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Relazione Piano Stralcio Rischio Meteorologico CRISI IDRICHE

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PIANO DI EMERGENZA PROVINCIALEPIANO STRALCIO RISCHIO METEOROLOGICO<strong>CRISI</strong> <strong>IDRICHE</strong>RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTOFrancesco D’OnofrioDirigente Settore Governo del Territorio della Provincia di AvellinoCOORDINATORE E PROGETTISTADaniela ManziResponsabile Servizio Protezione Civile della Provincia di AvellinoPROGETTISTIGiancarlo BasileFunzionario Servizio Protezione Civile - ProvinciaMassimiliano RocaResponsabile Servizio Acque e Difesa SuoloMario BattipagliaFunzionario Servizio Acque e Difesa SuoloLucio MarzulloFunzionario Servizio Acque e Difesa Suolo<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 2


1. PREMESSENel terzo millennio una delle risorse naturali, l’acqua, beneche dovrebbe essere libero ed accessibile a tutti, è, ormai,diventato sempre più scarso. Si parla di “Oro Blu” incontrapposizione a quello che nei decenni passati era definito“Oro Nero”, ossia, il petrolio.Nel corso degli anni, gli enti istituzionali, preposti allagestione e alla pianificazione del territorio, hanno dovutoprendere forte consapevolezza dello sviluppo che deve,necessariamente, essere sostenibile e che riguarda, anche, unutilizzo efficiente della risorsa idrica.La gestione di un bene come l’acqua, che coinvolgeinteressi “forti” sia nel privato che nel pubblico, in quantoelemento fortemente condizionante e pregiudizievole, ingenerale, per la crescita globale dell’economia, necessita disinergie istituzionali e comunità d’intenti.La risorsa idrica è uno degli elementi più significativi ecaratterizzanti il contesto ambientale di una comunità e di unterritorio ed è sempre più soggetta, purtroppo, a fenomeni sia didepauperamento quantitativo legato allo sfruttamento per attivitàproduttive ed alla mutata variabilità climatica, sia deterioramentoqualitativo connesso alle pressioni dell’attività antropica.Mentre nel passato il bene “acqua” veniva considerato,nella cultura comune, come risorsa abbondante edillimitatamente disponibile – perché rinnovabile e riproducibile – siavverte oggi l’esigenza di un uso e di un consumo parsimoniosodella risorsa, anche al fine di non compromettere il diritto dellegenerazioni future di fruire di un integro patrimonio idrico, maanche di un maggiore controllo sul territorio per evitarespeculazioni ed abusi.Quindi, mentre nel tempo ordinario tutti gli Entiterritorialmente competenti, devono pianificare la gestione dellarisorsa per garantire l’equilibrio tra i fabbisogni umani edambientali e la risorsa stessa, ma al contempo occorre pianificareanche le crisi idriche che dovessero insorgere, soprattutto neiperiodi estivi, per i maggiori fabbisogni sia potabili sia irrigui cheper le attività produttive.La giunta provinciale, con delibera n. 123 del 18 aprile2007, ha istituito, al fine di pianificare le crisi idriche, il gruppo dilavoro rischio meteorologico secondo le indicazione dellacircolare del 05 marzo 2006 p.n. 67/2007 P.C.M. della Presidenza<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 5


premessedel Consiglio dei Ministri costituito dai componenti del ComitatoProvinciale di Protezione Civile dei seguenti Enti: Prefettura,Autorità di Bacino Liri Garigliano Volturno, Autorità d’Ambito,Provincia di Avellino, Settore Protezione Civile e Settore CicloIntegrato delle Acque della Regione Campania. Al citato gruppo dilavoro è stata sottoposta una prima bozza del piano rischio crisiidriche e nelle varie sedute tenutesi tra fine 2007 ed inizio 2008, sisono concordate alcune linee programmatiche nonché sono statiimplementati i dati del piano stesso.Successivamente, con delibera n. 177 del 16 maggio 2008,la giunta provinciale, ha dato avvio al procedimento per laredazione del <strong>Piano</strong> Provinciale di Emergenza che oltre acomprendere la redazione, da parte di un gruppo mistoProvincia/Ufficio Territoriale di Governo, delle linee guida hadeliberato il completamento del <strong>Piano</strong> <strong>Stralcio</strong> Crisi idriche a curadel gruppo di progettazione interno.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 6


obiettivorichiedere appunto l’attuazione di misure di emergenza, finalizzate,principalmente, a minimizzare disagi e conseguenze igienico - sanitarieper la popolazione – che dovrà essere costantemente e puntualmenteinformata sull’evolversi della situazione e sui comportamenti daadottare – e, in seconda istanza, a contenere gli eventuali danni per icomparti d’uso agricolo, industriale ed energetico. In tale contesto, saràpossibile prevedere il ricorso, da parte delle autorità competenti, aprovvedimenti urgenti per la riduzione e, se del caso, l’interdizione delleerogazioni per consumi idrici destinati ad usi e servizi non essenziali.Al fine di consentire un’azione emergenziale quanto più possibiletempestiva ed efficace, si raccomanda, inoltre, la realizzazione di unostretto raccordo tra le amministrazioni pubbliche competenti, ai diversilivelli, e ai soggetti privati interessati, anche attraverso l’adozione dispecifiche procedure di intervento opportunamente condivise. Taleprocedure dovranno, altresì, garantire ogni necessario raccordoinformativo tra i livelli nazionali, regionale e locale, sia in faseprevisionale sia in fase di eventuale emergenza, assicurando, inparticolare la tempestiva comunicazione alla Sala Situazione Italia delDipartimento della protezione civile in merito ad ogni evento che possacostituire elemento di pericolosità o di disagio per la popolazione,evidenziando le iniziative poste in essere e le eventuali criticità delsistema di risposta locale”.Nel nostro territorio, oltre a quanto indicato dalla circolare, siregistrano anche notevoli trasferimenti di acqua, per consumo umano,in altre Regioni e Province con conseguenti difficoltà diapprovvigionamento idrico per le attività produttive (insediamenti dinuove aziende) anche in tempi ordinari.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 8


___________________________ _____Inquadramento normativo di settorefunzionale per la gestione e un cambiamento di approccio alla materia,da un atteggiamento passivo (difesa delle acque) ad uno attivo (usorazionale e gestione delle acque).Le scoperte tecnologico/scientifiche e le esigenze economicheportarono all’emanazione di nuovi decreti, percorso che ebbe il culmineil Testo Unico sulle acque e gli impianti elettrici n°1175 dell’11/12/1933,con il quale si realizza il tentativo di individuazione del sistema tecnicopolitico-amministrativodi settore.Il Testo Unico si proponeva di essere una sorta di statuto per lagestione delle acque e del diritto idraulico, ricomprendendo tra le acquepubbliche anche quelle sotterranee sulla base del criterio generaledell’essere idonee a soddisfare un uso di pubblico e generaleinteresse. Emergeva, così, la presa di coscienza da parte delle autoritàa considerare l’acqua una risorsa limitata.Tuttavia, alcuni aspetti relativi alla difesa, tutela e gestione dellarisorsa idrica rimasero irrisolti, nonostante la sistematizzazione dellenorme realizzata con l’emanazione del Testo Unico. In particolare futralasciato il concetto di bacino idrografico quale area funzionale perimpostare e modellare la gestione e l’uso delle acque.Negli anni cinquanta maggiore spazio fu dedicato alla necessitàdi pianificare l’utilizzo delle risorse idriche dando maggior rilievoall’esigenza di un equilibrio tra offerta fisica e domanda sociale.Successivamente, si diede più concretezza all’elaborazione del pianodefinito come piano orientativo. Emerge la correlazione tra “politicadelle acque” e “difesa generalizzata del suolo”.Tuttavia, è negli anni settanta che la normazione sulle acqueviene maggiormente condizionata da fattori di carattere politicoistituzionale,con la nascita delle Regioni e quindi con le delegheassegnate loro per l’assetto delle risorse fisiche, ovvero per il sorgeredi una coscienza verso i problemi ambientali 2 .Attraverso l’excursus normativo, innanzi accennato, emerge unapresa di coscienza del legislatore che è andata aumentando nel tempoe che ha interessato, soprattutto, la necessità di una gestione delleacque in relazione al bene economico che essa rappresenta attraversola pianificazione della risorsa idrica da gestire nell’ambito del bacinoidrografico. Questa “maturità” raggiunta dal legislatore ed il seguire unapproccio integrato tra problemi connessi alle acque e alla difesa del2 Con il DPR 616/77 furono trasferiti dallo Stato alle Regioni competenze sulle acque e sulsuolo, in particolare quelle relative ai vincoli idrogeologici, alle acque minerali e termali, allearee del demanio fluviale e lacuale, agli acquedotti, alle risorse idriche superficiali esotterranee, alle politiche sulle acque, alle piccole derivazioni d’acque pubbliche, alla tuteladelle acque dall’inquinamento, ai bacini idrografici, ai consorzi di bonifica.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 10


___________________________ _____Inquadramento normativo di settoresuolo si tradusse in strumenti operativi con l’emanazione della legge183/89 e della legge 36/94 (Legge Galli).La legge 18 Maggio 1989 n°183 è la prima vera rifor ma inmateria di acque.Gli obiettivi di questa legge quadro sono specificati dall’art.1,primo capoverso, e riguardano: la difesa del suolo, il risanamento delleacque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di unrazionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspettiambientali ad essi connessi.Tra le novità fondamentali introdotte dalla legge c’è, appunto,l’individuazione del “bacino idrografico” quale ambito territoriale diriferimento. In base a quest’ultimo vengono individuati i nuovi organismipubblici preposti alla gestione, ovvero, le Autorità di Bacino 3 .Con la successiva legge 36/94 si supera la “culturadell’emergenza” e si persegue la corretta e razionale pianificazionedelle risorse idriche adibite a consumo umano.Tale legge si pone come strumento di attuazione della legge183/89 al fine di poter individuare “aree territoriali ottimali per lagestione mediante consorzio obbligatorio dei servizi pubblici diacquedotto, fognatura, collettamento e depurazione delle acqueusate” 4 .La logica ispiratrice della legge Galli è la convinzione chel’acqua sia un bene comune che va salvaguardato ed utilizzatosecondo criteri di solidarietà tenendo presente le “aspettative ed i dirittidelle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale”.Con la legge Galli l’acqua per un verso viene riconosciuta qualebene demaniale, di natura pubblica, costituente una risorsa che deveessere quantitativamente tutelata, e per l’altro diviene un beneconcedibile a terzi che devono gestire il servizio idrico integrato (ossial’integrazione funzionale di tutto il ciclo dell’acqua - distribuzione,raccolta e depurazione delle acque reflue), secondo criteri di efficienza,efficacia ed economicità, tramite la tariffa.Partendo da questi principi di base, fine della legge è quellodella riorganizzazione del servizio attraverso, tra l’altro:1. la delimitazione di ambiti territoriali ottimali (ATO)2. l’organizzazione del servizio idrico integrato includente ilriassetto organizzativo dei gestori degli acquedotti e delle reti fognarie;3 In riferimento al bacino idrografico vengono preposti gli strumenti pianificatori costituentila base della disciplina del suolo e delle acque, i cosiddetti Piani di Bacino.4 Vedi art. 17 e 35 L.183/89.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 11


___________________________ _____Inquadramento normativo di settoreTale legge riforma profondamente l'anzidetto insieme di servizi,allora e ancora oggi noto per la sua frammentazione in migliaia disoggetti economici eminentemente pubblici.Tale normativa ha inciso sul piano istituzionale attraverso unpercorso di riforme, già intrapreso dalla 183/89, dettando principifondamentali sotto il profilo dei rapporti Stato-Regioni-Enti Localilasciando al governo centrale l’attività normativa, di coordinamento edeventualmente attività sostitutive di intesa regionale, e demanda lescelte operative alle determinazioni delle Regioni da un lato, e deiComuni e delle Province dall’altro.E’ con Ii D.P.C.M. del 4 marzo 1996 emanato dal Presidente delConsiglio dei Ministri in attuazione al comma 1 dell’articolo 4 dellalegge 36/94 che vengono dettate le direttive generali, i criteri, gliindirizzi e le metodologie per la pianificazione della risorsa idrica,soprattutto quella destinata al consumo umano, incluse le direttive perla prevenzione delle crisi idriche.Al fine del recepimento della direttiva 91/271/CEE, concernenteil trattamento delle acque reflue urbane e dell’indicazione di obiettivi diqualità, è stato emanato il decreto legislativo 11 maggio 1999 n° 152 es.m.i.. La novità principale del d.lgs 152/99 è l’introduzione degliobiettivi di qualità delle acque. Infatti all’art. 4 viene introdotto ilconcetto degli obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idricisignificativi e per specifica destinazione, definiti nell’art. 6, da garantirsisu tutto il territorio nazionale 5 .L’obiettivo di qualità ambientale è definito in funzione dellacapacità dei corpi idrici di mantenere i processi naturali diautodepurazione.Emerge, dal presente decreto legislativo, una maggiore presa dicoscienza non solo in materia di salvaguardia quantitativa della risorsaidrica, ma nel perseguire standard qualitativi cautelativi.Sono le Regioni a definire obiettivi di qualità più elevati di quelliemanati a carattere nazionale e altresì ad identificare, per ciascuncorpo idrico significativo, o parte di esso, la classe di qualitàcorrispondente. A tal fine bisogna tener conto del carico massimoammissibile ove fissato sulla base delle indicazioni dell’autorità dibacino assicurando in ogni caso per tutti i corpi idrici l’adozione dimisure atte ad impedire un ulteriore degrado.5 L’art.6 individua le acque a specifica destinazione funzionale in:a) le acque dolcisuperficiali destinate alla produzione di acqua potabile; b)le acque destinate allabalneazione; c)le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essereidonee alla vita dei pesci; d)le acque destinate alla vita dei molluschi.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 12


