S COUTISMO SENZA FRONTIERE O T T O B R E <strong>2009</strong>costanze particolarmente difficili(minoranze etniche, rom…..) masempre finalizzato allo sviluppo dellapace. Avvalendosi dei principi e valoriispiratori dello scoutismo che nefanno un movimento di 28 milioni digiovani in tutto il mondo basato sulsenso di fraternità mondiale, al di là diogni differenza culturale, razziale,politica o religiosa. (Gli interventidi J.L. Touadi e di F. Molina vengonoriportati di seguito a questo articolo.)“Scoutismo senza Frontiere” si è datoappuntamento il 20 settembre <strong>2009</strong>per un grande gioco di riflessione, diverifica, formazione e progettazionein stile scout, e per incontrarsi, conoscersie fraternizzare, a febbraio 2010in occasione del Thinking Day.Ormai siamo consapevoli che viviamoin una società multiculturale, incui la cultura si manifesta in molteforme; ma la cosa veramente importanteriguarda non tanto l’accettare inmodo più o meno positivo questa coesistenza,quanto il far entrare in relazionee confrontare queste diverseculture: avviarsi a ciò che viene chiamatointerculturalità. Spesso i due terminimulticulturale e interculturalesono usati come sinonimi, ma in realtànon sono equivalenti, anzi fra i dueesiste una differenza tale da connotaredue approcci diametralmente oppostiverso la questione dell’integrazionedegli immigrati e dei loro figli nelpaese di approdo. Multiculturale èinfatti quella comunità (nazionale,scolastica, sociale) in cui sono presentipiù popoli o etnie che tuttaviarimangono separati fra di loro, ognunonella propria zona fisica e culturalee che raramente entrano in contatto;interculturale definisce invece uncontesto relazionale in cui i vari gruppilinguistici e culturali stabilisconofra di loro un costante rapporto dialetticodi arricchimento reciproco fondatosul mutuo rispetto, sull’interesseper ciò che l’altro rappresenta o puòrappresentare. A ben guardare, lesocietà multiculturali sottendono ilforte etnocentrismo del gruppo dominante,che propugnando l’omologazioneal proprio modello, cerca diassimilare le differenze, fino a cancellareo almeno rendere invisibile ognimanifestazione di alterità. In questocaso il contatto fra le varie etnie spessosi risolve in conflitto piuttosto chein dialogo perché nei gruppo emergeil desiderio di non soccombere culturalmente.Al contrario, nelle societàinterculturali il gruppo dominante èaccogliente cioè individua e promuovestrategie di incontro fra le culturein modo da creare occasioni positivedi conoscenza reciproca.L’impegno ormai di tutti noi dev’essereintorno alla costruzione di unasocietà solidale, pacifica e ricca diconvivenza democratica: dobbiamolavorare per realizzare una realtà interculturale.Abbiamo intorno tanti personedi altre culture, asiatici, africani,dell’America Latina…che sono venutinel nostro Paese, come in altre partidel mondo, perché spinti dal bisognodi sopravvivenza, dal desiderio di fuggireda una realtà ostile, per ricominciare,insieme alle loro famiglie, unavita più serena, per poter avere unfuturo migliore. Dunque, è nostrodovere accoglierli pacificamente edobbiamo fare in modo che essi sianonelle condizioni di avere tutti le stesseopportunità, senza discriminazioni dirazza, religione, lingua…“Lo sviluppo dei popoli dipendesoprattutto dal riconoscimento diessere una sola famiglia, che collaborain vera comunione ed è costituitada soggetti che non vivono semplicementel’uno accanto all’altro”.(lett. enc. Evangelium vitae)Per coloro che fossero interessati ad approfondire l’argomentosegnaliamo su “Strade Aperte On Line” (www.masci.it) due interessanticontributi:1) Scautismo senza frontiere di Fabrizio Molina:Presidente “Nessun Luogo è Lontano”2) Intercultura: “Opportunita’ e difficolta”’ di Jean LeonardTouadiRelazioni svolte nel corso dell’evento tenutosi in data 8 marzo<strong>2009</strong> presso la parrocchia di Roma S. Francesca Cabrini nell’ambitodel polo di eccellenza della regione Lazio: “scautismo senzafrontiere”8
