Napoli1995-2009:nelle fotografie diPeppe Avallone15 installazionid’arte contemporaneadsimbolo della città, un in-al 1995 al 2009 sono stateallestite quindici installazionid’arte contemporaneanella Piazza del Plebiscitodi Napoli, luogovaso spaziale enorme tra il prospetto cinquecentescodella facciata di Domenico Fontanadel Palazzo Reale e l’ottocentesco emiciclodella chiesa neoclassica di San Francesco diPaola. Questa storia è stata raccontata in unlibro, edito dalla napoletana Arte’m e curatoda Edoardo Cicelyn, promotore di quel ciclo,con le fotografie di Peppe Avallone.Una ventina tra le immagini più significativesono state esposte nella mostra «Piazzad’arte. Foto di Peppe Avallone» svoltasi incontemporanea alla fiera «Roma. The roadto contemporary art», dal 26 al 30 maggionel vecchio Acquario di piazza ManfredoFanti, oggi diventato Casa dell’architettura.Avallone ha fatto molto di più che documentarequanto è avvenuto in una piazzache, fino a pochi mesi prima della «Montagnadi sale» di Paladino, era «arredata» dauno sterminato parcheggio di macchine edai cantieri di un’improbabile linea urbanadi tram veloci. Scegliendo di volta in voltale inquadrature più adatte a dar conto delpensiero dei diversi <strong>artisti</strong> che si sono avvicendatinel corso degli anni, Avallone haper ognuno di loro creato immagini carichedi senso e significato. La spazialità di Kapoore del suo vortice rosso forse si coglieappieno solo nelle immagini dell’artistapartenopeo; così il peso dei mobili di Kounellis,sospesi sotto il colonnato, il disegnospiraliforme dei grandi tavoli di Merz, comela monumentale spirale di Serra o le aureoleluminose di Rebecca Horn sospesesulle «cape e’ mort» infisse nel selciato o lefrasi scolpite con la luce e scandite in lentasequenza di Jenny Holzer. Senza dimenticarele installazioni di Zorio, Paolini, Kosuth,Fabro, LeWitt, Pistoletto, Fabre, Nicolaiche Avallone ha rappresentato unendoall’attenzione per le loro creazioni unasalda visione dello spazio urbano e un rigoredocumentario che diventa veicolo diun’autonoma e pacata percezione compositivadella veduta e del paesaggio. A questarassegna si collegano anche tre video in mostra,«costruiti» con le foto di Avallone che,attraverso dissolvenze, trasformano le immaginiin sequenze temporali.■ Angela TecceLa piazza1. Mimmo Paladino, «La montagna di sale», 1995; 2. Jannis Kounellis,«Senza titolo», 1996; 3. Mario Merz, «Senza titolo», 1997; 4. GilbertoZorio, «Senza titolo», 1998; 5. Giulio Paolini, «Da un momento all’altro»,1999; 6.Anish Kapoor, «Taratantara», 2000; 7. Joseph Kosuth, «Ripensareil vero», 2001; 8. Rebecca Horn, «Spiriti di madreperla», 2002; 9. RichardSerra, «Naples», 2003; 10. Luciano Fabro, «L’Italia all’asta», 2004;11. Sol LeWitt, «Progressions in square», 2005; 12. Jenny Holzer,«ForNaples», 2006; 13. Michelangelo Pistoletto, «Love Difference», 2007;14. Jan Fabre, «<strong>Il</strong> ragazzo con la luna e le stelle sulla testa», 2008;15. Carsten Nicolai, «Pioneer II», 2009481212
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