IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itdeva come si affidava l'ordine e la tranquillità interna alla guardianazionale, e disse che ciò era anche consentaneo agli ordini che ilministero aveva dato alle autorità di Genova, nel caso che i tumultiavessero assunto un carattere più grave. Tuttavia egli non sapevacomprendere come si potesse affidare unicamente ad una miliziamunicipale una fortezza dello stato. I forti per cui i cittadini temevanoerano stati abbattuti; gli altri, che dovevano servire per ladifesa esterna, avrebbero dovuto essere difesi dalla forza annatadello stato e non da quella municipale. Dichiarò che tale consegnaindicava un errore fondamentale del ministero, perché pareva unaesplicita corrispondenza alla richiesta del Circolo Italiano di Genova,e si riconosceva in esso una rappresentanza legale, che tale circolonon poteva assolutamente avere. Rilevava infine che dalla lettera astampa del 17 dicembre dell'avvocato Ottavio Lazotti risultava che,coll'imputazione di legittimare la richiesta, fu posto a capo della deputazioneche la fece un colonnello della guardia nazionale, mentre .era incostituzionale che questa formulasse tale domanda, perchésecondo il suo statuto non poteva prendere deliberazioni. Le affermazionidel Pine1li furono controdedotte dal ministro Carlo Cadoma:«L'onorevole signor deputato Pinelli - disse il ministro dell'Istruzionepubblica - osserva che il proclama da lui letto contiene incriminazionial precedente ministero, le quali non furono convenienti.Infatti, se la cosa cosi fosse, se il ministero attuale si fosserealmente cosi regolato di voler incriminare la politica del precedenteministero, l'attuale Gabinetto se lo ascriverebbe egli stesso a colpa.Ma noi professiamo tutt'altri principii; noi professiamo il principiodi rispettare tutte le politiche convinzioni ... Le frasi citate dalloonorevole preopinante non mi paiono altra cosa se non che la espressionedei principii politici già dichiarati dall'attual Gabinetto nel suoprogramma ed emesse coi colori che erano indispensabili nelle peculiaricircostanze in cui il regio commissario parlava alla generosa cittàdi Genova. . .•. Cadoma rispose alle due interpellanze del Pine1li:«La prima riguarda l'abbandono dei forti per parte della milizia,cioè se sia vero che si sia fatto l'abbandono dei forti. Signori, le notiziesinora ricevute dal ministero da Genova attestano che quest'abbandonodei forti non è stato ancora effettuato; del resto il ministeroapprezza troppo altamente queste posizioni per non procedere conquella prudenza che in ogni caso, massime in queste circostanze, ènecessaria s. Pine1li replicò che qualunque fossero le intenzioni deiministri, le parole del proclama del Buffa contenevano incrimina-27

www.accademiaurbense.itzioni contro il ministero precedente. Affermò che la guardia nazionaIedi Genova, anche secondo la testimonianza dei deputati genovesi,non era sufficiente per il mantenimento dell'ordine interno, ed a maggiorragione non poteva esserlo per la difesa dei forti. Spiegò chel'allontanamento delle truppe da Genova non era prudente, né onorevoleper l'esercito, ed era un vero controsenso allontanare le truppeda Genova che era la principale piazzaforte dello stato. Il ministrodella Guerra Ettore Sonnaz confermava che l'ordine pubblico erabene raccomandato alla guardia nazionale di Genova, la quale offrivagaranzie sufficienti (riferiva in base alla propria esperienzagenovese). Pinelli lesse la lettera 81 del Lazotti ed affermò che, essendotale documento datato il 17 dicembre, ed il proclama del Buffa il18, questo non era che la risposta a quello. I ministri Vincenzo Riccie Sebastiano Tecchio osservarono che non era possibile dalla soladata dei due documenti dedurre che il secondo fosse una risposta delprimo. Cadorna disse: «La deduzione che vorrebbe fare il ministroPinelli con l'argomentazione post hoc, ergo propter hoc, non regge,perché le istruzioni date al ministro Buffa furono anteriori, non soloall'arrivo in Torino, ma ben anco alla data della lettera Lazotti ».Faceva inoltre osservare che per essere stata comandata una cosada una parte di cittadini non impediva che il ministero dovesse essereprivato della facoltà di accordarla.Il deputato di Casale, Filippo Mellana, fece un interessante interventonel quale affermava che il proclama del Buffa era una esplicitaconfutazione della politica pinelliana, e sottolineava le differenzespecifiche dell'impostazione programmatica tra l'attuale ministeroe il precedente. Il ministero cessato desiderava la mediazione,il nuovo la guerra: la concessione dei forti alla guardia nazionaledimostrava che il gabinetto giobertiano preparava la guerra e contavasul patriottismo dei genovesi -. Alfonso La Marmora chiese aia Pubblicata nel n. 259 de Il Pensiero Italiano.• Riporto alcuni punti dell'intervento del deputato casalese. nel quale è compendiatol'atteggiamento della sinistra parlamentare. Filippo Mellana (1800-1874)fu deputato di Casale Monferrato per dodici legislature, fu avverso al Cavour. In quellaseduta le parole del Mellana in difesa del ministero riuscirono efficaci: «Il deputatoPinelli combatte l'operato del ministero - egli disse - e ritengo coscienziosamente,ma esso, a mio avviso. parte da un errore capitale. Esso parte dal falso principio chenon vi sia dissonanza fra il programma del nuovo ministero e quello del gabinetto delquale il signor Pinelli faceva parte, quindi partendo da erroneo principio non puòtrame logica conseguenza. Ora questo operato in Genova del nuovo ministero dimostraanche agl'illusi passarvi immensa distanza fra l'uno e l'altro programma. Il gabinettonel quale sedeva il signor Pinelli sperava più nella mediazione che nella guerra,quindi poteva credere utile il tenere 15 a 20 mila soldati in Genova, lungi dalla frontiera28

