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artisti - Il Giornale dell'Arte

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do© GIOVANNI IZZOAlcune fotografie di MimmoJodice (qui sopra con la moglieAngela) esposte al Palazzodelle Esposizioni di Roma:in alto a destra, «Amazzoneda Ercolano» (2007); al centro,«San Paolo» (2003); in basso dasinistra, «Terni. Saldatore» (1976),«Napoli» (1987), «Attesa» (1999)ed «Ercolano n. 2» (1972)sempre con lo sguardo; per me l’occhio è un’iconache porta con sé anche dell’inquietudine, un po’ comegli sguardi che trovo nei grandi pittori del Barocco,in Caravaggio, lo sguardo della Medusa...Lei è considerato uno dei grandi esponentidella fotografia di paesaggio italiana ed èstato uno dei protagonisti di quel «Viaggioin Italia» che alla metà degli anni Ottantaha creato una vera e propria scuola italianain questo genere. Eppure molti dei suoiscatti sono realizzati in interni...Francamente, devo dire che lo spazio chiuso mi èpiù congeniale; dal punto di vista tecnico c’è la possibilitàdi controllare in maniera migliore le luci, adesempio. Negli interni c’è più mistero, più memoria,quello spazio ha come assorbito le cose che sonoaccadute al suo interno, è uno spazio che mi raccontaa partire da un’intimità. Lo spazio esterno èlo spazio di tutti; è, come dire, mordi e fuggi, inquello interno puoi rimanere a lungo.Però adesso sta lavorando nuovamente sullanatura...Sulla natura ma soprattutto sul vuoto. È il progettoche sogno da tempo: riuscire a fotografare un vuotodi presenza che sia pieno di senso. Nelle mie immaginiho sempre cercato di eliminare il superfluo, disintetizzare, mantenendo però quel senso di mistero,di smarrimento che è essenziale nella mia poetica.Questo dipende da tanti fattori, lavoro sempre apartire da una riflessione su di un tema, poi devo cercarequalcosa che possa diventare un’immagine, avolte le trovi per caso, quasi per magia, a volte dipendeanche dallo stato d’animo. In ogni caso il lavorodi preparazione, di elaborazione intellettuale edemotiva è lunghissimo. Mi interessa poco l’attimofuggente, mi interessa trovare quella pulizia visivache permette anche di opporsi al frastuono, alla confusionee all’accumulazione di immagini e di cose,spesso inutili, del mondo contemporaneo.■ Walter Guadagnini7

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