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TC genn06.indd - Fraternità Sacerdotale di San Pio X

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Cari Lettori,Lʼincontro del nostro Superioregenerale con il Papa Benedetto XVI, il 29agosto u.s., e la recente manifestazioneorganizzata a Roma in occasione dellapubblicazione della biografia <strong>di</strong> Mons.Lefebvre hanno rilanciato sui me<strong>di</strong>a il«<strong>di</strong>battito sulla Tra<strong>di</strong>zione», sul quale datempo pesava un silenzio concertato.La ripresa del <strong>di</strong>alogo con le autoritàromane, dopo lʼelezione del nuovoPontefice, sembra dunque interessarenuovamente la stampa.Noi stessi abbiamo esaminato, daquattro mesi, numerose “interviste” sia <strong>di</strong>organi nazionali sia <strong>di</strong> organi internazionali,e dobbiamo ammettere che, anche se irisultati sono <strong>di</strong> valore ineguale, a contifatti, contrariamente a quelli a cui eravamoabituati, sono stati piuttosto benevoli ehanno suscitato un reale interesse nei nostriinterlocutori che umilmente riconoscevanola loro ignoranza sia sui punti dottrinalisui quali venivano ad interrogarci, siasulla <strong>Fraternità</strong> <strong>Sacerdotale</strong> <strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X,<strong>di</strong> cui dovevano parlare ai loro lettori oascoltatori.In questo e<strong>di</strong>toriale ci proponiamo<strong>di</strong> offrivi in maniera ancora più obiettiva,il pensiero del nostro Superiore Generalesu questi ultimi avvenimenti, ispirandoci<strong>di</strong>rettamente alle sue recenti <strong>di</strong>chiarazionialla stampa e alle sue ultime conferenze.In realtà è dallʼanno 2000 che le<strong>di</strong>scussioni con Roma sono riprese in modopiù continuato.Il pellegrinaggio dellʼAnno <strong>San</strong>to nefu lʼoccasione, e il primo passo fu fatto daRoma. Fu quella una circostanza propiziaper la <strong>Fraternità</strong> <strong>di</strong> manifestare alle autoritàromane la sua cattolicità e <strong>di</strong> testimoniare al<strong>San</strong>to Padre la nostra deferenza. E questo,benché la nostra analisi della situazioneattuale della Chiesa sia <strong>di</strong>versa dalla loro.Un primo suggerimento da partenostra fu che la «Tra<strong>di</strong>zione» poteva esserela soluzione alla «crisi della Chiesa». È ciòche ha riaffermato poi Mons. Fellay.Il 29 agosto u.s. tre punti sono statimenzionati dal <strong>San</strong>to Padre per migliorare lasituazione e aprire un possibile <strong>di</strong>alogo: lostato <strong>di</strong> necessità che noi abbiamo invocatofino ad ora, questo stato oggi in relazione alnostro legame con il Papa; lʼinterpretazionedel Concilio alla luce della Tra<strong>di</strong>zione(dopo aver definito chiaramente checosa dobbiamo intendere per Tra<strong>di</strong>zione,aggiungiamo noi) e la questione più praticadel modo strutturale in cui questo <strong>di</strong>alogopotrebbe progettarsi.Sono questi, anzitutto, dei “puntidʼincontro” dove si può arrivare ad unaspiegazione, anche se ci urtiamo ancoracontro una certa incomprensione da parte<strong>di</strong> Roma circa la nostra posizione.Il <strong>di</strong>alogo è dunque necessario perchiarire il <strong>di</strong>battito prima <strong>di</strong> affrontare ilvero problema, che, a nostro avviso, non èquello dellʼesistenza della <strong>Fraternità</strong>, ma èun problema molto più profondo che toccala Chiesa stessa. Nessuno, infatti, può negareche cʼè una grave crisi nella Chiesa.E le confessioni del Car<strong>di</strong>nalRatzinger nel Venerdì <strong>San</strong>to <strong>di</strong> questʼanno,confessioni che hanno avuto un largo eco,possono confortarci e ridarci speranza nelnostro combattimento. Ci sono sempre piùtestimonianze da parte <strong>di</strong> certe autoritàromane che riconoscono e confessano glieffetti <strong>di</strong>sastrosi della crisi, quali il numeroincessantemente decrescente <strong>di</strong> vocazioni,la sovversione della Liturgia, lʼassenza<strong>di</strong> catechesi, la rovina delle scuole dettecattoliche.Evidentemente, il <strong>di</strong>alogo noncostituisce affatto una politica <strong>di</strong>allineamento da parte nostra. Ma ilgiorno in cui i sacerdoti e i fedeli attaccatialla Tra<strong>di</strong>zione potranno vivere in modonormale ed avere uno sviluppo normaledella loro vita cattolica senza esserecostretti ad accettare né la nuova Messa néil Concilio, si aprirà una fase fondamentaledella risoluzione della crisi che permetteràper <strong>di</strong> più un esercizio maggiormentelibero della Tra<strong>di</strong>zione.La Chiesa tuttavia non sarà per questocompletamente uscita dalla crisi. A tal finebisognerà anzitutto ristabilire i princìpidella Tra<strong>di</strong>zione, e ciò non può farsilasciando intatti i princìpi <strong>di</strong>struttivi cheE<strong>di</strong>toriale3La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


È necessario dunque collocarlo inquesto contesto particolare che fa sì che nonse ne possa fare un dogma, così come nonse ne possono accettare tutte le proposizioniquasi fossero rivestite della medesima notateologica.Anche qua non si tratta, come abbiamodetto per la Messa, <strong>di</strong> “tornare in<strong>di</strong>etro”.Non si può ignorare totalmente il Concilioné la crisi generale della società umananella quale si colloca la crisi più particolaredella Chiesa. Siamo oggi nel 2006, certo,ma la Chiesa non può rialzarsi se nonappoggiandosi nuovamente sui princìpi suiquali si è sempre appoggiata, accettando <strong>di</strong>correggere ciò che, nellʼultimo Concilio,è in <strong>di</strong>saccordo con tutta la Tra<strong>di</strong>zione delsuo insegnamento magisteriale.Il nostro fondatore era un uomoprofondamente ottimista perché era un uomo<strong>di</strong> fede. Dio ha promesso la Sua assistenzaalla Chiesa e non lʼabbandonerà. Essaattraversa una crisi profonda, certamente lapiù grave <strong>di</strong> tutta la sua storia, ma la Fede ci<strong>di</strong>ce che la crisi cesserà. Anche se dobbiamoaspettarci sofferenze morali e forse fisicheancora più gran<strong>di</strong>, sappiamo che sarannosuperate: «Non praevalebunt». Ve<strong>di</strong>amogià spuntare allʼorizzonte una nuovagenerazione <strong>di</strong> sacerdoti. Quanto agli“uomini del Concilio”, essi stanno perscomparire. Questi giovani sacerdoti deiquali alcuni vengono volentieri da noi,soffrono <strong>di</strong> un duplice vuoto teologico eliturgico. E noi sappiamo che la natura,e ancor più la soprannatura, ha orrore delvuoto. Noi abbiamo qui un ruolo capitale dasvolgere. Mons. Lefebvre ce lo ricordavaspesso e certamente aveva presente questasituazione futura nel fondare la <strong>Fraternità</strong><strong>Sacerdotale</strong> <strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X.Le testimonianze <strong>di</strong> sacerdoti e <strong>di</strong>fedeli mostrano che noi rappresentiamoper loro una speranza. Chi? Che cosa?Forse meno noi stessi che il nostro modo<strong>di</strong> vivere. Un modo <strong>di</strong> vivere che ci hatrasmesso la formazione ricevuta inSeminario e che altro non è che il modo<strong>di</strong> vivere che ha santificato generazioni <strong>di</strong>sacerdoti, animandoli e sostenendoli nellaloro lotta quoti<strong>di</strong>ana, permettendo loro<strong>di</strong> dare alle anime ciò che attendevano eattendono sempre da loro: la santità, la vitadella grazia, cioè la Fede che dà la salvezza,la vita eterna.La SS.ma Vergine Maria lʼha ricordatotante volte nei Suoi materni avvertimenti,soprattutto a La Salette e a Fatima, eanche a Lourdes, dandoci le armi dellariconquista: la preghiera e la penitenza.Se siamo fedeli alle Sue domande, allorafacciamo parte <strong>di</strong> quella milizia <strong>di</strong> cui giàparlava <strong>San</strong> Luigi Grignion de Montfort,siamo <strong>di</strong> quegli apostoli <strong>di</strong> Gesù e Maria,<strong>di</strong> quel “piccolo gregge”, «per quantopiccolo esso sia», piccola fiamma che puòincen<strong>di</strong>are il mondo.A l l ʼ i n i z i o d e l n u o v o a n n odoman<strong>di</strong>amo a Dio la grazia della fedeltà.Fedeltà al dovere quoti<strong>di</strong>ano, fedeltà allegrazie che incessantemente riceviamo dalCielo, fedeltà ai princìpi della nostra Fedecattolica e romana e alla <strong>San</strong>ta Messa chene è lʼespressione più santa.Don Marco Nély +Attività del Distretto per il mese <strong>di</strong> agosto 2006Vacanze in montagna per le famiglieDal 5 al 16 agosto a <strong>San</strong> Benedetto <strong>di</strong>Rodendo (Val Pusteria, 1050 slm).• <strong>San</strong>ta Messa quoti<strong>di</strong>ana, <strong>San</strong>to Rosario,conferenze varie, escursioni libere eorganizzate.• Ottimi prezzi e agevolazioni per lefamiglie numerose.• Attenzione: posti limitati.Per informazioni:Priorato <strong>San</strong> Carlo, tel. 011.983.92.72Pellegrinaggio in Terra <strong>San</strong>taSeconda metà del mese <strong>di</strong> agosto (dateda precisare)• Pellegrinaggio ai luoghi santi sotto la<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> don Marco Nély, Superioredel Distretto.Per informazioni:<strong>Fraternità</strong> <strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X, tel. 06.930.68.165La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


Lettera agliAmici e Benefattorin° 68Cari Amici e Benefattori,Tra alcune settimane avremo lagrande gioia <strong>di</strong> celebrare il centenariodella nascita del nostro venerato Fondatore,Mons. Marcel Lefebvre.Quale figura straor<strong>di</strong>naria questomissionario instancabile, missionarioprima in Africa per portarvi il Vangelo,missionario poi in Europa e nel mondointero affinché la fede cattolica vi siaconservata nella sua integrità!Ci piacerebbe ricordare qui la suamagnifica statura spirituale, le virtùprofonde che hanno animato Mons. MarcelLefebvre durante tutta la sua vita; ma ciaccontenteremo, nel contesto dellʼu<strong>di</strong>enzaavuta a fine agosto dal Papa Benedetto XVI,<strong>di</strong> ricordare un testo molto illuminante siasulla saggezza e profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> vedute delnostro Fondatore, sia sulla linea <strong>di</strong>rettriceche lo ha guidato e che noi abbracciamopienamente.Nel 1966, cioè un anno dopo a fine delConcilio, Mons. Lefebvre rispondeva conle seguente righe alle domande poste dalPrefetto del <strong>San</strong>tʼUfficio, Card. Ottaviani,sulla situazione della Chiesa:«[…] Oso <strong>di</strong>re che il male attuale misembra molto più grave della negazione omessa in dubbio <strong>di</strong> una verità della nostrafede. Esso si manifesta, ai nostri giorni, conuna confusione estrema delle idee, con la<strong>di</strong>sgregazione delle istituzioni della Chiesa,istituzioni religiose, seminari, scuolecattoliche, insomma <strong>di</strong> ciò che è stato ilsostegno permanente della Chiesa, ma altronon è che la continuazione logica delle eresiee degli errori che minano la Chiesa da alcunisecoli, specialmente a partire dal liberalismodel secolo scorso, che si è sforzato, ad ognicosto, <strong>di</strong> conciliare la Chiesa e le ideesfociate nella Rivoluzione.La Chiesa ha fatto dei progressinella misura in cui si è opposta a tali idee,che vanno contro la sana filosofia e lateologia; al contrario, ogni compromessocon queste idee sovversive ha provocatoun allineamento della Chiesa al <strong>di</strong>rittocomune e il rischio <strong>di</strong> renderla schiava dellesocietà civili.Dʼaltronde, ogni volta che gruppi <strong>di</strong>cattolici si sono lasciati attirare da questimiti, i Papi coraggiosamente li hannorichiamati allʼor<strong>di</strong>ne, li hanno illuminati e,se era necessario, condannati. Il liberalismocattolico è condannato da <strong>Pio</strong> IX, ilmodernismo da Leone XIII, il “Sillon”da san <strong>Pio</strong> X, il comunismo da <strong>Pio</strong> XI, ilneomodernismo da <strong>Pio</strong> XII. Grazie a questamirabile vigilanza, la Chiesa si consolida esi sviluppa. Le conversioni dei pagani, deiprotestanti sono numerosissime; lʼeresia èin rotta completa, gli Stati accettano unalegislazione più cattolica.Alcuni gruppi <strong>di</strong> religiosi imbevuti<strong>di</strong> queste false dottrine riescono, tuttavia,a <strong>di</strong>ffonderle nellʼAzione cattolica, neiseminari, grazie ad una certa indulgenzadei Vescovi ed alla tolleranza <strong>di</strong> taluniDicasteri romani. Ben presto tra questisacerdoti saranno scelti i Vescovi.È qui che si colloca il Concilio, ilLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica6


quale si apprestava con le Commissionipreparatorie a proclamare la verità <strong>di</strong> frontea questi errori, per farli scomparire a lungodallʼambito della Chiesa. Sarebbe stata lafine del protestantesimo e lʼinizio <strong>di</strong> unanuova era feconda per la Chiesa.Ora, questa preparazione è statao<strong>di</strong>osamente rigettata per far posto allapiù grave trage<strong>di</strong>a che abbia mai subito laChiesa. Noi abbiamo assistito al matrimoniodella Chiesa con le idee liberali. Sarebbenegare lʼevidenza, chiudersi gli occhi, il nonaffermare coraggiosamente che il Concilioha permesso a coloro che professano glierrori e le tendenze condannate dai Papi,or ora ricordati, <strong>di</strong> credere legittimamenteche le loro dottrine erano ormai approvate.[…]Si può e si deve <strong>di</strong>sgraziatamenteaffermare che, in linea quasi generale,quando il Concilio ha fatto delle innovazioni,ha scosso la certezza delle verità insegnatedal Magistero autentico della Chiesa comeappartenenti definitivamente al tesoro dellaTra<strong>di</strong>zione.Sia che si tratti della trasmissionedella giuris<strong>di</strong>zione dei Vescovi, delle duefonti della Rivelazione, dellʼispirazionedelle Scritture, della necessità della Graziaper la giustificazione, della necessità delbattesimo cattolico, della vita della Graziapresso gli eretici, gli scismatici e i pagani,dei fini del matrimonio, della libertàreligiosa, dei novissimi, ecc…, su questipunti fondamenti la dottrina tra<strong>di</strong>zionaleera chiara e insegnata unanimemente nelleuniversità cattoliche. Invece, molti testi delConcilio permettono ormai <strong>di</strong> dubitare <strong>di</strong>queste verità.Le conseguenze sono state rapidamentetratte e applicate nella vita della Chiesa:- I dubbi sulla necessitò della Chiesae dei sacramenti provocano la scomparsadelle vocazioni sacerdotali.- I dubbi sulla necessità e la naturadella “conversione” <strong>di</strong> ogni anima provocala scomparsa delle vocazioni religiose, larovina della spiritualità tra<strong>di</strong>zionale neinoviziati, lʼinutilità delle missioni.- I dubbi sulla legittimità dellʼautoritàe lʼesigenza dellʼobbe<strong>di</strong>enza, causatidallʼesaltazione della <strong>di</strong>gnità umana,dellʼautonomia della coscienza, della libertà,scuotono tutte le società incominciandodalla Chiesa fino alle società religiose,le <strong>di</strong>ocesi, la società civile, la famiglia.Lʼorgoglio ha per logica conseguenzatutte le concupiscenze degli occhi e dellacarne. È forse una delle constatazioni piùspaventose della nostra epoca vedere a qualedecadenza morale sono giunte la maggiorparte delle pubblicazioni cattoliche. Vi siparla senza alcun ritegno della sessualità,della limitazione delle nascite con tuttii mezzi, della legittimità del <strong>di</strong>vorzio,dellʼeducazione mista, del “flirt”, dei ballicome mezzi necessari alla educazionecristiana, del celibato sacerdotale, ecc…- I dubbi sulla necessità della graziaper essere salvati provocano la <strong>di</strong>sistimadel battesimo rimandato ormai a piùtar<strong>di</strong>, lʼabbandono del sacramento dellapenitenza. Si tratta, per altro, soprattutto,<strong>di</strong> un atteggiamento dei preti e non deifedeli. Lo stesso vale per la presenza reale:sono i sacerdoti che agiscono come se noncredessero più, nascondendo il Tabernacolo,o la Sacra Riserva, sopprimendo tutti i segni<strong>di</strong> rispetto verso il <strong>San</strong>tissimo Sacramentoe tutte le cerimonie in suo onore.- I dubbi sulla necessità della Chiesa,fonte unica <strong>di</strong> salvezza, sulla Chiesacattolica, sola vera religione, derivantidalle <strong>di</strong>chiarazioni sullʼecumenismo e lalibertà religiosa, <strong>di</strong>struggono lʼautoritàdel Magistero della Chiesa. Roma, infatti,non è più lʼunica e necessaria “MagistraVeritatis”.Bisogna dunque concludere, costrettidallʼevidenza dei fatti, che il Concilioha favorito in maniera inconcepibile la<strong>di</strong>ffusione degli errori liberali. La fede,la morale, la <strong>di</strong>sciplina ecclesiastica sonoscosse dalle fondamenta, secondo lepre<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> tutti i Papi.La <strong>di</strong>struzione della Chiesa avanza arapi<strong>di</strong> passi. Per aver concesso unʼautoritàesagerata alle Conferenze episcopali, ilSommo Pontefice si è reso impotente.Quanti esempi dolorosi in un solo anno!Tuttavia il Successore <strong>di</strong> Pietro, e lui solo,può salvare la Chiesa».7La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


Ed ecco i rime<strong>di</strong> raccomandati daMons. Lefebvre:«Che il <strong>San</strong>to Padre si circon<strong>di</strong> <strong>di</strong>vigorosi <strong>di</strong>fensori della fede, che li designinelle <strong>di</strong>ocesi più importanti. Che si degni <strong>di</strong>proclamare, con documenti importanti, laverità, <strong>di</strong> combattere lʼerrore senza tema <strong>di</strong>contrad<strong>di</strong>zioni, senza tema <strong>di</strong> scismi, senzatema <strong>di</strong> rimettere in causa le <strong>di</strong>sposizionipastorali del Concilio.Si degni il <strong>San</strong>to Padre incoraggiarei Vescovi a correggere in<strong>di</strong>vidualmentela fede ed i costumi, ciascuno nellapropria <strong>di</strong>ocesi, come si ad<strong>di</strong>ce ad ognibuon pastore; <strong>di</strong> sostenere i Vescovicoraggiosi, <strong>di</strong> incitarli a riformare i loroseminari, a ripristinarvi gli stu<strong>di</strong> secondosan Tommaso; <strong>di</strong> incoraggiare i Superiorigenerali a mantenere nei noviziati e nellecomunità i princìpi fondamentali <strong>di</strong> ogniascesi cristiana, soprattutto lʼobbe<strong>di</strong>enza;<strong>di</strong> incoraggiare lo sviluppo delle scuolecattoliche, la stampa <strong>di</strong> sana dottrina, leassociazioni <strong>di</strong> famiglie cristiane; infine<strong>di</strong> riprendere i fautori <strong>di</strong> errori e ridurli alsilenzio. Le allocuzioni dei mercoledì nonpossono sostituire le encicliche, le letterepastorali, le lettere aiVescovi.Senza dubbio, io sono temerario adesprimermi in questa maniera! Ma è conamore ardente che scrivo queste righe.Amore della gloria <strong>di</strong> Dio, amore <strong>di</strong> Gesù,amore <strong>di</strong> Maria, della sua Chiesa, delSuccessore <strong>di</strong> Pietro, vescovo <strong>di</strong> Roma,Vicario <strong>di</strong> Gesù Cristo […]».È tutto detto e a tuttʼoggi non cʼèniente da aggiungere, niente da toglierea questa eccellente analisi delle logicheconseguenze del Concilio, collocato nelsuo contesto storico, delle riforme cheallora si annunziavano, fino alla profon<strong>di</strong>tàdella crisi che ha colpito la Chiesa e dallaquale Essa non esce tuttora, prigionieradei princìpi con i quali il Concilio e i Papilʼhanno incatenata.Noi riteniamo molto francamente chela soluzione del problema posto a Romadalla <strong>Fraternità</strong> è intimamente legato allarisoluzione della crisi che colpisce la Chiesa.Il giorno in cui le autorità guarderanno<strong>di</strong> nuovo con benevolenza e speranza ilpassato della Chiesa, la sua Tra<strong>di</strong>zione,potranno superare la rottura causata dalConcilio e riconciliarsi con i princìpi eterniche hanno costruito la Chiesa in 20 secoli;potranno attingervi la forza e trovare lesoluzioni per la crisi. E allora la <strong>Fraternità</strong><strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X non sarà più un problema.È questa la ragione delle nostre<strong>di</strong>scussioni con la <strong>San</strong>ta Sede. Sta qui ilproblema <strong>di</strong> fondo. La nuova messa, ilConcilio sono solo la punta dellʼicebergche ha colpito la nave della Chiesa; lospirito del Concilio viene dal liberalismo,dal protestantesimo, in ultima analisi dallarivolta contro Dio che contrassegna lastoria umana fino alla fine dei Tempi. Chesenso avrebbe un accordo che consistessenel lasciarsi affondare dallʼiceberg?Vivi ringraziamenti per tutte le vostrepreghiere e i vostri generosi sacrifici. Tuttoquesto è molto prezioso per noi. Nellenostre visite romane e in tutte le nostreattività, noi ci contiamo molto.In cambio, siate certi delle preghiere deiseminaristi e delle nostre ai pie<strong>di</strong> dellʼaltareper la vostra instancabile generosità.Che il Sacrificio <strong>di</strong> Nostro Signore siail vostro sostegno quoti<strong>di</strong>ano! Che il CuoreImmacolato <strong>di</strong> Maria sia il vostro rifugioprotettore e quello delle vostre famiglie.Con tutta la mia gratitu<strong>di</strong>ne, vi bene<strong>di</strong>co.Nella festa <strong>di</strong> san Michele29 settembre 2005†+ Bernard FellayIl giorno 4 ottobre 2005è prematuramente mancatoall’affetto dei suoi cariGiorgio Rossipadre del nostro Confratello don Aldo.Quanti lo hanno conosciuto lo ricordanocon affetto, ma in modo particolare ilPriorato <strong>di</strong> Rimini gli deveeterna riconoscenzaper la generosità che lo ha semprecontrad<strong>di</strong>stinto.Ricor<strong>di</strong>amolo nelle nostre preghiere.La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica8


Due ecclesiologiea confronto:La dottrina dellalibertà religiosae quella delle due spade<strong>di</strong> don Mauro Tranquillo«Domine, ecce duo gla<strong>di</strong>i hic»«Satis est»(Lc 22, 38)Il 7 <strong>di</strong>cembre 2005 ricorreva ilquarantesimo anniversario dellaDichiarazione conciliare Dignitatishumanae, sul «<strong>di</strong>ritto della persona edelle comunità alla libertà sociale e civilereligiosa». Vi si legge la notissima frase, aln. 2: «Questo Concilio Vaticano <strong>di</strong>chiarache la persona umana ha <strong>di</strong>ritto alla libertàreligiosa. Il contenuto <strong>di</strong> tale libertà è chetutti gli uomini devono essere immuni dallacoercizione da parte <strong>di</strong> singoli in<strong>di</strong>vidui,<strong>di</strong> gruppi sociali e <strong>di</strong> qualsivoglia potestàumana, così che in materia religiosanessuno sia forzato ad agire secondo la suacoscienza né sia impe<strong>di</strong>to, entro debiti limiti,<strong>di</strong> agire in conformità ad essa, privatamenteo pubblicamente, in forma in<strong>di</strong>viduale oassociata. Inoltre <strong>di</strong>chiara che il <strong>di</strong>ritto allalibertà religiosa si fonda realmente sullastessa <strong>di</strong>gnità della persona umana, quale siconosce, sia per mezzo della parola <strong>di</strong> Diosia tramite la stessa ragione. Questo <strong>di</strong>rittodella persona umana alla libertà religiosadeve essere riconosciuto e sancito come<strong>di</strong>ritto civile nellʼor<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>codella società»( 1 ).Tale affermazione era stata condannatatale e quale dallʼEnciclica Quanta cura <strong>di</strong>Papa <strong>Pio</strong> IX, che riprendeva Mirari vos<strong>di</strong> Gregorio XVI, come tutti sanno: deltutto falsa e dannosa alla Chiesa e alleanime, anzi follia è lʼopinione che vuole«la libertà <strong>di</strong> coscienza e dei culti essere<strong>di</strong>ritto proprio <strong>di</strong> ciascun uomo, che sideve con legge proclamare e sostenere inogni società ben costituita, ed essere <strong>di</strong>rittodʼogni citta<strong>di</strong>no una totale libertà, che nonpuò essere limitata da alcuna autorità vuoicivile, vuoi ecclesiastica, <strong>di</strong> manifestare e<strong>di</strong>chiarare i propri pensieri quali che sianosia a viva voce, sia con la stampa, sia inaltro modo palesemente e in pubblico»( 2 ).Appare chiaro a tutti come siacondannata lʼidea che esista un <strong>di</strong>ritto aduna professione esterna <strong>di</strong> false opinionisenza possibilità <strong>di</strong> esserne impe<strong>di</strong>tidallʼautorità. La Chiesa insegna che -edunque Nostro Signore ha rivelato cheuntale <strong>di</strong>ritto non esiste. Può esserea volte tollerata lʼuna o lʼaltra cattivaazione, ma tale tolleranza non si fonderàmai su un <strong>di</strong>ritto della persona: puòfondarsi su unʼimpossibilità dellʼautoritàad intervenire, su una necessità, sul timoreDottrina9La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


<strong>di</strong> un male più grave, etc. Una cosa è <strong>di</strong>reche purtroppo non tutti i furti possonoessere puniti o impe<strong>di</strong>ti, unʼaltra che ilfurto è un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ogni persona umana.Si vede bene come Dignitatis humanaesi allontani dalla dottrina della Chiesa.Il nostro intento è mostrare, al <strong>di</strong> là delsingolo problema della libertà religiosa,quanto si estenda lʼautorità della Chiesa edel Papa in fatto <strong>di</strong> coercizione (dalla quale,in materia religiosa, tutti dovrebbero essereliberi, secondo il Concilio) e <strong>di</strong> potestàtemporale, naturalmente fondandoci suitesti del Magistero <strong>di</strong> tutti i tempi. Si vedràcome lo spirito e la lettera del Vaticano IIsi allontanino da tale dottrina.ALCUNE NOZIONIDA TENER BEN PRESENTIPreliminarmente osserviamo chenella Chiesa Romana nessuno ha maimesso in dubbio che esistano due societàperfette: la società temporale, o Stato,che nasce con la creazione della naturaumana ed ha per fine il bene comune deicitta<strong>di</strong>ni (lʼor<strong>di</strong>ne, la pace, le con<strong>di</strong>zioniche permettono la vita virtuosa); e la societàspirituale, la Chiesa Cattolica, fondata daGesù Cristo per un fine soprannaturale,cioè la gloria <strong>di</strong> Dio tramite la salvezzadelle anime. Entrambe queste società,essendo perfette, hanno tutti i mezzinecessari per ottenere il rispettivo fine. Mala loro <strong>di</strong>stinzione non implica assolutain<strong>di</strong>pendenza, e tanto meno uguaglianza:lʼuna è superiore allʼaltra ed ha un poteresu <strong>di</strong> essa. Soprattutto, i membri delledue società spesso coincidono, né si puòescludere che le stesse persone ricopranoruoli dʼautorità in entrambe, vuoi per <strong>di</strong>ritto<strong>di</strong>vino, vuoi per <strong>di</strong>ritto umano.Notiamo altresì che <strong>di</strong>stingueremocon cura ciò che è <strong>di</strong> fede o comunqueinsegnato dalla Chiesa, e che quin<strong>di</strong> nessuncattolico può rifiutare, e ciò che i teologihanno dedotto dal Magistero e le opinionipiù generalmente ammesse in accordocon il Magistero stesso. Qualche esempiostorico aiuterà a capire meglio i princìpiesposti.LA CHIESA COME SOCIETÀSPIRITUALE: SUOI POTERIConsideriamo anzitutto la Chiesain se stessa, escludendo per ora le suerelazioni con la società temporale. Nonci occuperemo qui dei suoi poteri <strong>di</strong>santificare e <strong>di</strong> insegnare, che esulano dalnostro oggetto. Guarderemo invece se,allʼinterno <strong>di</strong> questa società, esista un poterein grado non solo <strong>di</strong> legiferare, ma anche<strong>di</strong> far osservare con i mezzi proporzionatile sue leggi. Ci interessa sapere per orase la Chiesa ha questo potere in se stessa,non se lo Stato può averglielo concesso oriconosciuto. Ovviamente questo poteretocca <strong>di</strong>rettamente tutti e soli i battezzati,che per il carattere <strong>di</strong> questo sacramento<strong>di</strong>ventano sud<strong>di</strong>ti della Chiesa.Il Cristo, Re della Chiesa, possiedela pienezza <strong>di</strong> tutti i poteri (Data est mihiomnis potestas in coelo et in terra, Mt28,18): questi poteri li ha concessi allaChiesa, che in casu si identifica con ilPapa (Papa, id est Ecclesia): è lui chericapitola ogni autorità allʼinterno dellaChiesa, in quanto detentore delle sommeChiavi, segno della fonte e dellʼoriginedel potere.Nessuno dubita che la Chiesa abbia lacapacità <strong>di</strong> dare delle leggi e <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care:si vedano il potere <strong>di</strong> legare e sciogliereconcesso dal Cristo a san Pietro (Mt 16,16ss.), alcune citazioni <strong>di</strong> san Paolo( 3 ) esoprattutto lʼanatema del Tridentino( 4 ). Findai tempi più antichi i Vescovi sono giu<strong>di</strong>cidei cristiani in ogni tipo <strong>di</strong> causa, anche inquelle che potevano essere giu<strong>di</strong>cate daitribunali civili: san Paolo non vuole che icristiani si presentino a un giu<strong>di</strong>ce pagano,anzi riven<strong>di</strong>ca la capacità <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>caregià quaggiù a coloro che sono chiamati agiu<strong>di</strong>care con Cristo in Cielo: Nescitis quiaet Angelos iu<strong>di</strong>cabimus? quanto magissecularia?( 5 ). Così fanno i Vescovi primae dopo le persecuzioni, e gli Imperatoririconosceranno tale facoltà come giàesistente, del tutto in<strong>di</strong>pendente da quellatemporale: il Codex Theodosianus riportail decreto <strong>di</strong> Costantino in tal senso( 6 ).Per molti secoli la Chiesa giu<strong>di</strong>cò inmodo esclusivo e per qualunque tipo <strong>di</strong>La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica10


