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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itministri chi di essi si fosse reso responsabile dell'effetto che avrebbefatto sull'armata l'allontanamento della truppa da Genova. Inform6il Parlamento che si era diffusa una forte diffidenza tra la cittadinanzae la truppa, che quest'ultima era stata quasi cacciata da Genova, chedopo quella deplorabile umiliazione non avrebbe più avuto il coraggiodi passare il Ticino. Sonnaz ribattè che la truppa non era stata scacciatané umiliata, e che essa era disposta a trasferirsi dove la si fossemandata, e che non esisteva differenza alcuna tra la truppa e la guardianazionale, e che quest'ultima doveva essere considerata come lariserva dell'armata. Didaco Pellegrini accertò che la voce corsa delladimissione del ministero Pinelli ricondusse in Genova la tranquillità,che le dimostrazioni (e non tumulti) che ebbero luogo in quella cittàfurono cagionate dalla politica di quel ministero; e soggiunse che nonsi doveva a lui imputare se Genova non poteva tollerare quella politica.Dichiarò inoltre che dopo la dimissione del ministero Pinellirimanevano in Genova ancora gli agenti di quello e che pertanto sisperava nella prossima revoca del San Martino e del De Launay.Espresse i suoi vivi ringraziamenti al ministro Buffa, che ricondussela calma in una città che non si sarebbe mai potuto sottomettere perforza. Disse che la truppa non poteva adontarsi d'essere stata allontanatada Genova, perché essa era amica del popolo, e sapeva che ilsuo posto doveva essere alla frontiera. Esortò i ministri a procederefrancamente nella via della intrapresa politica italiana e a non techesi deve valicare; quando invece il ministero Gioberti, sperando più in una guerragrossa e generosa che nella mediazione, deve quanto più può avvicinare i corpi dell'esercitoal teatro della guerra, quindi fa valicare l'Appennino ai soldati che si tr0­vano in Genova. Il ministero caduto, credendo forse che sia il tempo di potere usaredella forza contro gli uomini liberi, può trovare inconveniente il lasciare i forti in manodella guardia nazionale; il ministero nuovo invece credendo che un governo omai nondeve agire che coll'amore, col procedere invece d'essere trascinato, e col non valersiin ogni evento che della sola legge, perciò è consentaneo ai suoi principii il non temereche i forti della città vengano presidiati dalla guardia nazionale, ove questa possasopportare le fatiche. (Bene, bYavo). In quanto a me, io applaudisco al ministero quandolo veggo disposto a concedere la difesa dei forti al patriottismo della guardia nazionale,perché dimostra di volersi davvero apparecchiare alla guerra, di aver fiducia nel popolo,e di rispettare la volontà del Parlamento. Quando il nostro parlamento decretavala mobilizzazione di cinquanta battaglioni della guardia nazionale, era all'oggettodi fare da questi presidiare le fortezze dello Stato, e porre tutta l'armata in grado diaffrontarsi col nemico sui campi di battaglia. Questo giorno, o signori, deve venire:perciò degno di lode è il ministero, il quale esercita anticipatamente la volenterosaguardia nazionale di Genova a sopportare questo nuovo carico. Una nazione non sipuò dir veramente forte e preparata a prospera guerra, se non se quando può disporredi tutta la sua armata, colla convinzione d'avere una tal guardia nazionale che bastida se sola al mantenimento dell'ordine e per la difesa della propria città e fortezze.Ciò sa la nostra guardia nazionale e saprà all'uopo addimostrarlo col fatto (Bravo,bYavo) ••29

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