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N.4 Aprile 2011 - Servizio di hosting - Università degli Studi Roma Tre

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APRILE <strong>2011</strong> - N. 4Un libro alla volta33sì la ricostruzione dei primor<strong>di</strong> dell’interpretazionegeologica è affidata aisuggestivi <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Stenone, con la suecaverne crollate e invase dal mare, concui spiegava l’aspetto delle valli e dei rilievitoscani. Si può notare che ancheStenone, per la sua interpretazione geologica,si fondava su altri prima <strong>di</strong> lui:la sua “teoria pneumatica” dei terremoti,le ingressioni marine, insieme a moltoaltro ancora, era stato descritto oltre15 secoli prima dai geografi greci. Nellesue pagine si susseguono i contributi <strong>di</strong>altri scienziati italiani, fra cui il fondatoredella micropaleontologia, l’aretinoAmbrogio Soldani, il veronese GiovanniArduino, tra i fondatori della modernaStratigrafia, i geologi italiani <strong>di</strong> fineottocento fra cui Guido Bonarelli. Contributisuccessivi, acquisizioni più o menovalide, che comunque contribuironoprogressivamente prima a intuire e poicomprendere la complessa storia geologicadei nostri rilievi. Il lettore può seguire,con chiarezza espositiva, il succedersidelle teorie, dapprima nel quadro<strong>di</strong> una Terra immobile, il “Fissismo”, leonde compressive e <strong>di</strong>stensive dellageologia <strong>degli</strong> anni ‘50, la scoperta delruolo delle faglie inverse. Quin<strong>di</strong> in unavisione <strong>di</strong>namica, quella della “Tettonicadelle placche”, il riconoscimento <strong>di</strong>ampi sovrascorrimenti orizzontali, delruolo dei mari <strong>di</strong> neoformazione, comeil Tirreno, con i gran<strong>di</strong> vulcani che vi siaffacciano. Infine le integrazioni più recenti,che si basano su un Me<strong>di</strong>terraneo<strong>di</strong>namico dove negli ultimi 20 milioni<strong>di</strong> anni, la traslazione antioraria dellapenisola è collegata allo smembramentodella porzione meri<strong>di</strong>onale della catenaalpina, formata dai blocchi sardocorsoe calabro-peloritano, capaci <strong>di</strong>movimenti dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> molti centimetriannui, mentre alla fine del Miocenela progressiva chiusura della soglia <strong>di</strong>Gibilterra generava nei fondali me<strong>di</strong>terraneiun ubiquitario orizzonte evaporitico.Le evaporiti messiniane, traccia <strong>di</strong>una catastrofe ambientale <strong>di</strong> 6 milioni<strong>di</strong> anni fa, sono state scoperte durantegli anni ‘70 in prospezioni <strong>di</strong> geologiamarina, cui ha contribuito <strong>di</strong>rettamentel’autore. L’aspetto delle nostre montagneè spiegato con teorie via via maggiormentecomplesse, più comprensivedel quadro globale in cui sono inserite:il Me<strong>di</strong>terraneo, laboratorio delle indaginipiù avanzate, quali la tomografiasismica, e delle ipotesi più innovative,come la “Teoria della delaminazionedella crosta profonda”. Il libro si leggecon grande interesse ed è in grado <strong>di</strong>svelare prospettive inusuali con cui osservareil panorama che ci circonda: lemontagne dell’Appennino, i vulcani,anche il cuore della nostra città, il Campidoglio.È il punto <strong>di</strong> vista della geologiache permette <strong>di</strong> vedere nello spazioe nel tempo profondo. Le relazioni conle molteplici vicende storiche e artistichedella penisola, che costituisconola seconda prospettiva. Infine, il terzoorizzonte, rappresentato dagli uomini<strong>di</strong> questa storia e dall’autore. Traspare,in ogni pagina, un profondo coinvolgimentoemotivo per il Bel Paese “ch’Appennin parte, e ‘l mar circonda e l’Alpe”(F. Petrarca, sonetto XCVI).Walter AlvarezLe montagne<strong>di</strong> san FrancescoFazi E<strong>di</strong>tore, <strong>2011</strong>, 413 pp.

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