___________________________ _____Inquadramento normativo di settore3.2 La gestione della risorsa idrica nel tempo ordinarioIl d. l.vo 152/99 è stato modificato ed assorbito dal Testo Unicoin materia ambientale n. 152 emanato in data 14 aprile 2006.La programmazione della razionale utilizzazione delle risorseidriche che rappresenta un processo operativo di notevole complessità,articolato in differenti fasi e con la partecipazione, in base alle rispettivecompetenze, di soggetti pubblici e privati individuati (Regioni, Provinceautonome, Autorità di bacino, Enti locali, gestori del servizio idricointegrato, A.S.I., Consorzi di Bonifica), da realizzarsi attraverso i pianidi settore (<strong>Piano</strong> di bacino. <strong>Piano</strong> di Tutela delle Acque), con ild.l.vo152/2006 diviene soggetta alla Valutazione Ambientale Strategica(VAS). I pianificatori sono tenuti, pertanto, a valutare gli effettisull’ambiente derivanti dall’attuazione dei piani e programmi redatti e,quindi, sono tenuti a valutare gli impatti sull’ambiente conseguentiall’attuazione del piano attraverso l’elaborazione di un rapportoambientale, e di consultazioni con tutti gli altri Enti che esercitanofunzioni amministrative dovuti all’applicazione del piano o delprogramma e con il pubblico.Vediamo ora nel dettaglio il quadro delle competenze in materiadi salvaguardia quantitativa della risorsa acqua, nel tempo ordinariocosì come definito dal decreto legislativo 152/20063.2.1 Competenze dello StatoLo Stato esercita le competenze ad esso spettanti per la tuteladell’ambiente e dell’ecosistema attraverso il Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio, fatte salve le competenze in materia igienicosanitariaspettanti al Ministero della Salute, attraverso linee guida,decreti di attuazione, regolamenti, emana norme tecniche3.2.2 Competenze RegioneLa Regione ha il compito di redigere il <strong>Piano</strong> di Tutela delleAcque attraverso il quale devono essere adottate misure, entro il 2015,per :a) mantenere o raggiungere per i corpi idrici significativisuperficiali 6 e sotterranei 7 l'obiettivo di qualità ambientalecorrispondente allo stato di "buono";6 CORPI IDRICI SIGNIFICATIVI SUPERFICIALI- Corsi d’acqua di primo ordine con superdice maggiore di 200 Kmq;- Corsi d’acqua di secondo ordine o superiore con superficie superiore a 400 Kmq<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 13


___________________________ _____Inquadramento normativo di settoreb) mantenere, ove già esistente, lo stato di qualità ambientale"elevato" come definito nell'Allegato 1 alla parte terza del decreto152/2006;c) mantenere o raggiungere altresì per i corpi idrici a specificadestinazione 8 gli obiettivi di qualità per specifica destinazione di cuiall'Allegato 2 alla parte terza del decreto 152/2006;Nei Piani di Tutela sono adottate le misure volte ad assicurarel'equilibrio del bilancio idrico come definito dalle Autorità di Bacino, nelrispetto delle priorità stabilite dalla normativa vigente e tenendo contodei fabbisogni, delle disponibilità, del minimo deflusso vitale, dellacapacità di ravvenamento della falda e delle destinazioni d'uso dellarisorsa compatibili con le relative caratteristiche qualitative equantitative.Il <strong>Piano</strong> di Tutela delle acque deve contenere la descrizionegenerale delle caratteristiche del bacino idrografico (rappresentazionecartografica dei corpi idrici superficiali e di quelli sotterranei), lasintesi delle pressioni e degli impatti significativi esercitati dalle attivitàumane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee (incluso ilcensimento delle derivazioni in atto), la rappresentazione cartograficadelle aree sensibili 9 , che possono essere designate ogni due anni dallaRegioni, sentite le Autorità di Bacino e di quelle vulnerabili 10 , lamappatura delle reti di monitoraggio per la verifica dello statoquantitativo e qualitativo delle acque superficiali e sotterranee, l’elencodegli obiettivi ambientali definiti dalle autorità di bacino e gli obiettivi di- Laghi con specchio d’acqua uguale o maggiore a 0,5 Kmq nel periodo di massimo invaso- Acque marine Costiere entro 3 Km dalla costa e comunque non oltre la batimetria di 50 metri- Acque di transizione (delta o estuario, lagune, laghi salmastri, stagni costieri)- Canali artificiali con restituzione di 3 mc/s, laghi artificiali con specchio di 1 Kmq o convolume d’invaso superiorea 5 Ml di mc- Corpi idrici fortemente modificati7 CORPI IDRICI SIGNIFICATIVI SOTTERRANEI TuttI ad esclusione degli orizzonti saturi dimodesta estensione e continuità all’interno o sulla superficie di una litozona poco permeabile edi scarsa importanza idrogeologica e irrilevante significato ecologico.8 CORPI IDRICI A SPECIFICA DESTINAZIONE- le acque dolci superficiali e sotterranee (che forniscono o potrebbero fornire 10 mc al giornoo servono o potrebberoservire più di 50 persone) destinate alla produzione di acqua potabile;- le acque destinate alla balneazione;- le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita deipesci;- le acque destinate alla vita dei molluschi.9 AREE SENSIBILI (AREE RICHIEDENTI SPECIFICHE MISURE DI PREVENZIONEDALL’INQUINAMENTO E DI RISANAMENTO)- laghi sopra i 1.000 mt s.l.m. e con superficie dello specchio liquido di 0,3 Kmq- le zone umide10 AREE VULNERABILI- zone vulnerabili da nitrati di origine agricola;- zone vulnerabili da prodotti fitosanitari;- zone vulnerabili alla desertificazione<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 14


___________________________ _____Inquadramento normativo di settorequalità definiti per le acque superficiali e le acque sotterranee, la sintesidei programmi delle misure adottate, sintesi dei risultati dell’analisieconomica, sintesi dell’analisi integrata dei diversi fattori checoncorrono a determinare lo stato di qualità ambientale dei corpi idricicon particolare riguardo alla situazione quantitativa del corpo idrico inrelazione alle concessioni in atto e la situazione qualitativa in relazioneal carico inquinante che viene immesso nel corpo idrico. Inoltre il <strong>Piano</strong>di tutela deve contenere i principi per il calcolo:- dei canoni di concessione delle derivazione gestite dall’A.T.O.che devono tenere conto dei costi ambientali e dei costi della risorsa;- delle tariffe dei servizi idrici a carico dei vari settori d’impiegodell’acqua, quali quelli civile, industriale e agricolo.La Regione Campania ha adottato il citato <strong>Piano</strong> con delibera n.1220 del 6 luglio 2007.La Regione provvede, inoltre, nell’ambito delle propriecompetenze, all’aggiornamento del piano regolatore generale degliacquedotti per ciascun ambito territoriale ottimale delimitato (A.T.O.) anorma dell’articolo 8 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, d’intesa con glienti locali. (art. 3 D.P.C.M. 04/03/1996)La Regione altresì:- individua le aree di salvaguardia delle derivazioni d’acqua perconsumo umano, sentite le Autorità d’Ambito;- definisce, sulla base delle linee guida adottate dal Ministrodell'ambiente e della tutela del territorio con proprio decreto, previaintesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, nonchésulla base dei criteri già adottati dalle Autorità di bacino, gli obblighi diinstallazione e manutenzione in regolare stato di funzionamento diidonei dispositivi per la misurazione delle portate e dei volumi d'acquapubblica derivati, in corrispondenza dei punti di prelievo e, ovepresente, di restituzione, nonché gli obblighi e le modalità ditrasmissione dei risultati delle misurazioni dell'Autorità concedente peril loro successivo inoltro alla regione ed alle Autorità di bacinocompetenti.- disciplinano i procedimenti di rilascio delle concessioni diderivazione di acque pubbliche nel rispetto delle direttive sulla gestionedel demanio idrico nelle quali sono indicate anche le possibilità di liberoutilizzo di acque superficiali scolanti su suoli o in fossi di canali diproprietà privata.- sentite le Autorità di bacino, disciplinano forme di regolazionedei prelievi delle acque sotterranee per gli usi domestici, come definitidall' art. 93 del regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, laddove sia<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 15


___________________________ _____Inquadramento normativo di settorenecessario garantire l'equilibrio del bilancio idrico così come definitodall’art. 145 del d. l.vo 152/2006.- approvano, sentite le Autorità di Bacino, specifiche norme sulrisparmio idrico in agricoltura, basato sulla pianificazione degli usi, sullacorretta individuazione dei fabbisogni nel settore, e sui controlli deglieffettivi emungimenti.- attuano appositi programmi di rilevamento dei dati utili adescrivere le caratteristiche del bacino idrografico ed a valutarel’impatto antropico esercitato sul medesimo, nonché alla raccolta deidati necessari all’analisi economica dell’utilizzo delle acque.- ai sensi dell’ Art. 146 (Risparmio idrico), nel rispetto dei principidella legislazione statale, adottano norme e misure volte arazionalizzare i consumi e eliminare gli sprechi ed in particolare a:a) migliorare la manutenzione delle reti di adduzione e didistribuzione di acque a qualsiasi uso destinate al fine di ridurre leperdite;b) prevedere, nella costruzione o sostituzione di nuovi impianti ditrasporto e distribuzione dell'acqua sia interni che esterni, l'obbligo diutilizzo di sistemi anticorrosivi di protezione delle condotte di materialemetallico;c) realizzare, in particolare nei nuovi insediamenti abitativi,commerciali e produttivi di rilevanti dimensioni, reti duali di adduzione alfine dell'utilizzo di acque meno pregiate per usi compatibili;d) promuovere l'informazione e la diffusione di metodi e tecnichedi risparmio idrico domestico e nei settori industriale, terziario edagricolo;e) adottare sistemi di irrigazione ad alta efficienza accompagnatida una loro corretta gestione e dalla sostituzione, ove opportuno, dellereti di canali a pelo libero con reti in pressione;f) installare contatori per il consumo dell'acqua in ogni singolaunità abitativa nonché contatori differenziati per le attività produttive edel settore terziario esercitate nel contesto urbano;g) realizzare nei nuovi insediamenti, quando economicamente etecnicamente conveniente anche in relazione ai recapiti finali, sistemi dicollettamento differenziati per le acque piovane e per le acque reflue edi prima pioggia;h) individuare aree di ricarica delle falde ed adottare misure diprotezione e gestione atte a garantire un processo di ricaricaquantitativamente e qualitativamente idoneo.Altra competenza specifica delle Regioni è quella delmonitoraggio espletata attraverso i Centri Funzionali che svolgono uninsostituibile attività di previsione e preannuncio delle condizioni<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 16


___________________________ _____Inquadramento normativo di settoremeteorologiche avverse nonché componente fondamentale delServizio nazionale di protezione civile, così come stabilito dalla direttivadel Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 esuccessive modifiche e integrazioni.La Regione in attuazione alla citata direttiva, recepita edadottata con Deliberazione di Giunta Regionale della Campania n.1697 del 10 settembre 2004 ha approvato il Sistema di AllertamentoRegionale per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezionecivile gestito dal Centro Funzionale per la previsione meteorologica e ilmonitoraggio meteoidropluviometrico e delle frane.Il sistema di allerta regionale si attua attraverso:- una fase di previsione meteorologica, costituita dallavalutazione, sostenuta da una adeguata modellistica numerica, dellasituazione meteorologica e della stima degli effetti che tale situazionepuò determinare sull’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti edell’ambiente;- una fase di monitoraggio, articolata in:1) osservazione qualitativa e quantitativa, diretta estrumentale, dell’evento meteoidrologico ed idrogeologico inatto;2) previsione a breve dei relativi effetti attraverso il nowcastingmeteorologico e/o modelli afflussi-deflussi inizializzati da misureraccolte in tempo reale.Sulla base dei dati di tipo meteorologico acquisiti ed elaborati dalCentro Funzionale, viene effettuata un’analisi degli eventimeteorologici.La previsione viene elaborata dal personale dell’Area Meteo delCentro Funzionale,.Il Centro Funzionale emette quotidianamente, entro le ore 10:30,il Bollettino <strong>Meteorologico</strong> Regionale, a fini di protezione civile, convalidità di 72 ore, elaborato sulla base di modelli previsionali a diversescale spazio-temporali.Il bollettino viene redatto secondo due formati: uno completo,composto da due pagine, con grafica a colori, ad uso interno al Settoree pubblicabile sul web; l’altro in formato semplificato che viene inviatovia fax alle autorità e agli enti territoriali interessati.Il Centro Funzionale, tenuto conto del Bollettino <strong>Meteorologico</strong>Giornaliero emesso dal Dipartimento della Protezione Civile, del proprioBollettino <strong>Meteorologico</strong> Regionale e valutato ogni ulteriore elementoe/o dato e/o informazione allo scopo necessaria, emette un AvvisoRegionale di Avverse Condizioni Meteo (Avviso Meteo), se sonopreviste possibili criticità nel territorio regionale per l’intensità e la<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 17


___________________________ _____Inquadramento normativo di settorepersistenza degli eventi meteorologici attesi, incluse le ondate di caloreanomalo.3.2.3 Competenze dell’Autorità di BacinoL’Autorità di Bacino redige il “<strong>Piano</strong> di Bacino” che ha valore dipiano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo etecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate leazioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e allavalorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione della acque, sullabase delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato.Il <strong>Piano</strong> di bacino, ai sensi del comma 3 dell’art. 65 del del d. l.vo152/2006, contiene, tra l’altro, unitamente agli elementi di cuiall'Allegato 4 alla parte terza del citato decreto:a) il quadro conoscitivo organizzato ed aggiornato del sistemafisico, delle utilizzazioni del territorio previste dagli strumenti urbanisticicomunali ed intercomunali, nonché dei vincoli, relativi al distretto, di cuial decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;b) la individuazione e la quantificazione delle situazioni, in atto epotenziali, di degrado del sistema fisico, nonché delle relative cause;c) le direttive alle quali devono uniformarsi la difesa del suolo, lasistemazione idrogeologica ed idraulica e l'utilizzazione delle acque edeisuoli;d) l'indicazione delle opere necessarie distinte in funzione:1) dei pericoli di inondazione e della gravità ed estensione deldissesto;2) dei pericoli di siccità;3) dei pericoli di frane, smottamenti e simili;4) del perseguimento degli obiettivi di sviluppo sociale edeconomico o di riequilibrio territoriale nonché del tempo necessario perassicurare l'efficacia degli interventi;e) la programmazione e l'utilizzazione delle risorse idriche,agrarie, forestali ed estrattive;f) la individuazione delle prescrizioni, dei vincoli e delle opereidrauliche, idraulico-agrarie, idraulico-forestali, di forestazione, dibonifica idraulica, di stabilizzazione e consolidamento dei terreni e diogni altra azione o norma d'uso o vincolo finalizzati alla conservazionedel suolo ed alla tutela dell'ambiente;………………o) le misure per contrastare i fenomeni di subsidenza e didesertificazione, anche mediante programmi ed interventi utili a<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 18


