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Anno 8 - La Piazza Castel Madama

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10 PoliticaDicembre 2011DECRESCITA E BENI COMUNIUn rapporto dialettico per lariorganizzazione della democraziaa cura di Alessandra De SantisIl mese scorso si sono tenuti due significativi appuntamenti: mercoledì 23 novembre presso l’aulaconsiliare di <strong>Castel</strong> <strong>Madama</strong> è stato organizzato un convegno molto apprezzato “Crisi, Decrescita e Benicomuni”con la partecipazione di Paolo Cacciari e Piero Bevilacqua; domenica 4 dicembre si è svoltaun’assemblea, nello stesso luogo, ”Per l’individuazione e la realizzazione di un luogo comune concreto”Temi, quello della decrescita e dei luoghi comuni,molto dibattuti, ci si interroga ogni giorno sempre dipiù se esiste un modo alternativo per uscire dallacrisi, per vivere la quotidianità in modo diversouscendo dalla logiche di mercato e consumando inmodo critico e solidale. Ma che cosa è la decrescita?Cosa si intende con questo termine in controtendenza?Sentiamo parlare ogni giorno della necessitàdella crescita economica e dello sviluppo, ma forsequesta strada non è quella giusta. Numerosi sono gliappelli ad un ripensamento teorico sullo sviluppo ead una inversione di rotta, da Bauman a Settis, a<strong>La</strong>touche, filosofi, economisti e storici dell’arte sottolineanoche lo sviluppo economico infinito portacon sé limiti ecologici, di danno paesaggistico, dipovertà crescente. Allora sorge la necessità di trovarealtre strade per la convivenza che portino miglioramentodel benessere, della conoscenza, ma nonalla crescita dei capitali. Quindi la decrescita èprima di tutto un esercizio dello spirito critico cheabbandona la fede del progresso e dello sviluppoinfinito tipicamente capitalistico. Non vuole indicareuna crescita negativa, non si tratta insomma volertornare a vivere secondo un modello di sussistenza eneanche come all’età della pietra. È un modello economicoche prevede la produzione dei beni per ilbenessere dei cittadini, in piena armonia con lerisorse del pianeta e con l’ecosistema. È una costruzioneintellettuale e allo stesso tempo concreta di unaltro mondo desiderabile, necessario e possibile selo vogliamo. <strong>La</strong> crisi che sta attraversando il mondooccidentale ne è un acceleratore in quanto i modelliapplicati per la risoluzione della crisi passano per unimpoverimento progressivo di una larghissima fettadi popolazione ed una contemporanea riduzione delcosiddetto stato sociale. Viene prefigurandosi unaprivatizzazione accelerata dei servizi e un conseguente“aumento dei costi” per ogni singolo cittadino.<strong>La</strong> corsa delle ferrovie dello stato verso l’altavelocità a scapito dei treni per i pendolari ne è soloun piccolo esempio. Secondo la definizione che nedà Serge <strong>La</strong>touche la decrescita ha bisogno di ottoobiettivi interdipendenti che siano in grado di innescareun circolo virtuoso di decrescita serena convivialee sostenibile. Questi sintetizzati anche attraversole otto “R” sono: rivalutare, riconcettualizzare,ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre,riutilizzare, riciclare. Oggi l’obiettivo centrale, tragli otto indicati da <strong>La</strong>touche, sembra essere quellodella delocalizzazione. Concetto che deve essereinteso non solo in termini economici e qui soprattuttosi vuole sottolineare il significato politico del termine.In questi giorni abbiamo assistito alla messain mora delle strutture democratiche in diversi paesieuropei. <strong>La</strong>ddove non ci sono premier onnipotenticome Sarkozy e Merkel, che prendono decisioni<strong>La</strong><strong>Piazza</strong>

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