IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net
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www.accademiaurbense.itcorrere a Ferrara, e di là portarsi nel Veneto a togliere il blocco della generosaVenezia e minacciare l'inimico alle spalle. Con questo colpo ardito gliaustriaci sarebbero costretti di correre a rannodarsi sotto le fortezze fraPeschiera e Verona, Mantova e Legnago. Intanto nei Ducati, in Toscana,nella Romagna si organizzerebbe la leva in massa, e si formerebbero tantibattaglioni mobili dei giovani dai 20 ai 30 anni, senza eccezione di sorta.Così si avrebbero in armi, in un mese, almeno altri 100 mila uomini, che simanderebbero sul Ticino e sul Po per difenderne il passaggio, e l'armatacompleta di 80 mila uomini, libera nelle sue operazioni, e sicura per li suoidepositi e magazzini potrebbe sfidare a battaglia l'inimìco. Delle fortezzenon si avrebbe a curarsene che quel tanto per impedirne le sortite e interrompernele communicazioni con frequenti scorrerie e scaramuccie. Nelleprovincie venete, da noi occupate, si organizzerebbe subito la leva in massa,e tutte queste nuove truppe frammiste a qualche truppa già provata, spingerlead occupare tutti gli sbocchi della Germania, rompendo le strade edaumentando le difficoltà dei passaggi con ogni maniera di fortificazione.Chiusi così gli austriaci nelle pianure lombarde, a poco a poco sarebberodecimati dalle scaramuccie e dalle malattie: la diserzione favorita con ognimezzo, massime fra gli ungheresi e polacchi, ne diraderebbe ognor più lefila, finirebbe per rovinarli del tutto in pochi mesi.La difficoltà maggiore sta nelle armi; ma oltreché il solo Piemontepuò fornire ancora un 50 mila fucili; nei Ducati, in Toscana e Romagna sene troveranno sicuramente più di 100 mila. Ma converrebbe agire con taleenergia, da render vana qualunque resistenza anche passiva puramente.anche per parte degli avversi e degli inerti. In un mese nel solo ducato diParma, san certo che si avrebbe lO mila uomini dai 20 ai 30 anni organizzati,di cui la metà almeno armati di fucili da guerra. D'altronde in questipaesi al di qua del Po, l'armata troverebbe grani, vini, formaggi e bestiamiin quantità e mezzi di trasporto. Delle rendite, i tre quarti dovrebbero essereimpiegati nelle sole spese di guerra, e l'altro quarto in lavori, pensioni,stipendi etc. Degli impiegati civili, il cui numero sarebbe di subito ridottocolla leva in massa, non si avrebbero a conservare che i puramente indispensabili,occupando di preferenza uomini capaci di mente, ma incapaci diportare le armi. Nessuna politica quistione intorno alle divisioni territorialied alla forma di governo potesse trattarsi da' giornali, né potesserodare notizie intorno alle cose della guerra, tranne il ripetere i bullettini ufficialidell'armata: e questi dovrebbero essere redatti con tutta verità, edin modo sempre da infiammare ognor più il popolo alla guerra. Cessataquesta ed assicurata l'indipendenza, gli eletti della nazione stabilirebberoe la costituzione e la forma del governo. In ogni provincia, siccome sono285
www.accademiaurbense.itoggi divise, s'avrebbero a stabilire tanti commissarj con pieni poteri, dipendentisolo dal ministero per le cose di massima indipendenti affatto neidettagli di esecuzione, epperò responsabili di ogni loro atto.Quanto più io ripenso al modo di intraprendere di nuovo la guerra,non trovo altra via alla buona riuscita. Certo che l'esecuzione di questoprogetto richiede uomini dotati di mente fredda e di una energia a tutteprove, ma questi uomini non mancheranno all'invito della Patria e di unministero che voglia la sua indipendenza. Molte altre cose dovrei qui aggiungere:valgono però le sovraesposte a comprovare che nella guerra sola,e fatta in questo sol modo, cioè col concorso della leva in massa, sta ripostala salute d'Italia. Non già nella mediazione delle potenze, le quali nonvogliono che l'Italia possa riunirsi in una sola nazione. Ricordomi di averletto nelle memorie dell'ex re d'Olanda Luigi Bonaparte che un giornoNapoleone ricevette dal maresciallo Soult l'avviso di un fatto d'arme inIspagna, in cui gli Italiani si erano ricoperti di gloria. Uno degli astantidisse che gli italiani erano un popolo di prodi, e che ben meritavano di diventarenazione. L'imperatore rivoltosi a lui bruscamente rispose: Nonsapete voi che gli italiani riuniti soggiogherebbero ben presto i Galli? Eccoil segreto della politica delle potenze a nostro riguardo. Dunque, riassumendo,o siamo in grado di fare da per noi, facciamo e presto, se vogliamoriuscire: o nol possiamo per le fatali disunioni degli italiani, e deponiamoper ora qualunque idea di indipendenza. I nostri nepoti, di noi meno effeminatie più generosi, compiranno il grand'atto della rigenerazione italiana.Queste cose gettate sulla carta colla velocità quasi del pensiero a Leisottopongo, certo che troveranno eco nel suo cuore italiano; e spero chevarrà ad avvalorarla nella sublime intrapresa il voto di un altro italianoche ha di già bagnato del suo sangue il sacro suolo della nostra cara Patria.Accolga l'espressione della profonda stima del suo devot.mo e obbl.moEugenio Leonardi116CIRCOLO ITALIANOSEDUTA DEL 9 GENNAIO 1849PRESIDENZA LAZOTTllDopo lunghi, reiterati, e sempre unanimi applausi, il vice presidentee segretario Pellegrini, reduce da Torino, legge il processo verbale dellaseduta precedente.286
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