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Un cuor solo e un'anima sola, come i primi cristiani - Beato Luigi ...

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<strong>Un</strong> cristallo di neve1


<strong>Un</strong> cristallo di neveUN CRISTALLODI NEVESPUNTI DELLA SPIRITUALITÀDI DON LUIGI MONZAASSOCIAZIONE “LA NOSTRA FAMIGLIA”Ponte Lambro (Co)2


<strong>Un</strong> cristallo di neveMentre l'umanità corre con la velocità di un meteorite verso il 2000, molti sono turbati dai destini dell'uomo.Temono che risvegliandosi dall'ebbrezza dell'età elettronica, la famiglia umana possa trovarsi più povera edisperata che nel passato. I cristalli liquidi e i circuiti integrati non bastano a generare rapporti più intensi. Il<strong>cuor</strong>e di una civiltà che ha conquistato la luna e possiede un numero di conoscenze tecnologiche incomparabilicon il passato, è assediato da una angosciosa morsa di gelo. La società rischia di diventare di nuovo pagana.Nessuno sogna o si augura un simile futuro. Eppure non si riesce a proporre soluzioni efficaci. Se il pianeta uomoperde il suo sole, Cristo, si perde <strong>come</strong> un'astronave fra il silenzio delle stelle.Negli anni trenta di questo secolo un umile sacerdote ambrosiano, don <strong>Luigi</strong> Monza, aveva già intuito epaventato tali sviluppi. Non si era illuso che si potesse rispondere <strong>come</strong> nel passato instaurando una societàufficialmente cristiana.Nelle sue veglie vicino al tabernacolo, che avevano il sapore di un assedio, aveva chiesto al Cristo di trasmetterglisegnali di speranza. A un certo punto, aveva avuto <strong>come</strong> un'intuizione luminosa. Perché disperare se ancheall'annuncio della Buona Novella, all'inizio della Chiesa, una situazione simile era stata affrontata dal coraggiodegli Apostoli?Gesù è tra una immensa folla avida di ascoltare la sua divina parola. Attorno a Lui stanno dodiciuomini, i più affezionati a Lui. Il divino Maestro mostra ad essi l'universo che si vede innanzi ailoro occhi e con gesto maestoso dice loro: "Andate e insegnate a tutte le genti". Chi parlava?Parlava Dio. A chi parlava? A dodici poveri uomini che non avevano né oro, né fama, né eloquenza;avevano però qualche cosa di più potente e più grande: avevano Gesù sulle labbra, Gesù nell'anima,Gesù nel <strong>cuor</strong>e.Tutti voi potete essere apostoli perché avete Gesù sulle labbra e nell'anima e nel <strong>cuor</strong>e la potenza el'amore di Gesù.Sono le moltitudini che devono salvare il mondo? No. Vedete: il mondo pagano era perduto. Da chifu salvato? Da dodici poveri pescatori. I pochi conquistano i molti purché i pochi valgano più ditutti i molti.Don <strong>Luigi</strong> era <strong>come</strong> un uomo che voglia costruirsi una casa. Non aveva denaro, non aveva materiali. Ma avevasperanza e coraggio.Nostro Signore, prima di incominciare la sua vita pubblica, andò da Giovanni Battista per farsibattezzare. E Giovanni, appena vide Gesù Cristo, infiammato di santo zelo, l'additò alle turbe e aisuoi discepoli dicendo: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo".Consideriamo questa semplice espressione di S. Giovanni Battista: "Ecco l'Agnello di Dio, eccoColui che toglie i peccati del mondo". Parlando così Giovanni Battista dichiarava che egli eraprofeta perché diceva di Gesù Cristo che era il Messia, era Figlio di Dio, senza averlo conosciuto,senza avergli mai parlato; parlando così dichiarava ancora che egli era un apostolo perché facevaconoscere Gesù Cristo, che era Dio, alle turbe.Eccone l'insegnamento: noi non possiamo essere profeti <strong>come</strong> san Giovanni se Iddio non lo vuole,ma <strong>come</strong> Giovanni possiamo tutti essere apostoli.I nostri fratelli si perdono. Non ci sorride alcuna speranza di rimediare al male che dilagaenormemente? Le masse sono rovinate, il mondo corre allo sfacelo.L'apostolato non è compito soltanto di noi preti, ma è di tutti quelli che sono veramente <strong>cristiani</strong>.Nessuno può esimersene.Vedete Gesù Cristo che pende dalla croce? Perché è venuto sulla terra? Perché è morto? "Sonovenuto sulla terra per salvare le anime". "Sono venuto non per i sani, ma per gli ammalati". Oggipiange su Gerusalemme, domani dice il suo cocente desiderio di bere il calice della sua Passione edall'alto della croce grida: "Ho sete". Quale sete? Sete di anime. Questo grido viene raccolto dagliApostoli e diranno: "Dateci anime".Lo raccoglieranno tutti i Santi e tutti i buoni <strong>cristiani</strong> e diranno: "Dateci anime". Lo raccoglierà ilmissionario che lascerà la mamma, la casa, la patria, andrà in lontane regioni e dirà con tuttol'entusiasmo del suo <strong>cuor</strong>e: "Salvare <strong>un'anima</strong> e poi morire".Come la pensate voi? Quanti <strong>cristiani</strong> vedono il mondo che va tutto sossopra, i mali che sicommettono, gli scandali che si propagano, e si accontentano con il dire: "O, ma io non ci posso farnulla lo stesso!" e stanno con le mani in mano ad osservare e criticare. S. Giovanni dice: "Che4