___________________________ _____Inquadramento normativo di settoregarantire maggiore disponibilità della risorsa idrica ed il riuso dellastessa;p) il rilievo conoscitivo delle derivazioni in atto con specificazionedegli scopi energetici, idropotabili, irrigui od altri e delle portate;r) il piano delle possibili utilizzazioni future sia per le derivazioniche per altri scopi, distinte per tipologie d'impiego e secondo lequantità;t) l'indicazione delle risorse finanziarie previste a legislazionevigente.In attesa dell'approvazione del <strong>Piano</strong> di bacino, le Autorità diBacino (ex comma 7 dell’art. 65 del d. lvo 152/06) adottano misure disalvaguardia con particolare riferimento ai bacini montani, ai torrenti dialta valle ed ai corsi d'acqua di fondo valle ed ai contenuti di cui allelettere b), c), f), m) ed n) del comma 3. Le misure di salvaguardia sonoimmediatamente vincolanti e restano in vigore sino all'approvazione del<strong>Piano</strong> di Bacino e comunque per un periodo non superiore a tre anni.In caso di mancata attuazione o di inosservanza, da parte delleregioni, delle province e dei comuni, delle misure di salvaguardia, equalora da ciò possa derivare un grave danno al territorio, il Ministrodell'ambiente e della tutela del territorio, previa diffida ad adempiereentro congruo termine da indicarsi nella diffida medesima, adotta conordinanza cautelare le necessarie misure provvisorie di salvaguardia,anche con efficacia inibitoria di opere, di lavori o di attività antropiche,dandone comunicazione preventiva alle amministrazioni competenti.Se la mancata attuazione o l'inosservanza di cui al presente commariguarda un ufficio periferico dello Stato, il Ministro dell'ambiente e dellatutela del territorio informa senza indugio il Ministro competente da cuil'ufficio dipende, il quale assume le misure necessarie per assicurarel'adempimento. Se permane la necessità di un intervento cautelare perevitare un grave danno al territorio, il Ministro competente, di concertocon il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, adottal'ordinanza cautelare di cui al presente comma.I piani di bacino (ex comma 8 dell’art. 65 del d. lvo 152/06)possono essere redatti ed approvati anche per sottobacini o per stralcirelativi a settori funzionali, che, in ogni caso, devono costituire fasisequenziali e interrelate rispetto ai contenuti di cui al comma 3. Devecomunque essere garantita la considerazione sistemica del territorio edevono essere disposte, ai sensi del comma 7, le opportune misureinibitorie e cautelari in relazione agli aspetti non ancora compiutamentedisciplinati.L’Autorità di Bacino, altresì, redige anche il <strong>Piano</strong> di Gestione,che costituisce piano stralcio del <strong>Piano</strong> di bacino ed è composto dagli<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 19


___________________________ _____Inquadramento normativo di settoreuna regione interessata od anche in presenza di istanza presentata daaltri soggetti pubblici o da soggetti privati interessati, fissando untermine per definire gli accordi.Le autorità di Bacino, inoltre,- esprimono un parere vincolante sul <strong>Piano</strong> di Tutela delleAcque;- approvano i programmi di misura redatti dalla Regione aisensi dell’allegato 11 del d. l.vo 152/2006, nell’ ambito delle risorsedisponibili. Qualora le misure non risultino sufficienti a garantire ilraggiungimento degli obiettivi previsti, l'Autorità di bacino ne individuale cause e indica alla Regione le modalità per il riesame dei programmi,invitandola ad apportare le necessarie modifiche, fermo restando illimite costituito dalle risorse disponibili. Le misure di base esupplementari devono essere comunque tali da evitare qualsiasiaumento di inquinamento delle acque marine e di quelle superficiali.- esprimono parere vincolante sulle richieste di piccole egrandi derivazioni;- concorrono alla individuazione delle aree sensibili e zonevulnerabili;- individuano le aree dove è necessario garantire l’equilibriodel bilancio;- verificano, con le Regioni, la presenza nel territorio dicompetenza di aree soggette o minacciate da fenomeni di siccità,degrado del suolo e processi di desertificazione e le designano qualiaree vulnerabili alla desertificazione;- adottano criteri inerenti gli obblighi di installazione emanutenzione in regolare stato di funzionamento di idonei dispositiviper la misurazione delle portate e dei volumi d'acqua pubblica derivati,in corrispondenza dei punti di prelievo e, ove presente, di restituzione eprovvedono a trasmettere i dati in proprio possesso al Serviziogeologico d'Italia - Dipartimento difesa del suolo dell'Agenzia per laprotezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT) secondo lemodalità di cui all'articolo 75, comma 6 del d. l.vo 152/2006.- ai sensi dell’articolo 145 (equilibrio del bilancio idrico) deld.lvo 152/2006 definisce ed aggiorna periodicamente il bilancio idricodiretto ad assicurare l'equilibrio fra le disponibilità di risorse reperibili oattivabili nell'area di riferimento ed i fabbisogni per i diversi usi, nelrispetto dei criteri e degli obiettivi di cui all'articolo 144 del d.lvo152/2006. Per assicurare l'equilibrio tra risorse e fabbisogni, l'Autoritàdi bacino competente adotta, per quanto di competenza, le misure perla pianificazione dell'economia idrica in funzione degli usi cui sonodestinate le risorse. Nei bacini idrografici caratterizzati da consistenti<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 21


___________________________ _____Inquadramento normativo di settorenetto di eventuali finanziamenti pubblici a fondo perduto. Esso èintegrato dalla previsione annuale dei proventi da tariffa, estesa a tuttoil periodo di affidamento. Il piano, così come redatto, dovrà garantire ilraggiungimento dell'equilibrio economico finanziario e, in ogni caso, ilrispetto dei principi di efficacia, efficienza ed economicità dellagestione, anche in relazione agli investimenti programmati.Il modello gestionale ed organizzativo definisce la strutturaoperativa mediante la quale il gestore assicura il servizio all'utenza e larealizzazione del programma degli interventi.L’Autorità d’Ambito, tra l’altro, propone alla regione,l’individuazione delle aree di salvaguardia delle derivazioni destinate alconsumo umano ed erogate a terzi mediante impianto di acquedotto.3.2.6 Competenze dei gestori del servizio idrico integratoI gestori del servizio idrico integrato, con le modalità indicatenella convenzione stipulata con l’autorità d’Ambito, hanno lacompetenza di gestire gli impianti di approvvigionamento idrico, le retiacquedottistiche, le reti fognarie e gli impianti di depurazione consortili.Gli stessi redigono la carta del servizio idrico integrato secondolo schema di riferimento emanato da Dipartimento della FunzionePubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il Decreto 29aprile 1999.In particolare nel citato schema vengono specificate leompetenze dei gestori in caso di emergenza:Il gestore fornisce un servizio continuo, regolare e senzainterruzioni. La mancanza del servizio può essere imputabile solo aeventi di forza maggiore, a guasti o a manutenzioni necessarie per ilcorretto funzionamento degli impianti utilizzati e per la garanzia diqualità e di sicurezza del servizio, fornendo adeguate e tempestiveinformazioni all'utenza. Comunque, il gestore si impegna qualora ciò sidovesse verificare a limitare al minimo necessario i tempi di disservizio,sempre compatibilmente con i problemi tecnici insorti. Qualora, per imotivi sopra esposti, si dovessero verificare carenze o sospensioni delservizio idropotabile per un tempo limite da indicare non superiore alle48 ore, il gestore e tenuto ad attivare un servizio sostitutivo diemergenza, nel rispetto delle disposizioni della competente Autoritàsanitaria.Nella carta del servizio devono essere, altresì, indicati:- tempi di preavviso per interventi programmati- durata delle sospensioni programmate<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 23


___________________________ _____Inquadramento normativo di settore- tempo massimo per primo intervento in caso di situazioni di pericolo,connesse anche al determinarsi di situazioni di qualità dell'acquanocive per la salute umana;- prime indicazioni comportamentali fornite dai tecnici, nel caso di piùsegnalazioni contemporanee di pericolo e di un conseguente aumentodel tempo di intervento;- tempo massimo, dalla segnalazione, per primo intervento in caso diguasto del contatore o di altri apparecchi accessori di proprietà delgestore installati fuori terra;- tempo massimo, dalla segnalazione, per primo intervento in caso diguasto o occlusione di tubazione o canalizzazione interrata;- tempo massimo per il ripristino del servizio interrotto a seguito diguasto;- tempo massimo per avvio interventi di pulizia e spurgo a seguito diesondazioni e rigurgiti.- indicato il numero telefonico, attraverso il quale l'utente può accedereal servizio.In caso di crisi idrica da scarsità, prevedibile o in atto, dovuta afenomeni naturali o a fattori antropici comunque non dipendentidall'attività di gestione, il gestore, con adeguato preavviso, deveinformare l'utenza, proponendo all'Autorità concedente le misure daadottare per coprire il periodo di crisi.Tali misure possono comprendere:- invito al risparmio idrico ed alla limitazione degli usi non essenziali;- utilizzo di risorse destinate ad altri usi;- limitazione dei consumi mediante riduzione della pressione in rete;- turnazione delle utenze.3.2.7 Competenze della ProvinciaLa Provincia è stata sub-delegata con le LL. RR. n. 54/80 e16/82 all’espletamento di tutte le funzioni amministrative(autorizzazioni, concessioni, licenze), delegate alla Regione dalloStato, in materia di piccole derivazioni di acque pubbliche così comedefinite dal T.U. 1775/1933 12 e s.m.i, La Provincia è competente, ai12 per produzione di forza motrice: potenza nominale media annua kW 3.000; per acquapotabile: litri 100 al secondo; per irrigazione: litri 1000 al secondo od anche meno se si possairrigare una superficie superiore ai 500 ettari; per bonificazione per colmata: litri 5000 alsecondo; per usi industriali: litri 100 al secondo; per uso ittiogenico: litri 100 al secondo; percostituzione di scorte idriche a fini di uso antincendio e sollevamento a scopo di riqualificazionedi energia: litri 100 al secondo.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 24


___________________________ _____Inquadramento normativo di settoresensi del vigente quadro normativo nazionale e regionale, al rilasciodelle concessioni di piccola derivazione d'acqua (artt. 6 e ss del T.U.1755/33), delle licenze di attingimento annuali (art. 56 del R.D.1775/33), delle autorizzazioni alla ricerca di acque sotterranee (art. 95del R.D. 1775/33) e delle denunce dei pozzi (ai sensi dell’art. 10 deldecreto legislativo 275/’93), compatibilmente con le esigenze disalvaguardia delle condizioni di bilancio dei corpi idrici superficiali esotterranei, come definite nei Piani di Bacino delle competenti Autoritàdi bacino che esprimono parere vincolante sul rilascio delle concessionialla derivazione (art. 96 d. l.vo 152/2006).La Provincia, in qualità di autorità concedente di piccolederivazioni d’acqua:- effettua il censimento di tutte le utilizzazioni in atto nelmedesimo corpo idrico sulla base dei criteri adottati dal Ministrodell'ambiente e della tutela del territorio con proprio decreto.- provvede successivamente, ove necessario, alla revisione ditale censimento, disponendo prescrizioni o limitazioni temporali oquantitative, senza che ciò possa dar luogo alla corresponsione diindennizzi da parte della pubblica amministrazione, fatta salva larelativa riduzione del canone demaniale di concessione, mediante laprevisione di rilasci volti a garantire il minimo deflusso vitale nei corpiidrici come definito dall’Autorità di Bacino;- nei periodi di siccità e comunque nei casi di scarsità di risorseidriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni inatto, deve essere assicurato, dopo il consumo umano, la prioritàdell'uso agricolo ivi compresa l'attività di acquacoltura di cui alla legge 5febbraio 1992, n. 102. Nell'ipotesi in cui, ai sensi dell'articolo 145,comma 3 13 , si proceda alla regolazione delle derivazioni, la Provincia,per le piccole derivazione e la Regione, per le grandi, sentiti i soggettititolari delle concessioni di derivazione, assumono i relativiprovvedimenti.La Provincia inoltre:- esercita azione di vigilanza su tutte le utilizzazioni di acquasotterranea (art. 95 T.U. 1775/33 e s.m.i.);- promuove iniziative per la salvaguardia della risorsa idrica siaattraverso la divulgazione delle norme che dei piani di settore;- redige il <strong>Piano</strong> Territoriale di Coordinamento contenenteindicazioni di pianificazione della risorsa idrica;13 Nei bacini idrografici caratterizzati da consistenti prelievi o da trasferimenti, sia a valle cheoltre la linea di displuvio, le derivazioni sono regolate in modo da garantire il livello di deflussonecessario alla vita negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemiinteressati.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 25


___________________________ _____Inquadramento normativo di settore- redige il <strong>Piano</strong> di Emergenza con la Prefettura (vedi intesa)3.2.8 Consorzi di bonificaI Consorzi di bonifica e di irrigazione concorrono allarealizzazione di azioni di salvaguardia ambientale e di risanamentodelle acque anche al fine della loro utilizzazione irrigua, dellarinaturalizzazione dei corsi d’acqua e della fitodepurazione.Nell'ambito delle loro competenze, hanno facoltà di realizzare egestire le reti a prevalente scopo irriguo, gli impianti per l'utilizzazionein agricoltura di acque reflue, gli acquedotti rurali e gli altri impiantifunzionali ai sistemi irrigui e di bonifica e, previa domanda allecompetenti autorità corredata dal progetto delle opere da realizzare,hanno facoltà di utilizzare le acque fluenti nei canali e nei cavi consortiliper usi che comportino la restituzione delle acque e siano compatibilicon le successive utilizzazioni, ivi compresi la produzione di energiaidroelettrica e l'approvvigionamento di imprese produttive.La Regione Campania con Legge n. 4 del 25 febbraio 2003avente ad oggetto “Nuove norme in materia di bonifica integrale” hadefinito i compiti dei consorzi di bonifica che devono svolgere un attivitàpubblica permanente di conservazione, valorizzazione e tutela delterritorio, di razionale utilizzazione delle risorse idriche per uso agricoloe di salvaguardia dell’ambiente rurale.La Regione ha altresì stabilito all’articolo 11 della medesimaLegge che ai sensi dell’art. 28 della legge 36/1994, nei periodi di siccitàe, comunque, nei casi di scarsità di risorse idriche, deve essereassicurata, dopo il consumo umano, la priorità dell’uso agricolo dellerisorse stesse.3.2.9 Competenze dei ComuniI Comuni redigono gli strumenti urbanistici comunali, chepossono prevedere misure di salvaguardia della risorsa idrica e che,compatibilmente con l'assetto urbanistico e territoriale e con le risorsefinanziarie disponibili, devono prevedere reti duali al fine di renderepossibili appropriate utilizzazioni di acque anche non potabili. Il rilasciodel permesso di costruire è subordinato alla previsione, nel progetto,dell'installazione di contatori per ogni singola unità abitativa, nonché delcollegamento a reti duali, ove già disponibili.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 26