causa almeno i chierici, per il cosiddettoprivilegio del foro ecclesiastico. <strong>Pio</strong> IXdefinì che tale privilegio non poteva <strong>di</strong>rsiuna concessione dei Principi, ma un <strong>di</strong>rittonativo della Chiesa: condannò infatti,nel Sillabo, le seguenti proposizioni:«Lʼimmunità della Chiesa e delle personeecclesiastiche ebbe origine dal <strong>di</strong>rittocivile» (n. 30) e «Il foro ecclesiastico perle cause temporali dei chierici, siano civili,siano criminali, deve essere assolutamentetolto <strong>di</strong> mezzo, anche non consultatae reclamante la Sede Apostolica» (n.31)( 7 ).Un tale potere <strong>di</strong> legiferare egiu<strong>di</strong>care comporta, a rigor <strong>di</strong> logica,il potere <strong>di</strong> infliggere e applicare dellepene per ottenere il rispetto delle leggi:la Chiesa, essendo una società perfetta,cioè completa, deve trovare in se stessala fonte <strong>di</strong> tale autorità. Nostro Signorefa espressamente menzione <strong>di</strong> tale poterein Mt 18, 17, a proposito della correzionefraterna: Si Ecclesiam non au<strong>di</strong>erit, sit tibisicut ethnicus et publicanus: tale frase siconsidera il fondamento scritturale dellapena <strong>di</strong> scomunica. Anche su questo puntosi è pronunciato il Magistero infallibile:Giovanni XXII, citando proprio il passaggioqui riportato, con la sua Costituzione Licet(23 ott. 1327) condannò come ereticala proposizione <strong>di</strong> Marsilio da Padova:«Tutta la Chiesa messa insieme non puòpunire nessuno <strong>di</strong> una pena <strong>di</strong> coazione, ameno che non lo conceda lʼImperatore»( 8 ).Nello stesso senso le condanne <strong>di</strong> <strong>Pio</strong>VI (Auctorem fidei, DzS. 2604-2605), <strong>di</strong><strong>Pio</strong> IX (Sillabo, prop. n. 24) e la dottrinaSarcofago <strong>di</strong> Bonifacio VIII nelle Grotte vaticane.esposta da Leone XIII nellʼenciclicaImmortale Dei. Infine, così si esprime ilcanone 2213, riassumendo tutta questadottrina: «Nativum et proprium Ecclesiaeius est, independens a qualibet humanaauctoritate, coercen<strong>di</strong> delinquentes sibisub<strong>di</strong>tos poenis tum spiritualibus tumetiam temporalibus».LA QUESTIONE DELLʼESTESIONEDEL POTERE DI COAZIONEÈ dunque verità <strong>di</strong> fede che la Chiesaabbia il potere <strong>di</strong> punire, e che possaservirsi non solo <strong>di</strong> pene spirituali (lascomunica, la sospensione, lʼinterdettoetc.), ma anche temporali: è infatti unasocietà umana in ragione dei suoi membri,e ha dunque bisogno <strong>di</strong> mezzi umani emateriali. Tra gli argomenti magisteriali,citiamo senzʼaltro <strong>Pio</strong> IX nellʼenciclicaQuanta cura, in cui si condanna questaproposizione: «Alla Chiesa non compete il<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> punire i violatori delle sue leggianche con pene temporali»( 9 ).La questione che si pone è questa:fin dove la Chiesa può arrivare nel punireprivando <strong>di</strong> beni temporali? Fino allapena <strong>di</strong> morte? e se può infliggere dellepene temporali, come farle applicare?può applicarle da se stessa, nel qual casoavrebbe bisogno <strong>di</strong> una forza armata? o deveaffidarsi allo Stato, il cosiddetto “bracciosecolare”? Notiamo che qui non si trattatanto <strong>di</strong> sapere se la Chiesa <strong>di</strong> fatto esercitio abbia esercitato tale <strong>di</strong>ritto, e nemmenose lʼuso <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>ritto sia conveniente o sesia meglio astenersene per qualche motivo.Si tratta <strong>di</strong> sapere se tale <strong>di</strong>ritto esista.Entriamo qui in una questione <strong>di</strong>scussa,ma vedremo che ci sono dei limiti nettialla <strong>di</strong>scussione e dei fondati argomentimagisteriali in un senso preciso.Anzitutto dobbiamo affermare comecerto il <strong>di</strong>ritto della Chiesa ad avere unaforza armata pubblica almeno in modome<strong>di</strong>ato, nel senso che può chiedernelʼausilio con autorità alla società temporale.Diciamo con autorità, altrimenti non sitratterebbe più <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto: infatti la Chiesaè una società perfetta, e deve possedere tuttii mezzi necessari al suo fine, senza cercarli11La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


altrove. Se deve chiedere allo Stato, non puòessere perché manca <strong>di</strong> qualcosa: è perchéha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> usare le forze dello Statoper se stessa, come se le appartenessero.Questa dottrina è chiaramente espressada Bonifacio VIII nellʼinfallibile BollaUnam <strong>San</strong>ctam, che <strong>di</strong>ce: «Lʼuna e lʼaltraspada sono in potestà della Chiesa, cioèla spada spirituale e quella materiale. Maquesta deve essere usata in favore dellaChiesa, questa dalla Chiesa. Quella ènella mano del Sacerdote, questa dei Ree dei soldati, ma secondo il cenno e ilvolere del Sacerdote. Occorre infatti cheun gla<strong>di</strong>o sia sottomesso allʼaltro, e chelʼautorità temporale sia sottomessa a quellaspirituale»( 10 ). Commenteremo più oltreampiamente questa Bolla: ci basti per oraa <strong>di</strong>mostrazione almeno del <strong>di</strong>ritto dellaChiesa <strong>di</strong> esigere lʼesercizio del gla<strong>di</strong>odallo Stato (cfr. anche il can. 2198).Se la Chiesa ha questo <strong>di</strong>ritto e <strong>di</strong>fatto lo ha nei secoli esercitato, questo nonesclude che essa possa avere una sua propriaforza armata e gestirla <strong>di</strong>rettamente. Se neisecoli si è a volte preferito non esercitaretale potere <strong>di</strong>rettamente, il non uso non<strong>di</strong>mostra lʼassenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto. Alcuni teologinegano alla Chiesa tale <strong>di</strong>ritto, <strong>di</strong>cendo cheinfatti il caso non è mai esistito. Se il Papaaveva (ed ha) una forza armata lʼavrebbein quanto è anche sovrano temporale, nonin quanto Capo della Chiesa.In realtà, siamo in grado <strong>di</strong> citarealmeno un caso storico famosissimo e nonisolato, in cui ve<strong>di</strong>amo un Vescovo <strong>di</strong>sporre<strong>di</strong> una sua polizia, e <strong>di</strong>fendere questo<strong>di</strong>ritto come suo proprio <strong>di</strong> fronte alleautorità secolari che vogliono toglierglielo.Notiamo subito che questo Vescovo, a<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> molti altri a quei tempi,non aveva una qualche giuris<strong>di</strong>zionecivile (cʼerano Vescovi ed Abati Conti, oPrincipi che riunivano nella loro persona idue poteri), ed è evidente che riven<strong>di</strong>cavalʼuso della forza armata per far applicaredei provve<strong>di</strong>menti che scaturivano dallagiuris<strong>di</strong>zione spirituale. Questo Vescovo èlo stesso san Carlo Borromeo. A Milano iltribunale vescovile interveniva su numerosidelitti (bestemmia, infrazioni del <strong>di</strong>giuno edel riposo festivo, usura, immoralità etc.), eil Borromeo aveva ristabilito il tra<strong>di</strong>zionaledrappello <strong>di</strong> birri armati per far rispettarele sentenze. Il senato <strong>di</strong> Milano protestò,<strong>di</strong>cendo che lʼArcivescovo non potevaadoperare i suoi armati contro dei laici. Unalunga e dura controversia tra Milano, Romae Madrid si concluse nel <strong>di</strong>cembre 1569,con la vittoria dellʼArcivescovo, sostenutoda san <strong>Pio</strong> V, che si vide confermato nelsuo <strong>di</strong>ritto: il Senato pubblicamente sisottomise e chiese perdono per le censureincorse.Ugualmente, ci sembra <strong>di</strong>fficile<strong>di</strong>stinguere tra il Papa come sovranotemporale e il Papa Capo della Chiesaquando sappiamo che il suo esercitoera detto lʼesercito “della Chiesa”, checombatteva sotto il rosso vessillo dellaChiesa Romana che era solennementeconsegnato dal Papa al Capitano generale“<strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Romana Chiesa” con una specialebene<strong>di</strong>zione perché fosse «inimicis populichristiani terribile»( 11 ).Per gli stessi motivi, sembraimpossibile negare alla Chiesa il cosiddettoius gla<strong>di</strong>i, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> spada, cioè <strong>di</strong>infliggere delle pene corporali fino allapena <strong>di</strong> morte, sia in modo me<strong>di</strong>ato(tramite cioè lʼausilio del braccio secolare)sia in modo imme<strong>di</strong>ato. Infatti tale penaè necessaria ad ogni società per il benecomune davanti a uomini incorreggibili oalla necessità <strong>di</strong> dare il terrore dei delittipiù gravi. Possiamo <strong>di</strong>re che la pena <strong>di</strong>morte è lecita e necessaria per la Chiesa allostesso titolo che per lo Stato. Impossibileaffermare che la Chiesa non abbia defacto pronunciate delle sentenze capitali<strong>di</strong> propria autorità (e non solo per unagiuris<strong>di</strong>zione civile concessa dai Principilaici). Citiamo qui tre testimonianze: LucioIII or<strong>di</strong>na che gli eretici condannati sianolasciati allʼarbitrio delle autorità laiche, ilche equivale a consegnarli alla morte( 12 );Innocenzo III or<strong>di</strong>na ai Principi secolari«che per la <strong>di</strong>fesa della fede prestino unpubblico giuramento, che cercheranno <strong>di</strong>sterminare dalle terre <strong>di</strong> loro giuris<strong>di</strong>zione,con buona volontà e nella misura delleloro forze, tutti gli eretici segnalati dallaChiesa»( 13 ); infine la proposizione <strong>di</strong>Lutero condannata da Leone X <strong>di</strong>ceLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica12


Papa Innocenzo III. Mosaico dellʼantica basilica<strong>di</strong> <strong>San</strong> Pietro.testualmente: «Bruciare gli eretici è controla volontà dello Spirito»( 14 ).Gli argomenti sulla necessariamansuetu<strong>di</strong>ne della Chiesa apportati dagliavversari <strong>di</strong> questa tesi si riferisconopiuttosto allʼesercizio del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> gla<strong>di</strong>oche non alla sua esistenza. Ammessalʼesistenza <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>ritto, <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficilenegare alla Chiesa il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> applicarlo<strong>di</strong>rettamente, senza lʼinterme<strong>di</strong>ario delloStato, anche se volentieri ammettiamo checiò deve essere avvenuto raramente.LA CHIESA NEI SUOI RAPPORTICON LA SOCIETÀ TEMPORALEa) Il potere in<strong>di</strong>rettoRiteniamo inutile ricordare qui leinnumerevoli condanne dei PonteficiRomani al sistema <strong>di</strong> separazione dellaChiesa dallo Stato, falsissima maximequeperniciosa sententia, come lo definiva san<strong>Pio</strong> X nellʼenciclica Vehementer.Indubbiamente alla Chiesa, comesocietà spirituale, non spetta <strong>di</strong> per sé alcunpotere imme<strong>di</strong>ato sulle cose del governotemporale, che esulano dal suo fine.Regnum meum non est de hoc mundo: il fine<strong>di</strong> quel Regno <strong>di</strong> Dio che è la Chiesa non èassolutamente terreno, ma soprannaturalee celeste.Tuttavia, per la superiorità dellospirito sulla materia, del fine soprannaturaleche ingloba il fine temporale, si deveammettere una netta subor<strong>di</strong>nazione delloStato alla Chiesa, almeno in via in<strong>di</strong>retta.Non si tratta <strong>di</strong> un mero potere <strong>di</strong>rettivo,come volevano il Bossuet ed i gallicani,ovvero <strong>di</strong> un semplice potere <strong>di</strong> consigliareed esortare o <strong>di</strong> insegnare la giusta stradaai sovrani (come <strong>di</strong>cevano i QuattroArticoli della Dichiarazione del Clerogallicano del 1682, condannati dal brevedel beato Innocenzo XI dellʼ11 aprile 1682e dalla Costituzione Inter multiplices <strong>di</strong>Alessandro VIII del 4 agosto 1690, DzS.2281-2285; condanna ripresa da <strong>Pio</strong> VIin Auctorem fidei, DzS. 2699): è inveceuna vera giuris<strong>di</strong>zione comprendente il<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare, giu<strong>di</strong>care, costringere.Lo abbiamo visto in qualche misura peril potere <strong>di</strong> usare del cosiddetto bracciosecolare, ed abbiamo già citato la necessariasottomissione <strong>di</strong> un gla<strong>di</strong>o allʼaltro volutada Bonifacio VIII. Questa sottomissionein<strong>di</strong>retta, la cui esistenza è innegabile,deriva dallʼautorità che la Chiesa ha su tuttii battezzati, Principi compresi, e dal suodovere <strong>di</strong> provvedere al bene dei medesimi.Così, in tutto ciò che tocca la fede o lamorale, la Chiesa ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> intervenire,ratione peccati, secondo lʼespressioneusata da Innocenzo III( 15 ) e BonifacioVIII. Oltre a san Roberto Bellarmino,che largamente spiegò lʼesistenza e lanatura <strong>di</strong> tale potere, citiamo qui le parole<strong>di</strong> san Tommaso: «La potestà secolare èsottomessa alla spirituale, come il corpoallʼanima, e perciò non si usurpa il poterese il Prelato spirituale si intromette neltemporale quanto alle cose nelle quali gliè sottomessa la potestà secolare»( 16 ).Lʼestensione <strong>di</strong> un tale potere in<strong>di</strong>retto,che è vera giuris<strong>di</strong>zione, è massima.13La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


LʼImperatore Costantinotiene le re<strong>di</strong>ni del cavallo delPapa <strong>San</strong> Silvestro.R o m a , S a n t i Q u a t t roCoronati.<strong>San</strong> Gregorio VII, nel Dictatus Papae,ci <strong>di</strong>ce del Romano Pontefice che gli èlecito deporre gli Imperatori e scioglierei sud<strong>di</strong>ti dal giuramento <strong>di</strong> fedeltà fatto aimalvagi( 17 ). Potere spesso esercitato daiPapi per i Principi malvagi: lʼultimo casoè quello <strong>di</strong> Elisabetta dʼInghilterra, che san<strong>Pio</strong> V nel 1570 privò del Regno per causadʼeresia con la Bolla Regnans in excelsis.Lʼintroduzione <strong>di</strong> questa Bolla ci presentail Papa che agisce in virtù del suo potere <strong>di</strong>capo della Chiesa. Citiamo qui anche la fintroppo famosa Bolla Cum ex apostolatus(così spesso citata a sproposito) <strong>di</strong> Paolo IV,che priva del potere anche tutti i <strong>di</strong>gnitarilaici (dallʼImperatore in giù) che fosserogiu<strong>di</strong>cati colpevoli dʼeresia. A fortiori ilPapa può <strong>di</strong>chiarare nulle delle leggi inique,cosa che fece san <strong>Pio</strong> X a riguardo delleleggi <strong>di</strong> separazione in Francia (enciclicaVehementer, 11 febbraio 1906). Taledottrina del potere in<strong>di</strong>retto fu sostenutaugualmente da <strong>Pio</strong> XI nellʼEnciclica Ubiarcano del 23 <strong>di</strong>cembre 1922.b) La questione del potere <strong>di</strong>rettoSenza nulla togliere a quanto dettofinora, e senza in nessun modo negarela <strong>di</strong>stinzione dei due or<strong>di</strong>ni e delle duesocietà, resta da esaminare se il Cristo chesenza dubbio non è solo Re della societàspirituale, ma anche Re <strong>di</strong> tutto lʼor<strong>di</strong>netemporale( 18 ), non abbia delegato anchequesto suo potere al Suo Vicario, così comegli ha delegato il supremo potere spirituale(con tutto ciò che esso comporta in materiatemporale). In questo caso il Papa, comeVicario <strong>di</strong> Cristo, potrebbe intervenire inmateria temporale sia in<strong>di</strong>rettamente invirtù del potere spirituale, come abbiamovisto, sia <strong>di</strong>rettamente in virtù dellapienezza del potere temporale, e quin<strong>di</strong>non solo ratione peccati, ma in qualsiasicaso e anche sui sovrani non battezzati.Notiamo subito che si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>ritto,quantunque possa non essere abitualmenteesercitato. Non vi è nessuna confusione deidue or<strong>di</strong>ni, ma solamente la stessa personasi trova a detenere lʼapice <strong>di</strong> entrambi: ilche è certamente vero per Nostro Signorein quanto Uomo. Resta da vedere se vi èstata delegazione <strong>di</strong> entrambi i poteri, il che<strong>di</strong>pendeva unicamente dalla libera volontàdel Cristo, la quale ci è nota tramite laRivelazione, dunque tramite il Magistero.Non osiamo <strong>di</strong>re che esistanoargomenti apo<strong>di</strong>ttici in favore <strong>di</strong> questatesi, che fu negata dal Bellarmino; esistonoperò numerosissimi in<strong>di</strong>zi nel Magisteroe nella prassi dei Papi, oltre che lʼapertoLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica14


sostegno <strong>di</strong> un gran numero <strong>di</strong> teologi ecanonisti.<strong>San</strong> Tommaso dʼAquino esponetale tesi in modo semplice e chiarissimo:«…nelle cose che riguardano il bene civile,si deve obbe<strong>di</strong>re piuttosto alla potestàsecolare che alla spirituale, secondo ildetto <strong>di</strong> Mt 22 “Date a Cesare ciò che è <strong>di</strong>Cesare”, etc. A meno del caso in cui allapotestà spirituale sia unita anche la potestàspirituale: come nel Papa, che tiene lʼapice<strong>di</strong> entrambi i poteri, per <strong>di</strong>sposizione<strong>di</strong> colui che è Sacerdote e Re in eterno,secondo lʼor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Melchisedech, Re deire e Signore dei signori, il cui potere nonsarà tolto, e il cui regno non sarà consumatoper tutti i secoli dei secoli. Amen»( 19 ).In termini del tutto simili si era espressoInnocenzo III nella lettera <strong>di</strong> risposta alRe dʼInghilterra Giovanni Senza Terra, chegli offriva in feudo il regno: «Il Re dei re eSignore dei signori Gesù Cristo, Sacerdotein eterno secondo lʼor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Melchisedech,stabilì il regno e il sacerdozio nella Chiesa<strong>di</strong> modo che sacerdotale sia il regno eregale il sacerdozio, come attestano PietronellʼEpistola e Mosè nella Legge, mettendoa capo <strong>di</strong> tutti colui che ha or<strong>di</strong>nato comesuo Vicario in terra…»( 20 ).Tale dottrina era solitamente spiegatadai canonisti con la metafora del sole e dellaluna. La lasciamo spiegare a Bonifacio VIII,nel <strong>di</strong>scorso da lui tenuto per confermarelʼelezione del Re de Romani Alberto, futuroImperatore, il 30 aprile 1303: «Dio fece duegran<strong>di</strong> luminari, il luminare maggiore pergovernare il giorno, e il luminare minoreper governare la notte. Questi due luminarifece Dio in senso letterale, come si leggenella Genesi (I,16).E tuttavia al sensospirituale fece i detti luminari, cioè il sole,che è il potere ecclesiastico, e la luna, cioèil potere temporale e imperiale, per reggerelʼuniverso. E come la luna non ha nessunaluce, se non la riceve dal sole, così nessunaterrena potestà ha qualcosa, se non ciò chericeve dal potere ecclesiastico. […] Comeinfatti il Padre ha dato al Figlio il poterenon nel tempo, ma nellʼeternità, così ilCristo allʼuomo e Vicario <strong>di</strong> Cristo <strong>di</strong>edeil potere nel tempo, perché abbia il <strong>di</strong>ritto<strong>di</strong> costituire lʼImperatore e <strong>di</strong> trasferirelʼImpero»( 21 ). E dʼaltronde lo stesso Albertorispondeva al Papa riconoscendo che i Re egli Imperatori ricevono il potere del gla<strong>di</strong>otemporale dalla <strong>San</strong>ta Sede ( 22 ).Innocenzo IV, che almeno comedottore privato ampiamente sostenne taletesi, in una lettera <strong>di</strong> risposta a FedericoII che protestava per la sua deposizione,spiegava la cosiddetta donazione <strong>di</strong>Costantino (che comprendeva il poteresu tutto lʼOccidente lasciato al PapadallʼImperatore) come lʼabbandono <strong>di</strong>una tirannide illegittima e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata perricevere dal Vicario <strong>di</strong> Cristo la concessione<strong>di</strong> una legittima autorità, ed interpretandole due chiavi lasciate da Cristo a san Pietrocome il simbolo dei due poteri( 23 ).Resta espressione <strong>di</strong> tale dottrinaanche la Bolla Unam <strong>San</strong>ctam <strong>di</strong> BonifacioVIII, che abbiamo già citato per <strong>di</strong>mostraregenericamente la subor<strong>di</strong>nazione deidue gla<strong>di</strong>. Molto si è <strong>di</strong>scusso sulla suainterpretazione. Senza entrare nel merito,leggiamone con semplicità il passaggioimme<strong>di</strong>atamente precedente a quello giàcitato, che riprende quasi letteralmentesan Bernardo: «Siamo istruiti dalle paroledel Vangelo che in questo suo potere (scil.<strong>di</strong> Pietro) sono i due gla<strong>di</strong>, cioè quellospirituale e quello materiale. Infatti quandogli Apostoli <strong>di</strong>cono: “Ecco due gla<strong>di</strong>qui”, cioè nella Chiesa, il Signore nonrisponde che sono troppi, ma che bastano.Certamente chi nega che il gla<strong>di</strong>o temporalesia nella potestà <strong>di</strong> Pietro, capisce male laparola del Signore che <strong>di</strong>ce: “Metti la tuaspada nel fodero”»( 24 ).Lʼatto più eclatante <strong>di</strong> esercizio <strong>di</strong>questo potere ci sembra essere la famosissimaBolla Inter cetera <strong>di</strong> Alessandro VI, del 4maggio 1493. Come tutti sanno, il Papaconcede con questa bolla a Fer<strong>di</strong>nando <strong>di</strong>Castiglia e Isabella dʼAragona (e ai lorosuccessori) la sovranità su tutte le terredel nuovo mondo che scopriranno al <strong>di</strong> là<strong>di</strong> una linea immaginaria cento leghe adoccidente delle Azzorre. Malgrado lʼatto siacompiuto per facilitare lʼevangelizzazione,sarebbe veramente una forzatura volerattribuire a tutti i costi questo atto al potere15La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


figura il supremo potere temporale affidatodal Cristo al Pontefice suo Vicario in terra,secondo il detto “Mi è stato dato ogni poterein cielo e in terra”, e altrove “Dominerà damare a mare, e dal fiume fino ai confini delmondo”, come in<strong>di</strong>ca anche la cappa <strong>di</strong> setache i Pontefici sogliono portare nella nottedel Natale del Signore»( 27 ). Innumerevolisarebbero le testimonianze del cerimonialepapale <strong>di</strong> ogni epoca, che meriterebberouna trattazione a parte.Se tale tesi è oggi oscurata e ad<strong>di</strong>ritturanegata da alcuni gran<strong>di</strong>ssimi teologi ecanonisti, dal Bellarmino in poi, nonpossiamo passar sopra a tali testimonianze.Non <strong>di</strong>mentichiamo che gran<strong>di</strong> santi, comesan Tommaso, san Bernardo, san Giovannida Capestrano e molti altri la sostennero;oltre ad innumerevoli Papi, canonisti eteologi. Solo la malvagità dei tempi ele pretese dei Principi hanno potuto faraccantonare questa dottrina in questi ultimisecoli; noi però non possiamo trascurare ilpeso dei documenti citati.Lo stocco e il berrettone.in<strong>di</strong>retto, visto che il Papa vi <strong>di</strong>spone deibeni e dei regni <strong>di</strong> Principi pagani, nonbattezzati, e ne trasferisce senzʼaltro ildominio ai Re Cattolici. Dʼaltronde siparla nella Bolla <strong>di</strong> una vera «donazione,concessione, assegnazione», fatta dal Papa«auctoritate omnipotentis Dei, nobis inbeato Petro concessa, ac Vicariatus IhesuChristi, qua fungimur in terris»( 25 ). Quellastessa autorità <strong>di</strong> cui parla il Car<strong>di</strong>naleProto<strong>di</strong>acono quando incorona il Papa:«Accipe thiaram tribus coronis ornatam,et scias te esse patrem principum etregum, rectorem orbis et in terra VicariumSalvatoris nostri»( 26 ).Nella notte <strong>di</strong> Natale, quando il Papabene<strong>di</strong>ceva il cosiddetto stocco, uno spadoneche con un berrettone veniva inviato aiPrincipi cristiani meritevoli, teneva un<strong>di</strong>scorso preliminare composto da SistoIV che <strong>di</strong>ceva: «Questa spada pontificaleCONCLUSIONIImpossibile conciliare in un modoqualsiasi lʼecclesiologia che risulta dalprincipio della libertà religiosa conquanto abbiamo visto finora. Il Concilioci presenta una Chiesa che non ha <strong>di</strong>rittidavanti alla società civile, se non quelliconcessi a qualsiasi altra organizzazione. IlMagistero ci mostra invece la società civileche presenta i suoi doveri al Cristo Re,concretamente rappresentato dalla Chiesae dal Papa; da questa fonte vengono i <strong>di</strong>rittidegli Stati e dei Regni. Da una Chiesa che,nella logica dellʼIncarnazione, era dotata daDio <strong>di</strong> tutti gli strumenti umani necessarialla sua perfezione e al raggiungimento delsuo fine, ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad una chiesaconciliare che riduce se stessa al rango <strong>di</strong>qualsiasi altra società puramente umana,per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong>abolica, come è il caso dellefalse religioni.Non pensiamo che per ottenere ilnostro fine bastino sempre e solo i mezzipuramente soprannaturali: se NostroSignore si è fatto uomo, è perché abbiamobisogno <strong>di</strong> tutte le cose umane, societàLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica16


compresa, per conoscere la verità operseverare nel bene. Oggi che tutta lapressione sociale e tutta lʼorganizzazionemon<strong>di</strong>ale cooperano contro il regno delCristo e spingono con forza le anime almale ed allʼerrore, dovremmo comprenderea contrario quanto è necessario esseresupportati da delle istituzioni realmentecristiane, e quanto è necessario che laChiesa abbia i mezzi reali <strong>di</strong> far rispettarele leggi <strong>di</strong>vine ai governanti e ai sud<strong>di</strong>ti.Non si tratta, è ovvio, <strong>di</strong> costringere adabbracciare la fede: nessun atto internopuò essere fatto a comando. Si trattainvece <strong>di</strong> invertire la pressione sociale.Oggi i governanti e la società spingonocon forza al male, creano delle situazioniin cui <strong>di</strong>venta unʼimpresa titanica obbe<strong>di</strong>realle leggi <strong>di</strong>vine. Nella società cristiana,i presupposti sono tali che <strong>di</strong>venta quasiimpossibile trasgre<strong>di</strong>rle.Note( 1 ) «Haec Vaticana Synodus declarat personamhumanam ius habere ad libertatem religiosam.Huiusmo<strong>di</strong> libertas in eo consistit, quod omneshomines debent immunes esse a coercitione sivesingulorum sive coetuum socialium et cuiusvispotestatis humanae, et ita quidem ut in re religiosaneque aliquis cogatur ad agendum contrasuam conscientiam agat privatim et publice, velsolus vel aliis consociatus, intra debitos limites.Insuper declarat ius ad libertatem religiosamesse revera fundatum in ipsa <strong>di</strong>gnitate personaehumanae, quails et verbo Dei revelato et ipsaratione cognoscitur. Hoc ius personae humanaead libertatem religiosam in iuri<strong>di</strong>ca societatisor<strong>di</strong>natione ita est agnoscendum, ut ius civileevadat».( 2 ) «…ex qua omnino falsa …idea haud timenterroneam illam fovere opinionem CatholicaeEcclesiae animarumque saluti maxime exitialema rec. mem. Gregorio XVI… deliramentumappellatam, nimirum “libertatem conscientiae,et cultuum esse proprium cuiuscumque hominisius, quod lege proclamari et asseri debet inomni recte costituta societate, et ius civibusinesse ad omnimodam libertatem nulla velecclesiastica vel civili auctoritate coarctandam,quos suos conceptus quoscumque sive voce,sive typis, sive alia ratione palam publicequemanifestare, ac declarare valeant”».( 3 ) 1 Cor 4, 18, 21; 5, 3ss.; 1 Tim 5, 19.( 4 ) Sess. VII, can. 8: Si quis <strong>di</strong>xerit baptizatosliberos esse ab omnibus <strong>San</strong>ctae Ecclesiaepraeceptis quae vel scripta vel tra<strong>di</strong>ta sunt, itaut ea observare non teneantur, nisi se sua sponteillis submittere voluerint, anathema sit (Se qualcuno<strong>di</strong>rà che i battezzati sono liberi da tutti iprecetti scritti o tramandati della <strong>San</strong>ta Chiesa,al punto da non essere tenuti ad osservarli ameno che non vogliano sottomettervisi <strong>di</strong> lorospontanea volontà, che sia anatema).( 5 ) 1 Cor 6, 1ss.( 6 ) Liber Primus, Tit. XXVII, De Episcopalidefinitione.( 7 ) «Ecclesiae et personarum ecclesiasticarumimmunitas a iure civili ortum habuit» (n. 30);«Ecclesiasticum forum pro temporalibus clericorumcausis sive civilibus sive criminalibusomnino de me<strong>di</strong>o tollendum est, etiam inconsultaet reclamante Apostolica Sede» (n. 31).( 8 ) «Tota Ecclesia simul iuncta, nullum hominempunire potest punitione coactiva, nisiconcedat hoc Imperator» cf. DzS. 945( 9 ) «Ecclesiae ius non competere violatoreslegum suarum poenis temporalibus coerecen<strong>di</strong>».( 10 ) «Uterque gla<strong>di</strong>us est in potestate Ecclesiae,spiritualis scilicet gla<strong>di</strong>us et materialis. Se<strong>di</strong>s quidem pro Ecclesia, ille vero ab Ecclesiaexercendus. Ille Sacerdotis, is manu regumet militum, sed ad nutum et patientiam Sacerdotis.Oportet autem gla<strong>di</strong>um esse sub gla<strong>di</strong>oet temporalem auctoritatem spirituali subiicipotestati».( 11 ) Andrieu M., Le Pontifical de GuillaumeDurand, t. 3 p.550.( 12 ) Lib. V Decretalium, tit. 7, cap. 9.( 13 ) «…ut pro defensione fidei praestent publiceiuramentum, quod de terris suae iuris<strong>di</strong>ctionissubiectis universos haereticos ab Ecclesiadenotatos, bona fide pro viribus exterminarestudebunt» Lib. V Decretalium, tit. 7 cap.13.( 14 ) «Haereticos comburi est contra voluntatemSpiritus», Bolla Exsurge Domine n. 33, 15giugno 1520, DzS. 1483.( 15 ) Cfr. in particolare la lettera ai Vescovi <strong>di</strong>Francia Novit ille del 1204, in Corpus iuriscanonici, Decretales Gregorii IX, lib. II, tit. I,cap. 13; e la lettera allʼImperatore Alessio <strong>di</strong>Costantinopoli, ibidem lib. I, tit. 33, cap VI.( 16 )«Potestas secularis sub<strong>di</strong>tur spirituali sicutcorpus animae, et ideo non est usurpatum iu<strong>di</strong>cium,si spiritualis Praelatus se intromittat detemporalibus quantum ad ea in quibus sub<strong>di</strong>turei secularis potestas» Summa Theologiae II II,q. 60, art. 6, ad 3um.( 17 ) «Quod illi liceat Imperatores deponere»,n. XII; «Quod a fidelitate iniquorum subiectospotest absolvere», n. XXVII.( 18 ) Cfr. Enciclica Quas primas, DzS. 3679( 19 ) «In his quae ad bonum civile pertinent, estmagis obe<strong>di</strong>endum potestati saeculari quamspirituali, secundum illud Mth. XXII, 21: Red<strong>di</strong>teergo quae sunt Caesaris Caesari. Nisi fortepotestati spirituali etiam saecularis coniungatur,sicut in Papa, qui utriusque potestatisapicem tenet, scilicet spiritualis et temporalis,17La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


hoc illo <strong>di</strong>sponenente qui est Sacerdos et Rexin aeternum, secundum or<strong>di</strong>nem Melchisedech,Rex regum et Dominus dominantium, cuiuspotestas non auferetur et regnum non corrumpeturin saecula saeculorum. Amen.» 2Sent.,<strong>di</strong>st. 44, q. 2, a. 3 ad 4um.( 20 ) «Rex regum et Dominus dominantium, JesusChristus, Sacerdos et in aeternum secundumor<strong>di</strong>nem Melchisedech, ita regnum et sacerdotiumin Ecclesia stabilivit, ut sacerdotale sitregnum, et sacerdotium sit regale, sicut in EpistolaPetrus et Moyses in lege testantur, unumpraeficiens universis, quem suum in terrisVicarius or<strong>di</strong>navit…» Migne, Patrologia Latina216, 923-924.( 21 ) «Fecit Deus duo luminaria magna, luminaremaius, ut preesset <strong>di</strong>ei, luminare minusut preesset nocti. Hec duo luminaria fecit Deusad litteram, sicut <strong>di</strong>citur in Genesi. Et nichilominusspiritualiter intellecta fecit luminariapre<strong>di</strong>cta, scilicet solem, id est ecclesiasticampotestatem, et lunam, hoc est temporalem etimperialem, ut regeret universum. Et sicut lunanullum lumen habet, nisi quod recipit a sole, sicnec aliqua terrena potestas aliquid habet, nisiquod recipit ab ecclesiastica potestate. […]Sicut enim Pater de<strong>di</strong>t Filio potestatem non intempore, sed in eternitate, sic Christus hominiet Christi Vicario de<strong>di</strong>t potestatem in tempore,ut ipse habeat ius constituen<strong>di</strong> imperatorem etimperium transferen<strong>di</strong>» Cfr. Monumenta Germaniaehistorica, Leges, Sectio IV, Const., IV,pars I, Hannover-Berlin 1826.( 22 ) «…a qua [apostolica sede] reges etimperatores, qui fuerunt et erunt pro tempore,recipiunt temporalis gla<strong>di</strong>i potestatem…»Convegno del tra<strong>di</strong>zionalismocattolicoCivitella del Trontocon il patrocinio della Regione Abruzzo10-11-12 marzo 2006– La caduta del <strong>di</strong>ritto naturale:quando la ragione genera mostri(il futuro della bioetica)– Presentazione del Libro nero delRisorgimento italianocon la partecipazione <strong>di</strong> don Marco Nélye don Giorgio MaffeiInformazioni: 3339348056ibidem, Const. T. IV, Pars I.( 23 ) Ve<strong>di</strong> in Lo Grasso S.I., Ecclesia et Status- Fontes selecti, Roma 1939, nn. 400-409.( 24 ) «In hac eiusque potestate duos esse gla<strong>di</strong>os,spiritualem scilicet et temporalem, evangelicis<strong>di</strong>ctis instruimur. Nam <strong>di</strong>centibus ApostolisEcce gla<strong>di</strong>i duo hic, in ecclesia scilicet, quumApostoli loquerentur, non respon<strong>di</strong>t Dominusnimis esse, sed satis. Certe qui in potestate Petritemporalem gla<strong>di</strong>um esse negat, male verbumatten<strong>di</strong>t Domini proferentis: Converte gla<strong>di</strong>umtuum in vaginam».( 25 ) Cfr. il testo della Bolla in Lo Grasso S.I.,op. cit., nn.459-468.( 26 ) «Ricevi la tiara ornata <strong>di</strong> tre corone, e sappiche sei il Padre dei Re e dei Principi, il Rettoredel mondo, il Vicario in terra del nostro SalvatoreGesù Cristo». Cfr. lʼe<strong>di</strong>zione critica delCerimoniale papale a cura <strong>di</strong> Marc DykmansS.I., Lʼœuvre de Patrizi Piccolomini ou leCérémonial papal de la première Renaissance,ed. della Biblioteca Apostolica Vaticana, Coll.Stu<strong>di</strong> e testi 293 e 294, Città del Vaticano 1980,in particolare Liber primus, titulus secundus,XIV.( 27 ) «Figurat denique pontificalis hic gla<strong>di</strong>uspotestatem summam temporalem a Christopontifici eius in terris Vicario collatam, iuxtaillud: Data est mihi omnis potestas in coelo etin terra. Et alibi: Dominabitur a mari usquead mare, et a flumine usque ad terminos orbisterrarum, quam et declarat cappa illa sericea,quam pontifices solent gestare in nocte natalisDomini.», ibidem, tit. septimus, VII.Viaggioin GermaniaRenania e Palatinato- Aquisgrana, Colonia, Treviri...alle origini dell’Impero -24-29 aprile 2006Per informazioni:Priorato Madonna <strong>di</strong> Loreto,tel. 0541.72.77.67rimini@sanpiox.itLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica18


