, e Buffa ne fornirà le prove 78:il direttivo del circolo era scaltro, lavorava alla chetichella, e controllavale mosse del ministero. I democratici genovesi avevano capitol'antifona, e aspettavano, sollecitando cautamente, le concessionipromesse. Non era facile per il commissario, come indicava il Sineo,passare dal sistema mite a quello rigoroso, per il fatto che il circolonon gli offriva il minimo pretesto (in quei giorni) per poterlo censurare.Gli uomini «di buona fede », di cui parla il Sineo, avrebberodovuto comprendere la politica ministeriale, e anche questa era unavalutazione sfocata. L'impressione nell'ambito liberale-moderato erastata cattiva, e in quello democratico lasciò molta incertezza. Si credevaanche che bastasse un manifesto di lode all'esercito per frenarele sottoscrizioni alla protesta, che circolava rapidamente in Torinoe fuori. Il Circolo Italiano, intanto, mimetizzato dietro lettere disingoli cittadini, o di gruppi appartenenti alla guardia nazionale,informava il Buffa intorno alle istanze democratiche. Il 20 dicembre,David Morchio 79 gli scriveva che, nonostante referenze diverse diderivazione aristocratico-clericale (che già si riteneva agisse sul ministrodemocratico) il popolo genovese non voleva che si venisse meno alleseguenti istanze: a) l'allontanamento dell'intendente Gustavo Ponzadi S. Martino; b) la destituzione dell'intero stato maggiore della guardianazionale, tranne il colonnello Oddini 80 (essendo impossibile,78 Il problema della immediata chiusura del Circolo Italiano, sollecitata ripetutamentedal consiglio dei ministri, costringerà più d'una volta il Buffa a rassegnarele proprie dimissioni. Il ministero non poteva certamente rendersi conto delle gravidifficoltà che il commissario doveva incontrare per compiere tale atto.7t David Morchio, da Genova (1798-1875). Combattè nel 1820 tra i costituzionaliin Spagna; tornato in patria prese parte attivamente alla politica democraticagenovese. Fu escluso dall'amnistia in seguito all'insurrezione di Genova del marzoaprile<strong>1849</strong>, fu condannato a morte in contumacia. Fu attivissimo nel Circolo Italiano.80 Il capitano Francesco Oddini fu eletto maggiore generale della guardia nazionaledi Genova, dopo le dimissioni di Lorenzo Pareto. Egli fu duramente attaccatodagli ufficiali del 180 reggimento di Fanteria, i quali lo denunciarono ai genovesi inqualità di codardo e millantatore. Nel numero 310 del RisOf'gimento si legge una Protestadegli ufficiali del 180 Reggimento Fanteria contro il capitano Oddino (sic) nella qualesi legge: 8 Gli ufficiali del l8Jno Reggimento, ammiratori del vero merito, e sinceriapprezzatori delle liberali instituzioni di cui la Nazione va lieta, scorgendo con qualeinsultante tracotanza il loro antico commilitone Capitano Oddino cerchi innalzarsiai primi gradi della Milizia Nazionale di Genova spacciandosi qual uno dei forti e generosipropugnatori della patria indipendenza, credono loro stretto dovere l'avvertirequesta illustre Popolazione, che il Capitano Oddino durante la guerra non fu taleda meritarsi la pubblica confidenza. Millantatore finché il fuoco del nemico fu lontano,58

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