___________________________ _____Inquadramento normativo di settore3.2.10 Competenze dei gestori delle aree protetteAi sensi dell’art. 164 del d. l.vo 152/2006, nell'ambito delle areenaturali protette nazionali e regionali, l'ente gestore dell'area protetta,sentita l'Autorità di bacino, definisce le acque sorgive, fluenti esotterranee necessarie alla conservazione degli ecosistemi, che nonpossono essere captate. Il riconoscimento e la concessionepreferenziale delle acque superficiali o sorgentizie che hanno assuntonatura pubblica per effetto dell' art. 1 della legge 5 gennaio 1994, n. 36,nonché le concessioni in sanatoria, sono rilasciati su parere dell'entegestore dell'area naturale protetta. Gli enti gestori di aree protette, conl’approvazione del piano per il parco 14 , verificano le captazioni e lederivazioni già assentite all'interno delle aree medesime e richiedonoall'autorità competente la modifica delle quantità di rilascio qualorariconoscano alterazioni degli equilibri biologici dei corsi d'acqua oggettodi captazione, senza che ciò possa dare luogo alla corresponsione diindennizzi da parte della pubblica amministrazione, fatta salva larelativa riduzione del canone demaniale di concessione.14 Art. 12 comma 4 legge quadro delle aree protette Legge n. 394 del 6 dicembre 1991<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 27


4. INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO4.1 ComuniIl territorio della Provincia di Avellino è suddiviso in 119 Comuni,come da tabella 1 e tavola 1 riportate in allegato, ed ha unapopolazione residente (dati ISTAT 2008 – censimento dicembre 2007)di 439.049 abitanti. Dei 119 Comuni 17 hanno una popolazioneresidente inferiore a 1000 abitanti, la maggior parte, 83 Comuni, ha unapopolazione compresa tra i 1000 ed i 5000 abitanti, e solo due Comunihanno una popolazione superiore a 20.000 abitanti: il Comune diAriano, con 23.184 abitanti e la città capoluogo, Avellino, con 57.071abitanti.La densità di abitanti per Kmq è bassa. Quasi tutti i Comunipresentano una densità inferiore a 1000 abitanti per Kmq con l’estremodel Comune di Monteverde con 22,67 abitanti per Kmq. Solo dueComuni, Avellino ed Atripalda hanno una densità abitativa superiore ai1000 abitanti per Kmq.4.2 Comunità MontaneSono state istituite con legge 3 dicembre 1971 n 1102, costituitein Campania con Legge Regionale n. 6/98 e ridefinite con la LeggeRegionale n. 12 del 30 settembre 2008. Svolgono la funzione di difesasuolo e dell’ambiente attraverso la realizzazione di opere pubbliche e dibonifica montana atte a prevenire fenomeni di alterazione naturale delsuolo e danni al patrimonio boschivo. Le comunità montane, altresì,attraverso l’attuazione dei piani pluriennali di sviluppo, dei programmiannuali operativi e di progetti integrati di intervento speciale per lamontagna e nel quadro della programmazione di sviluppo provinciale eregionale, promuovono lo sviluppo socio-economico del proprioterritorio, perseguono l’armonico riequilibrio delle condizioni diesistenza delle popolazioni montane, anche garantendo, d’intesa conaltri enti operanti sul territorio, adeguati servizi capaci di inciderepositivamente sulla qualità della vita. Le comunità montane inoltreconcorrono, nell’ambito della legislazione vigente, alla valorizzazionedella cultura locale e favoriscono l’elevazione culturale e professionaledelle popolazioni montane. Esercitano le funzioni amministrative adessa delegate dai comuni di riferimento ai fini dell’esercizio in formaassociata. Esercitano altresì ogni altra funzione conferita dalle province<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 28


Inquadramento amministrativoe dalla regione, in particolare quelle di cui alla legge regionale 4novembre 1998, n. 17.Nella Tabella e Tavola 2, in allegato, si riportano le ComunitàMontane della Provincia di Avellino con i relativi ambiti territoriali.4.3 Autorità di BacinoSono state istituite con la Legge 18 maggio 1989, n. 183, esuccessive integrazioni e modificazioni, con la quale sono state dettatele: “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa delsuolo”.In particolare con tale norma venivano individuati i bacini dirilievo nazionale e venivano date indicazioni alle Regioni per ladelimitazione dei bacini interregionali e regionali.La Regione Campania con la Legge 7 febbraio 1994, n. 8,recante “Norme in materia di difesa del suolo - Attuazione Legge 18maggio 1989 n. 183 e successive modificazioni ed integrazioni”, haistituito le Autorità di Bacino Regionali: Destra Sele, Nord Occidentaledella Campania, Sarno e Sinistra Sele per i quali si applica il dispostodell’ art. 20, comma 2 della citata legge 18 maggio 1989, n. 183.Per quanto attiene i bacini interregionali sono state attivate leIntese Interregionali, in attuazione dell’art. 15 della legge 18 maggio1989, n. 183, per la:- Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Fortore;- Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Ofanto (ndr oraPuglia unitamente ai Bacini del Calaggio e del Cervaro);- Costituzione dell’Autorità di bacino del fiume Sele;approvate, per proprio ambito territoriale di competenza:- dalla Regione Puglia, con le delibere di Giunta Regionale nn.109 e 110 del 18 dicembre 1991;- dalla Regione Basilicata, con delibera del Consiglio Regionalen. 307 del 3 luglio 1991;- dalla Regione Molise, con delibera del Consiglio Regionale n.173 del 10 settembre 1992;- dalla Regione Campania, con Delibera di Giunta Regionale n.306 del 2 febbraio 1993;Allo stato l’assetto territoriale delle Autorità di Bacino, rilevabiledalla tabella e tavola 3, in allegato, è stato rivisto dal decreto legislativo152/2006 che prevede, per l’Italia Meridionale, inclusa la Campania ununico Bacino Distrettuale. Comunque detto assetto non è stato ancoraattuato e pertanto in Regione Campania, con delibera di Giunta n. 663del 19 maggio 2006 è stata istituita una fase transitoria (n.d.r. nelle<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 29


Inquadramento amministrativomore della costituzione dell’Autorità di Bacino Distrettuale) di continuitàamministrativa delle Autorità di Bacino preesistenti e delle qualiricadono nel territorio della Provincia di Avellino:Autorità di Bacino Nazionale Liri Garigliano Volturno,Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele.Autorità di Bacino Interregionale della PugliaAutorità di Bacino Regionale Destra SeleAutorità di Bacino Regionale Del Fiume SarnoAutorità di Bacino Regionale Nord Occidentale.4.4 Autorità d’AmbitoCon legge n. 14 del 21 maggio 1997, n. 14, in osservanza aiprincipi generali della legge 5 gennaio 1994, n. 36, che stabilisceall'articolo 1, comma 1, il carattere pubblico di tutte le risorse idriche dasalvaguardare e utilizzare secondo criteri di solidarietà, la RegioneCampania, nell'attuazione di tali finalità, adotta programmi atti adindividuare il risparmio idrico secondo il dettato degli articoli 5 e 6 dellalegge 5 gennaio 1994, n. 36, e della direttiva CEE n. 271 del 21 maggio1991. Con la citata L.R. n. 14/1997 e s.m.i la Regione delimita gliAmbiti Territoriali Ottimali (A.T.O.) per la gestione del servizio idricointegrato secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità, adottala convenzione tipo ed il relativo disciplinare nei rapporti tra gli Entilocali ed i soggetti gestori, disciplina le forme e le modalità per iltrasferimento al nuovo gestore del personale appartenente alleamministrazioni pubbliche, aziende ed Enti, già adibito ai servizi idrici,acquedottistici, fognari e depurativi.Gli A.T.O., per la gestione del servizio idrico integrato di cuiall’art. 8 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, delimitati dalla RegioneCampania le Leggi 14/97 e 1/2007 sono i seguenti:a) A.T.O. n. 1, denominato “CALORE - IRPINO”;b) A.T.O. n. 2, denominato “NAPOLI - VOLTURNO”;c) A.T.O. n. 3, denominato “SARNESE - VESUVIANO”;d) A.T.O. n. 4, denominato “SELE”;e) A.T.O. n. 5, denominato “TERRA DI LAVORO”.I Comuni della Provincia di Avellino ricamo tutti nell’A.T.O. n. 1“Calore Irpino”, ad eccezione di due (Calabritto e Senerchia) che ricanonell’A.T.O. n. 4 “Sele” .<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 30


4.5 Gestori del servizip idrico integratoInquadramento amministrativoIn Provincia di Avellino non vi è ancora un gestore unico delservizio Idrico integrato in quanto non sono stati ancora avviati iprocedimenti di affidamento della gestione previsti dalla Legge 36/94 edalla L.R. n. 14/97.Vi sono ancora diversi Comuni che gestiscono in autonomia,parziale o totale, il servizio idrico (Avella, Baiano, Sperone, Chianche,Calabritto, Bagnoli Irpino, Carife, Conza della Campania, Forino,Sant’Angelo all’Esca, Casalbore, Serino, Senerchia), ma la maggiorparte del territorio è servito da Aziende quali l’Alto Calore Servizi,l’Acquedotto Pugliese, l’Azienda Speciale Idrica Salernitana, AziendaRisorse Idriche Napoli, Ente Risorse Idriche Molise (vedi, in allegato,tavola 4).4.5 Consorzi di BonificaSul territorio della Provincia di Avellino sono attivi, allo stato dueconsorzi, quello di Bonifica dell’Ufita il cui comprensorio irriguo èindividuabile prevalentemente nell’area del Fiume Ufita e quellodell’Agro Sarnese Nocerino che opera prevalentemente nella valle delT.te Solofrana.La Regione Campania con Legge n. 4 del 25 febbraio 2003avente ad oggetto “nuove norme in materia di bonifica integrale” hariordinato, ridelimitato i comprensori di Bonifica e ridefinito i perimetriconsortili.Conseguenza di tale revisione (ex art. 33 L.R. n. 4/2003) è unterzo consorzio operante nel territorio della Provincia, nell’area dei RegiLagni, il consorzio di Bonifica “Volturno-Garigliano. Detto consorzionon ha ancora attivato un servizio di irrigazione.Oltre ai citati Consorzi, sul territorio della Provincia opera anchel’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione fondiaria inPuglia, Lucania e Campania, che gestisce, per uso irriguo, le acquedella diga di Conza della Campania e del T.te Scorzella in agro diMontella.<strong>Piano</strong> stralcio rischio meteorologico: crisi idriche pagina 31


5. INQUADRAMENTO FISICO GEOGRAFICOLa Provincia di Avellino ha una superficie territoriale pari a 2792Kmq di cui il 68% è classificato come montagna. La parte occidentaledel territorio è caratterizzata da rilevanti massicci quali il Partenio ed ilTerminio, mentre la parte orientale si sviluppa su un altopiano argillosodi altezza contenuta.Il centro urbano ubicato a quota altimetrica più alta è il Comunedi Trevico (1094 m.s.l.m.), 10 Comuni si collocano tra gli 800 ed i 1000m.s.l.m. , 14 tra i 700 e gli 800 m.s.l.m. , mente i Comuni a quotainferiore i 300 m.s.l.m. si collocano nell’area occidentale del territorio,nel bacino dei Regi Lagni.La fascia orientale del territorio e caratterizzata dai Bacini deiT.ti Calaggio e Cervaro e del Fiume Ofanto che sversano le acque discorrimento superficiale sul versante Adriatico, mente i corsi d’acquadel Fiume Sele, del fiume Sarno, dei Regi Lagni, del Fiume Calore edei sui principali affluenti in sinistra e destra orografica, rispettivamenteFiume Sabato e Fiume Ufita, sversano le acque di scorrimentosuperficiale sul versante Tirrenico.5.1 Bacini idrograficiI corpi idrici superficiali e significativi, così come definiti dadecreto legislativo 152/2006 sono stati individuati dal <strong>Piano</strong> di Tuteladelle Acque della Regione Campania adottato con Delibera di G.R. n.1220 del 06/07/2007 .Ogni corso d'acqua ha degli "affluenti" ed è a sua volta"confluente" in un altro corso d'acqua; è logico quindi che man manoche si prendono in considerazione corsi d'acqua via via più grandi, siva ad ampliare anche la superficie del "bacino idrografico"corrispondente e che il "bacino" di un grande fiume contenga al suointerno anche i bacini idrografici di tutti i suoi affluenti secondo unchiaro e preciso ordine gerarchico.Nella tabella 4, in allegato, per ogni corso d’acqua è indicatal’Autorità di Bacino territorialmente competente, nonché i principaliaffluenti nel territorio della Provincia di Avellino (vedi anche tavola 5).32


