IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.it189GIUSEPPE CAMPANA A BUFFASignore.Lugano, 26 gennaio 1849.Ho indirizzata al ministro Gioberti una lettera della quale vi mandocopia. A voi, italiano di tutta prova ne raccomando lo scopo.Voi, signore, potete credere all'assicurazione che immensamente vistimo.Il cittadinoavv. Giuseppe CampanaA tergo: Al Ministro di Stato. Il Sig.Buffa. Genova.AllegatoCOPIA DI LETTERA DI GIUSEPPE CAMPANA A GIOBERTISignor Ministro.Lugano, 25 gennaio 1849.Anzi tutto vi avverto non avere io parteggiato per la fusione. Lacredetti precoce, e contraria allo scopo di una sincera unificazione di forzeitaliane, valevole a cacciare oltre l'Alpi le orde di casa d'Austria.Gli avvenimenti mi provarono che non mi era ingannato.Di fede repubblicana, non divido però gli idealismi degli esaltati, emi tengo fermo nel proposito di accettare quel governo, che il libero votodella Nazione proclamerà, raggiunto che sia l'italico riscatto. Vedete quindi,Signor Ministro, che io non mi lascio predominare da spirito di parte eche convengo nel dogma: via lo straniero.Esule nella terra d'Elvezia, vi sto, come un italiano che spera senzadividere l'onta di mene indecorose e senza accarezzare principj di individualitàpersonale. Non venni in Piemonte perché credessi i piemontesiavversi a' lombardi, ma solo perché le cose precorse mi persuasero nonessersi il suo governo ancora emancipato da alcuni antichi pregiudizj, la382

www.accademiaurbense.itconservazione de' quali allontana necessariamente la sospirata italiana indipendenza. Non credo alla guerra, benché non manchino i mezzi di farla.Credo ancor meno negli esiti della mediazione, che reputo un tranello peraddormentare l'Italia, ed allontanare ogni idea di venire alle mani co'suoi oppressori.Non dicovi tutto questo, Signor Ministro, perché diffidi di voi, e dialcun altro de' colleghi vostri, ma vienmi sulla lingua il pensiero, ben iosapendo per storica esperienza che la veggenza e la buona volontà nonbastano per isventare le tortuose macchinazioni di una camarilla, che abbiapotenza di mezzi pecuniarj e rancidume di vecchia ostinazione. Mi direteche alla veggenza e alla buona volontà va congiunto nell'attuale ministeroil proponimento di fare, accompagnato dalla fermezza di voler fare. Tuttoquesto lo credo, e se gli eventi del domani mi raffermeranno in questacredenza, dimenticherò le sventure del mio esilio.Le titubanze, le reticenze, le totali incertezze rovinarono fino a quila causa nostra; faccia Iddio che scompaiano dalla mente dell'uomo distato, e che ferme ed indeclinabili misure tornino al popolo l'entusiasmodelle cinque giornate del marzo.Il fine di questa mia lettera però quello non era di intratenervi, Sig.Ministro, su cose generali, interessar vi voleva a provvedere con una leggeda promulgarsi, prima dello spirare di questo mese, contro la consuetasequestrazione de' beni mobili ed immobili di que' lombardi, che non rimpatriarono.La Lombardia è depredata dal vandalo Radetzky; gli stragi che egline fa, voi Signore, non dovete ignorarli. D'uopo è, quindi, intimidire conuna legge esemplare coloro tutti che meno prestassero all'inique misure,e voi, Sig. Ministro potete e dovete farlo, nell'intendimento in cui vi tenetedi far valere la fusione. Mi risponderete, cioè direte a voi stesso, perchéi ministri di un re non si abbassano a rispondere ad uno che dicesi di federepubblicana: parlar di fusione uno che non vi ha aderito. Soggiugnereitantosto, io non cessai per questo di essere italiano, e tutto al più afferirevi potrei di eccettuare dal beneficio della vostra legge le umili e pochemie cose, i miei pochi mobili; sagrificio che volentieri farei al bene universale.lo proponeva un decreto ai comitati dell'Emigrazione; ma voi non ignorateche, sventuratamente, in essi si parla molto e si opera poco. La formuladi un tale decreto la unisco alla presente, non perché serva di norma, maonde vediate qual'è la via da me ideata, per allentare la foga della minacciataesecuzione. D'altronde, il decreto di un governo, che può tantonelle cose d'Italia, quando agir voglia di buona fede, potrebbe far impres-383

www.accademiaurbense.it189GIUSEPPE CAMPANA A BUFFASignore.Lugano, 26 gennaio <strong>1849</strong>.Ho indirizzata al ministro Gioberti una lettera della quale vi mandocopia. A voi, italiano di tutta prova ne raccomando lo scopo.Voi, signore, potete credere all'assicurazione che immensamente vistimo.Il cittadinoavv. Giuseppe CampanaA tergo: Al Ministro di Stato. Il Sig.Buffa. Genova.AllegatoCOPIA <strong>DI</strong> LETTERA <strong>DI</strong> GIUSEPPE CAMPANA A GIOBERTISignor Ministro.Lugano, 25 gennaio <strong>1849</strong>.Anzi tutto vi avverto non avere io parteggiato per la fusione. Lacredetti precoce, e contraria allo scopo di una sincera unificazione di forzeitaliane, valevole a cacciare oltre l'Alpi le orde di casa d'Austria.Gli avvenimenti mi provarono che non mi era ingannato.Di fede repubblicana, non divido però gli idealismi degli esaltati, emi tengo fermo nel proposito di accettare quel governo, che il libero votodella Nazione proclamerà, raggiunto che sia l'italico riscatto. Vedete quindi,Signor Ministro, che io non mi lascio predominare da spirito di parte eche convengo nel dogma: via lo straniero.Esule nella terra d'Elvezia, vi sto, come un italiano che spera senzadividere l'onta di mene indecorose e senza accarezzare principj di individualitàpersonale. Non venni in Piemonte perché credessi i piemontesiavversi a' lombardi, ma solo perché le cose precorse mi persuasero nonessersi il suo governo ancora emancipato da alcuni antichi pregiudizj, la382

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