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universita - Clinica pediatrica - Università degli Studi di Trieste

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Anche in Italia, prima dell’introduzione dei test sierologici il tasso <strong>di</strong> prevalenza era<br />

valutato intorno ad 1:1000. Successivamente analizzando un campione <strong>di</strong> 17000 ragazzi<br />

sar<strong>di</strong> in età<br />

scolare, il tasso registrato è stato invece <strong>di</strong> 1:184 evidenziando che i casi mal <strong>di</strong>agnosticati<br />

prima erano <strong>di</strong> circa un bambino ogni sette [24].<br />

Negli ultimi anni l’introduzione <strong>di</strong> nuovi marcatori <strong>di</strong>agnostici <strong>di</strong> tipo sierologico, più<br />

specifici e più sensibili, quali gli anticorpi antiglia<strong>di</strong>na (AGA) e, soprattutto, gli anticorpi<br />

antiendomisio (EMA), ed anti-transglutaminasi tessutale (anti-tTG), con la possibilità <strong>di</strong><br />

effettuare in modo più semplice la tipizzazione dell’HLA, ha permesso l’effettuazione <strong>di</strong><br />

protocolli <strong>di</strong> screening della malattia sempre più accurati. I risultati <strong>di</strong> tali stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrano<br />

che, ferme restando le <strong>di</strong>fferenze alimentari tra le <strong>di</strong>verse popolazioni che determinano<br />

l’ingestione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi quantitativi <strong>di</strong> glutine, la malattia è <strong>di</strong>stribuita in modo piuttosto<br />

omogeneo nel mondo.<br />

La prevalenza stimata a tutt ‘oggi per la malattia celiaca in Italia è <strong>di</strong> 1 caso su 180 [19], in<br />

Europa è compresa tra 1:130 ed 1:300 [26], mentre negli Stati Uniti è stimata intorno ad 1<br />

caso ogni 250 persone [27].<br />

Le cause del notevole aumento della prevalenza della malattia celiaca negli ultimi anni<br />

sono oggi da ricercare, quin<strong>di</strong>, su due versanti: da una parte nelle nuove abitu<strong>di</strong>ni<br />

alimentari come la <strong>di</strong>minuzione dell’allattamento al seno o l’aumento delle quantità <strong>di</strong><br />

glutine ingerite durante il periodo dello svezzamento, e finanche quantità e qualità del<br />

glutine stesso, dall’altra nello sviluppo <strong>di</strong> test <strong>di</strong>agnostici sempre più sensibili e specifici<br />

[28]. I cambiamenti epidemiologici della malattia sono efficacemente sintetizzati da un<br />

modello ad iceberg originariamente proposto da Richard Logan nel 1992 [29].<br />

In questo modello, la prevalenza globale della malattia dovrebbe essere rappresentata dalla<br />

grandezza totale dell’iceberg, la quale è a sua volta influenzata dalla frequenza dei soggetti<br />

pre<strong>di</strong>sposti geneticamente.<br />

I casi <strong>di</strong>agnosticati con evidenza clinica <strong>di</strong> malattia celiaca rappresentano la parte<br />

“emersa”, quin<strong>di</strong> visibile, dell’iceberg. Nella porzione “sommersa” dell’iceberg sono<br />

invece rappresentati i casi che sfuggono ancora alla corretta <strong>di</strong>agnosi, rappresentati in<br />

gran<strong>di</strong>ssima maggioranza da tutte le forme atipiche con cui la malattia può<br />

presentarsi[Figura 1].<br />

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