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TC genn06.indd - Fraternità Sacerdotale di San Pio X

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Papa Innocenzo III. Mosaico dellʼantica basilica<strong>di</strong> <strong>San</strong> Pietro.testualmente: «Bruciare gli eretici è controla volontà dello Spirito»( 14 ).Gli argomenti sulla necessariamansuetu<strong>di</strong>ne della Chiesa apportati dagliavversari <strong>di</strong> questa tesi si riferisconopiuttosto allʼesercizio del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> gla<strong>di</strong>oche non alla sua esistenza. Ammessalʼesistenza <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>ritto, <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficilenegare alla Chiesa il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> applicarlo<strong>di</strong>rettamente, senza lʼinterme<strong>di</strong>ario delloStato, anche se volentieri ammettiamo checiò deve essere avvenuto raramente.LA CHIESA NEI SUOI RAPPORTICON LA SOCIETÀ TEMPORALEa) Il potere in<strong>di</strong>rettoRiteniamo inutile ricordare qui leinnumerevoli condanne dei PonteficiRomani al sistema <strong>di</strong> separazione dellaChiesa dallo Stato, falsissima maximequeperniciosa sententia, come lo definiva san<strong>Pio</strong> X nellʼenciclica Vehementer.Indubbiamente alla Chiesa, comesocietà spirituale, non spetta <strong>di</strong> per sé alcunpotere imme<strong>di</strong>ato sulle cose del governotemporale, che esulano dal suo fine.Regnum meum non est de hoc mundo: il fine<strong>di</strong> quel Regno <strong>di</strong> Dio che è la Chiesa non èassolutamente terreno, ma soprannaturalee celeste.Tuttavia, per la superiorità dellospirito sulla materia, del fine soprannaturaleche ingloba il fine temporale, si deveammettere una netta subor<strong>di</strong>nazione delloStato alla Chiesa, almeno in via in<strong>di</strong>retta.Non si tratta <strong>di</strong> un mero potere <strong>di</strong>rettivo,come volevano il Bossuet ed i gallicani,ovvero <strong>di</strong> un semplice potere <strong>di</strong> consigliareed esortare o <strong>di</strong> insegnare la giusta stradaai sovrani (come <strong>di</strong>cevano i QuattroArticoli della Dichiarazione del Clerogallicano del 1682, condannati dal brevedel beato Innocenzo XI dellʼ11 aprile 1682e dalla Costituzione Inter multiplices <strong>di</strong>Alessandro VIII del 4 agosto 1690, DzS.2281-2285; condanna ripresa da <strong>Pio</strong> VIin Auctorem fidei, DzS. 2699): è inveceuna vera giuris<strong>di</strong>zione comprendente il<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare, giu<strong>di</strong>care, costringere.Lo abbiamo visto in qualche misura peril potere <strong>di</strong> usare del cosiddetto bracciosecolare, ed abbiamo già citato la necessariasottomissione <strong>di</strong> un gla<strong>di</strong>o allʼaltro volutada Bonifacio VIII. Questa sottomissionein<strong>di</strong>retta, la cui esistenza è innegabile,deriva dallʼautorità che la Chiesa ha su tuttii battezzati, Principi compresi, e dal suodovere <strong>di</strong> provvedere al bene dei medesimi.Così, in tutto ciò che tocca la fede o lamorale, la Chiesa ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> intervenire,ratione peccati, secondo lʼespressioneusata da Innocenzo III( 15 ) e BonifacioVIII. Oltre a san Roberto Bellarmino,che largamente spiegò lʼesistenza e lanatura <strong>di</strong> tale potere, citiamo qui le parole<strong>di</strong> san Tommaso: «La potestà secolare èsottomessa alla spirituale, come il corpoallʼanima, e perciò non si usurpa il poterese il Prelato spirituale si intromette neltemporale quanto alle cose nelle quali gliè sottomessa la potestà secolare»( 16 ).Lʼestensione <strong>di</strong> un tale potere in<strong>di</strong>retto,che è vera giuris<strong>di</strong>zione, è massima.13La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica

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