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«Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore, ti ... - Colle Don Bosco

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emergenzaeduca<strong>ti</strong>vaa cura diS<strong>il</strong>viaFALCIONEè diffic<strong>il</strong>eeducare OGGI?Intervista a <strong>Don</strong> Domenico Ricca, Cappellano del Ferrante Apor<strong>ti</strong>, Torino«... Non pochigenitori e insegnan<strong>ti</strong>sono tenta<strong>ti</strong>di rinunciareal proprio compito...»16Vorrei par<strong>ti</strong>re da una provocazione diPapa Benedetto XVI che dice:«Educare non è mai stato fac<strong>il</strong>e e oggisembra diventare sempre più diffic<strong>il</strong>e:perciò non pochi genitori e insegnan<strong>ti</strong>sono tenta<strong>ti</strong> di rinunciare al propriocompito, e non ries<strong>con</strong>o più nemmenoa comprendere quale sia, veramente, lamissione loro affidata. Si parla perciòdi una grande “emergenza educa<strong>ti</strong>va”,<strong>con</strong>fermata dagli insuccessi a cui troppospesso vanno in<strong>con</strong>tro i nostri sforzi performare persone solide, capaci di collaborare<strong>con</strong> gli altri e di dare un senso allapropria vita. Viene spontaneo, allora, incolparele nuove generazioni, come se ibambini che nas<strong>con</strong>o oggi fossero diversida quelli che nascevano nel passato.Si parla inoltre di una “frattura fra le generazioni”,che certamente esiste e pesa,ma che è l’effetto, piuttosto che la causa,della mancata trasmissione di certezze edi valori».Oggi si<strong>amo</strong> di fronte a una vera e propria“pol<strong>ti</strong>glia valoriale e comportamentale”,sempre più accettata dal corpo sociale,che porta ad una generale deregula<strong>ti</strong>ondei comportamen<strong>ti</strong>: la trasgressionenon scandalizza più e ci si trova di frontead un “cas<strong>ti</strong>ng personale di massa”.È la fotografia scattata dal Censis aigiovani fra i 18 e i 30 anni in una ricercapresentata a Roma. Un numero sempremaggiore di ques<strong>ti</strong> giovani pensano cheavere successo nella vita significa soprat<strong>tutto</strong>realizzare le proprie aspirazioni(37,9%) ed essere se stessi (25,4%),e che <strong>il</strong> modello vincente che la societàpropone è quello di diventare ricchi ef<strong>amo</strong>si (31,3%) (Censis, Giovani, la trasgressioneche non scandalizza, RedattoreSociale 16 giugno 2009). Però, ungiovane su quattro <strong>con</strong>sidera importante<strong>il</strong> “fare qualcosa di u<strong>ti</strong>le per gli altri”.La gerarchia delle cose importan<strong>ti</strong>della vita vede ancora <strong>con</strong>fermare <strong>il</strong> primatodi quegli aspet<strong>ti</strong> lega<strong>ti</strong> alla sfera piùprivata ed in<strong>ti</strong>ma della persona: famiglia,<strong>amo</strong>re, amicizia. Ma sembra leggermenteaccrescersi l’importanza attribuitaall’impegno sociale, culturale, religiosoe la stessa at<strong>ti</strong>vità poli<strong>ti</strong>ca segnala <strong>il</strong> <strong>ti</strong>midorisveglio di attenzione verso problemie bisogni della vita collet<strong>ti</strong>va.Anche l’atteggiamento verso <strong>il</strong> futurosubisce influenze nega<strong>ti</strong>ve se siguarda alle <strong>con</strong>dizioni di partenza.L’atteggiamento <strong>con</strong> <strong>il</strong> quale si affrontala vita varia molto a se<strong>con</strong>da delle<strong>con</strong>dizioni in cui ci si trova a viverlae degli strumen<strong>ti</strong> che si hanno a disposizioneper affrontarla.Il maggior tasso di fatalismo è presentetra coloro che sono inat<strong>ti</strong>vi, segui<strong>ti</strong>dai disoccupa<strong>ti</strong>, mentre sia gli studen<strong>ti</strong>sia coloro che svolgono un lavoro si collocanonell’area dell’autodeterminazione.Anche le <strong>con</strong>dizioni fam<strong>il</strong>iari influis<strong>con</strong>osu tale atteggiamento.Inoltre coloro che provengono da famiglieculturalmente povere, si collocanodecisamente nella zona del fatalismo,al <strong>con</strong>trario di chi invece ha i genitori<strong>con</strong> gradi di istruzione eleva<strong>ti</strong>.La mancanza di un futuro come promessaarresta <strong>il</strong> desiderio nell’assolutopresente. Meglio star bene e gra<strong>ti</strong>ficarsioggi se <strong>il</strong> domani è senza prospet<strong>ti</strong>va.Quali sono, se<strong>con</strong>do la tua esperienza,i maggiori bisogni educa<strong>ti</strong>vi dioggi?In un clima di frag<strong>il</strong>ità e frammentarietà,dove sono saltate le grandi cornici,i ragazzi hanno bisogno di una cura maggiore,di un accompagnamento discreto,ma costante, di non essere abbandona<strong>ti</strong> ase stessi. Hanno bisogno di adul<strong>ti</strong> competen<strong>ti</strong>.Ma chi è l’adulto “abbastanza competente”.I genitori no, gli insegnan<strong>ti</strong>neppure... Sarà lo specialista, <strong>il</strong> terapeuta?No, per ques<strong>ti</strong> adolescen<strong>ti</strong> l’adultocompetente è chiunque col<strong>ti</strong>vi ed esprimauna forte passione per «qualcosa».

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