5.1.1 Bacino idrografico del Fiume CaloreInquadramento fisico-geograficoIl fiume Calore Irpino, affluente in sinistra del Volturno, nasce aipiedi del Varco Colle Finestra nel massiccio dell'Accellica (ad unaquota di circa 1000 m.s.l.m.) a pochissima distanza (ma sul versanteopposto) dalle sorgenti del Sabato. Per i primi chilometri e fino aMontella, il Calore attraversa l'area del Parco dei Monti Picentini ed hale caratteristiche morfologiche di un torrente montano.Da Montella a Ponteromito (Nusco) il fiume attraversa una primapiana dell'estensione di circa 1.200 ha ed in essa incontra due areePIP di recente realizzazione nei territori comunali di Montella eCassano Irpino. In questo tratto, il Calore scorre all'interno di spondeper lo più naturali e nel corso degli anni ha profondamente mutato lasua morfologia mutando, in alcuni punti, anche sensibilmente il suocorso. Ad accentuare questo fenomeno sono i continui prelievi di acquaad uso idro-potabile che vengono effettuati nella parte alta del bacino,sicché il fiume, pur risultando sempre vitale anche nei periodi di magra,presenta un alveo di piena ordinaria ridotto rispetto al passato e la suaportata varia notevolmente al variare delle precipitazioni atmosferiche.Solo all'altezza del depuratore di Cassano Irpino il fiumecomincia ad acquisire parte di quest'acqua destinata agli usi potabilisoprattutto della Puglia, grazie al rilascio in alveo dell'esubero dellecaptazioni del gruppo sorgentizio denominato "Pollentina". Comunque,nel periodo estivo, detti apporti risultano praticamente nulli.Da Nusco e fino a Luogosano, ad eccezione del piccolo nucleoabitativo di Ponteromito, il fiume Calore scorre ben incassato senzaattraversare centri abitati. Dal punto di vista naturalistico, il trattoassume una rilevanza notevole risultando per lunghi tratti ancoraincontaminato ed essendo meta di diverse attività turistico-ricreative tracui la pesca sportiva.A valle di Luogosano il Calore attraversa il nucleo industriale diSan Mango, zona ASI realizzata alla fine degli anni '80 che hacomportato una rettifica sostanziale del corso del fiume, ora arginatoall'interno di "palancolate" con sezioni idriche rettangolari di larghezzasuperiore a 40 m. ed altezza superiore ai 4,00 m.A partire dalla confluenza con il vallone Uccello (in agro di Lapio)e fino a Torre le Nocelle, il fiume Calore riacquista il suo notevolepregio naturalistico risultando habitat ideale anche per diverse speciedell'avifauna, tra cui l'airone cinerino di cui sono stati notati diversiesemplari che nidificano costantemente e, quindi, trovandoabbondanza di cibo, popolano tutta l'asta fluviale da monte a valle.33


Inquadramento fisico-geograficoTra San Mango e Venticano-Mirabella, il Calore attraversaanche aree archeologiche di notevole pregio tra cui ricordiamo quella di"Ponte Annibale" tra San Mango e Lapio e quella di "Ponterotto" aMirabella Eclano.Nell'ultimo tratto, nell'attraversare i territori comunali di Torre leNocelle e Venticano, in sinistra idraulica, e di Taurasi e Mirabella, indestra idraulica, il Calore attraversa una piana alluvionale con terrenidediti soprattutto alla coltivazione del Tabacco, coltura che necessita dinotevoli quantità di acqua per l'irrigazione soprattutto nel periodo cheva da maggio a settembre. In questo tratto il fiume risulta ben incassatocon altezze d'acqua, mediamente, superiori al metro risultando ricco difauna ittica (carpe, cavedani, trote ecc.).Lo spartiacque topografico del Bacino del Calore è definito nellaparte alta dai Monti Picentini, mentre, procedendo verso valle, a ovestcorre lungo le linee di cresta del Monte Tuoro per poi proseguire lungole dorsali collinari che si trovano più a nord fin nei pressi dell'abitato diBenevento.Ad est, invece, tale spartiacque, da monte verso valle, correverso nord lungo le creste dei monti Montagnone, Iuremito e Gugliano,per poi proseguire in direzione est fino al pizzo Serra Caterina aGuardia di Lombardi. Per comprendere l'area di accumulo competenteal sottobacino del torrente Fredane, lo spartiacque prosegue indirezione Nord-Ovest lungo la cresta del Monte Cerreto e del MonteForcuso solcata dalla ex S.S. 303 fino al passo di Mirabella, per poiraccordarsi con l'ultima sezione del fiume Sabato in corrispondenzadella confluenza con il torrente Mele in agro di Venticano.Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGMscala 1:25.000, 432 Benevento e 433 Grottaminarda, 449 Avellino e450 Lioni-Sant'Angelo dei Lombardi.Amministrativamente ricade per circa il 70% nella provincia diAvellino e per la restante parete nella provincia di Benevento.Attraversa i seguenti territori comunali: Montella, Cassano Irpino,Montemarano, Nusco, Castelfranci, Castelvetere Sul Calore, SanMango Sul Calore, Paternopoli, Luogosano, Lapio, Taurasi,Montemiletto, Torre Le Nocelle Mirabella Eclano e Venticano per poiimmettersi nel fiume Volturno in territorio di Benevento. Inoltre, rientranel comprensorio della Comunità Montana "Terminio-Cervialto".34


Inquadramento fisico-geograficoFiume Calore Irpino a LAPIO (AV)Fiume Calore Irpino in piena a Mirabella Eclano (AV).Il bacino del fiume Calore Irpino, ricade quasi per intero in unazona a clima di tipo "continentale" con estati calde ed inverni rigidi, econ una piovosità media di circa 1400 mm ripartita in circa 150 giorni.Le precipitazioni sono concentrate soprattutto nel periodoautunnale e primaverile. In inverno si hanno precipitazioni nevose chesono particolarmente abbondanti e frequenti sui rilievi dell'alta valle,mentre risultano piuttosto scarse nella media valle.I periodi di piena cadono in coincidenza di forti piogge,35


Inquadramento fisico-geograficosoprattutto in autunno, qualche volta con effetti deleteri; quello dimaggiore portata media è la primavera, mentre quello di magracorrisponde alla tarda estate o ai principi dell'autunno.Il regime del fiume è di tipo "pluviale", e tale carattere è statoaccentuato a seguito della captazione dei grossi gruppi sorgentizi chemitigavano questa caratteristica fornendo cospicue portate anche inperiodi di magra.Tale andamento esalta nel periodo estivo, ovviamente, ifenomeni di inquinamento delle acque superficiali: infatti, spesso, in taleperiodo, la portata defluente nel fiume è da attribuirsi soprattutto alleacque in esso sversate, piuttosto che ai contributi sorgentizi.Piovosità media zone montuose 1920 mm/annoPiovosità media alta valle 1350 mm/annoPiovosità media alla Stazionepluviometrica di Montella1450 mm/annoCaratteristiche pluviometriche del bacino del fiume Calore5.1.2 Bacino idrografico del Fiume UfitaAd Apice (BN), il fiume Calore Irpino riceve in destra il fiumeUfita, con una portata media Q=11 m3/s.Il fiume Ufita, affluente in destra del Calore Irpino, nasce dallecolline ai piedi dei comuni della Baronia, in particolare nel territorio delcomune di Vallata (ad una quota di circa 800 m.s.l.m.).Nel primo tratto, fino a Grottaminarda il fiume attraversa unapiana alluvionale a destinazione irrigua (soprattutto tabacco) checontrasta solo con l'area industriale di Flumeri. Lo stesso fiume risultaessere la principale fonte di approvvigionamento irriguo della zonatant'è che anche i prelievi da pozzo finiscono per depauperarenotevolmente la sua portata pescando direttamente dalla subalvea.Anche per questo motivo, associato allo scarso apporto sorgentizio,l'Ufita, soprattutto nel primo tratto presenta una portata ordinariaestremamente ridotta che rasenta lo zero nel periodo estivo. In questotratto, il fiume Ufita scorre all'interno di sponde non ben definite e per lopiù naturali e la sua portata varia notevolmente al variare delleprecipitazioni atmosferiche. Solo all'altezza del nucleo industriale diFlumeri il suo corso, che nel passato è stato rettificato, presenta benindividuabili sponde in terra sistemate a scarpata e un breve tratto(ponte delle Doganelle) arginato in cemento armato.36


Inquadramento fisico-geograficoFiume Ufita a FlumeriA partire dalla confluenza con il torrente Fiumarella, ini agro diariano Irpino, l'Ufita comincia ad acquisire acqua in modo costante e adassumere il carattere più di fiume che di torrente. Il suo alveo risultaben incavato tra versanti acclivi su cui sono segnalati diversi dissesti.A valle dei nuclei di Melito Irpino e Bonito il fiume Ufita cominciaun lungo tratto in cui funge anche da confine amministrativo tra leprovince di Avellino e Benevento. In questa zona l'andamentodell'alveo è estremamente sinuoso fino ad incontrare una secondavalle (località Isca delle Rose, in agro di Montecalvo), alla confluenzacoon il t.te Miscano anch'essa a forte vocazione irrigua.Lo spartiacque topografico del Bacino dell'Ufita è definito darilievi montuosi non eccessivamente alti (altezza max Trevico 1043 ms.l.m.) e nella sua parte meridionale confina con il bacino del fiumeCalore Irpino lungo la cresta del Monte Cerreto e del Monte Forcusosolcata dalla ex S.S. 303 fino al passo di Mirabella. La partesettentrionale del bacino sconfina in territorio pugliese comprendendo irilievi intorno ad Anzano di Puglia (Fg) con altezze medie tra gli 800 e i900 m s.l.m. Procedendo verso valle corre lungo le linee di crestadisegnate dai colli dei territori comunali di Ariano Irpino e MontecalvoIrpino, per poi degradare dolcemente lungo le dorsali collinari che sicosteggiano il torrente Mescano fino alla sua confluenza con l'Ufita chesegna il limite a valle del tratto di competenza provinciale sul fiumeUfita, nonché il confine con la provincia di Benevento.37


Inquadramento fisico-geograficoFiume Ufita a GrottaminardaDal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGMscala 1:50.000, 432 Benevento, 433 Grottaminarda e 450 Lioni-Sant'Angelo dei Lombardi.Amministrativamente ricade per circa il 95% nella provincia diAvellino e per la restante parte nella provincia di Benevento prima dellaconfluenza nel Calore alla località Iscalonga di Apice.Attraversa i seguenti territori comunali: Vallata, GuardiaLombardi, Carife, Castelbaronia, Sturno, Frigento, Flumeri,Grttaminarda, Ariano Irpino, Melito Irpino, Bonito, Apice (BN) eMontecalvo Irpino per poi immettersi nel fiume Calore Irpino nelcomune di Apice in provincia di Benevento. Inoltre, rientra nelcomprensorio della Comunità Montana dell'Ufita.Fiume Ufita a Melito Irpino38


5.1.3 Bacino idrografico del Fiume SabatoInquadramento fisico-geograficoRicevuto il Fiume Ufita il fiume Calore prosegue in direzioneNord - Ovest verso Benevento, attraversando la Piana di PonteValentino e ricevendo, ad Ovest della città di Benevento, in sinistra, laconfluenza del F. Sabato.Il Fiume Sabato nasce dal versante settentrionale dell’Accellicae riceve i principali contributi sorgentizi delle scaturigini di AcquaroPelosi ed Urciuoli, in prossimità di Serino, e confluisce nel Calore adOvest dell’abitato di Benevento.Il F. Sabato alla confluenza con il Calore sottende unasuperficie pari 456 km2.Le portate caratteristiche dell’intera asta sono circa pari, per lapiena, a Q=1000 m3/s perT=100 anni, e a Q=2.3 m3/s per le portate medie (a Ceppaloni).Il fiume Sabato, nasce ai piedi del Varco Colle Finestra nelmassiccio dell'Accellica (ad una quota di circa 1000 m.s.l.m.) edattraversa per i primi chilometri una valle montana priva diinsediamenti; in questo tratto ha le caratteristiche morfologiche di untorrente montano.Fiume Sabato – Comune di Serino – tratto montanoPiù a valle, nella zona dei boschi di Serino, vi confluiscononumerosi valloni provenienti dai vari versanti del Massiccio delTerminio senza, però, fargli assumere il carattere del fiume perenne inquanto, in realtà, non più alimentato da sorgenti continue a causa dellosfruttamento delle stesse per gli usi idropotabili.39


Inquadramento fisico-geograficoDalla Cività di Serino e fino all’abitatodi S. Lucia di Serino, infatti,il Sabato risulta pressocchè asciutto con una portata fortementeinfluenzata dalle precipitazioni atmosferiche.Solo a ridosso del comune di S. Michele di Serino il fiumecomincia ad acquistare il carattere di temporaneità grazie al rilascio inalveo dell'esubero delle captazioni delle sorgenti "Acquaro-Pelosi" daparte dell'A.R.I.N.. Comunque nel periodo estivo, risulta praticamenteasciutto anche in questo tratto,defluendo in subalvea anche grazie alfatto che scorre su alluvioni estremamente permeabili.A valle dell'abitato di S. Michele di Serino, il fiume Sabato comincia adessere perenne grazie all'apporto del torrente Barre ma, comunque,con portate ordinarie relative a pochi centimetri di altezza d'acqua.Piena del fiume Sabato a Prata P.U. (AV)Da Serino ad Atripalda il fiume attraversala prima delle dueampie valli del suo corso, ed in esso incontra i primi in sediamentiindustriali e attraversa i centri abitati di Serino, San Michele diSerino edAtripalda. In questo tratto, già nella parte pedemontana in agro diSerino, il Sabato scorre all'interno di sponde per lo più artificialicostituite da gabbionate e muri in cemento armato non di recenterealizzazione e spesso soggette a gravi fenomeni di erosione e/oscalzamento al piede.Dette sponde artificiali appaiono in più punti insufficienti acontenere le portate di piena che, essendo legate esclusivamente alleprecipitazioni atmosferiche, possono assumere il carattere violento edimprovviso di ondate con velocità anche sostenuta dovuta alle fortipendenze del vicino tratto montano.40


Inquadramento fisico-geograficoDopo la strettoia di Atripalda il fiume entra nella seconda valleove si trova il nucleo industriale di Avellino e dove le portatecominciano ad essere più costanti nel tempo per l'apporto di numerosiaffluenti minori (Torrente S. Lorenzo, Rio Vergine, torrenteSalzola,etc.).Lo spartiacque topografico del Bacino del Sabato corre ad estlungo le linee di cresta dei Monti Picentini (M. Accellica,M. Terminio, M.Faggeto) per poi proseguire lungo le dorsali collinari che si trovano piùa nord fin nei pressi dell'abitato di Benevento.Ad ovest, invece, a partire da Benevento,tale spartiacque correlungo la dorsale San Leuco-Arpaise, poi più a sud lungo le linee dicresta del massiccio del Partenio ed infine a sud-ovest lungo la dorsaleM. Esca-M. Faliesi-M. Peluso per ritornare sui M. Picentini(M.Vellizzano, M. Mai) nei pressi di Serino.Dal punto di vista cartografico il sottobacino ricade nei fogli IGM173 (quadrante II tavoletta sud-ovest,Altavilla Irpina), 185 (quadranti I eII) e 186 (quadranteIII).Amministrativamente ricade per circa il 90% nella Provincia diAvellino e per la restante parete nella provincia di Benevento.Attraversa i seguenti territori comunali:Serino, S. Michele diSerino, S. Lucia di Serino, S. Stefano del Sole, Cesinali, Atripalda,Avellino, Manocalzati, Montefredane, Prata Principato Ultra, PratolaSerra, Tufo, Altavilla Irpina, Chiande e Petruro Irpino per poi immettersinel fiume Calore in territorio di Benevento. Inoltre, rientra neicomprensori delle Comunità Montane Serinese-Solofrana e delPartenio.Fiume Sabato in prossimità delle sorgenti Urciuoli (Comune di Santo Stefano del Sole (AV).41


