Catalogo - Mostra internazionale del nuovo cinema
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dagli attori, e quindi aggiungono – insieme alla processione<br />
<strong>del</strong> Venerdì Santo di Guardia Sanframondi, ripresa in un<br />
bianco e nero sgranato – un valore “documentario” al<br />
video, in cui la sofferenza reale e quella ritualizzata sono<br />
trasfigurate grazie a una capacità visionaria (e al tempo<br />
stesso asciutta, calibrata), che lo rendono uno dei lavori più<br />
intensi ed efficaci di tutta l’estetica matarazziana.<br />
Se la versione più breve Cantus è un vero e proprio videoclip<br />
<strong>del</strong>l’omonimo brano di Canio Lo Guercio (la musica<br />
copre tutto il visivo e non vi sono più pause, vuoti sonori),<br />
A sua immagine può essere considerato un’appendice di<br />
quello stesso video e ne approfondisce la significativa frase<br />
finale: “dedicato a tutti coloro che non possono affermare<br />
con certezza che Dio esiste”. I personaggi sono gli<br />
stessi di Miserere, l’ambientazione anche, così il gesto di<br />
battersi il petto da parte dei disabili sulla sedia a rotelle,<br />
replica il gesto dei “vattienti” in processione: è la preghiera<br />
rivolta a una eventuale divinità da parte di chi attende<br />
un miracolo, una improvvisa guarigione? O è un’invocazione<br />
verso colui che li ha dimenticati, che non è stato<br />
generoso nei loro confronti? O ancora: è un rituale meccanico,<br />
svuotato di senso e anche un po’ sarcastico nei confronti<br />
di una religione, quella cattolica, basata sul sacrificio<br />
e sulla sofferenza dei singoli? Le interferenze (tele)visive<br />
che disturbano la scena e lasciano affiorare in superficie il<br />
“Papa buono”, possono essere lette come uno squarcio, un<br />
passaggio dal terreno al divino, appunto, a sottolineare<br />
una discrepanza, un contrasto tra quello che dovrebbe<br />
essere un Dio giusto e misericordioso – perlomeno nel<br />
nostro immaginario rassicurante – e quello che si rivela<br />
effettivamente nella realtà di ogni giorno. Ma c’è un’ulteriore,<br />
possibile interpretazione di A sua immagine che lo<br />
renderebbe più surreale e meno polemico: ovverosia che il<br />
Padreterno è un paralitico e che quindi i disabili in carrozzina<br />
sono i suoi seguaci.<br />
Ciò che sorprende nell’immaginario video di Matarazzo è<br />
che forse è l’unico artista italiano – attenzione non<br />
“videoartista”! – che sa davvero usare il video, sia dal punto<br />
di vista estetico che tecnico, di linguaggio filmico. A parte<br />
i tagli di inquadrature, la bravura nel comporre le immagini,<br />
tutte di forte impatto visivo – e questo è tutto sommato<br />
normale per un pittore come lui – Matarazzo ha una<br />
sensibilità squisitamente <strong>cinema</strong>tografica, per il ritmo, il<br />
montaggio (Apice è esemplificativo non solo <strong>del</strong>la sua cifra<br />
stilistica, ma anche <strong>del</strong>la sua abilità di montatore, e così<br />
anche En plain air), per gli effetti sonori, per la costruzione<br />
complessiva dei suoi lavori. Inoltre riesce perfettamente a<br />
combinare insieme l’elemento sperimentale, quello narrativo<br />
e quello documentaristico (o anche documentativo,<br />
nel senso di utilizzo <strong>del</strong> materiale d’archivio), proprio grazie<br />
alla capacità di manipolazione info-grafica, che non si<br />
risolve tanto nella gamma di effetti speciali offerta dai software<br />
di post-produzione, ma in una consapevolezza visiva<br />
e in un’abilità tecnica propria di chi conosce la pittura e<br />
il dispositivo artistico in senso più universale.<br />
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the handicapped people in the wheelchairs beating theirs chests<br />
repeats the gesture of the vattienti in the procession: is it a<br />
prayer to a possible divinity by someone awaiting a miracle, or<br />
an unexpected healing? Or is it an invocation towards he who<br />
has forgotten them, who was not generous with them? Or perhaps<br />
it is a mechanical ritual, emptied of sense and even a bit sarcastic<br />
towards religion, the Catholic religion, based on the sacrifice<br />
and suffering of individuals? The (tele)visual interference<br />
that disturbs the scene and allows the “good Pope” to surface can<br />
be seen as something torn, a passing from the earthy to the<br />
divine, precisely to emphasize a discrepancy, a contrast between<br />
what should be a just and merciful god – at least in our reassuring<br />
perception – and the one effectively revealed in everyday<br />
reality. But there is another, ulterior interpretation of A sua<br />
immagine that would render it more surreal and less controversial:<br />
that is, that god almighty is a paralytic and that those in<br />
the wheelchairs are his followers.<br />
What is surprising about Matarazzo’s video imagery is that he<br />
is perhaps the only Italian artist – careful, not “video artist”! –<br />
who truly knows how to use video, in terms of aesthetics, technical<br />
prowess and <strong>cinema</strong>tic language. Besides the cuts in framing,<br />
and a skill for composing images, all of which have a powerful<br />
visual impact – which, all in all, is normal for a painter like<br />
Matarazzo – he has an exquisitely <strong>cinema</strong>tic sensibility, for<br />
rhythm, editing (Apice and En plain air are exemplary, not<br />
only because of their stylistic code, but also for his editing skills),<br />
audio effects, and the overall construction. He furthermore manages<br />
to perfectly unite experimental, narrative and documentary<br />
(or documentational, in his use of archive material) elements,<br />
precisely through his capacity for info-graphic manipulation,<br />
that is resolved not so much by the range of special effects offered<br />
by post-production software, but by a visual awareness and technical<br />
ability of someone who understands painting and artistic<br />
devices in the universal sense.<br />
42 a <strong>Mostra</strong> Internazionale <strong>del</strong> Nuovo Cinema