<strong>Un</strong> cristallo di neveimporta che abbiate sofferto la fame e che la cenere sia stata il vostro cibo? Digiunate e pregate?Queste opere sono poca cosa, se voi non lavorate alla salvezza del prossimo".S. Bernardo soggiunge: "No, voi non amate Dio, se vedendo l'uomo, che è la sua immagine, copertodi fango e di lordure, non vi adoperate a toglierlo dal male".C'è una parola che rintrona tutti i giorni nelle nostre orecchie; questa parola è "solidarietà".Solidarietà umana; dico umana perché umano è il campo nel quale si attua , ma nella sua radice ècomando divino.Il vicino risponderà della salvezza del vicino, l'amico pagherà per l'amico, i genitori per i figli. Aigrandi Dio chiederà: "Come avete provveduto all'educazione dei piccoli?". Ai ricchi: "Che cosaavete fatto per soccorrere i poveri?". Agli uomini di ingegno: "Quale uso avete fatto del vostroingegno per glorificarmi e istruire gli ignoranti?". Ai legislatori: "Quali leggi avete dato ai popoli?".Quanti si perdono perché nessuno si interessa di loro, perché non hanno trovato sul loro camminodelle anime veramente apostoliche! Il paralitico da trentott'anni attendeva che qualcuno lo buttasseper primo nella piscina per ottenere la guarigione.L'apostolato non vuole indugi. Che abbiamo fatto per la salvezza dei nostri fratelli?Cristiani, ognuno di noi deve diventare un artista di anime. E dobbiamo dipingere la bellezza diGesù non sulla tela ma nelle anime. E il pennello dell'apostolato non caschi di mano neppuredinnanzi a Giuda che ha tradito.Individuo e società si possono redimere purché ci siano apostoli che lottino con l'opera, conl'esempio e con il sacrificio.L'intuizione si fece più nitida quando capì che la Pentecoste non è stata un lampo frettoloso ma è un fuoco accesonel <strong>cuor</strong>e della Chiesa.La pentecoste ebraica avveniva quaranta giorni dopo la Pasqua e faceva ricordare al popolo ebreo lapromulgazione della legge data da Dio a Mosè sul monte Sinai.E la nostra Pentecoste cristiana che significa? Significa la promulgazione della nuova legge, lalegge del Nuovo Testamento, la legge d'amore. E Dio fece coincidere la nuova Pentecoste cristianacon la pentecoste ebraica a denotare che l'antica era <strong>sola</strong>mente una figura, mentre la nuova era larealtà e poi perché, anche con il grande concorso di popolo che vi era in quella festa, era più facileper gli Apostoli iniziare la promulgazione della legge nuova e iniziare la Chiesa sparsasi poi in tuttoil mondo.Nella festa della pentecoste riscontriamo pertanto due fatti: la discesa dello Spirito Santo sopra gliApostoli e l'inizio della Chiesa universale.Perché la discesa dello Spirito Santo è accompagnata da uno strepito fragoroso e dal fuoco? Lostrepito dal cielo voleva significare il grande sommovimento e la grande trasformazione che laChiesa nascente stava per compiere in mezzo al mondo. E il fuoco che apparve sensibile,significava un altro fuoco spirituale che penetrava le menti e le illuminava , penetrava i <strong>cuor</strong>i e liinfiammava.Gli Apostoli escono dal cenacolo con nella mente il grandioso ideale di rovesciare il paganesimo edi sostituirvi il regno di Cristo. Si parano dinnanzi ad essi gravissime difficoltà, ma gli Apostolihanno già tutto previsto, hanno deciso. Gesù Cristo l'ha detto loro: essi debbono conquistare ilmondo.La prima grande difficoltà è la stessa legge ebraica. Ma la difficoltà più grave era il paganesimo ilquale imperniava tutto: individuo, famiglia, società. Vedete i pregiudizi e le pratiche pagane; essisostituiscono i dogmi, la morale e il culto cristiano. Vedete le menti aberrate, vedete i <strong>cuor</strong>i corrosidal vizio, vedete l'impero romano che domina, che protegge ogni religione tranne quella di Cristo emisurate le immense difficoltà a cui gli Apostoli vanno incontro.Ma, e quali sono i mezzi per conquistare il mondo? I mezzi che si credono necessari alla conquistadei popoli sono l'oro, la forza, la scienza. Ma gli Apostoli non posseggono né oro, né argento.Avevano forse degli eserciti o speravano di averne? No; anzi, protestano altamente che le loro armisono la preghiera, la parola e il crocifisso. Hanno la scienza? No. Essi posseggono il comando di5


<strong>Un</strong> cristallo di neveFinalmente, dopo molta ricerca, riuscì a trovare la parola giusta capace di esprimere e di tradurre in pratical'ideale che aveva nel <strong>cuor</strong>e: per rispondere a un mondo sempre più povero di amore, di carità, riunì e fondò lepiccole Apostole della carità. Era il 1937. Gli inizi furono umili. Eppure don <strong>Luigi</strong> non propose un idealedimezzato. Era cosciente che l'Opera veniva dal <strong>cuor</strong>e di Dio, anzi che l'Opera doveva essere trasparenza del<strong>cuor</strong>e di Dio e del suo amore. Scrisse per questo a una piccola Apostola:Il mio pensiero è ormai sempre quello: tanto vecchio e tanto giovane nello stesso tempo. Desideroche siate nella carità <strong>come</strong> mi avete assicurato. Vorrei trovarvi un <strong>cuor</strong> <strong>solo</strong> e <strong>un'anima</strong> <strong>sola</strong>: il restoper me diventa secondario e mutevole. Le opere possono variare <strong>come</strong> variano i tempi e le mentidella gente, ma il nostro spirito rimane sempre quello degli Apostoli con la carità dei <strong>primi</strong> <strong>cristiani</strong>.E' lo Spirito che chiama a vivere questo ideale. La vocazione è un privilegio, un gesto liberante e non unacattura.La vocazione è un privilegio di amore che non a tutti è concesso. La vocazione è una donazionereciproca; una compra e vendita meravigliosa che vale la pena di fare. Dio che dà a noi e noi chericeviamo. Dobbiamo perciò pagare questo dono con l'offerta di tutto ciò che abbiamo di più caro.A Lui, quindi, alla sua domanda: "Mi ami tu più di costoro?", voi generosamente e liberamenteavete risposto "sì". Dovete dimostrare di saper seguire le sue orme con una santità di vita, con unadedizione completa che sa dimenticarsi per tutto donare.La vocazione è simile a un tesoro che uno ha trovato in un campo. Lo nasconde. Vende quello cheha, compera il campo e così è padrone del tesoro. Allora vendi tutto quello che hai per comperarlo.Vendi la tua giovinezza, il tuo corpo, la tua volontà, la tua libertà per avere denaro sufficiente percomperare il campo. Appena comperato, la prima cosa è di dissotterrare il tesoro per vederne labellezza, per constatarne la singolare preziosità. E la bellezza è di cielo, e la preziosità è di amoresostanziale, è di amore di preferenza. Quindi valeva la pena di comperare il campo, vendendo tuttoil resto.Nelle sue conversazioni il tema della vocazione diventava "provocazione", cioè chiamata alla generosità di fronteagli appelli del mondo e del tempo.La vocazione <strong>come</strong> quella degli Apostoli, supera tutte le altre chiamate perché è la stessa opera diCristo sulla terra continuata nei secoli.Noi però vogliamo chiamarci piccole Apostole per indicare la nostra pochezza in confronto dell'altocompito che Egli ci ha voluto affidare di portare la buona novella al mondo, divenuto pagano, di farassaporare la spiritualità del Vangelo e di far gustare la gioia di vivere fratelli in Cristo.Si capisce dunque subito <strong>come</strong> queste anime a cui il Signore affida questo mandato, debbanoesaminarsi ed essere esaminate se posseggono la vocazione degli Apostoli, cioè missionaria nelsenso più stretto della parola, e i requisiti necessari per conseguire questo fine.Di conseguenza lo spirito degli Apostoli deve essere per la piccola Apostola il primo movente,<strong>come</strong> fuoco che arde sempre e non si consuma mai, <strong>come</strong> sete ardente che desidera l'acquazampillante della fonte e <strong>come</strong> l'esiliato che anela il ritorno nella sua patria. L'Opera nostra sipropone di compiere il comando ricevuto dal Signore di penetrare nella società moderna per farlaritornare alla carità dei <strong>primi</strong> <strong>cristiani</strong>. Far ritornare la società attuale alla carità dei <strong>primi</strong> <strong>cristiani</strong>non sarà mai possibile se i membri della conquista non siano essi stessi l'esempio pratico. Si leggenelle prime storie del cristianesimo che i pagani si convertivano non tanto per i miracoli, quantopiuttosto per il disprezzo che i <strong>primi</strong> <strong>cristiani</strong> avevano della gloria e del denaro. Allora, se i miracolinon sono bastati per convertire il mondo pagano, occorrerà trovare un mezzo più espediente. E ilmezzo più espediente, anzi il più efficace, credo sia la santità della nostra vita. Sia dunque la nostravita santa, ma di quella santità che si presenta <strong>come</strong> modello da imitare.E' necessario che ognuno faccia verificare in sé quello che diceva San Paolo: "per me vivere èCristo". Raggiungere il distacco totale: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".Ci saranno grandi difficoltà, sic<strong>come</strong> si tratta di andar contro al demonio, al mondo, alle passioni.Vi saranno anche delle persecuzioni, forse anche dei tradimenti, ma ad imitazione degli Apostoli7


