IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itscritta da trecento ufficiali, recatagli dal Cavour): tale episodio documenta,nel contempo, anche la nobiltà d'animo del generale Perrone.Nella protesta mossa dallo sdegno dei generali La Marmora e Dabormida,i quali avevano anche chiesto l'adesione del duca di Savoia,si affermava che «( l'esercito col suo valore e col sangue sparso neicampi di Lombardia aveva mostrato qual fosse il suo amore per l'Italia;e col rimaner neutro nella lotta dei partiti che travagliavanola patria, aveva dato a conoscere qual fosse il sentimento del suodovere .. l). Concludeva: «( I sottoscritti protestano altamente controparole ed atti che tenderebbero ad avvilire l'esercito agli occhi delnemico in un momento in cui gli abbisogna la coscienza della suaforza e della sua dignità onde proseguire quella guerra d'indipendenzaper la quale è disposto a versar nuovamente il suo sangue ... l) u.Niccolò Giacchi, confermando il giudizio che Carlo Alberto avevaespresso la intorno alle cause che avevano determinato la sfortunatacampagna del 1849, sottolinea la profonda impressione che il proclamadel Buffa aveva lasciato nell'esercito e ne rileva gli elementi checontribuirono a compromettere non soltanto la disciplina dei soldati,ma anche la responsabilità degli ufficiali".Ferdinando A. Pinelli è stato forse il più caustico denigratoredel Buffa. Si nota nelle sue pagine una vera idiosincrasia, e il suo giudiziorispecchia una particolare condizione di acredine non totalmentegiustificata 85. Anche Giorgio Briano nel suo feroce opuscoloIl Cfr. Risposte dei cessati ministJ'i CHIODO, CADORNA tl TECCHIO alla J'elazione10 aprile 1849 del geneJ'ale maggiOJ'e Alberto ChJ'zanoswski pJ'odotta alla Commissioned'inchiesta, Torino, Crivellarì, 1849, p. 111.Il MemOJ'ie ed osseroazioni sulla gueJ'J'a dell'indipendenza d'Italia ecc., Torino,1848, cap. XXIV, p. 181... «Questo proclama fu male accolto dai ben pensanti di tutta Italia, ma feceparticolarmente profonda e dannosa impressione nelle file dell'esercito, ove arrecòun nuovo colpo alla già malferma disciplina. Poco mancò che non avvenisse un veropronunciamento militare, poiché indignati da quell'atto giustamente ritenuto offensivo,corsero tra gli ufficiali liste di protesta, ed i generali La Marmora e Da Bormidasi recarono persino a chiedere la solidarietà del duca di Savoia Vittorio Emanuelee del generale Bava. Il duca, pur comprendendo i motivi del risentimento, ricusò lafirma per ragioni ovvie, consigliando la calma; e cosi, per l'intervento anche del valorosoe stimato generale Perrone, gli ufficiali, in cui il sentimento di amor patrio erasempre elevatissimo, s'indussero a rinunciare alle loro giuste rimostranze. Ma la nuovaferita lasciò tracce nel mafermo organismo militare, ogni giorno indebolito da nuovicolpi lo (Cfr. La campagna del 1849 nelllAlta Italia, Roma, 1928, p. 11)."' È utile riportare il passo; «Perché la ritirata dal potere degli antichi ministri,lungi dall'aver posto fine ai torbidi di Genova, aveva lasciato per lo contrario la brigliasciolta ai perturbatori, erano in quella città avvenuti nuovi e fierissimi; perlocchéil ministro Gioberti pensava mandarvi qual commissario straordinario uno stesso deisuoi membri, Domenico Buffa, buon servo di Dio, uso ad infelicemente poetare, e dall'aberrazionegenerale trasmutato in un subito in uomo politico: venuto costui in Ge-49

