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IL REGNO DI SARDEGNA NEL 1848-1849 - archiviostorico.net

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~: • Iwww.accademiaurbense.it.-.;mazzjniani genovesi e i gruppi valeriano e brofferiano scoprirono subitoi limiti della democrazia giobertiana 18 (e la considerarono pertaluni aspetti una prova di municipalismo dinastico abilmente truccato)e non trovarono nel nuovo ministero nessuna intenzione di portaresu un piano di politica democratica i problemi della costituente edella guerra. La politica estera era articolata attraverso gli schemimentali di un astrattismo politico, che non poteva trovare corrispondenzanel mondo diplomatico italiano; la politica finanziaria, nonostantele buone intenzioni (ma anche in parte l'indolenza) di Ricci,era rimasta vincolata alle aporie di prestiti non studiati sufficientementenelle formulazioni delle richieste. Si notava nei circoli dell'estremismodemocratico il timore che i ministri avevano nell'affrontarecerti problemi e nel chiarire l'assunto delle loro posizioni. La mediazioneanglo-francese, combattuta durante l'opposizione al ministeropinelliano e che era stata un tema-base di lotta, ora sembrava essereun motivo di speranza, anche se intorno ad essa non si era ricevutala minima notizia. L'illusione di una politica democratica portatadall'avvento di Gioberti fu una cometa nel dicembre del <strong>1848</strong>: si vedevachiaramente che nulla era cambiato, e che Gioberti sarebbe benpresto rimasto impigliato nei suoi miti e che il suo governo non sisarebbe scostato dalla linea pinelliana 17.11 Già.il 17 dicembre Ilarione Petitti di Roreto scriveva a Michele Erede riferendosial ministero Gioberti: «Il suo programma, letto alle Camere ieri, dicesi conformea quello dell'uscente, e già. Brofferio e compagni trattan Gioberti d'impudente e codinot (ARTURO Co<strong>DI</strong>GNOLA, Dagli albcwi, op. cit., p. 572). Gran parte della vecchiaopposizione democratica aveva accolto con diffidenza il programma del ministero giobertiano.È interessante ricordare un passo delle memorie del conte De Reiset: «Ilprogramma ministeriale non era altro che una lunga fraseologia, un'esposizione diprincipii in contraddizione con le necessità. del potere. Vi si parlava della mediazione,che aveva fatto ormai il suo tempo e che doveva svilupparsi da sola; della guerra,con la riserva circa il momento in cui si sarebbe dovuto farla; della Costituente, Inaanche della necessità. di assicurare l'indipendenza dei singoli Stati, del carattere democraticodel Ministero e nel tempo stesso del profondo rispetto per il trono e per il Sovrano,nonché di un appello alle classi un tempo privilegiate. Una parte dell'anticaopposizione si dimostrava assai malcontenta. «I vecchi ministri - affermava Brofferio- erano persone oneste. Non concedevano troppo, Ina non avevano promessonulla. Questi di adesso hanno promesso tutto, ma non concedono nulla t. Vivaci attacclùcontro tutti i punti del programma ministeriale non tardarono a comparirenel MUSaggMO di Torino, organo del Brofferio t (cfr. Torino <strong>1848</strong>. Riccwdi sul Riscwgi­-'O del diplomatico francue conte DB RBISBT, Milano, 1945, pp. 213-214).17 Sono interessanti alcuni giudizi di Lorenzo Ranco, che fu poi deputato disinistra e oppositore a Gioberti. Il 27 dicembre <strong>1848</strong>, egli scriveva al Buffa: «Quelloche il ministero si voglia fare col tempo, non lo so: quello che faccia presentementelo so io e lo sanno tutti, cioè 'un bel nulla. Molti si domandano qual differenza corratra il ministero Pinelli e il presente ministero, quale differenza realmente esi-. sta, se non nella variata tempra' del programma, nell'aver proclamata in parole la, democrazia e nel seguitare in fatto le vecchie tradizioni. . . La suprema ingerenza12

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