<strong>Un</strong> cristallo di neveche "se ne andavano lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù", noi si faràaltrettanto.La fede deve essere <strong>come</strong> quella di Pietro, il quale rispose per tutti gli Apostoli a Gesù, dicendo:"Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo. Tu <strong>solo</strong> hai parole di vita".E ugualmente deve essere l'amore, quell'amore che Gesù chiede a Pietro: "Mi ami tu più dicostoro?" Alla terza volta rispose così: "O Signore, tu leggi nel <strong>cuor</strong>e, tu lo sai che io ti amo". <strong>Un</strong>amore quindi che, per paura di non essere sincero, lo si dà a Gesù per constatare se è veramentetale.Qualsiasi sia stata la vita passata, ognuno deve imitare san Paolo nell'azione: tutto per tutti senzatregua.Abbiate la fermezza di Paolo e vogliate affrontare ogni cosa con il coraggio degli Apostoli.Lavorate con tutte le forze a ciò che il Signore ci presenta, senza piani o programmi: "La carità diCristo ci urge dentro".Essere <strong>come</strong> gli Apostoli vuol dire realizzare il distacco totale da tutto e da tutti e anche da se stessiper essere totali a Cristo."Lascia quello che hai, vieni e seguimi". "Non portare né borsa, né bisaccia, né calzari". Nessunaltro desiderio devono avere che quello di portare le anime a Cristo e Cristo alle anime.L'umiltà deve essere ancora <strong>come</strong> quella di Paolo che poteva dire di essere l'ultimo degli Apostoli.Dite: siamo servi inutili.Essere "<strong>come</strong> gli Apostoli" è avere la carità degli Apostoli: carità verso Dio e verso il prossimo diuna profondità ed intimità particolari: "Vi ho chiamati amici". "Pietro mi ami tu?". "Per me vivere èCristo". "Chi ci separerà dall'amore di Cristo?". "Tutto quello che fate fatelo nell'amore". E'raggiungere la soavità della carità: "Figlioli, amatevi a vicenda". E' avere la carità pratica degliApostoli: "Noi non abbiamo nulla, ma tutto quello che abbiamo ti diamo".Siate sempre quindi anime volonterose con il vero spirito degli Apostoli: quello spirito che siconsidera completamente nulla all'infuori del bene che dona agli altri; quella carità che non siarresta a metà strada, ma sa giungere fino in fondo perché la volontà la guida e sa vedere nei nemicigli amici, che sa annullarsi per potersi donare maggiormente agli altri.Lo spirito degli Apostoli è universale: "Andate per tutto il mondo e predicate il mio Vangelo a tuttele creature. E' missionario nel vero senso, con il distacco totale da tutto e da tutti e anche da se stessiper darsi completamente a Dio e alla conquista delle anime. Per far questo occorre una forzaspeciale, lo Spirito Santo con tutti i suoi doni. Ogni compito è buono se fatto dietro l'impulso delloSpirito Santo. Tutta la terra è vostro posto.La parola d'ordine sarà: "marcire" <strong>come</strong> il chicco di frumento caduto per terra che darà molto frutto.Chi non risponde è un disertore. Fugge da Dio, ma anche dal mondo. Don <strong>Luigi</strong> capiva le paure e i timori. Larisposta a un appello di Dio non è questione di coraggio, ma di fede.Perché la forza per rispondere ci viene da Dio.In una lettera a una piccola Apostola scriveva:Nella sua lettera, lei esprime al Signore gioia e riconoscenza per averla chiamata con particolareattenzione alla Sua sequela e vuole ad ogni costo essere tutta Sua; tuttavia nei periodi di prova hapaura di essere meno generosa e di non saper confidare abbastanza nell'azione e nella protezione delSignore. Figliola, tutto ciò che lei dice non è altro che la via ordinaria di Dio per le anime che vuolecon sé. Prima le conduce al Tabor e fa vedere loro una piccola ombra di luce di cielo che un giorno,tolte le ombre, sarà gioia immensa e perpetua, ma poi, attraverso le varie peregrinazioni, le fagiungere sino al calvario che è luogo di vittoria. Lei ha paura di non riuscire in questa secondaparte; sono anch'io d'avviso.Anche i più grandi Santi avevano timore e persino Nostro Signore ci ha fatto capire che il dolorenon è confacente alla natura umana.Ma in noi, invisibile e in tutta la sua realtà, vi è una forza che ci fa dire <strong>come</strong> a san Paolo: "tuttoposso". E' la grazia speciale di Dio che ci è stata data con la vocazione e quindi con la nostraconsacrazione e completa dedizione al Signore. Non abbia paura di nulla. So anche che è di fede8


