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TC genn06.indd - Fraternità Sacerdotale di San Pio X

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una grave insubor<strong>di</strong>nazione; ma se lʼazionefosse stata commessa soltanto da unlimitato numero <strong>di</strong> persone, o dai principalidella citta<strong>di</strong>nanza, costoro dovrebberoessere condannati e sottoposti alla sentenzadel tuo sapientissimo giu<strong>di</strong>zio; ma poiché,al contrario, essa fu commessa dallʼinterapopolazione, e comune fu la stoltezza <strong>di</strong>questo crimine, conviene a te passare tantagente a filo <strong>di</strong> spada e fare un deserto <strong>di</strong>questa città <strong>di</strong> Dio e dellʼImperatore?»( 21 ).Quanto alla pena della confiscazione <strong>di</strong> tuttibeni della città, la proposta del <strong>San</strong>to <strong>di</strong>scrivere allʼImperatore convinse il Maestro<strong>di</strong> desistere. Ma gli <strong>di</strong>sse: «Noi, o santissimoPadre, conoscendo bene i sentimenti del pioImperatore verso <strong>di</strong> te, ti rimettiamo findʼora questo ingente versamento <strong>di</strong> danaro,che eccede il valore <strong>di</strong> oltre duemila monetedʼoro; ma che poi noi abbiamo a perdonareanche lʼuccisione dei capitani delle navie lʼingiuriosa <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> queste, ciònon sarebbe ragionevole, né giusto»( 22 ).Con parole molto persuasive il <strong>San</strong>to feceperdonare generosamente anche lʼuccisionedei capitani. Meno convinto fu il Maestro<strong>di</strong> rimettere la pena <strong>di</strong> morte allʼesattoreGregorio Malino. Al povero maestrobolliva il sangue nelle vene e quando videdavanti a sé lʼesattore, «…alzatosi in pie<strong>di</strong>,pieno <strong>di</strong> ira, cominciò ad imprecare contro<strong>di</strong> lui, contro tutti i suoi famigliari e controtutto quello che gli apparteneva, dal cavalloe dal bue sino alle galline ed al cane eda tutto il resto. Spaventato costui e nonsapendo che cosa rispondere, il Maestro,fattolo sedere per essere egli protospatario,così gli <strong>di</strong>sse: “Vattene, miserabile, con tuttii tuoi pari sconsigliati e fatevi quin<strong>di</strong> inanziunʼimmagine del santo Nilo; né rifinite mai<strong>di</strong> venerarlo e <strong>di</strong> rendergli grazie, perchéio vi giuro sul capo del sacro Imperatoreche, se non era per lui, voi in vita vostranon lo avreste mai più glorificato”»( 23 ).È da notare il particolare che per essereprotospatario lʼaccusato poté sedersi. Iltitolo <strong>di</strong> protospatario sin dalla metà delsec. VII era una mera <strong>di</strong>gnità onorifica,mentre prima designava i gran<strong>di</strong> ufficialiaddetti agli alti coman<strong>di</strong> dellʼesercito.Inoltre va ricordato che vi fu unLa Madonna “achiropita” <strong>di</strong> Rossano, VIII sec.legame <strong>di</strong> parentela tra le famiglie deiMaleina e dei Foca e che le due famiglieavevano gran<strong>di</strong> posse<strong>di</strong>menti e moltericchezze acquisite ingiustamente duranteun secolo. Per coprire tale illecito possessolo stesso Imperatore Romano Lecapeno,dopo aver emanato la Novella che vietavaai funzionari tali possessi, decretò unaprescrizione quarantennale. Ecco perché ilsanto <strong>di</strong>mostrò tanta comprensione per i suoicompatrioti e riuscì così facilmente a piegarela volontà ven<strong>di</strong>cativa <strong>di</strong> Niceforo.LA VISITA DELLʼEUNUCOCUBICULARE GIUSEPPE BRINGASLʼEunuco cubiculare o parakimòmenos,era il capo degli eunuchi,addetti al servizio della camera daletto dellʼImperatore, il cubiculum. Ilparakimòmenos aveva il preciso compito<strong>di</strong> dormire <strong>di</strong> traverso alla porta dellacamera imperiale. Nel X secolo, <strong>di</strong>venneil personaggio più influente del Palazzo,anzi dellʼImpero( 24 ). Tanto che nel Bios,il Bringas, arrivato a Rossano attribuì ase stesso una <strong>di</strong>gnità superiore allo stessopatriarca <strong>di</strong> Costantinopoli e si stupì che sanNilo non fosse venuto ad ossequiarlo contutti gli altri: «Neppure il patriarca avrebbeavuto lʼar<strong>di</strong>re <strong>di</strong> comportarsi con me cosìsuperbamente e così <strong>di</strong>sprezzare la miavenuta!»( 25 ). Gli fu spiegato dai circostantichi era san Nilo e che non temeva nemmenolʼImperatore. Allora il cubiculario gliscrisse una lettera scongiurandolo <strong>di</strong> non43La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica

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