B URKINA FASO <strong>2009</strong> O T T O B R E <strong>2009</strong>18le persone insomma tutto ciò che micircondava e di cui io cercavo di farparte. Poi l’illuminazione, ho trovatoun aggettivo che, a mio parere,poteva caratterizzare il tutto:“eccessivo”.L’Africa è eccessiva. Nei colori:intensi e caldi, da quelli della terra aquelli degli abiti della sua gente. Laterra è rossa, polverosa, una polvereche si attacca addosso, che sembravolerti marchiare. Gli abiti neitessuti che tutti conosciamo: sgargianticoloratissimi…Il cielo di un azzurro esagerato ed ilsole caldissimo. Se è nuvoloso, unacappa di umidità ti fiacca, poi arrivala pioggia improvvisa, per noi“nagara” (bianchi). Gli indigeni,invece, sanno calcolare perfettamenteil tempo che impiegherà adarrivare. La pioggia, sempreaccompagnata da un vento violento,improvvisa, forte, intensa, che inbreve trasforma una strada in unfiume, rendendo il transito difficile.La povertà impossibile da descriverese rapportata al nostro concettod’indigenza.Il welfare state non esiste, perfinola sanità è tutta a pagamento. Quandopenso agli ultimi degli ultimi nelnostro paese, penso immediatamenteche in Burkina c’è qualcunoancora “più ultimo”. A tal propositomi piace ricordare le “mangiatricidi anime” donne sole, a mio parere,miti e rassegnate, allontanate dalvillaggio perché tacciate di stregoneriao ritenute persone ingombranti,costrette a vivere prive di mezzie senza un riparo, A volte, però,hanno la fortuna di trovare ospitalitàpresso un Centro, come quelleche abbiamo incontrato al CentroOasis.Gli odori forti, intensi, improvvisi oportati dal vento o tali da connotareun luogo, un ambiente. I saluti…la gente si saluta e ti saluta con unsorriso, aperto, cordiale che sembravenire dal cuore per arrivare agliocchi, un saluto che accompagnal’immancabile “ça va?” e che ti fasentire al centro della loro attenzione.Un’Africa splendida, accogliente,misteriosa, che ha bisogno dipersone come Enzo del CentroOasis o del Dott. Gino dell’ospedaledi Nanorò o di suor Agata dellascuola dell’infanzia e di quella dicucito. Persone “eccessive” chehanno saputo realizzare “cose”splendide.Ma anche dei progetti che stiamorealizzando insieme all’Agesci perdefinire un piano di sviluppo daconcordare insieme al guidismo edallo scatismo del Burkina, per progettareinsieme la rinascita dei centrirurali e lo sviluppo dello scautismoper rilanciare valori e competenzeche non possono andaredispersi, incentivando la fraternitàscout.Nuccio Costantino:siamo tornati initalia…..Siamo tornati con uno zaino pienodi emozioni difficili da raccontare achi non le ha vissute.Adulti Scout del M.A.S.C.I., Capi eRagazzi-e del Clan di formazioneAGESCI, provenienti da diverseregioni italiane, hanno speso le loroferie e vacanze a servizio e a sostegnodella dignità umana del popoloBurkinabe. Noncuranti, delle considerevolispese di viaggio realizzateda sacrifici e economie personali edall’alto rischio per la saluterischiando di contrarre malattiecome la dissenteria e la malarianonostante tutte le vaccinazioni e leattenzioni ambientali. Il nostroM.A.S.C.I. in questa interessanteimpresa di cooperazione internazionalecon l’AGESCI, offre l’opportunitàa tutte le Comunità e agli AdultiScout di mettere in pratica “ilfare” oltre le parole, sostenendoimprese e impegni solidali a favoredei popoli che giornalmente vivonodi niente, combattendo contro lemalattie e la morte.In questi ultimi due anni abbiamocercato tramite contatti diretti con lapopolazione e con i Capi dei Capidei villaggi che gestiscono intereregioni di farci illustrare la loro cultura,che essenzialmente gestisceproblemi sociali di convivenza tratribu’ anche diverse tra loro per linguaoriginale, comunque chi è fortunatocon la scolarizzazione impara ilfrancese lingua ufficiale di Stato. ICapi ci chiedono sostegno peraffrontare i problemi delle malattie e
O T T O B R E <strong>2009</strong>B URKINA FASO <strong>2009</strong>della fame del loro popolo, ci fannonotare che i pochi aiuti che arrivano,sono solo grazie al volontariatocattolico o cristiano che stimola leadozioni a distanza e che le adozionioltre la scolarizzazione danno damangiare a famiglie allargate intere,il volontariato dal niente hacostruito ospedali, strutture scolastiche,strade e portato la correnteelettrica in qualche grande città. Lavita delle donne Burkinabe nei villaggiè difficile, da piccole vengonoiniziate ai lavori più faticosi peressere dopo vendute o regalate adun marito poligamo come seconda ,terza o quarta moglie, le donnesono buone braccia per lavorare neicampi, mano d’opera fidata per unbuon raccolto per il sostentamentodella famiglia. A loro spetta solo difare figli, abbiamo notato che tuttele donne in età fertile avevano bambinilegati dietro la schiena durantei lavori nei campi. La vita media acausa delle tante malattie e sedicianni. In ogni famiglia in media cisono venticinque-trenta bambini,durante le nostre visite in savana,dai campi sono usciti a frotte gridando“Nasarra”, esibendo il lorosmagliante sorriso, stendevano lamano per avere un “Bon Bon”, tiprendevano per mano te la stringevanocome per farti sentire il lorobisogno di essere sorretti e sostenutipercorrendo le piste della savana.Erano vestiti di brandelli di stoffa,molti erano nudi e rigorosamentescalzi con piaghe ai piedi, alcuni diloro venivano periodicamente alnostro villaggio per farsi curare,avere del cibo e dei vestiti, altri perchiedrtr di essere adottati a distanzaper potere mangiare e studiare. Lefamiglie per sopravvivere impieganotutti, piccoli e grandi all’agricolturache viene praticata nel brevevolgere della stagione delle grandipiogge, da Giugno a <strong>Ottobre</strong>, conl’obiettivo di produrre miglio equalche altro cereale da immagazzinare.Si allevano polli , capre emaiali nella misura in cui è disponibileun po’ di foraggio, da consumareinsieme ai prodotti dell’agricolturanel periodo della siccità. L’acquadurante le grandi piogge, si raccogliein enormi stagni e prende ilcolore della terra rossa ed è anchequella che si beve (al massimo filtratada un sottile diaframma delterreno superficiale, che si ottienescavando a mano un pozzo a pocadistanza dallo stagno), con tutto ilsuo contenuto di micro e macroorganismi.Noi non possiamo cambiare ilmondo, lo possiamo sicuramentemigliorare attraverso progetti miraticon l’aiuto dello scoutismo burkinabe,abbiamo incontrato i referentinazionali dello scoutismo giovanilee dello scoutismo adulto che inizia amuovere i primi passi facendo deiprogetti di sostegno. Noi Scout italianicosa possiamo fare di concreto?Se ci darete una mano conimprese nazionali per raccoglierefondi, non porteremo soldi, ma con isoldicreeremo e miglioreremo strutturecon strumenti che serviranno amigliorare la qualità della vita,secondo le richieste oggettive dellepopolazioni con la supervisionedello scoutismo burkinabe. Se voleteprestare servizio in Africa segnalatela vostra disponibilità.19