<strong>Un</strong> cristallo di neveche in lei non vi saranno prove superiori alle sue forze e so pure che se <strong>un'anima</strong> ha forti tentazionida sopportare, è segno che Dio la sta temprando e la prepara a compiti e a grazie straordinarie.Rinnovi perciò tutti i suoi santi propositi ed esprima a Dio la sua grande riconoscenza con allegragenerosità.Il sì a Dio è per lui superamento del muro di apparenze per una pienezza di vita. Solo l'accoglienza del dono diDio dona quella felicità moltiplicata cento volte, promessa dal Vangelo.E' quanto si può cogliere da un'altra lettera:Le confermo che non si troverà mai pentita della decisione di donazione totale al Signore.Chi più di Lui ha diritto alla nostra vita e chi più di Lui potrà farci felici sulla terra e per semprenella vita eterna? Sono cose che capiremo meglio in seguito quando, avendo già trascorsi moltianni, confrontando la via comune con la via della completa consacrazione, diremo: "Oh, <strong>come</strong> sonocontento, non credevo di possedere tanta fortuna!". Questa grazia di Dio è stata un premio per aversopportato non pochi dolori nei suoi dubbi e nelle sue tante perplessità. Alla fine si vince semprequando si vuole il vero bene. Ma il bene, perché sia meritorio, ha bisogno di essere suggelatodall'amore che ha sempre la sua base nel dolore. Non si spaventi: il dolore è ben poca cosa inconfronto dell'amore che vuole il dolore per poter crescere: ecco i Santi che continuamentedicevano: o patire o morire. Sono essi allora dei veri egoisti di Dio <strong>come</strong> Dio è vero egoista dei suoiSanti. La prevengo subito su questo fatto con il leggerle un passo della Scrittura Sacra: "Appena timetti al servizio di Dio preparati alla tentazione." Inoltre le assicuro che la sua decisione hasconcertato e fatto arrabbiare fortemente qualcuno: il demonio.Ora egli, per permissione del Signore, vorrà fare le sue vendette <strong>come</strong> ha già fatto con altri, mafinirà per avere un'altra volta rotte le corna.La sua preghiera e la sua umiltà lo metteranno sempre in fuga e lei avanzerà in virtù e accrescerà lasua pace. Vede dunque che persino il demonio può essere di aiuto perché ogni cosa coopera al beneper quelli che servono al Signore. Non si turbi poi della sua imperfezione. Anche i Santi dicevano diaverla più grande man mano che maggiormente si perfezionavano. Solo una cosa bisogna fare:confidare, confidare e confidare sempre e non mai scoraggiarsi.Non voleva <strong>cuor</strong>i avari e calcolatori. Alla sua gente di S. Giovanni di Lecco <strong>come</strong> alle sue figlie proponeva unideale <strong>solo</strong>: quello dei Santi.Si può essere santi?La santità cristiana è ideale altissimo, tanto alto che l'onestà naturale più eletta impallidisce al suoconfronto. La vita dei santi ci dice che la santità non è impossibile. Essa è di tutti i tempi, di tutti iluoghi, di tutti gli stati e condizioni. Gesù ci dice: "Questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate".E altrove: "Siate perfetti <strong>come</strong> è perfetto il Padre mio che sta nei cieli". Dunque non è impossibile,ma non è neppure difficile. Che cosa domanda la santità? Che facciamo miracoli, profezie, che ciritiriamo in un deserto, che maceriamo il nostro corpo? Nulla di tutto ciò. Dio vuole che siosservino i comandamenti, che si ascolti la sua voce attraverso i suoi ministri, si ascolti la vocedella propria coscienza, si abbandoni il mondo con le false dottrine, non si ascolti il demonio con lesue lusinghe, si metta freno alle nostre cattive tendenze e alle nostre basse passioni.I santi erano uomini <strong>come</strong> noi. Anch'essi avevano connaturati tutti i principi del male, ma sepperomortificarsi, elevarsi dalle cose di questo mondo e pensare: "Che importa se acquistassi tutto ilmondo e dovessi poi perdere l'anima mia? Che valgono tutti i piaceri che durano appena un istante edovessi poi soffrire un'eternità di pene? E che m'importa di passare la vita negletta, umile efors'anche travagliata e ripiena di angosce se poi queste ci donano la gloria del Paradiso?".Ecco san Francesco che dice: "Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto", e santaTeresa diceva: "O patire o morire", e santa Maddalena de' Pazzi: "non morire ma vivere per patire".Questo è il senso dei Santi.9


<strong>Un</strong> cristallo di neveSe una nube oscurava la luce don <strong>Luigi</strong> ricordava che l'essenza della risposta alla vocazione è "vivere Cristo".Per questo vivere è rispondere e rispondere è vivere. In una lettera rifletteva su una crisi superata:La crisi ormai è passata. Ricordi che lo spirito nostro è <strong>come</strong> quello degli Apostoli e quindi del tuttomissionario. E il missionario deve incontrare non poche difficoltà anche di ordine spirituale, matutte le deve superare con la grazia del Signore. Del resto, quando si è completamente di Dio,quando si è distaccati da tutto e da tutti, ogni cosa si può fare perché si è soltanto attaccati a Dio ilquale non può non aiutarci, darci forza e renderci contenti anche nei momenti della prova. Quantovale l'adattarsi in ogni evento per amore di Dio! Vale di più che tanti anni di noviziato. E' lo spiritodi sacrificio coadiuvato dalla preghiera che trionfa in ogni cosa. La vera umiltà poi, sorrettadall'obbedienza , fa giungere presto a quell'annientamento di se stessi che è il fondamento dellanostra Opera. Si deve poter dire: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".Tutto questo io ho intravvisto nel suo spirito mediante la bella vocazione che Dio le ha concesso.Come vede, è Dio che la vuol santa ad ogni costo! Conservi allora la gioia e sorrida continuamentea Gesù che le è tanto vicino.Vogliatevi tanto bene tra di voi. Siate luce e sale e spandete il buon odore di Gesù Cristo.La risposta cristiana è una risposta nella comunità e della comunità. Come la <strong>primi</strong>tiva Chiesa di Gerusalemmeera "un <strong>cuor</strong> <strong>solo</strong> e <strong>un'anima</strong> <strong>sola</strong>" e per questo convertiva e convinceva, così nel mondo moderno, conversione econvinzione ci vengono dall'esempio di amore fraterno, di intesa profonda fra persone che non si sono scelte mache il Signore ha convocato per celebrare la comunione nel suo Spirito.La comunità: quando la vedo essere unita nonostante le difficoltà e le asprezze dei caratteri difficili,malgrado le apatie e le sofferenze, io la paragono ad una quercia che affonda le sue radici nella terraoscura attraverso le rocce.Essa resisterà a tutte le tempeste!L'unione della vita di comunità deve essere unione nel vero senso della parola perché sia la veraforza.In questa unione spirituale la via da non perdere mai d'occhio è quella della croce, via dellasofferenza, della prova, in una parola, della croce: ecco le strade che ci conducono a Lui e chedobbiamo veramente non <strong>solo</strong> seguire, ma abbracciare con tutto il <strong>cuor</strong>e.Ciascuno di voi abbia <strong>come</strong> scopo di dar lode al Signore. L'unione dello spirito porta all'unionedelle singole lodi e questa lode comune è tanto più accetta e gradita a Gesù.Il mondo moderno richiede la nostra santità: santità costruita sull'amore.Al mondo moderno, moralmente sconvolto dobbiamo poter dire con la nostra vita: "Osservatecom'è stupendo vivere nell'amore".Fate assaporare la gioia di vivere fratelli in Cristo.Ho proprio chiesto alla Madonna la grazia per la nostra santificazione prima, e per tutto il resto poi;ma specialmente per la vostra vera unione che ormai, sento, per me è questione di vita o di morte,poiché, <strong>come</strong> sento fortemente ad oltranza un contento che non so esprimere e mi pare proprio dalCielo, per vedere e sentire di voi un <strong>cuor</strong> <strong>solo</strong> ed <strong>un'anima</strong> <strong>sola</strong>, così vedo che non posso resistere aldolore di constatare qualsiasi disunione.E' poi del tutto evidente che la nostra comunità ha tanto bisogno di intesa, di unione, di vera carità,senza della quale è impossibile avere la benedizione di Dio sic<strong>come</strong> il nostro ideale è di raggiungerela carità, quella dei <strong>primi</strong> <strong>cristiani</strong>.Veda di sforzarsi di formare un blocco fra tutte, con tutte le regole e quasi minuziosità per riuscire aformare in tutte unità di pensiero, di ideale e di azione.Sarei contento se qui regnasse la santa armonia e la vera carità, prescindendo dalle persone; allorami glorierei che finalmente la carità vera dei <strong>primi</strong> <strong>cristiani</strong> è stata per noi una conquista e non unsogno.Ringrazi tutte, tutte quante di ogni più bel sacrificio e specialmente per gli sforzi a raggiungerel'unione del nostro ideale con la carità.10


