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Lo Staff di Albatros

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Tesori nascosti a Cesena:<br />

LA CHIESA DI SANTA CRISTINA, perla <strong>di</strong> Giuseppe Vala<strong>di</strong>er.<br />

Teresa Consalici<br />

ALBATROS 21<br />

OSSERVANDO<br />

Nonostante il suo recente restauro, la chiesa <strong>di</strong> Santa Cristina rimane nascosta agli occhi <strong>di</strong> tanti.<br />

La sua storia è piuttosto antica: le sue origini si perdono nel Me<strong>di</strong>oevo, quando a Cesena esisteva un convento<br />

de<strong>di</strong>cato alla santa.<br />

Nel 1470 il piccolo e<strong>di</strong>� cio sottostava all’attuale parrocchia <strong>di</strong> S. Bartolo; soltanto nel 1612 Santa Cristina<br />

<strong>di</strong>ventò essa stessa parrocchia e, nello stesso anno fu approvata la costruzione <strong>di</strong> una nuova chiesa: il locale<br />

era <strong>di</strong> aspetto semplice, un piccolo spazio ad unica navata. La chiesa subì un ulteriore rinnovamento, condotto<br />

nel 1740, dall’architetto Giovanni Zon<strong>di</strong>ni, incaricato <strong>di</strong> decorare l’ambiente. Al termine dei lavori la<br />

chiesa contava tre altari ed un campaniletto dotato <strong>di</strong> una sola campana.<br />

Nel 1806 il governo francese che amministrava Cesena decise <strong>di</strong> sopprimere la parrocchia <strong>di</strong> Santa Cristina<br />

che <strong>di</strong>ventò così succursale <strong>di</strong> Santa Maria <strong>di</strong> Boccaquattro. Nella primavera del 1814, il papa cesenate Pio<br />

VII, durante il suo viaggio <strong>di</strong> ritorno dalla deportazione in Francia, decise <strong>di</strong> fare tappa nella sua città natale;<br />

e fu proprio durante questo breve soggiorno che si gettarono le basi per un nuovo cantiere. Venne stabilito<br />

<strong>di</strong> af� dare i nuovi lavori agli architetti cesenati Brunelli e Barbieri per la “rie<strong>di</strong>� cazione” della parrocchia <strong>di</strong><br />

Santa Cristina; <strong>di</strong>fatti il 21 marzo del 1815, a palazzo Chiaramonti, si decise “<strong>di</strong> far demolire per intiero, e sino<br />

al piano dei volti ad uso <strong>di</strong> cantina, la chiesa, e casa parrocchiale per appalto”<br />

Numerose sono le interruzioni a partire dal 1817: Giuseppe Cedrini, depositario delle somme <strong>di</strong> denaro<br />

destinate al ponte� ce sosteneva, infatti, che non ci fossero abbastanza fon<strong>di</strong> per poter portare a termine un<br />

progetto <strong>di</strong> così grande valore. Nel contempo, l’arcinoto architetto Giuseppe Vala<strong>di</strong>er, che � no a pochi anni<br />

prima aveva progettato la ristrutturazione del Pantheon a Roma, propose (sotto la richiesta <strong>di</strong> Pio VII) un <strong>di</strong>segno<br />

per una nuova Santa Cristina: un luogo puro, semplice e <strong>di</strong>gnitoso. I lavori dunque abbandonarono il<br />

progetto Brunelli-Barbieri e proseguirono secondo quello vala<strong>di</strong>eriano.<br />

Il giorno 8 aprile 1816 cominciarono i lavori <strong>di</strong> costruzione della fabbrica <strong>di</strong> Santa Cristina su progetto dell’architetto<br />

romano Giuseppe Vala<strong>di</strong>er. Il 17 luglio 1925, dopo nove lunghi anni <strong>di</strong> lavori e dopo la morte <strong>di</strong> Pio<br />

VII, � nalmente la chiesa veniva consacrata.<br />

Raf� nato esempio <strong>di</strong> architettura neoclassica, la facciata dell’e<strong>di</strong>� cio si presenta come un fronte articolato<br />

dalle linee essenziali. Gli or<strong>di</strong>ni sono in pietra bianca calcarea mentre i fon<strong>di</strong> in mattoni. Due massicce colonne<br />

con capitello dorico proteggono l’ingresso; la facciata<br />

è coronata da un cornicione lapideo decorato con dentelli.<br />

L’architettura interna della chiesa ruota intorno alla<br />

modesta aula a pianta centrale sormontata da una magni�<br />

ca e luminosa cupola a lacunari. Quello <strong>di</strong> Vala<strong>di</strong>er è<br />

un vero e proprio progetto <strong>di</strong> luce: i fusti delle colonne e<br />

le pareti sono decorate a marmorino tirato a ferro, i capitelli<br />

a stucco bianco <strong>di</strong> gesso. Una volta entrati si viene<br />

così abbracciati dal dolce candore e dalla delicatezza<br />

dell’e<strong>di</strong>� cio.<br />

Tanti sono i dettagli presenti: semplici parole non bastano<br />

per descriverli tutti.<br />

Un occhio curioso e assetato <strong>di</strong> bellezza rimarrebbe<br />

colpito dalla “nobile semplicità e quieta grandezza” <strong>di</strong><br />

questa chiesa, per usare le parole del teorico del neoclassicismo<br />

Johann Joachim Winckelmann.<br />

Il mio dunque è un invito a scoprirla e a farne tesoro perché è l’arte che, attraverso le cose belle, sa educare<br />

l’uomo ad essere più vero nella vita. E per chi volesse seguire il mio consiglio, questa perla <strong>di</strong> Vala<strong>di</strong>er de<strong>di</strong>cata<br />

a Santa Cristina si trova in Via Chiaramonti…<br />

1 Cesena, Archivio privato Chiaramonti d’Ottaviano; Libro degli atti, lettere, ed altro riguardante la Deposizione<br />

per la nuova fabbrica della Chiesa <strong>di</strong> Santa Cristina, 1816;

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