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«Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore, ti ... - Colle Don Bosco

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le parolee i s<strong>il</strong>enzi di Mariadon GiorgioCHATRIANSANTA MARIA PREGA CON NOIDopo <strong>il</strong> saluto dell’angelo, Maria «rimaseturbata e si domandava che sensoavesse un tale saluto» (Lc 1,29).All’annuncio dell’angelo Maria glidisse: «Com’è possib<strong>il</strong>e? Non <strong>con</strong>oscouomo» (Lc 1,34).Turbamento, stupore o addiritturaspavento se qualcuno ci saluta. Nessunturbamento invece quando nessuno sipone (o pone ad altri) domande sul sensodella vita alla luce della fede: <strong>Dio</strong> èmorto o, più semplicemente, non è unproblema.Più <strong>con</strong>cretamente, chi si interrogaoggi su chi sono? Da dove vengo e dovevado?Sull’affet<strong>ti</strong>vità poi… Le domande nonsono su come scoprire e vivere un camminodi relazioni sempre più profonde, maal massimo su tecniche per poter usare egiocare <strong>con</strong> i corpi. Maria ci insegna acredere senza aver paura dei dubbi checi bombardano <strong>il</strong> cervello di «perché?»Anzi, solo ponendoci domande profonde,potremo trovare risposte in Cristola Verità. Lei ci precede ed accompagnain questo i<strong>ti</strong>nerario.Non ho avuto paura di chi è entratoin casa mia e mi ha salutato: mia madreAnna mi aveva insegnato che risponderead un saluto: era già ospitalità. E poi <strong>il</strong>1non avdi avenuovo venuto aveva un volto sereno edun fare rassicurante. Però, dal come miha salutata chiamandomi “piena di grazia”e aggiungendo poi che tu, o Signore,eri <strong>con</strong> me, ho messo le mani sulle tempiee mi son chiesta, chiudendo gli occhie scuotendo la testa, che senso avesseroquelle parole.Ri<strong>con</strong>osco che tu, o Padre, sei statotante volte <strong>con</strong> me, in me, nei miei pensierie nel <strong>mio</strong> <strong>cuore</strong> di ragazza che <strong>ti</strong>scopriva in tutte le bellezze che le sonofiorite attorno e che hanno reso la vitameravigliosa e degna di essere cantata evissuta per Te.Io – me lo hai insegnato tu, Signore –non mi sono mai sen<strong>ti</strong>ta prima, arrivata,a posto: però sen<strong>ti</strong>rmi chiamare “piena digrazia” mi ha decisamente turbato, perchévolevo capire, cogliere <strong>il</strong> senso profondodi quelle parole.L’Angelo mi ha detto che sarei diventatapresto madre di un bimbo. Com’erapossib<strong>il</strong>e questo? Io mi ero già impegnataufficialmente a sposarmi <strong>con</strong> Giuseppe,<strong>il</strong> falegname che aveva la bottegasulla strada e che, lavorando, cantava.In casa mia can<strong>ti</strong>cchiavo i suoi mo<strong>ti</strong>vet<strong>ti</strong>preparando <strong>il</strong> corredo in attesa del giornoin cui sarei stata accompagnata, <strong>con</strong>una grande festa a casa sua per vivere inpieno <strong>il</strong> matrimonio. E sognavo, sogna-

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