<strong>Un</strong> cristallo di neveVi ringrazio proprio di gran <strong>cuor</strong>e, perché, nella sofferenza, in comune, si sente di essere più unitiper formare una <strong>sola</strong> cosa nel medesimo ideale e si è più spronati, anche con sacrificio, araggiungere il medesimo fine.In una occasione don <strong>Luigi</strong> aveva scritto: "Trovato Dio nella solitudine e nel distacco, armato di esperienza e digrazia, l'apostolo può gettarsi nel mare della vita e salvare".Ma salvare è gettare semi di contemplazione nel mondo, è insegnare agli uomini ad aprirsi al dialogo conl'Eterno.Dinanzi al tabernacolo una lampada arde giorno e notte. Impariamo da lei e interroghiamola: "Chefai continuamente vicino al Sacramento?". "Io spando luce e dirado le tenebre durante la notte. E tunelle tenebre fitte della tua vita accostati all'altare eucaristico, accendi la tua fede e rischiara la tuacoscienza". La lampada ancora dice: "Io do calore dolce e soave. E' piccola cosa ma do tutto quelloche ho. Dà tu pure al Signore l'affetto del tuo <strong>cuor</strong>e: non è gran cosa ma tanto piace a Gesù.L'importante è che il tuo amore non si affievolisca e lo porti altrove". Finalmente la lampada: "Vedi- ti dice - io brucio e bruciando mi consumo. Consumati anche tu di amore verso il tuo Dio, didesiderio di unirti con Lui e di essere felice con Lui in Cielo".Sull'amore verso Dio non c'è parola più adatta per ripetervi: "Amate, amate". Se amate veramente ilSignore appena lo cercate lo troverete dovunque. Abbandonate in Lui ogni fatica, ogni dolore, ogniluce e gioia: questo diventerà fonte di amore; allora voi gli ripeterete il grazie perenne dellariconoscenza.<strong>Un</strong> uomo che ha rinunciato alla preghiera ha rinunciato ad essere pienamente uomo.La terra è colma di beni e di piaceri: appaga forse le aspirazioni del <strong>cuor</strong>e umano? No. Il <strong>cuor</strong>e habisogno dell'infinito, ha bisogno di Dio per il quale fu creato. Il <strong>cuor</strong>e umano ha bisogno di pregare.La preghiera viene da lui definita "debolezza di Dio". E' <strong>come</strong> il varco per superare le sue difese e penetrare nel<strong>cuor</strong>e del suo amore e della sua bontà e saccheggiarne le ricchezze per gli uomini. Lo dice in una lettera a unapiccola Apostola.La ringrazio della sua lettera che indovina persino i pensieri e perciò fa piacere per la condivisionedella gioia e delle pene che non mancano mai nella costruzione della nostra Opera. L'unità di tuttenell'obbedienza è stata per me il pensiero più forte di questi giorni.Ha fatto bene a pregare per me e per tutte le sorelle. Dalla preghiera io ho molta speranza perchéessa è definita "la fortezza nostra e la debolezza di Dio". Certo che la perseveranza è una grazia delSignore ed è legata alla corrispondenza alle sue sante ispirazioni. Si faccia però coraggio; Dio tiencalcolo di ogni sforzo, specie nel rinnegamento della propria volontà, per raggiungere l'essenza delnostro spirito: "marcire". Questo ci sembra impossibile per nostra esperienza; ma san Paolo ciconforta con il dirci che "tutto posso in Colui che mi dà forza". Quindi <strong>solo</strong> in Lui la nostra riuscita,anche in quello che ci pare impossibile, perché niente vi è di impossibile presso Dio. L'ho ricordatain special modo in questi giorni nel divino Sacrificio. Anche lei continui a pregare per me.Nella vocazione della piccola Apostola sono cinque i punti luminosi che segnano la misura della sua donazioneapostolica. Non sono qualcosa di intimistico. Anzi sono un trampolino per una maggiore generosità nel servizioper il mondo.Raggiungere il distacco totale per ripetere infine il detto di san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo chevive in me".Sempre la ricordo nella mia povera preghiera per la sua bella vocazione. Le difficoltà non le sonomancate e neppure le mancheranno. Ma è del tutto secondo l'economia della divina Provvidenzache, quando vuol preparare <strong>un'anima</strong> a maggior perfezione, la fa passare attraverso a moltedifficoltà. Poi la vittoria e il premio dell'apostolo.11


