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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itrazioni segrete del circolo, e lasciava capire la disponibilità di misurerepressive 17. Si era convinti che si volesse porre la città in statod'assedio: temendo gli effetti di una reazione, l'Intendente generaleGustavo Ponza di San Martino cercò di temperare il contenuto delproclama (in verità formulato con eccessivo accento militare) conun contro manifesto, e la tensione degli animi fu apparentementesospesa. Verso sera era giunta parte della deputazione del circolo,che era stata inviata a Torino 18, e poiché non era stata ricevuta dalre, l'agitazione dei democratici repubblicani aveva un nuovo pretestovalidissimo di azione demagogica. Intanto giungeva il commissarioregio: a coloro che lo avevano visto scendere davanti all'albergodi Londra, egli, con gesto risoluto, consigliò di ritirarsi in ordine, edisse che il mattino seguente avrebbero letto il suo proclama. All'arrivodel Buffa, asseriva la relazione citata «tutti i buoni esultavanoed i tristi lor facevano eco. I primi speravano con ragione ch'egliavrebbe portato riparo allo stato infelicissimo della città; i secondisi lusingavano di mettere il ministro nella dura necessità di appoggiarsisul circolo, ma non conoscevano l'uomo •.Il Buffa avrebbe dovuto con la sua condotta dimostrare la nuovapolitica democratica del ministero Giobertil ',dichiarando che il17 A proposito di quel manifesto, la relazione citata del questore e degli assessoridi sicurezza pubblica conteneva alcune puntuali osservazioni. «Se questo scrittoaltamente irritava una gran parte della popolazione. poiché, a dir vero, potevasi risparmiare,servi non pertanto meravigliosamente a far conoscere ai facìnorosì che sivegliava su di loro e che si era preparati a rispingere ogni attacco. Dicemmo che potevasirisparmiare quel proclama; ora diremo che anzi dovevasi, e che fu imprudenteed impolitico, poiché il generale s'era, come crediamo, autorizzato a prender quellemisure che lo stato delle cose richiedeva, non doveva avvisarne gli avversarli ed aspettarnein silenzio l'attacco; e se l'attacco succedeva, era quello il momento di finirlauna volta per sempre con la fazione. Inoltre quel proclama fece scorgere a tutti ch'eravidisaccordo tra l'autorità. civile e la militare, e se questa aveva l'incontrastabile dirittodi precauzionarsi, non aveva però quello di arrogarsi un potere che, giusta la leggee la Costituzione non gli competeva. Con quel manifesto il generale De Launay minacciavala città. d'una semi dichiarazione dello stato d'assedio, ed al generale De Launayciò non apparteneva•.n La deputazione era composta da David Morchio, Emanuele Celesia, DidacoPellegrini, Nicola Cambìaso, Luigi Lomellini, i quali si erano qualificati dept4tali delpopolo gmovl$'. Il 19 dicembre fu pubblicato un RlfIlliconto della d,pvlanOfU ,I1IOVI$'.Fallita la speranza di parlare col re, perchè fu risposto ai genovesi che si riconoscevanosoltanto i deputati del parlamento, non restò che la possibilità di un'interpellanzadi Didaco Pellegrini, che, essendo deputato al parlamento, chiese al ministro dell'Intemoche si fosse sospeso l'invio di nuove truppe a Genova. Pinelli lodò l'intendentedi Genova.e qualificò moti anarchici, so~rsione sociale l'azione del Circolo Italiano.Il fallimento della deputazione aveva inasprito ancor più il circolo, il quale era decisoa persistere nelle sue istanze.• È estremamente indicativa una lettera di Vincenzo Ricci, scritta da Torinoil 16 dicembre <strong>1848</strong> all'avvocato ... [manca la busta probabilmente indirizzata aMatteo Mollino], conservata presso la Biblioteca Universitaria di Genova: «I fatti23

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