5.1.4 Bacino idrografico del Torrente SolofranaInquadramento fisico-geograficoIl bacino idrografico del Torrente Solofrana, affluente in sinistradel fiume Sarno, si estende per una superficie di circa 260 Kmq, deiquali circa 75 ricadono nel territorio della Provincia di Avellino, ed èlungo circa 20 Km. Nasce alla confluenza delle acque del ValloneSpirito Santo e del Vallone dei Grangi in località Sant'Agata Irpina delComune di Solofra. Le sorgenti sono captate per uso idropotabile e iltorrente, ormai quasi artificiale, è sostanzialmente alimentato dagliscarichi delle industrie locali e dai reflui dei paesi attraversati.Il Torrente ed i suo affluenti, attraversano i Comuni di Solfora,Contrada, Forino, Mercogliano, Monteforte Irpino, Serino, Quindici,Montoro Inferiore e Montoro Superiore.5.1.5 Bacino idrografico del Fiume SeleIl fiume nasce dal Monte Paflagone (contrafforte del monteCervialto) in agro di Caposele, ad una quota di 420 m.s.l.m.. Lasorgente Sanità, avente una portata media di circa 4.000 l/s, chealimentava il Fiume Sele nel tratto irpino della sua defluenza, è statacaptata dall’Acquedotto Pugliese, per i fabbisogni idrico potabili dellaRegione Puglia, con notevole decremento del deflusso minimo vitaledel fiume nei periodi estivi.Nell'avellinese i maggiori affluenti del Sele sono il Temete (insinistra orografica), la fiumara di Calabritto e la Piceglia (in destraorografica).Il fiume, scorre per circa 15 Km in Irpinia, attraversando iComuni di Caposele e Calabritto.5.1.6 Bacino Idrografico del Fiume OfantoLa sua sorgente si trova sull'Altopiano Irpino a 715 m sul livellodel mare, sotto il <strong>Piano</strong> dell'Angelo, a sud di Torella dei Lombardi, inProvincia di Avellino. L’Autorità di bacino competente è quella dellaPuglia ed i paesi attraversati in provincia di Avellino sono: Andretta,Aquilonia, Bisaccia, Cairano, Calitri, Caposele, Conza della Campania,Guardia Lombardi, Lacedonia, Lioni, Monteverde, Morra De Sanctis,Nusco, Sant'Andrea di Conza, Sant'Angelo dei Lombardi, Teora,Torella dei Lombardi (sorgente), per un totale di 17 Comuni e unapopolazione di 54.984 abitanti.All'interno del bacino dell'Ofanto sono presenti alcuni invasi idricisfruttati dall’Ente Irrigazione per lo sviluppo della Campania Lucania e42


Inquadramento fisico-geograficoPuglia e dalla Capitanata per le esigenze irrigue della Regione Puglia.Il primo è l’Invaso di Conza della Campania, visibile nella foto di seguitoriportata, sfruttato al momento per i fabbisogni irrigui della Puglia, maper il quale sono in corso le azioni tecniche ed amministrative per losfruttamento delle acque dell’Invaso per i fabbisogni idrico – potabilidella popolazione pugliese.Il secondo invaso è rappresentata dalla Diga San Pietro, sul T.teOsento, affluente in sinistra orografica del Fiume Ofanto, in agro diMonteverde, sfruttato dal Consorzio di Bonifica della capitanata per leesigenze irrigue della Puglia.Diga di Conza della Campania5.1.7 Bacini idrografici dei T.ti Cervaro e CalaggioIl Bacini idrografici dei Torrenti Calaggio e Carvaro sono dicompetenza dell’Autorità di bacino della Puglia.Il Torrente Cervaro nasce dal monte Le Felci (m 853), pressoMonteleone di Puglia. Entra in provincia di Avellino e rientra in quella diFoggia fra Panni e Montaguto.Il bacino del Torrente comprende, in parte, i territori dei comunidi Ariano Irpino, Montaguto, Svignano, Vallesaccarda e Zungoli.Il Torrente Calaggio nasce nel Vallone della Toppa, presso ilmonte La Forma (m 864) in agro di Vallata.Il Bacino del Calaggio comprende, in parte i territori di ArianoIrpino, Bisaccia, Lacedonia, Scampitella e Vallata.43


5.1.8 Bacino idrografico dei Regi LagniInquadramento fisico-geograficoIl bacino dei Regi Lagni, delimitato a nord dall’argine sinistro delfiume Volturno e dai monti Tifatini, a sud dai Campi Flegrei e dalmassiccio Somma-Vesuvio e ad est dalle pendici dei monti Avella,sottende una superficie di circa 1300 kmq, dei quali circa 160 inProvincia di Avellino.I sottobacini di maggiore interesse, nel territorio della Provinciadi Avellino, sono quelli del Clanio, Sciminaro e Quindici.5.2 Risorse idriche sotterraneeLa risorsa idrica sotterranea dipende dall’infiltrazione delleacque atmosferiche nel sottosuolo, grazie alla permeabilità dellaroccia. L’infiltrazione è legata ad una serie di fattori meteorologici,morfologici, geologici, biologici.La provincia di Avellino viene attraversata, con direzione sud-estnord-ovest dalla catena appenninica.Dal punto di vista geologico-strutturale la catena appenninica ècaratterizzata da una complessa struttura a coltri di ricoprimentoderivanti dallo scollamento e raccorciamento delle coperturesedimentarie di domini paleogeografici appartenenti al marginesettentrionale della placca africano-padana, trasportati versol’avampaese padano-adriatico-ionico, a partire dall’Oligocene superiore(D’Argenio et al., 1986; Patacca e Scandone, 1989).Il settore di catena ricadente nel territorio della Provincia ècaratterizzato da una struttura riferibile ad un sistema duplex, in cui uncomplesso di thrusts sheets carbonatici, derivanti dalla deformazionedella piattaforma apula, è sepolto al disotto di una serie di coltri diricoprimento di provenienza interna derivanti dalla deformazione didomini di piattaforma carbonatica, di domini di transizione trapiattaforma e bacino, di domini bacinali avvenuta tra il Miocenesuperiore ed il Pliocene superiore-Pleistocene inferiore.Sulle unità tettoniche che costituiscono l’ossatura della catenaappenninica giacciono, con contatto stratigrafico discordante,successioni argillose, sabbiose e conglomeratiche mioplioceniche diambiente marino, di ambiente transizionale da marino a continentale edi ambiente continentale, che rappresentano il riempimento di baciniche si impostavano sulle coltri di ricoprimento della catena (thrust topbasin) durante le fasi di strutturazione della catena stessa.Pertanto i settori di catena inclusi in entrambi i bacini sonocaratterizzati dalla sovrapposizione di thrust-sheets costituiti dadifferenti tipi di successione: calcaree, dolomitiche, calcareoclastiche-44


Inquadramento fisico-geograficoargilloso-marnose, marnoso-argillose, arenaceo-argillose, su cui sirinvengono depositi argillosi, sabbiosi e conglomeratici, e prodottivulcanici (lave, tufi, piroclastiti).L’assetto idrogeologico è condizionato dall’assetto stratigraficostrutturaledel settore di catena in esame.I complessi litologici a maggiore permeabilità sono quellicostituiti da successioni calcaree e da successioni dolomitiche. I primisono contraddistinti da elevata permeabilità per fratturazione e percarsismo, i secondi da permeabilità medio-alta per fratturazione.I complessi litologici calcareo-marnosi-argillosi presentanopermeabilità variabile da media ad alta laddove prevalgono i terminicarbonatici in relazione al grado di fatturazione e di carsismo, da mediaa bassa ove prevalgono i termini pelitici. In quest’ultimo caso talisuccessioni svolgono un ruolo di impermeabile relativo a contatto conle strutture idrogeologiche carbonatiche.I complessi litologici arenaceo-argillosi presentano permeabilitàvariabile da media a bassa, in relazione alla prevalenza dei terminipelitici. Al loro interno la circolazione idrica è modesta e avviene incorrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore. Questo complessolitologico, a contatto con le strutture idrogeologiche carbonatiche svolgeun ruolo di impermeabile.Nell’area in esame sono presenti, inoltre complessi litologiciconglomeratici e sabbiosi, caratterizzati da permeabilità da media abassa in relazione alla granulometria ed allo stato di addensamento e/odi cementazione del deposito. Questi complessi litologici presentanouna circolazione idrica in genere modesta, frammentata in più falde conrecapito in sorgenti di importanza locale.A questi vanno aggiunti complessi litologici delle ghiaie, sabbieed argille alluvionali, e dei detriti, che presentano un grado dipermeabilità estremamente variabile da basso ad alto in relazione allecaratteristiche granulometriche, allo stato di addensamento e/o dicementazione del deposito. Il deflusso idrico ha luogo incorrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore.Questi, allorquando sono a contatto con idrostrutturecarbonatiche possono ricevere cospicui travasi da queste ultime.In corrispondenza dei complessi vulcanici si rinvengono ilcomplesso delle lave, il complesso dei tufi e quello delle piroclastiti. Ilcomplesso delle lave è caratterizzato da permeabilità da medie ad altein relazione al grado di fessurazione; nel complesso dei tufi lapermeabilità assume valori da bassi a medio bassi in relazione allostato di fessurazione e/o allo stato di addensamento45


Inquadramento fisico-geograficoGli acquiferi di rilevanza nazionale e regionale per l’elevatapotenzialità idrica sono allocati nelle idrostrutture carbonatiche (vedi inallegato, idrostrutture tavola 6 e derivazioni per uso potabile tavola 7 etabella 7):- Idrostruttura del Monti Terminio-Tuoro. Occupa circa 140 Kmq nellafascia sud-ovest del territorio provinciale. I recapiti principali della falda dibase, che alimenta acquedotti regionali e non, sono ubicati sia lungo ilmargine orientale (sorgenti Pollentina, Peschiera, Prete Bagno della Regina)che settentrionale (sorgenti Baiardo, Sauceto) che occidentale (SogentiAcquaro-Pelosi e Urciuoli). Altre sorgenti (Scorzella, candraloni) presentiall’interno del massiccio- Massiccio del Monte Cervialto: ricade nella fascia meridionale delterritorio della Provincia, tra il Fiume Sele ed il Fiume Calore. Il recapitoprevalente del deflusso della falda di base alimenta le sorgenti di Caposele(Sanita’, Cerasuolo, cannotto e Acqua delle Brecce).- Monte Polveracchio: la parte settentrionale del massiccio montuosoricade nella fascia meridionale della Provincia, in destra orografica del FiumeSele. Numerose sono le sorgenti, immesse in rete acquedottisca, presenti neiterritori di Senerchia (Sorgenti, Caccia, Acquabianca, Piceglie e Forma) eCalabritto (sorgenti Ponticchio-Acquara, Botte e Noce).- Monte Marzano-Ogna. Di tale gruppo Montuoso, solo il bloccocalcareo di Quaglietta, in agro di Calabritto, ricade in provincia di Avellino. Lesorgenti di Quaglietta (Celico et alii, 1979 a,b,c) risultano alimentate dal rilievocarbonatico del Monte Marzano.- Monte Acellica-Licinici-Mai p.p: solo parte del gruppo montuosoricade in provincia di Avellino: Monti di Solfora e una piccola parte del MonteAcellica. Le sorgenti della falda di base ricadono fuori del territorio provinciale,dove sono presenti solo alcune sorgenti di alta quota (sorgenti BoccheLapazzeta in agro di Solfora e il gruppo Raio Ferriera e Sorgente Madonnadella Neve in agro di Montella)- Dorsale dei Monti di Avella: ricade nella fascia occidentale delterritorio Provinciale dove recapita solo parte del deflusso della falda di basee tra le scaturigini solo una, sorgente bocca dell’acqua, immessa in reteacquedottistica.Altri acquiferi di importanza locale sono allocati in idrostrutturecostituite da successioni successioni conglomeratiche e sabbiose(idrostrutture dell’area di Ariano Irpino,) localizzate nel settore sudorientaledel bacino del Volturno (area dei monti dell’Irpinia).Acquiferi di importanza regionale e locale sono quelli contenutinei depositi clastici più permeabili presenti nel sottosuolo delle aree dipiana, come l’alta valle del Sabato, con circolazione idrica connessa aquella dell’idrostruttura del Terminio-Tuoro.46


6. ATTIVITA’ SVOLTE DAL SETTORE GOVERNO DELTERRITORIO DELLA PROVINCIALa Provincia di Avellino, è tra le Province del meridione con iprincipali acquiferi, con sorgenti aventi portate anche superiori i 1000lit/sec, che purtroppo sono stati oggetto di captazione sia da parte dialtre Regioni (Puglia) che di altre Province (Salerno e Napoli)La maggior parte delle acque (Grandi Derivazioni – AutoritàConcedente Regione Campania) trasferite dalla Provincia di Avellinoalla Regione Puglia, vengono laminate dalle sorgenti del massiccio delTerminio-Tuoro, propaggine settentrionale dei Monti Picentini,costituente uno dei maggiori acquiferi carbonatici dell’Italia Meridionale.Sempre dal citato massiccio nascono i tre maggiori fiumi della Provincia,ovvero il Fiume Calore Irpino, il Fiume Sabato ed il fiume Sele. Nellaseguente tabella si riportano le portate medie derivabili dall’AcqedottoPugliese delle seguenti sorgenti alimentanti il Fiume Calore:SORGENTE BACINO COMUNE PORTATA MEDIACONCESSABagno della Regina Calore MontellaPeschiera Calore CassanoPrete 1 e 2 Calore CassanoPollentina Calore Cassano2.450 l/sSorgente Pollentina a Cassano Irpino – inizio ‘90047