<strong>Un</strong> cristallo di neveCoraggio! L'oro si prova nel crogiuolo, <strong>come</strong> la sua vocazione in questi tempi per lei. Non si troveràmai pentita di aver superato tali prove. Hanno servito al gran distacco da tutti e da tutto. Così è lavita di ogni apostolo. Se vi fosse qualche brandello di attacco a destra o a sinistra non sarebbe unvero apostolo. Si abbandoni poi totalmente alle disposizioni della Provvidenza attraversol'ubbidienza dei superiori. Lei sarà sempre in pace.Marcire nell'umiltà <strong>come</strong> il granello evangelico che porta molto frutto: "Se il chicco di grano caduto in terra muore,produce molto frutto".Marcire nell'umiltà è cosa grave, dura, vale tutto ed equivale alla distruzione. Paragono questa frasea quanti danno la vita per il Signore. E' certo che è molto più facile dare la vita ogni tanto cheannientare continuamente, momento per momento, il nostro io, il nostro amor proprio, la nostrasuperbia.Incontro al primo martirio si va presi dalla forza della grazia, della gloria. In questo martirio invecesi tratta di un soffrire più duro e che forse si ripete più volte al giorno.E dal momento che tu devi marcire, lascia che ti proponga: "ama essere ignorato e considerato <strong>come</strong>un nulla".L'umiltà è la base, è tutto, quindi tutti i nostri sforzi debbono tendere all'acquisto dell'umiltà, il cheequivale a conservare la grazia della vocazione. Per acquistare l'umiltà occorrono le umiliazioni;queste sono vere grazie.La santità si fa con l'umiltà; se volete <strong>un'anima</strong> unita a Dio lo è nell'umiltà; <strong>un'anima</strong> che convertele altre è nell'umiltà. All'anima umile Dio si manifesta. Ce ne danno esempio tutti i Santi.Il vino dolce viene dal torchio. Il pane ha dovuto essere stritolato. Così è del nostro io. Cosìmortifichiamo la nostra alterigia, la nostra libertà, il nostro pensiero, cediamo il tutto per produrre ilcento per uno. Giunga il giorno fortunato, il più bello, in cui ci sia dato d'intendere cosa sia latotalità dell'umiltà. Succederà la morte sì, ma la morte a quelle cose dentro di noi che erano degnedi morte, che impedivano la vita vera. Ecco i Santi! Le nostre debolezze non ci devono tirareindietro; dobbiamo tendere alla totalità.Quanto più un albero è carico di frutta, tanto più abbassa i suoi rami, così quanto più avrete virtùtanto più dovrete essere umili.Quanto dovete amare questa virtù che è la madre, la perfezione di tutte le altre!Procurate di acquistarla chiedendola a Dio dopo fervorosa preghiera.Esercitare la carità con eroismo e nel privilegio della persecuzione dire al persecutore: "E tu mi sarai fratello inCristo".Le piccole Apostole si sforzeranno a porre totalmente il loro <strong>cuor</strong>e in Dio, sì da perdere l'affetto atutte le altre cose e da non trovare più alcuna con<strong>sola</strong>zione vera sulla terra, fuorché nel Signore.Sarà un contrassegno che esse possederanno l'amore di Dio se possederanno l'amore del prossimo; equesto amore fraterno sarà per esso il segno di predestinazione perché le farà riconoscere per verediscepole di Cristo. Si formeranno un <strong>cuor</strong>e buono e compassionevole per tutti, godendo dei beni epiangendo dei mali altrui e faranno del bene a quelli che avranno procurato loro del male.Tra di esse poi, tutto sarà allietato da un affetto familiare e soprannaturale così da formare un <strong>cuor</strong><strong>solo</strong> e <strong>un'anima</strong> <strong>sola</strong>, mantenendosi sempre in un sano ottimismo, dandosi la gioia, nascondendosiabilmente le proprie pene onde si possa in tutta verità cantare: "Come è bello e gioioso che i fratellivivano insieme".Se per sventura e debolezza umana si verrà meno alla carità, non cada il giorno prima che siriconcilino di gran <strong>cuor</strong>e.La carità poi sarà il principale alimento tra le piccole Apostole. Dicano bene di tutti, preghino pertutti, conservino un sano ottimismo e diano la gioia agli altri serbando per sé ogni preoccupazione.Si guardino bene dalla mormorazione e dalla critica perché lo spirito del demonio entra di solito inogni comunità attraverso queste due vie.12


<strong>Un</strong> cristallo di neveFacciano di tutto per esercitare giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, con la grazia delSignore, la carità voluta da Dio, la carità che unisce la creatura a Dio, la carità che trasforma lacreatura in Dio.Se è necessario rinnovino gli atti di eroismo dei <strong>primi</strong> <strong>cristiani</strong> per scuotere l'egoismo imperantenella moderna società. Sovrabbondi dunque fra loro la carità e la prova sia quella proposta daCristo: non c'è migliore prova che dare la vita per l'amico.Conservare la serenità ed il sorriso <strong>come</strong> di chi possiede la vera felicità in Dio, per far dire <strong>come</strong> S. Agostino: "sequesti e queste perché non io?"<strong>Un</strong>a creatura che si dà al Signore deve darsi a Lui con gioia e con letizia. E' Dio che ci dice dinutrire nei nostri <strong>cuor</strong>i grande letizia.E' un insegnamento che ci dà pure la Chiesa, è un invito fatto subito all'inizio della vita alla creaturache sarà nuova: la tua missione sarà una missione di sacrificio, ma tu lo devi servire con tanta gioia.Siate persuase che dopo la luce di Dio non troverete più in nessuna parte del mondo la felicità, lapace che qui avete trovato."Andate in tutto il mondo e fate assaporare la gioia di vivere fratelli in Cristo". Questo avverrà: sepraticherete il distacco assoluto, se praticherete una obbedienza così perfetta, se manifesterete lasanta allegrezza in tutto il vostro comportamento, derivata da una esuberante gioia interna per ilpossesso del gran tesoro, che è Dio.Procurate di tenere un contegno dignitosamente allegro, proveniente dal <strong>cuor</strong>e che <strong>come</strong> arpa canticontinuamente le lodi a Dio tale da far dire: <strong>come</strong> mai tanta gioia? Perché per noi "vivere è Cristo";e <strong>come</strong> conseguenza: "siate miei imitatori <strong>come</strong> io lo sono di Cristo".Sic<strong>come</strong> "non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me". Conservate una costante serenità euna grande gioia che appaia dal volto e un bel sorriso <strong>come</strong> di chi si sente felice possedendo lastessa felicità che è Dio.Se avrete una vera fede e sarete animate da un grande amore, saprete donarvi completamente, senzachiedere il perché e accettando tutto con umile fiducia e abbandono alla volontà di Dio, arrivandocosì a quella vera gioia, augurabile ad ogni creatura.Bello, poi, se arrivassimo alla conclusione: o Signore, tutto per Te; dovessi rinascere cento volte,sempre tutto per te.Come sono contento! Come è reale questa gioia!Ma dica a tutte, proprio a tutte, che non c'è nessuno più felice di noi.Amarsi tra loro <strong>come</strong> le parti del Corpo Mistico di Cristo, tacendo ogni sofferenza ed ogni offesa ricevuta.Mi sembra un miracolo di primo ordine, quello di sentire che nella nostra comunità regna la veracarità. Ho benedetto il Signore della bella grazia e l'ho con <strong>cuor</strong>e ringraziato perché incomincio acredere che il nostro ideale può verificarsi. Scaccio alle volte dei dubbi che si possa rompere questovincolo di perfezione che è la carità che fa bella ogni cosa, leggero ogni peso, soave ogni giogo.E' pur vero che ogni anima ha la sua personalità, ma è anche vero che, pur conservando lapersonalità, si possa e si debba riuscire a formare di tanti <strong>cuor</strong>i un <strong>cuor</strong> <strong>solo</strong>, di tanti ideali un ideale<strong>solo</strong> per cantare con gioia: "Come è bello e gioioso che i fratelli vivano insieme".Alle volte Dio può permettere delle incomprensioni, ma lo fa per un miglior bene e per unamaggiore santità perché altrimenti non si potrebbe divenire santi. E' inutile; noi ora abbiamobisogno di santi e per diventarlo bisogna agire con fede, in perfetta obbedienza ai superiori,scomparendo a se stessi per far apparire <strong>solo</strong> Dio e il suo regno divino.Che vi è allora che non si possa sacrificare , addolorare, affaticare, pazientare e spendere a pro dellacarità?Tutto soffrire e niente far soffrire; questa deve essere la vostra divisa.Al centro della vita della piccola Apostola dunque c'è Dio, alla periferia ci sono le 5 virtù. Ma il suo orizzonte nonè limitato. Essa è solidale con la terra, è solidale con gli ultimi. Come Cristo è dalla parte degli ultimi.13