LʼAnticristoalla luce delle Scritturee dei segni dei tempi<strong>di</strong> Saverio AgnoliLʼAnticristo. Era da tempo che non sene parlava più come <strong>di</strong> una persona.Alì Agca ne ha evocato la presenza,ha detto che lʼAnticristo è vivo, che lagerarchia romana lo conosce: se ne parli,lo si ad<strong>di</strong>ti, «cosicché lʼumanità possaravvedersi ed affrontare meglio questoperiodo della fine del mondo».Le parole del vecchio lupo turco,grigio <strong>di</strong> nome ed ormai anche <strong>di</strong> fatto, sono<strong>di</strong> quelle che nel bene o nel male lascianoil segno.È stata la morte <strong>di</strong> Suor Lucia <strong>di</strong>Fatima ad armare la penna <strong>di</strong> Alì, che inperfetto italiano, in una “lettera apertaal Vaticano”, ha esor<strong>di</strong>to, bruciante: «Ioesprimo il mio cordoglio per la morte dellasuora Lucia <strong>di</strong> Fatima. Il segreto <strong>di</strong> Fatimaè collegato anche alla fine del mondo».La notizia, pubblicata in Italia il 20febbraio, è rimbalzata imme<strong>di</strong>atamentein tuttʼEuropa, provocando inevitabilimalumori.La gerarchia ecclesiale non ha gra<strong>di</strong>to:lʼAnticristo non esiste, è solo frutto <strong>di</strong>fantasia - si è affrettato a spiegare unaltissimo prelato - tuttʼal più è una metaforadel male, dellʼAntiuomo.Agca è solo un ignorante, un mitomane,ha aggiunto un altro porporato.Sulle ar<strong>di</strong>te connessioni fra Fatimae lʼAnticristo, però, hanno sorvolatofrettolosamente: su Fatima, la gerarchiaevita sempre i confronti, prudente.Meglio spostare i riflettori su Agca,che in fondo è solo un uomo ossessionatoda unʼazione più grande <strong>di</strong> lui; unʼazioneche gli resterà a vita impressa nellʼanima:da quando in quel lontano 13 maggio del1981 sparò su Giovanni Paolo II, la suamente, scossa, è confusamente tormentatada fantasmi che non riesce a dominare.Fantasmi. Il segreto <strong>di</strong> Fatima, i segretiche Agca stesso non ha mai rivelato sulleragioni dellʼattentato, lʼossessione <strong>di</strong>un uomo che si sente solo contro tutti,chiamato ad annunciare una verità che ilmondo ignora: «Io, Alì Agca, non ho pauraDottrinaLuca Signorelli: la pre<strong>di</strong>cazione dellʼAnticristo (affresco nel Duomo <strong>di</strong> Orvieto).19La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


<strong>di</strong> essere maledetto dallʼumanità. Peraltrogli Ebrei definiscono Gesù <strong>di</strong> Nazaret comelʼAnticristo da duemila anni».Eppure parlare dellʼattentatore turcosolo come <strong>di</strong> un mitomane rischia <strong>di</strong> essereriduttivo: Rosario Priore, il giu<strong>di</strong>ce che lo hainterrogato innumerevoli volte, lo descrivecome «una delle persone più intelligentiche abbia mai conosciuto». Dopo aver lettoi proclami <strong>di</strong> Agca sullʼAnticristo, quelmagistrato ha parlato <strong>di</strong> una manifestazione<strong>di</strong> «follia molto lucida» (la Repubblica,20/2/05).IL TERZO SEGRETO DI FATIMAE così, se non convince Agca, ancormeno convince la gerarchia ecclesiale.Cʼè qualcosa <strong>di</strong> nascosto nelle parolecuriali, in latebris avrebbero detto i latini:nellʼoscurità.La vicenda risale a cinque anni fa,quando il Vaticano rivelò alle genti il terzosegreto <strong>di</strong> Fatima: il 26 giugno del 2000.Allora persino la stampa più laica, la menointeressata a questioni <strong>di</strong> altari e <strong>di</strong> santi,reagì con un moto <strong>di</strong> stizza allʼannuncio:troppe le incongruenze, le patetichecontrad<strong>di</strong>zioni fra il testo del segretorivelato e le pur smozzicate, ma comunquelimpide <strong>di</strong>chiarazioni che nei decenni scorsierano ufficialmente trapelate tramite SuorLucia e dal medesimo Vaticano.Fra lʼaltro, perché attendere il 2000per <strong>di</strong>vulgare ufficialmente la profezia <strong>di</strong>un attentato verificatosi 19 anni prima?Perché attendere il 2000 per parlare <strong>di</strong>persecuzioni anticristiane a tutti note dadecenni e decenni? Che significato avrebbepoi lo strano documento <strong>di</strong>vulgato dalVaticano nel 2000, se si pensa che SuorLucia - ricorda Frère Michel de la SainteTrinité, uno dei massimi esperti <strong>di</strong> Fatima- aveva tanto insistito che si svelasse ilsegreto al tempo della propria morte o al piùtar<strong>di</strong> nel 1960 «in <strong>di</strong>pendenza dellʼeventoche si sarebbe verificato prima»? Nel ʻ60,<strong>di</strong>sse infatti Suor Lucia, «sarebbe stato piùchiaro»…Con gli occhi più acuti del poi, tuttipossono constatare che se si fosse rivelato il- o meglio, questo - terzo segreto <strong>di</strong> Fatimanel 1960, non si sarebbe chiarito nulla.Si è dunque illusa Suor Lucia, opiuttosto il segreto da svelare era unaltro?Così, se le pecore <strong>di</strong> evangelicamemoria hanno accettato la versioneufficiale, in molti si sono rifiutati <strong>di</strong> credere.In fondo, considerato che l’impeccabilitànon rientra fra i munera apostolici, nonè temerario pensare che anche fra iprincipi della Chiesa alligni la piaga dellamenzogna.Uno degli analisti più seri delmessaggio <strong>di</strong> Fatima, il Car<strong>di</strong>nal Od<strong>di</strong>,esprimendo un pensiero molto <strong>di</strong>ffuso frai fatimologi, dopo aver parlato con alcunefra le (pochissime) persone che avevanoletto il testo del documento e con SuorLucia stessa, si <strong>di</strong>chiarò dell’idea che ilterzo segreto <strong>di</strong> Fatima parli della «grandeminaccia dell’apostasia nella Chiesa» (IlSabato, 17/3/1990).E <strong>di</strong> conseguenza <strong>di</strong> una punizione<strong>di</strong>vina.Cupi presagi <strong>di</strong> castighi <strong>di</strong>vinisembrano in effetti aleggiare un po’ovunque su Fatima; forse proprio perquesto «Roncalli - ricorda Od<strong>di</strong> – (che)non voleva sentire parlare <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgrazie,<strong>di</strong> punizioni», non pubblicò il segreto (30giorni, aprile 1991).ANNO DOMINI 1960: I PRODROMIDEL 1789 DELLA CHIESAIn quel 1960, fati<strong>di</strong>co a detta <strong>di</strong>Suor Lucia, le cronache della Chiesaregistrano in effetti un avvenimento <strong>di</strong>importanza epocale: vengono istituite lecommissioni preparatorie del Concilioecumenico Vaticano II, il più imponente, ilpiù partecipato, il più innovativo conciliodella storia del cattolicesimo. La volontà <strong>di</strong>in<strong>di</strong>re la storica adunanza, lʼaveva espressail 25 gennaio 1959 Giovanni XXIII, pochimesi dopo aver assunto il pontificato, nelmonastero <strong>di</strong> <strong>San</strong> Paolo fuori le mura.Il Concilio si aprì lʼ11 ottobre 1962…e fu subito il 1789 della Chiesa, comericordava il Car<strong>di</strong>nal Suenens, esponentedelle avanguar<strong>di</strong>e teologiche moderniste,cogliendo appieno il significato dellarivoluzione finalmente penetrata attraversole inespugnabili mura <strong>di</strong> Roma.La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica20


Il 1789 della Chiesa: il Concilio Vaticano II.La grande novità emersa da quellastorica assemblea, fu in effetti quella dellarivoluzione umanista, riassunta nella felicesintesi <strong>di</strong> chiusura del Concilio fatta dalsuccessore <strong>di</strong> Giovanni XIII, Paolo VI. Unasintesi tanto conosciuta negli ambienti della“contestazione” ecclesiale, quanto ignotaai più: «La Chiesa del Concilio, è vero, siè assai occupata, oltreché <strong>di</strong> se stessa e delrapporto che a Dio la unisce, dellʼuomoquale oggi in realtà si presenta: lʼuomovivo, lʼuomo tutto interamente occupato<strong>di</strong> sé, lʼuomo che non solo si fa il centro <strong>di</strong>ogni interesse, ma anche che non teme <strong>di</strong>affermare <strong>di</strong> essere il principio e la ragione<strong>di</strong> ogni realtà. (…) Lʼumanesimo laico eprofano è infine apparso nella sua terribilestatura e ha, in un certo senso, sfidatoil Concilio. La religione <strong>di</strong> Dio che si èfatto uomo si è incontrata con la religione(perché tale è) <strong>di</strong> un uomo che si fa Dio.Cosa è successo? Un urto, una lotta, unanatema? Questo poteva succedere, ma nonè avvenuto». Anzi, il Concilio è stato «tuttopervaso» da una «simpatia immensa» per lareligione dellʼuomo che si fa Dio, sostenneMontini, e concluse: «sappiate riconoscereil nostro nuovo umanesimo, anche noi,noi più <strong>di</strong> chiunque altro abbiamo il cultodellʼuomo».Non erano parole del tutto nuove quelle<strong>di</strong> Paolo VI: Giuseppe Mazzini in persona,già nel 1854, aveva gioito immaginando unarivoluzione pacifica da cui sarebbe scaturitala nuova Roma, umanista, antropocentricadella «trasformazione religiosa che ilmondo si aspetta e avrà», la Roma della«sintesi unificatrice […] proclamatricein nome del mondo e per mezzo <strong>di</strong> unconcilio degli intelletti virtuosi dʼEuropa edʼAmerica, dellʼera della nuova fede». Lanuova «Chiesa <strong>San</strong>ta <strong>di</strong> Dio», profetizzavalʼillustre congiurato, avrebbe camminato«[…] verso lʼumanità guidata liberamentedal genio e dalla verità, nellʼimmortalitàdella vita, nella santità della terra…» (Lamassoneria speculativa, Sac. VincenzoLongo, ed. Fassicomo e Scotti, Genova1896, vol. I, pagg. 63/64).In unʼottica <strong>di</strong>ametralmente opposta,la gerarchia romana più conservatrice avevadato una lettura pessimistica dellʼeventoconciliare: lʼeccessivo umanesimo delConcilio puzzava <strong>di</strong> eresia agli occhi<strong>di</strong> molti padri conciliari tra<strong>di</strong>zionalisti.Concilium haeresim sapiens: un concilioche sa <strong>di</strong> eresia, mormoravano scandalizzatii presuli più ortodossi…Fra i prelati dellʼavanguar<strong>di</strong>atra<strong>di</strong>zionalista che osteggiava il nuovocorso, in quegli anni, spiccava in particolareil Car<strong>di</strong>nal Ottaviani.Ottaviani era un vecchio carabinieredella Chiesa, come lui stesso amavadefinirsi: <strong>di</strong> famiglia umile, uomo <strong>di</strong>popolo, era salito sino ai vertici della Curiaromana e negli anni del Concilio VaticanoII rimaneva il più autorevole e coriaceoesponente dellʼala “pacelliana”.Sotto Giovanni XXIII e Paolo VI, salvoeccezioni, il peso dei prelati fedeli a Pacelliera sfumato in <strong>di</strong>ssolvenza: Ottaviani,Prefetto del <strong>San</strong>tʼUffizio, residuava comeuno degli ultimi sopravvissuti eccellenti.Un vecchio ormai cieco, un innocuo ricordodel passato. O almeno, così qualcunopoteva pensare.A <strong>di</strong>spetto delle sue infermità, invece,il vecchio leone semi-cieco si era battuto21La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


con energia insospettabile nella mischiadel Concilio, opponendosi alle novitàteologiche provenienti dal nord Europa.Aveva appoggiato convintamente il CoetusInternationalis Patrum, il cui più notoesponente, il Vescovo Marcel Lefebvre,avrebbe condotto sino alla morte la suabattaglia per quella che lui definiva “laChiesa <strong>di</strong> sempre”, in contrapposizionealla Chiesa del Concilio.Anche Mons. Lefebvre dʼaltrondeera unʼesponente della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> XII:era stato Pacelli a nominarlo Delegatoapostolico per lʼAfrica francofona. Pacellilo aveva amato, lo aveva promosso,aveva persino tradotto il suo pensieroin unʼenciclica: la Fidei donum. È quasiimbarazzante togliere la polvere deltempo dalle tracce che lʼesecrato presulefrancese ha impresso in aeternum negliatti <strong>di</strong> magistero della Chiesa, ma una voltaripulita la memoria storica dai segni deglianni, dalla Fidei donum traspaiono senzadubbi gli ideali e la profonda esperienzamissionaria del futuro Vescovo “ribelle”.Lefebvre e Ottaviani avrebberointrattenuto ancora rapporti sino al 1979,anno della morte dellʼex Prefetto del<strong>San</strong>tʼUffizio: ormai messo allʼangolo dallaChiesa del Concilio, lʼanziano combattenteera sopravvissuto a Roma come icona <strong>di</strong> untempo passato.Una delle sue ultime sortite risalivaa <strong>di</strong>eci anni prima, al 1969, quando si eraesposto, assieme al Car<strong>di</strong>nal Bacci, in unavibrata denuncia contro la nuova messa <strong>di</strong>Paolo VI, accompagnando con una notaintroduttiva un Breve esame critico delNovus Ordo Missae, in<strong>di</strong>rizzato allo stessoPaolo VI.La nuova messa, asseriva Ottaviani,deforma il senso stesso del Sacrificio delGolgota: «considerati gli elementi nuovi,suscettibili <strong>di</strong> pur <strong>di</strong>versa valutazione, che viappaiono sottesi ed implicati, rappresenta,sia nel suo insieme come nei particolari,un impressionante allontanamento dallateologia cattolica della <strong>San</strong>ta Messa[…]». «Il vero cattolico - proseguiva ildocumento critico - è dunque posto, dallapromulgazione del Novus Ordo, in unaIl Card. Alfredo Ottaviani.tragica necessità <strong>di</strong> opzione». Lefebvreaveva gioito per quella denuncia.Eppure le accuse <strong>di</strong> quei prelati nonrappresentavano una novità: nel 1966,in anticipo <strong>di</strong> tre anni sul breve esamecritico e sulla stessa riforma del ʻ69, unodei più luci<strong>di</strong> scrittori del XX secolo,Giovannino Guareschi, aveva pubblicatounʼimmaginaria lettera alla propria creaturapiù famosa - Don Camillo - attaccandoimpietosamente le innovazioni e gliesperimenti liturgici in atto e sconfessandolo stesso Paolo VI in un pezzo giornalistico<strong>di</strong> rara durezza: Il Papa si chiamaGiuseppe.Se si pensa alla bonomia con cuiGuareschi era solito trattare i propriavversari, la sua brutale presa <strong>di</strong> posizionecontro Montini non può lasciare in<strong>di</strong>fferenti:«Lei (Don Camillo) […] ha il sacroterrore <strong>di</strong> una <strong>di</strong>visione fra i cattolici. Ma,purtroppo, questa <strong>di</strong>visione esiste già. […]Don Camillo, non importa se Lei urleràinorri<strong>di</strong>to ma io debbo <strong>di</strong>rLe che nonsolo per me, ma per molti altri cattolici“sovversivi” il Papa al quale guar<strong>di</strong>amocome al luminoso faro della cristianitànon si chiama Paolo ma Giuseppe. JosefMindszenty, il Papa dei cattolici cheLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica22


provano <strong>di</strong>sgusto davanti alle macchinette<strong>di</strong>stributrici <strong>di</strong> Ostie, alla “Tavola calda”che ha <strong>di</strong>strutto gli altari e cacciato via ilCristo, alle messe yè yè e ai patteggiamenticon gli scomunicati senza-Dio».Ma se Guareschi parlava da laico,Ottaviani, conosceva più intimamenteil problema: fra lʼaltro aveva vissuto ilConcilio sostenendo in prima persona gliattacchi spregiu<strong>di</strong>cati dei “progressisti”…era uno dei pochissimi ad aver letto il testodel messaggio <strong>di</strong> Fatima.Come non pensare che il suo timorequasi ossessivo che la Chiesa stesseper perdersi fosse connesso anche alleapparizioni del 1917?Portae inferi non praevalebunt, leporte degli inferi non prevarranno: quantevolte il porporato avrà ripetuto questeparole! Ma se le Scritture promettonolʼindefettibilità della Chiesa, quelle stesseScritture pre<strong>di</strong>cono anche la GrandeApostasia.I Padri della Chiesa, i commentatori,i Papi, le profezie lʼavevano temuto:lʼavvento <strong>di</strong> un simulacro <strong>di</strong> Chiesa, unanotte buia simile alla passione <strong>di</strong> Cristo,un momento <strong>di</strong> apparente sconfitta, <strong>di</strong>morte…In effetti il timore <strong>di</strong> una sconvolgentecrisi ecclesiale serpeggiava da tempo fra ipadri conciliari più conservatori: lʼidea cheil messaggio <strong>di</strong> Fatima riguardasse in primoluogo la crisi della Chiesa, era vecchia,al punto che persino <strong>Pio</strong> XII, quando eraancora Car<strong>di</strong>nale, aveva dato questa letturadellʼapparizione <strong>di</strong> Cova dʼIria.Egli temeva che il comunismo fossesolo la punta emergente, e neppure la piùinquietante, <strong>di</strong> una lotta profonda, nonimme<strong>di</strong>atamente decifrabile. È famosalʼinterpretazione - riportata da Mons.Roche e P. Germain in Pie XII devantlʼhistoire - che il Card. Pacelli aveva dato <strong>di</strong>Fatima: «Supponete, caro amico - spiegavalʼillustre Car<strong>di</strong>nale nel corso <strong>di</strong> un colloquiocon il conte Enrico Pietro Galeazzi - cheil Comunismo non sia che il più visibiledegli organi <strong>di</strong> sovversione contro la Chiesae contro la tra<strong>di</strong>zione della rivelazione<strong>di</strong>vina: assisteremo allora allʼinvasione<strong>di</strong> tutto ciò che è spirituale, la filosofia,la scienza, il <strong>di</strong>ritto, lʼinsegnamento, learti, la stampa, la letteratura, il teatro e lareligione.Sono assillato dalle confidenze dellaVergine alla piccola Lucia a Fatima. Questaostinazione della Buona Signora davantial pericolo che minaccia la Chiesa è unavvertimento <strong>di</strong>vino contro il suici<strong>di</strong>oche rappresenterebbe lʼalterazione dellafede, nella sua liturgia, nella sua teologiae nella sua anima». - Il futuro <strong>Pio</strong> XII sifermò un momento. - «Sento intorno ame dei novatori che vogliono smantellarela Sacra Cappella, <strong>di</strong>struggere la fiammauniversale della Chiesa, rigettare i suoiornamenti, procurarle il rimorso per il suopassato storico».<strong>Pio</strong> XII pensava che il seme dellafede sarebbe sopravvissuto soprattuttonel Terzo Mondo, ed a chi lo criticava perlʼeccessivo impegno profuso a favore degliultimi, obiettava che i neoconvertiti delleterre <strong>di</strong> missione «salveranno la Chiesa [...].Verrà un giorno in cui il mondo civilizzatonegherà il proprio Dio, quando la Chiesadubiterà come Pietro ha dubitato. Saràtentata <strong>di</strong> credere che lʼuomo è <strong>di</strong>ventatoDio, che suo Figlio non è che un simbolo,una filosofia come tante altre e nelle chiesei cristiani cercheranno invano la lampadarossa dove Dio li aspetta…».La convinzione che fosse questa lachiave <strong>di</strong> lettura più corretta <strong>di</strong> Fatima, èrimasta ancor oggi tenace, sostenuta a piùriprese da altissimi prelati della gerarchiaromana e suffragata da innumerevoliriscontri: lʼimpressione è che il nucleodel terzo segreto riguar<strong>di</strong> una tremendacrisi ecclesiale e che Suor Lucia, isolatae sottoposta a ferreo regime <strong>di</strong> controllo,non abbia potuto esprimersi con libertà ecognizione <strong>di</strong> causa.Dopo <strong>Pio</strong> XII, “lʼultimo Papa”, comelo definisce (il laico) Spinosa per sottolinearela rottura che alla morte <strong>di</strong> Pacelli si verificacon il passato della Chiesa romana, iniziavacosì lʼera del Concilio e dallʼinesauribilevaso <strong>di</strong> Pandora delle dottrine un tempocondannate, venivano plasmati lʼanima e<strong>di</strong>l corpo della Chiesa rivoluzionaria.23La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


Lo stesso <strong>Pio</strong> XII, dʼaltronde, eraconsapevole <strong>di</strong> rappresentare ormai unresiduato storico e poco prima <strong>di</strong> morireaveva fatto una cupa previsione per i tempia venire: «Dopo <strong>di</strong> me, il <strong>di</strong>luvio».Non aveva detto Suor Lucia, omeglio, lʼapparizione <strong>di</strong> Suor Lucia nonaveva profetato che il Portogallo avrebbeconservato «il dogma della fede»?Ma <strong>di</strong>re che il Portogallo resteràfedele, che significa? Che le altre nazioni,o almeno la gran parte delle altre nazioni,tra<strong>di</strong>ranno. Parrebbe.IPOTESI SULLʼANTICRISTOCosì, quando Agca ha parlatodellʼAnticristo, non stava semplicementesproloquiando: Anticristo significacrisi della Chiesa, per<strong>di</strong>ta della fede.Apocalisse.Che la visione dellʼattentatore possaessere fuori tempo o fuori luogo, lo si puòsenzʼaltro <strong>di</strong>scutere; che però la si vogliadel tutto assurda anche in astratto, è unrinnegamento della Scrittura.Le parole dellʼattentatore turco sulterzo segreto <strong>di</strong> Fatima e sulle scomodeverità cui la Chiesa della tra<strong>di</strong>zione credevae che la Chiesa del Concilio irride, hannoevocato fantasmi che mettono i brivi<strong>di</strong>.Agca ha parlato in co<strong>di</strong>ce: i satelliti ed iprecursori della Bestia nascondono la veritàai popoli; le membra del corpo mistico<strong>di</strong> Lucifero fanno katéchon (= ciò chetrattiene) in senso capovolto. Cioè controCristo.Se infatti Fatima parla <strong>di</strong> untra<strong>di</strong>mento, <strong>di</strong> una apostasia, allora Fatimapotrebbe concretizzare nel tempo laprofezia dellʼapostolo Paolo che nellaseconda lettera ai Tessalonicesi pre<strong>di</strong>celʼepoca in cui si manifesterà «lʼUomodel peccato, il Figlio della per<strong>di</strong>zione,lʼAvversario, che si innalza sopra tuttoquello che è chiamato Dio o che è oggetto<strong>di</strong> venerazione al punto da sedersi egli neltempio <strong>di</strong> Dio, proclamando se stesso comeDio». LʼAnticristo.QuellʼAnticristo che Luca Signorelliraffigura nel duomo <strong>di</strong> Orvieto in tuttala sua seducente somiglianza con il veroCristo, a significare la spaventosa potenza<strong>di</strong> inganno <strong>di</strong> cui parla lʼApostolo, potenzache il Figlio della per<strong>di</strong>zione userà perirretire maree sterminate <strong>di</strong> uomini: «quelliche periranno per non aver accolto lʼamoredella verità in maniera da salvarsi» (2 Tess2, 10).LʼAnticristo simulerà il Cristo, doneràunʼapparenza <strong>di</strong> sicurezza al mondosconvolto, <strong>di</strong>rigendo lʼo<strong>di</strong>o inconsulto inuna precisa <strong>di</strong>rezione: contro Cristo e la suaChiesa, ormai allo sbando, ma pur sempreindefettibile. E le genti, la più gran partedei popoli, non sapendo leggere nei fattila pienezza dei tempi, adoreranno lʼUomodel peccato.La gerarchia romana attuale banalizza,stizzisce, scherza, commisera il vecchiolupo grigio turco… eppure, nella suaon<strong>di</strong>vaga ridda <strong>di</strong> sentimenti, continua afingere <strong>di</strong> non sapere che queste profezieerano state prese tremendamente sul seriodai Papi, dai santi, dai teologi.Nei primi tempi dellʼannuncioevangelico, il terrore e lʼattesa dellʼAnticristoerano tangibili: i fedeli ritennero spessoche il Figlio della per<strong>di</strong>zione fosse giàallʼopera.Poi subentrò una consapevolezzapiù profonda: gli anticristi <strong>di</strong> cui la storiapullula non avrebbero potuto aspirare aLʼanticristo rappresentato, nellʼaffresco del Signorelli,come straor<strong>di</strong>nariamente somigliante al Cristo.La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica24