_______________________Attività svolte dal settore governo del territorioSempre dai Monti Picentini, ed in particolare dal Montagnone diNusco, anche se le sorgente più ricca è nel Comune di Caposele dalMonte Plafagone, nasce il Fiume Sele la cui maggiore sorgente ècaptata dall’Acquedotto Pugliese, per il trasferimento in Puglia dellarisorsa come dalla tabella che segue:L’SORGENTE BACINO COMUNE PORTATA MEDIACONCESSAASanità Sele Caposele 363 l/sc4.363 l/sPORTATA MEDIARICHIESTAL’Aquedotto Pugliese ha inoltre richiesto, nell’anno 2000, unaderivazione per una portata media di circa 1,0 mc/a per consumoumano, dalla Diga di Conza della Campania sul Fiume Ofanto. Leacque della stessa diga sono allo stato derivate, per uso irriguo,dall’Ente Irrigazione con una portata media di circa 2,0 mc/s.Altri trasferimenti di acque sono quelli dell’A.R.I.N. (aziendarisorsa idriche di Napoli) che trasferisce dal bacino del Fiume Sabato,alla provincia di Napoli, circa 2000 l/sSORGENTE BACINO COMUNE PORTATA MEDIAAcquaro Pelosi Sabato Serino 800 l/sUrciuoli Sabato Cesinali 1.200 l/s2.000 l/se quelli che dal bacino del Sele vengono trasferiti alla Provincia diSalerno da parte dell’Azienda Speciale Idrica Salernitana (A.S.I.S.)DERIVAZIONE BACINO COMUNE PORTATA MEDIASorgente Acquabianca Sele Senerchia 54 l/sSorgente Ponticchio - Acquara Sele Calabritto 127 l/sSorgente Piceglie Alta Sele Senerchia 122 l/sSorgente Piceglie Bassa Sele Senerchia 42 l/sPozzo Acquabianca Sele Senerchia 40 l/sPozzo Piceglia Sele Senerchia 80 l/s465 l/sTutti i trasferimenti di cui innanzi hanno innescato nel tempo uncircuito vizioso in quanto le derivazioni delle sorgenti, sottraendo acqua48


_______________________Attività svolte dal settore governo del territorioai fiumi, ne hanno modificato il deflusso che nei periodi estivi, talora,non raggiunge il minimo vitale.Gli operatori locali sia per le attività irrigue che produttive, nonessendoci più acqua nei fiumi nei periodi estivi, hanno iniziato aderivare tramite pozzi con ulteriore depauperamento delle falde disubalveo e sfruttamento delle falde sotterranee.Nella Tabella 5 sono riportate, le piccole derivazioni denunciate,ai sensi dell’art. 10 del decreto legislativo 275/’93 e s.m.i., dagli utenti diacqua; dalla Tabella è possibile osservare che la maggior parte dellederivazioni di acqua vengono utilizzate per finalità domestiche, seguonogli usi irrigui e poi gli industriali.Le derivazioni non utilizzate rappresentano, per la maggior parte,pozzi di piccola profondità che, a causa dell’abbassamento delle faldesotterranee, hanno perso la loro funzione.Nella tabella 6 sono riportate le grandi derivazioni di acquepubbliche che per la maggior parte sono destinate al consumo umano ecome detto in precedenza trasferite fuori Provincia.Nella tabella 7 sono riportate tutte le grandi e piccole derivazionidi acqua destinate al consumo umano. Le stesse sono localizzate nellatavola 7 riportata in allegato.Per tutto quanto innanzi l’attenzione dell’Ente, attraverso ilSettore Governo del Territorio, alla problematica della risorsa idrica si èesplicata sia attraverso il controllo del territorio, che attraversoregolamenti delle derivazioni ed informazioni sia nelle scuole che neglienti locali.Sin dal 1993, con delibera di G.P. n. 574 del 28 luglio 2003veniva regolamentata la derivazione da fiume, restringendola a due soligiorni a settimana per Comune.Altri progetti sono stati promossi dalla Provincia persensibilizzare sia cittadini che i tecnici degli Enti competenti sulterritorio in materia di acque.Detti progetti di salvaguardia e monitoraggio della risorsa idrica,realizzati con l’ausilio degli obiettori di coscienza (ex legge n. 230/96),hanno riguardato:1 - la redazione di un opuscolo informativo dal titolo “AcquaBene Prezioso”, distribuito in tutte le scuole che ne hanno fattorichiesto. Nelle citate scuole sono stati tenuti anche seminari e sonostati consegnati ai docenti i CD contenenti il seminario stesso in modapoter ripetere l’esperienza, autonomamente negli anni successivi;2 – la pubblicazione di un opuscolo, diretto agli Enti territoriali eagli organi di controllo, avente ad oggetto “Salvaguardia delle risorse49


_______________________Attività svolte dal settore governo del territorioidriche – Norme Generali e vincoli ambientali”, per una miglioreconoscenza della normativa di settore.Altro impegno, derivato dal trasferimento delle funzioni di cui ald. l.vo 112/98, del Settore è stato quello di attivare programmi ed azioniper il ripristino della funzionalità fluviale dei corsi d’acqua Calore,Sabato ed Ufita, le cui competenze sono state trasferite dallo Stato alleProvince.50


7. LE <strong>CRISI</strong> <strong>IDRICHE</strong>La deficienza, o crisi idrica si verifica quando l’ordinariadomanda d’acqua da parte degli utenti non può più essere corrisposta,sia per eventi di siccità, inquinamento o errata gestione delle fonti dialimentazione, sia per carenza degli impianti (DPCM 4 marzo1996).Il citato D.P.C.M. , per le acque destinate al consumo umano edistribuite a terzi mediante acquedotto, definisce sia le principali causedi deficienza che le principali misure di emergenza e di prevenzione.Le misure di emergenza sono orientate alla riduzione degliimpatti negativi di un particolare evento di deficienza idrica e sonoprevalentemente affidate alle strutture di protezione civile; essecomprendono gli interventi di soccorso e le azioni volte al superamentodell'emergenza.Le misure di prevenzione sono orientate a ridurre la vulnerabilitàdel sistema sia nella fase di progettazione, sviluppo e adeguamentodegli impianti attuali, sia nella fase di esercizio e manutenzioneordinaria degli stessi; generalmente esse sono affidate agli entiresponsabili della pianificazione ed ai soggetti responsabili dellagestione ordinaria degli impianti.La pianificazione degli interventi per fronteggiare le crisi idriche,è affidata essenzialmente all’Autorità d’Ambito attraverso il <strong>Piano</strong>D’Ambito, alle Autorità di Bacino attraverso il <strong>Piano</strong> di Gestione ed allaRegione Campania attraverso il <strong>Piano</strong> di Tutela delle Acque ed il <strong>Piano</strong>Regolatore degli Acquedotti (PRGA).7.1 Le crisi idriche per consumo umanoLe crisi idriche per consumo umano, ai sensi del DPCM 4 marzo1996 e del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29aprile 1999 “Schema generale di riferimento per la predisposizione delservizio idrico integrato” devono essere valutate dal gestore del ciclointegrato delle acque secondo le direttive del punto 6 e ss dell’allegatoal D.P.C.M. 04 marzo 1996 che ben dettaglia i parametri tecnici per l’individuazione dellearee a rischio di crisi idrica con finalità di prevenzione delle emergenzeidriche in attuazione all’art. 4. comma 1, lett.e) della legge 5 gennaio1994, n.36.Il legislatore, ha individuato le seguenti misure contro il rischiodi deficienza idrica legata ad eventi siccitosi :51


Le crisi idricheMisure contro il rischio di deficienza idricaCARENZE CAUSE MISURE DI MISURE DIEMERGENZA PREVENZIONEnelle fonti dialimentazioneeventi di siccitàapprovvigionamento con risorseintegrativeriduzione dellavulnerabilità delsistema alla siccitàIn particolare il gestore della risorsa idrica è tenuto, qualora sidovessero verificare carenze o sospensioni del servizio idropotabile perun tempo limite superiore alle 48 ore, è tenuto ad attivare un serviziosostitutivo di emergenza, nel rispetto delle disposizioni dellacompetente Autorità sanitaria.7.2 Le crisi idriche diverse dal consumo umanoLe direttive del D.P.C.M. del 4 marzo 1996, costituiscono i criterifondamentali per il corretto esercizio del servizio idrico integrato e perla prevenzione delle situazioni di crisi idrica, di competenza dell’AutoritàD’Ambito, ma le crisi idriche, oltre al complesso sistema del consumoumano coinvolge anche gli approvvigionamenti autonomi, per usidiversi dal potabile, che necessitano di Pianificazione attraverso il<strong>Piano</strong> di Bacino delle Autorità di Bacino ed attraverso il <strong>Piano</strong> di Tuteladelle Acque della Regione.Per usi delle risorse idriche si intendono sia quelli che nepresuppongono il prelievo (usi civili, irrigui, industriali, idroelettrici, etc.)sia quelli che consistono in attività svolte nel corpo idrico (navigazione,balneazione, pesca).Il soddisfacimento dei fabbisogni, attuali e futuri, si intendeottimale allorché esso venga esplicato tramite il ricorso a risorse idrichein quantità e qualità commisurate alla specifica tipologia d'uso.Nei periodi di siccità e, comunque nei casi di scarsità di risorseidriche, durante i quali si procede alla regolazione delle derivazioni inatto, deve essere assicurata, dopo il consumo umano, la prioritàdell’uso agricolo ivi compresa l’attività di acquicoltura di cui alla legge 5febbraio 1992 n. 102 (comma 1 art. 167 d. lvo 152/2006).Il bilancio idrico potrà evidenziare, per ciascuna tipologia d'uso,situazioni di deficit di risorsa a livello quantitativo e/o qualitativo. Conpriorità per l'uso per il consumo umano, l'equilibrio del bilancio idrico vaperseguito adottando tra le soluzioni di seguito elencate quella più52


Le crisi idricheefficiente sotto il profilo economico-sociale, verificata con tecniche dianalisi costi-benefici:• utilizzo di risorse potenzialmente disponibili;• utilizzo di risorse attualmente destinate ad altri usi, ovequesti ultimi siano soddisfacibili con risorse di qualità inferiore (usi acascata, usi di acque trattate, etc.);• minimizzazione delle perdite;• introduzione di misure per il risparmio idrico;• trasferimenti temporanei di risorse all'interno del bacino;• trasferimento di risorse da bacini idrografici contigui;• ridefinizione dei moduli di concessione.Particolare attenzione va posta ai trasferimenti di acqua (vediparagrafo 6) dagli acquiferi dei Monti Picentini, ed in particolare daimonti Terminio, Tuoro e Cervialto, alle Province di Salerno e Napoli edalla Regione Puglia che sottraggono consistenti aliquote di acque albilancio idrico dei bacini sottesi (Calore, Sabato e Sele).53


8. PROGRAMMA PROVINCIALE PER LA MITIGAZIONE DELRISCHIOPer la mitigazione del rischio il Settore Governo del Territorio,attraverso la sua struttura, ed in particolare con il Servizio Acque eDifesa Suolo, intende procede sia con azioni non strutturali chestrutturali.8.1 Azioni non strutturali- promuovere la cultura delle acque nelle scuole e tra lapopolazione tutta con l’ausilio dei docenti, dei funzionari e dellestrutture di volontariato;- promuovere intese con gli enti locali (comunità montane,comuni) e con gli enti di controllo (forestale, carabinieri, polizia) peragire sinergicamente per la tutela del patrimonio idrico;- essere promotori e attori, presso il Ministero dell’Ambiente,dell’accordo di programma Campania-Puglia per il trasferimento diacqua dai bacini idrografici dell’Ofanto e del Calore. L’Ente si ponel’obiettivo principale di far rivedere le concessioni di grandi derivazionirilasciate all’Acquedotto Pugliese in modo che nei fiumi vengarilasciato, oltre al minimo deflusso vitale, la portata corrispondente alfabbisogno irriguo del territorio irpinio.8.2 Azioni strutturaliPer il triennio 2009-2011, nella programmazione delle opereidrauliche, oltre a tener conto della manutenzione ordinaria delle astefluviali di competenza della Provincia (Fiumi Calore, Sabato e Ufita), siè avviato un progetto di verifica della fattibilità dei laghetti di collina, omicro-invasi, esistenti o da realizzare. Dette opere hanno la finalità digarantire il minimo deflusso vitale nei fiumi nonché di fungere daserbatoi di riserva da utilizzare nei periodi di magra o crisi idriche.Per la realizzazione dei laghetti collinari realizzati o direttamentedall’Ente o attraverso intese con consorzi di bonifica, comunitàmontane, comuni etc è prevista la spesa di circa 4.000.000,00 €(quattromilioni di euro – annualità 2009 e 20010 – trasferimenti statali).54


9. PROGRAMMA REGIONALE DEGLI INTERVENTIIl Settore Protezione Civile della Regione Campania, con notaacquisita in data 29 aprile 2008, ha trasmesso il programma regionaledegli interventi che di seguito si riporta.La pianificazione degli interventi di prevenzione delle crisi idrichenon può prescindere da una analisi approfondita di numerosi aspetti,che riguardano la quantità e la qualità delle risorse idriche disponibili, ladinamica della domanda della risorsa idrica per gli usi plurimi e lecaratteristiche funzionali dei sistemi di accumulo, approvvigionamentoe distribuzione della risorsa. Si tratta di uno studio che richiede lacollaborazione dei soggetti istituzionalmente preposti all’attività dimonitoraggio quali-quantitatvo delle risorse idriche e di controllosull’uso della risorsa, nonché soggetti (spesso di diritto privato) prepostialla gestione e alla distribuzione della risorsa per usi plurimi. Questostudio è particolarmente complesso in Regione Campania, le cui fontidi approvvigionamento sono molteplici e costituite da corpi idricisotterranei e superficiali distribuiti lungo i rilievi appenninici dell’interaRegione Campania e nelle Regioni limitrofe. A queste risorsecompetono utenze diverse per tipologia e collocazione geografica, concontrasti che tendono ad acuirsi proprio nei periodi di maggior carenza.Il Settore Protezione Civile della Regione Campania, tenutoconto delle proprie competenze nell’ambito del monitoraggio, dellaprevisione e prevenzione degli eventi meteoidropluviometrici, hapredisposto un programma per lo sviluppo di un sistema per ilmonitoraggio dello stato quantitativo dei principali corpi idrici e di unsistema per l’analisi di bilancio idrico ai fini della previsione dellepossibili condizioni di crisi connesse alla scarsità della risorsa idricautilizzabile rispetto al fabbisogno idrico totale. Tali sistemi dimonitoraggio e di bilancio dovrebbero integrarsi con i sistemi dimonitoraggio e previsione degli eventi meteoidropluviometrici estremigià adottati presso il Settore, in modo da garantire efficaci sinergie edeconomie di realizzazione e gestione.Di seguito si illustrano i punti salienti del programma regionale.9.1 Manutenzione e gestione delle sezioni di monitoraggioidrometricoIl Settore Protezione Civile della Regione Campania dispone diuna rete di stazioni automatiche con trasmissione dati in tempo realeper la misura dei livelli idrici dei principali corsi d’acqua della Regione.55