<strong>Un</strong> cristallo di neveIl movente della nostra Opera è dovunque c'è un bene da compiere. A volte ci sentiamo tanto debolidi fronte a tanto bene da fare. Ma la Provvidenza non manca di aiutarci, e noi, <strong>come</strong> gli Apostoli,salendo al tempio del Signore per ringraziarlo dei suoi benefici vediamo, <strong>come</strong> san Pietro, ilbisognoso che ci stende la mano in cerca di soccorso.E noi che vediamo nel bisognoso il nostro bimbo, con <strong>cuor</strong>e di mamma ardente ci inchiniamo versodi lui e gli diciamo: vedi, noi non abbiamo né oro né argento, ma tutto quello abbiamo ti diamo:prendi la nostra vita, ma tu alzati e cammina.Non dovete dimenticare che siete servi dei poveri e perciò li dovete servire con spirito di fede. Essisono i vostri signori e padroni, l'immagine di Gesù e li dovete servire con amabile dolcezza ericonoscenza. Prodigandovi così voi irradierete la fede, la speranza, la carità, l'amore.Ringraziate Dio che ci ha fatto la grazia di poter fare del bene specialmente a quelli di cui la societàsi disinteressa e in cui Dio ha posto le sue delizie.L'anima della piccola Apostola è anima ecclesiale abitata dall'amore che la nutre. Essa ha una particolaresintonia con la Chiesa, vive con singolare intensità il mistero della Chiesa.La Chiesa è la casa dell'uguaglianza e della fratellanza. I ricchi e i poveri, i sapienti e gli ignoranti, ipadroni e i servi, i grandi e i piccoli, l'uomo e la donna sono dinnanzi a Dio uguali; a tutti èannunciata la stessa parola del Vangelo, a tutti le stesse promesse, le stesse minacce.Il povero sente la sua dignità , il ricco comprende la sua missione. Reciproco nasce il rispetto, dalrispetto l'amore che li avvicina con reciproco vantaggio.Come non è concepibile un cristianesimo senza amore, così non è concepibile un cristiano senzal'espansione della sua carità che deve abbracciare tutto il mondo. Non dite pertanto: io vogliosalvarmi, ma dite invece: io voglio salvare il mondo.Questo è il <strong>solo</strong> orizzonte degno di un cristiano perché è l'orizzonte della carità.La piccola Apostola nella sua consacrazione realizza la sua maternità, maternità spirituale ma reale, concreta,popolata di volti, di tenerezza, di presenza. Come Maria è vergine e madre.Ricordo benissimo la sua comprensione piena, dopo anni di mio martirio, la sua dedizione generosae totale alla buona causa per la salvezza.Mi prende una forte commozione quando penso che una mamma non avrebbe potuto assistermi<strong>come</strong> lei mi ha assistito e quante veglie, di giorno e di notte, quante medicine, quante premure edelicatezze e persino apprensioni e lacrime per l'incertezza della mia vita! Ma chi l'ha ispirata, chil'ha spinta a farmi tanto? Il Signore e il suo <strong>cuor</strong>e di mamma. Lo so bene che lei nel comune idealesi fa in cento e la sua generosità non trova confini! Lo spirito di donazione è la sua prerogativa, è lavera sua gioia, è la sua vocazione. L'ho sperimentato praticamente in questi tempi nei quali, <strong>come</strong>angelo, prodigava sollievo, mitigava dolori e mi infondeva, buon Anania, il ristoro e il balsamo sumolte ferite. Grazie dunque di <strong>cuor</strong>e. Desidero ardentemente la sua santità.Mi fa poi molto piacere sentire che lei si adatta molto a star con i bambini e anzi gode di stare conloro. Questa è una bellissima inclinazione che serve ottimamente alla nostra Istituzione con ilproprio apostolato dei cari bimbi che il Signore ci ha dato e che i genitori ci consegnano con la piùgrande fiducia. Dunque bisogna diventare <strong>come</strong> mamme per questi bimbi che trascinano le piùbelle benedizioni del Signore.E voi? E voi vogliatevi tanto, tanto bene <strong>come</strong> io ne voglio in Cristo.Mi par di vedervi sorridervi con grande gioia: "Ecco <strong>come</strong> è bello che i fratelli vivano insieme".Evviva il nostro ideale!Don <strong>Luigi</strong> è stato un architetto, non un costruttore, un animatore, non un realizzatore. Ha segnato i solchi, hapiantato le fondamenta e poi, in punta di piedi, si è tirato da parte.Di estrazione contadina, conosceva la lentezza del crescere del seme, la fatica di marcire e di spigare. La terra èun rischio, quando vi si affonda il seme, ma anche una vocazione.14


<strong>Un</strong> cristallo di nevePerciò alle sue figlie, ai piccoli Apostoli della carità, ai vari gruppi di spiritualità sorti nel cono di luce della suaOpera, ha lasciato la consegna del coraggio.Voi gettate il seme di un albero. Pensate voi di riposare all'ombra dei suoi rami? No, voi avetegettato il buon seme per i vostri figli.Felici voi se i vostri figli riposeranno all'ombra delle vostre opere. E non disperate della buonariuscita. Non vi stancate…Se voi vorrete con tutte le forze potrete ogni cosa anche la più difficile. Dio vi chiama alla santità:voi la potrete raggiungere <strong>solo</strong> se lo vorrete. Se vorrete raggiungere la perfezione la raggiungerete.Se vorrete essere anime consacrate lo sarete. Se vorrete diventare sante con l'aiuto del Signore, lodiventerete. Tanto più voi vorrete, tanto più voi darete, tanto più darete, tanto più voi troverete. Eriuscirete a ciò <strong>solo</strong> se saprete comandare alla vostra volontà.Don <strong>Luigi</strong> ha rappresentato l'aspetto dialogico del rapporto Dio-uomo con l'immagine felice di un Dio che scrivetre lettere piene di trepida passione per la sua creatura. Don <strong>Luigi</strong> affida al suo <strong>cuor</strong>e di uomo la contemplazionedi un amore che si fa uomo, che si fa "mendicante di amore", pane spezzato e donato.Don <strong>Luigi</strong> si è lasciato scrivere dalla mano di Dio e chiede ad ogni piccola Apostola di essere il foglio bianco sucui il Padre può ancora oggi scrivere il suo Amore per il mondo.Dio scrive una lettera, ma colui che la doveva ricevere non ha capito bene, ha capito poco: eppureera scritta bene.Poi ne scrive una seconda e, dopo una seconda, una terza.La prima lettera la scrive con l'amore: Lui si fa uomo <strong>come</strong> noi! Dio manifesta alla creatura tutto ilsuo bene ma la creatura non lo capisce, non lo vuol capire, l'offende.Allora Dio, vista non capita la prima lettera, ne scrive una seconda. La scrive con il Suo stessoSangue. Ci ha voluto bene, ma ora è troppo. "Alla morte, vado alla morte" ed è un Dio che soffre.E dopo la prima lettera non capita, non è capita la seconda: non c'è remissione senza spargimento disangue.Nessuno può agognare alla santità senza questa sofferenza ed è vero che nessuno può agognareall'amore, a essere di Cristo, se non sparge il suo sangue."Vieni e seguimi, riceverai il centuplo".Quando uno si mette ad amare il Signore, si sente disperato in se stesso e tutto spera in Dio: èquell'agitazione che non lascia neppure dormire: è perché si ama. Come è vero! Possono essercicontrarietà ma l'amore non viene meno. Volete avere la padronanza di voi stesse per non cadere inpeccato? Imbevetevi dell'amor di Dio.Attraverso il sacrificio tutto il vostro spirito è imbevuto di questo amore, così che tutti gli altri amorinon hanno più posto. Fatene una prova.Ed ecco infine la terza lettera: è scritta con l'oro, con l'amore più puro, conseguenza della secondalettera: è l'Eucarestia!<strong>Un</strong> amore così grande! E non si comprende cosa ci sta a fare se non perché Egli è Amore e peramore!Diventate figlie, diventate spose di questo Amore. E' questa la vostra vita: parlargli così, sentirlo,vederlo. Amore infinito che è amore per sempre! Come siamo nulla se Dio non lo volesse!Non dite che Dio non si sente, che ci è lontano, che ci ha abbandonato! Dio non ci abbandona maise noi non vogliamo farci più abbandonare.La piccola Apostola <strong>come</strong> ogni cristiano è un messaggio di Dio. <strong>Un</strong> messaggio di amore, un messaggio dipassione, un messaggio di donazione. E' un messaggio che se capito può trasformare la vita. Ma nella libertà.Solo se si è liberi si può servire.L'ambiente non lo fa la casa, ma l'ambiente è fatto da quanti abitano la casa. Gli abitanti possonoessere buoni o meno buoni, l'ambiente allora è <strong>come</strong> sono gli abitanti.15