www.accademiaurbense.itdeva come si affidava l'ordine e la tranquillità interna alla guardianazionale, e disse che ciò era anche consentaneo agli ordini che ilministero aveva dato alle autorità di Genova, nel caso che i tumultiavessero assunto un carattere più grave. Tuttavia egli non sapevacomprendere come si potesse affidare unicamente ad una miliziamunicipale una fortezza dello stato. I forti per cui i cittadini temevanoerano stati abbattuti; gli altri, che dovevano servire per ladifesa esterna, avrebbero dovuto essere difesi dalla forza annatadello stato e non da quella municipale. Dichiarò che tale consegnaindicava un errore fondamentale del ministero, perché pareva unaesplicita corrispondenza alla richiesta del Circolo Italiano di Genova,e si riconosceva in esso una rappresentanza legale, che tale circolonon poteva assolutamente avere. Rilevava infine che dalla lettera astampa del 17 dicembre dell'avvocato Ottavio Lazotti risultava che,coll'imputazione di legittimare la richiesta, fu posto a capo della deputazioneche la fece un colonnello della guardia nazionale, mentre .era incostituzionale che questa formulasse tale domanda, perchésecondo il suo statuto non poteva prendere deliberazioni. Le affermazionidel Pine1li furono controdedotte dal ministro Carlo Cadoma:«L'onorevole signor deputato Pinelli - disse il ministro dell'Istruzionepubblica - osserva che il proclama da lui letto contiene incriminazionial precedente ministero, le quali non furono convenienti.Infatti, se la cosa cosi fosse, se il ministero attuale si fosserealmente cosi regolato di voler incriminare la politica del precedenteministero, l'attuale Gabi<strong>net</strong>to se lo ascriverebbe egli stesso a colpa.Ma noi professiamo tutt'altri principii; noi professiamo il principiodi rispettare tutte le politiche convinzioni ... Le frasi citate dalloonorevole preopinante non mi paiono altra cosa se non che la espressionedei principii politici già dichiarati dall'attual Gabi<strong>net</strong>to nel suoprogramma ed emesse coi colori che erano indispensabili nelle peculiaricircostanze in cui il regio commissario parlava alla generosa cittàdi Genova. . .•. Cadoma rispose alle due interpellanze del Pine1li:«La prima riguarda l'abbandono dei forti per parte della milizia,cioè se sia vero che si sia fatto l'abbandono dei forti. Signori, le notiziesinora ricevute dal ministero da Genova attestano che quest'abbandonodei forti non è stato ancora effettuato; del resto il ministeroapprezza troppo altamente queste posizioni per non procedere conquella prudenza che in ogni caso, massime in queste circostanze, ènecessaria s. Pine1li replicò che qualunque fossero le intenzioni deiministri, le parole del proclama del Buffa contenevano incrimina-27

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