Se le affermazioni <strong>di</strong> Pecorelli fosserovere, se ne dovrebbe desumere che lanumerosa <strong>di</strong>scendenza spirituale <strong>di</strong> Baggioe degli altri alti presuli affiliati alla setta,possa aver fatto lunga strada allʼinternodelle mura dellʼUrbe.Cinque anni prima <strong>di</strong> Pecorelli,dʼaltronde, Mons. Rudolf Graber, Vescovo<strong>di</strong> Ratisbona, aveva e<strong>di</strong>tato un breve stu<strong>di</strong>oin cui sottolineava la stretta connessioneesistente fra la penetrazione nella Chiesadegli ideali modernisti e massonici e la crisi<strong>di</strong> fede in atto: lo stesso titolo del libretto<strong>di</strong> denuncia - <strong>San</strong>tʼAtanasio e la chiesadel nostro tempo - rappresentava <strong>di</strong> per séuna conclusione piuttosto esplicita. Il dottoprelato tedesco si era infatti richiamato allafigura <strong>di</strong> Atanasio, Vescovo <strong>di</strong> Alessandria,grande oppositore dellʼeresia ariana cheaveva massicciamente infettato la Chiesadel IV secolo. Dietro al <strong>di</strong>aframma <strong>di</strong>parole altrui, ma inequivocabilmentefatte proprie, Mons. Graber espresse lapropria angoscia per lo stato della «interaChiesa, scossa nelle sue fondamenta»dalle nuove eresie: «Ma il Signore haforse abbandonato completamente la suaChiesa? È forse venuta lʼultima ora eincominciata lʼapostasia? Giacché è semprepiù evidente che lʼuomo del peccato, ilfiglio della per<strong>di</strong>zione, lʼanticristo, si elevaal <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutto ciò che si chiama Dioe santuario».Per anni Graber era stato capo dellaredazione del Messaggero <strong>di</strong> Fatima…LʼATTESA DELLʼANTICRISTOQuando si adempiranno le Scritture?Tante volte nel corso dei secoli si credé <strong>di</strong>intravedere lʼAnticristo: la storia ci <strong>di</strong>ceche furono illusioni… o forse frammentiincarnati <strong>di</strong> antiche profezie.La più impressionante coincidenzafra le Scritture e la realtà dei fatti, si verificòsotto lʼImperatore Decio, nel 250 d. C.,quando si attuò la prima persecuzioneanticristiana ed anticristica su scala globalea livello <strong>di</strong> Impero romano: Nerone ed isuoi successori non avevano mai operatotanto in grande. Allora si realizzarono lepre<strong>di</strong>zioni, o almeno così parve: non soloi cristiani, ma tutti gli abitanti dellʼImperoche volevano evitare la persecuzionedovevano sacrificare agli dèi pagani,così ottenendo il libellus, il libretto che liliberava da ogni sospetto, che consentivaloro <strong>di</strong> possedere beni e <strong>di</strong> commerciare.Era la profezia <strong>di</strong> san GiovanninellʼApocalisse. O, piuttosto, una parte <strong>di</strong>quella pre<strong>di</strong>zione: «E le fu dato (alla secondabestia, n.d.r.) <strong>di</strong> dar spirito allʼeffigie dellaBestia, sì che lʼeffigie della Bestia parlasse,e <strong>di</strong> far che quanti non avessero adoratolʼeffigie della Bestia fossero uccisi. E faràche tutti, piccoli e gran<strong>di</strong>, ricchi e poveri,liberi e servi, ricevano un marchio nellaloro mano destra o sulla loro fronte, e chenessuno possa comprare o vendere, senon chi ha il marchio, il nome [cioè] dellaBestia o il numero del suo nome».I cristiani interpretarono quel libelloe lʼatto <strong>di</strong> culto ai falsi dèi romani comerealizzazione delle Scritture che parlanodel marchio impresso sulla mano <strong>di</strong> chiavesse adorato la Bestia. E molti <strong>di</strong> loronon cedettero: lʼatto <strong>di</strong> culto è dovutosolo al vero Dio, la morte è preferibile altra<strong>di</strong>mento… così almeno insegnava laChiesa preconciliare.Quasi 1700 anni dopo, la realizzazionedella profezie parve ormai vicina a <strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X,Papa Sarto, noto per la sua incessante lotta al«...quelli che periranno per non aver accolto lʼamoredella Verità in maniera da salvarsi» (2 Tess 2,10).27La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


modernismo. Lʼinfaticabile Pontefice, nellasua prima enciclica, E supremi apostolatus,espresse il timore che lʼAnticristo fosse giànato: era il 1903 e Fatima sarebbe seguitaa <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 14 anni; poi il comunismo, ilnazionalsocialismo…Lʼidea <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> X, unʼidea che i Papi nonesprimevano più da molti secoli in questitermini, era che fosse vicina lʼora: che isegni dei tempi e la penetrazione semprepiù massiccia delle eresie nella società - e <strong>di</strong>conseguenza in seno alla stessa compagineecclesiale - annunciassero notizie funeste.Oggi Papa Sarto è stato ormai<strong>di</strong>menticato e la tesi <strong>di</strong> un imminenteavvento anticristico viene bollata comefantasia da ignoranti: forse solo lʼopera del“vescovo ribelle”, <strong>di</strong> Lefebvre, la <strong>Fraternità</strong><strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X, porta ancora alto nel mondo ilnome dello scomodo Vicario <strong>di</strong> Cristo chetemeva lʼimminente avvento del Figliodella per<strong>di</strong>zione.Probabilmente non è un caso. Un filosottile sembra legare la scelta del nome delPapa che temeva lʼAnticristo a Lefebvre:molti anni dopo aver scelto quel nome perla propria opera, il Vescovo dʼOltralpeavrebbe accusato i vertici della gerarchiaromana, resistendo in faccia allʼ“anticristo”che a suo <strong>di</strong>re si era manifestato nellariunione ecumenica <strong>di</strong> Assisi nel 1986.Lo scomodo Lefebvre non potevaperò <strong>di</strong>sturbare più <strong>di</strong> tanto la marciadei novatori: ormai da tempo era statoconfinato in una riserva in<strong>di</strong>ana e, a<strong>di</strong>spetto della proclamata tolleranza delnuovo corso romano, nei suoi confronti ilrigore era sempre stato inflessibile. Roma,per castigare il presule francese, avevarispolverato persino gli o<strong>di</strong>ati strumentidella Chiesa preconciliare, fulminandoil ribelle dapprima con una sospensionea <strong>di</strong>vinis, ed infine con la scomunica.Si pensava così <strong>di</strong> avere isolato il virusidentitario <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione ormai superata,ma si ignorava, o si fingeva <strong>di</strong> ignorare,che oltre a Lefebvre innumerevoli focolaierano sopravvissuti un poʼ ovunque,anche nelle terre <strong>di</strong> missione. Continuava,continua ad esistere una Chiesa <strong>di</strong>ssidente,drammaticamente in rotta - anche se spessoin maniera poco consapevole - con ilConcilio; una Chiesa che volendo ad ognicosto vedere una continuità fra il primaed il poi, legge il presente deformandolocon gli occhi del passato; una Chiesa dallemolte ramificazioni, che tollera rassegnatala teologia astrusa della “primavera”ecclesiale, ma che poi in realtà non cessa<strong>di</strong> fondare il proprio credo sui vetusticanoni <strong>di</strong> un tempo: in effetti ancor ogginon sono pochi i cristiani che vedono laVia Crucis – e dunque la stessa teologiadella croce – con gli occhi <strong>di</strong> Mel Gibson, ilregista “eretico” rimasto fedele alle dottrinedellʼera preconciliare.Ma cʼè <strong>di</strong> più, lʼopposizione allanuova linea non è solo un problemaintestino: oltre ai <strong>di</strong>ssidenti cattolici sicontano anche autori eterodossi fra icritici dellʼattuale orientamento ecclesiale,autori che sono giunti persino a scorgerenella Chiesa umanista, in particolarenellʼecumenismo romano, le stimmatedellʼera dellʼAnticristo.Pochi anni dopo la morte del ribellefrancese, un autore eccentrico, un esegetagnostico, ma <strong>di</strong> penetrante acume, SergioQuinzio, avrebbe messo in bocca ad unapropria creatura letteraria, Papa Pietro II,queste parole: «Dobbiamo prendere attodellʼapostasia della Chiesa che elude loscandalo della fede, che lo stravolge in ciòche fede non è, riducendo a etica la salvezzaescatologica, e perciò ne fa unʼoperaragionevolmente umana».Le conclusioni dellʼirriverentepensatore, nellʼapocalittico “Mysteriuminiquitatis”, sembrano dar ragione aitimori dei <strong>di</strong>ssidenti: «Bisogna aver ilcoraggio <strong>di</strong> riconoscere - accusava Quinzio- che in tempi recenti la verità cristiananon è stata più annunciata nella suaintegrità, ma via via ne sono stati accentuatisempre più marcatamente i risvolti e leimplicazioni compatibili con la sensibilitàdegli uomini… moderni. Il cristianesimo siè praticamente ridotto così, agli occhi deipiù, ad una forma <strong>di</strong> umanesimo […]. Daisupremi pastori della Chiesa fino alle piùumili omelie che si pronunciano tutte ledomeniche nelle nostre Chiese, il <strong>di</strong>scorsoche viene proposto è ormai, quasi sempre,La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica28


Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Dio (Beato Angelico).presenza sensibile del Figlio <strong>di</strong> Dio nel <strong>di</strong>esirae: il giorno dellʼira in cui si consumerannoi secoli, in cui tutto ciò che è nascostoapparirà e nulla resterà impunito.Ed è questa la certezza che tennedesta nei secoli la Chiesa: la necessità perlʼuomo cristiano <strong>di</strong> essere sempre vigilenellʼattesa. Il <strong>di</strong>es irae non si esaurisce nellapromessa <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio universale, ma sirende presente <strong>di</strong> momento in momento, inprospettiva <strong>di</strong> un impressionante giu<strong>di</strong>zioparticolare a cui ogni uomo sarà sottoposto,senza conoscerne né il giorno né lʼora.Giunge rapido il giorno della morte- <strong>di</strong>cevano i santi - spesso inatteso: forse tista attendendo <strong>di</strong>etro lʼangolo in un giorno<strong>di</strong> festa. E così, sospinto oltre le apparenzedopo la fiera delle vanità <strong>di</strong> questo mondo,varcherai il ponte che conduce allʼeternità: seavrai perseverato sino alla fine lo percorrerai;altrimenti cadrai nellʼabisso in quello stessofolgorante istante del trapasso.«Che <strong>di</strong>rò allora - si chiedevano icristiani preconciliari pensando al giu<strong>di</strong>zio<strong>di</strong> Dio - a quale patrono mi appellerò sea stento persino il giusto sarà sicuro <strong>di</strong>salvarsi?»«Sforzatevi dʼentrare per la portastretta, - pre<strong>di</strong>cava il Cristo - perché, vi<strong>di</strong>co, molti cercheranno dʼentrare e non viriusciranno» (Lc 13, 24).La ininterrotta tensione escatologicache emerge violenta dai Vangeli e che perquasi venti secoli ha dominato nella culturacattolica, compen<strong>di</strong>ata nei “novissimi”- morte, giu<strong>di</strong>zio, inferno o para<strong>di</strong>so- svanisce a mano a mano che le novitàdel Concilio prendono corpo. Si eclissa ilsensus stesso del cristianesimo tra<strong>di</strong>zionale,che ruotava attorno a queste quattroimpressionanti me<strong>di</strong>tazioni. Era talmenteforte questa trepidazione del poi, che DonGiovanni Bosco, il fondatore dei salesiani,de<strong>di</strong>cava sei su sette delle me<strong>di</strong>tazioniche proponeva ai suoi ragazzi durante lasettimana alla contemplazione della morte,del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Dio e della dannazioneeterna… una sola al para<strong>di</strong>so. Oggi ireveren<strong>di</strong> salesiani riderebbero <strong>di</strong> questetruculente ingenuità cui il loro Fondatoredava tanto rilievo.Eppure, come negare che la forzasovrumana dei santi, la forza del perdonoe della intransigenza, della pace e dellaguerra, lo spirito <strong>di</strong> abnegazione chespinge a rinnegare se stessi, fosse possibilesolo nella tensione irrequieta verso lameta? Come sarebbe immaginabile unsan Francesco, o il suo ultimo, più notoepigono, Padre <strong>Pio</strong> da Pietrelcina, senzail bruciante desiderio del para<strong>di</strong>so, senzail timore dellʼinferno? «Guai a quelli kemorrano ne le peccata mortali», pre<strong>di</strong>cavail fraticello <strong>di</strong> Assisi.Un cristianesimo senza spinta versolʼeternità, cade inevitabilmente nellʼeresiaimmanentista del regno in terra; unʼeresiache trova la propria ragion dʼesserenelle stesse ra<strong>di</strong>ci del cristianesimo, inunʼinterpretazione letterale delle promesseveterotestamentarie. Si sviluppa cosìunʼideale anticristico che non a caso acquistala massima forza e capacità <strong>di</strong> sconvolgere lastoria grazie alle teorizzazioni <strong>di</strong> un eretico:lʼebreo-cristiano Karl Marx, lʼantitesidellʼebreo saggio che pone la sua fiduciain Dio, lʼantitesi dei fratelli Maccabei,lʼantitesi <strong>di</strong> Eleazaro…Oggi, in effetti, quellʼidealeanticristico, socialista, ma prima ancoraliberale, domina incontrastato nella società.Si <strong>di</strong>ce: liberale e socialista perché nonesiste un ossimoro liberalsocialista - comegià in passato si è avuto occasione <strong>di</strong>evidenziare - ma un rapporto parentale:la paternità è liberale, la <strong>di</strong>scendenzasocialista. Il liberalismo viene prima nelLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica30


tempo, rappresenta una fase meno evidentedel deterioramento dellʼideale cristiano. Illiberalismo è padre: essendo laico, allontanaDio dalla polis; essendo in<strong>di</strong>fferente allaverità, pone Gesù e Barabba sul medesimopiano, così apostatando dal Cristo. Ilsocialismo è figlio: porta alle logicheconseguenze il relativismo religioso edetico del padre, scivolando dallʼateismopratico <strong>di</strong> derivazione paterna ad un piùcoerente ateismo teorico.Perché allora inorri<strong>di</strong>re <strong>di</strong> frontealle stimmate anticristiche del figlio, segià il padre ostentava compiaciuto quellemedesime piaghe?Perché non ricordare che questoconnubio liberalsocialista è puntualmenterappresentato, ancora una volta, dallʼuomodel Concilio, lʼuomo tutto interamenteoccupato <strong>di</strong> sé, che si fa principio e ragione<strong>di</strong> ogni realtà?Lo si ammetta o meno, con lʼavventodel Concilio lʼumanesimo laico e profanoconciliare prende il sopravvento sullaprospettiva escatologica: la taglienteaspettativa del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>vino e lapotente carica <strong>di</strong> ascesi e <strong>di</strong> trascendenzache esso portava con sé, erano andateprogressivamente collassando. La riformaliturgica attuata da Paolo VI aveva persinocambiato le parole evangeliche dellaconsacrazione; nella messa montiniana,infatti, il sangue <strong>di</strong> Cristo versato inremissione dei peccati «pro vobis et promultis – per voi e per molti», si convertein un sangue «versato per voi e per tutti»:la dottrina eretica della salvezza universalesi insinua così, sottile ed ambigua, sin nelcuore stesso del cattolicesimo.Lungo una medesima linea <strong>di</strong>penetrazione, al termine <strong>di</strong> una messa checoncede molto allʼuomo e poco al mistero<strong>di</strong> Dio, la riforma liturgica elimina senzatentennamenti uno dei due esorcismiche Leone XIII aveva composto dopo laagghiacciante visione <strong>di</strong> Roma infestatadai demoni. È lʼesorcismo che impetralʼaiuto <strong>di</strong> <strong>San</strong> Michele Arcangelo controgli spiriti maligni che abitano lʼaria.Quella preghiera, elevata contro Satana e<strong>di</strong> suoi satelliti da ogni latitu<strong>di</strong>ne dellʼorbecattolico durante più <strong>di</strong> ottantʼanni, avevaavuto un forte significato nella prospettivadei Pontefici: fare katéchon, ostacolare leforze anticristiche dei nostri tempi.Ma gran parte della Chiesa conciliarenon crede più necessario fare katéchone così, via via deformando il senso delleScritture in unʼallegoria dellʼumanità, si èarrivati a cancellare il nome <strong>di</strong> Satana eda trasformare lʼAnticristo in un meschinoAntiuomo.Ed è in questo senso che Quinzio, giànegli anni Settanta, valutava la progressivaper<strong>di</strong>ta della prospettiva trascendente ecommentava lʼevoluzione ecclesiale inatto in una sua opera, “La fede sepolta”,denunciando la <strong>di</strong>ssoluzione imminentedella specificità cristiana: «una fede neilimiti della ragione mondana - osservavaquellʼautore - non è che un fantasma tenuee superfluo». È evidente, ribadì nella stessaottica molti anni dopo in “Mysteriuminiquitatis”, che si è ormai verificato un«indebolimento del depositum fidei», unindebolimento dellʼimmutabile depositodella fede.FATIMA, PROFEZIA PRECONCILAREAl contrario, Fatima è stata unaprofezia preconciliare, in armonia conil depositum fidei. Una profezia che nonsfigurerebbe sulle labbra <strong>di</strong> un austeropre<strong>di</strong>catore del passato: a Fatima ipastorelli avevano visto in atto forze arcane,tremende; avevano visto una pioggia <strong>di</strong>anime riempire come lapilli ardenti ilcielo rosso e nero dellʼinferno, fra urla<strong>di</strong>sumane e figure demoniache; avevanosentito incessanti esortazioni alla preghiera,alla conversione, alla penitenza. Il Dio <strong>di</strong>Fatima, nelle parole della Bella Signora, erarimasto il Dio geloso del popolo ebraico,quello stesso Dio che nella pienezza deitempi, senza rispetti ecumenici, pretese<strong>di</strong> essere riconosciuto nella figura <strong>di</strong> GesùCristo: «Io sono la via, la verità e la vita.Nessuno viene al Padre se non per mezzomio» (Gv 14, 6).Nelle visioni <strong>di</strong> Fatima, il messaggioprofetico segue percorsi antichi, giàbattuti… proclama la necessità dellavigilanza e della lotta incessante contro il31La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


La Donna vestita <strong>di</strong> sole insi<strong>di</strong>ata dal dragone descrittanellʼApocalisse, cap. 12. Chantilly, Museo Condé.Tentatore: la milizia cristiana.Una delle immagini più alte <strong>di</strong> questaidea militante cui nei secoli si era appellatala tra<strong>di</strong>zione romana, lʼaveva propostasantʼIgnazio <strong>di</strong> Loyola, il fondatore dellaCompagnia <strong>di</strong> Gesù, il campione dellaControriforma cattolica. È la descrizionedei due stendar<strong>di</strong>: da un lato lo stendardoed il campo del «caporione dei nemici»,assiso «su una cattedra elevata tutta fuocoe fumo»; dallʼaltro lo stendardo ed il campodei militanti <strong>di</strong> Cristo a Gerusalemme, «inluogo umile e bello e <strong>di</strong> piacevole aspetto».Lʼaffresco ignaziano, possente nel rendereviva agli occhi <strong>di</strong> chi me<strong>di</strong>ta lʼinfernalerealtà del campo del caporione nemico incontrapposizione alla composta armoniadello schieramento <strong>di</strong> Gesù, ricorda chein ogni epoca della storia vi saranno duecampi e due stendar<strong>di</strong>: due comandanti edue milizie contrapposte. Come a Fatima.La bontà <strong>di</strong>vina, nei messaggi<strong>di</strong> Cova dʼIria, non va <strong>di</strong>sgiunta dallagiustizia: lʼapparizione parlava aibambini della male<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Dioincombente sul capo dei popoli, ormaiprivi <strong>di</strong> fede e de<strong>di</strong>ti al peccato…Bagliori apocalittici si elevano daquel lontano 1917 portoghese.La tentazione <strong>di</strong> leggere segni profeticiin questi tempi è forte, e non solo per chime<strong>di</strong>ta sul terzo segreto <strong>di</strong> Fatima o sulleprevisioni <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> X: è la stessa nella realtàin atto che suggerisce cupi interrogativi.Lʼapostasia della Chiesa cattolicaviene evocata persino ai più alti livelli dellagerarchia romana: il Car<strong>di</strong>nal Ratzinger[lʼarticolo è stato scritto prima della suaelezione al soglio pontificiio, n.d.r.],raffinatissimo nelle sue incursioni fra ilcampo della Chiesa preconciliare e quellodella Chiesa rivoluzionaria - <strong>di</strong> cui fu unodegli artefici allʼepoca del Concilio - hariconosciuto che è in atto una crisi dellafede devastante. Le parole del porporato inoccasione del triduo pasquale <strong>di</strong> questʼanno,spaventano: «Signore, spesso la tua Chiesaci sembra una barca che sta per affondare…La veste e il volto così sporchi della tuaChiesa ci sgomentano. Ma siamo noistessi a sporcarli» (Corriere della sera,25/3/2005).Anche sul fronte della società civile,la situazione non è delle più tranquillizzanti:le guerre ed i rumori <strong>di</strong> guerra <strong>di</strong> cui brulicail mondo e persino lʼinattesa palingenesidella Russia, suggeriscono, accanto allevecchie previsioni, scenari nuovi, nonpreventivati.È un poʼ <strong>di</strong> tempo che i poteri fortivanno cautamente ammonendo i popoli:dopo la fine della guerra fredda non ci sipensa più, eppure è quantomai probabileche in tempi brevi si scateni un conflittonucleare. Anche lʼItalia - come gli altriPaesi, dʼaltronde - ha i propri grilli parlanti:Arrigo Levi, già uomo degli Agnelli, oggiconsigliere <strong>di</strong> Carlo Azeglio Ciampi, halanciato questo avvertimento apocalittico il13 settembre del 2004 a Procida (Corrieredel Mezzogiorno, 14/9/2004).Lʼiniziale ipotesi <strong>di</strong> conflittoproposta dal tetro Samuel Huntington,portavoce dei gruppi <strong>di</strong> potere globale,era quella <strong>di</strong> uno scontro fra Occidente,da un lato, ed Islam e Cina dallʼaltro.Il problema, però, è che i teorici delloLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica32


scontro <strong>di</strong> civiltà non avevano calcolato larinascita della Russia.Il timore che il previsto conflittonucleare, apocalittico ma pur sempre“controllato”, degeneri e che la Russiasovverta i programmi, è palpabilenegli Usa, soprattutto fra coloro chetrasversalmente agli schieramenti coltivanogrevi attese per il regno <strong>di</strong> questo mondo:uomini <strong>di</strong> potere come George Soros eMichael Ledeen, democratico il primo eneocon il secondo, vanno proclamandoallʼunisono la necessità <strong>di</strong> una rivoluzionedemocratica nei Paesi orientali. I duedemocratizzatori statunitensi riassumono insé un metodo, unʼidea, una meta: nemici,almeno agli occhi del mondo, agiscono perun medesimo fine, e non si tratta <strong>di</strong> unoscopo <strong>di</strong> secondaria importanza. MentreSoros ha più volte <strong>di</strong>chiarato espressamentele proprie aspirazioni messianiche nelcorso degli anni, Ledeen, dal canto suo, siesibisce in <strong>di</strong>scorsi esaltati che svelano aloro volta pretese messianiche non <strong>di</strong>fformida quelle del medesimo Soros (Il Foglio,18/2/2005).In effetti le stesse mani, gli stessiinteressi, le stesse tecniche riemergononelle rivoluzioni “popolari” che in questitempi stanno drammaticamente erodendolʼaerea <strong>di</strong> influenza geopolitica dellaRussia putiniana: in Georgia, in Ucraina,in Kirghizistan…La foga <strong>di</strong> schiacciare chi si opponeal predominio statunitense e <strong>di</strong> raggiungerein breve la meta, rischia <strong>di</strong> essere stupidaed esiziale.A scompaginare i programmi, potrebbeproprio essere quella Russia, così centralenelle profezie <strong>di</strong> Fatima e così eccentrica neiprogrammi umani <strong>di</strong> inizio millennio. QuellaRussia che è stata per decenni propagatrice<strong>di</strong> errori, ma che oggi sembrerebbe avereaspirazioni persino più nobili e più vere<strong>di</strong> quelle del mondo occidentale, ormaidevastato dalle idee che hanno sporcato laveste ed il volto della Chiesa.CONCLUSIONEÈ lecito porsi una domanda sugliesiti della storia ed è anche lecito chiedersiperché la Chiesa “progressista” non vogliaporsela.Neppure lʼumanissima curiositàdel domani smuove la gerarchia dal suoletargo: carismi e profezie, segni dei tempie tensioni escatologiche sono stati sepoltinelle grotte vaticane sin dai tempi <strong>di</strong>Roncalli, assieme ai “profeti <strong>di</strong> sventura”che avevano funestato lʼera preconciliaredurante più <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciannove secoli.Eppure schiere <strong>di</strong> cristiani chehanno creduto alla buona, antica novellaannunziata dal Cristo, si sono chiesti sefosse giunta lʼora, se lʼAnticristo fosseormai alle porte, pronto ad usare, oltreallʼarma della violenza, anche lo strumentodella dolcissima e velenosa seduzione<strong>di</strong> cui egli sarà sommo maestro… ma alcontempo quei cristiani non hanno fondatola loro vita su questa attesa.Per quanto prosaica possa apparire laconclusione, importa fino ad un certo puntochiedersi quando le profezie apocalittichesi realizzeranno.Comunque sia, comunque dovesseevolversi il cammino del mondo, se nonè dato <strong>di</strong> prevedere con certezza quandosarà giunta lʼora <strong>di</strong> tenebra annunciata dalleScritture, è però certo che ogni uomo èchiamato a vigilare costantemente, anzituttosu se stesso: sino ad oggi gli anticristi dellastoria sono stati tutti coloro che hannocooperato al mysterium iniquitatis comemembra del corpo mistico <strong>di</strong> Lucifero chesi manifesterà nellʼAnticristo, membraproiettate in anticipo nella mischiadellʼumanità a spianare la strada del Figliodel peccato, suoi “battisti” e profeti.In questo senso la gerarchia romanafedele al passato aderiva, aderisce, alleScritture: rinunciando invece allʼescatologiadel mysterium iniquitatis, la chiesaconciliare, quella che già non milita sottoun altro stendardo, rinuncia alle Scritturee alla vigilanza.E chi non vigila, il nemico lo coglie<strong>di</strong> sorpresa (*) .(*) Questo articolo è la versione integrale <strong>di</strong> un brevestu<strong>di</strong>o risalente al marzo 2005, in parte pubblicatosulla Rivista Alfa e Omega, 2-2005 (n.d.r).33La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


<strong>San</strong> Nilo <strong>di</strong> Rossano,ponte fra orientee occidente<strong>di</strong> don Floriano AbrahamowiczAgiografiaTra i santi monaci ed eremiti italogreci,nel decimo secolo vi fu san Nilo<strong>di</strong> Rossano. Con il suo <strong>di</strong>scepolo sanBartolomeo, san Nilo fondò nel 1004 laBa<strong>di</strong>a Greca <strong>di</strong> Grottaferrata a Roma.Morì nellʼanno della fondazione, 1001anni fa. Il suo <strong>di</strong>scepolo e biografoinvece, <strong>San</strong> Bartolomeo spirò nel 1055,novecentocinquanta anni fa. Ci ha lasciatola Vita <strong>di</strong> <strong>San</strong> Nilo, chiamata anche Bios,essendo redatta in lingua greca. Questotesto è la fonte storica più importante perlʼItalia meri<strong>di</strong>onale del decimo secolo: «Labiografia <strong>di</strong> san Nilo, scritta in greco daun suo <strong>di</strong>scepolo, san Bartolomeo, […] èlʼunico documento che ci faccia penetrarenella vita delle province meri<strong>di</strong>onali dʼItaliaal tempo della dominazione bizantina edelle incursioni dei Saraceni»( 1 ). Attraversola narrazione dei vari episo<strong>di</strong> della vita del<strong>San</strong>to appaiono tutti i ceti sociali dellasocietà bizantina dellʼItalia meri<strong>di</strong>onale neiloro rapporti con il mondo occidentale: lapopolazione rurale, le famiglie in<strong>di</strong>gene,i proprietari fon<strong>di</strong>ari che formano ilceto degli archontes( 2 ), a quellʼepocaamministratori locali alle <strong>di</strong>pendenzedei <strong>di</strong>gnitari bizantini, gli strateghi chegovernano le province o temi al modo<strong>di</strong> governatori militari, aiutati da giu<strong>di</strong>ciimperiali ed altri ufficiali subalterni. I testiriflettono anche il ruolo eminente svoltodal mondo ecclesiastico e dei monaci.Il loro ruolo trascendeva ogni <strong>di</strong>gnitàcivile, anche quella dellʼImperatore <strong>di</strong>Costantinopoli. Come san Nilo cosi anchei suoi contemporanei san Fantino, santʼElialo Speleota, san Saba, etc. fungevanodʼun lato da protettori della popolazionerurale che gemeva sotto il peso delle tasseIcona <strong>di</strong> <strong>San</strong> Nilo (XIV sec.), Monastero <strong>di</strong> StaroNagoricano (Serbia).percepite dagli esattori bizantini, e dallʼaltrolato i monaci legittimavano lʼautoritàcivile. Tutto questo in un tempo in cui lafede cattolica era la norma suprema nellavita sociale e politica. Lʼenciclica <strong>di</strong> <strong>Pio</strong> XIQuas Primas sul regno sociale <strong>di</strong> NostroSignor Gesù Cristo sarebbe stata superfluain quei tempi <strong>di</strong> fede. Ciò non significa chetutti erano santi. Cʼera corruzione politica esi commettevano gli stessi peccati <strong>di</strong> oggi.Ma santi, uomini e donne consacrate allavita religiosa erano molto più numerosi.Vi erano nella sola Calabria centinaia <strong>di</strong>monasteri in comunicazione fra <strong>di</strong> loro eanche con il resto del mondo cristiano. Sipuò parlare <strong>di</strong> una vera globalizzazioneverso lʼalto. Una società in cui il criminaleera lʼeccezione come oggi lo è la personaveramente onesta. Proprio per questoaspetto pubblico e questa presenza generaledella santità e del <strong>San</strong>to, la vita <strong>di</strong> sanNilo ci interesserà soprattutto nel suorapporto con le autorità civili. Alla fine deldecimo secolo inizia un gran movimento<strong>di</strong> rinnovamento spirituale. Il cosiddetto“millenarismo” è unʼeresia che trova moltoriscontro e anche documentazione allʼinizioLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica34


del terzo millennio. Le fonti, come il Bios<strong>di</strong> san Nilo tacciono invece sul fatto <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ffuso delirio <strong>di</strong> fine mondo allʼepoca del<strong>San</strong>to. Gli ideali <strong>di</strong> governo universalesotto lo scettro dellʼImperatore o del Papamaturavano attraverso lo scontro dei duepoteri, ma dominava in quei secoli lospirito del primato della fede, per meritodelle riforme monastiche partite da Clunyche <strong>di</strong>edero vigore e forza alla cristianitàintera, iniziando dal Papato, il cui prestigioe anche potere temporale crebbe finchédurò la spinta spirituale. La vita e lʼoperatodel fondatore <strong>di</strong> Grottaferrata sʼinserisconoin questo felice progresso che conobbe ilpotere temporale nella Cristianità dallafine del secolo X in poi. Uomo <strong>di</strong> grandecultura, san Nilo fuggiva il mondo, siritirava nelle spelonche e nei cenobi dalui fondati, formava i suoi <strong>di</strong>scepoli allapreghiera, al lavoro manuale e allʼartedella calligrafia per la copiatura dei co<strong>di</strong>ciantichi. La sua fama attirò verso <strong>di</strong> lui ipiù alti <strong>di</strong>gnitari civili ed ecclesiastici dellagerarchia bizantina, longobarda, imperialeed ecclesiastica. In quei tempi, nel secoloX, i principi germanici e longobar<strong>di</strong> feceroi primi tentativi per impossessarsi delleprovince bizantine nellʼItalia meri<strong>di</strong>onaleancora governate dagli strateghi bizantinimandati da Costantinopoli. A questoscontro, anche armato, fra Oriente eOccidente, si aggiunsero le numerosissimeincursioni dei Saraceni che nel 952-953<strong>di</strong>strussero completamente i monasteriin Calabria costringendo i monaci afuggire. La presenza nelle terre latine delmonachesimo greco ebbe come effettola progressiva accettazione delle autoritàlatine, sia ecclesiastiche sia civili, eprepararono attraverso il loro esempioed i loro scritti lʼaccoglienza dei nuovidominatori dellʼItalia meri<strong>di</strong>onale: inormanni, vassalli del Papa.ROSSANO, CITTÀ DI SAN NILORossano, a cinque chilometri delmare è la fortezza naturale dalla quale sicontrolla a vista il Golfo <strong>di</strong> Sibari e la zonadel torrente Trionto, confine tra le antichecolonie <strong>di</strong> Sibari e Crotone. Meno utilecome fortezza al tempo delle colonie dellaMagna Grecia, Rossano, nel lungo periodo<strong>di</strong> dominazione bizantina tra i secoli VI eX, sapeva offrire ogni garanzia militare epolitica( 3 ). Rimase inespugnabile. InvanoAlarico provò dopo Roma, Napoli e Crotone<strong>di</strong> espugnare lʼoppidum Ruskianum. SoloTotila ebbe ragione dellʼesercito e dellaflotta <strong>di</strong> Belisario nel suo secondo tentativo<strong>di</strong> prendere Rossano. La città si arresesenza però subire rappresaglie. Poco piùtar<strong>di</strong>, sempre in territorio rossanese, nellavalle del Trionto, resti della cavalleria <strong>di</strong>Totila vennero sorpresi e sconfitti( 5 ). Fuanche per Rossano la fine del dominio deiGoti in Italia e lʼinizio <strong>di</strong> quello bizantino.Rossano restò sin dallʼinizio del secoloVeduta generale <strong>di</strong> Rossano (CS) e chiesa bizantina <strong>di</strong> <strong>San</strong> Marco Evangelista.35La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


tutta la Calabria e la Lucania orientale edoccidentale. Rossano si trovava dunqueai tempi <strong>di</strong> <strong>San</strong> Nilo in mezzo alle terreeffettivamente governate dai bizantini. Lì sitrasferì lo stratega <strong>di</strong> Calabria. LʼImperatoreCostantino VII Porfirogenito (913-959), nelDe administrando imperio schiera Rossano«tra le poche città dʼItalia rimaste semprebizantine»( 5 ). Lʼincolumità della città dalleincursioni saracene, ma anche dal terremotodel 970 che sconvolse la città senza alcunavittima, venne da sempre attribuita allaprotezione della Vergine Achiropita <strong>di</strong> cui sivenera tuttʼoggi nella cattedrale lʼaffrescodel secolo VIII.<strong>San</strong> Bartolomeo, biografo <strong>di</strong> san Nilo.VI sotto il dominio <strong>di</strong> Bisanzio. Né iLongobar<strong>di</strong> né soprattutto gli Saraceniriuscirono ad impossessarsi della città.Anzi, durante la seconda metà del sec. XRossano <strong>di</strong>venta sede del governatore deltema <strong>di</strong> Calabria e temporaneamente anchedel tema <strong>di</strong> Longobar<strong>di</strong>a o Italia. Si può <strong>di</strong>reche con Bari sarà lʼultimo centro politicoamministrativoin cui risedettero le autoritàinviate da Costantinopoli. Ravenna,esarcato, fu presa dai Longobar<strong>di</strong> nel 751;Siracusa, anchʼessa un tema, fu conquistatadagli Arabi nel 878; Reggio Calabria caddenelle mani dellʼEmiro <strong>di</strong> Palermo nel 951-952. Rimanevano Bari e Rossano cioè itemi <strong>di</strong> Longobar<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> Calabria. E mentreil tema <strong>di</strong> Calabria era effettivamentesoggetto ai basileis bizantini, il tema <strong>di</strong>Longobar<strong>di</strong>a lo era soltanto nominalmentein quanto riguardava i territori dei principatilongobar<strong>di</strong> oramai quasi completamenteautonomi. Corrispondeva allo stile bizantino<strong>di</strong> far figurare nelle liste ufficiali dei temidellʼimpero, le Taktikà, territori oramaipersi da tanto tempo. Saldamente in manobizantina rimasero invece ancora per unsecolo la maggior parte delle Puglie, quasiNASCITA DI SAN NILONellʼanno 910 i genitori <strong>di</strong> san Nilo, alsecolo Nicola Maleina, offrono e consacranoil loro figlio in cattedrale alla SS.ma Madre<strong>di</strong> Dio Achiropita. La famiglia appartennead un antico e nobile casato rossanese, iMalèinos, imparentati col ricco e potentecasato dei Foca al quale appartenevanolʼImperatore Niceforo Foca e lʼomonimoMagistros. La parentela dei Malèinossi collega anche alla vita monastica.Infatti un antenato <strong>di</strong> san Nilo fu il santomonaco Michele Malèinos, egumeno dʼunmonastero in Tessaglia. Questo <strong>di</strong>ede come<strong>di</strong>rettore spirituale allʼImperatore Niceforoil monaco Atanasio, il futuro fondatoredellʼAthos( 6 ). Come varie altre famigliedʼorigine greca, i Malèinos ricoprivanonella Rossano bizantina incarichi <strong>di</strong> rilievonella burocrazia imperiale.Le prime istruzioni il giovane Nicola lericevette come chierico presso la Cattolica,cioè la chiesa cattedrale, residenza delVescovo, padre, pastore e maestro deigiovani chierici. Lì «fin dalla più giovaneetà amava la lettura assidua della vita dei<strong>San</strong>ti Padri, <strong>di</strong> Antonio, Saba, Ilarione edegli altri, le cui immagini erano <strong>di</strong>pintenella cattedrale…»( 7 ). Forse in quei tempi <strong>di</strong>grande prestigio per la città qualche magnatedella corte bizantina aveva già fatto donoal Vescovo dellʼantico Codex PurpureusRossanensis dando cosi al giovane Nicolalʼoccasione <strong>di</strong> ammirare i fogli miniati e<strong>di</strong>l manoscritto dei Vangeli <strong>di</strong> san Matteo eLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica36


