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Lo Staff di Albatros

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18 ALBATROS<br />

l’intervista a...<br />

CLAUDIO DAMIANI<br />

Veronica Batani<br />

“Se la poetica é qualcosa che sta prima del testo, io non ho nessuna poetica”.<br />

Di Clau<strong>di</strong>o Damiani (San Giovanni Rotondo, 1957) è uscito nel 2010, per l’E<strong>di</strong>tore Fazi, un libro antologico<br />

(Poesie) che, come chiamando a raccolta tutta la sua precedente produzione poetica, rappresenta un momento<br />

<strong>di</strong> sintesi e ri� essione, e certo anche un nuovo punto <strong>di</strong> partenza. Damiani è un poeta importante nel<br />

panorama della poesia italiana contemporanea, la sua poesia è sorgiva, generativa, viva, <strong>di</strong>remmo piena <strong>di</strong><br />

vento. Per questo abbiamo deciso <strong>di</strong> rivolgere a lui qualche domanda sulla poesia, sulla scrittura. Ed ecco le<br />

risposte, ecco le sue parole. Profonde, talora davvero sorprendenti.<br />

Clau<strong>di</strong>o, quando hai iniziato a scrivere? In che occasione?<br />

Ho iniziato a scrivere intorno ai <strong>di</strong>ciassette anni, non c’é stata un’occasione precisa, o comunque non me la<br />

ricordo. Ho cominciato a leggere poesia e nello stesso tempo a scrivere.<br />

Usi il computer o carta e penna? Perché?<br />

Uso dei quaderni e scrivo a penna, poi ricopio al computer. Nei quaderni scrivo qualsiasi cosa, molto liberamente,<br />

non penso in particolare alla poesia. Non penso a niente. E’ vero, non penso proprio a niente. Spesso<br />

scrivo in quello stato <strong>di</strong> semicoscienza che precede il sonno. Direttamente al computer scrivo generalmente<br />

la prosa, quella poca che scrivo. In questo periodo sto � nendo <strong>di</strong> scrivere una prosa poetica sulla mia infanzia<br />

passata in un villaggio minerario da tanto abbandonato nel sud d’Italia. E’ un libro abbastanza strano, un<br />

misto <strong>di</strong> prosa e poesia. Devo � nire poi un testo teatrale. Devo <strong>di</strong>re peró che dove mi sento più vicino alla mia<br />

natura é in quella scrittura a penna e a sprazzi, senza un piano o un intento, senza <strong>di</strong>segni preor<strong>di</strong>nati, su<br />

quei miei quaderni. Torno a rileggere quello che ho scritto dopo qualche giorno, e qualche volta trovo quello<br />

che potrebbe assomigliare a una poesia, e allora lo ricopio al computer.<br />

Perché scrivi? Che senso ha scrivere?<br />

Scrivere per me non è tanto qualcosa che ha o che non ha senso, quanto qualcosa che lo ricerca, il senso. E’<br />

un andare, un po’ a tentoni, guidato forse da una mano invisibile, verso un senso. E’ un po’ come il pescatore,<br />

butti l’amo e ve<strong>di</strong> se riesci a pescare qualcosa. La poesia è come un pesce che esiste tutto intero e nuota<br />

liberamente nel mare. Non è qualcosa che crei tu, o inventi. Anzi io credo che sia sempre qualcosa che non ti<br />

aspetti.<br />

Di solito a scuola quando si stu<strong>di</strong>a un autore, si stu<strong>di</strong>a la sua poetica, e spesso si stu<strong>di</strong>a più quella che<br />

i suoi testi. Allora ti chie<strong>di</strong>amo: qual è la tua poetica...?<br />

Se la poetica é qualcosa che sta prima del testo, io non ho nessuna poetica. Prima del testo, caso mai, c’è la<br />

lingua, che è un po’ come il mare <strong>di</strong> cui parlavo prima. Penso che il poeta debba avere molta con� denza con<br />

la lingua, la debba conoscere in lungo e in largo, debba essere un tutt’uno con essa. Io credo che il poeta sia<br />

un pezzo <strong>di</strong> lei, un suo strumento, un suo emissario in terra. Dico questo perché penso che la lingua abbia<br />

qualcosa <strong>di</strong> celeste, ossia sia imparentata con la lingua delle cose, la grammatica dell’universo, intendo. La<br />

logica o la � sica, chiamiamola come vogliamo. Per lo stesso motivo penso che arte e scienza siano tutt’altro<br />

che lontane, anzi vicinissime. Si riferiscono tutte e due a qualcosa non <strong>di</strong> soggettivo, ma <strong>di</strong> oggettivo, qualcosa<br />

che c’é veramente, qualcosa <strong>di</strong> cui anche noi stessi siamo fatti.<br />

Che cosa stai facendo ora?<br />

Ora sto rispondendo alle domande che mi hai inviato, e sono arrivato all’ultima. Mentre scrivo il mio � glio più<br />

piccolo, <strong>di</strong> nove anni, sta giocando col suo amichetto. Mi hanno strappato più volte tutti e due il computer per<br />

vedere delle immagini <strong>di</strong> auto da corsa, hanno giocato col gatto e l’amichetto é stato graf� ato a una mano,<br />

per la qual cosa l’ho <strong>di</strong>sinfettato con un po’ <strong>di</strong> acqua ossigenata. Mentre scrivevo la seconda o terza risposta<br />

mi sono alzato a preparargli la merenda. Adesso stanno giocando con delle macchinine. Un altro mio � glio,

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