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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itdell'8 gennaio <strong>1849</strong> attaccò duramente quel proclama, indicando inesso una delle più alte espressioni della smania demagogica, dellaingenuità politica, della inesperienza completa. La vivacità polemico-satiricadelle pagine dell'Azeglio ha posto indubbiamente inridicolo la figura del giovane ministro (si pensi alla diffusa risonanzadell'opuscolo azegliano}: non va però dimenticato che il tono polemicodell'Azeglio risentiva del particolare clima elettorale del gennaio<strong>1849</strong>, e che gli attacchi contro il proclama di Buffa condannavanosostanzialmente l'impostazione politica giobertiana, (l'opuscoloazegliano fu una delle migliori armi dei vialisti contro Gioberti, anchese all'Azeglio fruttò pochi suffragi nelle elezioni). Contro l'Azegliopubblicò un opuscolo Federigo Giunti, (datato Genova, 31 gennaio<strong>1849</strong>) il quale, controdeducendo passo passo il manifesto dell'8 gennaio,difendeva l'operato del ministro Buffa, indicava i vantaggirecati dal suo commissariato Gli e dalla politica del ministero.Giuseppe Dabormida scriveva il 21 dicembre a Cesare LeopoldoBixio: «( Il proclama di Buffa ha inasprito qui molti animi: io nonb'essere meno codina; ma non credo con tutto ciò che il partito che è al potere avrà.facilità a mantenersi agli affari. Ora voglion mettere i loro in tutti gl'impieghi; manon hanno uomini, e le scelte fanno ridere il pubblico, sopratutto le diplomatiche.Gioberti è caduto nell'opinione, per la sua malafede, e per la vanità ridicola che gliesce da tutti i pori. I suoi colleghi sono quasi tutti incapacità. Il primo atto del ministero,di consegnare, in tempo di guerra, i forti d'una fortezza di primo ordine, comeGenova, al popolo, è d'un ridicolo mostruoso; e i diplomatici esteri non se ne sannopersuadere t (cfr. Lettere di Massimo d'Azeglio a sua moglie Luisa Blondel, op. cit.•pp. 334-335).66 FEDERIGO GIUNTI, I furiosi. Osservazioni e risposta a Massimo d'Azeglio'Genova, Tipografia Ferrando, <strong>1849</strong>. Riportiamo qualche passo: « Se l'opinione pubblicacomincia a riprendere in Genova il suo impero osando manìfestarsì [si riferisce al terroresparso dal Circolo Italiano], ciò è merito del ministero popolare e del commissarioBuffa, il quale non ha imitato i suoi predecessori che mettevano spesso il piedein fallo, e scrivevano solo per cancellare. Egli, avendo fin qui ottenuto maggiori rìsultamentidegli altri, non si è mai trovato nella necessità di tornare in dietro della viache batte, non precipitoso, ma sicuro. Le dimissioni dei capi della guardia nazionaleavrebbero potuto riuscir fatali sotto gli altri governatori e sgomentare. per l'imprevistoqualunque di loro; la risolutezza e la fermezza spiegata dal commissario Buffa,in quei giorni, gli meriteranno un onore durevole t (p. 8). «Maggior cognizione dellecircostanze locali, vi avrebbe, sig. Azeglio, ispirato altre osservazioni che quelle cheriguardano l'attuai coinmissario a Genova. Se l'esperienza degli altri che lo hanno precedutoe che hanno tentato, e sempre invano, di riordinare questa città, dall'altra ibuoni effetti che si ammirano presentemente del sistema adottato da lui non fossetitolo sufficiente alla vostra ammirazione, sappiate che la gratitudine de' suoi concittadininon gli potrà mancare. Che se poi voleste sapere il segreto che egli ha tenutosin qui per ottenere si buoni resultati, egli è tutto in queste parole: L'opinione pubblicadi una città o di uno stato acquista una forza che non ha pari, allorché gli uominidel potere si appoggiano a lei t (pp. 24-25). «E per venire ad esempi che meglio provinoquanto asserisco, basti guardare lo stato attuale di Genova, che non ha ripresoil suo aspetto di tranquillità e di sicurezza che dal momento in cui è salito al potereil ministero democratico e che il commissario Buffa ha preferito appoggiarsi al buonsenso del popolo, piuttosto che all'imponenza de' grossi battaglioni t (p. 6).43

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