IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itsul popolo, ch'era la civica quella che aveva tirato dalle finestre i primicolpi, e tosto gridavasi morte a Pareto! Il tumulto cresceva. Una manodi cosidetti bersaglieri mantovani Carlo Alberto, entrava nel vicino palazzoBrignole Sale e chiedeva al portinajo loro aprisse il pian nobile, dal qualepotevasi tirare di mira nelle stanze del generale della guardia. Il portinajoallegava non averne le chiavi, e coloro sarebbero a forza penetrati nell'appartamento,se non ne fossero stati disturbati da nuove emergenze. Ilgenerale, onde difendere il quartiere, distribuite a' suoi le munizioni, ordinavauna scarica di fucili in aria; a quei tiri, i curiosi si disperdono, magli assalitori non retrocedono; i colpi e le sassate continuano. Allora alcunipochi tiri sono diretti dalle finestre su coloro, per cui taluni furono feritied a morte un sedicente emigrato, il quale, appostato dinnanzi al palazzo,avea già tre volte scaricato contro una finestra la sua pistola; fu rovesciatoa terra mentre stava per tirare il quarto colpo! Questi pochi tiri bastarono;gli assalitori fuggirono.E fuggirono qua e là, spargendosi nei punti più frequenti di popolo,narrando a lor modo l'avvenuto, gridando vendetta! ed alle armi! Altritentavano di penetrare nei campanili di varie chiese, ed in due riuscironodi suonare per brevi istanti a stormo. Nessuno rispose ai loro appelli;invano concionavano, declamavano; nessuno prendeva parte attiva peressi. Cercavano armi e per averne sfondavano in via Giulia la bottega d'unarmajuolo, ma non trovando a far gente, molti de' stessi faziosi si ritraevanoalle loro case.Intanto battevasi la generale; però prima che la civica fosse radunata,e molto ci volle, le truppe, a passo di carica, volarono al soccorso del quartiergenerale, ed i primi battaglioni, sortiti dal palazzo ducale, vi giungevanoin buon punto; un forte stuolo di faziosi stava per assalirne il portone;ma, visti i soldati, infilate le viuzze di fronte, se ne fuggiva. La risolutezzadel Pareto e de' suoi, che salvava chi sa da quanti mali la città; la prontezzaenergica della linea; l'indifferenza manifestata dal popolo, paralizzòque' faziosi, e quieta, tranquilla terminava quella sera e la notte che letenne dietro. Era il sabbato veniente l'ultima domenica d'ottobre.All'alba della domenica ribattevasi la generale. Se alla sera pochifurono i militi che risposero alla chiamata, pochissimi furono quelli che sirecarono la mattina ai posti di convegno assegnati alle rispettive compagnie:e colà ancora si videro ufficiali della civica snaturare i fatti e rimandarea casa i loro militi, e così fece il signor Didaco Pellegrini. Intanto altriindividui di pari conio, nella strada Nuova, dinnanzi il palazzo Tursi, fermavanoi passanti, narravano l'avvenuto e mostravano la traccia dellepalle con cui la maggiorità ed il Pareto avevano assassinato il povero popolo;237

