62 L’ALBA DEL SISTEMA SOLAREQUADERNI DEL MUSEOAlla scoperta delle originidel Sistema solare:la sonda Dawn esplora VestaMaurizio ChirriIl 15 luglio <strong>2011</strong> la sonda Dawn (Alba),della NASA, dopo un viaggio <strong>di</strong> 2,4miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> km ha raggiunto l’asteroideVesta, il suo primo obiettivo.Partita il 27 settembre 2007 da Cape Canaverale spinta da un motore a propulsioneionica, si è immessa nell’orbitadel pianetino, collocandosi, nella primafase della missione, a un’altezza me<strong>di</strong>a<strong>di</strong> 2000 km. La stazione automatica deveil suo nome alla peculiare natura deiMaurizio Chirri: Direttore del Museo, Docentea contratto, Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> “<strong>Roma</strong> <strong>Tre</strong>”suoi due obiettivi (l’altro è il pianetinominore Cerere), che sono i principalioggetti della Fascia <strong>degli</strong> Asteroi<strong>di</strong>.Questi sono considerati residui dellostesso materiale da cui hanno avuto originei pianeti e i loro satelliti, ovverouna testimonianza dell’alba del Sistemasolare.Fra gli oltre 100 mila corpi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionisuperiori al chilometro che costituisconola fascia, i primi quattro, scopertifra il 1801 e il 1807, Cerere, Pallade, Junoe Vesta, costituiscono oltre il 50%della massa totale.Figura 1 - Il pianetino Vesta la sera del 29 marzo 1807,sullo sfondo le stelle della Vergine (simulazione con Stellarium)
APRILE <strong>2011</strong> - N. 4L’alba del Sistema solare63■ La scopertaA gettare il primo sguardo sul piccoloastro <strong>di</strong> magnitu<strong>di</strong>ne 6,2 fu un me<strong>di</strong>co<strong>di</strong> Brema, Heinrich Wilhelm Olbers, chedal proprio osservatorio, nella notte del29 marzo 1807, ne osservò il lento movimentosullo sfondo della costellazionedella Vergine (fig. 1). Olbers, che nel1802 aveva già scoperto il pianetino Juno,fu aiutato da Friedrich Gauss per ilcalcolo dei parametri orbitali: il semiassemaggiore risultò <strong>di</strong> 2,8 U. A., il periodo<strong>di</strong> circa 3,6 anni, e fu Gauss a scegliereil nome della dea romana del focolare,Vesta. Quei dati apparvero un’ulterioreconferma della cosiddetta Legge<strong>di</strong> Titius-Bode, sull’esistenza <strong>di</strong> un pianetainterme<strong>di</strong>o fra Marte e Giove. A seguito<strong>di</strong> queste scoperte, fra gli astronomieuropei si costituì un coor<strong>di</strong>namentoosservativo denominato “Himmelpolizei”(polizia celeste), il cui compito eral’in<strong>di</strong>viduazione del maggior numerodei corpi in orbita fra Marte e Giove. Fuproprio Olbers a sostenere che i piccolipianeti fossero i frammenti del pianetaprevisto dalla sequenza <strong>di</strong> Titius-Bode,<strong>di</strong>sgregatosi in una catastrofe primor<strong>di</strong>ale.Almeno dalla prima metà del XXsecolo è noto che la miriade <strong>di</strong> piccolicorpi della Fascia principale sono in effettiil materiale residuale della costruzionedei pianeti, dunque una preziosatestimonianza sulle fasi più antiche dell’evoluzionedel Sistema solare.■ 1807-2007:due secoli <strong>di</strong> scoperteGli stu<strong>di</strong> su Vesta sono proseguiti percirca 200 anni con vari tipi <strong>di</strong> osservazioni.Già nella seconda metà del XIXsecolo le tecniche fotometriche avevanoconsentito una stima atten<strong>di</strong>bile del <strong>di</strong>ametro,circa 500 km (Pickering, 1879),del periodo <strong>di</strong> rotazione, <strong>di</strong> oltre 5 ore,dell’elevata albedo superficiale. Tramitele perturbazioni gravitazionali indottesull’asteroide 197 Arete, si è ricavata laprima stima della massa: 1,3 10 23 g, euna valutazione della densità me<strong>di</strong>a: 3g/cm 3 (Hertz, 1966). Una campagna osservativain coincidenza dell’occultazionedella stella SAO 93228 nel 1991, hapermesso <strong>di</strong> dedurne la forma schiacciata.Le osservazioni spettroscopicheavevano in<strong>di</strong>cato una probabile naturabasaltica delle rocce, costituenti un“unicum” fra tutti gli asteroi<strong>di</strong> che hanno,per la gran parte, una composizionesuperficiale assai simile a quella dellemeteoriti chiamate Condriti or<strong>di</strong>narie.In effetti una famiglia <strong>di</strong> meteoriti, leEucriti, appartenenti alle Acondriti, hacaratteristiche spettrali perfettamentesovrapponibili a quella <strong>di</strong> Vesta (McCord et alii, 1970; Drake e Consolmagno,1977) (figg. 2 e 3). Queste meteoriti,che presentano fra loro piccole variazioni<strong>di</strong> composizione, sono collettivamentenote agli stu<strong>di</strong>osi con l’acronimoFigura 2 - Eucrite, meteorite acondriticaprobabilmente proveniente da Vesta,caduta a Pasamonte, New Mexico, USA