<strong>Un</strong> cristallo di neveChi fa il paradiso è Dio, ma chi va in paradiso siamo noi e dipende da noi se vogliamo andare inparadiso o all'inferno.Come è bello quello che c'è qui: la chiesa, i bambini, la casa…!Avrete tribolazioni, è scritto per tutti, questa è la regola. Eppure anche nelle tribolazioni c'èl'impronta divina.Però c'è qualcosa di più speciale per coloro che gli sono più vicini."Vuoi?""Se vuoi Io ti do il modo di praticare l'amore, ma devi essere più vicino a Me…!Ma se vuoi, a una condizione…!".E allora molti sono gli ostacoli. La nostra ragione ci fa capire le cose ma c'è un "se", "se vuoi…".Rinuncia alla tua ragione, alla tua volontà, ai tuoi punti di vista. Sempre: "se vuoi". "Allora Io tifarò conoscere il mio amore!"."Lo voglio!". Ecco la volontà. Voglio, voglio quello che tu vuoi perché Tu non puoi sbagliare. Ionon posso vedere più in là, l'orizzonte si chiude! Ma la vista di Dio non ha confini e chi vede con lavista di Dio, vede <strong>come</strong> vede Dio!Nessuno può capire quello che Dio ha preparato per i suoi eletti.Sempre a una condizione, sempre: "Se vuoi…".Se poi guardiamo dentro di noi diciamo: povero me!. Meglio così, così non avremo la presunzionedi ragionare, di far valere, il nostro amor proprio. Però non più in là. Proibito scoraggiarsi, stancarsi;per il resto è Lui che fa capire: "senza di me non puoi far nulla". Mentre ci dice, però: "se vuoi".Siate dunque anime volonterose anzitutto nella rinuncia a voi stesse.La risposta è ormai semplice: "se vuoi".Gesù non impone mai nulla; è estremamente delicato. Ma quanta dolcezza che avvince nelle sueparole!E non te le senti ripetere sovente: "se vuoi?"16


<strong>Un</strong> cristallo di neveBIOGRAFIA189822 giugno. Nacque <strong>Luigi</strong> Monza. I suoi genitori Giuseppe e <strong>Luigi</strong>a erano contadini di Cislago(Varese). Le loro uniche ricchezze erano il lavoro, il coraggio e la fede.192519 settembre. Venne ordinato sacerdote. Il cammino per giungere a questa meta luminosa fu duro efaticoso. <strong>Luigi</strong> entrò in Seminario a 18 anni dopo aver conosciuto la fatica del lavoro dei campi, leveglie nella notte per proseguire gli studi dopo l'interruzione per il servizio militare e la lotta per lasopravvivenza quotidiana della povera gente. Il suo primo impegno pastorale fu tra i giovani dellaparrocchia di Vedano Olona (Varese).1927Sotto il regime fascista venne ingiustamente incarcerato a Varese. <strong>Un</strong>a prova che lo lavorò dentroscalpellandolo duramente: il granello evangelico conobbe l'oscurità della terra a cui era statoaffidato.1929Don <strong>Luigi</strong> fu assegnato al Santuario di Nostra Signora dei Miracoli di Saronno. Qui il suo sguardo,affinato nella prova e raggiunto da quello di Dio, aveva imparato a guardare lontano, sul mondointero, un mondo segnato dalla solitudine, dalla tristezza e dall'egoismo che "urgeva riportareall'amore di Dio". L'intuizione era grande ma bisognava attendere che il Signore indicasse la via daseguire.1936L'arcivescovo di Milano, Card. Schuster, gli affidò la parrocchia di S.Giovanni alla Castagna dilecco, dove fu "sacerdote secondo il <strong>cuor</strong>e di Dio". Con la sua esistenza gioiosamente povera elibera, tutta dominata dall'amore del Signore e dei fratelli, specie dei più poveri e umili, autenticòl'annuncio della radicalità evangelica.1937Don <strong>Luigi</strong> trovò la strada di Dio. Nacque dal suo <strong>cuor</strong>e di padre l'Istituto Secolare delle piccoleApostole della carità chiamate, per dono dello Spirito, a portare nel mondo la pienezza della vitaconsacrata all'amore totale di Cristo, con lo spirito degli Apostoli e la carità dei <strong>primi</strong> <strong>cristiani</strong>,disponibili a qualsiasi gesto di amore, a qualsiasi azione concreta di carità dovunque la loropresenza e la loro opera, individuale o comunitaria, venisse richiesta dalla necessità dei fratelli, finoagli estremi confini della terra.195429 settembre. Don <strong>Luigi</strong> si fece da parte e silenziosamente scomparve, <strong>come</strong> il chicco di grano chemuore per dar vita alla spiga, cosciente d'aver svolto il suo ruolo e di aver dato alla sua comunità lecoordinate di partenza e quelle di arrivo: una linea ascendente verso Dio. Il resto sarebbe venutodopo.198724 novembre. Si apre in sede diocesana il Processo di canonizzazione del Servo di Dio don <strong>Luigi</strong>Monza.199117


<strong>Un</strong> cristallo di neve23 febbraio. Si conclude, in sede diocesana, il Processo sulla vita e l'eroicità delle virtù del Servo diDio.Gli Atti vengono trasmessi per il prosieguo della Causa alla Congregazione per le Cause dei Santi.18

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