www.accademiaurbense.itcontavano i molti morti, i moltissimi feriti; ma non parlavano che fosserostati i primi agressori, né dei tiri di pistola e carabina, né delle sassatedirette da pacifici inermi cittadini contro al quartier generale. La fazioneseguitava l'abile sua condotta e non davasi per vinta davvero.Se non che grosse pattuglie di civica e linea continuamente battevanole strade che dall'arsenale dello Spirito Santo danno adito al palazzoTursi ed al ducale. Carri di munizione, scortati da forti drappelli di civicae d'artiglieria di piazza, incutevano a molti del popolo, forse scossi dalleapparenti subdole ragioni de' faziosi, un salutare timore. Veniva la serae le piazze e le vie principali erano militarmente occupate; già un battaglionedi linea, sin dalla sera divideva colla civica la custodia del quartiergenerale. Poco stante, forti stuoli, in apparenza senz'armi. sboccano davarie vie e salutano con festosi evviva, la linea. Un di questi, giunto dinnanzial palazzo Tursi, ad un tratto gridava: morte a Pareto! alla maggiorità!e tentava penetrarvi; ma in un momento ri'esciva civica e linea;altra linea assaliva gli assalitori da tutti i lati, e colle bajonette civica elinea; taluni ne feriva, altri ne arrestava. Se non che, siccome anche lesentinelle, a cui custodia stavano le viuzze vicine, essendo accorse ad accerchiarli,il maggior numero si salvava con precipitosa fuga dal mal passoin cui si trovava. In pari tempo, in varii altri punti della città, succedevanoaltri arresti, e tutto rientrava nella pace e calma consueta dopobrev'ora di parziale agitazione. Gli arrestati neppur furono processati;erano gente da nulla, mezzi ubbriachi, e forse, come li chiamavano i francesi,les goujats dell'armata insurrezionale.Questo novello attacco contro il quartier generale della civica addìmostravaperò una certa tattica per parte de' direttori del moto; i variistuoli, che sulla piazza della Posta (Fontane Amorose), in via Nuovissima,e sulla piazza del Principe, si appresentarono alla linea, prima con evviva,e quindi con provocazioni, erano quelli che dovevano tentare di deviarel'attenzione delle truppe. Il palazzo Tursi era intanto assalito da due lati:di fronte, dalla via Nuova, alle spalle, dalle rovine del Castelletto; ma i difensorifacevano buona guardia, e malgrado i colpi di fucile tirati alle spalledel palazzo, come per far mostra che il maggior sforzo degli assalitorifosse da quella parte, pur era il portone d'entrata che volevano sforzare.Ed una circostanza non indifferente non devesi lasciar passare inosservata.Il signor avv.to Federico Campanella, non chiamato, né di servizio,trovavasi alla maggiorità al momento dell'attacco, ed a forza voleva andarlui alla guardia d'una porta interna che dà adito al Castelletto. Vi sarebberiuscito, se non fosse stata l'opposizione formale del signor Papa (padre),che da quel momento addivenne un'altra delle bestie nere della fazione;238

www.accademiaurbense.itcontavano i molti morti, i moltissimi feriti; ma non parlavano che fosserostati i primi agressori, né dei tiri di pistola e carabina, né delle sassatedirette da pacifici inermi cittadini contro al quartier generale. La fazioneseguitava l'abile sua condotta e non davasi per vinta davvero.Se non che grosse pattuglie di civica e linea continuamente battevanole strade che dall'arsenale dello Spirito Santo danno adito al palazzoTursi ed al ducale. Carri di munizione, scortati da forti drappelli di civicae d'artiglieria di piazza, incutevano a molti del popolo, forse scossi dalleapparenti subdole ragioni de' faziosi, un salutare timore. Veniva la serae le piazze e le vie principali erano militarmente occupate; già un battaglionedi linea, sin dalla sera divideva colla civica la custodia del quartiergenerale. Poco stante, forti stuoli, in apparenza senz'armi. sboccano davarie vie e salutano con festosi evviva, la linea. Un di questi, giunto dinnanzial palazzo Tursi, ad un tratto gridava: morte a Pareto! alla maggiorità!e tentava pe<strong>net</strong>rarvi; ma in un momento ri'esciva civica e linea;altra linea assaliva gli assalitori da tutti i lati, e colle bajo<strong>net</strong>te civica elinea; taluni ne feriva, altri ne arrestava. Se non che, siccome anche lesentinelle, a cui custodia stavano le viuzze vicine, essendo accorse ad accerchiarli,il maggior numero si salvava con precipitosa fuga dal mal passoin cui si trovava. In pari tempo, in varii altri punti della città, succedevanoaltri arresti, e tutto rientrava nella pace e calma consueta dopobrev'ora di parziale agitazione. Gli arrestati neppur furono processati;erano gente da nulla, mezzi ubbriachi, e forse, come li chiamavano i francesi,les goujats dell'armata insurrezionale.Questo novello attacco contro il quartier generale della civica addìmostravaperò una certa tattica per parte de' direttori del moto; i variistuoli, che sulla piazza della Posta (Fontane Amorose), in via Nuovissima,e sulla piazza del Principe, si appresentarono alla linea, prima con evviva,e quindi con provocazioni, erano quelli che dovevano tentare di deviarel'attenzione delle truppe. Il palazzo Tursi era intanto assalito da due lati:di fronte, dalla via Nuova, alle spalle, dalle rovine del Castelletto; ma i difensorifacevano buona guardia, e malgrado i colpi di fucile tirati alle spalledel palazzo, come per far mostra che il maggior sforzo degli assalitorifosse da quella parte, pur era il portone d'entrata che volevano sforzare.Ed una circostanza non indifferente non devesi lasciar passare inosservata.Il signor avv.to Federico Campanella, non chiamato, né di servizio,trovavasi alla maggiorità al momento dell'attacco, ed a forza voleva andarlui alla guardia d'una porta interna che dà adito al Castelletto. Vi sarebberiuscito, se non fosse stata l'opposizione formale del signor Papa (padre),che da quel momento addivenne un'altra delle bestie nere della fazione;238

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