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Ipertesto B – Periferie del mondo e globalizzazione - Sei

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IpErtEStO➔Londra e New YorkMan mano che ci si allontana dal centro, le condizioni di vita dei lavoratori tendono apeggiorare; utilizzando sempre un esempio relativo all’età moderna, possiamo dire che uncontadino o un lavoratore urbano olandese godeva di un regime alimentare molto più equilibratodi quello dei suoi equivalenti francesi o tedeschi: la sua maggior ricchezza e la disponibilitàpiù ampia di generi alimentari consentivano infatti una dieta sufficientemente variata.All’opposto, cioè all’estrema periferia, coloro che lavoravano per il centro <strong>del</strong>l’economia-<strong>mondo</strong>erano <strong>del</strong> tutto asserviti alle esigenze produttive olandesi e spietatamente sottoposti a esse.rispetto al sistema gravitante su Venezia, l’economia-<strong>mondo</strong> che ruotava intorno ad Amsterdampresentava una differenza fondamentale: le periferie olandesi erano molto più lontanenello spazio rispetto a quelle <strong>del</strong>la città lagunare, il che stava a significare che l’area occupatadall’economia-<strong>mondo</strong> egemonizzata dall’Olanda era molto più estesa di quella <strong>del</strong>l’economia-<strong>mondo</strong>veneziana. Nell’Ottocento, Londra e l’Inghilterra divennero il centro di uno spazioeconomico ancora più vasto, che comprendeva, come propria periferia, l’India, gran parte<strong>del</strong>l’Africa, <strong>del</strong>l’Asia e <strong>del</strong>l’America <strong>del</strong> Sud. Dopo la prima guerra mondiale, questo ruolocentrale fu assunto dagli Stati Uniti: la grande crisi <strong>del</strong> 1929 toccò tutto il <strong>mondo</strong> capitalistico,ma ebbe il suo atto iniziale nel collasso <strong>del</strong>la Borsa di Wall Street, a New York.UNITÀ XV2IL TEMPO DEL DISORDINESia in Africa sia inAmerica Latina, nellegrandi metropoli(nell’immagine unaveduta dei quartieripoveri di Lima,la capitale <strong>del</strong> Perù)le periferie sonodiventate estesiquartieri abitati inprevalenza da unamassa di diseredati, conun alto tassodi <strong>del</strong>inquenzae di mortalità.Africa e America Latina, periferiedegli Stati Unititrasferiti e applicati al Novecento, i concetti di economia-<strong>mondo</strong> e di periferia permettonodi capire, meglio di altre categorie interpretative, il posto specifico occupato nella storia<strong>del</strong> secolo scorso sia dal continente africano (e, più in particolare, dalle sue regioni nere,sub-sahariane), che dall’America Latina.Nel corso <strong>del</strong> Novecento, entrambi i continenti hanno registrato un cospicuo aumento<strong>del</strong>la popolazione; sia nell’America <strong>del</strong> Centro-Sud (negli anni Cinquanta e Sessanta),sia in Africa (negli anni Settanta), il tasso medio di incremento è stato a lungo <strong>del</strong> 3%.«Dai circa 60 milioni nel 1900 – scrive Manuel plana per l’America centro-meridionale– si è passati ai 360 milioni <strong>del</strong> 1980 e ai 570 milioni previsti per la fine degli anni Novantadalle proiezioni degli organismi internazionali, una crescita che appare in tutta lasua portata dirompente se si considera che nel corso <strong>del</strong> xIx secolo la popolazione latinoamericanaera poco più che raddoppiata mentre alla fine <strong>del</strong> Novecento essa sarà cresciutadieci volte rispetto all’inizio <strong>del</strong> secolo, con i relativi problemi sul piano <strong>del</strong>la strutturaeconomica e sociale».F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012

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