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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itgiustamente il Raulich, perché col suo manifesto «i passati tumultierano giudicati legittimi perché inspirati all'amore e alla difesa delladignità, degli interessi, dell'indipendenza della nazione s 71.4. Il 19 dicembre, Riccardo Sineo si affrettò a ragguagliare ilBuffa intorno al «pessimo effetto s del manifesto di Genova e a fornirgli;alcuneindicazioni indispensabili. L'espulsione delle truppe dallacittà e dai forti era stata accolta in Torino come un atto di estremademagogia, e aveva suscitato le ire dei municipali, lo sdegno dei veriliberali, e le aperte riserve dei ministeriali. Da Genova informavanoche l'assenza delle truppe sarebbe stato motivo di grande inquietudine,perché si temeva qualche sorpresa da parte del Circolo Italiano.«Qui si cerca di far nascere gelosia nell'esercito - avvertiva il Sineo-.Anche in altro luogo questo sfratto assoluto della truppa dai forti èparuta cosa almeno alquanto singolare ». Il ministro dell'Interno,riconosciuta pienamente la misura del passo falso compiuto dalcommissario, cercava i mezzi sufficienti per contenere una reazione,che di ora in ora si andava accentuando; era necessario mantenersiin equilibrio temporeggiando, per quanto riguardava la partenzadelle truppe da Genova e la consegna dei forti alla guardia nazionale,e nel contempo cercare la mediazione di elementi moderati per sedarelo spirito di reazione. Soprattutto, (la quella prima mossa sbagliata(nel senso che non si era valutato a fondo la realtà delle forzepolitiche) il ministero aveva pienamente compreso che occorreva unpunto fermo: non cedere assolutamente i forti e fare il possibileperché le truppe restassero. Suggeriva il Sineo: «Anzi, se tu potessiottenere che la guardia nazionale ed i cittadini domandassero che latruppa resti, o almeno una parte di essa, ne conseguiremmo ottimoeffetto •.La reazione antiministeriale gettava semi dovunque, e trovavanario del Brofferio, VaIerio, Bianchi-Giovini, ed altri giornalisti, cui s'è il Ministeroinfeudato . . . fu una vera maladressl1 del Ministero, che sempre più gli aliena l'Armatat (ARTURO CO<strong>DI</strong>GNOLA, Dagli albori, op. cito p. 585). Il 27 gennaio <strong>1849</strong> il Petittiriferiva ancora all'amico genovese: «Il generale Pelet, su cui facevano tanti conti,non ha neppur voluto assistere ad una parata. né accompagnare il Re alla rassegnadell'Armata, dichiarando esser venuto qui per predica» pac«, non per ordinar guerra.Egli, pratico di questa, ha come il generale Cìarnowskì polacco chiamato a succedereal Salasco d'infausta memoria, dichiarato ch'era vera pazzia la nostra voler ritentarela conquista del Lombardo Ve<strong>net</strong>o soli contro l'Austria, la vincitrice a Praga, a Vienna,a Milano ed in Ungheria. Contro l'Austria che ha 500 mila soldati e può mandarcenese vuole 200 mila t. (ARTURO CO<strong>DI</strong>GNOLA, Dagli albori, op. cit., p. 595).7' ITALO RAuLIcH, Storia MI Risorgiml1nto politico d'Italia, Bologna, 1927, volumeV, p. 110.53

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