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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itpellanti, i quali proposero un ordine del giorno in cui si dichiaravache il Senato non era stato soddisfatto delle spiegazioni date dal ministero.Il giorno seguente, in Senato 85, si ritornò sullo stesso tema ela discussione si articolò, con notevole impegno, in un dialogo incerto senso costruttivo tra il ministro dell'Interno e i senatori interpellanti.Riccardo Sineo annunciò al Senato che Genova era tranquillaed ordinata, che cinquemila soldati stanziavano in quella città,accolti e festeggiati con affetto dagli abitanti e che le misure adottatedal ministro Buffa furono prudenti e felici.. Dopo gli applausial Sineo provenienti dalle tribune, prese la parola il senatore DellaTorre, il quale dopo aver commentato gli ultimi fatti di Genova inordine ai motivi dei tumulti e alle richieste mosse al governo poneval'accento sul proclama del Buffa: «Ma in quel punto - egli dicevagiungea Genova il Commissario regio, e ora vediamo che cosa ha fatto,e che effetto doveva naturalmente produrre il proclama che eglisi affrettò di pubblicare. Questo proclama tutti lo abbiamo letto: eglidice che la causa dei tumulti nasceva dalla cattiva politica del ministeroprecedente; io credo che il dare biasimo ad un ministero cadutoe surrogato da se stesso sia opera poco generosa. Ma passiamooltre: i tumultuanti domandavano la Costituente ed il Commissarioche fa? Si affretta di prometterla immediatamente, e le dà un significanteassai più largo di quello espresso sul programma del Ministero,dal che si può giustamente argomentare che il Commissariooperasse da se stesso, e non dietro ordini del Ministero. I tumultuantidomandano lo sgombro delle truppe regolari dai forti, ed ilCommissario promette non solo il loro sgombro dai forti, ma benanche di mandare tutte le truppe fuori della città, ed annunzia sperare,che in due giorni la città possa essere affatto sgombra ... )).Il ministro dell'Interno difese il commissario straordinario e ribadìla fiducia che il governo aveva riposto nei genovesi. «L'evacuazionedei forti - egli sostenne - non si offriva come oggetto desideratoné dai genovesi né da nessuno che in Genova facesse motti; bensìcome pegno di fiducia che voleva offrirsi alla guardia nazionale genovese.Noi abbiamo tanta fiducia in voi, o genovesi, disse il commissario,che siamo disposti a lasciare senza truppe regolari, non solola città ed i forti interni, ma altresi i forti esterni. Questa è l'espres-16 Riferisco la relazione del dibattito di questa seduta riportata da La Concordia,22 dicembre <strong>1848</strong> (a. I, D. 303) e da Il Pensiero Italiano, 29 dicembre <strong>1848</strong> (a. I n. 269).32

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