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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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www.accademiaurbense.itla necessità di ttansigere coi retrogradi, poi, alla fine, di cacciarsi aftattonelle loro braccia, e suo malgrado si trova spinto nella riazione a golfolanciato. Credo che anche il re di Napoli, quando entrò nella via delle violenze,fosse ben lungi dal credere che queste l'avrebbero tratto dove orasi trova. Il nostro governo avrebbe percorso lo stesso cammino e rovinatola fama del Re, il reggimento costituzionale, quindi lo Stato, quindi l'Italia.lo, dunque, pensai tra me che bisognava tenere altra via, cercare, sefosse possibile, far risorgere la città dal suo lungo avvilimento, far si ch'ellastessa si salvasse da sè, desse forza morale al governo. Per dar tempo allacittà di ripigliare animo, bisognava procurarle qualche giorno di quiete,toglierla per alcun tempo dall'incubo della paura, onde, misurata benela grandezza del pericolo, ritrovasse nuovamente la pristina energia etrascinasse quasi ella stessa il governo a salvarla, prestandogli tanta forzamorale, che la materiale fosse inutile. Per procurare alla città questi giornidi quiete, era mestieri togliere al Circolo Italiano ogni pretesto politico diturbolenza. Quindi, mentre gli animi ermo sospesi per la mia venuta,feci subito spargere per la città il nostro programma, il quale piacesse atutti, fuoriché a quelli, che, volendo ad ogni modo la repubblica, non sonopersuadibili in nessun modo; quindi, pel momento rimase più difficileogni turbamento della quiete pubblica. Poche ore dopo chiamai l'ufficialitàdella guardia nazionale, le parlai, rimase incantata. Nell'uscire trovò unacerta quantità di popolo nella corte del palazzo ducale, al quale unitasi,cominciarono a far degli evviva, gridando ch'io mi affacciassi alla finestra.Mi affacciai, parlai al popolo già cresciuto di numero, fui applaudito; sen'andarono contenti. Quindi crebbe la difficoltà di far turbolenza. Al dopopranzopubblicai il mio proclama, che fece andar in estasi la città; i piùesaltati esclamavano ch'era giunto il Messia, le turbolenze diventaronoimpossibili. Il Circolo Italiano si trovò sbalordito, volle fare il repubblicanosevero, parlò la sera medesima di me con parche lodi, ma il giorno dopovenne una sua deputazione, che mi trovò famigliarissimo e fermo; tornòvia contenta di me. I più esaltati, ma onesti, venivano a protestare che miavrebbero sostenuto, che la città sarebbe stata tranquilla.In quel giorno vi fu lungo le strade nuove la rivista della guardianazionale. Percorsi tutta la fila, osservando se l'entusiasmo avesse destatola città dalla sua apatia. Le strade erano piene, piene le finestre, si gridavanoevviva, si facevano applausi, ma mi accorsi che la città non s'eraancora desta dalla sua apatia. Stava, mezza tra impaurita e meravigliata;mi chiamavano l'angelo salvatore, ma tremavano ancora. E pazienzaIAlla sera ci fu illuminazione: il circolo si servi di quella occasione pertentare una dimostrazione, ma, benché il Pensiero Italia1JO la chiamasse157

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