O T T O B R E <strong>2009</strong>S COUTISMO SENZA FRONTIEREPericolo rom… o rom inpericolo?MARCO BRAZZODUROLa civiltà di un popolo si misura non sulla potenza militare ola sofisticazione tecnologica ma prendendo come metro ilmodo in cui si trattano gli individui e gli strati sociali piùdeboli: i minori, gli anziani, i malati, i poveri.La presenza degli “zingari” in Italiarappresenta un punto di intersezionedi diverse problematiche che vannodalla dinamica del pregiudizio e delladiscriminazione ai principi della solidarietàsociale. A monte di tutto questoemerge un dato determinante: laprofonda e diffusa ignoranza che èpoi la madre di timori e paure da unaparte e poi di reazioni di chiusura senon di vera e propria intolleranza avolte venata di robuste inclinazionirazzistiche.Alcune stringate informazioni preliminaripossono consentire di inquadrarequesta minoranza etnica nellasua dimensione storica. Infatti si trattadi un popolo antico. La maggiorparte degli studiosi converge nel ritenereche i rom siano originari dell’India(Punjab e Rajastan) da dove sisarebbero mossi, in seguito a catastrofenaturale o a una sconfitta bellica, apartire dall’anno mille. L’origineindiana è argomentata sul fondamentodi studi linguistici che hanno trovatomolte radici nel romanès – la loro lingua- comuni con termini del sanscrito.In Italia la loro presenza è storicamentecertificata dall’inizio del 1400.Oggi nel mondo si stima che ammontinoa circa dieci milioni (ce ne sonoin tutti i continenti Australia e Americadel Sud comprese). In Italia sistima che siano circa 150.000 di cui lametà cittadini italiani da generazioni.Li chiamiamo “zingari” termine chenel tempo ha assunto connotati derogatorie che loro stessi rifiutano. Lorosono rom e così vogliono essere chiamati.In realtà il mondo degli “zingari”contrariamente alla vulgata correnteè “un mondo di mondi” ovveroappartengono a gruppi assai diversificatiper cultura e stile di vita. Gli studiosiindividuano cinque gruppi fondamentali:oltre ai rom, i kalè (in Spagna),i Sinti (in Italia e Germania), iManouch (in Francia), I Romnichels(negli USA). Ogni gruppo poi si suddividein altri sottogruppi.In Italia negli ultimi decenni è cresciutoil flusso migratorio dei rom soprattuttodalla ex Jugoslavia e a partire dalnuovo secolo anche dalla Romania. E’interessante notare come la migrazionedei rom coinvolga sempre tutta lafamiglia al contrario per es. dell’immigrazionemagrebina o africana o asiatica.Infatti uno dei connotati dellaloro cultura è il forte senso della famiglia.Tra rom e sinti naturalmente cisono uomini e donne di successo(circo Orfei, i calciatori Ibrahimovic,Pirlo, Quaresma, gli attori Yul Brynner,Ava Gardner. Anche l’ex presidenteClinton come Charlie Chaplinhanno sangue rom nelle vene) e anchebenestanti ma la maggior parte sonopoveri o poverissimi. L’accoglienza inItalia non è stata all’altezza del tradizionalespirito di solidarietà che per iltramite della religione cattolica si è neisecoli diffuso nel nostro paese. Larisposta migliore sono stati i “campinomadi” che si configurano come verie propri ghetti etnici in cui confinare laspazzatura sociale, quelli che nessunovuole.Ma a tutt’oggi la situazione non èmigliorata anzi al contrario le categoriecon cui si affronta la problematicascaturente dalla necessità di integrazionedei rom si iscrivono nell’universodelle misure repressive e poliziesche.Le istituzioni stesse invece dimettere in campo adeguate politiche diinclusione sociale affrontano la questionecome un problema di ordinepubblico. I rom sono un pericolo per-9