www.accademiaurbense.itcontro Rattazzi non risparmiò il Buffa Il. Il La Marmora vide nel comportamentodi Buffa (lo accusava di debolezza eccessiva) la causa deitumulti del marzo-aprile 1849. Il generale dichiarava: « L'avvocatoDomenico Buffa era uomo onesto; ma la smania di popolarità avevaa lui, come a tanti altri, fatto perdere la testa e lo aveva fatto caderenel ridicolo, massime quando adottò la divisa di generale» 17,.C. Augusto Vecchi, basando la propria narrazione storico-aneddoticasu fonti unilaterali, affermò che il manifesto del Buffa fu unesplicito «insulto all'armata» 18. Riescono tuttavia interessanti, senova ed annunziatosi per commissario investito di tutti i poteri esecutivi della cittàdi Genova, si credette un gran che, ed immaginandosi d'aver fatto un bel rìtrovato,trasse fuori il 18 dicembre uno strafalcione in cui diceva: ... [riportava alcuni passi delproclama], e dopo aver detto ancora simili castronerie, terminava coll'ordinare ai soldatidi sgombrar da Genova, quasi fossero dei malfattori. Questo suo bel capo lavoro,degno proprio d'un poetastro da villaggio, fu freneticamente applaudito da tutti imascalzoni che in assenza d'ogni forza speravano poter impunemente bottinare; edecco difatti che pochi giorni dopo cominciarono ad andare a zonzo per la città gridando:Morte agli aristocraticiI Era un preludio di socialismo: l'anarchia principiava.Lorenzo Pareto, generalissimo della Guardia Nazionale, rassegnava la carica e, nominatosindaco, recisamente rifiutava: dopo di lui dimettevasi un Doria Panfìli edaltri molti dei primarii ufficiali della milizia cittadina: fu forza allora al nostro buonDomenico di aggiungere ai molti altri suoi -titoli quello di capo della Guardia Nazionale:ma chiamato fuori, proprio come un bulIo sulla 'scena, da quella sfrenata bordaglia,ed essendo stato perplesso alquanto, quando alfin si decise a comparire, venneapplaudito o fischiato, secondo che andava a genio ai monelli: cominciò allora il poverouomo a capire d'aver preso un granchio nell'allontanare le truppe da Genova •. (FER­DINANDO A. PINELLI, Storia militaf'e del Piemonte, Torino, 1855, vol. III, pp. 747-748).Il GIORGIO BRIANO, I ministri e la loro parlicolaf'e istof'ia. Urbano Rattazzi mi·nistf'o deU'IntMno, Torino, 1857, pp. 13-16.17 ALFONSO LA MARMORA, Un episodio del Risorgimento Italiano, Firenze, 1875,p. 14. L'opinione del La Marmora, per cui il comportamento del BulIa sia stato unadelle cause della insurrezione di Genova del marzo-aprile 1849, è stata condivisa recentementeda CARLO BAUDI DI VBSMB in Genova dal luglio 1848 all'aprile 1849 nella f'elaziotudel console francese e in altri documenti, in Rassegna Storica del Risorgimento,a. XXXVII, gennaio-dicembre 1950, pp. 58-86... È utile riportare il passo ad hoc: • In sullo scorcio dell'anno il Circolo Italianodi Genova accusava il governo e le truppe d'intenzioni lesive della libertà; e per tutelarlafaceva gridare dal popolo illuso si consegnasse alla guardia nazionale il fortedetto lo Sperone. Le autorità civili e militari niegavano di farlo; ed i ministri mandavanocolà un de' loro colleghi, l'avvocato Domenico BulIa ... I! quale per calmarela elIervescenza de' pochi agitatori, proclamò con iscarsa assennatezza politica le seguentiparole [riporta alcune alIermazioni del proclama]. La rottura dello armistizioera imminente. Gli audaci detti ferivano al vivo lo esercito che già si apparecchiavaa pagare il tributo di sangue alla patria. La ufficialità protestò dignitosamente controchi si attendeva di denigrare l'armata dinanzi a pochi susurroni e dinanzi agliaustriaci. E il ministero scusò in faccia al Senato il periodo d'insulto allo esercito, dicendomal convenirsi di misurare le parole in un proclama emesso da un commissarioregio munito d'ogni potere col regolo delle circostanze ordinarie, ed essere propriodella natura di tali atti il contener frasi che ai lontani suonano troppo energiche,indispensabili e necessarie ai vicini. E l'ufficiale che aveva scritto la moderata protesta,e per il primo firmatala, siccome reo di militare indisciplina, veniva bastonato,dimesso dal servizio. SilIattamente agiva un ministero, il quale - dopo aver dichiaratasanta cosa la democrazia, più santa la guerra - dicea generosi quelli checommettevano scandali quando il paese più abbisognava di pace, ed insubordinati50