<strong>di</strong> san Marco. Oltre alla formazione deglistu<strong>di</strong> dei due cicli del Trivio e del Quadrivioil giovane studente «per lʼacutezza del suoingegno e per la brama <strong>di</strong> tutto sapere»( 8 )si era provvisto <strong>di</strong> libri che trattavano le<strong>di</strong>scipline matematiche ed astronomiche tracui il Commento sul Libro della Creazionedellʼebreo Shabettai Domnolo, celebreme<strong>di</strong>co, fisico, astronomo e matematico.Sicuramente da giovane il futuro monaco siesercitò nellʼarte calligrafica <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>venteràun grande maestro. Avendo anche una buonavoce e lettura intelligente e spe<strong>di</strong>ta ricevettelʼOr<strong>di</strong>ne minore del Lettorato.IL MATRIMONIOLa morte dei genitori ed una crisispirituale gli fecero abbandonare il pensierodello stato ecclesiastico. <strong>San</strong> Bartolomeo,nel Bios, così narra dellʼabbandono dellavita clericale e del matrimonio <strong>di</strong> san Nilo:«Pertanto il demonio, prevedendo il granbene, che da lui sarebbe provenuto alleanime, e quale tremendo avversario avrebbetrovato in esso, come colui che scaltro, sadai precedenti <strong>di</strong>vinare lʼavvenire, si <strong>di</strong>edea ferire il cuore <strong>di</strong> nubili donzelle, nonsolo con la bellezza delle sue fattezze, macon quella soavissima voce, con cui eglicantava le <strong>di</strong>vine salmo<strong>di</strong>e, ed anche perla svogliatezza e lʼattitu<strong>di</strong>ne, che mostravain qualunque cosa si fosse applicato. Percui avvenne che, non avendo la forza <strong>di</strong>sfuggire ai loro molteplici lacci, qual cervoferito nel cuore, si <strong>di</strong>ede vinto ad una <strong>di</strong>esse, che per vaghezza e bellezza <strong>di</strong> formesuperava tutte le altre, ma <strong>di</strong> bassa ed umilecon<strong>di</strong>zione».( 9 ) Da questo matrimonionacque una bambina.SAN NILO ABBANDONALA FAMIGLIA E IL MONDOAllʼetà <strong>di</strong> trentʼanni <strong>di</strong>ede una svoltadefinitiva alla sua vita. Rinunciò allafamiglia e scelse la vita monastica.Secondo le leggi civili ed ecclesiastichedellʼImpero e della Chiesa Bizantina lavestizione dellʼabito angelico o grandeabito con la professione dei voti solenniperpetui permettevano, anche senza ilconsenso della consorte, lo scioglimentodel matrimonio, non solo rato, ma ancheconsumato. La sposa era libera <strong>di</strong> contrarrealtre nozze dato che secondo le leggi <strong>di</strong>Giustiniano, colui che veniva a professarela vita monastica era considerato comemorto civilmente ed ecclesiasticamente,essendo la professione monastica perpetuasolenne «in<strong>di</strong>ssolubile». Solo dopo moltisecoli il Magistero della Chiesa considereràtale prassi erronea( 10 ).Prima e dopo <strong>San</strong> Nilo molti santimonaci scelsero uno stato <strong>di</strong> vita piùperfetto, morendo al mondo. Nella prassiliturgica della Chiesa Bizantina allʼatto<strong>di</strong> emettere la professione perpetua e<strong>di</strong> ricevere lʼabito angelico, lʼegumenorivolto al neo-professante gli in<strong>di</strong>rizzale seguenti parole: «…ecco tu da questogiorno sei crocifisso e morto al mondoper seguire la vita perfetta; tu dunque,oggi rinunci ai genitori, alla moglie, aifigli …»( 11 ).Deciso dunque <strong>di</strong> consacrare tuttala sua esistenza alla ricerca della gloria <strong>di</strong>Dio, Nicola Maleina parte per raggiungere imonaci ed eremiti nella più grande eparchiamonastica in Calabria, il Mercurion.LA VITA CENOBITICA EDEREMITICA NEL MERCURIONSin dal secolo VI la Calabria attiravanumerosi monaci venuti dallʼimperobizantino. Varie erano le vicissitu<strong>di</strong>nipolitiche e religiose che causarono le spintemigratorie dalla Mesopotamia, la Siria, laPalestina e lʼEgitto. Anche dalla Sicilia,dopo lo sbarco dei Musulmani a Mazaranellʼ827, tanti monaci si rifugiavanoin Calabria. «Nel IX secolo la Calabriaappariva come una nuova Tebaide e lasua reputazione giungeva attraverso ilmondo bizantino fino a Costantinopoli eGerusalemme», ci <strong>di</strong>ce il Diehl. I monacinon si stabilirono in città ma si rifugiavanoin regioni impervie montuose e selvosee cioè nelle eparchie monastiche delMercurion e <strong>di</strong> Latiniano, <strong>di</strong> Lagonegro,nellʼAppennino Lucano, intorno almassiccio del Pollino, nelle imperviecatene del Cilento e dellʼAppenninoCampano. Soprattutto nella regione del37La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


Cupola bizantina della Cappella SS.ma Trinità (Viggianello),raro vestigio dellʼeparchia del Mercurion.Mercurio, la maggiore area monasticabizantina della Calabria settentrionale aiconfini della Longobar<strong>di</strong>a, si svilupparonotra i trecento e quattrocento monasteri,laure ed eremitaggi lungo il fiume del Laoche sbocca nel Golfo <strong>di</strong> Policastro sottoScalea.In una sola giornata il giovane atleta<strong>di</strong> Dio percorse il lungo tragitto che daRossano lo porta nella piana <strong>di</strong> Sibari dallaquale salì per Cassano Ionio, Castrovillarie Mormanno nelle alture dellʼAppenninoLucano. Lì, nel bacino del fiume Mercurioraggiunse i monasteri del Mercurion.Accolto dal santo egumeno Fantino,lʼaspirante monaco non fece in tempo <strong>di</strong>riposarsi che dovette fuggire dalle minaccefatte dal governatore <strong>di</strong> Rossano a tuttimonasteri della regione: «chiunque avesseosato imporre la mano a quel chiericogli sarebbe stata tagliata la mano ed ilsuo monastero sarebbe passato al fisco».La ragione dellʼopposizione da parte delgovernatore alla scelta <strong>di</strong> Nicola Maleinafu molto probabilmente la carriera cheavrebbe dovuto fare secondo i piani delgerarca.La soluzione per il nostro chierico fusemplice. Il Mercurion dove lo raggiunsela notizia del <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> monacarsi sitrovava ai confini con i ducati longobar<strong>di</strong>che si erano già rivoltati contro Bisanzioe che sfuggivano dunque al controllobizantino. Siccome i principi e duchilongobar<strong>di</strong> favorirono gli inse<strong>di</strong>amentidel monachesimo basiliano, molto <strong>di</strong>ffusoanche nei loro territori da più <strong>di</strong> duesecoli, il postulante si trasferì in territoriodel principato salernitano sui monti delCilento nel monastero <strong>di</strong> <strong>San</strong> Nazario. Benaccolto dai monaci, dopo un anno san Nilofece la professione dei voti monastici, epassato il pericolo ritornò nel Mercuriondove si sottopose alla guida dellʼegumenoFantino. Dopo tre anni <strong>di</strong> vita cenobiticadurante i quali il novizio si esercitò ad ognitipo <strong>di</strong> virtù, pregando, scrutando le SacreScritture e copiando sulle pergamene conla sua bellissima calligrafia testi antichi,il giovane monaco desiderava ritirarsi auna vita più solitaria. Con il permesso ela bene<strong>di</strong>zione degli egumeni, san Nilotrascorse <strong>di</strong>eci anni della sua vita in unaspelonca-oratorio de<strong>di</strong>cata a san MicheleArcangelo. <strong>San</strong> Bartolomeo descrive ilmodo <strong>di</strong> vivere del <strong>San</strong>to. «Allo spuntaredel giorno sino allʼora <strong>di</strong> terza (le nove <strong>di</strong>mattina) scriveva con carattere corsivo,minuto e compatto usando una scritturasua particolare, riempiendo un quaderno algiorno, per adempire il <strong>di</strong>vino precetto <strong>di</strong>lavorare. Per ricevere poi con gli Apostolila grazia dello Spirito <strong>San</strong>to, se ne stavasino ad ora <strong>di</strong> sesta (le do<strong>di</strong>ci) presso lacroce del Signore in compagnia <strong>di</strong> MariaSS.ma. e <strong>di</strong> Giovanni, recitando il salterio,e facendo migliaia <strong>di</strong> genuflessioni; cosìadempiva anche il precetto che comanda<strong>di</strong> pregare senza intermissione. Dallʼora<strong>di</strong> sesta sino allʼora <strong>di</strong> nona (le ore 15) sisedeva a leggere ed a me<strong>di</strong>tare la Legge delSignore e le opere dei santi Padri e Dottori,come inculca lʼApostolo: “Atten<strong>di</strong> allalezione”. Recitata lʼora <strong>di</strong> nona ed offertoa Dio, come incenso, lʼinno vespertino,usciva fuori a passeggiare per ricrearsi eLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica38


iposare alquanto i sensi affaticati dallalunga giornata, richiamando anche sullelabbra il detto dellʼApostolo: “Le invisibiligrandezze <strong>di</strong> Dio si rendono visibiliallʼintelligenza per mezzo delle cosecreate”; e cioè che noi compren<strong>di</strong>amo ilCreatore dalle sue creature […]. Dopo iltramonto del sole si sedeva alla mensa, laquale consisteva in una pietra assai grossa;sopra per piatto era un relitto <strong>di</strong> coccio;[…] si cibava <strong>di</strong> semplice pane ed acqua,[…] talora legumi cotti. Nel tempo poi, incui gli alberi fruttificano, si cibava soltantodei loro frutti […]. In verità i quarantagiorni non li passò mai <strong>di</strong>giuno, sia perchétemeva il fascino delle lo<strong>di</strong> umane, siaper spezzare la terribile potenza dellasuperbia. Del resto trascorse sessanta giornimangiando soltanto due volte durantequesto tempo […]. Tutto il suo vestireconsisteva in un sacco <strong>di</strong> pelle <strong>di</strong> capra; elo mutava ogni anno, possedendone due;la cintura era una fune, che non scioglievase non una volta allʼanno sostenendo conpazienza e senza infasti<strong>di</strong>rsi il prurito <strong>di</strong>innumerevoli fasti<strong>di</strong>osi insetti. Di frontealla spelonca vʼera un cespuglio, nel qualeaveva fatto il nido un grande formicaio.In questo il <strong>San</strong>to appendeva il suo sacco<strong>di</strong> pelle, purificandolo così da quei vermi,come conviene chiamarli, per essere statitanto insolenti per un anno, i quali perciòvenivano giustamente puniti dalle formichedel tormento recato a quel Giusto […].Così il <strong>San</strong>to praticò le virtù <strong>di</strong> povertà,la mortificazione, le veglie e lʼorazione,la solitu<strong>di</strong>ne e la castità, lʼumiltà e tuttele altre virtù, per cui mezzo si <strong>di</strong>vieneimmagine e simili a Dio»( 12 ).A questa vita <strong>di</strong> penitenza sʼaggiunserole tentazioni interne e le vessazioni esternedel Demonio, che «gli appare in forma <strong>di</strong>etiope, armato dʼuna poderosa mazza, econ essa gli assesta sul capo tale colpoda farlo stramazzare a terra e lasciarlomezzo morto»( 13 ). La severità verso sestesso rese lʼatleta <strong>di</strong> Dio caritatevoleverso i suoi famigliari <strong>di</strong> cui si prese cura,saggio e anche energico verso i suoi primi<strong>di</strong>scepoli.I CARISMI DI SAN NILO ED ILSUO PRIMO CENOBIOOltre le virtù riguardo al prossimo,frutto della ricerca primaria <strong>di</strong> Dio e dellasua gloria, lʼeremita ricevette i più sublimicarismi, tra cui il dono delle guarigioni,della profezia, della penetrazione deicuori ed il potere sugli stessi spiritiinfernali. Presto si manifestò il dono dellaprofezia. Già al monastero <strong>di</strong> <strong>San</strong> Nazariopre<strong>di</strong>sse lʼimminente misera fine ad unimpu<strong>di</strong>co baronetto del posto il quale sibeffò della profezia vantandosi <strong>di</strong> viveree peccare altri <strong>di</strong>eci anni. Dieci giornidopo morì come profetizzò il <strong>San</strong>to.Unʼaltra profezia fu quella della famosaincursione dei Saraceni nel Mercurion:«Le chiese sarebbero <strong>di</strong>venute stalle <strong>di</strong>asini e <strong>di</strong> giumenti e profanate; i monasteriverrebbero dati alle fiamme e <strong>di</strong>strutti, e<strong>di</strong> libri, corrosi dalle muffe, <strong>di</strong>verrebberoinservibili ed illeggibili». Così avverrànel 952. In seguito alle incursioni sanNilo si trasferì con i suoi <strong>di</strong>scepoli in unaproprietà appartenente alla sua famiglia.Non molto <strong>di</strong>stante da Rossano, attornoad un tempietto in onore dei santi MartiriAdriano e Natalia si formò il primo cenobioniliano nel quale il <strong>San</strong>to visse con i suoi<strong>di</strong>scepoli durante venticinque anni nellapiù estrema povertà. Presto si adunaronoattorno a lui una dozzina <strong>di</strong> nuovi <strong>di</strong>scepoli.Rimanevano coloro che non rifuggivano laregola laboriosa e la vita austera «perché- come narra san Bartolomeo - amanti<strong>di</strong> Dio, sostenevano vigorosamente esopportavano generosamente ogni travaglioper il regno dei cieli». In questo lungoperiodo san Nilo solo eccezionalmente sirecò in città. Soprattutto riceveva la visita<strong>di</strong> malati, posseduti dal demonio ed anche<strong>di</strong> personaggi <strong>di</strong> spicco.IL TERREMOTO A ROSSANONON FA NESSUNA VITTIMANel 970 avvenne uno spaventosoterremoto a Rossano. Le incessanti pioggefecero franare la parte alta della città,seppellendo case e chiese della parteinferiore. Ma non vi furono vittime néfra gli uomini né fra gli animali. <strong>San</strong>39La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


Nilo si recò in cattedrale per ringraziarelʼAchiropita <strong>di</strong> questo pro<strong>di</strong>gio. Per nonessere riconosciuto dalla folla indossò unmantello ed in testa si lego una pelle <strong>di</strong>volpe tanto da farsi chiamare dai ragazziniBulgaro, Franco e Armeno. I sacerdotidella cattedrale si gettarono in ginocchiopresi <strong>di</strong> stupore per questa sua venuta aRossano. Congedatili tutti, rimase solo conil suo maestro Canisca.LʼAVARIZIA DELMAESTRO CANISCAUn lungo <strong>di</strong>alogo riporta lo zelo colquale il <strong>San</strong>to tenta <strong>di</strong> liberare il maestrodal vizio dellʼavarizia. Gli <strong>di</strong>sse: «Coloroche si vedono costretti dalla necessità aprocurarsi il pane quoti<strong>di</strong>ano, giustamentedevono darsi ai negozi, ma tu che non ne haibisogno, perché sì stoltamente ti attacchia simili lordure e ne tolleri il fetore?».Il maestro, celibe né a<strong>di</strong>to alla gola, allapigrizia o altri vizi rispose che voleva datanto seguire il suo <strong>di</strong>scepolo, «ma pernon poter vivere senza il vino», decise <strong>di</strong>desistere da questo progetto. «Maestro mio,ahimè! - replicò il <strong>di</strong>scepolo - Tu alloravorrai fare penitenza, quando questa non tigioverà più!». Non passò molto tempo cheil nipote del maestro venne al monasterocon una lettera per san Nilo da parte dellozio che chiese <strong>di</strong> venire ad assisterlo mentrese ne stava morendo. Inoltre gli facevadono <strong>di</strong> tutte le sue ricchezze. Il <strong>San</strong>torispose al latore della lettera: «Cristo nonha bisogno del denaro <strong>di</strong> tuo zio, poichéEgli stesso ha detto: “Date a Cesare quelche è <strong>di</strong> Cesare, e a Dio quel che è <strong>di</strong> Dio”.Tu vaʼ pure, che forse più non lo vedrai invita”. Infatti tornato <strong>di</strong> tutta corsa lo trovògià morto, e tutto il suo avere era già andatoin mano del fisco»( 14 ).Vi fu un altro caso in cui il <strong>San</strong>to benvolentieri accettò <strong>di</strong> evitare che un beneecclesiastico vada in mano alla rapacitàed insaziabilità dei governanti. Si trattavadellʼoratorio femminile in onore <strong>di</strong> <strong>San</strong>taAnastasia, eretto dal giu<strong>di</strong>ce imperialedʼItalia e <strong>di</strong> Calabria Eufrasio e affidato alla<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> un monaco <strong>di</strong> nome Antonio.Prima <strong>di</strong> morire il monaco si rivolse a sanNilo per mettere lʼistituto in mani sicure.Con cura san Nilo prese la gestione <strong>di</strong>questo istituto e ricostituì il monastero.<strong>San</strong> Nilo era in quei tempi moltoricercato da chi aveva bisogno <strong>di</strong> aiuto,dato che san Fantino e tanti altri monaci <strong>di</strong>erano già rifugiati nel Salernitano, come<strong>di</strong>mostra lʼepiso<strong>di</strong>o seguente.UN TERRIBILE DEMONESCACCIATO DA SAN NILODa lontano venne Polieuto, un altoufficiale dellʼesercito bizantino. Stratilatesignifica che comandava le milizie stanziatenel tema <strong>di</strong> Calabria. Alle instanti preghieredel capitano il <strong>San</strong>to Monaco si allontanòper timore che una volta scacciato ildemone la fama si propagasse in tal mododa fargli perdere la tranquillità dellasolitu<strong>di</strong>ne. Visto però che per giorni ilpadre insistette, senza neanche farsi vedereor<strong>di</strong>nò al monaco del monastero insignitodellʼOr<strong>di</strong>ne sacro <strong>di</strong> pregare sul posseduto,<strong>di</strong> ungerlo con lʼolio della lampada e <strong>di</strong>licenziarlo. Narra la biografia: «Il giovanefu subito risanato, mentre il demonio gliusciva come nera caligine dagli organidei sensi»( 15 ). I miracoli perpetrati dal<strong>San</strong>to furono molto numerosi, soprattuttoquelli delle guarigioni e delle liberazionidalla possessione operate a <strong>di</strong>stanza.«E se particolarmente io volessi quiregistrare tutti questi pro<strong>di</strong>gi – scrive sanBartolomeo – non mi basterebbe il tempo,pur sorvolandoli solamente. Si contentinole anime pie <strong>di</strong> averne appreso almenouna piccola parte, come “dalle unghie siriconosce il leone”»( 16 ).LE ALTE CARICHE DELLAGERARCHIA BIZANTINA INVISITA DALLʼEREMITA<strong>San</strong> Nilo ricevette la visita da <strong>di</strong>gnitaricon titoli come Stratega, giu<strong>di</strong>ce imperiale,cubiculario, domestico, stratilate, etc.,delle quali occorre spiegare le funzioninel quadro e nella struttura della societàbizantina. Alla fine del secolo VI, dopo laguerra gotica ebbe luogo la così detta primacolonizzazione bizantina: lʼistituzionedellʼesarcato <strong>di</strong> Ravenna e del tema <strong>di</strong>La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica40


Interno della chiesa <strong>di</strong> <strong>San</strong>Giovanni Theresti (sec. XI)in stile bizantino con influssonormanno (Bivongi, RC).Questo gioiello, salvato dalloscisma <strong>di</strong> mille anni fa, è statorecentemente consegnato agliscismatici del Monte Athos...Sicilia. Nella seconda metà del secolo IX,durante le incursioni arabe e le lotte frabizantini e Longobar<strong>di</strong> per la predominanzain Italia meri<strong>di</strong>onale, ebbe luogo laseconda colonizzazione. In questo periodo,specialmente dopo lʼoccupazione bizantina<strong>di</strong> Bari (876) fu riformata lʼorganizzazionedelle province o temi. Furono creati i giànominati temi <strong>di</strong> Calabria e Longobar<strong>di</strong>ao dʼItalia ai quali fu poi sovrapposto nelsecolo X il Catepanato con sede a Bari.Il tema era un territorio sul qualeBisanzio esercitava una specie <strong>di</strong>governatorato militare. Vi era <strong>di</strong> stanzapermanente una guarnigione con il compito<strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere il territorio in questione. LoStratega, capo militare e civile del temalo governava alle <strong>di</strong>rette <strong>di</strong>pendenze <strong>di</strong>Costantinopoli. Nel suo compito lo Strategaera coa<strong>di</strong>uvato da tre Giu<strong>di</strong>ci imperiali:lʼEparca o Prefetto della Capitale che neisecoli nono e decimo fu uno dei personaggipiù considerevoli dellʼImpero, il Questoreed il Prefetto delle istanze. Un altrocoa<strong>di</strong>utore del governatore, il Domestico,era come il Capo <strong>di</strong> Stato Maggiore,addetto al reclutamento, allʼintendenza edallʼamministrazione militare. Comandavai tagmata ossia i reggimenti dellaguar<strong>di</strong>a imperiale, ed i themata ossiai reggimenti delle province. I quadridellʼamministrazione civile locale con ifunzionari presi dalle famiglie nobiliarilocali furono mantenuti, ma soggetti alleautorità militari. Venivano quin<strong>di</strong> altriufficiali subalterni, addetti ad uffici militarie civili <strong>di</strong> minor grado. Verso tutti questi<strong>di</strong>gnitari, san Nilo non si lasciò mai sedurredal rispetto umano.IL DOMESTICO LEONE CON ILPROSTOSPATARIO NICOLAIn una lunga conversazione il santomonaco cercò <strong>di</strong> attirarli alla vita monastica.Senza aver ottenuto alcun risultato il <strong>San</strong>tosi ritirò mentre i due visitatori si miseroa indossare con irriverenza lʼabito <strong>di</strong> unmonaco. «Ebbene - <strong>di</strong>sse loro - verrà tempoche voi bramerete rivestire ciò che ora<strong>di</strong>sprezzate, ma non ne sarete fatti degni».Il giorno stesso il Domestico morì. Nonebbe neanche il tempo <strong>di</strong> chiamare unsacerdote.Non meno severo fu il trattamento chesubì il personaggio che segue.IL GIUDICE IMPERIALE EUFRASIODi origine rossanese fu il fondatoredel monastero <strong>di</strong> <strong>San</strong>tʼAnastasia <strong>di</strong>cui trattammo prima e che san Niloprese in gestione. Eufrasio risiedeva aCostantinopoli quando gli arrivò alleorecchie la calunnia secondo la quale <strong>San</strong>Nilo si sarebbe arricchito in modo illecitocon il monastero. Per un alto <strong>di</strong>gnitarioalla corte imperiale la cattiva gestione41La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


<strong>di</strong> una fondazione pia poteva suscitare ilsospetto <strong>di</strong> commercio illecito contrarioal <strong>di</strong>vieto esplicito per gli alti funzionari<strong>di</strong> arricchirsi in qualsiasi modo durantelʼesercizio della loro carica. La celebreNovella emanata dallʼImperatore RomanoLecapeno nel 934, vietava rigorosamenteai governatori provinciali <strong>di</strong> acquisire, atitolo sia oneroso sia gratuito, beni mobilie immobili situati nella provincia, pena laconfisca della loro fortuna. Ugualmenteera loro proibito <strong>di</strong> esercitare commercio,<strong>di</strong> prestare denaro con o senza interessie <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficare per proprio guadagno.Come vedremo più avanti, questa leggefu aggirata e i funzionari trovavano ilmodo per arricchirsi( 17 ), ma evitarono <strong>di</strong>farlo su un monastero, in più fondato daloro nella propria città… Eufrasio si recòdunque a Rossano per far vedere «“chiè - come <strong>di</strong>ceva - il Calogero Nilo e chilʼimperiale Eufrasio”. Ed ecco infatti checostui, creato dagli Imperatori Giu<strong>di</strong>cedʼItalia e <strong>di</strong> Calabria, con grande fasto edostentazione venne in Rossano. Tutti gliegumeni della regione accorrevano a luicon donativi e con adulazioni, per averneprotezione ed aiuto. Ma il nostro venerandoPadre Nilo, per non dare a vedere <strong>di</strong> qualidal Reale Profeta, con qualche <strong>di</strong>spregio,sono chiamati “figli degli uomini, da cuinon vʼè a sperare salvezza”, non inviòdonativi, quasi per mitigare le minacce<strong>di</strong> quellʼar<strong>di</strong>to arrogante. Se ne restòinvece nella solitu<strong>di</strong>ne del suo monastero,pregando Dio e per la salvezza <strong>di</strong> tuttoil mondo e per la salute spirituale delprincipe»( 18 ). Lʼatteggiamento del monacoaccese <strong>di</strong> sdegno lʼanimo del superboEufrasio, il quale tuttavia, colpito da unaterribile cancrena allʼapparato genitale,dovette ben presto mutare le minaccecontro il monaco in supplichevoli preghierefino a richiedere con insistenza <strong>di</strong> ricevereegli stesso, proprio per mano <strong>di</strong> Nilo lʼabitomonastico. Dopo tre lunghi anni dʼintensesuppliche san Nilo lo esau<strong>di</strong>sce e il giu<strong>di</strong>ce,rivestito dellʼabito angelico, fece una piamorte.SAN NILO SALVA LA CITTÀDALLO STERMINIORossano doveva essere punita per unagrave <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enza verso lʼImperatore. Aquesto scopo venne a Rossano il MagistrosNiceforo. «Reggeva allora lʼuna e lʼaltraregione (i due temi) dʼItalia e della nostraCalabria il Maestro Niceforo, il primo elʼunico che dai pii Imperatori fu mandatonelle predette regioni insignito <strong>di</strong> così alta<strong>di</strong>gnità»( 19 ). Infatti fu una novità che unsolo magistros, comandante <strong>di</strong> tutta unaarmata governasse i due temi. Il titolo<strong>di</strong> magistros supera il quadro del tema edesigna il comandante <strong>di</strong> una armata. Lamisura eccezionale era dovuta alla urgenteriorganizzazione dellʼItalia meri<strong>di</strong>onaleche si imponeva dopo la tremenda <strong>di</strong>sfattasubita dallʼesercito bizantino da parte deiSaraceni nello Stretto <strong>di</strong> Messina neglianni 964-965. A questo scopo fu mandatoun magistros. Nella gerarchia della Corte<strong>di</strong> Bisanzio i magistroi prendevano postoimme<strong>di</strong>atamente dopo la famiglia imperiale.Niceforo nel voler riorganizzare la <strong>di</strong>fesamilitare dei due temi obbligò tutte le cittàcalabresi ad allestire esse stesse una flottacomposta da chelan<strong>di</strong>e, cioè caravelle snellee veloci. La Calabria era del tutto sfornita <strong>di</strong>questo mezzo in<strong>di</strong>spensabile per la <strong>di</strong>fesadelle coste dagli attacchi arabi provenientidalla Sicilia. «Mal tollerando una taleimposizione gli abitanti <strong>di</strong> Rossano, nonavvezzi al duro servizio delle chelan<strong>di</strong>e,dopo averle costruite, sul punto <strong>di</strong> vararle inmare, infiammati <strong>di</strong> sdegno – nel quale essisuperano tutti gli altri Calabresi – si gettanoin massa, con le faci in mano ed altamenteschiamazzando, sulle navi, ed appiccatoviil fuoco ne decapitarono i capitani»( 20 ).Consci della loro ribellione, i Rossanesi,nel dubbio se ribellarsi completamente escuotere ogni sottomissione agli imperiali ochiedere venia me<strong>di</strong>ante sborso <strong>di</strong> denaro sidecisero <strong>di</strong> chiedere a san Nilo <strong>di</strong> costituirsime<strong>di</strong>atore. <strong>San</strong> Nilo riuscì non solo arisparmiare la vita a tutti i citta<strong>di</strong>ni, ma fuanche evitato il passaggio <strong>di</strong> tutti beni dellacittà al fisco. A Niceforo il <strong>San</strong>to esposequesti suoi argomenti: «Non si può negareche fu commesso un gravissimo male edLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica42


