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Ipertesto B – Periferie del mondo e globalizzazione - Sei

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2Caratteri <strong>del</strong>la <strong>globalizzazione</strong>La <strong>globalizzazione</strong> è un fenomeno complesso, emerso dopo la crisi dei sistemi comunisti in Cina ein URSS, che ha permesso la trasformazione <strong>del</strong>l’intero pianeta in un unico mercato globale. In secondoluogo, la <strong>globalizzazione</strong> è figlia <strong>del</strong>la rivoluzione informatica, che ha permesso il trasferimento didati, informazioni e denaro ad una velocità inconcepibile fino a pochi decenni fa.Il processo di <strong>globalizzazione</strong>, ovvero di un’internazionalizzazione <strong>del</strong>le relazioni economichetale da creare una «economia <strong>mondo</strong>», non era certamente un fatto nuovo e avevaanzi radici lontane, in quanto i suoi precedenti risalivano quanto meno all’epoca <strong>del</strong>legrandi scoperte geografiche. Ma era stato nel quarantennio precedente al 1914 che la <strong>globalizzazione</strong>aveva raggiunto un grado assai elevato di intensità e organicità. In seguito legrandi fratture che avevano caratterizzato le relazioni tra le grandi potenze tra la prima guerramondiale e il crollo <strong>del</strong>l’Unione Sovietica avevano reso impossibile lo sviluppo <strong>del</strong> processo,il quale dopo quest’ultimo evento aveva potuto riprendere il suo cammino. Senonché la <strong>globalizzazione</strong><strong>del</strong>l’ultimo decennio <strong>del</strong> Novecento ha poggiato su una serie di componenti chedavano a essa la sua tipicità e un’intensità in precedenza neppure pensabile, frutto <strong>del</strong>lacombinazione di fattori economici, tecnologici, sociali, politici e culturali <strong>del</strong> tutto nuovi, liberati,per così dire, dagli epocali mutamenti geo-politici. Occorre partire dal dato che tragli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta si assistette in tutti i Paesi sviluppati, con particolareintensità in America, a una forte riduzione <strong>del</strong> peso <strong>del</strong>la grande industria, soprattuttometalmeccanica e siderurgica e quindi anche di quello <strong>del</strong>la classe operaia, alla dilatazione<strong>del</strong> settore terziario [quei lavoratori impegnati non nell’agricoltura (settore primario,perché fornitore di cibo), non nell’industria (settore secondario, fornitore di beni di consumo),bensì nell’ambito <strong>del</strong>la fornitura di servizi, n.d.r.] (che nel 1995 comprendeva ormai negli StatiUniti oltre il 70% <strong>del</strong>la forza lavoro) e alla sempre maggiore automazione degli impianti. L’arretramento<strong>del</strong>la grande industria tradizionale, i cui cicli di vita erano in genere notevolmentelunghi, è andato di pari passo con la moltiplicazione di nuove imprese di piccole-medie dimensioni,basate su un tasso assai elevato di informatizzazione, tese a rispondere con rapiditàall’evoluzione <strong>del</strong>le tecnologie e alle richieste <strong>del</strong> mercato, destinate a nascere e a sparirespesso rapidamente, con la conseguenza di non assicurare più agli addetti un «lavoroper la vita», ma un’occupazione precaria.Tutto ciò si è accompagnato alla drastica diminuzione <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong>l’intervento nell’economia<strong>del</strong>lo Stato – che in molti Paesi specie europei aveva assunto la fisionomia diStato imprenditore – e a un ruolo corrispondentemente maggiore <strong>del</strong>la libera iniziativa. […]L’attacco si rivolse <strong>del</strong> pari contro il Welfare State, accusato di pesare in maniera insostenibilesulle finanze pubbliche e di abituare i suoi beneficiari all’inerzia e al parassitismo.Lo sviluppo<strong>del</strong>l’elettronicae <strong>del</strong>l’informaticaha contribuitonotevolmenteal processo di<strong>globalizzazione</strong>.IpErtEStOIPERTESTO B7<strong>Periferie</strong> <strong>del</strong> <strong>mondo</strong> e <strong>globalizzazione</strong>F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012

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