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Ottobre 2009 - Masci

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O T T O B R E <strong>2009</strong>ragazzi più grandi (si, quelli che orase ne stanno in disparte) gli arrosticini,e poi il cocomero, e il vin brulé, ivecchi racconteranno e ci sarannocanti e balli tradizionali! Domani alCampo arriva il Fuoco della Perdonanza,per ricordare l’indulgenzaplenaria istituita da Celestino V. Qui“sentono” molto quest’evento. Nelpomeriggio ci incontriamo coi<strong>Masci</strong> in servizio negli altri Campi,per fare il punto della situazione.Forse siamo dei privilegiati: lagente, qui al Campo, è solo quellache “stava al paese”. Si conosconotutti, c’è già una Comunità formata,e le dinamiche sono più semplici. Inaltri campi occorre il tesserinomagnetico per entrare. Qui, si va e siviene , e non è la stessa cosa. E poi,ci sono alberi e anche un fiumiciattolocon l’acqua fresca. C’è ombra.Altrove, il sole picchia e le tendesono un forno. Non è la stessa cosa.E intanto i ragazzi del Clan, assiemead un gruppo di giovani della Caritas,si occupano dei bambini. Li sentiamogiocare, ridere, cantare, lavoranoad uno spettacolo che voglionopresentare a genitori e nonni giovedìsera. Si intitola: “Acciughe in scuolaguida”. Si respira entusiasmo. Mercoledì.Coinvolgendo Scout, popolazionee Parroco, organizziamo l’accoglienzaal Fuoco della Perdonanza. Arriva nel primo pomeriggio, passandosotto un arco frondosocostruito dal Clan. In processione loportiamo ad un’edicola votiva dedicataa Maria, in paese, come a dire :“Vogliamo ritornare!”. Partecipanoin tanti. Ci ringraziano. Parliamo.Giovedì. Splendida giornata. Fervonoi preparativi per la festa di venerdi.Un occhio al programma e dueall’aspetto burocratico ( pareri, permessi,richieste, permessi…). Splendidagiornata. Una nuvola, due,nuvoloni, acqua, grandine, “il fiume,A BRUZZO <strong>2009</strong>il fiume!!”, pale, picconi, sabbia,smette di piovere, “meno male”,alcune tende allagate, e otto anzianedormiranno nei container stanotte.Fradici. Come basta poco…! Ci sentiamomolto vicini alla gente. Lasera cantiamo tutti assieme, e iragazzotti ci chiedono di smettere,perché è tardi; che tempi! Venerdi.E’ il gran giorno, ma è anche l’ultimo.“ Davvero ve ne andate?”.Domani partiremo, e avremo ungran peso nel cuore. Tutto è prontoper la sera, guardiamo di continuo ilcielo. Ripassiamo i canti. “Domenico,ce la racconti stasera la ritirata diRussia? ”. “Cosa dice il meteo?”“Mmmm, niente di buono.” Unagoccia, un’altra, meno di ieri, ma èabbastanza per non poter più andarein piazza. La sera si rasserena, e lafesta la facciamo nel Campo. Canti,lotteria con “ricchi” premi, qualcheballo. Ci sentiamo come fossimo lìda sempre, e ci sembra che lo pensinoanche Loro, “ma davvero ve neandate?”. A nanna. Sabato. Puliziefinali. “Guarda come abbiamo ridottola tenda!” Fuori tutto, mano ascope e stracci. Sembra nuova,…“unpo’ meglio di come l’abbiamo trovata”.Continuiamo a salutare tutti.“Tornerete?”. Come si fa a rispondere“si!”? E a rispondere “no!”?.“Ciao, ciao!” “Auguri, auguri!”“Ancora una foto.” “Grazie, grazie!”.Via. Andiamo a l’Aquila, passiamosotto la Porta Santa a Collemaggio elì, dove nessuno ci vede, piangiamo.Forse pensavamo di dare. Abbiamoricevuto molto di più. Pensavamo didover fare. Abbiamo capito chedovevamo parlare, e soprattuttoascoltare, perché in tanti, troppi, possonooffrire ormai solo i loro ricordie le loro paure. E una bottiglietta dinocino, che avevano preparato con leloro mani.21

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