una grave insubor<strong>di</strong>nazione; ma se lʼazionefosse stata commessa soltanto da unlimitato numero <strong>di</strong> persone, o dai principalidella citta<strong>di</strong>nanza, costoro dovrebberoessere condannati e sottoposti alla sentenzadel tuo sapientissimo giu<strong>di</strong>zio; ma poiché,al contrario, essa fu commessa dallʼinterapopolazione, e comune fu la stoltezza <strong>di</strong>questo crimine, conviene a te passare tantagente a filo <strong>di</strong> spada e fare un deserto <strong>di</strong>questa città <strong>di</strong> Dio e dellʼImperatore?»( 21 ).Quanto alla pena della confiscazione <strong>di</strong> tuttibeni della città, la proposta del <strong>San</strong>to <strong>di</strong>scrivere allʼImperatore convinse il Maestro<strong>di</strong> desistere. Ma gli <strong>di</strong>sse: «Noi, o santissimoPadre, conoscendo bene i sentimenti del pioImperatore verso <strong>di</strong> te, ti rimettiamo findʼora questo ingente versamento <strong>di</strong> danaro,che eccede il valore <strong>di</strong> oltre duemila monetedʼoro; ma che poi noi abbiamo a perdonareanche lʼuccisione dei capitani delle navie lʼingiuriosa <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> queste, ciònon sarebbe ragionevole, né giusto»( 22 ).Con parole molto persuasive il <strong>San</strong>to feceperdonare generosamente anche lʼuccisionedei capitani. Meno convinto fu il Maestro<strong>di</strong> rimettere la pena <strong>di</strong> morte allʼesattoreGregorio Malino. Al povero maestrobolliva il sangue nelle vene e quando videdavanti a sé lʼesattore, «…alzatosi in pie<strong>di</strong>,pieno <strong>di</strong> ira, cominciò ad imprecare contro<strong>di</strong> lui, contro tutti i suoi famigliari e controtutto quello che gli apparteneva, dal cavalloe dal bue sino alle galline ed al cane eda tutto il resto. Spaventato costui e nonsapendo che cosa rispondere, il Maestro,fattolo sedere per essere egli protospatario,così gli <strong>di</strong>sse: “Vattene, miserabile, con tuttii tuoi pari sconsigliati e fatevi quin<strong>di</strong> inanziunʼimmagine del santo Nilo; né rifinite mai<strong>di</strong> venerarlo e <strong>di</strong> rendergli grazie, perchéio vi giuro sul capo del sacro Imperatoreche, se non era per lui, voi in vita vostranon lo avreste mai più glorificato”»( 23 ).È da notare il particolare che per essereprotospatario lʼaccusato poté sedersi. Iltitolo <strong>di</strong> protospatario sin dalla metà delsec. VII era una mera <strong>di</strong>gnità onorifica,mentre prima designava i gran<strong>di</strong> ufficialiaddetti agli alti coman<strong>di</strong> dellʼesercito.Inoltre va ricordato che vi fu unLa Madonna “achiropita” <strong>di</strong> Rossano, VIII sec.legame <strong>di</strong> parentela tra le famiglie deiMaleina e dei Foca e che le due famiglieavevano gran<strong>di</strong> posse<strong>di</strong>menti e moltericchezze acquisite ingiustamente duranteun secolo. Per coprire tale illecito possessolo stesso Imperatore Romano Lecapeno,dopo aver emanato la Novella che vietavaai funzionari tali possessi, decretò unaprescrizione quarantennale. Ecco perché ilsanto <strong>di</strong>mostrò tanta comprensione per i suoicompatrioti e riuscì così facilmente a piegarela volontà ven<strong>di</strong>cativa <strong>di</strong> Niceforo.LA VISITA DELLʼEUNUCOCUBICULARE GIUSEPPE BRINGASLʼEunuco cubiculare o parakimòmenos,era il capo degli eunuchi,addetti al servizio della camera daletto dellʼImperatore, il cubiculum. Ilparakimòmenos aveva il preciso compito<strong>di</strong> dormire <strong>di</strong> traverso alla porta dellacamera imperiale. Nel X secolo, <strong>di</strong>venneil personaggio più influente del Palazzo,anzi dellʼImpero( 24 ). Tanto che nel Bios,il Bringas, arrivato a Rossano attribuì ase stesso una <strong>di</strong>gnità superiore allo stessopatriarca <strong>di</strong> Costantinopoli e si stupì che sanNilo non fosse venuto ad ossequiarlo contutti gli altri: «Neppure il patriarca avrebbeavuto lʼar<strong>di</strong>re <strong>di</strong> comportarsi con me cosìsuperbamente e così <strong>di</strong>sprezzare la miavenuta!»( 25 ). Gli fu spiegato dai circostantichi era san Nilo e che non temeva nemmenolʼImperatore. Allora il cubiculario gliscrisse una lettera scongiurandolo <strong>di</strong> non43La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


nascondersi qualora fosse venuto a trovarlo.Per riguardo alle suppliche contenute nellalettera, il <strong>San</strong>to scese in città per incontrarelʼalto <strong>di</strong>gnitario. Questo fece al santo laproposta <strong>di</strong> venire con lui a Costantinopoli,dove dopo aver vendute le sue «immensericchezze e proprietà senza fine» avrebbefondato un monastero, preso lui stessolʼabito e procurato al santo la possibilità<strong>di</strong> «godere della familiarità con i piissimiImperatori». <strong>San</strong> Nilo declinò la proposta<strong>di</strong>cendo che dubitava che per tonsurarecoloro che desideravano <strong>di</strong> rinunziare almondo vi fosse bisogno <strong>di</strong> lui. «Se propriotu volessi preferire la mia nullità – proseguìil santo – vieni meco nel ritiro, in cui noi<strong>di</strong>moriamo, e batti la via stretta con noi,giacché tu non potresti assolutamente<strong>di</strong>venire povero nello spirito se primatotalmente non lo fossi nel corpo…»( 26 ).Lʼeunuco non si fece monaco.SAN NILO, MOLTO POCO“ECUMENICO”Il Metropolita <strong>di</strong> Otranto, Battone,vantava falsamente legami familiari conil Califfo dʼAfrica Al-Mouizz. Sua sorellasarebbe stata moglie del Califfo. Tuttʼalpiù invece ne fu una fra le tante schiave. Diritorno dallʼAfrica, dove si era recato perriscattare degli schiavi cristiani, approdòalla spiaggia <strong>di</strong> Rossano e chiese del <strong>San</strong>toper ottenere il beneficio delle sue preghiere.<strong>San</strong> Nilo rispose: «Ascolta, o Signore,i miei consigli; non ti rivolgere più acodesta razza <strong>di</strong> vipere (i Saraceni); giacchéessi dopo averti ripieno <strong>di</strong> adulazioni, tipasseranno a fil <strong>di</strong> spada, e <strong>di</strong> poi berrannoanche il tuo sangue; non affaticarti per lapace della Calabria, né chie<strong>di</strong>la; ché ciò nonpiace punto al Signore dellʼuniverso». Alnipote del Vescovo che fece notare quanteanime aveva salvato il Metropolita il santoreplicò: «Non ha riscattato anime, ma corpi;alla maggior parte <strong>di</strong> costoro giova anzila tribolazione del corpo; ad essi lʼessereliberi è occasione <strong>di</strong> molti mali, comegiovano ai pazzi furiosi le restrizioni dellalibertà e del cibo prescritto loro dai me<strong>di</strong>ci.Questi mali, sebbene sembrino dolorosi,se non conferissero alla salute <strong>di</strong> molti,Dio non li avrebbe permessi. Ciò però nontoglie che coloro che ne hanno la possibilitànon debbano aiutare questi infelici»( 27 ).Il Metropolita non accettò i consigli del<strong>San</strong>to, ma fu costretto a fare la fine che gliera stata profetizzata…Questo atteggiamento poco concilianteverso lʼIslam non impe<strong>di</strong>va a san Nilo <strong>di</strong>godere del più grande rispetto da parte delleautorità musulmane, come, per esempio,dellʼEmiro <strong>di</strong> Palermo Aboul-el-Kasem.RISPOSTE DEL SANTOALLʼEBREO DOMNOLOIl me<strong>di</strong>co Domnolo - un ebreo che ilgiovane Nicola Malena aveva frequentatoin gioventù e <strong>di</strong> cui aveva anche letto ilibri - oltre che proporre a san Nilo le suecure me<strong>di</strong>che che il <strong>San</strong>to rifiutò, gli chieseinsieme al suo compagno <strong>di</strong> parlare loro<strong>di</strong> Dio. Il <strong>San</strong>to li invitava a passare inmonastero un tempo uguale a quello chepassò Mosè sul monte per poter intenderela parola <strong>di</strong> Dio. Altrimenti, «se parlassi ora<strong>di</strong> Dio io non farei che scrivere sullʼacquae seminare nel mare». I due compagnirisposero che non potevano fermarsiin monastero altrimenti sarebbero statiscacciati dalla sinagoga e lapidati dai lorocorreligionari. «È proprio per questo -rispose il Padre - che i vostri padri morirononellʼinfedeltà, come riferisce lʼEvangelista:“Molti dei capi credettero in Gesù, ma pertimore dei Giudei non lo confessarono,per non venire messi fuori della sinagoga;poiché essi amarono più la gloria degliuomini che la gloria <strong>di</strong> Dio”»( 28 ).SAN NILO ABBANDONA PERSEMPRE LA SUA PATRIAGiunto nellʼanno 978 il santo monacoseguì lʼesempio dei suoi padri, i santi Fantinoe Saba. Con i loro <strong>di</strong>scepoli del Mercurionavevano raggiunto le terre longobarde nel953, dopo la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong>monasteri da parte dei Saraceni. Comenei territori bizantini, così anche in quellilongobar<strong>di</strong> i monaci italo-greci fungevanoda garanti e legittimatori dellʼautoritàcivile e nel contempo da protettori dellapopolazione rurale. Nelle vicende cheLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica44


opposero o ravvicinarono la corte <strong>di</strong>Costantinopoli a quella sassone degli Ottoniintervenivano, prima dellʼarrivo <strong>di</strong> san Nilonelle terre longobar<strong>di</strong>, i santi Saba e Luca.I governatori bizantini chiesero a san Saba<strong>di</strong> intervenire presso Ottone II affinchénon intervenisse in Italia meri<strong>di</strong>onale.Ottone II considerò lʼItalia meri<strong>di</strong>onalecome la dote <strong>di</strong> sua moglie Teofano, figliadellʼImperatore Romano II. Anche ilprincipe <strong>di</strong> Salerno si rivolse a san Sabaper ottenere da Ottone la liberazione <strong>di</strong> suofiglio, tenuto in ostaggio alla corte sassone.Il territorio longobardo si prestava moltobene allʼufficio <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori e pacificatoriche svolsero i santi monaci. Infatti i potentiprincipati longobar<strong>di</strong> confinavano al nordcon lo Stato Pontificio e col Ducato <strong>di</strong>Spoleto e a sud con i territori bizantini.Come si è già detto gravitarono oraintorno allʼastro bizantino ed ora a quellogermanico a seconda dei propri interessi odelle circostanze.SAN NILO IN TERRITORIOLONGOBARDOIl principe <strong>di</strong> Capua, Pandolfo ICapo<strong>di</strong>ferro, accoglie <strong>San</strong> Nilo con il <strong>di</strong>segno<strong>di</strong> farlo elevare a quella sede arcivescovile.Con quella <strong>di</strong> Rossano fu la seconda voltache il monaco rifiutò una sede vescovile.Lasciata Capua, più <strong>di</strong> sessanta monaci alseguito <strong>di</strong> san Nilo si recarono al monastero<strong>di</strong> Vallelucio, nei pressi <strong>di</strong> Monte Cassino.Aligerno, santo e dotto abate <strong>di</strong> MonteCassino, per espresso desiderio concesseai monaci quel monastero. Lʼincontrofra le due comunità monastiche, quellaoccidentale <strong>di</strong> san Benedetto e quella greca<strong>di</strong> san Nilo, rappresenta uno dei momentisalienti nella vita del <strong>San</strong>to, fondatoreappunto del più importante monastero grecoa Roma: Grottaferrata. Arrivato a MonteCassino «gli venne incontro sino ai pie<strong>di</strong>del monte tutta la Comunità dei monaci,anche i sacerdoti ed i <strong>di</strong>aconi, rivestiti degliabiti sacri come in giorno festivo, recandoin mano ceri e gli incensieri; e con questapompa introdussero il Beato nel monastero.Sembrava loro <strong>di</strong> ascoltare e <strong>di</strong> vedere o ilgrande Antonio venuto da Alessandria, omeglio, il grande Benedetto, il <strong>di</strong>vino lorolegislatore e maestro, risorto dai morti».In unʼaltra occasione salì al monasteroe cantò per tutta la notte lʼUfficiaturacomposta da lui in onore <strong>di</strong> san Benedetto.A lungo sʼintrattenne con ciascuno deimonaci, rispondendo alle loro domandee formulando la celebre definizione dellavita monastica: “Il monaco o è angelo odemonio”.SANTʼADALBERTO DI PRAGA,POSTULANTE A VALLELUCIORitornato al monastero <strong>di</strong> Vallelucioricevette la visita <strong>di</strong> santʼAdalberto,Arcivescovo <strong>di</strong> Praga. Desideroso <strong>di</strong> farsimonaco a Monte Cassino, fu deluso dalclima che vi regnava sotto il nuovo abateMansone e decise <strong>di</strong> prendere lʼabito aVallelucio. <strong>San</strong> Bartolomeo non riportalʼepiso<strong>di</strong>o dellʼincontro dei due santi. Ilbiografo del santo Vescovo, GiovanniCanapaio, invece narra il fatto. <strong>San</strong>Nilo rispose alla richiesta del Vescovo<strong>di</strong> farsi monaco: «Figlio carissimo, io tiriceverei molto volentieri, purché questatua ammissione non portasse nocumentoa me ed i miei, e fosse <strong>di</strong> giovamento a te.Giacché, come ti attestano questʼabito ed ipeli della mia barba, io non sono in<strong>di</strong>geno,ma greco, e quel tanto <strong>di</strong> terra che io ed imiei coltivano, è proprietà <strong>di</strong> coloro, cui,per altro, tu fai bene a sfuggire»( 29 ). <strong>San</strong>Nilo, con una lettera <strong>di</strong> raccomandazione,lo in<strong>di</strong>rizza al monastero dei SS. Alessio eBonifazio sullʼAventino.Un altro can<strong>di</strong>dato fu invece subitoaccolto a braccia aperte. Si tratta delgiovane Basilio <strong>di</strong> Rossano, fuggitoallʼinsaputa dei suoi per mettersi sotto laguida del suo grande conterraneo Nilo.Fu il monaco pre<strong>di</strong>letto del <strong>San</strong>to al quale<strong>di</strong>ede il nome <strong>di</strong> Bartolomeo. Sarà perlʼultima decina <strong>di</strong> anni lʼaccompagnatorefedelissimo <strong>di</strong> san Nilo, il suo biografo eco-fondatore <strong>di</strong> Grottaferrata.TRASFERIMENTO DALPRINCIPATO DI CAPUA A GAETANel 994 la comunità cenobiticaniliana raggiunse lʼultima tappa primadella fondazione <strong>di</strong> Grottaferrata. Oramaii rapporti con lʼabate Mansone si erano45La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


deteriorati, e anche nelle terre dei principi<strong>di</strong> Capua non soffiava più un buon vento.Pandolfo Capo<strong>di</strong>ferro, dopo aver riunitosotto il suo scettro tutti i ducati longobar<strong>di</strong>,le Marche <strong>di</strong> Spoleto e Camerino, lasciòil suo piccolo impero ai suoi figli ed asua moglie Abara. Questa non esitò afar uccidere un suo cugino per ragioni<strong>di</strong> gelosia e <strong>di</strong> potere. Simulando poi unapparente pentimento volle ottenere dasan Nilo la remissione <strong>di</strong> tutta la pena delsuo delitto. Tutto quello che invece ottennedal <strong>San</strong>to fu la profezia della rovina e dellasparizione completa del suo casato. Pochianni dopo la profezia si avverò.Ospite gra<strong>di</strong>tissimo dei Duchi <strong>di</strong>Gaeta, la comunità <strong>di</strong> Vallelucio ritrovò lapovertà come ai tempi del primo monasteronel Mercurion. A Sperperi, presso Gaeta,san Nilo accompagnato da san Bartolomeoe da tutta la comunità fece costruire unmonastero fatto <strong>di</strong> casette <strong>di</strong> fango. Lʼunicoarredo fu la bellezza del luogo che, per lasua leggera elevatezza e per la sua vicinanzaal mare, offrì ai monaci un gran<strong>di</strong>osospettacolo della creazione <strong>di</strong> Dio.LʼANTIPAPA GIOVANNI XVIIl decimo secolo è chiamato daglistorici saeculum obscurum. Vi furonoinfatti episo<strong>di</strong> oscuri ed orren<strong>di</strong> comelʼuccisione, la mutilazione e lʼesposizioneal lu<strong>di</strong>brio dellʼantipapa Giovanni XVI.Lʼinflusso della Casa sassone degli Ottonisi fece anche sentire nella nomina deiPapi. Nel 996 salì sul soglio pontificioBruno <strong>di</strong> Carinzia, un can<strong>di</strong>dato <strong>di</strong> OttoneIII. Il nuovo Papa, Gregorio V, incoronòOttone come Imperatore in <strong>San</strong> Pietro. AGiovanni Crescenzio, “patrizio” <strong>di</strong> Roma,la scelta del nuovo Papa non piacque eimpose tramite insurrezione popolare il suocan<strong>di</strong>dato, il monaco rossanese Filagato, che<strong>di</strong>venne lʼantipapa Giovanni XVI. Moltoprobabilmente la manovra <strong>di</strong> Crescenzio fuappoggiata da Costantinopoli. La scelta <strong>di</strong>Filagato non fu a caso. Infatti non solo fupadrino <strong>di</strong> battesimo <strong>di</strong> Bruno <strong>di</strong> Carinziae <strong>di</strong> Ottone III, ma fu anche istruttore <strong>di</strong>lingua e letteratura greca <strong>di</strong> questʼultimo.Lo conobbe a Rossano, quando nel 982suo padre, Ottone II, dopo la tremenda<strong>di</strong>sfatta subita a Stilo, si rifugiò a Rossanodove aveva lasciato la consorte Teofano, ilfiglio Ottone (III), sua sorella Liutgarda colfiglio Bruno, il futuro Gregorio V. Questilegami fecero forse sperare il Crescenzioed il Filagato stesso <strong>di</strong> addolcire le iredellʼImperatore. Lʼambizione del monaconon poteva accecarlo al punto <strong>di</strong> nonprevedere la gravità del tra<strong>di</strong>mento versoil suo Imperatore e lʼimpossibilità <strong>di</strong>tenergli testa militarmente. Forse anchesi sperava che essendo il Filagato accettoa Costantinopoli, Ottone III, figlio <strong>di</strong> unaprincipessa bizantina, accettasse lʼantipapaper migliorare i rapporti con lʼImperodʼOriente. <strong>San</strong> Nilo scongiurò il suoconcitta<strong>di</strong>no, già abate dellʼabbazia <strong>di</strong>Nonantola, <strong>di</strong> ritirarsi. Filagato non seguìil consiglio e dovette subire un trattamentoassai duro. LʼImperatore lo fece prigionieroe poi gli furono strappati gli occhi, tagliatila lingua e il naso e così fu gettato inprigione.<strong>San</strong> Nilo decise <strong>di</strong> recarsi a Roma,malgrado i suoi 95 anni, la malattia e lefatiche dei <strong>di</strong>giuni quaresimali che stavafacendo .LʼINTERCESSIONE DI SAN NILOIN FAVORE DI FILAGATO«Alla notizia della venuta delPadre a Roma, lʼImperatore, in una alpatriarca (il Papa), gli andarono incontro,e, sorreggendolo ambedue per le braccia,lo condussero al Patriarchio (Lateranense),facendolo sedere in mezzo a loro. Ed essi,uno alla destra e lʼaltro alla sinistra, glivenivano baciando le mani»( 30 ). Il <strong>San</strong>todeclinò gli onori resigli e chiese invece<strong>di</strong> perdonare Filagato, loro padrino e<strong>di</strong>struttore. Chiese <strong>di</strong> poter piangere con lui,nel suo monastero i suoi peccati. In un primomomento la proposta fu accettata. Ma poiGregorio V cambiò idea, fece trarre fuoridalla prigione Filagato e strappatogli <strong>di</strong>dosso gli indumenti sacerdotali, lo caricò arovescio su un asino e lo condusse attraversotutta Roma. La reazione del vegliardo fupronta. Minacciò il Papa e lʼImperatorefacendo loro sapere che Dio non avrebbeLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica46


usato alcuna misericor<strong>di</strong>a per i loro peccati.Gregorio V morì “secondo le voci correnti”<strong>di</strong> morte violenta. Ciononostante, vienequalificato anche come il primo Papache dopo ben lunghi anni - il più terribileperiodo della storia della Chiesa - rialzò ilprestigio del Papato( 31 ).Commovente invece fu la conversione<strong>di</strong> Ottone III che per penitenza sʼimpose unpellegrinaggio al celebre santuario <strong>di</strong> <strong>San</strong>Michele Arcangelo sul Monte Gargano.Questa penitenza, impostagli, come si <strong>di</strong>ceda san Romualdo, la compì con devozione.Allʼoccasione <strong>di</strong> quel viaggio, lʼImperatorerese visita la venerato monaco.“SALVA ANIMAM TUAM!”Nellʼanno 1000 ebbe luogo lʼincontrofra san Nilo e Ottone III. «Fu un mirabilee commovente spettacolo (degno davverodel pennello del Domenichino, che loimmortalò nella Cappella Farnesinadei <strong>San</strong>ti Fondatori <strong>di</strong> Grottaferrata)il vedere questo giovanissimo, biondoImperatore, dalle forti e marcate tintedella razza teutonica, temperate, peròdalla grazia greca, sostenere il braccio delsanto Vegliardo più che novantenne, […]“Salva animam tuam”, rispose umilmenteal Sovrano, che gli proferiva tutto quantovolesse, ricordandogli, la prossima mortecol conseguente ren<strong>di</strong>conto al Giu<strong>di</strong>ceDivino… Ed Ottone pianse!… E toltasila corona <strong>di</strong> capo la depose nelle manidel <strong>San</strong>to, chiedendogli la bene<strong>di</strong>zionepaterna, ed avutala, con tutto il seguitose ne partì. Due anni dopo, il 23 gennaiodel 1002, come gli aveva predetto anchesan Romualdo a Ravenna: “Si Romamieris, Ravennam ulterius non videbis”, nelpiccolo paese <strong>di</strong> Paterno, presso CivitaCastellana, ventiduenne appena, spiravaassistito dal Papa Silvestro II »( 32 ).OTTONE III, IL NUOVO BASILEUSLʼagiografo ritrae Ottone III in ungesto tipico del cerimoniale bizantino,quando lʼImperatore, in occasione dellegran<strong>di</strong> festività della chiesa orientale,depositava la corona in segno <strong>di</strong> umiltàper pregare e ricevere la bene<strong>di</strong>zione delpatriarca. E, proprio come un sovrano<strong>San</strong> Nilo davanti a Ottone III. Rossano, CollezioneMarchesi Martucci.bizantino, il giovane Ottone è chiamatobasileus, termine riservato a Bisanzio fin dalsecolo VII esclusivamente allʼImperatore.Il termine rex invece era utilizzato per i<strong>di</strong>versi sovrani inferiori allʼImperatore.Il conferimento a Ottone III <strong>di</strong> tale titoloappare tanto più rilevante in quanto nellaprima parte del Bios <strong>di</strong> san Nilo, essoappariva riservato a Niceforo II, non<strong>di</strong>versamente degli altri Bioi . «La Vita<strong>di</strong> <strong>San</strong> Nilo sembra suggerire dunque unatransizione terminologica <strong>di</strong> alto significato,che tra<strong>di</strong>sce il mutare dellʼatteggiamentodei monaci italo-greci nei confrontidella sovranità occidentale»( 33 ). Il fattodunque che il mondo monastico bizantinodellʼItalia meri<strong>di</strong>onale attribuisca alla<strong>di</strong>nastia occidentale e latina il titolosupremo del potere civile costituisce unalegittimazione dei nuovi detentori delpotere e una preparazione alla dominazionenormanna che a sua volta sarà <strong>di</strong> sostegnoa quel rinnovamento spirituale universaledel monachesimo basiliano nellʼItaliameri<strong>di</strong>onale.47La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


GROTTAFERRATA,SOSTEGNO DEL PAPATONel 1004, accompagnato dal suo<strong>di</strong>scepolo Bartolomeo, san Nilo raggiunsei colli <strong>di</strong> Tuscolo. Fra i ruderi <strong>di</strong> una grandevilla romana, forse appartenuta a Cicerone,vi era un piccolo oratorio che per le finestrecon doppia grata <strong>di</strong> ferro fu denominatoCrypta ferrata. La <strong>San</strong>ta Vergine apparveai due monaci e chiese loro la costruzionedella chiesa e del monastero. <strong>San</strong> Nilo eraallora nel novantacinquesimo anno dellasua vita quando i conti <strong>di</strong> Tuscolo offrironole loro terre ai santi monaci. Nellʼanno dellafondazione dellʼAbbazia il santo vegliardosʼaddormentò nel Signore il 26 settembre1004. <strong>San</strong> Bartolomeo, suo successore, funominato egumeno del monastero nel 1012,anno in cui Teofilatto figlio <strong>di</strong> Gregorio deiConti <strong>di</strong> Tuscolo sale al soglio pontificiocon il nome <strong>di</strong> Benedetto VII. È lʼinizio <strong>di</strong>una serie <strong>di</strong> Papi Tuscolani che per quasiquarantʼanni dominano la scena politicaromana. Lʼamicizia <strong>di</strong> san Bartolomeocon il giovanissimo Papa BenedettoIX, della famiglia dei conti <strong>di</strong> Tuscolo,permise <strong>di</strong> assisterlo nelle varie vicendedel pontificato e <strong>di</strong> convincerlo <strong>di</strong> farepenitenza per la sua vita morale <strong>di</strong>scutibilee <strong>di</strong> ritirarsi tra i monaci <strong>di</strong> Grottaferrata.Lʼamicizia con i conti <strong>di</strong> Tuscolo, consantʼAdalberto <strong>di</strong> Praga e il fatto <strong>di</strong> esserecontemporanei <strong>di</strong> santʼEnrico Imperatore,<strong>di</strong> santo Stefano Re dʼUngheria, <strong>di</strong> sanRomualdo fondatore dei Camaldolesi,<strong>di</strong> san Brunone <strong>di</strong> Colonia fondatore deiCertosini, <strong>di</strong> Roberto <strong>di</strong> Molesme fondatoredei Cistercensi e <strong>di</strong> san Norberto <strong>di</strong> Xantenfondatore dei Premonstratensi, fece sìche Grottaferrata fu uno dei centri delmovimento riformatore.GROTTAFERRATA NELMOVIMENTO DI RIFORMALa riforma monastica partendo daCluny doveva dare vigore nei decenni esecoli successivi al Papato, ai monasteri, aiprincipi cristiani e a tutta la Cristianità peraffrontare il Grande Scisma dʼOriente del1054, la querela delle investiture tra Imperoe Papato, la <strong>di</strong>fesa armata della CristianitàIncontro <strong>di</strong> Gaeta tra san Nilo e Ottone III (particolare),Domenichino, Grottaferrata, Chiesa dellʼAbbazia.e la liberazione dei luoghi santi dallʼempiaoccupazione mussulmana. Al contempo,attraverso queste prove, lʼOccidente andavarinforzandosi mentre lʼImpero dʼOrienteiniziava il suo declino. Progressivamentesi ritirava dallʼItalia meri<strong>di</strong>onale cedendoil posto ai normanni.IL POTERE PAPALE SI ESTENDEALLʼITALIA MERIDIONALENel 1059 Roberto il Guiscardo iniziaa cogliere lʼere<strong>di</strong>tà dei due temi bizantini inItalia Meri<strong>di</strong>onale, Calabria e Longobar<strong>di</strong>a,quando ottiene dal Papa lʼinvestitura <strong>di</strong>Puglia, Calabria e Capua. Nel 1065 inormanni sʼimpossessano <strong>di</strong> Reggio e nel1071 Bari è in mano loro. Sempre allʼepocadella dominazione normanna (1059-1198) ilmonachesimo italo-greco dopo essere statoannientato dai Saraceni ritornò in Calabriacon le fondazioni dei monasteri del Patirnei pressi <strong>di</strong> Rossano, e del SS.mo Salvatorein Messina. Premessa per questo ritorno e<strong>di</strong>nizio del periodo aureo del monachesimobasiliano in Italia del Sud fu appunto lafondazione <strong>di</strong> Grottaferrata dove finorasi conservava come un gioiello il modellodella vita monastica basiliana. LeoneXIII definirà lʼAbbazia: gemma orientaleincastonata nella tiara pontificia. DopoLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica48


quattro secoli <strong>di</strong> dominazione bizantinala chiesa greca <strong>di</strong> Sicilia, Calabria ePuglia ritorna sotto la giuris<strong>di</strong>zione latina,mantenendo però nellʼinsieme la liturgiagreca. La chiesa greca dellʼItalia meri<strong>di</strong>onalefu infatti privilegiata. Non solo sfuggì alleleggi iconoclaste del sec. VIII, ma ancheallo scisma del 1054. Non da poco fu ilcontributo <strong>di</strong> san Nilo che con la fondazione<strong>di</strong> Grottaferrata creò quellʼ«anello dʼoroche unisce alla casa del Padre i figlilontani dellʼOriente» (<strong>Pio</strong> XI).Bibliografia essenzialeAA.VV., Enciclope<strong>di</strong>a Cattolica, voceBasiliani, Città del Vaticano, 1949.CILENTO ADELE, Potere e monachesimo,ceti <strong>di</strong>rigenti e mondo monastico nellaCalabria Bizantina (secoli IX-X), Nar<strong>di</strong>niE<strong>di</strong>tore, Firenze 2000.DIEHL.C., Chiese bizantine e normannein Calabria, in Archivio Storico per laCalabria e la Lucania, I (1931).EDIZIONI DʼARTE MARCONI,Abbazia <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Maria a Grottaferrata,Grottaferrata, 2002.GIOVANELLI GERMANO, S. Nilo <strong>di</strong>Rossano, Fondatore <strong>di</strong> Grottaferrata,Grottaferrata, 1966.GIOVANELLI GERMANO, Neiloy toyNeoy, Testo originale greco e Stu<strong>di</strong>ointroduttivo, Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Grottaferrata, 1982.GRADILONE ALFREDO, Storia <strong>di</strong>Rossano, E<strong>di</strong>zioni FRAMA SUD, 1980.MUSOLINO GIOVANNI, <strong>San</strong>ti eremitiitalogreci. Grotte e chiese rupestri inCalabria, Rubbettino, 2002.PERONI RENATO, La Calabria pregreca,Grafosud, 2003.RENZO LUIGI, Il Monastero <strong>San</strong>ta Mariadel Patire <strong>di</strong> Rossano, Cosenza, 2003.RENZO LUIGI, <strong>San</strong> Bartolomeo <strong>di</strong> Rossanoe i suoi “Fioretti”, Grafosud, 2005.SCHLUMBERGER, Lʼépopée byzantine àla fin du <strong>di</strong>xième siècle, Paris, 1925.SITONGA ANTONIO, Nilo, Rossano eGrottaferrata mille anni dopo (1004-2004),Grafosud, 2004.SITONGA ANTONIO, Rossano passodopo passo, Grafosud 2003.SORGIOVANNI FRANCESCO, Stilo e lavallata dello Stilaro, Baruffa E<strong>di</strong>tore, 2002Note( 1 ) G. SCHLUMBERGER, Lʼépopée byzantineà la fin du <strong>di</strong>xième siècle, Paris, 1925, p. 403.( 2 ) A. CILENTO, Potere e monachesimo, Ceti<strong>di</strong>rigenti e mondo monastico nella CalabriaBizantina (secoli IX-X) p. 67.( 3 ) L. RENZO, <strong>San</strong> Bartolomeo <strong>di</strong> Rossano e isuoi “Fioretti”, Grafosud, 2005, p. 15.( 4 ) PROCOPIO, De bello gothico (III, 28; N.26), in GRADILONE A., Storia <strong>di</strong> Rossano,pp. 40-41.( 5 ) CONSTANTINUS PORPHYROGENITUS,De administrando imperio, ed. GY.Moravcsik1967 (Corpus Fontium Historiae Byzantinae,I), c. 27, pp. 112ss. in RENZO L., <strong>San</strong> Bartolomeo…op. cit. p. 15.( 6 ) BREHIER,Vie et mort de Byzance,Paris, 1947,in G. GIOVANELLI, S. Nilo <strong>di</strong> Rossano, Fondatore<strong>di</strong> Grottaferrata, Grottaferrata, 1966, p. 179.( 7 ) G. GIOVANELLI, S. Nilo…, op. cit. p. 15.( 8 ) ibid.( 9 ) ibid.( 10 ) GIUSTINIANO, Authentic. Collatio, IV, tit. I,De Nuptiis, Lione, 1548; Nov. 22, tit. I, c. 5; Nov.117, tit. 18, c. 10; Nov. V, c. 5, n. 531, in G. GIO-VANELLI, S. Nilo…, op. cit., p. 123, n. (12).( 11 ) Euchologium Magnum, Roma, 1873, p. 241,in G. GIOVANELLI, S. Nilo…, op. cit., p. 123,n.(12). Istr. S.C. De Prop. Fide, 28 jun. 1858 adEpiscopos prov. Albajul. Cfr. P. Germano Giovanelli,Nilo il Giovane, Testo originale grecoe stu<strong>di</strong>o introduttivo, pp. 137 ss.( 12 ) G. GIOVANELLI, S. Nilo…, op. cit., pp.31-32.( 13 ) ibid. p.40.( 14 ) ibid. pp 59-60 .( 15 ) ibid. p.74.( 16 ) ibid. p. 75( 17 ) A CILENTO, Potere…, op. cit., pp. 57-58( 18 ) ibid. p. 69( 19 ) ibid. p. 75( 20 ) ibid. p.76( 21 ) ibid. p.77( 22 ) ibid. p.78( 23 ) ibid.( 24 ) L. BREHIER, Les Institutions de lʼEmpireByzantin, Paris 1949, p. 96, in G. GIOVA-NELLI, S. Nilo…, op. cit. p. 180, n.(170)( 25 ) G. GIOVANELLI, S. Nilo…, op. cit., p. 80( 26 ) ibid. p. 82( 27 ) ibid. p. 80( 28 ) ibid. p. 68( 29 ) G. CANAPARIO, Vita <strong>di</strong> S. Alberto, in G.GIOVANELLI, S. Nilo…, op. cit., p. 208( 30 ) G. GIOVANELLI, S. Nilo…, op. cit., p. 107( 31 ) SCHLUMBERGER, Basile II, 284, in G.GIOVANELLI, S. Nilo…, op. cit., p. 221( 32 ) G. GIOVANELLI, S. Nilo…, op. cit., p.222( 33 ) A. CILENTO, Potere…, op. cit., p. 12949La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


