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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itla città, allorché il mal anivato e impolitico ordine del suo cacciamento,tacciato subito d'attentato alla libertà de' cittadini, produsse quel movimentopopolare a tutti noto, di cui poco mancò che l'attuale ministrodi Guerra non restasse la vittima, se i faziosi avessero potuto condurrea buon fine i loro reconditi progetti.La dimostrazione a favore della libertà individuale, che moveva i più,non era che un pretesto per i faziosi. Volevano proclamare un governoprovvisorio, e senza l'intervento di alcuni buoni cittadini, che impedironopiù luttuose scene, forse vi sarebbero riusciti, se avessero potutoindurre dalla loro parte il popolo, il cui buon senso, poche rare volte pervenneroad ingannare. Non fu però senza un qualche risultato favorevoleper la fazione il movimento della sera del 31 agosto. Il generale BalbiPiovera, ch'essi odiavano e volevano togliere dal comando della guardia,perché non aveva voluto far battere la generale, fu costretto a chiederela sua licenza, approfittando dell'intimorimento in cui avevano posto leautorità, i faziosi pensarono ad un'altra impresa.La sera del lo settembre, grande adunamento di popolo, pel cui mezzo,invasi gli uffici della polizia, ne gettarono in strada carte, registri, scaffalie vi diedero fuoco. Molte preziose carte e documenti, che forse taluni diessi compromettevano, furono da' faziosi trafugati, e dopo aver sforzatola cassa della direzione e toltine i danari e gli oggetti preziosi in essa custoditi,e che dissero poi esser stati trafugati dagli stessi impiegati dellapolizia, si avvidero che il famoso puro caso liberticida contro i demolitoridel San Giorgio non rinvenivasi tra quelle carte, e pensarono al rimedio,perché assolutamente doveva annichilarsi.Il Pellegrini, principale direttore del moto della sera, recavasi conseguito la mattina del 2 all'uffizio del Fisco e chiedeva audacemente innome del popolo sovrano, di cui si disse il rappresentante, gli fosse tostamenterimesso quel processo. Negava consegnarlo il magistrato, e Pellegrinipartiva, dopo aver annunziato che il popolo sarebbe ito la sera stessaa dar fuoco agli archivi fiscali. Il Pareto, nelle cui mani stava in quel momentoogni autorità, accorreva al riparo, e presentatosi a sua volta alFisco, a scanso di maggior male, si faceva rimettere il processo, che, scesonel cortile, dall'alto della scala del palazzo, ei dava alle fiamme, in mezzoad una moltitudine, che irrompeva in applausi al gran cittadino, all'ottimopatriota, ed i faziosi più di tutti gli altri gridavano ed applaudivano: nonera anco giunto il momento per Pareto, di lui ancor avevano bisognolMa fu quello un fatto vergognoso. La legge violata da un illibato cittadino,onde scansare gli effetti delle minaccie scellerate d'un infame agìtatore,forse venduto all'Austria I232

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