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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itsta parte sono cessati quei residui d'emulazione; quelle reminiscenzeche potevano preoccupare gli animi di mettere la diffidenza tra letruppe e i cittadini sono realmente cessate. Dunque, dopo che questesono cessate, e tutta l'armata: lo sa e più specialmente quella partedi essa che è attualmente di guarnigione a Genova, è chiaro che ogniaffronto, ogni acrimonia, ogni menoma macchia all'armata sarebbetroppo lontana.e dalle intenzioni di qualunque privato cittadino evieppiù dalle intenzioni del ministero, il quale andrà sempre gloriosissimodi conservare intatto l'onore dell'armata ... in quanto cheella è cosa evidente che l'unica nostra salute e quella di tutta Italiasta appunto nell'esercito piemontese ... Non solo non v'è stata nessunaintenzione d'offendere l'armata, ma ... neppure può esistere ilsospetto in quei medesimi reggimenti che fossero per avere un'altradestinazione.. . che si possa menomamente intaccare il loro onore •.Nella tornata del Senato del 20 dicembre ", Alberto La Marmorae Giacomo Giova<strong>net</strong>ti attaccarono duramente il ministero inordine al proclama del Buffa, insistendo particolarmente sull'offesarecata alla dignità dell'armata. Le risposte, formulate con abilitàdai ministri Cadorna e Sonnaz, non appagarono i due senatori interl4lIntorno alla seduta del Senato del 20 dicembre cfr. La Concordia, 21 dicembre<strong>1848</strong> (a. I, n. 302), dalla quale riporto il brano ad hoc: t Sorse allora il cav. Giova<strong>net</strong>tiad interpellare con un piglio dittatorio il ministero sugli avvenimenti di Genova.Dopo un preambolo pieno di fiele contro il novello gabi<strong>net</strong>to. dopo di avere dichiaratoche il programma del ministero Gioberti, altro non era infine che un fac simiu delprecedente dedusse un interrogatorio di 15 a 20 capi di accusa. Invano il senatoreDefornari fece osservare che imperfette essendo ancora le notizie sui fatti di Genovae sulle cause che vi diedero luogo, invitava il senato a voler difierire ad altro giorno ele risposte dei ministri ed il giudicio da potersi sulle misure adottate dai medesimi.Sulla persistenza del senatore Giova<strong>net</strong>ti e la dichiarazione dei ministri di essere indifferentia dare le chieste spiegazioni come a differirle, postasi ai voti l'importante quistìonesi decise per l'imminente risposta, la quale se non riesci pienamente soddisfacenteal senatore Giova<strong>net</strong>ti e ad alcuni suoi colleghi, fu tale che riscosse replicatiapplausi da alcuni membri dell'assemblea e dalle tribune. Il senatore Lamarmora rìprodussele idee del fratello deputato, tacciando le misure ed il programma del commissarioBuffa come lesive dell'onore dell'armata. Quelle accuse vennero trionfalmentecombattute dai ministri della guerra e dell'istruzione pubblica. Ciò nuUameno il senatoreGiova<strong>net</strong>ti persistendo nelle emesse conclusioni proponeva un ordine del giornocol quale dichiarava non soddisfatte il senato del/e spiegazioni date dal ministel'o. Il senatoreDefornari ne proponeva un secondo contrario, conchiudendo riservarsi il senatoad emettere il suo giudizio dopo ottenuta. piena conoscenza dei fatti t. È interessantericordare quanto intorno a quella tumultuosa seduta scriveva Ilarione Petitti di Roretoa Michele Erede: t Ella avrà veduto dai fogli le ingiurie plateali, e grossolane chesi profondono al Senato. Ma ciò che tace la stampa sono gli urli, i fischi, i basta, e leingiurie che il novello Ministero coi capi del comitato della Concordia in prova di liberalitàci fecero indirizzare il giorno 20 da 500 studenti e un centinaio di Lombardia tal fine mandati nelle vaste tribune della nostr'aula t (Cfr. ARTURO CO<strong>DI</strong>GNOLA,Dtlfli albori della libwtà al p"oclama di Moncaliwi. Leuer« del Contll Ilarionll Petitti diRoreto a Miclsele EI'ede dal mal'IO 1846 aU'apI'iu del 1850, Torino, 1931, p. 575).31

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