Alleanza Cattolica:Excusatio non petita...<strong>di</strong> AmbrosiasterAttualitàGli anni Sessanta sono stati teatro<strong>di</strong> gran<strong>di</strong> cambiamenti culturali e sociopolitici.Sono questi gli anni in cui lagrande ondata rivoluzionaria del 1789, maitramontata, si è ripresentata con vigore econ tratti sempre più “maturi”.I princìpi dellʼ ʻ89, vigorosamenteriportati alla ribalta e invocati da ogni partecome dei <strong>di</strong>ritti assoluti, hanno sedotto, losappiamo, anche gli uomini <strong>di</strong> Chiesa, iquali hanno imprudentemente promossounʼapertura al mondo pressoché <strong>di</strong>sarmataed unilaterale.In questo contesto <strong>di</strong> infatuazione esmarrimento ad un tempo, fuori e dentrola Chiesa, il Signore non ha mancato <strong>di</strong>suscitare uomini che ponessero un argineallo straripamento <strong>di</strong> errori e vizi che hannoinondato il mondo e fossero come delle lucinellʼora delle tenebre.A modesto avviso <strong>di</strong> chi scrive,una <strong>di</strong> queste opere ispirate da Dio fuAlleanza Cattolica, sulla cui storia èstato recentemente pubblicato un libro( 1 ).Ispirandosi allʼAmicizia Cristiana del ven.<strong>Pio</strong> Bruno Lanteri, le origini <strong>di</strong> AlleanzaCattolica si ra<strong>di</strong>cano nella ricerca dellasantificazione dei membri e nella de<strong>di</strong>zionealla società, avvelenata da princìpi laicistie sempre più orfana della Religionecattolica.La storia <strong>di</strong> Alleanza Cattolica siintreccia in più punti con quella della<strong>Fraternità</strong> <strong>Sacerdotale</strong> <strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X, conla quale con<strong>di</strong>visero un non breve tratto<strong>di</strong> strada: «I primi militanti <strong>di</strong> AlleanzaCattolica cercavano un punto <strong>di</strong> riferimentoautorevole nella Chiesa, che aiutasse asuperare la confusione [del post-Concilio,n.d.a.], che si opponesse a quella saldaturaevidente fra le forze progressiste dentroe fuori la Chiesa, quelle stesse forze cheIl Dott. MarcoInvernizzi.stavano cominciando a gestire la crisi postconciliaresui mezzi <strong>di</strong> comunicazione.Mons. Lefebvre sarebbe <strong>di</strong>ventato questopunto <strong>di</strong> riferimento…»( 2 ). SebbeneAlleanza Cattolica non sia mai statastrettamente legata allʼopera <strong>di</strong> Mons.Lefebvre, non si può negare unʼoriginariagenerale comunione <strong>di</strong> vedute, comunioneche andrà via via <strong>di</strong>sgregandosi, fino agiungere ad un definitivo allontanamento.Tutto il libro è unʼapologia delleposizioni assunte da Alleanza Cattolicadopo la sua rottura con la <strong>Fraternità</strong><strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X. È il tentativo <strong>di</strong> giustificareunʼevoluzione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanziarsi da ciò incui aveva creduto. Resta significativo chedopo tanti anni si senta ancora il bisogno<strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> scuse, che ritornano quasiad ogni pagina. Che si tratti <strong>di</strong> rimorsi <strong>di</strong>coscienza?Non è inten<strong>di</strong>mento del presentearticolo ripercorrere la storia <strong>di</strong> AlleanzaCattolica; esso si propone solamente <strong>di</strong>mettere in luce i punti <strong>di</strong> rottura tra AlleanzaCattolica e la <strong>Fraternità</strong> <strong>Sacerdotale</strong> <strong>San</strong> <strong>Pio</strong>X, quali vengono presentati nel libro scrittodal dott. Invernizzi, Alleanza Cattolica dalSessantotto alla “nuova evangelizzazione”,<strong>di</strong> recente pubblicazione, facendo alcuneprecisazioni in merito.LA ROTTURA SUL REFERENDUMIl primo punto <strong>di</strong> <strong>di</strong>vergenzariguarda le proposte referendarie che ilMovimento per la Vita presentò nel 1980per unʼabrogazione della nota legge 194con cui il Parlamento italiano legalizzòlʼaborto. Cerchiamo <strong>di</strong> fare un quadro dellasituazione che si venne a creare, attingendoLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica50


da un numero <strong>di</strong> Cristianità, organoufficiale <strong>di</strong> Alleanza Cattolica: «Lʼiniziativadel Movimento per la Vita promuove epropone due soluzioni, lʼuna “massimale”,lʼaltra “minimale”. La “massimale” tendea restringere “al massimo” le <strong>di</strong>sposizionidella 194, conseguendo, sì, lʼabrogazionedellʼaborto legale, ma, insieme, lʼestensionelegale ai minorenni [...] dellʼuso deicontraccettivi. La “minimale”, inoltre,contiene larghe concessioni alle stesse<strong>di</strong>sposizioni abortiste della legge 194,tra cui: a) conferma della legalizzazionedellʼaborto terapeutico per tutti i 9 mesi <strong>di</strong>gravidanza; b) conferma del finanziamentopubblico per lʼesecuzione legale degliaborti; c) conferma dellʼobbligo per gli entiospedalieri <strong>di</strong> eseguire “in ogni caso”, gliaborti richiesti»( 3 ).Lʼadesione a queste due propostereferendarie fu allora caldamenteraccomandata anche dal quoti<strong>di</strong>anodella Conferenza Episcopale Italiana( 4 ),Avvenire. Si può pertanto comprendere il<strong>di</strong>sorientamento che piombò sul mondocattolico, <strong>di</strong>sorientamento che fiaccò ilfronte antiabortista.Il capitolo nazionale <strong>di</strong> AlleanzaCattolica assunse una posizione favorevolenei confronti della proposta massimale,giustificando tale opzione non tantocon lʼargomento del “male minore”,evidentemente riconosciuto come immorale,ma con il fatto che con tale adesione sivoleva solo ciò che <strong>di</strong> positivo vi era nellaproposta e non invece ciò che <strong>di</strong> negativoveniva inevitabilmente lasciato nel testolegislativo. In altre parole, Invernizzi, nelsuo libro, afferma che tale adesione fu persé buona perché tesa a togliere un male,quale quello dellʼaborto legale tout court,e non le poteva pertanto essere imputatoil fatto che nella legge rimanesse lʼerroremorale <strong>di</strong> permettere ai minorenni lʼusodel contraccettivo: «Coloro che votavanoil referendum antiabortista [...] eranoresponsabili solo <strong>di</strong> ciò che avrebberotolto alla legge votando la proposta <strong>di</strong>abrogazione della legge abortista, e noncertamente <strong>di</strong> quanto sarebbe rimasto dellastessa»( 5 ).LʼAutore vanta poi il fatto che laposizione allora assunta da AlleanzaCattolica, che provocò <strong>di</strong>visioni al suostesso interno – si pensi allʼopposizionedella Croce <strong>di</strong> Roma e <strong>di</strong> Alleanza perla Vita – è stata in seguito avvallata daGiovanni Paolo II nellʼEvangelium Vitae edalla Congregazione per la Dottrina dellaFede, con una nota sul comportamento deicattolici in politica: «Ciò non impe<strong>di</strong>sce,come ha insegnato Giovanni Paolo II nellaEnciclica Evangelium Vitae a proposito delcaso in cui non fosse possibile scongiurareo abrogare completamente una leggeabortista già in vigore o messa al voto, che“un parlamentare, la cui personale assolutaopposizione allʼaborto fosse chiara e a tuttinota, potrebbe lecitamente offrire il propriosostegno a proposte mirate a limitare i danni<strong>di</strong> una tale legge e a <strong>di</strong>minuirne gli effettinegativi sul piano della cultura e dellamoralità pubblica” (EV, 73)»( 6 ). Il problemain realtà rimane, perché un or<strong>di</strong>ne moraleoggettivo non può essere mutato da nessuno,né dal Papa né dalla Congregazione per laDottrina della Fede!Il punto cruciale è che «nessunalegge umana può rendere buono ciò cheè intrinsecamente cattivo, ciò che invecepretenderebbero <strong>di</strong> fare le due nuove leggiche scaturirebbero <strong>di</strong>rettamente dallavittoria delle due iniziative del Movimentoper la Vita [...]. Né infine può essere invocatoil principio della “tolleranza”. Infatti,con le due nuove leggi che verrebbero<strong>di</strong>rettamente causate da un vittorioso votoa favore delle due iniziative del Movimentoper la Vita, il male è non già tollerato,ma positivamente causato, legalizzato,organizzato, finanziato»( 7 ).Per ben comprendere lʼargomentazionecristallina <strong>di</strong> don Composta appena citata,occorre avere ben chiaro che cosa sia unreferendum abrogativo. Tramite esso ilpopolo decide riguardo ad una legge invigore, in tre mo<strong>di</strong> possibili: accettandola legge, quando si rifiutasse <strong>di</strong> abrogarla;respingendo la legge, se decide <strong>di</strong> abrogarlatotalmente; respingendo per un verso efacendo propria per un altro verso la legge,se la abroga parzialmente.51La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


Il caso preso in esame corrispondeallʼultima possibilità. Con lʼabrogazioneparziale, infatti, mentre si respingonoalcuni aspetti della legge se ne accettanonel contempo gli altri (quelli non abrogati),perché lʼesito <strong>di</strong> un referendum abrogativoapprovato è la creazione <strong>di</strong> una leggemo<strong>di</strong>ficata esclusivamente nei puntisoggetti al referendum. Infatti la creazione<strong>di</strong> una nuova legge non è qualcosa <strong>di</strong>accidentale al referendum ma ne è il fineproprio.Pertanto chi accetta <strong>di</strong> votare perun tale referendum si assume anche laresponsabilità della legge successiva, creatain forza dellʼabrogazione parziale votata.Perciò costoro, pur mirando allʼunicobene possibile, si sono assunti anche laresponsabilità del male rimasto. Con buonapace <strong>di</strong> tutti.LA LIBERTÀ RELIGIOSA ED ILRAPPORTO CHIESA-STATO( 8 )Che il principio della libertàreligiosa, così comʼè enunciato nel testodel documento conciliare DignitatisHumanae, costituisca una novità allʼinternodellʼinsegnamento bimillenario dellaChiesa cattolica è un fatto che gli stessiPadri conciliari hanno dovuto ammettere,quando, prendendo visione dello schemadel Card. Bea, dovettero constatare cheesso era assolutamente privo <strong>di</strong> riman<strong>di</strong> adocumenti pontifici e conciliari precedenti.Al contrario, lo schema proposto dal Card.Ottaviani, nel quale si parlava <strong>di</strong> “tolleranzareligiosa” e non invece <strong>di</strong> “libertà”, nepoteva contare pagine e pagine.Lʼaffermazione della libertà religiosaè stata possibile esclusivamente attingendoa fonti estranee alla Rivelazione ed alleconclusioni della sana filosofia; è in soldoniil frutto avariato dellʼapertura al pensieromoderno voluto da Giovanni XXIII.Lo stesso <strong>di</strong>casi per il rapportoChiesa-Stato; il Concilio ha partoritotutti i princìpi per unʼaffermazione dellalaicità dello Stato e delle realtà terrene,cancellando in un istante la dottrina e laprassi <strong>di</strong> duemila anni <strong>di</strong> cristianesimo.Ma questo non è tutto. Bisogna infattiIl Card. Bea - a sinistra - promotore della libertàreligiosa al Concilio Vaticano II.aggiungere che i princìpi <strong>di</strong> libertà religiosae laicità <strong>di</strong> Stato hanno ricevuto, specienellʼOttocento, ripetute condanne.Tali condanne poi erano squisitamentedottrinali e non – come spesso si vuol farcredere – dovute solo alla circostanzao comunque, in qualche modo, solo adhominem. Le proposizioni del Sillabo, peresempio, non condannano Tizio o Caio, macolpiscono i princìpi che, in quel frangentestorico, Tizio e Caio hanno sostenuto.La condanna pertanto resta valida perqualunque altro tempo e con<strong>di</strong>zione storicain quanto la verità non può cambiare.Mai.Pren<strong>di</strong>amo in considerazionequanto affermato da Invernizzi: «Lalibertà religiosa, così come espressanella <strong>di</strong>chiarazione conciliare DignitatisHumanae (7 <strong>di</strong>cembre 1965), era un valorein quanto espressione del <strong>di</strong>ritto dellapersona a scegliere nella libertà qualereligione professare. Ciò non comportavauna valutazione sulle religioni né potevae voleva mettere in <strong>di</strong>scussione lʼunicità<strong>di</strong> Cristo come Salvatore degli uomini edel mondo e quin<strong>di</strong> il cristianesimo comevia or<strong>di</strong>naria alla salvezza attraverso laChiesa cattolica. Questa sarebbe stata laposizione <strong>di</strong> Alleanza Cattolica <strong>di</strong> fronteal fenomeno dei nuovi movimenti religiosi[...] i cui errori andavano combattuti sulpiano dottrinale, soprattutto attraversoLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica52


Il nuovo concordato con lo Stato italiano: il trionfodel liberalismo.una maggiore e migliore catechesi, noninvocando lʼintervento dello Stato»( 9 ).Un tale brano, che riprendecorrettamente il contenuto del documentoconciliare Dignitatis Humanae, non puònon urtarsi con gli insegnamenti deiPontefici precedenti, che <strong>di</strong> fronte a taliposizioni non hanno esitato a pronunciareparole <strong>di</strong> condanna. Si confrontino, adesempio, le seguenti affermazioni:- Dott. Invernizzi: «La libertàreligiosa è un valore in quanto espressionedel <strong>di</strong>ritto della persona a scegliere nellalibertà quale religione professare»;- <strong>Pio</strong> IX, Multiplices inter. Condannadella seguente proposizione: «Ogni uomoè libero <strong>di</strong> abbracciare e professare quellareligione, che, col lume della ragione,reputi vera».Oppure le seguenti:- Dott. Invernizzi: «Gli errori deinuovi movimenti religiosi vanno combattutisul piano dottrinale, soprattutto attraversouna maggiore e migliore catechesi, noninvocando lʼintervento dello Stato»;- <strong>Pio</strong> IX, Quanta cura. Condannadella seguente proposizione: «La migliorecon<strong>di</strong>zione della società è quella in cuinon si riconosce nello Stato il dovere <strong>di</strong>reprimere con pene stabilite i violatoridella cattolica religione, se non in quantociò richiede la pubblica quiete».O ancora:- Dott. Invernizzi: «Il citta<strong>di</strong>no puòprofessare pubblicamente qualsiasi religionee lo Stato deve garantire a tutte eguali <strong>di</strong>ritti<strong>di</strong> esistenza e <strong>di</strong> propaganda» ( 10 );- <strong>Pio</strong> IX, Nemo vestrum. Condannadella seguente proposizione: «Ai tempinostri non giova più tenere la religionecattolica per unica religione dello Stato,escluso qualunque sia altro culto».Le proposizioni in<strong>di</strong>cate si escludonoper contrad<strong>di</strong>zione; ciò che impe<strong>di</strong>sce adAlleanza Cattolica <strong>di</strong> riconoscerlo è il“pregiu<strong>di</strong>zio” del punto <strong>di</strong> partenza, ossiache «il Concilio poteva, anzi doveva, essereletto alla luce della Tra<strong>di</strong>zione»( 1 ). Questoè appunto un pregiu<strong>di</strong>zio, perché assumecome vero che lʼinsegnamento del VaticanoII faccia parte del Magistero della Chiesa,nel qual caso sarebbe esso stesso “luce”per la Tra<strong>di</strong>zione e non avrebbe bisogno<strong>di</strong> ulteriori “luci” per essere letto.La posizione <strong>di</strong> Alleanza Cattolica,perciò, andrebbe sanata ab ovo.RALLIEMENT SU FATIMAUn breve scambio e-mail avutopersonalmente con un autorevole membro<strong>di</strong> Alleanza Cattolica può essere utile acapire le loro incon<strong>di</strong>visibili posizioni circala “truffa” ai danni del messaggio <strong>di</strong> Fatima(e chiaramente ai danni della Chiesa tutta,delle anime, del mondo intero).Questa persona aveva pubblicato suuna rivista cattolica alcune considerazionicirca il documento della Congregazioneper la Dottrina della Fede sul messaggio<strong>di</strong> Fatima. È noto che in tale documento siaffermava lʼintegralità della pubblicazionedelle rivelazioni fatte dalla Madonna ai trepiccoli veggenti, rivelazioni giunte a noigrazie alla trascrizione che ne fece SuorLucia, nonché lʼappartenenza, oramai,del contenuto dei “segreti” <strong>di</strong> Fatima alpassato.Di fronte allʼargomentazionedellʼinsostenibilità <strong>di</strong> tali tesi, <strong>di</strong>fesa connumerose prove, la risposta fu più o menola seguente: «Bisogna seguire lʼobbe<strong>di</strong>enzain<strong>di</strong>cata da S. Ignazio, per la quale se laChiesa definisce il bianco essere nero e<strong>di</strong>l nero bianco, io devo credere – perindeac cadaverem – che il bianco sia nero ed ilnero bianco». Si ha lʼimpressione che ormaiqualsiasi cosa provenga dai vertici dellaChiesa corrisponda ad una “definizione”53La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


(poiché questo è il termine usato daS. Ignazio) da credere con fede <strong>di</strong>vinaod ecclesiastica. Superfluo <strong>di</strong>mostrare– almeno in questa sede – che così non è.Quel che più impressiona in questavicenda è vedere con quanta facilità si siaaccettato il Diktat del Card. Sodano suFatima, a spese della cre<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> SuorLucia, la quale, almeno fino al 1984, avevadato tuttʼaltra in<strong>di</strong>cazione circa il “terzosegreto” <strong>di</strong> Fatima e la consacrazione dellaRussia. Con un solo documento si <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>tatutto quello che è stato detto in precedenzadalla veggente; si afferma che la presuntavisione del “terzo segreto” è tutta in chiavesimbolica, senza alcuna spiegazione daparte della Madonna (contrariamente allealtre due parti del segreto); si releganole profezie <strong>di</strong> Fatima al passato( 12 ). Inuna parola si mette un bavaglio a NostraSignora, la cui materna compassione siè chinata su <strong>di</strong> noi per darci la chiave <strong>di</strong>lettura del nostro tempo <strong>di</strong> apostasia e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>carci la via ed i mezzi per resistere aldemonio ed ai suoi satelliti.Invece Alleanza Cattolica si piega <strong>di</strong>fronte al documento della Congregazioneper la Dottrina della Fede ed ammette cheil “terzo segreto” svelerebbe «il legame tralʼattentato [a Giovanni Paolo II] e il mistero<strong>di</strong> Fatima»( 13 ).Sorprende anche lʼingenuità <strong>di</strong>affermazioni come questa: «“Chi avrebbemai pensato <strong>di</strong> poter vedere e vivere in unmondo senza la Cortina <strong>di</strong> ferro”, venivaspesso ripetuto nelle riunioni mensilidel capitolo, un mondo nel quale si èrealizzata la prima parte del messaggio <strong>di</strong>Fatima, cioè la fine degli errori da partedella Russia [sic], ed è <strong>di</strong>ventato possibilepre<strong>di</strong>care pubblicamente il Vangelo anchenei paesi dellʼex Unione Sovietica e quin<strong>di</strong>favorire la realizzazione dellʼaltra parte delmessaggio, appunto la conversione dellaRussia?»( 14 ).CONCLUSIONE.«I sacerdoti – <strong>di</strong>ce il Signore – hanno<strong>di</strong>sprezzato la mia legge, hanno profanatole cose a me consacrate; tra il sacro eil profano non fecero <strong>di</strong>fferenza e nonconobbero la <strong>di</strong>stinzione tra lʼimpuro e ilpuro» (Ez. XXII, 26); il Signore ha cercato«un uomo che contrapponesse un argine e sipiantasse alla breccia contro <strong>di</strong> me in favoredella sua terra, affinché io non la mandassiin rovina» (Ez. XXII, 30).Anche oggi il buon Dio non cessa<strong>di</strong> cercare persone così, che resistano agliassalti del male con la vita <strong>di</strong> santità ele opere <strong>di</strong> carità. Uomini che abbiano ilcoraggio <strong>di</strong> fissare lo sguardo sulla veritàe <strong>di</strong> seguirla ovunque essa li conduca, <strong>di</strong>testimoniarla in ogni luogo e circostanza.Questo fece il ven. Lanteri, a cuiAlleanza Cattolica si ispirò nei suoiesor<strong>di</strong>; questo fu nella possibilità <strong>di</strong>compiere Alleanza Cattolica. Ma ancorauna volta, purtroppo, si è realizzata la tristeconclusione annunciata dal profeta: «…etnon inveni – non lʼho trovato».Note( 1 ) M. INVERNIZZI, Alleanza Cattolica dal Sessantottoalla “nuova evangelizzazione”, Piemme, CasaleMonferrato, 2004.( 2 ) Ibidem, p. 35.( 3 ) COMPOSTA D., S.D.B., “Si deve rifiutare il sostegnoalle due proposte referendarie del MpV”, in Cristianità,agosto-settembre 1980, p. 5.( 4 ) Allora i segretari della CEI furono il Card. Pomaprima ed il Card. Ballestrero poi.( 5 ) M. INVERNIZZI, Alleanza Cattolica..., cit., p. 95.( 6 ) CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE,Nota dottrinale circa alcune questioni riguardantilʼimpegno e il comportamento dei cattolici nellavita politica, 24 nov. 2002, cit. in Ibidem, p. 94,nota 11.( 7 ) COMPOSTA D., S.D.B., “Si deve rifiutare...”, cit.,p. 5. Il grassetto è nostro.( 8 ) Non è scopo <strong>di</strong> questo articolo trattare questidue punti, cui sono peraltro già stati de<strong>di</strong>cati ampie<strong>di</strong>ssertazioni e stu<strong>di</strong>. In questa sede ci limitiamo asottolineare lʼinaccettabilità della posizione dellʼAutoree <strong>di</strong> Alleanza Cattolica.( 9 ) M. INVERNIZZI, Alleanza Cattolica..., cit., p. 122.Il grassetto è nostro.( 10 )Ibidem, p. 144.( 11 ) Ibidem, p. 102.( 12 ) Quanto semplicemente affermato in questasede trova una buona sistematizzazione nellʼoperaKRAMER P., The devilʼs final battle, recentementetradotta anche in lingua italiana, e in PAOLINI S., Non<strong>di</strong>sprezzate le profezie, Il Segno, U<strong>di</strong>ne, 2005.( 13 ) Ibidem, p. 102.( 14 ) Ibidem, p. 104.La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica54


Note stonatea cura dellʼArcicantoreNello stesso tempo guarda avanti e in<strong>di</strong>etro(Iliade, 3, 109s.)Negli ultimi tempi sono accadutemoltissime cose che a vario titolopossono attirare la nostra attenzione:segni <strong>di</strong> un movimento che non si puòignorare, un movimento del tutto insolitoe insospettabile, a cui nemmeno Aristotelenella Fisica aveva pensato: un movimentoche va al tempo stesso in tutti i sensi e tuttele <strong>di</strong>rezioni. In questo senso, un movimentodel tutto stonato, non accordato, e quin<strong>di</strong>oggetto della nostra rubrica. Un movimentoche, appunto, guarda avanti e in<strong>di</strong>etro…• Tra gli avvenimenti più inverosimilidegli ultimi mesi vi è la consacrazione,avvenuta il 28 giugno (foto sotto), <strong>di</strong>Giuseppe Xing Wenzhi ad Ausiliare delVescovo scismatico <strong>di</strong> Shanghai, AloysiusJin Luxian. Il fatto è che il VescovoGiuseppe è stato nominato dalla <strong>San</strong>ta Sede(da Giovanni Paolo II, poco prima dellasua morte) ed “approvato” dal governo <strong>di</strong>Pechino. La <strong>San</strong>ta Sede ha espressamentevoluto che a consacrarlo fosse proprioil Vescovo Jin. Insomma, un Vescovoscismatico fino a prova del contrario, che nonha mai pubblicamente abiurato la sua rotturacon la Sede Apostolica, è dotato da Roma<strong>di</strong> un ausiliario e lo deve anche consacrare.Sulle colonne <strong>di</strong> Trenta Giorni <strong>di</strong> luglio/agosto appare unʼintervista al Vescovo Jin,che <strong>di</strong>chiara che Roma lo ha riconosciutoimplicitamente, chiedendo che fosse lui aconsacrare Giuseppe. Ora la riammissione<strong>di</strong> un Vescovo scismatico nella Chiesa e ilconferimento <strong>di</strong> una giuris<strong>di</strong>zione su una<strong>di</strong>ocesi al medesimo, possono essere atticompiuti implicitamente? Non sono attiper la loro natura pubblici? Tra lʼaltro lostesso Vescovo Giuseppe proviene dallefila della “chiesa” “patriottica”: ha maiabiurato il suo scisma? Noi non siamo deigiansenisti o dei seguaci della “piccolachiesa” che dopo la Rivoluzione francesee il Concordato tra Napoleone e <strong>Pio</strong> VIIrifiutava <strong>di</strong> accettare i Vescovi jureurs alposto dei Vescovi esiliati per la loro fedeltàed ormai esautorati dal Papa pro bono pacis.Ma allʼepoca tutto fu fatto pubblicamenteed ufficialmente, e il Papa fu chiaro nelconcedere perdono e autorità a chi volevae a toglierla agli altri. Era nel suo potere.Ma qui, soprattutto quando sappiamo chea Shanghai cʼè un Vescovo “clandestino”,o meglio legittimo, ci chie<strong>di</strong>amo: ma a chegioco si gioca, a “Roma” (le virgolette sonodʼobbligo, Roma è tuttʼaltra cosa da questaaccozzaglia <strong>di</strong> personaggi che popolanoi locali <strong>di</strong> istituzioni un tempo gloriose,come la Propaganda Fide o la Segreteria<strong>di</strong> Stato)? Può uno stesso gregge avere duepastori? O la Collegialità <strong>di</strong> Lumen gentiumsostituisce il governo monarchico delle<strong>di</strong>ocesi? Forse il <strong>di</strong>ritto e la costituzione<strong>di</strong>vina della Chiesa non contano più niente,conta solo lʼopportunità politica: ci siavvicina agli uni senza smentire gli altri,si denunciano le persecuzioni in Cina eintanto si lavora a accordarsi con i tra<strong>di</strong>toridellʼunità ecclesiastica e i carnefici dei pretie Vescovi fedeli. Ma che cosa sono rimastifedeli a fare?55La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


Karl Rahner a colloquio con Hans Küng• I soliti bene informati ci <strong>di</strong>rannoche non capiamo niente della Cina, chelaggiù la situazione è eccessivamentecomplessa, che i fedeli delle due “fazioni”non capiscono essi stessi il problema, che“Roma” agisce con prudenza e intelligenza,ed altre banalità. Ai saccenti rispon<strong>di</strong>amoche possiamo anche non conoscere la Cina,ma i princìpi della costituzione della Chiesali conosciamo meglio <strong>di</strong> loro, e quello chesuccede a Shanghai non ha spiegazione négiustificazione plausibile e coerente conessa, in nessun modo. Se non, forse, allaluce dellʼecclesiologia <strong>di</strong> Lumen gentium:nel qual caso, grazie, risparmiateci… quellala lasciamo a Karl Rahner e allʼaltro chescrisse con lui Episkopat und Primat…• Così come ai medesimi lasciamola vergogna per i gloriosi fatti dʼarmecompiuti in nome della nostra santareligione (dʼaltronde, non si vergognano<strong>di</strong> niente, neanche <strong>di</strong> se stessi, bisogneràpure che si vergognino <strong>di</strong> qualcosa). LaChiesa ed i Papi li hanno sempre voluti,e gli antichi libri liturgici straboccano <strong>di</strong>preci e <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zioni in loro favore. Noi civergogniamo solo <strong>di</strong> non aver più la forza<strong>di</strong> far altrettanto…• I relitti del bugninismo hanno riapertole ostilità. Stanchi <strong>di</strong> sentir ripetere, perfinodalla bocca <strong>di</strong> alcuni Eminentissimi, che laMessa <strong>di</strong> san <strong>Pio</strong> V è ancora in vigore, hannopreparato un testo che ne <strong>di</strong>mostrerebbelʼavvenuta soppressione, testo talmenteinoppugnabile da dover essere tenutosegreto, e lʼhanno fatto firmare al Prefettodella se<strong>di</strong>cente Congregazione del CultoDivino, il Car<strong>di</strong>nale nigeriano Arinze.Il principale autore <strong>di</strong> questa bravata,lʼEccellentissimo Mons. Sorrentino, siè però ritrovato poco dopo esautoratoe sostituito dallʼEccellentissimo Mons.Ranjith, Arcivescovo titolare <strong>di</strong> Umbriatico,tornato a Roma dopo lʼesilio in Indonesiadove era stato spe<strong>di</strong>to come Nunzio. Leposizioni <strong>di</strong> questʼultimo sono, <strong>di</strong>remmo,agli antipo<strong>di</strong> - non solo geograficamenteintesi - <strong>di</strong> quelle dei bugninisti… Temporabona veniant!• Intanto, lʼEccellenza Piero Marini,Arcivescovo titolare <strong>di</strong> Martirano, Maestrodelle celebrazioni liturgiche del SommoPontefice, dopo aver rifiutato energicamentemolte se<strong>di</strong> residenziali a lui generosamenteproposte, ci appare sempre più livido e<strong>di</strong>nsod<strong>di</strong>sfatto, oltre che abbarbicato alsuo nobile incarico come una cozza alloscoglio. Lui, il perfetto bugninista, lʼallievodel Gran Maestro (in tutti i sensi…) <strong>di</strong>punica memoria, non può tollerare che igran<strong>di</strong> passi avanti fatti dalla liturgia dopo ilConcilio siano seppur minimamente messiin <strong>di</strong>scussione. Lʼ8 <strong>di</strong>cembre scorso, dopoche perfino il Vescovo <strong>di</strong> Karaganda, inKazakistan, si era lamentato al Sinodo dellaComunione in mano e in pie<strong>di</strong>, il Nostro ha<strong>di</strong>chiarato a Rai 1 che la Comunione nellamano è un problema tipico della mentalitàristretta <strong>di</strong> noi europei. Lui, invece, che hagirato il mondo con Giovanni Paolo II, lesa le cose…• Lo stesso giorno lo abbiamo vistoimbronciatissimo allʼomaggio florealealla colonna dellʼImmacolata in Piazza<strong>di</strong> Spagna, solo perché Nostro Signore èarrivato con la mozzetta iemale bordatadʼermellino, caduta in desuetu<strong>di</strong>ne daitempi <strong>di</strong> Paolo VI. Chissà adesso cheil Papa si è mostrato allʼu<strong>di</strong>enza delmercoledì con il camauro in testa (tralʼaltro, un camauro assai mal fatto)…i bugninisti sono capaci <strong>di</strong> arrabbiarsitantissimo per queste cose, salvo poirimproverare per eccessivo attaccamentoalle minuzie del cerimoniale noialtri, chesaremmo troppo legati allʼesteriorità… machi è stato a fare un dramma <strong>di</strong> queste cose?Ricor<strong>di</strong>amo, qualche anno fa, un parrococui chiedevamo dei paramenti neri per unfunerale (che doveva essere celebrato in ritoLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica56