Programma regionale degli interventiQuesta rete di stazioni automatiche è parte integrante della piùvasta rete di stazioni di monitoraggio meteopluvioidrometrico contrasmissione dei dati in tempo reale.Il Settore intende avviare un servizio permanente dimanutenzione e gestione delle sezioni di monitoraggio idrometrico,inteso come quel complesso di prestazioni ed azioni finalizzate allacorretta misura delle portate, secondo un cronoprogramma che sisviluppa nell’intero anno idrologico, nei periodi di piena e di magra,nonché azioni finalizzate all’interpretazione delle misure di portatastesse e di livello idrometrico per la costruzione delle scale di deflusso.Questa attività consente di migliorare l’analisi della risposta dibacino in occasione delle piene principali e di valutare in modo piùaccurato il bilancio idrologico stagionale a scala di bacino.9.2 Monitoraggio dei principali corpi idrici sotterraneiSulla base dei documenti allegati al <strong>Piano</strong> di Tutela delle Acquedi recente pubblicato dalla Regione Campania, è stata avviata unaricognizione dei principali corpi idrici sotterranei utilizzati a scopopotabile, industriale e irriguo. In particolare sono stati individuati:• le principali sorgenti e gruppi sorgivi;• i principali pozzi e campi pozzi;Nel caso delle sorgenti, sono stati esaminati: il regimesorgentizio, il livello di captazione e la tipologia di destinazione d’usodell’acqua captata, l’Ente gestore della captazione.Nel caso dei pozzi, sono stati esaminati: tipologia dei pozzi,destinazione d’uso dell’acqua captata, Ente proprietario ed Entegestore del pozzo.Di concerto con gli Enti proprietari e/o Gestori e con il SettoreCiclo Integrato delle Acque della Regione, saranno individuati legrandezze idrologiche da monitorare più rappresentative dello stato deicorpi idrici sotterranei (principalmente portate agli affioramenti sorgivi elivelli di falda). Per tali grandezze si prevede un monitoraggio mediantestazioni automatiche dedicate con sistema di trasmissione dati allaCentrale di Controllo del Centro Funzionale del Settore. I valori diqueste grandezze, integrati con gli altri dati derivanti dalla rete dimonitoraggio meteo-pluviometrica in tempo reale, nonché i dati degliEnti Gestori sul regime di utilizzazione, dovrebbero essere sufficienti adelaborare stime di bilancio, ai fini della valutazione delle risorseutilizzabili ed il loro raffronto con il relativo fabbisogno idrico totale.56


Programma regionale degli interventi9.3 Sistema per il riconoscimento e la previsione di possibilicondizioni di crisi idricaE’ necessario sviluppare idonei modelli di bilancio perl’interpretazione dell’insieme dei dati derivanti dalla rete di monitoraggiometeo-idropluviometrica (vedi tavola 8) e dei corpi idrici sotterranei.Attraverso i modelli di bilancio saranno individuati idonei precursori edindicatori sulle possibilità di utilizzazione dei principali corpi idrici. Sullabase del raffronto fra risorse idriche utilizzabili e fabbisogno idricototale, saranno individuati i valori di soglia di questo sistema diprecursori ed indicatori, rappresentative di possibili crisi idriche previsteo in atto.Tale sistema di indicatori e di precursori, applicati ai principalicorpi idrici superficiali e sotterranei, saranno assunti rappresentatividelle generali condizioni di disponibilità della risorsa idrica anchepresso gli altri corpi idrici minori, ricadenti in ambiti omogenei dal puntodi vista idrogeologico e meteoclimatico (vedi, in allegato, Zone di AllertaMeteo - Tavola 9).Specifici protocolli saranno definiti affinché le informazioni circale crisi idriche previste o in atto possano essere tempestivamentediramate al Dipartimento di Protezione Civile, al Settore Ciclo diIntegrate della Regione, ai soggetti gestori dei servizi idrici ed alleassociazioni di categoria rappresentative dei principali utenti dellarisorsa idrica in ambito agricolo ed industriale.Si ritiene che le azioni sopradescritte, costituiscano le premesseessenziali e prioritarie per la predisposizione di idonee misure diprevenzione per possibili crisi idriche.57


4. GESTIONE DELLE EMERGENZENel tempo ordinario ogni Ente o Società con competenze inmateria di acqua, come esplicitato nei precedenti paragrafi, svolge lapropria funzione che si riporta in sintesi:ENTE/SOCIETA’STATODIPARTIMENTOREGIONEAUTORITA’BACINOA.P.A.T.DIAUTORITA’ D’AMBITOENTE GESTORE DELSERVIZIO IDRICOPROVINCIACONSORZIOBONIFICACOMUNEGESTOREPROTETTEDIAREEFUNZIONE NEL TEMPO ORDINARIO• Emana norme, direttive, criteri• Emana direttive, analizza i fenomeni a scala vasta• Redige il piano di tutela delle acque• Gestisce le grandi derivazioni• Regola le derivazioni di acqua, incluso l’usodomestico• Svolge attività di previsione e preannunciodelle condizioni meteo avverse attraverso ilCentro Funzionale• Redige il <strong>Piano</strong> di Bacino• Redige il <strong>Piano</strong> di Gestione• Elabora tutte le informazioni che vengono adesso trasmesse dalle Regioni e le elabora alivello nazionale nell’ambito del SistemaInformativo Nazionale dell’Ambiente (S.I.N.A.)• Redige il <strong>Piano</strong> D’ambito• Gestisce le captazioni, reti di distribuzioni, di ac-Cumulo e di scarico delle acque pubbliche• Attiva il servizio sostitutivo di emergenza• Gestisce le piccole derivazioni di acque pubbliche• Gestisce le reti di approvvigionamento idrico peruso agricolo nei comprensori di competenza• Rilascia autorizzazioni, licenze• Redige il PUC• Definisce le acque sorgive, fluenti e sotterraneenecessarie alla conservazione degli ecosistemi,che non possono essere captate.Il presente piano prevede la gestione di emergenze di tipo “b”(ex art. 2 legge 225/92) ovvero emergenze connesse ad eventi naturalio all'attività dell'uomo, che per loro natura ed estensione comportanol'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in viaordinaria.58


__________________________________________Gestione dell’emergenzaSono escluse le emergenze di tipo “a” e “c” così come di seguitodefinite dall’art. 2 della legge 225/92:a) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possonoessere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti eamministrazioni competenti in via ordinaria;c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità edestensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteristraordinari.Nel caso in cui i valori di soglia degli indicatori di condizioni dicrisi per squilibrio tra disponibilità e domanda raggiungano i valori disoglia predeterminati dalla Regione Campania a seguito delprogramma innanzi descritto, la Sala Operativa Regionale Unificata(SORU) attiva le fasi di attenzione, preallarme ed allarme con specificiavvisi alle strutture responsabili di protezione civile.Sarebbe opportuno che la Regione Campania, in virtù dei redattiPiani di Tutela delle Autorità di Bacino, utilizzasse quale indicatorebase delle soglie di emergenza il deflusso minimo vitale (DMV), ovverola portata minima necessaria per ogni tronco del corpo idrico e chimicofisichedelle acque, nonché per mantenere le biocenosi tipiche dellecondizioni naturali locali10.1 AttenzioneLe seguenti strutture, visto il bollettino di attenzione, emanatodalla SORU attivano le seguenti azioni:- l’Autorità di Bacino adotta misure di salvaguardia (art. 65d.l.vo 152/06);- la Regione, sentite le Autorità di bacino, disciplina forme diregolazione dei prelievi delle acque sotterranee per gli usidomestici laddove sia necessario garantire l’equilibrio delbilancio idrico (comma 11, art. 96 d. l.vo 152/06) ed attiva laprocedure per prescrizioni o limitazioni temporali oquantitative delle grandi derivazioni d’acqua (comma 5 art.95 d.l.vo 152/06);- la Provincia attiva la procedure per prescrizioni o limitazionitemporali o quantitative delle piccole derivazioni d’acqua(comma 5 art. 95 d.l.vo 152/06);- la Provincia trasmette alla Prefettura-UTG l’elenco dellederivazioni in atto ed allerta la Polizia Provinciale;59


__________________________________________Gestione dell’emergenza- le Autorità d’Ambito allerta gli Enti Gestori del Servizio IdricoIntegrato per l’attivazione del proprio <strong>Piano</strong> di Emergenza peril consumo umano;- l’Ente Gestore attiva il proprio <strong>Piano</strong> di Emergenza- la Prefettura allerta le forze dell’ordine perché vigilino sulterritorio su eventuali abusi (es.. utilizzo di acqua perlavaggio piazzali o macchine, derivazioni non autorizzateetcc..)- i Sindaci promuovono il monitoraggio del territorio per lavigilanza sul corretto uso della risorsa idrica10.2 PreallarmeIl Prefetto visto il bollettino di preallarme, emanato dalla SORU,allerta, per i controlli sul territorio, le Forze dell’Ordine e determinal’opportunità di attivare la Sala Operativa Congiunta UTG-PrefettutaProvincia (S.O.C.U.P.)10.3 AllarmeF1Il Prefetto visto il bollettino di allarme, emanato dalla SORU(Sala Operativa Regionale Unificata) determina l’eventuale:- convocazione del CCS (Centro Coordinamento Soccorso) edattivazione dei Centri Operativi Misti (C.O.M. – vedi tavola 10in allegato).- attivazione della Sala Operativa Congiunta UTG-PrefetturaProvincia (S.O.C.U.P.)La S.O.C.U.P. è la struttura tecnica-operativa di supporto alC.C.S. e, ai sensi del protocollo d’intesa siglato in data 05 febbraio2003 tra la Provincia e la Prefettura, viene coordinata dal dirigenteresponsabile dell’Area V - Protezione Civile della Prefettura.Quest’ultimo determina le funzioni da attivare e convoca i responsabilidelle funzioni di supporto o loro sostituti formalmente nominati dagliEnti di appertenenza:Funzione tecnica e di pianificazioneA questa funzione partecipano i funzionari delle StruttureTecniche e di Pianificazione quali Autorità di Bacino di rilievoNazionale, Interregionali e Regionali, Regione Campania, AutoritàD’Ambito etc;60


__________________________________________Gestione dell’emergenzaF2F3F4Responsabile della funzione: Funzionario Responsabile del ServizioProtezione Civile dell’Ente ProvinciaFunzione sanità, assistenza sociale e veterinariaTale funzione è espletata dai responsabili del Servizio Sanitariolocale: azienda Ospedaliera Moscati, 118, A.S.L AV1 e A.S.L. AV2, laC.R.I., le Organizzazioni di volontariato che operano nel settoresanitario.Responsabile della funzione: Funzionario Responsabile del 118Funzione mass-media ed informazioneSarà cura dell’addetto stampa stabilire il programma e lemodalità degli incontri con i giornalisti e le procedere alla divulgazionedella notizia per mezzo dei mass-media.Scopi principali sono:• informare e sensibilizzare la popolazione;• far conoscere le attività;• realizzare spot, creare annunci, fare comunicati;• organizzare tavole rotonde e conferenze stampaResponsabile della funzione: Responsabile servizio comunicazioneistituzionale ed intersettoriale dell’Ente ProvinciaFunzione volontariatoLe Organizzazioni di volontariato saranno attivate dalla RegioneCampania ed avranno l’onere sia di informare la popolazione che diprestare ad essa soccorso.Responsabile della funzione: Funzionario Area V – Protezione Civiledella PrefetturaF5 Funzione materiali e mezziF6 Funzione trasporto, circolazione e viabilitàF8 Funzione servizi essenzialiF11 Funzione Enti localiQueste funzioni di supporto sono connesse alla localizzazionedelle fonti di approvvigionamento, dei serbatoi di acqua e delleautobotti per il trasporto dell’acqua in casi estremi.A questa funzione partecipano i rappresentanti della RegioneCampania, delle Autorità d’Ambito, della Provincia, i gestori del CicloIntegrato delle Acque, dell’A.S.I. e dei Consorzi di Bonifica;Responsabile della funzione: Funzionario responsabile del SevizioAcqua e difesa suolo dell’Ente Provincia.61


__________________________________________Gestione dell’emergenzaF7 Funzione telecomunicazioniF9 Funzione censimento danni a persone e coseF12 Funzione materiali pericolosiIl presente piano è inerente alle crisi idriche connesse ad unprolungato periodo di siccità e pertanto non è necessaria l’attivazionedelle funzioni F7, F9, e F 12.F10 Funzione strutture operativeIl responsabile di detta funzione dovrà coordinare le variestrutture operative, forze dell’ordine, polizia provinciale, poliziamunicipale, vigili del fuoco etc presenti presso il CCS ed i COMResponsabile della funzione: Funzionario Area V- Protezione Civiledella Prefettura-UTGF13 Assistenza alla popolazioneDetta funzione, in caso di crisi idriche è assorbita dalla funzionen. 4 e dalla funzione n. 8F14 Funzione coordinamento centri operativiIl coordinatore della Sala Operativa che gestisce le 14 funzioni disupporto, sarà anche responsabile di questa funzione in quanto dovràconoscere le operatività degli altri centri operativi dislocati sul territorioal fine di garantire nell’area dell’emergenza il massimo coordinamentodelle operazioni di soccorso razionalizzando risorse di uomini emateriali.Responsabile della funzione: Dirigente Area V- Protezione Civiledella Prefettura-UTGI responsabili di funzione, nominati con decreto del Prefetto,hanno il compito, con l’ausilio della struttura sia provinciale cheprefettizia, di aggiornare i dati inerenti le risorse umane e strumentali.62

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