www.accademiaurbense.itscritta da trecento ufficiali, recatagli dal Cavour): tale episodio documenta,nel contempo, anche la nobiltà d'animo del generale Perrone.Nella protesta mossa dallo sdegno dei generali La Marmora e Dabormida,i quali avevano anche chiesto l'adesione del duca di Savoia,si affermava che «( l'esercito col suo valore e col sangue sparso neicampi di Lombardia aveva mostrato qual fosse il suo amore per l'Italia;e col rimaner neutro nella lotta dei partiti che travagliavanola patria, aveva dato a conoscere qual fosse il sentimento del suodovere .. l). Concludeva: «( I sottoscritti protestano altamente controparole ed atti che tenderebbero ad avvilire l'esercito agli occhi delnemico in un momento in cui gli abbisogna la coscienza della suaforza e della sua dignità onde proseguire quella guerra d'indipendenzaper la quale è disposto a versar nuovamente il suo sangue ... l) u.Niccolò Giacchi, confermando il giudizio che Carlo Alberto avevaespresso la intorno alle cause che avevano determinato la sfortunatacampagna del <strong>1849</strong>, sottolinea la profonda impressione che il proclamadel Buffa aveva lasciato nell'esercito e ne rileva gli elementi checontribuirono a compromettere non soltanto la disciplina dei soldati,ma anche la responsabilità degli ufficiali".Ferdinando A. Pinelli è stato forse il più caustico denigratoredel Buffa. Si nota nelle sue pagine una vera idiosincrasia, e il suo giudiziorispecchia una particolare condizione di acredine non totalmentegiustificata 85. Anche Giorgio Briano nel suo feroce opuscoloIl Cfr. Risposte dei cessati ministJ'i CHIODO, CADORNA tl TECCHIO alla J'elazione10 aprile <strong>1849</strong> del geneJ'ale maggiOJ'e Alberto ChJ'zanoswski pJ'odotta alla Commissioned'inchiesta, Torino, Crivellarì, <strong>1849</strong>, p. 111.Il MemOJ'ie ed osseroazioni sulla gueJ'J'a dell'indipendenza d'Italia ecc., Torino,<strong>1848</strong>, cap. XXIV, p. 181... «Questo proclama fu male accolto dai ben pensanti di tutta Italia, ma feceparticolarmente profonda e dannosa impressione nelle file dell'esercito, ove arrecòun nuovo colpo alla già malferma disciplina. Poco mancò che non avvenisse un veropronunciamento militare, poiché indignati da quell'atto giustamente ritenuto offensivo,corsero tra gli ufficiali liste di protesta, ed i generali La Marmora e Da Bormidasi recarono persino a chiedere la solidarietà del duca di Savoia Vittorio Emanuelee del generale Bava. Il duca, pur comprendendo i motivi del risentimento, ricusò lafirma per ragioni ovvie, consigliando la calma; e cosi, per l'intervento anche del valorosoe stimato generale Perrone, gli ufficiali, in cui il sentimento di amor patrio erasempre elevatissimo, s'indussero a rinunciare alle loro giuste rimostranze. Ma la nuovaferita lasciò tracce nel mafermo organismo militare, ogni giorno indebolito da nuovicolpi lo (Cfr. La campagna del <strong>1849</strong> nelllAlta Italia, Roma, 1928, p. 11)."' È utile riportare il passo; «Perché la ritirata dal potere degli antichi ministri,lungi dall'aver posto fine ai torbidi di Genova, aveva lasciato per lo contrario la brigliasciolta ai perturbatori, erano in quella città avvenuti nuovi e fierissimi; perlocchéil ministro Gioberti pensava mandarvi qual commissario straordinario uno stesso deisuoi membri, Domenico Buffa, buon servo di Dio, uso ad infelicemente poetare, e dall'aberrazionegenerale trasmutato in un subito in uomo politico: venuto costui in Ge-49

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