tra<strong>di</strong>zionale nella sua chiesa), risponderciscandalizzato: «Ma non facciamo delfeticismo!». Ecco, mentre noi lottiamocontro i falsi princìpi dellʼecumenismo edella libertà religiosa, loro si scaldano perlʼermellino o il colore nero… Chi è che nonha capito il Concilio?• Già, bella domanda… Lo stesso<strong>San</strong>to Padre ne ha fatto lʼoggetto <strong>di</strong>unʼamplissima parte del suo <strong>di</strong>scorsoalla Curia Romana in occasione degliauguri natalizi, avvenuta lo scorso 22<strong>di</strong>cembre. La <strong>San</strong>tità <strong>di</strong> Nostro Signore hasostenuto che esistono due interpretazionidel Concilio (due ermeneutiche, <strong>di</strong>ceLui), una <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità, basata più sullospirito che sulla lettera e che ha rotto conil passato della Chiesa, quasi vi fosse unnuovo inizio; lʼaltra <strong>di</strong> riforma, basata suitesti e corretta, che starebbe lentamenteportando frutto. A parte il fatto che la<strong>di</strong>scontinuità sta innanzitutto nei testi e nonsolo in una delle possibili interpretazionidei medesimi, noi ci chie<strong>di</strong>amo come unatto che fosse realmente magisteriale possasoffrire una qualunque interpretazioneo ermeneutica che <strong>di</strong>r si voglia. Lʼattomagisteriale ha per caratteristica <strong>di</strong> esserechiaro in sé, proprio perché serve a dareinfallibile interpretazione delle due fontidella Rivelazione che invece non sonochiare in se stesse, Scrittura e Tra<strong>di</strong>zione.Un atto passibile <strong>di</strong> varia interpretazionenon è Magistero… Noi allora faremo comeMons. Jin, e <strong>di</strong>remo che con queste paroleil <strong>San</strong>to Padre ha implicitamente ammessola non-magisterialità del Vaticano II, echiederemo che ce lo lascino rifiutare inpace… come è dovere <strong>di</strong> ogni cattolicofedele allʼautentico insegnamento dellaChiesa Romana.• Allora, come il vecchio e saggioPriamo nel citato passo dellʼIliade,impariamo a guardare avanti e in<strong>di</strong>etronel vero senso dellʼespressione: non afare e <strong>di</strong>re tutto e il suo contrario, ma aguardare in<strong>di</strong>etro allʼinsegnamento dellaChiesa ed avanti alla realtà delle cose,non tanto allʼapparenza <strong>di</strong> esse, per noningannarci né essere ingannati in questoturbine confuso…Invito alla letturaFranz Werfel, I quaranta giorni delMussa Dagh, E<strong>di</strong>zioni CorbaccioEra lʼaprile del 1915 quando i cur<strong>di</strong>scesero dalle loro montagne. Montavanocavallini apocalittici, impugnavano bensal<strong>di</strong> i coltellacci briganteschi. Per iturchi dellʼimpero ottomano non eranoancora perfi<strong>di</strong> nemici, anzi chi meglio <strong>di</strong>questa razza <strong>di</strong> predoni poteva tornareutile come manovale per sterminare lapopolazione armena? Cʼera per i cur<strong>di</strong>una missione da compiere: un popolointero, “cristiano e infido”, veniva offerto,completamente inerme, ai loro coltelli. Nonera un delitto, ma un massacro legale contanto <strong>di</strong> timbri e autorizzazioni ufficiali. Gliarmeni erano “potenziali tra<strong>di</strong>tori” mentrelʼimpero turco combatteva contro russi einglesi, e servivano come bersaglio perscatenare la rabbia dei fanatici islamici.Lʼideatore della carneficina, però, non eraun “fondamentalista” ma un musulmano“raffinato, laico e modernista”, EnverPascià, legato a una setta, Avatan, patria.«Non dobbiamo preoccuparci <strong>di</strong> quantoci verrà chiesto fra tre o quattro anni -scriveva a un altro leader - se agiamo conraziocinio e decisione fra tre o quattro anniil problema armeno non ci sarà più, perchènon ci saranno più armeni».Il genoci<strong>di</strong>o degli armeni inauguròtutti gli orrori del secolo. Nel 1915 lebande criminali curde sterminarono -con autarchica, primitiva efficienza -trecentomila armeni in pochi mesi, conspade e baionette. Prelevato dai villaggi edalle città, spogliato <strong>di</strong> tutto, senza cibo,un popolo intero si trascinò strisciando,lasciando una striscia <strong>di</strong> scheletri, lungola terra tra i due fiumi, per centinaia <strong>di</strong>chilometri verso la destinazione finale:i deserti del Sud dellʼIraq. Quando ilsegretario <strong>di</strong> uno dei capi turchi, TaalatBey, gli domandò che cosa dovesse scriverealla voce “destinazione” sui documenti cheor<strong>di</strong>navano quella migrazione senza ritorno57La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


ispose: «La destinazione non esiste. Scrivinulla». Così accadde. Gli armeni furonoingoiati dal nulla. Il console russo raccontòcon queste parole il passaggio del popolocondannato a morte: «I pozzi della cittàsono pieni <strong>di</strong> sangue. I carnefici cur<strong>di</strong>,comandati dai turchi, legavano le vittimee le facevano scendere nei pozzi sino a cheil corpo fosse immerso lasciando emergeresolo la testa. Poi con un colpo <strong>di</strong> spada lidecapitavano. La testa infilata in un paloveniva esposta in piazza. Ma quandoavevano fretta inchiodavano gli armenia un muro e li massacravano a colpi <strong>di</strong>sciabola».Uno degli episo<strong>di</strong> più straor<strong>di</strong>naridel primo genoci<strong>di</strong>o del secolo («lʼunicoepiso<strong>di</strong>o felice» <strong>di</strong>ceva uno storico) èlʼepopea del Mussa Dagh. È lʼavventura<strong>di</strong> cinquemila armeni, tra cui tremiladonne, vecchi e bambini - che rifiutarono<strong>di</strong> farsi massacrare come pecore e salironocon biblica baldanza e vecchi fucili sulla«montagna <strong>di</strong> Mosè», a pochi chilometrida Antiochia. Per quaranta incre<strong>di</strong>biligiorni respinsero le truppe turche; infine,stremati, furono tratti in salvo da unasquadra navale francese che li trasportò aPorto Said. Questo glorioso episo<strong>di</strong>o dellastoria del popolo armeno è raccontato in unlibro serrato e straziante scritto nel 1929 dauno scrittore austriaco che aveva scopertoper primo questa epopea <strong>di</strong>menticata. Sichiamava Franz Werfel e non era armeno.Si era commosso vedendo bambini armeni,figli <strong>di</strong> quella trage<strong>di</strong>a del 1915, i pochisopravvissuti agli artigli dei massacratoriturchi e cur<strong>di</strong>, lavorare do<strong>di</strong>ci-tre<strong>di</strong>ci ore perpochi centesimi nelle fabbriche austriache.Affrontò la storia del Mussa Dagh confuria e passione, inventò personaggi,arricchì, arredò, costruì un racconto chefece piangere lʼEuropa. Un racconto che èunʼopera fondamentale dellʼepica moderna.In questi tempi in cui si parla dellʼingressodella Turchia in Europa e del “dramma delpopolo curdo” è doveroso leggere e farconoscere questo libro, <strong>di</strong> quasi novecentopagine, per conoscere la storia e il martiriodei cristiani armeni.Enrico Reginato, 12 anni <strong>di</strong> prigionianellʼURSS, E<strong>di</strong>zioni Canova, TrevisoChi ha letto il bellissimo ecommovente libro <strong>di</strong> padre Giovanni Brevi,Ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> prigionia, sarà senzʼaltro rimastocolpito dalla bella figura del Maggioreme<strong>di</strong>co Enrico Reginato, <strong>di</strong> <strong>San</strong>ta Bona<strong>di</strong> Treviso.Ufficiale me<strong>di</strong>co degli alpini vienefatto prigioniero dai sovietici il 28 aprile1942. Per do<strong>di</strong>ci anni, fino al febbraio del1954, questʼuomo resterà nei campi <strong>di</strong>concentramento, nelle infermerie, negliospedali, nelle carceri, nei cantieri <strong>di</strong>lavoro forzato, pro<strong>di</strong>gandosi per tutti, dagliitaliani ai russi, dai rumeni ai tedeschi,nellʼunico dramma <strong>di</strong> tutta quella gioventùche moriva sotto i suoi occhi. Gli orroridelle epidemie, le vessazioni della polizia<strong>di</strong> Beria, coa<strong>di</strong>uvata da comunisti italiani,lʼincubo dei brutali interrogatori e dellasegregazione rivivono in questo straziantee commovente racconto. È un libro scrittosenza rancore, ma con la serenità delcoraggio. «Lʼunica libertà che a noi venivaconcessa era <strong>di</strong> misurare i palpiti <strong>di</strong> tanticuori che si spegnevano e <strong>di</strong> raccoglieredalle labbra che si chiudevano per sempre, ilsaluto, lʼestremo <strong>di</strong> amore, per i cari lontani:“Diʼ ai miei figli che crescano degni delloro padre; <strong>di</strong>ʼ a mia madre che sono mortoda cristiano; <strong>di</strong>ʼ alla mia sposa che lʼhotanto amata”. Più che curare, noi abbiamovoluto assistere. Lo abbiamo fatto perché leprivazioni e gli stenti non uccidessero in noie in loro i più elementari sentimenti e slanciumani. Il buon me<strong>di</strong>co si scopriva agliammalati nellʼistante in cui si affiancavaad essi per vivere una comune sofferenza.Lʼammalato o il moribondo traeva vitadallʼaiuto che riceveva e che poteva dare achi assieme soffriva, perché capiva che ilfarmaco che cura tutti i dolori è solo quellousato da Gesù Cristo, lʼAmore».Atti del 12° Convegno <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Cattolici:Europa unita, O.N.U. e Vaticano II:una sinergia contro famiglia e libertàPagg. 212, euro 11,00Disponibile nei Priorati e centri <strong>di</strong> MessaLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica58


Fr. Marcel Raymond, I tre fratiribelli, E<strong>di</strong>zioni <strong>San</strong> PaoloA causa delle invasioni barbarichein Europa si era persa ogni istituzione <strong>di</strong>civiltà, e quel che è peggio, si era persoad<strong>di</strong>rittura ogni barlume <strong>di</strong> struttura <strong>di</strong>vita sociale, economica, civile. In queisecoli, definiti dai nemici della Chiesa“secoli bui”, il monachesimo ha svolto unafunzione straor<strong>di</strong>naria che è stata, oltre aquella <strong>di</strong> salvaguardare la cultura classica,quella <strong>di</strong> trasmettere al popolo la capacità<strong>di</strong> far fiorire una civiltà e una terra. Lagran<strong>di</strong>osa opera dei monaci benedettini èstata quella <strong>di</strong> nobilitare il lavoro, dare unsenso al lavoro. In epoca romana il lavoroera ritenuto una cosa da schiavi. Chi perprimo nobilita il lavoro è il monachesimocristiano, innanzitutto con san Benedetto.I monaci hanno letteralmente reinsegnatoalla nostra gente a lavorare la terra.Nel bellissimo libro <strong>di</strong> Raymond,santʼAlberico, rivolgendosi a santo StefanoHar<strong>di</strong>ng <strong>di</strong>ce: «Possibile che costoronon abbiano mai letto il Vangelo? GesùCristo non si limitò a proclamare la<strong>di</strong>gnità del lavoro, lo ha <strong>di</strong>vinizzato.Quelle mani che tracciarono il corso deipianeti e <strong>di</strong>sseminarono a miria<strong>di</strong> le stellelungo la Via Lattea, incallirono, Stefano,nel maneggiare il martello e la pialla.Le braccia che sostengono il mondo sistancarono lavorando il legno. La fronte,che teneva celata lʼintelligenza <strong>di</strong>vina, sibagnò del sudore del lavoro. Il mondo nonha ancora imparato questa lezione, Stefano[…]. È ormai tempo che il mondo vengarieducato. Il lavoro è sacramento».Ma non è soltanto un beneficiosociale, civile, economico e culturale chela Chiesa ha portato ai popoli europei.Innanzitutto ha fatto conoscere la Verità,cioè Gesù Cristo. Quella verità, senza laquale, la vita è desolazione, senza la qualelʼuomo non ha salvezza, non ha speranza,non ha umanità, non ha <strong>di</strong>gnità! Quellaverità che da forza, bellezza e letizia. Lapiù grande trage<strong>di</strong>a, infinitamente piùgrande della crisi economica, infinitamentepiù grande della crisi morale, della crisipolitica, infinitamente più grande dellariforma della Costituzione, la più grandetrage<strong>di</strong>a è la per<strong>di</strong>ta della Fede! Trage<strong>di</strong>aper i singoli, per le famiglie, per le città,per gli Stati.Nel libro <strong>di</strong> Raymond, <strong>San</strong>to StefanoHar<strong>di</strong>ng, che poi <strong>di</strong>venterà il maestro <strong>di</strong>san Bernardo <strong>di</strong> Chiaravalle, <strong>di</strong>ce: «Lara<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tutti i mali è la mancanza <strong>di</strong>Fede! Non è lʼavarizia, non è lʼambizione,non è lo smodato desiderio <strong>di</strong> gloria,è qualcosa <strong>di</strong> più profondo […]. Noiviviamo la tremenda verità che la genteconsidera così superficialmente: Dio ci hacreati perché noi lo adoriamo! Questo è ilprimo dovere dellʼuomo. Lʼadorazione èunʼesigenza nel nostro sangue, nelle nostreossa, nel più profondo del nostro essere. Ècome la fiamma che tende naturalmenteallʼalto, così è la nostra anima! Perquale scopo Dio ci ha creati, Pietro? Peradorare Lui! Oh, Pietro, cre<strong>di</strong>mi, questo èdavvero il primo comandamento, il primofondamentale nostro dovere: adorare Dio. Ilfine primor<strong>di</strong>ale della creazione è la gloria<strong>di</strong> Dio! Tutto questo che noi facciamo nelmonastero, il nostro lavoro, non è che lascorza, nullʼaltro che la scorza […]. Tu vuoiconoscere il segreto <strong>di</strong> Citeaux? Ebbene,te lo <strong>di</strong>rò: i cuori sanguinanti dellʼUomo-Dio e quello dellʼImmacolata madre Sua!È tutto qui, il segreto <strong>di</strong> Citeaux, mio caroPietro. I cistercensi sono degli amanti!».Questo è il grande ritratto dellʼAbbazia<strong>di</strong> Citeaux, che con Cluny ha letteralmenteplasmato la civiltà europea.<strong>San</strong> Roberto, fedele e “ribelle”,santʼAlberico, umile e “ra<strong>di</strong>cale”,santo Stefano Har<strong>di</strong>ng, “razionalista”e inflessibile: sono questi i padri dei“monaci bianchi”, cistercensi e trappisti,che applicarono in tutto il suo rigore laRegola <strong>di</strong> san Benedetto e combatteronola loro battaglia spirituale con lʼarmadellʼamore, la corazza della povertà, loscudo della semplicità e della solitu<strong>di</strong>ne,perché il mondo conoscesse e amasse ciòche loro avevano conosciuto e amato: GesùCristo.** *59La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


La vita della <strong>Fraternità</strong>in ItaliaApriamo la cronaca <strong>di</strong> questi ultimisei mesi, che sono stati particolarmenteintensi, con la visita che S.E. Monsignorde Galarreta (a destra nella foto) haeffettuato nel nostro Distretto. Al Priorato<strong>di</strong> Spadarolo il 2 giugno ha celebratola S. Messa pontificale al fal<strong>di</strong>storio edamministrato le S. Cresime ad alcunibambini e ragazzi dei centri <strong>di</strong> Messa <strong>di</strong>Ferrara e Verona. Per lʼoccasione la coraleToto corde ha eseguito con maestria unaMessa polifonica <strong>di</strong> Montever<strong>di</strong>.Sabato 4 giugno nel chiostro delPriorato <strong>di</strong> Albano si è tenuto un concerto <strong>di</strong>pianoforte e violino, in onore del Vescovo eduna rappresentazione teatrale sulla vita <strong>di</strong> <strong>San</strong>Filippo Neri, il tutto organizzato dai giovanidellʼomonimo gruppo <strong>di</strong> Roma. LʼindomaniMons. de Galarreta ha celebrato la S. Messae amministrato le <strong>San</strong>te Cresime.Il mese <strong>di</strong> luglio ha visto losvolgimento dei Campi estivi dellaCrociata eucaristica (foto sotto). Dopoben ventun anni il campo dei ragazzi èritornato alle… origini, cioè in Romagna,nel Montefeltro. I più gran<strong>di</strong> (quelli cheora “tengono famiglia”) ricorderannoinfatti che il primo campo in Italia sisvolse proprio sullʼAppennino romagnolonel lontano 1984. Don Mauro Tranquillo,coa<strong>di</strong>uvato da tre seminaristi e da alcuneSuore Discepole del Cenacolo, ha guidatolʼallegra brigata composta <strong>di</strong> una trentinabambini. Questʼanno è stato particolarmentesottolineato il lato cavalleresco dellaCrociata Eucaristica: i bambini hannopotuto rivivere i gran<strong>di</strong> momenti dellastoria dela lotta della Cristianità controi suoi nemici sotto la guida del Papato.La chiusura del Campo, con lʼattesapremiazione, si è svolta al Priorato <strong>di</strong>Spadarolo. La Provvidenza ha voluto chea cantare la Messa <strong>di</strong> domenica 17 lugliofosse un novello sacerdote, già conosciutodai bambini per aver prestato il proprioLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica60


aiuto nei campi degli anni precedenti: donAronne Jackson (foto sopra).In contemporanea, ad Albano, sisvolgeva lʼanalogo Campo delle bambine,sotto la <strong>di</strong>rezione delle Suore Discepoledel Cenacolo.Nel frattempo don FlorianoAbrahamowicz guidava un gruppo <strong>di</strong>adolescenti sullʼAltopiano <strong>di</strong> Asiago,da malga in malga (sotto la pioggia…),passando dal Forte Belvedere fino al MontePasubio.Due importanti pellegrinaggihanno segnato i mesi appena trascorsi.Incominciamo dal pellegrinaggiointernazionale a Fatima, in Portogallo.Il <strong>di</strong>stretto italiano aveva organizzato ilvaggio dal 18 al 24 <strong>di</strong> agosto. Oltre settantapersone vi hanno preso parte, sotto la guida<strong>di</strong> don Giuseppe Rottoli e <strong>di</strong> don LuigiMoncalero, unendosi agli altri circa 1500pellegrini provenienti da tutte le parti delmondo che si erano dati appuntamentoper onorare la Vergine Madre nel luogodelle apparizioni. Il tutto è stato una bellariuscita: la grande Via Crucis del sabatoad Aljustrel (il gruppo italiano ha avutolʼonore <strong>di</strong> avere con sé il Superiore generale- v. foto sotto), la Messa pontificale delladomenica (celebrata su <strong>di</strong> un terreno privatoalle porte <strong>di</strong> Fatima). Ostilità palese invece(poteva essere altrimenti?) ha scatenatola prevista cerimonia <strong>di</strong> riparazione allaCapelinha: malgrado gli accor<strong>di</strong> con ilRettore del <strong>San</strong>tuario, la processione deipellegrini è stata prima bloccata dalletransenne allʼingresso dellʼesplanade; poi,durante la recita del Rosario, due suoresono salite allʼambone facendo segno <strong>di</strong>smettere perché dovevano iniziare loro;constatando che si continuava, su or<strong>di</strong>nedel Rettore è stata <strong>di</strong>ffusa musica a tuttovolume dagli altoparlanti della piazza. Sonostati momenti <strong>di</strong> grande tristezza nel vederelʼottusità delle autorità del <strong>San</strong>tuario: ancora<strong>di</strong>eci minuti e tutto si sarebbe conclusoor<strong>di</strong>natamente, invece hanno scatenato unpandemonio <strong>di</strong> decibel, durato fino a quandoerano ben sicuri <strong>di</strong> aver allontanato la folla<strong>di</strong> pericolosi tra<strong>di</strong>zionalisti, resi, inutile<strong>di</strong>rlo, ancor più compatti nellʼavversioneal settarismo modernista! Nel frastuonopiù insopportabile, malgrado tutto, Mons.Fellay ha potuto recitare il previsto atto<strong>di</strong> riparazione, ai pie<strong>di</strong> della statua dellaMadonna. Siamo certi che il Cielo neterrà conto e avrà pietà della sua Chiesaoccupata.Pochi giorni dopo, il 10 e 11 settembre,si è svolto lʼannuale Pellegrinaggio dellaTra<strong>di</strong>zione Cattolica Bevagna-Assisi,giunto alla sua 17 a e<strong>di</strong>zione. Il tema eraincentrato sul centenario della nascita<strong>di</strong> Mons. Marcel Lefebvre, Vescovomissionario “Andate e insegnate a tuttele genti…”. Malgrado il cielo a trattiminaccioso, i numerosi pellegrini giuntida ogni parte dʼItalia hanno percorsoallʼasciutto i circa 45 chilometri <strong>di</strong> percorso,ripartiti su due giorni, con tappa serale inalbergo a Foligno. La concomitanza – noncerto prevista dagli organizzatori – dellac.d. Marcia della pace ha costretto amo<strong>di</strong>ficare il luogo <strong>di</strong> arrivo, la domenicapomeriggio: invece della consueta basilica<strong>di</strong> S. Maria degli Angeli il pellegrinaggio61La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


si è concluso a Rivotorto, culla dellʼOr<strong>di</strong>neFrancescano, passando per il Convento <strong>di</strong><strong>San</strong> Damiano. Qui i Pellegrini, identificaticome “feroci lefebvriani”, hanno trovatounʼaccoglienza glaciale (per usare uneufemismo) da parte <strong>di</strong> due frati che hannoproibito loro <strong>di</strong> cantare il Credo in chiesa(«Solo preghiera silenziosa!») e che hannointimato perentoriamente ai portatori: «…laCroce e la Madonna restano fuori!». Certo,se ci fossero state le ban<strong>di</strong>ere multicoloredella pace o quelle massoniche dellʼUnioneeuropea sarebbero state accolte con «grandegioia» come hanno fatto i frati dellabasilica <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco praticamentein contemporanea (LʼUnità, 12-10-2005),spalancando le braccia ai “marciatori per lapace” guidati da tutta la crema dei senza<strong>di</strong>o,da Fassino a Bertinotti passando perCastagnetti & c. Se fosse che i lupi siano<strong>di</strong>ventati mansueti ci sarebbe da rallegrarsi,ma lʼimpressione è piuttosto che gli agnellisi siano trasformati in lupi…Malgrado la parentesi, grande è statala gioia dei pellegrini che, salutandosi sulsagrato del <strong>San</strong>tuario <strong>di</strong> Rivotorto (doveinvece lʼaccoglienza fu delle più gentili), sisono dati appuntamento per la 18 a e<strong>di</strong>zionedel Pellegrinaggio, il 2 e 3 settembre2006.Si è svolto con successo in una nuovae più ampia sede, con un concorso <strong>di</strong>pubblico superiore alle aspettative, il 13°Convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> cattolici <strong>di</strong> Rimini,(foto sotto) promosso dal Distretto italianodella <strong>Fraternità</strong> <strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X. Lo snodarsi delleconferenze ci ha mostrato la corruzionedella natura umana da parte del Nemico,i mezzi da lui usati, nella filosofia, nellapotenza economica e politica, per arrivareallʼattacco al Papato. Don Marco Nély hainvitato ad uno sguardo profondamenteteologico sulla crisi mon<strong>di</strong>ale e quin<strong>di</strong> adun sano e santo ottimismo.In concomitanza è stato presentato ilvolume degli Atti del 12° Convegno che èora <strong>di</strong>sponibile nei Priorati e nelle cappelledella <strong>Fraternità</strong> al prezzo <strong>di</strong> euro 11,00.Giubileo dʼargento per il Priorato<strong>San</strong> Carlo <strong>di</strong> Montalenghe, celebratoil 6 novembre, presenti il Superioredel Distretto, don Marco Nély, oltrenaturalmente al Priore, don Emanueledu Chalard, don Giuseppe Rottoli e donAdriano Garcia Jaime (che da poco èvenuto a dar man forte ai due sacerdoti) etantissimi fedeli giunti dal Piemonte e dallaLombar<strong>di</strong>a, anche se non mancavano fedeligiunti da più lontano. Gra<strong>di</strong>ta sorpresa lapresenza <strong>di</strong> don Lorenzo Biselx, che peranni è stato al Priorato piemontese ed orainsegna al Seminario <strong>di</strong> Ecône. Insieme alui anche un gruppo <strong>di</strong> giovani seminaristi(tra i quali i nostri due italiani) che hannoservito la Messa solenne celebrata dalSuperiore. Dopo un affollato pranzo inallegria, nel pomeriggio don Marco in unaconferenza ha ripercorso le tappe della vitadu Mons. Lefebvre.La presentazione della biografia <strong>di</strong>Mons. Lefebvre il 19 novembre, a centoanni esatti dalla sua nascita (29/11/1905)è stato un momento importante nella vitadella <strong>Fraternità</strong> in Italia. Nella prestigiosacornice dellʼHotel Columbus, in via dellaConciliazione, a due passi da Piazza <strong>San</strong>Pietro, lʼAutore del libro, S.E. Mons.Bernard Tissier de Mallerais, insieme a donFranz Schmidberger e don Marco Nély, haincontrato dapprima numerosi giornalisti,anche <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> testate, molto impressionatidalla serietà del lavoro <strong>di</strong> ricerca storicaprofuso per realizzare questa biografia.Naturalmente non sono mancate le domandecirca i rapporti con la <strong>San</strong>ta Sede.Nel pomeriggio cʼè stata lapresentazione al pubblico. Dopo unaproiezione multime<strong>di</strong>ale preparata daLa Tra<strong>di</strong>zioneCattolica62


don Giacomo-Ivo Pertin sui momenti piùsignificativi della vita del nostro Fondatore,si sono susseguiti gli oratori: don Emanueledu Chalard, don Franz Schmidberger, donMarco Nély ed infine lo stesso Mons.Tissier, il quale ha poi autografato numerosivolumi allʼintenzione dei presenti (nellefoto: alcuni momenti <strong>di</strong> questa importantegiornata).Il libro “Monsignor Marcel Lefebvre-Una vita”, ed. Tabula Fati, è ora <strong>di</strong>sponibile,oltre che nei Priorati e cappelle della<strong>Fraternità</strong>, anche in libreria (euro 25,00).U l t i m a n o t a d i c r o n a c a : l amanifestazione a Verona, sabato3 <strong>di</strong>cembre, per protestare contro laconcessione della bella chiesa <strong>di</strong> <strong>San</strong> PietroMartire (foto a destra) niente<strong>di</strong>meno che ailuterani. Organizzata dai Fedeli veronesidel Coor<strong>di</strong>namento <strong>San</strong> Pietro Martire,in collaborazione con il Distretto italiano,la processione aperta dalla croce e dauno striscione “<strong>San</strong> Pietro martire resticattolica”, si è snodata per il centro storico<strong>di</strong> Verona, passando davanti al Palazzovescovile, dove è stata letta una supplicaal Vescovo, Mons. Carraro, che terminavacon queste vibranti parole: «Per il benedelle anime, La supplichiamo <strong>di</strong> recedereda questo insano intento [<strong>di</strong> concedere unachiesa cattolica ai protestanti luterani], peril bene spirituale <strong>di</strong> tutte le anime a Leiaffidate, per la chiarezza dellʼinsegnamentodella verità della dottrina cattolica, compitoprincipale <strong>di</strong> un Vescovo. […] Non èquestione <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionalismo, ma <strong>di</strong> fede,<strong>di</strong> coerenza e <strong>di</strong> rispetto». Il corteo è poigiunto davanti alla chiesa <strong>di</strong> <strong>San</strong> Pietro,costruita sulla casa natale del <strong>San</strong>to, e si èterminato con la recita del <strong>San</strong>to Rosario.63La Tra<strong>di</strong>zioneCattolica


ORARI DELLE SS. MESSEANCONA (Provincia): la 2a e 4a domenica del mese (per informazioni 0541.72.77.67)AGRIGENTO (Provincia): una volta al mese (per informazioni 0922.875.900).ALBANO LAZIALE (Roma): <strong>Fraternità</strong> <strong>San</strong> <strong>Pio</strong> X [residenza del Superiore del Distretto] - Via Trilussa,45 - 00041 Tel. 06.930.68.16 - Fax 06.930.58.48 - E-mail: albano@sanpiox.it. Ogni giorno alle 7.15;domenica e festivi alle 10.30, Vespri e Bene<strong>di</strong>zione alle 18.30.ALBINO (BG): Cappella Gesù Bambino <strong>di</strong> Praga - Via Pradella, 15. Domenica e festivi alle 17.30 (perinformazioni: 011.983.92.72).BOLOGNA: Oratorio <strong>San</strong> Domenco - Via del Lavoro, 8. La 1a e 3a domenica del mese alle 17.30(per informazioni: 0541.72.77.67).FERRARA: Oratorio <strong>San</strong>tʼIgnazio <strong>di</strong> Loyola - Via Carlo Mayr, 211. Domenica e festivi alle 10.30, in estatesaltuariamente alle 17.30 (per informazioni: 0541.72.77.67).GENOVA (Provincia): (per informazioni: 011.983.92.72).LANZAGO DI SILEA (TV): Oratorio B. Vergine <strong>di</strong> Lourdes - Via Matteotti, 14. Domenica e festivi alle10.30, in estate saltuariamente nel pomeriggio (per informazioni: 0541.72.77.67).LUCCA: Cappella <strong>San</strong> Giuseppe - Via Angelo Custode, 18. La 2a e 4a domenica del mese alle 10.00 (perinformazioni: 011.983.92.72).FIRENZE: Cappella <strong>San</strong>ta Chiara - Via Guerrazzi, 52. La 1a e 3a domenica del mese alle 10.00 (per informazioni:06.930.68.16).MONTALENGHE (TO): Priorato <strong>San</strong> Carlo Borromeo - Via Mazzini, 19 - 10090 Tel. 011.983.92.72 - Fax011.983.94.86 - E-mail: montalenghe@sanpiox.it. Ogni giorno alle 7.30; domenica e festivi alle 8.30; S.Rosario alle 18.45; giovedì e domenica Bene<strong>di</strong>zione eucaristica alle 18.30.NAPOLI: Cappella dellʼImmacolata - Via S. Maria a Lanzati, 21 - La 2a e 4a domenica del mese alle 11.00(per informazioni: 06.930.68.16).PARMA: Via Borgo Felino, 31, la 4a domenica del mese alle 17.30 (per informazioni: 0541.72.77.67).PAVIA/VOGHERA: una domenica al mese (per informazioni: 011.983.92.72).PESCARA: la quarta domenica del mese alle 18.30 (per informazioni: 06.930.68.16).RIMINI (fraz. Spadarolo): Priorato Madonna <strong>di</strong> Loreto - Via Mavoncello, 25 - 47828 Tel. 0541.72.77.67- Fax 0541.72.60.75 - E-mail: rimini@sanpiox.it. In settimana alle 7.00 e alle 18.00 (in estate: 18.30);domenica e festivi ore 8.00 e 10.30.ROMA: Cappella <strong>San</strong>ta Caterina da Siena - Via Urbana, 85. Domenica e festivi alle 11.00; giovedì e 1°venerdì del mese alle 18.30 (per informazioni: 06.930.68.16).SEREGNO (MI): Cappella <strong>di</strong> Maria SS.ma Immacolata - Via G. Rossini, 35. Domenica e festivi alle 10.00(per informazioni: 011.983.92.72).TORINO: Cappella Regina del S. Rosario - Via Mercadante, 50. Domenica e festivi alle 11.00 (per informazioni:011.983.92.72).TRENTO: Oratorio <strong>San</strong> <strong>Pio</strong> V - Via <strong>San</strong> Martino, 69. - La 1a, 2a e 4a domenica del mese alle 18.00 (perinformazioni: 0541.72.77.67).TRIESTE: Via Imbriani, 1. La 1a domenica del mese alle 18.00 (per informazioni: 0541.72.77.67).VELLETRI (RM): Discepole del Cenacolo - Via Madonna degli Angeli, 78 - 00049 - Tel. 06.963.55.68. Ognigiorno alle 7.15; domenica e festivi alle 8.00.VERONA: la 1a, 3a e 4a domenica del mese alle 18.00 (per informazioni: 0541.72.77.67).VIGNE DI NARNI (TR): Consolatrici del Sacro Cuore - Via Flaminia Vecchia, 20 - 05030 Tel.0744.79.61.71. Ogni giorno alle 7.45; domenica e festivi alle 17.30 (saltuariamente al mattino).La Tra<strong>di</strong>zione Cattolica n. 1 (61) 2006 - 1° Trimestre - Poste Italiane - Tariffa Associazioni Senza fini <strong>di</strong>Lucro: “Poste Italiane S.p.A. - Spe<strong>di</strong>zione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n° 46) art. 1 comma 2 - DCB Rimini valida dal 18/05/00”. In caso <strong>di</strong> mancato recapito rinviare allʼuff. CPO.La Tra<strong>di</strong>zione RIMINI per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere la relativa tariffa.Cattolica 64

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