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Corti e diritti, in tempi di crisi - Gruppo di Pisa

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26fermamente voluta dal Costituente ed emblematicamente rappresentata nell’art. 3, II c., cheavrebbe richiesto un rivolgimento della loro stessa struttura.Il vizio <strong>di</strong> fondo <strong>di</strong> taluni “bilanciamenti”… squilibrati fatti presso la Consulta (e senzacomunque sgravare quest’ultima delle responsabilità che le sono proprie) sta nel fatto cheessi sono operati <strong>in</strong> un contesto già <strong>di</strong> per sé gravemente alterato e sensibilmente <strong>di</strong>scostodal modello costituzionale, un contesto giu<strong>di</strong>cato immutabile, che è quello che è <strong>in</strong>somma, eche obbliga poi all’adozione <strong>di</strong> misure draconiane a carico dei <strong><strong>di</strong>ritti</strong>, della <strong>di</strong>gnità appunto.Se non si riconsidera l’<strong>in</strong>tera vicenda istituzionale della Repubblica <strong>in</strong> questa cornice, leanalisi, anche quelle meglio svolte ed argomentate, rischiano <strong>di</strong> portare <strong>in</strong> sé il <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong>guardare unicamente alla crosta del fenomeno <strong>in</strong>dagato, <strong>in</strong> modo superficiale appunto, senzasp<strong>in</strong>gersi f<strong>in</strong>o al cuore dello stesso.Così, <strong>di</strong>scorsi vecchi e nuovi, quale quello ora svolto da S. Don<strong>di</strong> con riguardo al ruolodelle opposizioni parlamentari, vanno <strong>in</strong>contro al limite <strong>di</strong> non riguardare la vicendasuddetta nella sua proiezione <strong>di</strong>acronica, storico-politica, trascurando il dato per cui le forzepolitiche che oggi sono maggioranza, ieri erano (almeno alcune <strong>di</strong> esse) opposizione, eviceversa, e – ciò che più importa – che a carico <strong>di</strong> nessuna <strong>di</strong> esse, a conti fatti, si è riuscitoa far valere la responsabilità politica e morale per la mancata trasformazione della strutturasociale nel segno dei valori fondanti l’ord<strong>in</strong>e repubblicano, nel mentre le forze politicheoggi presenti sulla scena si sono trovate, tutte, ad ere<strong>di</strong>tare un “patrimonio” gravato da moltidebiti, senza peraltro essersi potute giovare della facoltà d’<strong>in</strong>ventario.Ad ogni buon conto, anche la circostanza, opportunamente messa <strong>in</strong> evidenza da Don<strong>di</strong>,per cui le opposizioni <strong>in</strong> parola sono state (e sono) occasionalmente collaborative, va essapure riconsiderata – a me pare – <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guendo le situazioni <strong>di</strong> una sia pur relativa “quiete”politico-istituzionale da quelle <strong>di</strong> emergenza, <strong>di</strong> <strong>crisi</strong> lacerante, che m<strong>in</strong>accia la stessasopravvivenza dei s<strong>in</strong>goli ord<strong>in</strong>amenti statali (specie <strong>di</strong> alcuni) e dell’ord<strong>in</strong>amento“eurounitario” e, andando ancora più a fondo, rimette <strong>in</strong> <strong>di</strong>scussione l’idea stessa sia <strong>di</strong>Stato che <strong>di</strong> Unione: un’idea che, come pure è assai noto, già da tempo versa <strong>in</strong> unacon<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stress particolarmente accentuato ma che è oggi oggetto <strong>di</strong> una vera e propriamanovra d’accerchiamento che potrebbe risultarle pers<strong>in</strong>o fatale.Ora, è proprio <strong>in</strong> una congiuntura siffatta che i giu<strong>di</strong>ci “costituzionali” (nell’ampiosignificato che è qui al term<strong>in</strong>e assegnato) vedono vieppiù sottol<strong>in</strong>eato il loro ruolo <strong>di</strong>“motori del r<strong>in</strong>novamento” – per <strong>di</strong>rla ancora con Don<strong>di</strong>, che riprende sul punto un concetto

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